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giovedì 22 ottobre 2020

PARLIAMOCI CHIARO! SACRALITA' DEL MATRIMONIO




Matrimonio
    Dai Quaderni

  • Adultero e maledetto è quel vivente che scinde un’unione, prima voluta, per capriccio di carne o per insofferenza morale, perché se egli o ella dicono che il coniuge è ormai per essi cagione di peso e ripugnanza, Io dico che Dio ha dato all’uomo riflessione e intelletto perché lo usi e tanto più lo usi in casi di così grave importanza come la formazione di una nuova famiglia; Io dico ancora che se si è in un primo tempo errato per leggerezza o per calcolo, occorre poi sopportare le conseguenze per non creare maggiori sciagure che ricadono specialmente sul coniuge più buono e sugli innocenti, portati a soffrire  più che la vita non comporti e a giudicare coloro che Io ho fatto ingiudicabili per precetto: il padre e la madre. Io dico infine, che la virtù del sacramento, se foste cristiani, veri e non quei bastardi che siete,  dovrebbe agire in voi coniugi, per fare di voi un’anima sola che si ama in una carne sola e non due belve che si odiano legate ad una stessa catena. (…)
    Nulla vi rende lecito l’essere adulteri. Nulla. Non l’abbandono o la malattia del coniuge e molto meno il suo carattere più o meno odioso. (…)
    Io ho detto e non muto il mio dire, che è adultero non solo chi consuma adulterio, ma chi desidera consumarlo nel suo cuore perché guarda con fame di sensi la donna o l’uomo non suo. (…)  Il mondo si frantuma in rovine perché per prime si sono rovinate le famiglie. (…) La libidine estingue la Luce dello spirito e uccide la Grazia. Senza Grazia e senza Luce voi non differite dai bruti e compite perciò azioni da bruti. 25.9.43
  • Doppiamente male è per la donna presentarsi a Dio, all’altare di Dio per un giuramento ad un uomo, con la macchia più brutta che possa macchiare una donna. Mentitrice a Dio, all’uomo suo compagno, al mondo, carpisce una benedizione, una protezione e un rispetto di cui non è degna. 5.11.43
  • Il coniuge onesto e santamente amoroso cerca divenire simile all’altro coniuge, poiché chi ama tende a prendere somiglianza della creatura amata, onde il matrimonio bene inteso, è elevazione reciproca, perché non vi è alcuno completamente perfido e basta migliorare ognuno un punto prendendo ad esempio il buono dell’altro per salire in mutua gara la scala della santità. 28.11.43
  • Condizioni prime, nei vostri matrimoni di ora, sono queste di volgersi a Dio chiedendo dalle sue mani compagno conforme al vostro carattere e alla vostra posizione e soprattutto il compagno giusto agli occhi suoi. 11.1.44
  • Nulla di più sano e di più santo di due che si amano onestamente e si uniscono per perpetuare la razza umana e dare anime al Cielo. La dignità dell’uomo e della donna divenuti genitori, è la seconda dopo quella di Dio. Neppure la dignità regale è simile a questa perché il re, anche il più saggio, non fa che amministrare dei sudditi. I genitori, invece, attirano su loro lo sguardo di Dio e rapiscono a quello sguardo una nuova anima che chiudono nell’involucro della carne nata da loro. (…)

  • Quanti coniugi dopo l’inevitabile consuetudine  della cerimonia religiosa, consuetudine ho detto e lo ripeto, perché per la maggioranza non è altro che consuetudine e non aspirazione dell’anima ad avere Dio con sé in tal momento, non hanno più un pensiero a Dio e fanno del Sacramento che non finisce con la cerimonia religiosa, ma si inizia allora e dura quanto dura la vita dei coniugi (…) fanno del Sacramento un festino e del festino uno sfogo di bestialità.L’angelo insegna a Tobia che, facendo precedere con la preghiera l’atto, l’atto diviene santo e benedetto e fecondo di gioie vere e di prole.22.3.44
  • Ciò che Dio ha congiunto non può essere separato dall’uomo per nessun motivo. Poiché separare vuol dire spingere all’adulterio e il peccato di adulterio lo commette non solo chi pecca nella materia, ma chi produce le cause del peccato, mettendo una creatura nelle condizioni di peccare. 21.6.44
  • Se uno dei due ha mancato, doppio dovere del secondo d’esser fedele per non privare la prole dell’affetto e del rispetto. Affetto dei genitori alla prole, rispetto della prole ai genitori. (…) Non è lecito all’uomo, per nessun motivo, non è lecito al cristiano separare ciò che un sacramento ha congiunto nel nome di Cristo.21.6.44

  • Quando la sposa lascia la casa paterna e diviene moglie di colui che l'ama, sale ad un grado di amore più grande. Non sono più due che si amano. Sono UNO che si ama nel suo doppio. L'uno ama sè riflesso nell'altro, poichè l'amore li stringe in un nodo così stertto che la gioia annulla la personalità e i due singoli in un'unica gioia. 21.6.44
  • Benedetta qualla casa dove la santità del Sacramento vive nel vero senso della parola e produce una inesausta fioritora d'atti d'amore. Amore non di carne soltato, ma più di spirito. Amore che dura e anzi cresce quanto più gli anni e gli affanni crescono. Amore che è vero amore, perchè non si limita ad amare per il godimento, ma abbraccia la pena del coniuge e la porta con lui per sollevarlo del peso. 21.6.44
  • L'uomo mostra di stimare molto la sua donna se ad essa confida tutto di se stesso per averne consiglio e conforto.
    La donna mostra di amare molto il suo uomo se sa comprenderlo nei suoi pensieri e se volonterosa lo aiuta a portare i suoi affanni. Non vi saranno più baci di fuoco e parole di poesia. Ma vi saranno carezze d'anima ad anima e segrete parole che si mormorano gli spiriti, dandosi, l'un l'altro la pace del vero amore del vero matrimonio. 21.6.44
  • Il matrimonio è elevazione reciproca, dev'essere tale. Il coniuge migliore deve essere fonte di elevazione, né limitarsi ad essere buono, ma adoperarsi perché alla bontà giunga l’altro. 23.7.44







    Dal Vangelo come mi è stato rivelato
  • "Non fornicate”.  (…) Quale fra voi non ha messo i denti in questo pane di cenere e sterco che è la soddisfazione sessuale? Ed è lussuria solo quella che vi spinge per un’ora fra braccia meretrici? Non è lussuria anche il profanato connubio con la sposa, profanato perché è vizio legalizzato essendo reciproca soddisfazione del senso, evadendo alle conseguenze dello stesso?
    Matrimonio vuole dire procreazione e l’atto vuol dire e deve essere fecondazione. Senza ciò è immoralità. Non si deve del talamo fare un lupanare. E tale diventa se si sporca di libidine e non si consacra con delle maternità. (…)
    L’uomo è il seme, la donna è la terra, la spiga è il figlio. Rifiutarsi a far la spiga e sperdere la forza  in vizio, è colpa. 123.3

