Nato con il nome di Raimondo Kolbe, in una famiglia dalle condizioni economiche modeste in una zona polacca sotto il controllo della Russia. A tredici anni cominciò a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli. Il 4 settembre1910 vestì come novizio l'abito francescano assumendo il nome di Massimiliano. L'anno successivo venne inviato a Cracovia e quindi a Roma per continuare gli studi in filosofia e teologia.
Nei primi tre anni trascorsi alla Pontificia Università Gregoriana, si dedicò alle scienze e alla matematica, compresa la trigonometria, la fisica e la chimica, poi allo studio della filosofia e della teologia, grazie alle quali conseguì due lauree, una nella sede dell’università stessa e l’altra al Collegio Serafico Internazionale. Nel 1914 professò i voti perpetui. Lo stesso anno il padre, ufficiale nelle legioni polacche, venne fatto prigioniero dai russi e probabilmente fucilato. La madre invece si ritirò a una vita in convento[1].
Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote nella basilica di Sant'Andrea della Valle, a Roma, e il giorno successivo celebrò la sua prima messa nella vicina basilica di Sant'Andrea delle Fratte. Nel 1919, conseguito il dottorato in teologia presso la Facoltà Teologica di san Bonaventura, ritornò subito in patria, a Cracovia[1].
Durante gli anni della formazione, Massimiliano Kolbe, favorito da un carattere molto socievole, riuscì facilmente a creare rapporti di amicizia con la maggioranza dei suoi compagni di seminario, tra i quali Ladislao Dubaniowski e Bronislao Stryczny. Secondo quest'ultimo - che vivrà come Kolbe l'esperienza dell'internamento nei campi di sterminio nazista, sopravvivendo alla prigionia nel lager di Dachau - Massimiliano si distingueva in collegio per il suo impegno e la capacità di lavoro[2].
Nel ricordo di Ladislao Dubaniowski, Kolbe negli anni di seminario era inoltre animato da un forte ottimismo ("La prossima volta tutto andrà meglio", ripeteva di fronte ai problemi) e da una notevole intensità nella pratica religiosa, in particolare nella recita delrosario e nell'adorazione del Santissimo Sacramento[3].
Durante la permanenza in Italia, Kolbe maturò e approfondì uno dei tratti essenziali della sua esperienza spirituale, legato alla venerazione di Maria, che caratterizzerà poi il suo impegno pastorale. Nel 1917, sulla scia dell'impegno teologico e intellettuale che i francescani avevano speso nei secoli per promuovere il riconoscimento dell'Immacolata Concezione di Maria, fondò assieme ad alcuni confratelli la "Milizia dell'Immacolata". L'obiettivo era dare continuità anche sul fronte esistenziale e pastorale al legame dei Frati Minori Conventuali con Maria, diffondendone nel mondo la devozione anche attraverso i mezzi offerti dalle tecnologie del tempo, quali la stampa e, successivamente, la radio. Kolbe era infatti consapevole di doversi impegnare in un periodo storico difficile, caratterizzato dall'emergere di ideologie totalitarie e dalle sfide sociali poste dall'industrializzazione, dal materialismo e, appunto, dallo sviluppo dei mass-media. Studiò quindi tutto, per vedere gli aspetti positivi di ogni realtà e costruire poi su queste basi.
Negli anni vissuti a Roma, Kolbe contrasse la tubercolosi che, tra alti e bassi, lo accompagnò per il resto della vita. Dall'esperienza di studio in Italia trasse anche una buona conoscenza dell'italiano, lingua nella quale redasse molti suoi scritti[4]. Continua a leggere...
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