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venerdì 15 marzo 2013

Domenica 17 Marzo 2013, V Domenica di Quaresima - Anno C

"Ven, Espiritu Santo, ven
por la poderosa intercesiòn del Corazòn Inmaculado de Marìa
Tu Esposa amadisima."
Parroquia Espiritu Santo, Araure, Baraure - R. B. de Venezuela


"Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere"
Gesù (cap 652, volume 10), a proposito del
"Evangelo come mi è stato rivelato"
di Maria Valtorta

Domenica 17 Marzo 2013, 

V Domenica di Quaresima - Anno C

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 8,1-11.
Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi.
Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo,
gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio.
Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra.
E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei».
E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.
Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.
Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».
Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più».

Traduzione liturgica della Bibbia


Corrispondenza nel 
"Evangelo come mi è stato rivelato" 
di Maria Valtorta : 
Volume 7 Capitolo 494 pagina 470.

1Vedo l’interno del recinto del Tempio, ossia uno dei tanti cortili contornati da porticati. E vedo anche Gesù, il quale, molto ammantellato nel suo manto che lo fascia sopra la veste, non bianca ma rosso cupo (sembra una stoffa di lana pesante), parla a della folla che lo circonda.
Direi che è una giornata invernale, perché vedo che tutti sono molto ammantellati, e che faccia piuttosto freddo, perché invece di star fermi tutti camminano alla svelta come per scaldarsi. Vi è del vento che smuove i mantelli e solleva la polvere dei cortili.
Il gruppo che si stringe intorno a Gesù, l’unico che stia fermo mentre tutti gli altri, intorno a questo o a quel maestro, vanno avanti e indietro, si fende per lasciar passare un drappello di scribi e farisei gesticolanti e più che mai velenosi. Sprizzano veleno dallo sguardo, dal colore del volto, dalla bocca. Che vipere! Più che condurre, trascinano una donna sui trent’anni, scapigliata, disordinata nelle vesti come chi è stata malmenata, e piangente. La buttano ai piedi di Gesù come fosse un mucchio di cenci o una spoglia morta. E lei resta là, rannicchiata su se stessa, col volto appoggiato alle due braccia, nascosto da esse che le fanno cuscino fra il volto e il suolo.
«Maestro, costei è stata colta in flagrante adulterio. Suo marito l’amava, nulla le faceva mancare. Ella era regina nella sua casa. E lei lo ha tradito perché è una peccatrice, una viziosa, un’ingrata, una profanatrice. Adultera è, e come tale va lapidata. Mosè l’ha detto. Nella sua legge lo comanda che queste tali siano lapidate come bestie immonde. E immonde sono. Perché tradiscono la fede e l’uomo che le ama e le cura, perché come terra mai sazia sempre sono affamate di lussuria. Peggio delle meretrici sono, perché senza morso di bisogno danno se stesse per dare cibo alla loro impudicizia. Corrotte sono. Contaminatrici sono. A morte devono esser condannate. Mosè l’ha detto. E Tu, Maestro, che ne dici?».

2Gesù, che aveva interrotto di parlare all’arrivo tumultuoso dei farisei e che aveva guardato la muta astiosa con sguardo penetrante e poi aveva chinato lo sguardo sulla donna avvilita, gettata ai suoi piedi, tace. Si è curvato, restando seduto, e con un dito scrive sulle pietre del portico, che la polvere sollevata dal vento copre di terriccio. Quelli parlano e Lui scrive.
«Maestro? Parliamo a Te. Ascoltaci. Rispondici. Non hai capito? Questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Nella sua casa. Nel letto dell’uomo suo. Ella lo ha sporcato con la sua libidine».
Gesù scrive.
«Ma è stolto quest’uomo! Non vedete che non capisce nulla e traccia dei segni sulla polvere come un povero folle?».
«Maestro, per il tuo buon nome, parla. La tua sapienza risponda al nostro interrogare. Ti ripetiamo: questa donna non mancava di nulla. Aveva vesti, cibo, amore. E ha tradito».
Gesù scrive.
«Ha mentito all’uomo che aveva fiducia in lei. Con bocca mendace l’ha salutato e col sorriso l’ha accompagnato alla porta, e poi ha aperto la porta segreta e ha ammesso il suo amante. E mentre il suo uomo era assente per lavorare per lei, essa, come una bestia immonda, s’è avvoltolata nella sua lussuria».
«Maestro, è una profanatrice della Legge oltre che del talamo. Una ribelle, una sacrilega, una bestemmiatrice».
Gesù scrive. Scrive e cancella lo scritto col piede calzato dal sandalo e scrive più là, girandosi piano su Se stesso per trovare altro spazio. Sembra un bambino che giuochi. Ma quello che scrive non è parola di giuoco. Ha scritto successivamente: «Usuraio», «Falso», «Figlio irriverente», «Fornicatore», «Assassino», «Profanatore della Legge», «Ladro», «Libidinoso», «Usurpatore», «Marito e padre indegno», «Bestemmiatore», «Ribelle a Dio», «Adultero». Scritto e riscritto mentre sempre nuovi accusatori parlano.
«Ma insomma, Maestro! Il tuo giudizio. La donna va giudicata. Non può col suo peso contaminare la terra. Il suo fiato è veleno che turba i cuori» .