  • La donna: il capolavoro della bontà presso il capolavoro della creazione che è l’uomo.157.4

  • Le donne: mute sacerdotesse che predicheranno Dio col loro modo di vivere e che, senza altra consacrazione che quella avuta dal Dio-Amore, saranno, oh! saranno consacrate e degne d'esserlo. 157.5

  • Solo la morte rompe il matrimonio. Ricordatevelo. E se avete fatto una scelta infelice portatene le conseguenze come una croce, essendo due infelici, ma santi, e senza fare maggiori infelici nei figli che sono gli innocenti che più soffrono di queste disgraziate situazioni. L’amore dei figli dovrebbe farvi meditare cento volte e cento anche nel caso d'una morte del coniuge. (…) Se sapeste voi  vedovi, e voi vedove, vedere nella morte non una menomazione ma una elevazione a una perfezione di procreatori! Esser madre anche per la madre estinta. Esser padre anche per il padre estinto. Esser due anime in una (…)  174.19

  • Amare non vuol dire godere di una carne e per la carne. Quello non è amore, è sensualità. Amore è l’affetto da animo ad animo, da parte superiore a parte superiore, per cui nella compagna non si vede la schiava ma la generatrice dei figli, solo quello, ossia la metà che forma con l’uomo un tutto che è capace di creare una vita, più vite; ossia la compagna che è madre e sorella e figlia dell’uomo, che è debole più di un neonato o più forte di un leone a seconda dei casi e come madre, sorella, figlia, va amata con rispetto confidente e protettore. Ciò che non è quanto Io dico, non è amore: E’ vizio. Non conduce all’alto ma al basso. Non alla Luce ma alle Tenebre. Non alle stelle ma al fango. Amare la donna per sapere amare il prossimo. Amare il prossimo per sapere amare Dio. 242.8

  • "Sia fatta la Tua volontà Padre, in Cielo, in Terra e nel cuore delle madri”.
    Fare la volontà di Dio attraverso la sorte dei figli è il martirio redentivo delle madri (…) il tormento delle madri è di essere separate dai figli. 253.4 
  • Il sacramento dà tutti gli aiuti per una santa convivenza secondo le leggi e i desideri di Dio.
    Lo sposo e la sposa divengo ministri di un rito: quello procreativo. Anche il marito e la moglie divengono sacerdoti di una piccola Chiesa: la famiglia. Devono perciò essere consacrati per procreare con benedizione di Dio e per allevare una discendenza nella quale si benedica il Nome Santissimo di Dio. 259.6

  • La mamma va ubbidita e amata, perché tutto quello che fa, lo fa per nostro bene. 445.12
  • La mamma è il più grande amore della terra, ma Dio è il più grande ed eterno amore della Terra e del Cielo e va ubbidito e amato perché tutto quello che fa, lo fa per nostro bene. 445.12
  • La mamma è per l’anima e per il corpo ciò che per gli stessi è Dio. Essa ti veglia, ti cura, t'insegna, ti ama, guarda che tu non ti faccia del male, ti tiene sotto le ali del suo amore. 445.12
  • La mamma è quella che compatisce il figlio ostinato, malato, sviato e lo ammansisce con la bontà e lo porta a Dio con la preghiera e la pazienza.445.12

  • Alle madri è macigno che schiaccia il disamore dei figli, il loro essere imperfetti agli occhi di Dio e degli uomini. 445.15

  • L’uomo deve essere il capo della casa ma non despota, né della sposa né dei figli e nello stesso tempo deve essere il re nel senso biblico della parola.Guai a quei padri che mancano al loro ufficio. 451.3
  • Il matrimonio è unione voluta per elevazione e conforto dell’uomo e della donna, oltre che per procreazione; è dovere, è ministero, non è mercato, non è dolore, non è avvilimento, di uno o dell’ altro coniuge. E’ amore e non odio. Giusto  dunque sia il capo senza eccessive durezze o pretese e senza eccessive condiscendenze e debolezze. (…) E giusta sia la donna nella casa verso lo sposo, i figli, i servi. Allo sposo dia ubbidienza e rispetto, conforto e aiuto.
    Ubbidienza finché questa non assuma sostanza di consentimento al peccato. La moglie deve essere sommessa ma non degradata. Guardate, o spose, che il primo che vi giudica, dopo Dio, per certe colpevoli condiscendenze, è lo stesso vostro marito che vi induce ad esse. 451.3
  • La moglie virtuosa, direi la moglie che anche dopo il coniugio conserva quel “che” di verginale negli atti, nelle parole, negli abbandoni d’amore, può portare il marito a una elevazione dal senso al sentimento, onde lo sposo si spoglia da lussuria e diviene veramente un unico “che”  con la sposa che tratta col riguardo con cui uno tratta una parte di sé stesso e giusto è che ciò sia, perché la donna è “osso delle sue ossa e carne della sua carne”. 451.4
  • La moglie sia paziente, materna con il marito. Lo consideri come il primo dei suoi figli, perché la donna è sempre madre e l’uomo è sempre bisognoso d'una madre che sia paziente, prudente, affettuosa, confortatrice. Beata quella donna che del proprio coniuge sa essere la compagna e insieme la madre per sorreggerlo, e la figlia per essere guidata. 451.4
  • Vegliare sui figli e sulle figlie, amorosamente, correggere, sorreggere, far meditare e tutto senza preferenze. 451.5
  • E tornando a come devono essere i componenti di una famiglia e gli abitanti d'una casa perché in essa si mantenga fruttuosamente la mia benedizione, vi dico, o figli, che voi siate sottomessi ai genitori, rispettosi, ubbidienti, per poterlo essere anche con il Signore Iddio vostro. Perché se non imparate ad ubbidire ai piccoli comandi del padre e della madre, che vedete, come potete ubbidire ai comandi di Dio che vi vengono detti in suo nome, ma che non vedete e non udite? 451.7

  • Siate dunque buoni, rispettosi, docili, amate il padre che vi corregge, perché lo fa per il vostro bene, e la madre se vi trattiene da azioni che la sua esperienza giudica non buone. Onorateli non facendoli arrossire con le vostre azioni malvagie. 451.8 

