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domenica 10 maggio 2015

L’orazione illumina l’intelletto con la chiarezza della luce di Dio e scalda il cuore al calore dell’amore celeste


NECESSITA’ DELL’ORAZIONE
  1. Poiché l’orazione illumina l’intelletto con la chiarezza della luce di Dio e scalda il cuore al calore dell’amore celeste, nulla l’eguaglia nel purificare l’intelletto dall’ignoranza e il cuore dagli affetti disordinati; è un’acqua di benedizione che fa rinverdire e rifiorire le piante dei nostri buoni desideri, monda le anime dalle imperfezioni e attenua nei cuori l’ardore delle passioni.
  2. Ma più di ogni altra, ti consiglio l’orazione mentale, che impegna il cuore a meditare sulla vita e la passione di Nostro Signore: se Lo contempli spesso nella meditazione, il cuore e l’anima ti si riempiranno di Lui; se consideri il suo modo di agire, prenderai le sue azioni a modello delle tue. E’ Lui la luce del mondo: è dunque in Lui, da Lui e per mezzo di Lui che possiamo essere illuminati e trovare la chiarezza; è l’albero del desiderio all’ombra del quale dobbiamo rinfrescarci; è la fontana viva in Giacobbe che lava tutte le nostre iniquità
    I bambini, a forza di ascoltare le mamme e balbettare dietro loro, imparano la loro lingua; avverrà lo stesso per noi se ci terremo vicino al Salvatore con la meditazione: osservando le sue parole, le sue azioni e i suoi affetti, impareremo, con il suo aiuto, a parlare, agire e volere come Lui.
    Fermiamoci qui, o Filotea, e credimi: non possiamo raggiungere il Padre che passando per questa porta; come il vetro di uno specchio non potrebbe chiudere la nostra visuale se dietro non fosse ricoperto di stagno o di piombo, allo stesso modo, la divinità non potrebbe essere da noi contemplata in questo mondo, se non si fosse unita alla sacra umanità del Salvatore, la cui vita e morte costituisce il soggetto più adatto, piacevole, dolce e utile che ci sia dato per la meditazione ordinaria. Non per nulla il Salvatore si chiama il pane disceso dal cielo; come il pane può essere mangiato con ogni sorta di vivande, così il Salvatore può essere meditato, considerato e cercato in tutte le nostre orazioni e azioni.
    Molti autori hanno utilmente suddiviso la Vita e la Morte di Nostro Signore in molti punti per favorirne la meditazione.
  3. Ogni giorno consacra all’orazione un’ora prima del pranzo, perché lo spirito sarà più libero e più fresco per il riposo della notte. Mai più di un’ora, se non per espresso consiglio del tuo padre spirituale.
  4. Se ti è possibile, compi questo esercizio in chiesa; vi troverai comodità e discreta tranquillità, perché quivi né il padre, né la madre, né la moglie, né il marito, né qualunque altro può impedirti di rimanere in pace per un’ora, mentre a casa, con tutti gli impegni, sarebbe problematico trovare modo di essere lasciati in pace per un’ora.
  5. Inizia ogni orazione, sia mentale che vocale, mettendoti alla presenza di Dio; mantienti fedele a questo principio senza eccezioni, e, in breve, ti accorgerai del profitto che te ne viene.
  6. Se mi ascolti, dirai il Padre nostro, l’Ave Maria e il credo in latino; ma imparerai nella tua lingua il significato delle parole che dici, affinché pur dicendole nel linguaggio comune della Chiesa, tu sia in grado di assaporare il senso meraviglioso e delizioso di queste preghiere che devono essere dette concentrando profondamente la mente sul loro significato, provocando reazione nei tuoi affetti; non andare in fretta per dirne molte, ma studiati piuttosto di dire quelle che dici con il cuore. Un solo Padre nostro, detto con sentimento, vale più di molti recitati in fretta e di corsa.
  7. Dire il Rosario è un modo molto utile di pregare, purché tu sappia dirlo: per questo devi avere qualche libretto che te lo insegni. E’ cosa buona dire anche le Litanie del Signore, della Madonna, dei Santi e tutte le altre preghiere che puoi trovare nei Manuali approvati e nel libro delle Ore; ma a un patto: se hai il dono dell’orazione mentale, conservale il primo posto; e ricordati che, se dopo quella, o a causa degli affari o per altri motivi, non puoi fare preghiere vocali, non devi preoccupartene. Accontentati di dire, prima e dopo la meditazione, il Padre nostro, l’Ave Maria e il Credo.
  8. Se mentre sei impegnata nell’orazione vocale, senti il cuore attirato all’orazione interiore o mentale, non resistere, lascia dolcemente scivolare il tuo spirito e non darti pensiero perché non hai finito le orazioni vocali che ti eri proposta; l’orazione mentale compiuta al loro posto è più gradita a Dio e più utile alla tua anima. Faccio eccezione per l’Ufficio divino, se sei tenuta a dirlo; in tal caso si tratta di un dovere da compiere.
  9. Se ti dovesse capitare di trascorrere tutta la mattinata senza fare orazione mentale a causa degli affari o di qualche altro motivo (però fa il possibile perché questo non capiti mai), rimedia al pomeriggio, possibilmente lontano dai pasti, perché se dovessi fare orazione in piena digestione, finiresti per assopirti e oltretutto recheresti anche danno alla salute.
    Che se poi non riesci a fare orazione nemmeno nel corso di tutta la giornata, rimedia al vuoto moltiplicando le orazioni giaculatorie, leggendo qualche passo di un libro di devozione, facendo qualche penitenza che elimini il difetto e prendi una ferma risoluzione di rimetterti in carreggiata il giorno dopo.

giovedì 12 marzo 2015

L'orazione è un sacrificio spirituale


Ostia spirituale

    <<L'orazione è un sacrificio spirituale, che ha cancellato gli antichi sacrifici. «Che m'importa», dice, «dei vostri sacrifici senza numero? Sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di agnelli e di capri io non lo gradisco. Chi richiede da voi queste cose?» (cfr. Is 1, 11).

    Quello che richiede il Signore, l'insegna il vangelo: «Verrà l'ora», dice, «in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità. Dio infatti è Spirito» (Gv 4, 23) e perciò tali adoratori egli cerca.
       Noi siamo i veri adoratori e i veri sacerdoti che, pregando in spirito, in spirito offriamo il sacrificio della preghiera, ostia a Dio appropriata e gradita, ostia che egli richiese e si provvide.

    Questa vittima, dedicata con tutto il cuore, nutrita dalla fede, custodita dalla verità, integra per innocenza, monda per castità, coronata dalla carità, dobbiamo accompagnare all'altare di Dio con il decoro delle opere buone tra salmi e inni, ed essa ci impetrerà tutto da Dio.
    Che cosa infatti negherà Dio alla preghiera che procede dallo spirito e dalla verità, egli che così l'ha voluta? Quante prove della sua efficacia leggiamo, sentiamo e crediamo!

    L'antica preghiera liberava dal fuoco, dalle fiere e dalla fame, eppure non aveva ricevuto la forma da Cristo.
    Quanto è più ampio il campo d'azione dell'orazione cristiana! La preghiera cristiana non chiamerà magari l'angelo della rugiada in mezzo al fuoco, non chiuderà le fauci ai leoni, non porterà il pranzo del contadino all'affamato, non darà il dono di immunizzarsi dal dolore, ma certo dà la virtù della sopportazione ferma e paziente a chi soffre, potenzia le capacità dell'anima con la fede nella ricompensa, mostra il valore grande del dolore accettato nel nome di Dio.

    Si sente raccontare che in antico la preghiera infliggeva colpi, sbaragliava eserciti nemici, impediva il beneficio della pioggia ai nemici. Ora invece si sa che la preghiera allontana ogni ira della giustizia divina, è sollecita dei nemici, supplica per i persecutori. Ha potuto strappare le acque al cielo, e impetrare anche il fuoco. Solo la preghiera vince Dio. Ma Cristo non volle che fosse causa di male e le conferì ogni potere di bene.

    Perciò il suo unico compito è richiamare le anime dei defunti dallo stesso cammino della morte, sostenere i deboli, curare i malati, liberare gli indemoniati, aprire le porte del carcere, sciogliere le catene degli innocenti. Essa lava i peccati, respinge le tentazioni, spegne le persecuzioni, conforta i pusillanimi, incoraggia i generosi, guida i pellegrini, calma le tempeste, arresta i malfattori, sostenta i poveri, ammorbidisce il cuore dei ricchi, rialza i caduti, sostiene i deboli, sorregge i forti.

    Pregano anche gli angeli, prega ogni creatura. Gli animali domestici e feroci pregano e piegano le ginocchia e, uscendo dalle stalle o dalle tane, guardano il cielo non a fauci chiuse, ma facendo vibrare l'aria di grida nel modo che a loro è proprio. Anche gli uccelli quando si destano, si levano verso il cielo, e al posto delle mani aprono le ali in forma di croce e cinguettano qualcosa che può sembrare una preghiera.
    Ma c'è un fatto che dimostra più di ogni altro il dovere dell'orazione. Ecco, questo: che il Signore stesso ha pregato.
    A lui sia onore e potenza nei secoli dei secoli. Amen.>>

Dal trattato «L'orazione» di Tertulliano, sacerdote (Cap. 28-29; CCL 1, 273-274)


RESPONSORIO         Cfr. Gv 4, 23-24
R. I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; * così il Signore vuol essere adorato.
V. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità,
R. così il Padre vuol essere adorato.