3Gesù si alza. Misericordia! Che viso! È un balenare di lampi che si avventano sugli accusatori. Sembra ancor più alto, tanto tiene la testa eretta. Sembra un re sul suo trono, tanto è severo e solenne. Il manto gli è caduto da una spalla e fa un lieve strascico dietro a Lui. Ma Egli non se ne cura. Con volto chiuso e senza la più lontana traccia di sorriso sulla bocca e negli occhi, pianta questi occhi in volto alla folla, che arretra come davanti a due lame ben pontute. Fissa uno per uno. Con una intensità di indagine che fa paura. I fissati cercano di arretrare nella folla e di nascondersi in essa. Il cerchio così si allarga e sgretola come minato da una forza occulta.
Infine parla. «Chi di voi è senza peccato scagli sulla donna la prima pietra». E la voce è un tuono accompagnato da un ancor più vivo lampeggiare di sguardi. Gesù ha conserto le braccia sul petto e sta così, ritto come un giudice, in attesa. Il suo sguardo non dà pace. Fruga, penetra, accusa.
Prima uno, poi due, poi cinque, poi a gruppi, i presenti si allontanano a capo basso. Non solo gli scribi e i farisei, ma anche quelli che erano prima intorno a Gesù ed altri che si erano accostati per sentire il giudizio e la condanna e che, tanto quelli che questi, si erano uniti per insolentire la colpevole e chiedere la lapidazione.
Gesù resta solo con Pietro e Giovanni. Non vedo gli altri apostoli.
Gesù si è rimesso a scrivere, mentre la fuga degli accusatori avviene, e ora scrive: «Farisei», «Vipere», «Sepolcri di marciume», «Menzogneri», «Traditori», «Nemici di Dio», «Insultatori del suo Verbo»...

4Quando tutto il cortile si è svuotato e un gran silenzio si è fatto, non rimanendo che il fruscio del vento e quello di una fontanella in un angolo, Gesù alza il capo e guarda. Ora il volto si è placato. È mesto, ma non più irato. Dà un’occhiata a Pietro, che si è lievemente allontanato appoggiandosi ad una colonna, ed una a Giovanni che, quasi dietro a Gesù, lo guarda col suo sguardo innamorato. Gesù ha un’ombra di sorriso guardando Pietro e un più vivo sorriso guardando Giovanni. Due sorrisi diversi.
Poi guarda la donna, ancora prostrata e piangente ai suoi piedi. L’osserva. Si alza, si riaggiusta il manto come fosse in procinto di mettersi in cammino. Fa un cenno ai due apostoli di avviarsi verso l’uscita.
Quando resta solo, chiama la donna. «Donna, ascoltami. Guardami». Ripete il comando, perché essa non osa alzare il viso. «Donna, siamo soli. Guardami».
La disgraziata alza un viso su cui pianto e polvere fanno una maschera di avvilimento.
«Dove sono, o donna, quelli che ti accusavano?». Gesù parla piano. Con serietà pietosa. Tiene il volto e il corpo lievemente piegati verso terra, verso quella miseria, e gli occhi sono pieni di una espressione indulgente e risanatrice. «Nessuno ti ha condannata?».
La donna, fra un singulto e l’altro, risponde: «Nessuno, Maestro».
«E neppure Io ti condannerò. Va’. E non peccare più. Va’ alla tua casa. E sappi farti perdonare. Da Dio e dall’offeso. Non abusare della benignità del Signore. Va’».
E la aiuta a rialzarsi prendendola per una mano. Ma non la benedice e non le dà la pace. La guarda avviarsi, a capo chino e lievemente barcollante sotto la sua vergogna, e poi, quando è scomparsa, si avvia a sua volta coi due discepoli.