  • Il  Signore Iddio vostro ha creato il coniugio perché l’uomo e la donna non fossero soli e si amassero formando una carne sola e indissolubile, posto che fu insieme congiunta e vi ha dato il Sacramento perché sulle nozze scendesse la benedizione sua e per i meriti miei voi aveste quanto vi è necessario nella nuova  vita di coniugi e di procreatori. E per volgervi a Lui con volto e animo sicuri siate oneste, buone, rispettose, fedeli, vere compagne dello sposo, non semplici ospiti della sua casa, o peggio ancora: estranee che un caso riunisce sotto un tetto come due che il caso riunisce in un albergo di pellegrini.473.9
  • "Coloro che non amano in anima, mente e carne il loro compagno, lo spingono all’adulterio e se a costui Io chiederò il perché del suo peccato, non farò da meno per colei che non ne è l’esecutrice, ma la creatrice”. La Legge di Dio occorre saperla comprendere in tutta la sua estensione e profondità e occorre saperla vivere in piena verità. 473.9
  • La moglie sia sottomessa al marito, umile, fedele,casta. Si, egli, l’uomo, è il capo della famiglia. Ma capo non vuol dire despota. Capo non vuol dire capriccioso padrone al quale è lecito ogni capriccio non solo sulla carne ma sulla parte migliore della sposa. 531.10


  • Il divorzio (mosaico) è venuto come malvagio frutto della lussuria umana, del peccato d'origine e della corruzione degli uomini. Ma non è venuto spontaneamente da Dio. Dio non muta la sua parola. E Dio aveva detto, ispirando ad Adamo innocente ancora e parlante perciò con intelligenza non offuscata dalla colpa, le parole:  che gli sposi, una volta uniti, dovevano essere una carne sola. La carne non si separa dalla carne altro che per sciagura di morte o di malattia.  (…)
    Non è lecito all’uomo separare ciò che Dio ha unito, ed è adultero sempre, colui, o colei che avendo il coniuge vivente passa ad altre nozze.
    Il divorzio è prostituzione legale, mettendo in condizione uomo e donna di commettere peccati di lussuria.
    La donna divorziata difficilmente resta vedova d'un vivo, e vedova fedele. L’uomo divorziato non resta mai fedele al primo coniugio. Tanto l’uno che l’altra, passando ad altre unioni, scendono dal livello di uomini a quello di bruti, ai quali è concesso di cambiare femmina ad ogni appello di senso.
    La fornicazione legale, pericolosa alla famiglia e alla Patria, è delittuosa verso gli innocenti. I figli dei divorziati devono giudicare i genitori. Severo giudizio quello dei figli!  (…) 531.13

  • Parlare di nozze, di matrimonio in caso di novella unione d'un divorziato o d'una divorziata, è profanare il significato e la cosa che è il matrimonio. Solo la morte d'uno dei coniugi e la vedovanza consecutiva dell’altro, può giustificare le seconde nozze. 531.13

  • E adultero e peccatore sarà colui che contrarrà divorzio civile per contrarre nuova unione. La legge umana non muterà il mio decreto. 531.14

  • Il matrimonio sia un atto sacro e indissolubile sul quale scende la grazia del Signore a fare dei coniugi due suoi ministri nella propagazione della specie umana. (…)
    Per nessuna ragione si sciolga ciò che Dio ha unito. 635.9
  • Il matrimonio s'elevi a contratto spirituale per il quale le anime di due che si amano giurano di servire il Signore nell’ amore reciproco offerto a Lui in ubbidienza al suo comando di procreazione per dare figli al Signore. 635.9


AMDG et DVM

lunedì 17 agosto 2015

IL BEATO ANGELICO SMENTISCE Kasper


IL BEATO ANGELICO
 SMENTISCE KASPER
di Gloria Riva
Il Beato Angelico affresca una cella del convento fiorentino di San Marco con la comunione distribuita agli apostoli. […] Questa particolare versione dell’ultima cena è letta dall’Angelico in relazione alla celebrazione eucaristica. La tavola, infatti, è spoglia come una mensa d’altare e Cristo dispensa ai suoi pane e vino. Otto discepoli sono seduti a mensa, significando così gli invitati a nozze, quelli di cui parla anche il Vangelo di domenica scorsa, XXVIII del tempo ordinario. È il popolo dell’ottavo giorno che in profonda relazione con il mistero del Salvatore siede alla stessa mensa. 

Vi sono però quattro sgabelli vuoti, lasciati da altri quattro chiamati alla mensa, i quali aspettano pazientemente il loro momento stando in ginocchio, cioè in atto penitenziale. Questi quattro simboleggiano quell’umanità che vorrebbe accostarsi alla mensa del Signore, ma ancora non può. Tra questi quattro, nella medesima postura, nella medesima attesa, sta anche Giuda. Lo riconosciamo per l’aureola nera e per la posizione un po’ arretrata.
La posizione in ginocchio ci informa sulla qualità di questo cibo che vuole da noi un cuore perfetto e contrito. L’affresco fa meditare se confrontato con le tipologie di discorsi che si vanno facendo oggi sulla celebrazione eucaristica e il mistero in essa significato. Oggi ricevere la comunione è guardato, a mio avviso, con eccessiva scontatezza, come se l’eucaristia fosse il termine naturale della messa e non piuttosto il coronamento per coloro che sono degni di accostarsi alla mensa del Signore. 