ORAZIONE

    Dio grande e misericordioso, quanto più si avvicina la festa della nostra redenzione, tanto più cresca in noi il fervore per celebrare santamente la Pasqua del tuo Figlio. Egli è Dio, e vive e regna. 


Benediciamo il Signore.
R. Rendiamo grazie a Dio.



Quam bonum, et quam jucundum, Maria,
Dilìgere nomen tuum!
Quanto è buono e quanto è soave, o Maria,
Amare il tuo nome!

L'importanza della Preghiera

S. Alfonso Maria de' Liguori:

Avvertimenti necessari...per salvarsi

(S. Alfonso Maria de Liguori, “OPERE ASCETICHE” Vol. II, pp. 197 - 200, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1962)

La teologia di S. Alfonso, la sua ascetica e la sua morale, nascono da una fede incorrotta e da un'anima apostolica.

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Iddio vuole salvi tutti: Omnes homines vult salvos fieri. 1 Tim. 2. 4. E vuol dare a tutti l'aiuto necessario per salvarsi; ma non lo concede se non a coloro che lo dimandano, come scrive S. Agostino: Non dat nisi petentibus. In Psalm. 100 1. Ond'è sentenza comune de' Teologi e Santi Padri, che la Preghiera agli Adulti è necessaria di necessità di mezzo, viene a dire, che chi non prega, e trascura di dimandare a Dio gli aiuti opportuni per vincere le tentazioni, e conservare la grazia ricevuta, non può salvarsi.

Il Signore all'incontro non può lasciare di conceder le grazie a chi le dimanda, perché l'ha promesso. Clama ad me, et exaudiam te. Jer. 33. 3. Ricorri a me, ed Io non mancherò di esaudirti.Quodcunque volueritis, petetis, et fiet vobis. Jo. 15. 7. Dimandate da Me quel che volete, e tutto otterrete. Petite, et dabitur vobis. Matth. 7. 7. Dimandate e vi sarà dato. Queste promesse non però non s'intendono fatte per beni temporali, perché questi Iddio non li dà, se non quando sono per giovare all'Anima; ma per le grazie spirituali le ha promesse assolutamente ad ognuno, che ce le dimanda; ed avendocele promesse, è obbligato a darcele: Promittendo debitorem Se fecit, dice S. Agostino. De Verb. Dom. Serm. 2 2

Bisogna poi avvertire, che Dio ha promesso di esaudir la Preghiera, ma a riguardo nostro è precetto grave il pregare. Petite, et dabitur vobis. Matth. 7. 7. Oportet semper orare. Luc. 18. 1. Queste parole petiteoportet, come insegna S. Tommaso (3. p. q. 39. a. 5.) importano precetto grave, che obbliga per tutta la vita, e specialmente quando l'Uomo si vede in pericolo di morte, o di cadere in peccato; perché allora, se non ricorre a Dio, certamente resterà vinto. E chi trovasi già caduto in disgrazia di Dio, esso commette nuovo peccato, se non ricorre a Dio per aiuto ad uscire dal suo miserabile stato. Ma Dio potrà esaudirlo, vedendolo - 198 - fatto suo nemico? Si, ben l'esaudisce, quando il peccatore umiliato lo prega di cuore a perdonarlo; poiché sta scritto nel Vangelo: Omnis enim qui petit, accipit. Luc. 11. 10. Dicesi omnis, ognuno sia giusto, sia peccatore, quando prega, Dio ha promesso di esaudirlo. In altro luogo dice Dio: Invoca me, et eruam te. Psalm. 49. 15. Chiamami, ed Io ti libererò dall'Inferno, ove stai condannato.

No, che non vi sarà scusa nel giorno del Giudizio, per chi muore in peccato. Né gli gioverà dire, ch'egli non avea forza di resistere alla tentazione, che lo molestava; perché Gesù Cristo gli risponderà: se tu non l'avevi questa forza, perché non l'hai domandata, ch'Io ben te l'avrei data? E se già eri caduto in peccato, perché non sei ricorso a Me, ch'Io te ne avrei liberato?

Pertanto, Lettor mio, se vuoi salvarti, e mantenerti in grazia di Dio, bisogna, che spesso lo preghi a tenerti le mani sopra. Dichiarò il Concilio di Trento (Sess. 6. cap. 13. can. 22.) che a perseverare l'Uomo in grazia di Dio, non basta l'aiuto generale che Egli dona a Tutti, ma vi bisogna un aiuto speciale, il quale non si ottiene se non colla Preghiera. Perciò dicono tutti i Dottori, che ciascuno è tenuto sotto colpa grave a raccomandarsi spesso a Dio con domandargli la santa perseveranza, almeno una volta il mese. E chi si trova in mezzo a più occasioni pericolose, è obbligato a domandare più spesso la grazia della perseveranza.

Molto giova poi per ottenere questa grazia il mantenere una divozione particolare alla Madre di Dio, che si chiama la Madre della Perseveranza. Chi non si raccomanda alla Beata Vergine, difficilmente avrà la perseveranza; mentre dice S. Bernardo 3, che tutte le grazie divine, e specialmente questa della perseveranza, ch'è la maggiore di tutte, vengono a noi per mezzo di Maria.

Oh volesse Dio, ed i Predicatori fossero più attenti ad insinuare ai loro Uditori questo gran mezzo della Preghiera! Alcuni in tutto il lor Quaresimale appena la nomineranno una o due volte, e quasi di passaggio; quando dovrebbero parlarne di proposito più volte, e quasi in ogni Predica; gran conto dovran renderne a Dio, se trascurano di farlo E così anche molti Confessori attendono solo al proposito de' Penitenti di non offender più Dio; e poco si prendono fastidio d'insinuar loro la preghiera, per quando saran tentati di nuovo a cadere; ma bisogna persuadersi, che quando la tentazione è forte, se il Penitente non domanda aiuto a Dio per resistere, poco gli serviranno tutti i propositi fatti, la sola preghiera può salvarlo. È certo che chi prega, si salva, chi non prega, si danna.

E perciò, Lettor mio, replico, se vuoi salvarti, prega continuamente il Signore, che ti dia luce e forza di non cadere in peccato. In ciò bisogna essere importuno con Dio, in domandargli questa grazia.Haec importunitas (dice S. Girolamo) apud Dominum opportuna est 4. Ogni mattina non lasciar di pregarlo a liberarti da' peccati di quel giorno. E quando si affaccia alla mente qualche mal pensiero, o qualche cattiva occasione, subito, senza metterti a discorrere colla tentazione, subito ricorri a Gesù Cristo, e alla Santa Vergine, dicendo: Gesù mio aiutami, Maria SS. soccorrimi. Basta allora nominare Gesù e Maria, per svanir la tentazione; ma se la tentazione persiste, seguita ad invocare Gesù e Maria per aiuto, che non resterai mai vinto.


1 [5-6.] S. AGOST., In Ps. 102, n. 10: «non dat nisi petenti»; PL 37, 1324.  
2 [20-21.] S. AGOST., Sermo 110 (al. 31 De verbis Dom. ), c. IV, n. 4; PL 38, 640-641.
3 [26.] S. BERNARDO, Sermo de aquaeductu, n. 7; PL 183, 441. 
4 [7-8.] Ps.-s. s. GIROL., Epist. 39 (al. Hom. super  Matth., ma Luc. 11), n. 4; PL 30, 277.

AVE MARIA PURISSIMA!

sabato 14 giugno 2014

L'orazione in Cassiano

II - Le parole dell'abate Isacco sulla natura della preghiera

«Tutta la finalità del monaco e la perfezione del suo cuore tendono alla continua e ininterrotta perseveranza della preghiera e, in più, per quanto è concesso alla fragilità dell'uomo, all'immobile tranquillità della mente e ad una perseverante purezza, per effetto della quale noi andiamo in cerca instancabilmente ed esercitiamo continuamente non soltanto la fatica del corpo, ma anche la contrizione dello spirito. Esiste fra l'una e l'altra certo quale reciproco e inseparabile legame. E di fatto, come l'ordinamento di tutte le virtù tende alla perfezione della preghiera, così pure, se tutte queste esigenze non saranno fra loro congiunte e aggregate dal complemento della preghiera, non potranno certo perdurare ferme e stabili. Infatti, come senza tali requisiti non sarà possibile acquistare e assicurare una perenne e costante tranquillità di quella preghiera, di cui stiamo parlando, così pure quelle virtù che predispongono alla preghiera non potranno essere assicurate senza l'assiduità dell'orazione. E allora noi non potremo, con un discorso improvvisato, né trattare convenientemente dell'effetto della preghiera né introdurci nel suo fine principale, che si raggiunge con la costruzione di tutte le virtù, se prima, in vista del suo raggiungimento, non richiameremo ed esamineremo ordinatamente quegli elementi che occorre eliminare oppure disporre, e, in più, secondo il contesto del brano evangelico a, non saranno discussi e diligentemente aggregati i coefficienti che contribuiscono alla costruzione di quella spirituale e altissima torre. E tuttavia tali elementi né gioveranno, anche se preparati, né potranno essere sovrapposti l'uno all'altro per raggiungere opportunamente la sommità della perfezione, se prima, una volta effettuata la ripulitura dei vizi e rimossi i grossi e morti ruderi delle passioni, non verranno gettati sopra la terra viva e solida del nostro cuore, come si usa dire, anzi, sulla pietra evangelica, i fondamenti della semplicità e dell'umiltà; è con tali criteri di costruzione che si dovrà edificare la torre delle virtù spirituali al punto da venire immobilmente assicurati fino ad essere elevati con la fiducia d'una propria fermezza ai sommi fastigi dei cieli. Colui che si appoggerà su tali fondamenti, anche se cadranno scrosci di pioggia rovinosa, anche se irromperanno violenti rovesci di persecuzione alla maniera di colpi d'ariete, anche se si scatenerà la terribile tempesta degli spiriti nemici, non solo non lo colpirà alcuna rovina, ma quell'urto non riuscirà in alcun modo a smuoverlo dalla sua fermezza.