5Dice Gesù:
«Quello che mi feriva era la mancanza di carità e di sincerità negli accusatori. Non che mentissero nell’accusa. La donna era realmente colpevole. Ma erano insinceri facendosi scandalo di cosa da loro commessa le mille volte e che unicamente una maggior astuzia e una maggior fortuna avevano permesso rimanesse occulta. La donna, al suo primo peccato, era stata meno astuta e meno fortunata. Ma nessuno dei suoi accusatori ed accusatrici - perché anche le donne, se non alzavano la loro parola, la accusavano in fondo al cuore - erano scevri di colpa.
Adultero è chi trascende all’atto e chi appetisce all’atto e lo desidera con tutte le sue forze. La lussuria è tanto in chi pecca che in chi desidera peccare. Ricordati,
Maria, la prima parola del tuo Maestro, quando ti ho chiamata dall’orlo del precipizio dove eri: “Il male non basta non farlo. Bisogna anche non desiderare di farlo”. Chi accarezza pensieri di senso, e suscita con letture e spettacoli cercati appositamente e con abitudini malsane sensazioni di senso, è ugualmente impuro come chi commette la colpa materialmente. Oso dire: è maggiormente colpevole. Perché va col pensiero contro natura, oltre che contro morale. Non parlo poi di chi trascende a veri atti contro natura. L’unica attenuante di costui è in una malattia organica o psichica. Chi non ha tale scusante è di dieci gradi inferiore alla bestia più lurida.
Per condannare con giustizia occorrerebbe essere immuni da colpa. Vi rimando a dettati passati, quando parlo delle condizioni essenziali per esser giudice. A Me non erano ignoti i cuori di quei farisei e di quegli scribi, non quelli di coloro che si erano uniti ad essi nell’inveire contro la colpevole. Peccatori contro Dio e contro il prossimo, erano in loro colpe contro il culto, colpe contro i genitori, colpe contro il prossimo, colpe, soprattutto numerose, contro le mogli loro. Se per un miracolo avessi ordinato al loro sangue di scrivere sulla loro fronte il loro peccato, fra le molte accuse avrebbe imperato quella di “adulteri” di fatto o di desiderio.

6Io ho detto: “È quello che viene dal cuore che contamina l’uomo”. E, tolto il mio cuore, non vi era alcuno fra i giudici che avesse il cuore incontaminato. Senza sincerità e senza carità. Neppure l’esser simili a lei nella fame concupiscente li induceva a carità. Io ero che avevo carità per l’avvilita. Io, l’Unico che ne avrei dovuto aver schifo. Ma ricordatevi però questo: che quanto più uno è buono e più è pietoso verso i colpevoli. Non indulge alla colpa per se stessa. Questo no. Ma compatisce i deboli che alla colpa non hanno saputo resistere.
L’uomo! Oh! più che canna fragile e vilucchio sottile è facile ad esser piegato dalla tentazione e portato ad avvinghiarsi là dove spera trovare un conforto. Perché molte volte la colpa avviene, specie nel sesso più debole, per questa ricerca di conforto. Perciò Io dico che chi manca di affetto per la sua donna, ed anche per la figlia sua propria, è per novanta parti su cento responsabile della colpa della sua donna o della sua creatura e ne risponderà per esse. Tanto l’affetto stolto, che è soltanto stupido schiavismo di un uomo ad una donna o di un genitore ad una figlia, quanto una trascuratezza d’affetti, o peggio una colpa di propria libidine che porta un marito ad altri amori e dei genitori ad altre cure che non siano i figli, sono fornite ad adulterio e prostituzione e, come tali, sono da Me condannati.
Siete esseri dotati di ragione e guidati da una legge divina e da una legge morale. Avvilirsi perciò ad una condotta da selvaggi o da bruti dovrebbe fare orrore alla vostra grande superbia. Ma la superbia, che in questo caso sarebbe anche utile, voi l’avete per ben altre cose.