La facilità con cui in questi anni i cristiani si sono avvicinati alla comunione, senza le dovute disposizioni e senza – spesso – essersi confessati ha generato una riduzione del mistero e del sacramento. Era senz’altro necessario correggere una certa eredità giansenista eccessivamente restrittiva e scrupolosa rispetto all’eucaristia ma, purtroppo come spesso accade nella storia, si è scivolati sul versante opposto senza avere modo di tenere il tutto in giusto equilibrio. […]
L’eucaristia è una iniezione di eternità, prepara e abitua l’uomo a stare con Cristo ma – come dicevano i Padri della Chiesa – essa è come il sale, conserva nello stato in cui sei. Se sei in grazia di Dio, sei conservato nel bene; se non sei in grazia di Dio si accelera il processo di corruzione. Lo dice appunto tutta la vicenda di Giuda che, dopo aver preso il boccone uscì e la sua uscita fu nefasta. Non solo tradì il suo Maestro con il quale aveva condiviso la mensa ma, e questo fu l’aspetto peggiore, disperò del suo perdono. Non ebbe la forza di pentirsi e di ritornare in seno alla comunità. Egli diede su di sé un giudizio inappellabile tale da togliersi la vita.
Troppo facilmente oggi si concede l’eucaristia anche a quelli che, regolarmente sposati o semplicemente fidanzati, si comunicano senza confessione; pertanto anche il discernimento sugli stati di vita irregolari, incompatibili con il sacramento della comunione col Cristo, è confuso e incerto.(1)
Siamo certi che è necessario un giudizio di misericordia, ma senza dimenticare la verità. Siamo certi che molte persone hanno bisogno di essere accompagnate dentro un cammino nuovo, di consapevolezza e santità, ma questo senza dimenticare i gesti posti precedentemente in atto nella vita.
(1) "Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna" (vv. 27-29).
*
POST SCRIPTUM – Nel pomeriggio di lunedì 13 ottobre “L’Osservatore Romano” ha fornito un primo pallido resoconto della battaglia campale scoppiata in mattinata nell’aula del sinodo dopo la lettura della “Relatio post disceptationem” redatta dal cardinale relatore Péter Erdö con la collaborazione – a tratti prevaricante, come lo stesso Erdö ha fatto capire nella conferenza stampa della mattina – del segretario speciale Bruno Forte.
Nel fuoco di fila di ben 41 interventi, hanno preso la parola tra gli altri i cardinali Pell, Ouellet, Filoni, Dolan, Vingt-Trois, Burke, Rylko, Müller, Scola, Caffarra, tutti contrari a un’apertura alle seconde nozze come prospettato dal cardinale Kasper, anche lui intervenuto.
Ma tra le proteste di cui ha dato conto “L’Osservatore Romano” ve n’erano anche che riguardavano i paragrafi (redatti da Forte) sull’omosessualità, sulla quale “è stata chiesta una formulazione che tenga conto delle persone ma che non contraddica in alcun modo la dottrina cattolica su matrimonio e famiglia”.
E ancora “è stata proposta una parola più forte sul dramma dell’aborto così come sulla questione della fecondità assistita”.
Ma “soprattutto è stato invocato un grande incoraggiamento profetico rivolto a tutte quelle famiglie che, anche a prezzo di enormi sacrifici, testimoniano ogni giorno la verità cristiana sul matrimonio. Insomma – è stato rilevato – sarebbe opportuna un’affermazione positiva dell’amore matrimoniale, come anche del valore sociale delle famiglie”.

"Chi dunque s'accosta al corpo e al sangue di Cristo, a memoria di lui che per noi è morto e risorto, non solo deve essere puro da ogni contaminazione di carne e di spirito per non mangiare e bere a propria condanna, ma deve anche mostrare efficacemente la memoria di colui che per noi è morto e risorto, con l'esser morto al peccato e al mondo e a se stesso, e col vivere per Dio, in Cristo Gesù nostro Signore" (S. Basilio Magno, Il battesimo; tr. U. Neri).

ADORO TE DEVOTE

mercoledì 6 novembre 2013

Domenica 10 novembre 2013, XXXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C



"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta




Domenica 10 novembre 2013, XXXII Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 20, 27-38.

Gli si avvicinarono poi alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda:

«Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. 
C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. 
Allora la prese il secondo 
e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. 
Da ultimo anche la donna morì. 
Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». 
Gesù rispose: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; 
ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; 
e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. 
Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 
Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui».
Traduzione liturgica della Bibbia 




Corrispondenza nel "Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta : Volume 9 Capitulo 594 pagina 377.




1  Stanno per rientrare in città, sempre per la stessa stradicciuola remota presa la mattina avanti, quasi che Gesù non volesse essere circondato dalla gente in attesa prima di essere nel Tempio, al quale presto si accede entrando in città dalla porta del Gregge che è vicina alla Probatica. Ma oggi molti dei settantadue lo attendono già al di là del Cedron, prima del ponte, e non appena lo vedono apparire fra gli ulivi verde-grigi, nella sua veste porpurea, gli vanno incontro. Si riuniscono e procedono verso la città.

Pietro, che guarda avanti, giù per la china, sempre in sospetto di veder apparire qualche malintenzionato, vede fra il verde fresco delle ultime pendici un ammasso di foglie vizze e pendenti che si spenzola sull’acqua del Cedron. Le foglie accartocciate e morenti, qua e là già macchiate come per ruggine, sono simili a quelle di una pianta che le fiamme hanno essiccata. Ogni tanto la brezza ne stacca una e la seppellisce nelle acque del torrente. 
«Ma quello è il fico di ieri! Il fico che Tu hai maledetto!», grida Pietro, una mano puntata ad indicare la pianta seccata, la testa volta indietro a parlare al Maestro. 
Accorrono tutti, meno Gesù che viene avanti col suo solito passo. Gli apostoli narrano ai discepoli il precedente del fatto che vedono e tutti insieme commentano guardando strabiliati Gesù. Hanno visto migliaia di miracoli su uomini ed elementi. Ma questo li colpisce come molti altri non lo hanno fatto. 

2  Gesù, che è sopraggiunto, sorride nell’osservare quei visi stupiti e timorosi, e dice: «E che? Tanto vi fa meraviglia che per la mia parola sia seccato un fico? Non mi avete visto forse risuscitare i morti, guarire i lebbrosi, dar vista ai ciechi, moltiplicare i pani, calmare le tempeste, spegnere il fuoco? E vi stupisce che un fico dissecchi?». 
«Non è per il fico. È che ieri era vegeto quando l’hai maledetto, e ora è seccato. Guarda! Friabile come argilla disseccata. I suoi rami non hanno più midollo. Guarda. Vanno in polvere», e Bartolomeo sfarina fra le dita dei rami che ha con facilità spezzato. 
«Non hanno più midollo. Lo hai detto. Ed è la morte quando non c’è più midollo, sia in una pianta, che in una nazione, che in una religione, ma c’è soltanto dura corteccia e inutile fogliame: ferocia ed ipocrita esteriorità. Il midollo, bianco, interno, pieno di linfa, corrisponde alla santità, alla spiritualità. La corteccia dura e il fogliame inutile, all’umanità priva di vita spirituale e giusta. Guai a quelle religioni che divengono umane perché i loro sacerdoti e fedeli non hanno più vitale lo spirito. Guai a quelle nazioni i cui capi sono solo ferocia e risuonante clamore privo di idee fruttifere! Guai agli uomini in cui manca la vita dello spirito!». 
«Però, se Tu avessi a dire questo ai grandi d’Israele, ancorché il tuo parlare sia giusto, non saresti sapiente. Non ti lusingare perché essi ti hanno finora lasciato parlare. Tu stesso lo dici che non è per conversione di cuore, ma per calcolo. Sappi allora Tu pure calcolare il valore e le conseguenze delle tue parole. Perché c’è anche la sapienza del mondo, oltre che la sapienza dello spirito. E occorre saperla usare a nostro vantaggio. Perché, infine, per ora si è nel mondo, non già nel Regno di Dio», dice l’Iscariota senza acredine ma in tono dottorale. 
«Il vero sapiente è colui che sa vedere le cose senza che le ombre della propria sensualità e le riflessioni del calcolo le alterino. Io dirò sempre la verità di ciò che vedo». 