III - In che modo si raggiunge una preghiera pura e semplice

Ne segue allora che, affinché la preghiera possa riuscire coltivata con quel fervore e quella purezza, con la quale deve essere condotta, debbono essere osservate in tutti i modi le norme seguenti. Anzitutto dev'essere bandita nel modo più completo la sollecitudine provocata dalle tendenze carnali, in secondo luogo non si deve ammettere alcuna preoccupazione di qualche affare o di qualche altro stimolo, ma neppure, e del tutto, il loro ricordo. Nel modo stesso vanno eliminate le detrazioni, i vani colloqui o quelli prolungati, come pure le scurrilità. In modo completo dev'essere rimosso l'insorgere dell'ira e della tristezza, così come dev'essere estirpato il dannoso fomite della concupiscenza carnale e della brama del danaro. E allora, una volta distrutti ed eliminati tutti questi e simili vizi, i quali possono apparire perfino agli occhi degli uomini, e assicurata, come già abbiamo detto, una tale epurazione purificatrice, la quale si ottiene attraverso una purezza fatta di semplicità e di innocenza, occorrerà gettare anzitutto i fondamenti inconcussi d'una profonda umiltà, i quali, ovviamente, siano in grado di sostenere quella torre che si eleva fino al cielo; in secondo luogo occorre aggiungere la costruzione spirituale delle virtù e impedire all'animo ogni distrazione e divagazione lubrica, in modo che a poco a poco l'animo stesso cominci ad elevarsi alla contemplazione di Dio e alla visione delle realtà spirituali. Tutto quello infatti che l'animo nostro ha concepito prima dell'ora dell'orazione, necessariamente ritornerà a farsi presente attraverso la suggestione della memoria, allorché noi ci metteremo a pregare. Perché, quali noi ci ripromettiamo di essere trovati durante la nostra orazione, tali dobbiamo disporci ad essere prima del tempo destinato alla preghiera.Nell'applicarci all'orazione la mente si ritrova nello stato in cui s'era precedentemente atteggiata: quindi, nel disporsi a pregare, ecco affacciarsi ai nostri occhi l'immagine del nostro abituale comportamento e perfino il ricordo delle parole e le impressioni dei nostri sentimenti, ed eccoci allora inclini, secondo le nostre disposizioni, alla irascibilità o alla tristezza, a risentire in noi i motivi della passata concupiscenza o della grottesca risibilità nel parlare, di cui c'è perfino vergogna a parlare, come pure il facile ricorso a precedenti discorsi. E allora, prima di metterci a pregare, procuriamo di escludere con sollecitudine, dall'intimità del nostro cuore, quanto non vorremmo vi entrasse, appunto per poter adempiere quello che ci è stato suggerito dall'Apostolo: "Pregate senza interruzione", e ancora: "(Voglio che gli uomini preghino) ovunque si trovino, alzando al cielo mani pure, senza ira e senza contese". Noi non saremo in grado di aderire a questi suggerimenti, se la nostra anima, purificata da ogni contagio dei vizi e dedita unicamente alle virtù come a dei beni ad essa connaturali, non si nutrirà della continua contemplazione di Dio onnipotente.


IV- Mobilità dellanima, che vien paragonata ad una piuma

La natura dell’anima si può paragonare opportunamente ad una lanugine o ad una piuma leggera. Se l’umidità che sopraggiunge dall’esterno non corrompe e non penetra la piuma, essa, per la leggerezza della sua natura, con l’aiuto di un minimo soffio di vento, si leva verso le altezze del cielo. Ma se è appesantita e penetrata da qualche liquido, non solo non sarà più rapita dalla sua naturale leggerezza ai voli per l’aria, ma sarà precipitata, dal peso del liquido assorbito, verso la bassezza della terra.
La stessa cosa avviene per l’anima nostra. Se i vizi e le preoccupazioni mondane non l’appesantiscono, se l’umore della libidine non la corrompe, essa, sollevata dal privilegio naturale della purezza, si innalzerà verso le altezze, al più leggero soffio della meditazione spirituale, e, lasciando le cose basse della terra, volerà a quelle invisibili del cielo. Perciò noi siamo assai opportunamente ammoniti dal Signore nel Vangelo con questo comando: « Badate a voi stessi, perché i vostri cuori non si aggravino per crapula, o per ubriachezza, o per le preoccupazioni della vita ». Se dunque vogliamo che le nostre preghiere penetrino i cieli e li travalichino dobbiamo liberare l’anima nostra da ogni vizio terreno, mondarla dalle sozzure delle passioni, ridurla alla sua naturale imponderabilità. Allora la sua preghiera, non più gravata dal peso dei vizi, salirà fino a Dio.

sabato 10 maggio 2014

La potenza dell'Orazione!


3 maggio 2014 – Chiedete e riceverete, non è una promessa vana che vi faccio

Mia amata figlia prediletta, quando chiedo alle persone di avere fiducia in Me, tante persone trovano questa cosa molto difficile da fare. Molti trovano difficile fidarsi del Mio Amore per l’umanità, quando si affidano alla loro fede per abbandonarsi totalmente a Me. Solo quando vi affidate completamente alle Mie cure, potete sentirvi al sicuro, protetti e in pace. 
Il Mio Amore, quando lo cercate, vi ricoprirà, quando tendete le braccia e Mi invocate come un bambino.  I bambini, quando sono piccoli, ripongono tutta la loro fiducia nei propri genitori. Sanno solo la differenza tra ciò che sembra bene e ciò che sembra male e così si affidano completamente all’adulto perché li protegga. I bambini non ci pensano due volte a correre dai loro genitori per essere consolati e per cercare rifugio. La fede di un bambino è forte. Egli non si pone problemi, perché egli crede veramente che troverà la sicurezza tra le braccia degli amorevoli genitori.
Io sono affidabile, perché tutto ciò che Mi chiedete vi sarà concesso, se è per il bene dell’anima. Chiedete e riceverete: non è una promessa vana che Io vi faccio. Provo piacere nell’offrire i Miei Doni a ciascuno di voi. Quando Mi chiedete di aiutarvi, vi ascolto, sento e rispondo a tutto ciò che desiderate. Datemi la possibilità di dimostrare il Mio Amore a ciascuno di voi. Lasciate che vi mostri le prove del Mio Intervento. È in questo momento dell’esistenza, che Io, Gesù Cristo, farò conoscere la Mia Presenza in tutto quello che Mi chiederete. È in questo momento, che vi permetterò di sentire la Mia Presenza, di essere testimoni dei Miei Grandi Atti di Intervento nella vostra vita quotidiana e di comprendere il potere delle vostre preghiere. Perché questi sono giorni di grandi miracoli, che concedo all’umanità più che in qualsiasi altro momento da quando ho vissuto sulla Terra.
Quando riponete veramente tutta la vostra fiducia in Me, posso fare grandi miracoli, non solo per portare sollievo alle vostre sofferenze, ma anche per attirarvi ancora più vicini al Mio Sacro Cuore. Quando un bambino sa che i genitori lo amano, si sente sicuro nella consapevolezze di essere protetto. Sappiate che se avete fiducia in Me, vi proteggerò tutti e ricolmerò le vostre anime con un profondo senso di pace, cosa che non potrete mai trovare in nessun altro luogo sulla Terra. 
Venite a me oggi e invocate il Mio aiuto, per quante preoccupazioni possiate avere. Recitate questa Preghiera speciale, ogni volta che vi trovate in difficoltà, e Io vi risponderò ogni volta.
Crociata di Preghiera (148) Vieni in mio soccorso:
<< O mio Gesù, aiutami, in questo mio momento di grande angoscia. Prendimi tra le Tue Braccia e portami nel Rifugio del Tuo Cuore. Asciuga le mie lacrime. Placa la mia determinazione. Solleva il mio spirito e colmami con la Tua Pace. Ti prego di accogliere questa mia particolare preghiera (menzionarla qui …). 
Vieni in mio aiuto, affinché la mia preghiera venga esaudita e la mia vita possa diventare serena e in unione con Te, Amato Signore. Se la mia preghiera non può essere accolta, allora dammi la Grazia di accettare che la Tua Santa Volontà sia fatta per il bene della mia anima e che io rimanga fedele alla tua Parola per sempre, con un cuore gentile e amorevole. Amen.>>
Invocatemi sempre, ogni volta che siete tristi o che avete bisogno di aiuto e Io prometto che vi verrà dato un segno che ho risposto al vostro grido a Me, il vostro amato Salvatore. 
Il vostro Gesù
Lilium candidum sanctae Trinitatis
ora pro nobis.

martedì 29 aprile 2014

San Giovanni Climaco e La scala del paradiso, VII secolo. Del sonno e dell’orazione e della salmodia delle congregazioni.


GRADO XIX


Del sonno e dell’orazione e 
della salmodia delle congregazioni.