7Ho guardato Pietro e Giovanni in diversa maniera, perché al primo, uomo, ho voluto dire: “Pietro, non mancare tu pure di carità e di sincerità”, e dirgli pure, come a futuro mio Pontefice: “Ricorda quest’ora e giudica come il tuo Maestro, in avvenire”; mentre al secondo, giovane dall’anima di bambino, ho voluto dire: “Tu puoi giudicare e non giudichi perché hai il mio stesso cuore. Grazie, amato, d’esser tanto mio da essere un secondo Me”.
Ho allontanato i due prima di chiamare la donna per non aumentare la sua mortificazione con la presenza di due testimoni. Imparate, o uomini senza pietà. Per quanto uno sia colpevole, va sempre trattato con rispetto e carità. Non gioire del suo annichilimento, non accanircisi contro neppure con sguardi curiosi. Pietà, pietà per chi cade!
Alla colpevole indico la via da seguirsi per redimersi. Tornare alla sua casa, umilmente chiedere perdono e ottenerlo con una vita retta. Non cedere più alla carne. Non abusare della bontà divina e della bontà umana per non scontare più duramente di ora la duplice o molteplice colpa. Dio perdona, e perdona perché è la Bontà. Ma l’uomo, per quanto Io abbia detto: “Perdona al fratello tuo settanta volte sette”, non sa perdonare due volte.
Non le do pace e benedizione perché non era in lei quella completa recisione dal suo peccato che è richiesta per esser perdonati. Nella sua carne, e purtroppo nel suo cuore, non era la nausea per il peccato. Maria di Magdala, sentito il sapore del mio Verbo, aveva avuto disgusto per il peccato ed era venuta a Me con la volontà totale di essere un’altra. In costei era ancora un ondeggiamento fra le voci della carne e dello spirito. Né ella, nel turbamento dell’ora, aveva ancora potuto mettere la scure contro il ceppo della carne e reciderla per andare mutilata del suo peso bramoso al Regno di Dio. Mutilata di ciò che era rovina, ma accresciuta di ciò che è salvezza.
Vuoi sapere se si è poi salvata? Non a tutti fui Salvatore. Per tutti lo volli essere, ma non lo fui perché non tutti ebbero la volontà d’esser salvati. E questo è stato uno dei più penetranti strali della mia agonia del Getsemani.
Va’ in pace tu, Maria di Maria, e non voler più peccare neppure nelle inezie. Sotto il manto di Maria non stanno che cose pure. Ricordalo.
Estratto di "l'Evangelo come mi è stato rivelato" di Maria Valtorta ©Centro Editoriale Valtortiano http://www.mariavaltorta.com/

REFUGIUM TU ES DOMINA
IN TRIBULATIONE NOSTRA!

martedì 5 marzo 2013

Cose sublimi. B. Maria Baouardy



Nel momento di queste visite soprannaturali, la novizia diceva cose sublimi: «la santa Vergine ...  mi ha insegnato che l'obbedienza ci preserva sempre da ogni male e da ogni trappola di Satana. Per guadagnarsi il regno dei cie­li, in religione sono necessarie tre cose

la prima, è l'obbedienza, attraverso essa, noi rimaniamo sempre nella retta via. 

La seconda, è l'umiltà. Con un atto di obbe­dienza, noi acquistiamo l'umiltà per un mese; attraverso un atto di disobbedienza, noi perdiamo l'umiltà per un anno. Senza l'umiltà, noi siamo ciechi, nelle tenebre; invece, con l'umiltà, l'anima marcia nella notte come di giorno: l'umiltà è la nostra luce. 

La terza, è la carità».

Una sorella le domandò: E la penitenza? Rispose: «È il demonio che talvolta la ispira, allo scopo di fare in seguito mancare alla Regola. Quando chiediamo un permesso, la prima parola della Priora è da Dio. Se noi fac­ciamo un'osservazione, la seconda parola è del nostro io, e se noi insistiamo, la ter­za parola, è del demonio».

Il Signore le mostrò, un giorno, come la sua collera stava per scoppiare. La gio­vane suora gridò: «Signore, risparmia gli uomini. Mettimi nel fuoco, ma lascia cade­re il fulmine dalle tue mani. Gli uomini non comprendono il male che fanno, sono ciechi». 

E aggiungeva: «La parola di Dio fa tremare il cielo e la terra. Gesù diceva: non sono io che scelgo l'inferno per voi; voi stessi fate questa scelta. Non un'anima si perde senza che io le abbia parlato mille volte nel cuore. Io sono venuto sulla ter­ra, mi sono rivestito della vostra natura, mi sono fatto fanciullo, obbediente, povero, umiliato. Ho tutto sofferto per voi. Non sono io che vi ho perduti, siete voi stessi che vi siete perduti». Ed ella ripeteva: «Signore, salva il mondo, non amare me sola, get­tami nel fuoco per salvare gli uomini», e piangeva e singhiozzava.


IMMACOLATO CUORE DI MARIA
SEI LUCE E VIA
AI TUOI FIGLI QUAGGIU!

mercoledì 6 febbraio 2013

I cinque alberi del PICCOLO NULLA, Beata Maria di Gesù Crocifisso.


«Ed ho aperto una mela e vi ho trovato in mezzo cinque piccoli scomparti che formavano una stella, e dentro vi si trovavano i semi.