3  «Ma insomma questo fico è morto perché sei stato Tu a maledirlo, o è un... caso... un segno... non so?», chiede Filippo. 
«È tutto ciò che tu dici. Ma ciò che Io ho fatto voi pure potrete fare, se giungerete ad avere la fede perfetta. Abbiatela nel Signore altissimo. E quando l’avrete, in verità vi dico che potrete questo e ancor più. In verità vi dico che, se uno giungerà ad avere la fiducia perfetta nella forza della preghiera e nella bontà del Signore, potrà dire a questo monte: “Spostati di qua e gettati in mare”, e se dicendolo non esiterà nel suo cuore, ma crederà che quanto egli ordina si possa avverare, quanto ha detto si avvererà» . 
«E sembreremo dei maghi e saremo lapidati, come è detto per chi esercita magia. Sarebbe un miracolo ben stolto, e a nostro danno!», dice l’Iscariota crollando il capo. 
«Stolto tu sei, che non capisci la parabola!», gli rimbecca l’altro Giuda. 
Gesù non parla a Giuda. Parla a tutti: «Io vi dico, ed è vecchia lezione che ripeto in quest’ora: qualunque cosa chiederete con la preghiera, abbiate fede di ottenerla e l’avrete. Ma se prima di pregare avete qualcosa contro qualcuno, prima perdonate e fate pace per aver amico il Padre vostro che è nei Cieli, che tanto, tanto vi perdona e benefica, dalla mattina alla sera e dal tramonto all’aurora». 

4  Entrano nel Tempio. I soldati dell’Antonia li osservano passare. Vanno ad adorare il Signore, poi tornano nel cortile dove i rabbi insegnano. 
Subito verso Gesù, prima ancora che la gente accorra e si affolli intorno a Lui, si avvicinano dei saforim, dei dottori d’Israele e degli erodiani, e con bugiardo ossequio, dopo averlo salutato, gli dicono: «Maestro, noi sappiamo che Tu sei sapiente e veritiero, e insegni la via di Dio senza tener conto di cosa o persona alcuna, fuorché della verità e giustizia, e poco ti curi del giudizio degli altri su Te, ma soltanto di condurre gli uomini al Bene. Dicci allora: è lecito pagare il tributo a Cesare, oppure non è lecito farlo? Che te ne pare?». 
Gesù li guarda con uno di quei suoi sguardi di una penetrante e solenne perspicacia, e risponde: «Perché mi tentate ipocritamente? Eppure alcuno fra voi sa che Io non vengo ingannato con ipocriti onori! Ma mostratemi una moneta, di quelle usate per il tributo». 
Gli mostrano una moneta. La osserva nel retto e nel verso e, tenendola appoggiata sul palmo della sinistra, vi batte sopra l’indice della destra dicendo: «Di chi è quest’immagine e che dice questa scrittura?». 
«Di Cesare è l’immagine, e l’iscrizione porta il suo nome. Il nome di Caio Tiberio Cesare, che è ora imperatore di Roma». 
«E allora rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio date quel che è di Dio», e volge loro le spalle dopo aver reso il denaro a chi glielo aveva dato. 

5  Ascolta questo e quello dei molti pellegrini che lo interrogano, conforta, assolve, guarisce. Passano le ore. 
Esce dal Tempio per andare forse fuori porta, a prendere il cibo che gli portano i servi di Lazzaro incaricati a questo. 
Rientra nel Tempio che è pomeriggio. Instancabile. Grazia e sapienza fluiscono dalle sue mani posate sugli infermi, dalle sue labbra in singoli consigli dati ai molti che lo avvicinano. Sembra che voglia tutti consolare, tutti guarire, prima di non poterlo più fare. 
È già quasi il tramonto e gli apostoli, stanchi, stanno seduti per terra sotto il portico, sbalorditi da quel continuo rimuoversi di folla che sono i cortili del Tempio nell’imminenza pasquale, quando all’Instancabile si avvicinano dei ricchi, certo ricchi a giudicare dalle vesti pompose. 
Matteo, che sonnecchia con un occhio solo, si alza scuotendo gli altri. Dice: «Vanno dal Maestro dei sadducei. Non lasciamolo solo, che non lo offendano o cerchino di nuocergli e di schernirlo ancora». 
Si alzano tutti raggiungendo il Maestro, che circondano subito. Credo intuire che ci sono state rappresaglie nell’andare o tornare al Tempio a sesta. 

6  I sadducei, che ossequiano Gesù con inchini persino esagerati, gli dicono: «Maestro, hai risposto così sapientemente agli erodiani che ci è venuto desiderio di 
avere noi pure un raggio della tua luce. Senti. Mosè ha detto: “Se uno muore senza figli, il suo fratello sposi la vedova, dando discendenza al fratello”. 
Ora c’erano fra noi sette fratelli. Il primo, presa in moglie una vergine, morì senza lasciar prole e perciò lasciò la moglie al fratello. Anche il secondo morì senza lasciar prole, e così il terzo che sposò la vedova dei due che lo precederono, e così sempre, sino al settimo. In ultimo, dopo aver sposato tutti i sette fratelli, morì la donna. Di’ a noi: alla risurrezione dei corpi, se è pur vero che gli uomini risorgono e che a noi sopravviva l’anima e si ricongiunga al corpo all’ultimo giorno riformando i viventi, quale dei sette fratelli avrà la donna, posto che l’ebbero sulla Terra tutti e sette?». 



«Voi sbagliate. Non sapete comprendere né le Scritture né la potenza di Dio. Molto diversa sarà l’altra vita da questa, e nel Regno eterno non saranno le necessità della carne come in questo. Perché, in verità, dopo il Giudizio finale la carne risorgerà e si riunirà all’anima immortale riformando un tutto, vivo come e meglio che non sia viva la mia e la vostra persona ora, ma non più soggetto alle leggi e soprattutto agli stimoli e abusi che vigono ora. Nella risurrezione, gli uomini e le donne non si ammoglieranno né si mariteranno, ma saranno simili agli angeli di Dio in Cielo, i quali non si ammogliano né si maritano, pur vivendo nell’amore perfetto che è quello divino e spirituale. In quanto poi alla risurrezione dei morti, non avete letto come Dio dal roveto parlò a Mosè? Che disse l’Altissimo allora? “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe”. Non disse: “Io fui”, facendo capire che Abramo, Isacco e Giacobbe erano stati ma non erano più. Disse: “Io sono”. Perché Abramo, Isacco e Giacobbe sono. Immortali. Come tutti gli uomini nella parte immortale, sino a che i secoli durano, e poi, anche con la carne risorta per l’eternità. Sono, come lo è Mosè, i profeti, i giusti, come sventuratamente è Caino e sono quelli del diluvio, e i sodomiti, e tutti coloro morti in colpa mortale. Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi». 