Il sonno è una parte del sentimento dell’anima e radunamento e ricoglimento delle virtudi sue, ed è una imagine di morte ed oziosità delle sensora. 

Essendo una cosa il sonno, ae molti principii e molte cagioni come la concupiscenzia, e in prima la sua cagione e principio è la natura comunemente; dopo sono le speciali cagioni di molto dormire: in alcuni a cagione dalla complessione corporale, in alcuni dalli cibi, in alcuni dalle demonia, in alcuni dal molto e smisurato digiuno, per lo quale essendo la carne estenuata ed infermata, si vuole ristorare per lo sonno. Siccome il molto bere si toglie per l’uso contrario, così il molto dormire; però dal principio del rinunziamento della vita mondana ci conviene di combattere contra il sonno, però ch’è forte cosa e dura di sanare una lunga e mala usanza. 

Poniamoci a mente, e troveremo che come sonando la tromba spirituale, cioè la campana all’ore, gli frati si ragunano visibilmente, così s’adunano le demonia invisibilmente contr’a loro, ed alcuni stanno al letto a combattere che non si lievino, e poi che ne siamo levati, ci sforzano che ci richiniamo ancora sopra lo letto. «Giacete, dicono, ancora infine che siano compiuti gli inni, che si dicono nel principio dell’ufficio, e poi intrerrete nella chiesa.»

 Alcuni altri, stando noi in orazione, ci sommergono nel sonno; alcuni altri disordinatamente fuori dell’usanza con dolori ci tormentano il corpo; alcuni altri ci ammoniscono che nel santo tempo e luogo d’orazione facciamo li parlamenti; alcuni altri sottraggono la mente nelle laide e sozze cogitazioni; alcuni altri ci confortano, che come deboli ed attenuati ci appoggiamo alle pareti, ed alcuni altri ci assaliscono ed assedianci cogli molti aprimenti di bocca e cogli molti prostendimenti; e sono alcuni di loro, che si studiano di trarci e di conducerci a riso con alcuni ricordamenti nel tempo dell’orazione, acciò che per quello riso provochiamo Iddio ad indegnazione contra di noi. 

Alcuni altri nel dire gli salmi ci sforzano di farci affrettare per negligenza; alcuni altri ci ammoniscono che noi gli diciamo molto morosamente per amore e per piacimento di vana delettazione, ed è alcuna fiata che si pongono alla bocca per farla stare chiusa, e perchè ci sia malagevole ad aprirla. Ma quegli che sta dinanzi a Dio in orazione ed in sentimento di cuore, come una colonna ferma si truova immobile, non essendo ingannato di niuna delle predette cose. 

Quegli che è verace obediente, stando in orazione, spesse fiate tutto diventa allegro e luminoso, però ch’egli era innanzi come buono combattitore infocato e riscaldato per legitima amministrazione dell’opere della santa obedienzia. Ad ogni persona d’ogni stato è possibile d’orare colla moltitudine, e a molti è convenevole d’orare con uno solo, il quale sia d’uno animo con lui; ma l’orazione singolare sanza sollazzo di compagnia, questa è di pochi. Cantando l’ufficio e li salmi colla moltitudine, non potrai orare immaterialmente (1).


Non si conviene a neuno, stando in orazione, tenere in mano opera da lavorare, però che questo è prevaricazione; ancora è destruzione dell’orazione, secondo che l’angelo di Dio amaestroe il grande Antonio.

 Secondo che ‘l camino disamina e prova l’oro, così lo stato dell’orazione dimostra la carità che ae il monaco a Dio, e la sollicitudine che à verso la salute dell’anima sua.




Nota:

1. Cioè spiritualmente e mentalmente, però ch’è mestiere d’accordarsi con gli altri; ma all’operazione della mente v’è aggiunta la contemplazione degl’inni cantati dopo la finita stanzia e verso del salmo, meditando fissamente ed intellettualmente nel verso, che morosamente dice il prossimo.

NB.
*Papa Benedetto XVI parla di san Giovanni Climaco QUI

*http://www.sannicolao.it/Percorsi_culturali/Storia_Chiesa/BenedettoXVI-I_grandi_scrittori_medievali_della_Chiesa.pdf

AMDG et BVM

mercoledì 29 gennaio 2014

«Fratelli - domandava - che cosa decidete? Che cosa vi sembra giusto?: che io mi dia tutto all'orazione o che vada attorno a predicare? Io, piccolino e semplice, inesperto nel parlare, ho ricevuto la grazia dell'orazione più che quella della predicazione.




1. Francesco, servitore e ministro veramente fedele di Cristo, tutto volendo compiere con fedeltà e perfezione, si sforzava di praticare soprattutto quelle virtù che sapeva maggiormente gradite al suo Dio, come aveva appreso per dettame dello Spirito Santo.

A questo proposito, si trovò una volta fortemente angosciato da un dubbio, che per molti giorni espose ai frati suoi familiari, quando tornava dall'orazione, perché l'aiutassero a scioglierlo.

«Fratelli - domandava - che cosa decidete? Che cosa vi sembra giusto?: che io mi dia tutto all'orazione o che vada attorno a predicare? Io, piccolino e semplice, inesperto nel parlare, ho ricevuto la grazia dell'orazione più che quella della predicazione

Nell'orazione, inoltre, o si acquistano o si accumulano le grazie; nella predicazione, invece, si distribuiscono i doni ricevuti dal cielo. Nell'orazione purifichiamo i nostri sentimenti e ci uniamo con l'unico, vero e sommo Bene e rinvigoriamo la virtù; nella predicazione, invece, lo spirito si impolvera e si distrae in tante direzioni e la disciplina si rallenta. 

Finalmente, nella orazione parliamo a Dio, lo ascoltiamo e ci tratteniamo in mezzo agli angeli; nella predicazione, invece, dobbiamo scendere spesso verso gli uomini e, vivendo da uomini in mezzo agli uomini, pensare, vedere, dire e ascoltare al modo umano. 

Però, a favore della predicazione, c'è una cosa, e sembra che da sola abbia, davanti a Dio, un peso maggiore di tutte le altre, ed è che l'Unigenito di Dio, sapienza infinita, per la salvezza delle anime è disceso dal seno del Padre, ha rinnovato il mondo col suo esempio, parlando agli uomini la Parola di salvezza e ha dato il suo sangue come prezzo per riscattarli, lavacro per purificarli, bevanda per fortificarli, nulla assolutamente riservando per se stesso, ma tutto dispensando generosamente per la nostra salvezza. Ora noi dobbiamo fare tutto, secondo il modello che vediamo risplendere in Lui, come su un monte eccelso. Perciò sembra maggiormente gradito a Dio, che io lasci da parte il riposo e vada nel mondo a lavorare».

Per molti giorni ruminò discorsi di questo genere con i frati; ma non riusciva ad intuire con sicurezza la strada da scegliere, quella veramente più gradita a Cristo. Lui, che mediante lo spirito di profezia veniva a conoscere cose stupefacenti, non era capace di risolvere con chiarezza questo interrogativo da se stesso: la Provvidenza di Dio preferiva che fosse una risposta venuta dal cielo a mostrare l'importanza della predicazione e che il servo di Cristo si conservasse nella sua umiltà.


2. Non aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui; lui, vero minore, che aveva imparato dal Maestro supremo le cose grandi. Era solito ricercare con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace.

Questa fu la sua filosofia suprema, questo il suo supremo desiderio, finché visse: chiedere ai sapienti e ai semplici, ai perfetti e agli imperfetti, ai giovani e agli anziani qual era il modo in cui più virtuosamente poteva giungere al vertice della perfezione.

Incaricò, dunque, due frati di andare da frate Silvestro, a dirgli che cercasse di ottenere la risposta di Dio sulla tormentosa questione e che gliela facesse sapere (frate Silvestro era quello che aveva visto una croce uscire dalla bocca del Santo e ora si dedicava ininterrottamente alla orazione sul monte sovrastante Assisi). Questa stessa missione affidò alla santa vergine Chiara: indagare la volontà di Dio su questo punto, sia pregando lei stessa con le altre sorelle, sia incaricando qualcuna fra le vergini più pure e semplici, che vivevano alla sua scuola. 

E furono meravigliosamente d'accordo nella risposta - poiché l'aveva rivelata lo Spirito Santo - il venerabile sacerdote e la vergine consacrata a Dio: il volere divino era che Francesco si facesse araldo di Cristo ed uscisse a predicare.

Ritornarono i frati, indicando qual era la volontà di Dio, secondo quanto avevano saputo; ed egli subito si alzò, si cinse le vesti, e, senza frapporre il minimo indugio, si mise in viaggio. Andava con tanto fervore ad eseguire il comando divino, correva tanto veloce, come se la mano del Signore, scendendo su di lui, lo avesse ricolmato di nuove energie.

3. Avvicinandosi a Bevagna, giunse in un luogo dove una moltitudine sterminata d'uccelli di varie specie s'eran dato convegno. Appena li vide, il Santo di Dio accorse tutto allegro e li salutò, come fossero dotati di ragione. Tutti gli uccelli erano in attesa e si voltavano verso di lui; e quelli sui rami, mentre egli si accostava, chinavano il capo per guardarlo.

Quando fu in mezzo a loro, li esortò premurosamente ad ascoltare tutti la parola di Dio, dicendo: «O miei fratelli alati, dovete lodare molto il vostro creatore: perché è stato lui a ricoprirvi di piume, a darvi le ali per volare, a concedervi il regno dell'aria pura, ed è lui che vi mantiene, liberi da ogni preoccupazione».