Durante l'orazione, ho visto una bella mela, essa è diventata marcia sotto i miei occhi; e quando è stata completamente fradicia, i semi del cuore della mela, sono germinati: sono spuntati cinque alberi. Il chicco più basso ha prodotto l'albero più alto, il chicco che seguiva ha prodotto un albero un po' più piccolo e i tre chicchi più in alto hanno prodotto alberi ancora più piccoli. 
Le cinque radici di questi al­beri erano talmente unite ed intrecciate, da formare una sola radice, e così si soste­nevano le une con le altre.

L' albero più alto portava frutti maturi, che si immergevano in acqua, e quest'ac­qua bagnava la radice che nutriva gli altri alberi; quest'albero più alto si chiama l'albero dell'amore.

Il secondo, un po' più piccolo, portava frutti che pendevano dalla parte della ter­ra e pareva volesse offrirli; quest'albero è quello della carità.

Il terzo non sembrava che si appoggiasse a terra e le sue radici pareva che fos­sero nell'aria e si sarebbe detto che stesse per cadere: quest'albero è quello del­l'abbandono.

Il quarto era tutto spoglio come gli alberi durante l'inverno ma, nello stesso tem­po, era pieno di vita: quest'albero è quello della povertà.

Il quinto era verde e coperto di frutti ma questi frutti erano in basso e come na­scosti e non si vedevano: quest'albero è quello dell'umiltà.
*
Ho visto in seguito altri cinque alberi.

Il primo portava un frutto corposo e soli­do al vedersi, ma marcio e come fosse pieno di fumo all'interno: questo è l'amore di sé e di tutto ciò che è sulla terra, il che indurisce talmente il frutto che finisce per imputridirsi.

Il secondo aveva i rami elevati e nessuno poteva raggiungerli per cogliere il frut­to; questo frutto, del resto, era raro e macchiato per la malattia: è l'avarizia che ha paura di spogliarsi, se dona; il che fa sì che il frutto si guasti e cada.

Il terzo aveva le radici profondamente radicate; ed è l'attaccamento alle cose create.

Il quarto sembrava coperto di foglie e di frutti e molto bello: sono le ricchezze, frutti che marciscono alla minima nevicata, o al più piccolo freddo.

Il quinto portava molti frutti, tanto che essi nascondevano le foglie: è l'orgoglio, che appare ricchissimo agli occhi degli uomini ma il minimo soffio di vento, la più piccola contrarietà, fa cadere questo frutto e quelli che lo vogliono mangiare lo tro­vano amaro».

Recordare nostri, Domina, 
et non apprehendent nos mala

martedì 22 gennaio 2013

3. La carità di Maria verso il prossimo


3. La carità di Maria verso il prossimo



L'amore verso Dio e verso il prossimo ci è imposto nello stesso precetto: « Noi abbiamo da Dio questo comandamento: chi ama Dio ami anche il proprio fratello » (lGv 4,21). 
La ragione, scrive san Tommaso, è che chi ama Dio ama tutte le cose amate da Dio. 
Santa Caterina da Genova diceva un giorno a Dio: « Signore, tu vuoi che io ami il prossimo, ma io non posso amare che te ». Dio le rispose: « Chi ama me, ama tutte le cose amate da me ». 

Ma poiché non vi è stato né vi sarà chi più di Maria amasse Dio, così non vi è stato né vi sarà chi più di Maria abbia amato il prossimo. « Una lettiga si è fatta il re Salomone... il centro è un ricamo d'amore delle fanciulle di Gerusalemme» (Ct 3,9 Volg.). 

A proposito di questo passo il padre Cornelio a Lapide dice che questa lettiga fu il seno della beata Vergine in cui il Verbo Incarnato venne ad abitare e riempì la sua santa Madre di un'immensa carità, affinché ella aiutasse chiunque ricorre a lei. Durante la sua vita Maria fu così piena di carità, che soccorreva i bisognosi senza esserne neppure richiesta. Così fece alle nozze di Cana, quando domandò al Figlio il miracolo del vino, esponendo la pena di quella famiglia: « Non hanno vino » (Gv 2,3). Come era sollecita la Vergine quando si trattava di aiutare il prossimo! 

Quando per un compito di carità si recò da Elisabetta, « andò in fretta in una regione montuosa » (Lc 1,39). Ma la prova più grande di carità, la diede offrendo alla morte suo Figlio per la nostra salvezza. San Bonaventura dice: « Maria ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Figlio unigenito ». E sant'Anselmo esclama: « O benedetta fra le donne, che superi gli angeli nella purezza e i santi nella pietà! ». San Bonaventura afferma: « Grande fu la misericordia di Maria verso i miseri mentre era pellegrina su questa terra, ma molto più grande è ora che regna nel cielo, perché vede meglio le miserie degli uomini ». 

