«“Benedetto il frutto del tuo seno”.
La maternità divina e verginale rende Maria seconda soltanto a Dio.
Ma non soffermatevi a guardare unicamente la gloria di Maria. Pensate
cosa le costò conseguire quella gloria.
Stolto colui che guarda il Cristo nella luce
della risurrezione e non medita il Redentore morente nelle tenebre del Venerdì santo. Non
avrei avuto risurrezione se non avessi patito la morte, e non avrei compiuto la Redenzione
se non avessi avuto il martirio.
Stolto colui che pensa la gloria di Maria e non medita a
come Ella giunse alla gloria. Il frutto del suo seno, Io, il Cristo Verbo di Dio, ha straziato
il suo seno.
E non capite malamente le mie parole. Non l’ho straziato umanamente.
Ella era superiore alle miserie umane, su Lei non era la condanna di Eva, ma non era
superiore al Dolore. E il Dolore grande, maiuscolo, sovrano, assoluto, è penetrato in Lei
con la violenza di una meteora che precipita dal Cielo nel momento stesso in cui Ella
conobbe l’estasi dell’abbraccio con lo Spirito creatore.
2
Beatitudine e dolore hanno stretto in un unico laccio il cuore di Maria
nell’attimo del suo altissimo “fiat” e del suo castissimo sposalizio.
Beatitudine e dolore si fusero in una cosa sola come Ella era divenuta una
cosa sola con Dio. Chiamata ad una missione di redentrice, il dolore superò
sin dal primo momento la beatitudine. Questa venne alla sua Assunzione.
Congiunta allo Spirito di sapienza, Ella ebbe rivelato allo spirito quale futuro era
riserbato alla sua creatura, e non vi fu più gioia, nel senso abituale della parola, per Maria.
Ad ogni ora che passava, mentre mi formavo attingendo vita al suo
sangue di madre-vergine, e nascosto nel profondo avevo inenarrabili scambi
di amore con la Madre mia, un amore e un dolore senza paragone si
alzavano come onde di un mare in tempesta nel cuore di Maria e la
flagellavano con la loro potenza.
Il cuore di mia Madre conobbe il morso
delle spade del dolore dal momento in cui la Luce, lasciando il centro del
Fuoco Uno e Trino, penetrò in Lei iniziando l’Incarnazione di Dio e la
Redenzione dell’uomo; e quel morso crebbe, ora per ora, durante la santa
gestazione: Sangue divino che si formava con una sorgente di sangue umano,
Cuore del Figlio che pulsava al ritmo del cuore della Mamma, Carne eterna
che si formava con la carne immacolata della Vergine.
Più grande il dolore nel momento in cui nacqui per essere Luce ad un
mondo in tenebre. La beatitudine della madre che bacia la sua creatura si
cambiò, in Maria, nella certezza della Martire che sa più prossimo il martirio.
Benedetto il frutto del tuo seno.
Sì. Ma Io, a quel seno che meritava tutta la gioia destinata a un Adamo
senza colpa, ho dovuto dare tutto il dolore.
E per voi.
Per voi la pena di
addolorare Giuseppe.
Per voi il puerperio fra tanto squallore.
Per voi la
profezia di Simeone che le rigirò la lama nella ferita, ribadendo e acutizzando il morso
della spada.
Per voi la fuga in terra straniera, per voi le ansie di tutta una vita,
per voi gli affanni di sapermi evangelizzante e perseguitato dalle caste
nemiche, per voi lo spavento della cattura, il tormento della molteplice
tortura, l’agonia della mia agonia, la morte della mia morte.
Sono stato raccolto sul seno che m’aveva portato con una pietà quale più
non poteva essere; ma, in verità, vi dico che tra il mio cuore fermo al moto vitale e
squarciato dalla lanciata, e quello della Afflittissima che mi teneva in grembo, non vi era
differenza di vita e di morte. Il cuore di Maria ed il suo seno erano uccisi come
ero ucciso Io, l’Innocente.
Ai miracoli connessi alla Redenzione, noti ed ignoti, palesi a tutti o rivelati ai
privilegiati, aggiungete anche questo: del continuare della vita in Maria per opera
dell’Eterno dopo che il suo cuore fu spezzato dal e per il genere umano come quello del
Figlio suo Gesù.
3
Voi, che non sapete e non volete sopportare il dolore, lo pensate che
dolore sarà stato quello della Benedetta, dell’Immacolata, della Santa, portare
in sé un cuore lacerato, morto, abbandonato, e vedere sul suo seno raccolto
un corpo senza vita, straziato, sanguinoso, livido, che è stato il corpo del
Figlio, la Carne della sua carne, il Sangue del suo sangue, la Vita della sua vita,
l’amore del suo spirito?
Voi mi avete avuto perché Maria ha accettato, trentatré anni prima di Me, di bere il
calice dell’amarezza. Sull’orlo della coppa che ho bevuto fra sudori di sangue, ho
trovato il sapore delle labbra di mia Madre, e l’amaro del suo pianto era fuso
col fiele del mio sacrificio.
E, credetelo, di farla soffrire, Lei che non meritava
il dolore, è stata per Me la cosa più costosa. L’abbandono del Padre, il dolore di
mia Madre, il tradimento dell’amico in cui erano tutti i tradimenti dei futuri, ecco le cose
atrocissime del mio atroce strazio di Redentore. La lanciata di Longino in un organo
ormai insensibile al dolore è un nulla al paragone.
Io vorrei che per il dolore che ha straziato mia Madre per voi, voi le
deste amore. Amore grande, tenerissimo, di figli verso la più perfetta di tutte
le madri, la Madre che non ha ancora cessato di soffrire piangendo lacrime celesti sui figli
del suo amore che ripudiano la casa paterna e si fanno guardiani di bestie immonde: i vizi,
anziché restare figli di re, figli di Dio.
E se si può dare una norma, sappiate che Io, Dio, non reputo sminuire
Me stesso nell’amare con infinito e venerante amore la Madre mia, della quale
vedo la natura immacolata, opera del Padre, ma anche ricordo la vita
martirizzata di Corredentrice, senza la quale Io non sarei stato Uomo tra gli
uomini e vostro Redentore eterno.»
(Da: Maria Valtorta, I Quaderni del 1943, ed. CEV)
L'immagine della Madonna delle Lacrime, conservata nell'omonimo santuario a Siracusa
AMDG et DVM
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