Mentre diceva loro queste e simili parole, gli uccelletti, gesticolando in meravigliosa maniera, allungavano il collo, stendevano le ali, aprivano il becco, guardandolo fisso.
Ed egli passava in mezzo a loro, con mirabile fervore di spirito, e li toccava con la sua tonaca, senza che nessuno si muovesse dal suo posto. Finalmente, quando l'uomo di Dio, tracciando il segno della croce, diede loro la benedizione e il permesso, tutti insieme volarono via.
I compagni, dalla strada, stavano a guardare lo spettacolo. Ritornato fra loro, l'uomo semplice e puro incominciò ad accusarsi di negligenza, perché fin allora non aveva mai predicato agli uccelli.



4. Passò, poi, a predicare nei luoghi vicini e giunse ad un paese, che si chiama Alviano. Qui, adunato il popolo e indetto il silenzio, non riusciva a farsi sentire a causa delle rondini, che avevano il nido proprio lì e garrivano a tutta forza.
L'uomo di Dio, alla presenza di tutti gli ascoltatori, così si rivolse alle rondini: «Sorelle mie rondini, adesso è venuto il momento che parli io, perché voi avete parlato abbastanza. Ascoltate la parola di Dio, in silenzio, fino a quando la predica sarà terminata». E quelle, quasi fossero dotate di intelletto, tacquero immediatamente; né si mossero dal loro posto finché la predica fu terminata.
Tutti, a quello spettacolo, furono pieni di stupore e diedero gloria a Dio.
La fama di questo miracolo si diffuse tutto intorno, suscitando in molti venerazione per il Santo, devozione e fede.

(Vita di san Francesco, di san Bonav., CAPITOLO XII : EFFICACIA NELLA PREDICAZIONE E GRAZIA DELLE GUARIGIONI)

giovedì 24 ottobre 2013

PREGHIERA - ORAZIONE (II)





I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Preghiera (II)

Data: Domenica, 18 gennaio @ 09:07:49 CET
Argomento: Vita cattolica: Matrimonio, laicato...


7. La preghiera è un onore, una gloria, una felicità.
8. Motivi di pregare.
9. Qualità della preghiera: 1° Che cosa si deve fare prima della preghiera; 2° Bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo; 3° Bisogna pregare con attenzione; 4° Con zelo, diligenza, fervore; 5° Con fede e confidenza; 6° Con umiltà e compunzione; 7° Bisogna pregare per quanto è possibile in istato di grazia; con cuore puro e scevro di odio; 8° Bisogna pregare sovente e perseverare nella preghiera fino alla morte.







7. LA PREGHIERA È UN ONORE, UNA GLORIA, UNA FELICITÀ. - Come è bella e vera quella sentenza del Crisostomo: «La corte e le orecchie dei principi sono aperte per poche persone privilegiate, ma la corte e le orecchie di Dio stanno spalancate per chiunque voglia avervi accesso» (De Orand. Dom. l. II). 

Nei reali appartamenti non si penetra che a stento; ai monarchi, raro è che si possa parlare, tanti sono gli ostacoli che chiudono il passo alla loro reggia, ed alla loro persona! Ma la preghiera ha libera entrata in cielo; essa va a Dio quando le talenta; entra nella corte celeste, si spinge fino al trono della divinità, da sola e ad ogni istante, senza che nessuna guardia le gridi: olà, dove vai? il re del cielo non dà udienza; tu a quest'ora lo importuni. Anzi, le guardie della corte divina, che sono gli Angeli, dicono a chi prega: vieni, entra, chiedi quanto vuoi e ti sarà dato. - E se è onore insigne l'essere ammesso all'udienza di un re, che onore infinitamente più, grande non è quello di avere sempre libero l'accesso alla persona del re del cielo! 
   Il mendicante è cacciato via dai palazzi abitati da uomini i quali in fin dei conti sono simili a lui per natura; e i poveri, i miserabili sono quelli che il gran Dio ammette più facilmente nel suo corteo ed ascolta con più premura. Andate, dice continuamente ai suoi ministri il Re dei re, il Signore dei monarchi, andate per le piazze e per le contrade, nei vicoli e per i crocicchi, e conducete qua tutti gli  
accattoni, infermi, ciechi, sciancati che troverete e fate loro ressa che entrino, in modo che la mia casa si riempia  (Luc. IX, 21-23).

   Ma non solamente questo gran Dio ci permette di rivolgerci a lui, assicurandoci che ci darà tutto quella che dimanderemo, la qual cosa è già altissimo onore e singolarissima distinzione, ma ce ne fa un obbligo... Supponiamo che un mendicante ardisse accostarsi alla mensa di un ricco, con quali parole e con quali maniere ne sarebbe scacciato! e il più misero dei mendicanti va, per mezzo della preghiera, a sedersi quando vuole alla tavola di Dio, presso la persona medesima di Dio. Che dignità! che onore! che gloria!... «Ti è permesso conversare con Dio, scrive il Crisostomo, ti è lecito trattenerti con lui a tuo piacere, per mezzo della preghiera ti è dato di meritare quello che brami. E benché tu non possa intendere con le orecchie del corpo la voce di Dio, ricevendo quello che domandi, ben vedi ch'egli si degna parlare con te, se non con parole certo con benefizi (In Eccles. c. VIII)».
   Dimandate e riceverete, affinché il vostro gaudio sia perfetto, dice Gesù Cristo (IOANN. XVI, 24)... «E qual felicità più grande può avere l'uomo, esclama S. Basilio, che quella di riprodurre su la terra i concerti degli Angeli, attendere alla preghiera su l'alba, esaltare il Creatore con inni e cantici? E poi, spuntato il sole, applicarsi al lavoro, non però mai dimenticando la preghiera? E finalmente, condire come di sale, tutte le azioni con cantici spirituali? (In Psalm.)».

   «Io ha creato la pace per frutta della preghiera», dice il Signore per bocca d'Isaia  (ISAI. LVII, 19). Ecco la mercede, la felicità, la dolcezza della preghiera: è la pace. Nulla infatti rende l'uomo tanto contento, allegro, tranquillo, quanto la preghiera, principalmente nelle prove, nelle tribolazioni, nella contrizione, e nel pianto dei peccati... Al mondo stolto che non prega, riesce di grave pena la preghiera; non trova tempo per pregare; non può intendere come le anime virtuose possano tanto amare e praticare la preghiera, da consecrarvi ore intere non solo senza noia, ma anzi con diletto. Infelici! essi non conoscono l'unzione della preghiera; non gustarono mai, perché non ne sono meritevoli, o meglio, perché non vogliono le consolazioni ineffabili, le dolci gioie che accompagnano questo divino trattenimento con Dio! La preghiera è veramente un saggio anticipato delle delizie celesti. Anime tepide, aride, negligenti, pigre, provatevi, fate qualche sforzo e comprenderete quello che dico, perché lo sentirete, lo proverete in fondo al cuore.



 8. MOTIVI DI PREGARE. - «Domandate, dice Gesù Cristo, cercate, picchiate»  (MATTH. VII, 7). Domandate per ottenere forze; perché voi non siete che debolezza... Cercate la luce e la verità con la preghiera, perché voi non siete che tenebre ed errori... Bussate con l'orazione alla porta del cielo e della grazia; perché vi sono necessari ambedue... Chiedete la grazia senza la quale non potete nulla... Sforzatevi di ritrovare con la preghiera la veste dell'innocenza e delle virtù che avete smarrita... Battete affinché vi siano aperti i tesori del Cuore ricchissimo di Gesù Cristo.
 I motivi che ci spingono a pregare sono la nostra povertà..., la nostra fiacchezza..., i nostri debiti spirituali... , le colpe, l'accecamento..., il tempo che ci è data apposta perché preghiamo..., la morte..., il giudizio..., l'inferno, il paradiso..., l'eternità.


   9. QUALITÀ DELLA PREGHIERA. 

1° Che cosa si deve fare prima della preghiera. - «Prima di metterti all'orazione, prepara l'anima tua», dice l'Ecclesiastico  (Eccli. XVIII, 23). Ci prepariamo alla preghiera: 1) con la lettura...; 2) col pentimento...; 3) con la considerazione della divina maestà alla quale si va a parlare...; 4) con la meditazione del proprio nulla...; 5) con la considerazione dei propri bisogni...; 6) con la considerazione dei vantaggi della preghiera...; 7) con la premeditazione delle cose che intendiamo domandare, perché non ci accada di chiedere cose o inutili, a nocevoli, o ingiuste; ma la nostra domanda versi intorno ad oggetti giusti, santi, degni di Dio, a lui graditi, a noi salutari. S. Bernardo dice: «Quale tu ti apparecchierai per comparire innanzi a Dio con la preghiera, tale a te si mostrerà Iddio; com'egli troverà voi, così voi troverete lui; perché egli è santo, sarà con chi è santo, egli l'innocente, sarà con l'innocente (Serm. in Cantic.)».