L'angelo rivelò a santa Brigida che non vi è nessuno che preghi senza ricevere grazie per la carità della Vergine. Poveri noi, se Maria non pregasse per noi! Gesù stesso disse a santa Brigida: « Senza l'intercessione di mia Madre, non ci sarebbe speranza 
di misericordia ». «Beato l'uomo che mi ascolta, dice la divina Madre, vegliando alle mie porte ogni giorno, custodendone la soglia » (Pro 8,34 Volg.), e osserva la mia carità per esercitarla verso gli altri a mia imitazione. San Gregorio Nazianzeno afferma che niente ci può conciliare la benevolenza della Vergine quanto la misericordia verso il prossimo. Dio ci esorta: « Siate misericordiosi come Dio, vostro Padre, è misericordioso » (Lc 6,36). Così anche Maria sembra dire a tutti i suoi figli: « Siate misericordiosi, come la Madre vostra è misericordiosa ». 

E certo che secondo la carità che noi useremo col prossimo, Dio e Maria l'useranno con noi: « Date e vi sarà dato... con la stessa misura con cui misurate, sarà misurato anche a voi » (Lc 6,38). San Metodio diceva: « Dona al povero e riceverai il paradiso ». Scrisse l'Apostolo: « La pietà è utile a tutto, avendo la promessa della vita presente e di quella futura » (1Tm 4,8). « Chi fa la carità al povero presta a Dio » (Pro 19,17). Commentando queste parole, san Giovanni Crisostomo afferma che chi soccorre i bisognosi fa sì che Dio gli diventi debitore.

Madre di misericordia, tu sei piena di carità verso tutti; non ti scordare delle mie miserie. Tu le vedi; raccomandami a Dio che non ti nega nulla. Ottienimi la grazia di poterti imitare nella santa carità, sia verso Dio, sia verso il prossimo. Amen.

Virgo Immaculata!
Noverim me, noverim Te,
Nec aliquid cupiam nisi Te!
padremaria@libero.it



giovedì 18 ottobre 2012

Actuad con amor



Mensaje Mensual de Nuestra Madre Amantísima 
para todos sus Hijos
Octubre 13, 2012

“Mis pequeñas criaturas, este Misterio de la Visitación es muy importante para vuestra Madre Amantísima, porque es el Misterio de la caridad. El Misterio de la Visitación es muy importante para todos los misioneros del mundo. Vuestra Madre Amantísima fue la primera misionera cuando fue ayudar a Su prima, Santa Isabel que tenia 72 años de edad y le faltaba tres meses para dar a luz a San Juan el Bautista.

El hombre está recibiendo en la actualidad la Justicia que Jesús envía a través de la naturaleza, que es Dios Mismo. Vuestra Madre Amantísima aparece en todas partes a traeros el Mensaje de amor y el Mensaje de justicia que llegará. Vosotros no sabéis cuando va a venir Jesús otra vez; ni los ángeles ni los santos lo saben. Sorprenderá a todo el mundo y os encontrará en lo que estáis acostumbrados hacer.

Muchos hogares se están destruyendo. Jesús y María lloran por todos los abortos que se cometen en el mundo. Jesús y María escuchan a los bebés llorando al ser asesinados en el vientre de las madres. Muchas mujeres están procreando criaturas que después les estorban y abusan de los niños. Hoy, el hombre necesita en el mundo un Moisés de Juez para que se haga verdadera justicia.

El hombre de hoy no hace justicia; condena a los infractores por los crímenes de lesa humanidad los encierran, le dan de comer, de vestir, donde dormir, pero no hacen justicia, y después los dejan salir a la calle y vuelven a cometer los mismos crímenes. Hoy en el mundo, hace falta verdadera justicia, que el hombre se rectifique y se endereza en el Camino que Jesús os dejó para que se cobijen con todas las Enseñanzas que Él trajo a la humanidad para conducir al hombre al Camino del amor.



Hoy, vuestro Padre Celestial envía a vuestra Madre a todas partes a recoger el rebaño que está perdido sin saber qué hacer. Hoy las personas solo buscan las cosas menos necesarias. Compran y almacenan cosas que no necesitan, pero no son capaces de visitar asilos de ancianos para ir a ver lo que le hace falta a los ancianitos abandonados por sus familiares en donde los maltratan y humillan. Los ponen en esos lugares porque les molesta y por eso los dejan en cualquier parte. Abandonados al maltrato, a la humillación, al dolor; abandonados por aquellos que más los deberían amar. A los enfermos los ponen en hospitales donde muchos de los médicos de hoy no tienen conciencia ni caridad. Los abandonan en el lecho de enfermo y no ven que les hace falta o que pueden hacer por ellos y mueren en los hospitales por falta de atención.

