narra di Ser Lò, un insegnante di filosofia a Parigi, che aveva uno studente tanto abile e sottile nelle discussioni quanto superbo e vizioso morto improvvisamente.
Una notte questi gli apparve, pallido, scarmigliato e,
cosa non da poco, ovunque toccava lasciava tracce di fuoco perché era nell’inferno a causa dei suoi vizi.
Stupito, il professore gli chiese se era vero che il fuoco era così
tremendo come dicevano i preti. Molto di più, gli aveva risposto il
giovane e, quale prova, lasciò cadere una goccia di sudore sulla mano del professore procurandogli una dolorosissima piaga, e scomparve.
Ser Lò, preso dal timore, decise di lasciare la Cattedra e si congedò
dagli studenti con questi versi:
Linquo coax ranis
ora corvis, vanaque vanis;
ad logicam pergo
quae mortis non timet ergo
che vuol dire: “Lascio alle rane il gracidare, ai corvi il gracchiare,
le cose vane al mondo, a tale logica mi incammino senza temere la
morte”; quindi si ritirò in un convento dove santamente visse e morì.
<<SPIRITO SANTO, ISPIRAMI.
AMORE DI DIO, CONSUMAMI.
NEL VERO CAMMINO, CONDUCIMI.
MARIA MADRE MIA, GUARDAMI.
CON GESU’ BENEDICIMI.
DA OGNI MALE, DA OGNI ILLUSIONE,
DA OGNI PERICOLO, PRESERVAMI.>>
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