   Dio avrà cura di esaudire chi preparerà la sua preghiera nell'attenzione e nel raccoglimento; si mostrerà premuroso e liberale con chi apparterà diligenza e generosità.
   Chi si mette a pregare senza preparazione, chi si avvicina a Dio senza darsene pensiero, non placa Dio con la sua orazione, ma lo tenta, l'irrita, lo provoca con la sua temerità, con l'audacia, con l'irriverenza, con l'impudenza sua; principalmente poi se trovandosi in peccato, e quindi nemico di Dio e sotto il peso della sua collera, osa chiamarlo amico, senza che provi nessun dolore di averlo offeso. Dio ascolta solamente coloro che gli indirizzano le preghiere accompagnate da fede retta e da buone opere...
   Dunque, prima di cominciare la preghiera, pensate che voi siete una persona sommamente vile, perché peccatore ingrato, che siete cenere, polvere e corruzione; e per questa considerazione umiliatevi. Pensate quindi alla grandezza del Dio innanzi a cui vi portate con la preghiera; che è un Dio sapientissimo, santissimo, ottimo, onnipotente; amatore delle nature angeliche, riparatore della natura umana, creatore di tutte le cose. Ammirate, rispettate, adorate la divina maestà intimamente presente; ella sta davanti a voi. Amate la sua immensa bontà che è inclinata ad ascoltarvi, ad esaudirvi, a farvi del bene. Riaccendete la vostra speranza, ben sapendo che non uscirete né a mani vuote, né col cuore desolato, dalla presenza di un così gran re, dopo di avergli indirizzata la vostra preghiera.


   Ecco un modo pratico per apparecchiarvi alla preghiera: 1) la intendo pregare per dare lode, benedizione, onore a Dio. Una preghiera cosiffatta è un atto di religione. 2) Mi propongo di pregare Dio per piacergli; questa preghiera vi è ordinata dall'amore. 3) Voglio pregare per ringraziare Dio di tutti i suoi doni temporali e spirituali, concessi a me e a tutti gli altri; ecco un atto di riconoscenza. 4) Voglio pregare per imitare Gesù Cristo, la Beata Vergine Maria, gli Angeli beati e tutti i Santi del cielo, che mai non cessano dal pregare; unisco le mie preghiere alle loro orazioni ed ai loro meriti; ed in questa unione io offrirò le mie preghiere a Dio. Ecco l'iperdulia ed il culto dei Santi... 5) Voglio pregare per ottenere il perdono dei miei peccati e soddisfarvi; ecco un atto di penitenza... 6) Voglio pregare per la liberazione delle anime del purgatorio, per ottenere ai peccatori il perdono, ai giusti l'aumenta della loro giustizia; ecco un atto dell'amor del prossimo... 7) Intendo ancora pregare per chiedere un aumento di grazia e di gloria, cioè di umiltà, di carità, di mansuetudine, di castità, di sobrietà, di forza, di costanza, di perseveranza, di zelo, e in conseguenza per domandare un accrescimento di gloria celeste che corrisponda all'aumento di queste virtù e di queste grazie: ecco un atto di speranza e di differenti virtù... Utilissima cosa è avere tali intenzioni non solamente nella preghiera, ma ancora in tutte le azioni del giorno... Ci siamo noi fino ad oggi apparecchiati così alla preghiera? 
     
   2° Bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo. - E promessa formale del divin Redentore, che tutto quello che dimanderemo al Padre nel nome suo, egli lo farà (IOANN. XIV, 13). «Se non sempre subito, osserva S. Agostino, sempre per certo; poiché le grazie sono talora differite, non mai negate (De Orat.)». Altra volta ripete: «Vi do la mia parola, che qualunque cosa domandiate al Padre mio in mio nome, egli ve la darà n; e si lagnava con gli Apostoli, che non avessero fino a quel giorno domandato nulla in nome suo  (IOANN. XVI, 23-24). Per questo noi vediamo la Chiesa conchiudere tutte le sue orazioni con l'invocazione del nome di Gesù Cristo.
   Perché bisogna pregare nel nome di Gesù Cristo? Primieramente, perché Gesù è il nostro mediatore presso il Padre  (I IOANN. II, 1). Secondariamente, perché Gesù Cristo ci ha riscattati... In terzo luogo perché tutte le grazie vengono da lui che ne è l'autore ed il dispensiere... In quarto luogo; perché tutto abbiamo da lui, tutto dobbiamo a lui, e principalmente l'efficacia delle nostre preghiere...
   Quando è che noi domandiamo, ossia preghiamo nel nome di Gesù Cristo? Risponde S. Gregorio: «Il nome del Figliuolo di Dio è Gesù; e Gesù vuol dire Salvatore: pertanto prega nel nome di Gesù, chi domanda cose le quali veramente giovino alla sua eterna salute (Homil. XXVII. in Evang.)». Siccome poi Gesù Cristo ci ha aperto il cielo, si è fatto uomo. ed è morto per procurarcelo, il vero mezzo di pregare nel nome di Gesù Cristo, sta nel mettere in pratica quelle parole del Salvatore: «Cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia, ed il resto l'avrete per di più»  (MATTH. VI, 33).


   3° Bisogna pregare con attenzione. - Perché mai Gesù Cristo c'inculca di pregare in segreto, di allontanarci dal tumulto quando vogliamo pregare se non per insegnarci a stare attenti e raccolti nel tempo della preghiera? «Quando pregherete, dice, entrate nella vostra camera, e chiuso l'uscio, pregate il Padre vostro in segreto; ed egli che vede nel segreto, vi retribuirà»  (MATTH. VI, 6). Entrate nella vostra stanza, cioè raccoglietevi dentro di voi medesimi, fate attenzione a quello che dite... Chiudete l'uscio, cioè vigilate sui vostri sensi, cacciate le distrazioni, applicatevi con tutto l'animo all'orazione. Entrate nella vostra cella che è il vostro cuore; perché, secondo la frase di S. Francesco d'Assisi, «quando preghiamo, il corpo deve tenere luogo di cella, e l'anima fare l'uffizio di romito (S. Bonav. in eius vita)». «State attenti nelle vostre preghiere», avvisa S. Pietro (I, IV, 7). «Non impiegate nel pregare molta copia di parole, scrive S. Agostino, ma con poche parole la preghiera riesce eccellente, quand'è fatta con pia e perseverante attenzione (Serm. XV, de Verb. Dom.)». Tale era la preghiera di S. Paolo il quale diceva: «Pregherò con lo spirito, pregherò con attenzione»  (I Cor XIV, 15).

   Quando noi preghiamo, è come se dicessimo col Salmista: «Signore, porgete l'orecchio alle mie parole, ascoltate le mie grida; o mio re, o mio Dio, ascoltate la mia preghiera»  (Psalm. V, 1-2). «Signore ascoltate la mia preghiera; essa non viene da bocca mentitrice» (Psalm. XVI, 1). Ora qual sarebbe la sfrontatezza, l'audacia nostra se mentre diciamo a Dio: ascoltateci, porgeteci orecchio, esaudite le preghiere che in tutta sincerità vi indirizziamo, noi non facessimo punto attenzione a quello che diciamo, non pensassimo a quello che dimandiamo, non sapessimo nemmeno noi quello che vogliamo? Noi siamo del continuo in distrazioni volontarie, attendiamo all'orazione sbadati, svagati, pigri, sonnolenti, pensando a tutt'altro che a Dio: ed è questo un pregare? Non è piuttosto un burlarsi di Dio, un insulto a Gesù Cristo?
   La preghiera è un'elevazione della mente a Dio. Ma se mentre la bocca prega, l'anima vaga su la terra, si occupa della famiglia, degli affari, delle creature, e simili cose, può essa dire che è elevata a Dio? Ah! una tale preghiera, non merita il nome di preghiera. Noi ci lamentiamo molte volte che non otteniamo quello che domandiamo. Ah! non è Dio che ricusi di dar celo, ma siamo noi che rifiutiamo di riceverlo. Oseremmo noi tenere tal modo nel chiedere qualche cosa agli uomini? « Voi domandate, diceva già S. Giacomo, e non ricevete, perché domandate male»  (IAC. IV, 3). «Ipocriti, direbbe Gesù Cristo a costoro, bene ha di voi profetato Isaia dove dice: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me» (MATTH. XV, 7-8).


   4° Con zelo, diligenza, fervore. - Quando Gesù c'inculca di domandare, di cercare, certo egli c'insinua con questo modo di parlare, che la preghiera nostra dev'essere fatta con diligenza, zelo, fervore. Tale era la costumanza del profeta Davide il quale poteva dire a Dio: «O Dio, Dio mio, io vi cerco fin dall'aurora; ché assetata di voi è l'anima mia» (Psalm. LXII, 2). E poi ancora: «Io mi sono ricordato di voi stando nel mio letto nel più alto della notte; io ho meditato le vostre meraviglie al primo rompere dell'alba» (Id. 7). «A voi ho gridato, o mio Signore; e al mattino la mia preghiera vi previene» (Psalm. LXXXV, 14). I Santi vegliano la notte in preghiere, si alzano di buon mattino per pregare; e noi? noi poltriamo, noi dormiamo.
   «O anima, dice S. Agostino, sii sollecita con Colui che è tutta sollecitudine a tuo riguardo; sii pura con Colui che è puro, sii santa con Colui che è santo, sii a disposizione di Colui che sta interamente ai tuoi cenni; quale sarai per Iddio, tale sarà Iddio per te (Soliloq.)»; cioè, come si esprime S. Eucherio di Lione: «quanta premura e diligenza noi portiamo all'orazione, tanta ne porrà Dio a esaudirci e a concederci le sue grazie» (Epist.). Se voi siete solleciti della preghiera, se procurate di prepararvi, di attendervi, di ben fare, Dio vi ammetterà volentieri alla sua udienza, coronerà i vostri voti, adempirà i vostri desideri, vi colmerà di benefizi. Quanto meglio le vostre disposizioni concorderanno con quelle di Dio, tanto più vi ascolterà con piacere, vi risponderà con sollecitudine; poiché l'amico conversa volentieri con l'amico, si trattiene con lui lieto e festoso... «La preghiera, scrive l'Alvarez, non è sonno, ma veglia; non pigrizia, ma attività; perché il cuore deve applicarsi con diligenza, e l'intelletto adoprarsi con sollecitudine a comprendere le cose divine, affinché la volontà le gusti e vi si affezioni (In Isaia)».