El hombre de hoy pide justicia, pero un día Dios la va a dar porque ellos la piden. Pero no saben que va a llegar ni cuándo va a llegar la justicia. Recordad siempre que vuestra Madre os dice que al hacer un Rosario, no lo podéis hacer sin meditarlo; sin saber que significa cada Misterio. El Rosario que vuestra Madre os dejó es para que vosotros pudierais escoger un momento y orad que en cada Misterio y vuestra Madre escucha vuestras suplicas. Acostumbrad a orar en familia con vuestros hijos. Escoged un momento determinado para reuniros y juntos orar el Rosario, aunque sea un Misterio.

Jesús dejó los pastores para que conduzcan al rebaño por el Camino que Él os dejó. Hay un solo Camino, un solo Dios para todo el mundo, para todos los hombres. Vosotros Le ponéis muchos nombres, pero hay un solo Dios. Dios vendrá un día cercano para conducir a Su verdadero rebaño y rescatar a las ovejas que están perdidas por falta de atención, por falta de un pastor que las guíe y sepa encontrar aquellos rebaños que se han perdido. Él los traerá con el amor, con la abnegación que Jesús os dejó en la Cruz por cada uno de vosotros. ‘Amaos como Yo os ame,’ dice Jesús. ‘Donde está el miserable, estoy Yo, Rey de reyes, nací en un pesebre para enseñaros que donde está el enfermo, donde está el pobre, donde está el hambriento, ahí está Jesús y también Estoy donde está el drogadicto, porque Yo puedo tomar la personalidad de cualquiera para conocer vuestros corazones y saber lo que sois capaces de hacer.’

Actuad con amor; el amor es lo más grande que hay en la humanidad. Con amor podéis traer a los hijos al Verdadero Camino que Él os dejó. Aprended, pequeños Míos, que en cada obra de amor, en cada obra de oración, en cada obra de visitación, ahí está Jesús. Todos podéis ser pastores de amor del Bien Amado para poder un día decirle, ‘Señor, traté de hacer lo que os agrada.’ No sembráis cizaña, odios, mentiras, envidias, o traiciones. Sembrad frutos buenos para que todos podáis disfrutar un día de todo lo que Dios os dejó para que vosotros pudierais vivir.

Os aseguro que este es un tiempo de fe, un tiempo de amor. Recordad que la fe está en vuestros corazones. Abridlos para que Jesús entre y al tocar Él la puerta de vuestro corazón, podáis vosotros abrirlo y decirle, ‘Aquí estoy, Señor, dime lo que quieres de mi, que yo Os serviré.’
En el Nombre del Padre, del Hijo, y del Espíritu Santo, Señor. Amen.”

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Dios el Padre le dijo a Rosa para abrir las Sagradas Escrituras y escribir lo que iba a decir a ella de Ezequiel, Capitulo 13, Versículos 1-9: 'El Señor se dirigió a mí, y me dijo: “Habla en mi nombre contra los profetas de Israel, esos profetas que hablan por su propia cuenta, y diles: ‘Oigan la palabra del Señor: ¡Ay de los profetas estúpidos que siguen su propia inspiración y no tienen verdaderas visiones! Tus profetas, Israel, son como zorras que viven entre ruinas. No han hecho nada para defender a Israel, para que pueda resistir en la batalla cuando venga el día del Señor. Sus visiones son falsas y sus profecías son mentira. Dicen que hablan de mi parte, pero yo no los he enviado. ¡Y esperan que sus palabras se cumplan! ¡Las visiones que ustedes tienen son falsas! ¡Sus profecías son mentira! Dicen que hablan de mi parte, pero yo no he dicho nada. Por eso yo, el Señor, digo: como ustedes dicen cosas falsas y sus visiones son mentira, yo estoy contra ustedes. Yo, el Señor, lo afirmo. Voy a levantar la mano para castigar a los profetas que tienen visiones falsas y cuyas profecías son mentira. No podrán tomar parte en las reuniones de mi pueblo Israel; sus nombres no serán anotados en las listas de los israelitas, ni entrarán en la tierra de Israel. Entonces reconocerán ustedes que yo soy el Señor.’ ” ’
AVE MARIA PURISIMA!

lunedì 2 aprile 2012

LA VERITA’, PER CARITA’!