7  «Anche Tu morrai e poi sarai vivente?», lo tentano. Sono già stanchi di essere miti. L’astio è tale che non sanno contenersi. 
«Io sono il Vivente e la mia Carne non conoscerà sfacimento. L’arca ci fu levata e l’attuale sarà levata anche come simbolo. Il Tabernacolo ci fu tolto e sarà distrutto. Ma il vero Tempio di Dio non potrà essere levato e distrutto. Quando i suoi avversari crederanno di averlo fatto, allora sarà l’ora che si stabilirà nella vera Gerusalemme, in tutta la sua gloria. Addio». 
E si affretta verso il cortile degli Israeliti, perché le tube d’argento chiamano al sacrificio della sera. 

8   Mi dice Gesù: «Così come ti ho fatto segnare la frase “al mio calice” nella visione della madre di Giovanni e Giacomo chiedente un posto per i suoi figli, così ti dico di segnare nella visione di ieri il punto: “chi cadrà contro questa pietra si sfracellerà”. Nelle traduzioni è sempre usato “sopra”. Ho detto contro e non sopra. Ed è profezia contro i nemici della mia Chiesa. Coloro che l’avversano, avventandosi contro ad Essa, perché Essa è la Pietra angolare, saranno sfracellati. La storia della Terra, da venti secoli, conferma il mio detto. I persecutori della Chiesa si sfracellano avventandosi sulla Pietra angolare. Però anche, e lo tengano presente anche quelli che per essere della Chiesa si credono salvi dai castighi divini, colui sul quale cadrà il peso della condanna del Capo e Sposo di questa mia Sposa, di questo mio Corpo mistico, colui sarà stritolato. 

9

E prevenendo ad una obbiezione dei sempre viventi scribi e sadducei, malevoli ai servi miei, Io dico: se in queste ultime visioni risultano frasi che non sono nei Vangeli, quali queste della fine della visione di oggi e del punto in cui Io parlo sul fico seccato e altri ancora, ricordino costoro che gli evangelisti erano sempre di quel popolo, e vivevano in tempi nei quali ogni urto troppo vivo poteva avere ripercussioni violente e nocive ai neofiti. 

Rileggano gli atti apostolici e vedranno che non era placida la fusione di tanti pensieri diversi, e che se a vicenda si ammirarono, riconoscendo gli uni agli altri i meriti, non mancarono fra loro i dissensi, perché vari sono i pensieri degli uomini e sempre imperfetti. E ad evitare più profonde fratture fra l’uno e l’altro pensiero, illuminati dallo Spirito Santo, gli evangelisti omisero volutamente dai loro scritti qualche frase che avrebbe scosso le eccessive suscettibilità degli ebrei e scandalizzato i gentili, che avevano bisogno di credere perfetti gli ebrei, nucleo dal quale venne la Chiesa, per non allontanarsene dicendo: “Sono simili a noi”. Conoscere le persecuzioni di Cristo, sì. Ma le malattie spirituali del popolo di Israele ormai corrotto, specie nelle classi più alte, no. Non era bene. E più che poterono velarono. 

Osservino come i Vangeli si fanno sempre più espliciti, sino al limpido Vangelo del mio Giovanni, più furono scritti in epoche lontane dalla mia Ascensione al Padre mio. Solo Giovanni riporta interamente anche le macchie più dolorose dello stesso nucleo apostolico, chiamando apertamente “ladro” Giuda, e riferisce integralmente le bassezze dei giudei (cap. 6° - finta volontà di farmi re, le dispute al Tempio, l’abbandono di molti dopo il discorso sul Pane del Cielo, l’incredulità di Tommaso). Ultimo sopravvissuto, vissuto sino a vedere già forte la Chiesa, alza i veli che gli altri non avevano osato alzare. 
Ma ora lo Spirito di Dio vuole conosciute anche queste parole. E ne benedicano il Signore, perché sono tante luci e tante guide per i giusti di cuore».
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/ 

lunedì 15 luglio 2013

Potreste pubblicarlo? Che ne pensate?

Lo imposto già. Darà i suoi frutti

In Estate, il demone Melid miete più vittime.

        
don giuseppe tomaselli2
Don Giuseppe Tomaselli ha scritto un intervista in forma ideale al demone dell’impurità Melid, che corrisponde ai detti ed ai fatti, di cui è stato testimonio oculare, auricolare e parte direttamente interessato.

Ecco un estratto. Nelle parentesi ci sono alcune note chiarificatrici.

Don Giuseppe:  - Melid, più volte ti ho chiesto negli esorcismi: qual è il peccato che manda più anime all’inferno? – Tu mi hai risposto: Non occorre che io te lo dica; tu lo sai.

- Secondo me è l’impurità.

- Vedi che lo sai! Tutti coloro che stanno nel pozzo infernale, vi si trovano per l’impurità. Hanno fatto anche altri peccati, ma si sono dannati sempre per questo peccato o anche con esso.

- Cosa pensi tu di tutti quelli che vivono nell’immoralità?
- Penso che sono già scritti nel registro dei dannati e che solamente una grande grazia potrebbe cancellarli.

- Dunque sono scritti nel libro dei tuoi schiavi i divorziati e le divorziate.
- L’Altissimo, davanti al quale tutto deve essere puro e senza macchia non accetterà nel suo regno dei Beati coloro che trascorrono la vita nel quotidiano peccato impuro. Sono stato io ed altri miei compagni a convincere i capi di Stato ad emettere la legge del divorzio, facendo comprendere che questa legge è un’esigenza del progresso dei popoli. I primi a pagare questa legge, che tu, Pretaccio, chiami iniqua e che io invece chiamo tesoro del mio regno, saranno i legislatori, responsabili dei peccati impuri dei divorziati e poi sono responsabili uomini e donne che hanno accettato la pessima legge.

- Sventurati i divorziati, che per una breve vita di piacere passeggero, in eterno dovranno soffrire i tormenti che al presente tu stesso devi subire!
- Io, Melid, faccio comprendere a costoro che le parole del Cristo sono da disprezzare e non faccio riflettere che con l’altissimo c’è poco da scherzare.

- E delle numerose prostitute cosa sarà?
- Le tengo strette al mio cuore, affinchè nessuna mi lasci. La catena più forte per loro è il piacere e la brama di denaro. L’inferno è ampio e c’è il posto preparato per ciascuna di loro.

- A te, Melid, piacciono di più i peccati privati, solitari, che non hanno ripercussioni sugli altri, oppure i peccati che danno scandalo e spingono gli altri al male?

- Certamente io preferisco gli scandalosi, perché con essi i peccati si moltiplicano. Il mondo è pieno di scandali e perciò io ed i miei compagni stiamo più vicini agli scandalosi, che sono i nostri migliori aiutanti.