   Noi siamo sicuri di ottenere tutto ciò che domandiamo con la carità. Una preghiera breve ma fervente, vale infinitamente meglio che lunghissime orazioni fatte con tedio e rilassatezza. «La preghiera fervorosa, dice S. Bernardo, penetra certamente i cieli, donde non ritorna mai, senza alcun dubbio, vuota di effetto. Il grido che va diritto a ferire le orecchie di Dio, è il desiderio ardente che si sprigiona dal cuore per mezzo della preghiera (Serm. IV, in Quadrag.)». «Non sono le alte grida, dice il Crisostomo, che scuotono Iddio, ma è il fervido amore, quello che lo muove. Dio non ascolta la voce, ma il cuore (Homil. de mulier. Chanan.)».

   «Voi m'invocherete, dice Iddio, e vi partirete esauditi; mi cercherete e mi troverete, perché mi avete cercato con tutto il cuore» (IER. XXIX, 12-13). Ecco perché il re Profeta diceva che aveva trovato il suo cuore, per pregare (II Reg. VII, 27): e si augurava che la sua preghiera salisse al cielo come incenso di soave odore (Psalm. CXL, 2). La preghiera fervorosa è incenso di grato odore. Tre cose si richiedono affinché l'incenso s'innalzi e sono l'incensiere, il fuoco, l'incenso. L'incensiere è il cuore, il fuoco dell'incensiere è l'amor di Dio, l'incenso è la preghiera. Senza fuoco, inutile è l'incenso. Quando il cuore avvampa di fervore, la preghiera sale in un attimo fino a Dio, e Dio colma l'anima di mille favori... La preghiera fiacca e accidiosa, è una preghiera non esaudita.
   5° Con fede e confidenza. - Sono chiare le parole di Gesù Cristo: «Tutto quello che domanderete con fede, lo riceverete»  (MATTH. XXI, 22). È vero che la preghiera suppone la fede, altrimenti non si pregherebbe; ma questa non basta, si richiede una fede ferma e viva. Udite l'apostolo S. Giacomo: Se alcuno abbisogna di sapienza, si volga a chiederla a Dio, il quale la dà a tutti con abbondanza, e gli sarà data. «Ma domandi con fede, senza dubitare; perché chi dubita somiglia al flutto del mare, agitato e sobbalzato dal vento. Questo tale non si dia a credere di ricevere cosa veruna» (IAC. I, 5-7).

   «Il fondamento della preghiera è la fede; dunque, ne conchiude S. Agostino, crediamo per poter pregare, e preghiamo che questa fede la quale ci fa pregare, non ci manchi mai, né si intepidisca: la fede inspira la preghiera: la preghiera fatta ottiene la conferma della fede. Vegliate e pregate affinché non entriate in tentazione: che cosa è entrare in tentazione, se non uscire dalla fede? (Tract. XXXVI, de Verb. Domini secundum Lucam)».

   «Bussate e vi sarà aperto», dice Gesù Cristo (MATTH. VII, 7). Domandare e battere indicano la confidenza: non si domanderebbe, tanto meno poi si picchierebbe, quando non si avesse speranza di ottenere. Ma ci vuole una fiducia intera, assoluta, irremovibile... Si cerca, perché si ha fiducia di trovare. In ogni altro luogo la confidenza può essere ingannata; nella preghiera, non mai... Se Dio indugia a concederci quello che chiediamo, si raddoppi la confidenza e si otterrà. Quello che domandate, l'avrete a suo tempo. «Dio, dice il Profeta Abacuc, non ingannerà la vostra fiducia; se tarda a venire, aspettate, poiché verrà e non tarderà» (II, 3). Indegna cosa, è tentennare nella confidenza... Chi manca di fiducia non merita di essere esaudito... La confidenza e la fede sono come le due ali della preghiera, con le quali essa vola fino al trono di Dio e ottiene tutto ciò che le aggrada...
   6° Con umiltà e compunzione. - Se, come insegna S. Paolo, noi non siamo capaci di concepire da noi medesimi il menomo buon pensiero, ma Dio è quegli che ce ne dà il potere (II Cor II, 5), pensate voi se potremo pregare; importa adunque che chi vuole pregare si umilii innanzi a Dio, riconosca le sue miserie e i suoi bisogni. «L'orazione dell'uomo che si umilia, dice il Savio, passa le nubi, penetra nel cielo e non se ne parte finché l'Altissimo l'abbia guardata» (Eccli. XXXV, 21). No, Dio non isdegna mai né rigetta la preghiera dei poveri, cioè di quelli dal cuore umile, la guarda anzi con occhio benigno e cortese; come ci assicura il Salmista  (Psalm. XXI, 25); (Psalm. CI, 18); il quale perciò diceva a Dio: «Ascoltate la mia preghiera, perché io mi sono umiliato profondamente» (Psalm. CXLI, 7).

   L'umiltà è chiamata dal Crisostomo, il carro della preghiera    (De Orat.). Anzi possiamo dire che essa le dà le ali con cui essa vola rapidissima al cielo e senza le quali non fa che strisciare su la terra. Ne avete palpabile esempio nella preghiera del pubblicano, che è accettata immantinente ed esaudita da Dio, mentre quella del fariseo viene ributtata e punita. Osservate anche la preghiera del centurione: per umiltà e basso sentire che aveva di se medesimo, si professa indegno di accogliere tra le sue mura Gesù Cristo; ma appunto, perché se ne conosce indegno, Gesù Cristo vuole andarvi. Ah! «Dio resiste agli orgogliosi, dice S. Giacomo, e dà la grazia sua agli umili» (IAC. IV, 6).

   Nelle nostre preghiere dobbiamo imitare il mendicante. Appoggiato al suo bastone, il capo scoperto, se ne sta alla porta domandando un tozzo di pane per carità, e se ha alcune piaghe, le tiene scoperte. Tutte queste cose, i suoi cenci, le sue miserie, la sua voce fioca, la sua posizione umile, toccano il cuore del ricco il quale stende la sua mano benefica a sollevarlo... Noi siamo tutti quanti, dice S. Agostino, i mendicanti del grande Padre di famiglia; noi stiamo prostesi alla sua porta per domandargli il nostro pane quotidiano. Noi siamo stati scacciati dal paradiso terrestre, spogliati della veste dell'innocenza e privati di ogni bene, dal demonio e dal peccato. Bisogna dunque domandare con umiltà profondissima (Serm. XV, de Verb. Dom. sec. Matth.); cosi pregando siamo certi di ottenere quanto ci occorre, perché sempre Iddio gradì l'orazione degli umili (IUDlTH. IX, 16).
   Quello poi che serve a un tempo ad eccitare in noi l'umiltà e a renderla certamente gradita a Dio e salutare a noi, è la compunzione del cuore; perché Iddio non ripudia mai da sé un cuore contrito ed umiliato (Psalm. L, 19); e l'anima che prega compunta e contrita, al dire di S. Bernardo, avanza rapidamente nella strada della salute (Serm, IV, In Quadrag.).

   «La preghiera, scriveva S. Agostino, si fa meglio con gemiti che con parole, più con le lacrime che con la lingua (Ad Dioscor.)». Oh come bella ed efficace preghiera sono. le lacrime del cuore! «Quando tu pregavi piangendo, disse l'Angelo a Tobia, io presentava la tua preghiera al Signore » (TOB. XII, 12). «Mescoliamo le lacrime alle preghiere, ci suggerisce S. Cipriano: queste sono armi celesti le quali ci rendono invincibili: queste sono fortezze spirituali, e scudi divini che ci difendono (Epist. ad Martyr.)». Lisia si avanza alla testa di ottantamila uomini e di un forte nerbo di cavalleria e va ad assediare Betsura. Corsa voce a Giuda Maccabeo, che il nemico investiva la fortezza, si gettò per terra ai suoi a dimandare al Signore con pianto e gemiti che inviasse un Angelo per la salvezza d'Israele. Allora un cavaliere comparve innanzi ad essi, bianco vestito, con armi d'oro e con la lancia in pugno. Forti di questo soccorso, Giuda col suo esercito attacca battaglia col nemico, ne uccide gran parte, l'altra mette in fuga, riportando una splendida vittoria (II Mach. XI).


   7° Bisogna pregare per quanto è possibile in istato di grazia; con cuore puro e scevro di odio. - Ci assicura S. Giacomo, che molto può la preghiera fervente e assidua del giusto (IAC. V, 16); e le preghiere che S. Giovanni vide esalare come profumi dalle coppe d'oro ch'erano tenute in mano dagli Angeli in Cielo, erano le preghiere dei Santi (Apoc. V, 8). Le orazioni di coloro che si trovano in istato di grazia, sono paragonate ai profumi, a cagione del loro valore e del buon odore. Se Aronne, ponendosi in mezzo al popolo e alzando la voce a Dio con la preghiera, fece cessare la peste che mieteva la moltitudine, è perché era giusto e santo (Num. XVI, 46). Se Mosè, Elia, Samuele, ecc. avevano tanta forza con le loro preghiere, da ottenere quanto chiedevano, e più ancora, lo dovevano allo stato di grazia in cui si trovavano.

