Presentazione al Tempio di Gesù
Giotto - Cappella degli Scrovegni
Quarto mistero:
La presentazione di Gesù al Tempio
Padre Nostro...
(scrive Maria Valtorta)
Vedo partire da una casetta modestissima una coppia di persone. Da una scaletta esterna
scende una giovanissima madre con un bambino fra le braccia, avvolto in un
panno bianco. Riconosco questa Mamma nostra. E' sempre Lei, pallida e bionda, snella
e tanto gentile in ogni suo atto. E' vestita di bianco, col manto in cui si avvolge di un
pallido azzurro. Sul capo un velo bianco. Porta con tanta cura il suo Bambino.
1. Ave maria...
Ai piedi della scaletta l'attende Giuseppe presso ad un ciuchino bigio. Giuseppe è vestito
tutto di color marrone chiaro, sia nella tunica che nel mantello. Guarda Maria e le
sorride. Quando Maria giunge presso il ciuchino, Giuseppe si passa la briglia dell'asinello
sul braccio sinistro e prende per un momento il Bambino, che dorme tranquillo, per
permettere a Maria di accomodarsi meglio sulla sella del ciuchino. Poi le rende Gesù e
si incamminano…
2. Ave maria...
La strada, che non è un modello stradale, si snoda fra una campagna che la stagione fa
nuda. Qualche altro viaggiatore si scontra coi due o li raggiunge, ma sono rari. Poi ecco
delle case che si mostrano e delle mura che serrano una città. I due sposi entrano in
essa da una porta e comincia il percorso sul selciato (molto sconnesso) cittadino. Il
cammino diviene molto più difficile, sia perché vi è del traffico che fa fermare tutti i
momenti il ciuchino, sia perché lo stesso sulle pietre e sulle buche che sostituiscono le
pietre mancanti ha continue scosse, che disturbano Maria e il Bambino. La strada non
è piana. Sale, sebbene lievemente. E' stretta fra case alte dalle porticine strette e basse
e dalle rade finestre sulla via. In alto il cielo si affaccia con tante fettine di azzurro fra
case e case, anzi fra terrazze e terrazze. In basso sulla via vi è gente e vocìo, e si incrociano
altre persone a piedi, o su somarelli, o conducenti somarelli carichi, e altre dietro
ad una ingombrante carovana di cammelli.
Ad un certo punto passa con molto rumore di zoccoli e di armi una pattuglia di legionari
romani, che scompaiono oltre un arco posto a cavalcioni di una via molto stretta e
sassosa.
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3. Ave maria...
Giuseppe piega a sinistra e prende una via più larga e più bella. Vedo la cinta merlata,
che già conosco, in fondo ad essa. Maria smonta dal ciuchino presso la porta dove è
una specie di posteggio per altri somarelli.
Giuseppe dà alcune monete ad un ometto accorso e con esse acquista un poco di fieno,
e attinge un secchio d'acqua da un pozzo rudimentale che è in un angolo, e li dà al
ciuchino. Poi raggiunge Maria ed ambedue entrano nel recinto del Tempio.
4. Ave maria...
Si dirigono prima verso un porticato, dove vi sono quelli che Gesù poi fustigò egregiamente:
i venditori di tortore e agnelli e i cambiavalute. Giuseppe acquista due colombini
bianchi. Non cambia il denaro. Si capisce che ha già quello che gli occorre.
Giuseppe e Maria si dirigono ad una porta laterale che ha otto gradini, come mi pare
abbiano tutte le porte, quasi che il cubo del Tempio sia sopraelevato dal resto del suolo.
Questa porta ha un grande atrio, come i portoni delle nostre case di città, per darle
un'idea, ma più vasto e ornato. In esso vi sono a destra e a sinistra due specie di altari,
ossia due costruzioni rettangolari, di cui sul principio non capisco bene lo scopo. Sembrano
delle basse conche, perché l'interno è più basso dell'orlo esterno, che si sopraeleva
di qualche centimetro.
5. Ave maria...
Non so se chiamato da Giuseppe o se venuto di suo, accorre un sacerdote. Maria offre
i due poveri colombi ed io, che capisco la loro sorte, volgo altrove lo sguardo.