- Gesù Cristo dice: chi segue me, non cammina nelle tenebre… Il Cielo e la Terra passeranno, ma le mie parole, non passeranno; è impossibile che non avvengano scandali. Ma guai al mondo per gli scandali e guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo! Sarebbe meglio se si legasse al collo dello scandaloso una macina da mulino e venisse gettato nel profondo del mare. – Io mi domando: se le parole di Gesù, Redentore e Giudice Supremo dell’umanità sono così terribili, come possono gli scandalosi vivere in tanta serenità?

- Intervengo io; faccio l’anestesia spirituale, invisibile ma reale. Come il medico, fatta l’anestesia, può tagliare ed anche mutilare un corpo umano, senza che l’ammalato senta dolore, così agisco io; non faccio riflettere sulla responsabilità degli atti umani davanti al Creatore e così resta annullato ogni rimorso; tutto è considerato lecito.

- Venendo ai particolari, che sistema adoperi con le varie categorie di persone immorali?

- Faccio travisare gli ordini del Creatore, il quale ha dato un corpo umano quale strumento di procreazione. Lavorando nella mente degli impuri, li persuado che la continenza corporale non è possibile. Dopo questa convinzione, sobillo le passioni secondo il sesso, l’età e le varie circostanze che la vita presenta

- Quali potrebbero essere tali circostanze?
- La esagerata ed imprudente familiarità tra uomini e donne ed in generale gli spassi che sollecitano i latrati delle passioni. (=Ecco perché sono sconsigliabili gli ordini religiosi misti e le comunità laicali miste. Nell’Opus Dei, gli incontri degli uomini sono separati da quelle delle donne, per volere del Fondatore, San Josemaria Escrivà)

- Credo che il televisore sia uno dei mezzi più efficaci per il tuo lavoro diabolico. Usato in bene è fonte di bene; usato male, è torrente d’iniquità. Nelle tarde ore della notte sono trasmesse scene più immorali ed anche sconcertanti.
- Io eccito la curiosità agli adulti, ai giovani ed ai ragazzi, saziando le loro brame immorali (Internet, tv e mass media sono, per la maggior parte del tempo, veicoli di Satana per portare le anime all’inferno mediante l’impurità).
- Poi se la vedranno con Dio, giusto Giudice, i fautori di tali perfide trasmissioni, i padroni del televisore e coloro che vi assistono. Prima la scuola dell’immoralità soleva essere fuori dell’ambiente familiare; oggi col televisore male usato si trova in casa. E che dire dei films cattivi? La massa degli spettatori si sazia d’impurità e voi, demoni impuri, tenete nelle vostre reti infernali queste masse di ambo i sessi, che non sempre si contentano degli sguardi e dei pensieri e giungono anche più in là.
- Tutti costoro, come hai detto bene, stanno dentro la mia rete, ma inebriati al piacere impuro non vedono la mia rete. La vedranno in seguito, quando non avranno più rimedi nella fornace ardente eterna. Tu, Pretaccio, pensi che televisori e films siano i soli mezzi di cui mi servo per popolare l’inferno? Come il pastore gode a vedere un grande prato ricco di erbe fresche, così e più ancora godo io a vedere la massa femminile con la moda moderna, specialmente sulle spiagge. Con ansia noi demoni dell’impurità aspettiamo il periodo estivo per legare più uomini e donne alle nostre reti d’impurità.

- Melid, Gesù l’ha detto espressamente; se un uomo guarda una donna con cattivo desiderio, ha già peccato con lei nel suo cuore- Infelici donne incoscienti! Sappiate che c’è l’impurità del corpo e quella del pensiero: chi può numerare i cattivi pensieri e desideri che suscita negli uomini dissoluti la vostra moda invereconda lungo le vie e specialmente nelle spiagge, ove stanno schiere di demoni impuri? Voi agite così sulle spiagge per lavare il corpo ed imbrattare le vostre anime e quelle di chi vi guarda maliziosamente! Volete evitare il calore della stagione coi vostri bagni a mare e non pensate che vi preparate il fuoco eterno! Voi al pensiero del fuoco eterno ci ridete su, ma non ci ridono le donne che vi hanno precedute con la morte e che al presente stanno pagando coi dannati!

- Io sono molto intelligente e per riuscire nel mio compito nel mondo, suscito la debolezza della correzione nei genitori di tante giovani donne, i quali sono i primi responsabili della moda indecente delle figlie. Alle donne immodeste nel vestire faccio comprendere che non c’è nulla di male a portare l’abito indecente, in quanto ormai sono molte le donne che vestono così. Per la libertà nelle spiagge insinuo la voglia di essere guardate ed ammirate. Pretaccio, ti manifesto ciò che non sai. Nell’inferno ci sono attualmente le donne più belle del mondo, quelle che in vita si sono servite della loro bellezza fisica per sedurre gli uomini. (la mancanza di educazione dei genitori porta non solo loro, ma anche i propri figli nei lacci di Melid e di altri demoni, ndr)

- Ma perché queste donne immodeste nel vestire non pensano che si ha da morire e che il loro corpo diventerà pasto dei vermi?
- Sono io, Melid, che allontano dalla loro mente questi pensieri, che potrebbero farle staccare da me. Lavorio simile faccio con coloro che si dilettano con il ballo, nei veglioni [oggi: discoteche ecc.] ed anche nelle famiglie.

- Certo che il tuo lavorio con gli amanti della danza non è vuoto di frutti impuri, poiché la musica lasciva ed i movimenti richiesti dai balli moderni sono stati inventati per svegliare ed eccitare la concupiscenza. Anche costoro appartengono al tuo regno diabolico. Sono convinto che pure la lettura e la stampa pornografica siano veleni dell’immoralità, di cui ti servi largamente per rovinare le anime.
-  Certamente! I libri che allettano le passioni e le immagini scandalose sono armi potenti a mio servizio. Distolgo dalla sana lettura, inoculando l’antipatia per essa ed eccito la voglia delle cose impure. Gli scrittori sanno questo e per amore del guadagno riversano nelle pagine dei romanzi e dei rotocalchi i semi dell’impurità, che hanno loro nel cuore; queste letture eccitano i sensi e la smania del piacere nei lettori e così le mie prede aumentano sempre di più. (anche le pubblicità hanno i semi dell’impurità così come nella maggior parte delle canzoni, ndr) 
- E tu, Pretaccio, non sei capace di comprendere il motivo dei cambiamenti? Quando si è nel periodo d’infanzia, d’ordinario le passioni non si fanno sentire o sono molto deboli. Passata l’infanzia, comincia la pubertà con il relativo risveglio della concupiscenza. Per uscire vittoriosi da questo periodo occorre la grazia di Dio, che viene con la preghiera, con la vigilanza e la buona volontà. Non tutti si appigliano a questi mezzi, perché intervengo io e brigo per far gustare la droga che si diffonde oggi nel mondo, provata una o poche volte non si può più tralasciare e si direbbe, che diventi un bisogno impellente, così e peggio ancora avviene quando si è assaggiata la droga dell’immoralità. Si cade, si ricade e si diventa abulici. Se poi sopraggiungono altri coefficienti, può arrivarsi alla schizzofrenia, che la medicina non può riuscire a curare. Quanti, specialmente del sesso maschile, giungono alla pazzia e devono interrompere lo studio o il lavoro, perché dominati dalla mania dell’impurità. Non sempre la schizzofrenia è causata dall’abuso delle passioni, ma una delle cause più importanti è proprio questa. Naturalmente chi è dominato dalla mania del sesso, giunge a rivoltarsi a Dio, il quale prescrive il freno delle passioni.