LA VERITA’,
PER CARITA’!



LAUDETUR   JESUS  CHRISTUS!
LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!

martedì 28 febbraio 2012

Le tre cose più potenti contro di noi sono: la carità, l'umiltà e l'obbedienza.



Satana, attraverso la bocca della posseduta (la beata Maria Baouardy), raccontava le sue vittorie e le sue sconfitte:

Abbiamo appena trionfato, disse, di una religiosa, tramite la disubbidienza e la pigrizia.

Noi non amiamo l'unione nelle comunità; tutti i nostri sforzi tendono ad intro­durvi la discordia.

Le tre cose più potenti contro di noi sono: la carità, l'umiltà e l'obbedienza. C'è una religiosa, da qualche parte, che ci irrita molto; noi non possiamo vin­cerla su alcun punto. La battiamo, le facciamo avere la febbre, nevralgie atroci, è spesso nella impossibilità di camminare, e resta sempre fedele. È impossibile ave­re un minimo sopravvento su di lei. Ascolta la sua superiora, obbedisce al suo confessore. Siamo riusciti a mettere contro di lei tutta la sua comunità: invece di irritarsi e di scoraggiarsi, si è umiliata. La sua superiora stessa è stata contro di lei; ha ringraziato Dio, ed è stata ancora più felice.
Il demonio parlò in seguito di molte persone, sia nel mondo, sia nella vita reli­giosa, alcune delle quali lo ascoltavano, altre, invece, respingevano i suoi attacchi e sfuggivano alla sua rabbia.

Egli domandò al divin Maestro: Chi combatterà contro di noi? Non saranno, gli rispose il Signore, né i re, né i potenti; io vi batterò tramite un piccolo nulla. Ma chi è questo piccolo nulla? diceva Satana, sarebbe la piccola Araba questo piccolo nulla?

Nel giardino, il diavolo scuoteva, con forza, un albero carico di frutti. Glielo si volle impedire: Lasciatemi fare, disse Satana, non faccio alcun male. Il frutto cat­tivo, quello che comincia a guastarsi, cadrà, ma il buon frutto resterà sull'albero! Così noi scuotiamo il mondo: i cattivi cadono; i buoni restano.


LAUDETUR JESUS CHRISTUS!
Laudetur cum Maria!
Semper laudentur

lunedì 1 agosto 2011

Le 6 Ali Serafiche di San Francesco d'Assisi





San Francesco abbraccia Cristo crocifisso; è un dipinto di Bartolomé Esteban Murillo realizzato a olio su tela 283 × 188 cm. È conservata al Museo de Bellas Artes di Siviglia.

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La composizione simboleggia il momento culminante della vita di Francesco d'Assisi, cioè quando decise di rinunciare a tutti i suoi beni materiali per abbracciare la vita religiosa.
Accanto alla croce, due angeli reggono un libro aperto che reca in latino il passo del Vangelo secondo Luca che dice "Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Anche il globo sul quale Francesco poggia il piede, quasi a spingerlo lontano, simboleggia il mondo terreno che egli rifiuta e abbandona per diventare discepolo di Gesù.

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I tre capisaldi della vita Religiosa (cf. cap. I della Regola) sono:

VIVERE nell'Obbedienza, nella Povertà e nella Castità.


Sposalizio di San Francesco con la Povertà, 1316-1318, vele  Basilica inferiore di Assisi.
"Parente di Giotto"?- su disegno del maestro -

Poi il Serafico Padre San Francesco d'Assisi raccomanda altre tre cose:

* Desiderare più di ogni altra cosa di possedere lo Spirito del Signore e di agire secondo la sua santa volontà. 

* Pregare Dio con cuore puro e possedere l'umiltà e la pazienza nelle tribolazioni e malattie.

* Devono avere una predilezione speciale per quanti ci perseguitano, disprezzano e insultano (cap. X della Regola).

Praticamente San Francesco propone:

1. L'elevazione di tutto l'agire in Dio,

2. poi raccomanda L'accettazione gioiosa di 

    tutte le tribolazioni, e

3. La carità fattiva e squisita verso il

    prossimo.

COSI':

CROCIFISSI AL MONDO CON I TRE VOTI SIAMO RESI CONFORMI A DIO CON LE SUCCESSIVE TRE RACCOMANDAZIONI.

SONO LE 6 ALI SERAFICHE

   PER DISTACCARCI DAL MONDO E

   PENETRARE NELLE COSE DIVINE.                
(cfr.  S. Buonav.)

AMDG et BVM