   Benché sia cosa desiderabile che chi prega si trovi in istato di grazia, tuttavia il peccatore il quale ha perduto la grazia, deve anche egli pregare, e pregare molto e più che il giusto, per ottenere il perdono dei suoi peccati e riconciliarsi al più presto con Dio. Il malato ha bisogno di medico e di medicina; ora il peccatore è affetto dalla più spaventosa e orribile malattia che lo condurrebbe al sepolcro dell'inferno, se non adoprasse l'efficace rimedio dell'orazione, se non facésse ricorso a Gesù vero medico.

   «Beati quelli dal cuore puro, perché essi vedranno Dio», disse Gesù Cristo (MATTH. V, 8). Ora se avviene che i puri, i casti vedano Dio quaggiù in terra, questo certamente avviene nella preghiera. Se noi ci presentiamo innanzi a Dio per pregarlo con cuore puro, noi potremo, diceva l'abate Giovanni, per quanto è possibile a uomo vestito di carne, vedere Dio e a lui volgere. nella nostra preghiera, l'occhio del nostro cuore, e contemplare in ispirito l'Invisibile (Vit. Patr.). La castità di Giuditta unita alla sua preghiera, salvò il popolo giudeo da uno sterminio totale. La preghiera che parte da un'anima casta, pura, senza macchia, è infinitamente cara e gradita a Dio, e riesce onnipotente per l'uomo. 

   Ora che cosa sarà della preghiera che esce da un'anima tra vagliata dall'ira, rosa dall'odio? «Ah! nessuno, esclama S. Giovanni Crisostomo, sia così audace che si accosti a Dio con la preghiera, se cova nel suo cuore odio e vendetta (Lib. de Orand. Dom.)». Dio rigetta non meno con orrore la offerta, il sacrifizio di chi prega con odio in cuore, che l'oblazione di chi prega col cuore volontariamente tuffato nel più fetente lezzo.

   La preghiera perché sia esaudita deve sgorgare da un cuore scevro di mal talento e pieno di carità. Pregando, l'uomo vuole e dimanda che Dio gli usi misericordia; bisogna dunque che dimentichi e perdoni egli medesimo le ingiurie ricevute dai suoi simili. Tutte le volte che l'uomo che odia profferisce quelle parole del Pater: Perdona a noi come noi perdoniamo a quelli che ci hanno offesi, pronunzia la sua condanna; la sua preghiera è un oltraggio.
   8° Bisogna pregare sovente e perseverare nella preghiera fino alla morte. - Non basta pregare una volta, ma bisogna essere assidui a questo esercizio, e mantenervisi perseveranti fino alla morte. «È necessario pregare sempre e non stancarsi mai» (Luc. XVIII, 1). «Se egli continua a bussare, vi assicuro che gli sarà dato tutto ciò che gli abbisogna» (Luc. XI, 8). «Io vi dico domandate e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi, sarà aperto» (Ib. 9). Tutte queste sentenze sono di Gesù Cristo il quale, notate che non dice: domandate, cercate, battete una volta, due, dieci, mille volte; ma in termini generali raccomanda di sempre chiedere, sempre bussare. E la parola confortava con l'esempio; perché nella preghiera consumava la notti intere (Luc. VI, 12). Tre volte egli prega nel giardino degli ulivi, e solamente dopo la terza volta discende un Angelo a consolarlo. Non è questo un sublime esempio ed un forte stimolo per noi a perseverare nella preghiera?

   «Quando Iddio tarda un po' a darei quello che gli domandiamo, ci vuole far notare il valore dei suoi favori, non ce li nega, scrive S. Agostino; cosa lungamente aspettata, arriva più dolce e cara; se è subito concessa, non se ne tiene conto. Chiedendola e cercandola, cresce con l'appetito Il gusto che poi si prova nell'assaporarla (Epist. XLIII, ad Paulin.)». Quanti beni preziosi e abbondanti non ci darà Iddio nella sua bontà, dice il medesimo Santo; quel Dio che ci esorta a domandare e quasi si corruccia se non domandiamo (Serm. V, de Verb. Domini); insistendo presso di lui con una violenza che, al dire di Tertulliano, gli riesce gratissima (Lib. de Orat.). Del resto, quegli che non persevera nella preghiera, non raccoglie nessun frutto duraturo: come non conseguisce il premio quel corridore il quale cade sfinito prima di avere toccato la mèta: la similitudine è di S. Lorenzo Giustiniani (De ligno vitae, c. IV).

   Degli Apostoli narra S. Luca, che ritornati a Gerusalemme dopo aver assistito all'ascensione del Salvatore, erano del continuo nel tempio a cantare le lodi del Signore (Luc. XXIV, 53); e perseveravano tutti d'accordo nella preghiera con le sante donne e con Maria madre di Gesù, e con i suoi fratelli (Act. I, 14). E tanto era l'amore che portavano alla preghiera, che rinunziarono ad ogni esteriore faccenda, per consecrarsi tutti di proposito alla preghiera continua (Act. VI, 4).

   Da ciò si comprende come inculcassero con tanta premura la preghiera ai cristiani. «Pregate con ogni sorta d'istanza e di supplica, in tutti i tempi, vigilando e pregando senza tregua, in ispirito, per tutti» (Eph. VI, 18). «Vegliate e perseverate nella preghiera con azioni di grazie» (Coloss. IV 2). «Pregate senza posa» (I Thess. V, 17). «La vera vedova deve perseverare giorno e notte nelle preghiere e nelle suppliche» (I Tim. V, 5). E quello che raccomandava ai fedeli, lo eseguiva l'Apostolo medesimo che poteva dire di se stesso: «Io prego del continuo per voi» (Coloss. I, 3). «Non cesso mai dal pregare per voi e dal dimandare che siate forniti della cognizione della volontà di Dio in tutta saviezza e intelligenza spirituale; affinché vi regoliate in maniera degna di Dio, cercando di piacere a lui in tutto» (Ib. 9-10). Mentre S. Pietro era custodito in carcere non si cessava di pregare per lui (Act. XII, 5); e Pietro ne fu scampato; perché grande valore, dice l'Apostolo S. Giacomo, ha la preghiera del giusto purché sia assidua (IAC. V, 16).

   Dice S. Gregorio: «Iddio vuole che lo si preghi, che gli si faccia violenza, che lo si vinca con l'importunità. Perciò dice: Il regno dei cieli va tolto a viva forza, e se ne impadroniscono quelli che usano violenza. Siate dunque assidui alla preghiera, siate importuni nelle vostre suppliche, non scoraggiatevi delle ripulse. Se colui che tu preghi, pare che non ti ascolti, fagli violenza acciocché riceva il regno dei cieli: sii violento per forzare la porta del cielo. Dolce violenza è questa, per cui Dio non si offende, ma si placa: non si danneggia il prossimo, ma lo si aiuta; non si fa peccato, ma lo si cancella (In Psalm. VI)».


   Ascoltiamo perciò il consiglio di S. Gerolamo: «Uscendo di casa tua, armati dell'orazione, e rientrandovi, riabbracciala; non dare mai riposo al tuo corpo se prima non hai nutrito l'anima con la preghiera (Epist.)». Procuriamo con ogni diligenza, secondo il suggerimento di Bartolomeo dei Martiri, di far sì che per mezzo dell'assiduità alla preghiera, il nostro cuore stia sempre aperto a Dio (In eius Vita): ricordando quel detto di S. Isidoro:  «Chi vuol essere del continuo con Dio, deve frequentemente leggere e pregare: la frequenza nella preghiera ci ripara dall'assalto dei vizi (De Summ. Bono, l. III, c. 8)». Noi dovremmo poter dire col Salmista:  «Abbi pietà di me, o Signore, perché ho gridato a Te tutto il giorno» (Psalm. LXXXV, 3). Questo re ci assicura ch'egli lodava e pregava il Signore sette volte al giorno (Psalm. CXVIII, 164).

   Nel fatto di Giuditta è notato che, convocato tutto il popolo nel tempio, vi passò la notte in orazione, chiedendo soccorso al Dio d'Israele (IUDITH. VI, 21). Che cosa fece Gesù allorché si trattò di scegliere i discepoli?  «Se ne andò su la montagna a pregare, e stette in orazione tutta la notte: fattosi giorno, raduno intorno a sé i discepoli e ne scelse dodici tra loro, i quali chiamò Apostoli» (LUC. VI, 12-13). Impariamo da questo esempio a non mettere mai mano ad affare d'importanza, senza aver prima, sovente e per lungo tempo, invocato con la preghiera i lumi dello Spirito Santo.

    «Attendiamo dunque, conchiudiamo con S. Cipriano, a frequenti preghiere» (Epl. ad Martyr.); e ricordiamoci che, come dice lo Spirito Santo, è perseverante nella preghiera, colui che non cessa di pregare finché non abbia ottenuto dall'Altissimo quello che domanda (Eccli. XXXV, 21). Nella perseveranza sta la forza della preghiera; essa ottiene tutto quello che domanda con assiduità... La preghiera perseverante è indicata dal Crisostomo, come l'arma più forte (De Orando Dom.). Chi non cessa di starsene accanto a Dio per mezzo di una preghiera perseverante, assicura l'anima sua da ogni tirannia di passioni...






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