- Melid, tempo fa ti chiesi: – Cosa mi dici riguardo alla gioventù maschile? – Tu, festosamente mi rispondesti. Eh, i giovani di oggi vanno in cerca di scrofe! E della gioventù femminile? – Esultando dicesti: Eh, le giovani fanno peggio dei giovanotti.
- La gioventù moderna in gran parte è bruciata dall’impurità. E delle famiglie cosa hai da dire? Il matrimonio è un Sacramento e perciò la convivenza dell’uomo con la donna, quando è secondo la legge di Dio, è apportatrice di bene (al contrario, quando non è secondo la Legge di Dio, è apportatrice di male).
- Nelle famiglie intervengo anche io in mille modi e tu, Pretaccio, ne sei a conoscenza. Quante miserie morali ci sono prima del matrimonio! In questo cooperano spesso i genitori, i quali lasciano i figli e le figlie nel fidanzamento con poca o nessuna vigilanza, specie nelle ore della sera, andando in giro in macchina o a piedi. Io colgo il momento opportuno per tentarli  e farli cadere. A loro interessa che il giorno delle nozze la donna abbia l’abito bianco. Sfrutto la debolezza e l’ignoranza di tanti genitori, che lasciano alle figlie massima libertà di uscire di casa e di rincasare quando vogliono. Il numero delle ragazze-madri aumenta sempre più, perché a questo riguardo svolgo bene il mio compito di tentatore. //  Durante la vita matrimoniale i miei assalti non sono interrotti: sovente riesco a convincere i genitori a non accettare i figli e se l’Altissimo ne fa dono, li uccidono prima di nascere.  // Tante volte tendo insidie per rallentare l’affetto e riesco a far legare il cuore dell’uomo alla donna di un altro uomo e meglio ancora riesco a legare il cuore della donna all’uomo di un’altra donna. Per mezzo dello spirito d’impurità, giungo al punto della separazione legale, distruggendo l’amore naturale verso i figli.

- Quale altra insidia metti in atto?
- Faccio pensare che prima la separazione coniugale era considerata motivo di disonore, mentre col progresso è considerata una cosa necessaria, perché al cuore non si comanda e la libertà non può essere violata da nessuno. I frutti del mio lavoro diabolico sono grandi, perché col pungolo dell’impurità trascino uomini e donne dove voglio io. (oggi oramai ha portato le famiglie alla distruzione con le convivenze, i divorzi, le separazioni, i matrimoni gay, ecc., ndr)

- E così li trascini all’inferno.
- Certamente! Avvenuta la morte, avranno la mia sorte, là, dove c’è in eterno pianto, rimorso e stridore di denti. [...]

- Io sono misera creatura, ma come Sacerdote e Ministro di Dio, per l’autorità divina inerente al mio Sacerdozio, ti ordino di rispondermi dicendo la verità. Secondo le risposte che mi hai dato sinora, sembrerebbe che tutto il mondo sia in tuo possesso a causa dell’immoralità. Ma nel mondo oltre al tuo regno c’è anche il Regno di Dio. Il male fa più rumore del bene, ma quanto bene c’è anche oggi nell’umanità. Non si possono contare le anime che con voto solenne e privato servono Dio nel celibato! Quanti, uomini e donne, osservano la purezza sino a farsi uccidere anziché peccare; quanti genitori osservano con regolarità ammirevole i doveri della continenza matrimoniale! Quanta gloria danno a Dio queste schiere di anime! A proposito di anime buone, vittoriose nelle tentazioni, dimmi quali cose odi e temi di più?

- Due cose: la prima è la preghiera e la seconda è la fuga dalle cattive occasioni. (specialmente le ore della Passione sono molto forti contro tutti i demoni e la fuga soprattutto in estate)

- E perché temi la preghiera?
- Essa è il primo passo verso Dio, attira le sue grazie e mi riesce difficile attirare a me chi prega molto e con fede e perseveranza. Tutti coloro che ora stanno all’inferno non pregavano, o pregavano poco e piuttosto male. Odio specialmente la preghiera rivolta a quella Donna, il cui nome noi demoni non nominiamo mai. // La seconda cosa che odio è la fuga dalle occasioni cattive. I miei schiavi  a motivo dell’impurità  non solo non fuggono le male occasioni, ma ne vanno a caccia, cercandole avidamente.

- Melid, la nostra intervista è terminata, e credo che me la farai pagare. Ciò importa poco: importa invece convincere le anime che tu ed i demoni esistete e lavorate indefessamente per la rovina delle anime. 

(Don Giuseppe, non poche volte, ha visto, negli esorcismi, il demonio, in forma umana, ha lottato direttamente con lui, ed è stato preso più volte per il collo e maltrattato).



mercoledì 29 maggio 2013

Nota sempre attualissima, se la santa Chiesa vuole aprire veramente le braccia e ...salvare


Nota trasmessa dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo di Washington, e all’arcivescovo Wilton Gregory, presidente della Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, giugno 2004:

[...]
4. A parte il giudizio di ciascuno sulla propria dignità a presentarsi a ricevere la Santa Eucaristia, il ministro della Santa Comunione può trovarsi nella situazione in cui deve rifiutare di distribuire la Santa Comunione a qualcuno, come nei casi di scomunica dichiarata, di interdetto dichiarato, o di persistenza ostinata in un peccato grave manifesto (cfr. can. 915: - Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l'irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto).


5. Riguardo al peccato grave dell’aborto o dell’eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull’insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la Santa Comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia. 

6. Qualora “queste misure preventive non avessero avuto il loro effetto o non fossero state possibili”, e la persona in questione, con persistenza ostinata, si presentasse comunque a ricevere la Santa Eucaristia, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutare di distribuirla” (cfr. la dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, “Santa comunione e cattolici divorziati e risposati civilmente”, 2000, nn. 3-4).