Osservo gli ornati del pesantissimo portale, del soffitto, dell'atrio. Mi pare però di vedere,
con la coda dell'occhio, che il sacerdote asperga Maria con dell'acqua. Deve essere
acqua, perché non vedo macchie sul suo abito. Poi Maria, che insieme ai colombini
aveva dato un mucchietto di monete al sacerdote (mi ero dimenticata di dirlo) entra
con Giuseppe nel Tempio vero e proprio, accompagnata dal sacerdote.
6. Ave maria...
Io guardo da tutte le parti. E' un luogo ornatissimo. Sculture a teste d'angeli e palme e
ornati corrono sulle colonne, le pareti e il soffitto. La luce penetra da curiose finestre
lunghe, strette, naturalmente senza vetri, e tagliate diagonalmente alla parete. Suppongo
che sia per impedire agli acquazzoni di entrare. Maria si inoltra sino ad un certo
punto. Poi si arresta. A qualche metro da Lei vi sono degli altri gradini e su questi sta
un'altra specie di altare, oltre il quale vi è un altra costruzione.
Mi accorgo che credevo essere nel Tempio e invece ero in ciò che contorna il Tempio
vero e proprio, ossia il Santo, oltre il quale pare che nessuno, fuorché i sacerdoti, possano
entrare. Quello che io credevo Tempio non è perciò che un chiuso vestibolo, che
da tre parti cinge il Tempio, dove è chiuso il Tabernacolo.
7. Ave maria...
Maria offre il Bambino - che si è svegliato e gira i suoi occhietti innocenti intorno con lo
sguardo stupito degli infanti di pochi giorni - al sacerdote. Questo lo prende sulle braccia
e lo solleva a braccia tese, volto verso il Tempio, stando contro a quella specie di al-
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tare che sta su quei gradini. Il rito è compiuto.
Il Bambino viene restituito alla Mamma e il sacerdote se ne va.
Vi è della gente che guarda curiosa. Fra questa si fa largo un vecchietto curvo e arrancante,
che si appoggia ad un bastone. Deve essere molto vecchio, direi certo oltre gli
ottant'anni. Egli si accosta a Maria e le chiede di dargli per un attimo il Piccino. Maria lo
accontenta sorridendo.
8. Ave maria...
Simeone, che io ho sempre creduto appartenesse alla casta sacerdotale e invece è un
semplice fedele, almeno a giudicare dalla veste, lo prende, lo bacia. Gesù gli sorride
con la smorfietta incerta dei poppanti. Sembra che lo osservi curioso, perché il vecchietto
piange e ride insieme, e le lacrime fanno tutto un ricamo di luccichii insinuandosi
fra le rughe e imperlando la barba lunga e bianca, verso la quale Gesù tende le
manine. E' Gesù, ma è sempre un bambinello, e ciò che gli si muove davanti attira la
sua attenzione e gli dà velleità di afferrare quella cosa per capire meglio cosa è. Maria
e Giuseppe sorridono, e anche i presenti, che lodano la bellezza del Piccino.
Sento le parole del santo vecchio e vedo lo sguardo stupito di Giuseppe, quello commosso
di Maria, e anche quelli della piccola folla, in parte stupita e commossa e in parte,
alle parole del vecchio, presa da ilarità. Fra questi vi sono dei barbuti e tronfi sinedristi,
che scuotono il capo, guardando Simeone con compatimento ironico. Lo devono
pensare andato fuor di cervello per l'età.
9. Ave maria...
Il sorriso di Maria si spegne in un più vivo pallore quando Simeone le annuncia il dolore.
Per quanto Ella sappia, questa parola le trafigge lo spirito. Si avvicina di più a Giuseppe,
Maria, per confortarsi, si stringe con passione il suo Bambino al seno e beve,
come anima assetata, le parole di Anna, la quale, donna come è, ha pietà del suo soffrire
e le promette che l'Eterno le addolcirà di una forza soprannaturale l'ora del dolore.
«Donna, a Chi ha dato il Salvatore al suo popolo non mancherà il potere di dare il
suo angelo a confortare il tuo pianto. Non è mai mancato l'aiuto del Signore alle grandi
donne d'Israele, e tu sei ben più di Giuditta e di Giaele. Il nostro Dio ti darà cuore di oro
purissimo per resistere al mare di dolore, per cui sarai la più grande Donna della creazione,
la Madre. E tu, Bambino, ricordati di me nell'ora della tua missione».
10. Ave maria...
Gloria al Padre...
Gesù mio...
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