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giovedì 30 ottobre 2014

PER LA SUA BONTA'



CAPITOLO XI. - DELL'ANIMA DEL FRATELLO S. CONVERSO, CHE DOPO LA MORTE FU PREMIATO PER LA SUA BONTA'



Durante l'agonia del fratello Seg, Geltrude, occupata in altro, dimenticò di pregare per lui. Quando gliene annunciarono la morte, ricordò con rimpianto che egli aveva ampiamente meritato le preghiere della Comunità, perché, nel suo ufficio, si era dimostrato più fedele e premuroso degli altri conversi. Perciò incominciò a supplicare il Signore perché, secondo la moltitudine delle sue misericordie, degnasse ricompensare quell'anima per i buoni servigi resi al convento.

Le rispose Gesù: « A motivo delle preghiere delle tue consorelle, ho già premiato in tre maniere la fedeltà di questo fratello. 

La sua bontà naturale gli procurava tanta gioia quando poteva far piacere a qualcuno; adesso tutte quelle gioie si sono riunite nell'anima sua e gode di tutte insieme. 

Possiede anche tutta la felicità dei cuori ai quali ha prodigato i suoi benefici, cioè la felicità del povero al quale dava l'elemosina, del bimbo a cui faceva un regaluccio, del malato che sollevava e rallegrava con un frutto, o con un dolce. 

Infatti ha il gaudio immenso di sapere che le sue azioni mi erano care; se ci fosse qualche cosa ancora per rendere completa la sua beatitudine, sarei pronto ad accordargliela tosto ».

lunedì 25 novembre 2013

L’ossessione

CRUDELTA’
La crudeltà che l’uomo ha nei confronti del suo prossimo, il tutto a causa di un motivo in mente, la soddisfazione di sé, ha raggiunto il punto più alto. L’ossessione dei propri bisogni è un peccato agli occhi del Mio Eterno Padre.
Tante false scuse, costruite in nome dell’autostima, sono totalmente inaccettabili e contrari ai Miei insegnamenti. 
Amatevi gli uni gli altri; trattate gli altri come voi stessi vorreste essere trattati. Pensate ai bisogni degli altri prima che ai vostri. Impegnatevi per i diritti umani dei vostri fratelli e delle vostre sorelle quando sono vittime dell’ingiustizia degli altri.
Non giustificatevi mai di aver danneggiato una persona per il conseguimento di un vantaggio materiale. 
Mostrate amore e compassione anche per i vostri nemici. Non è un compito facile a causa dell’insicurezza materiale che i Miei figli patiscono. 
I sintomi dell’egoistica ossessione per la ricchezza, la bellezza e quello che si chiama successo, che molte persone credono essere naturali attributi dell’essere umano, creano una terribile confusione.
L’idea secondo la quale la gente è stata indottrinata di mettere i propri bisogni in primo piano nel nome del benessere personale, è stata seminata nello spirito umano da molto tempo, ma questa filosofia è stata rafforzata dalla potenza della comunicazione moderna. Quando i Miei figli sentono questi messaggi quasi quotidianamente attraverso la televisione, i media, il cinema, la musica e Internet, essi li accettano come cose molto importanti.
Malgrado le false promesse che queste convinzioni rappresentano, le quali sono interessanti poiché offrono auto-gratificazione che è difficile da rifiutare, i Miei figli accettano la menzogna. Menzogna che è stata impiantata dal Seduttore – Satana.   Continua a leggere...

mercoledì 30 ottobre 2013

Parola d'ordine: "Fermare, col ravvedimento sincero, la discesa"


 Gesù dice a Maria Valtorta:


"Ti ho già detto che quanto è detto negli antichi libri ha un riferimento nel presente. È come se una serie di specchi ripetesse, portandolo sempre più avanti, uno spettacolo visto più addietro. Il mondo ripete se stesso negli errori e nei ravvedimenti, con questa differenza però: che gli errori si sono sempre più perfezionati con l’evoluzione della razza verso la cosiddetta civiltà, mentre i ravvedimenti sono divenuti sempre più embrionali. Perché? 

Perché, col passare del mondo dall’età fanciulla ad età più completa, sono cresciute la malizia e la superbia del mondo. Ora siete nel culmine dell’età del mondo e avete raggiunto anche il culmine della malizia e della superbia. Non pensare però che avete ancora tanto da vivere quanto siete vissuti. Siete al culmine, e ciò dovrebbe dire: avete altrettanto da vivere. Ma non sarà.

La parabola discendente del mondo verso la fine non sarà lunga come quella ascendente. Sara un precipitare nella fine. [La fine dei tempi, la fine del tempo delle nazioni; poi verrà il Regno di Dio sulla Terra, un’unica Nazione, un unico popolo, un’ unica Fede]. Vi fanno precipitare appunto malizia e superbia. Due pesi che vi trascinano nel baratro della fine, al tremendo giudizio. Superbia e malizia, oltreché trascinarvi nella parabola discendente, vi ottundono talmente lo spirito da rendervi sempre più incapaci di fermare, col ravvedimento sincero, la discesa". 

lunedì 9 settembre 2013

Geniale






*Geniale commento al Vangelo del 1° settembre 2013 //  Vangelo di Luca (14, 1.7-14) Gesù dice: “Va’ a metterti all’ultimo posto… perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”, e: “Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti”.
*

Ognuno nella vita vuole trovare il suo posto buono. Ma qual è veramente il posto giusto? L’omelia di Benedetto XVI nella messa celebrata in occasione dell’incontro dei suoi ex-allievi è, in fondo, una risposta a questa domanda e parte dal Vangelo di oggi, nel quale Gesù invita a prendere l’ultimo posto.
“Un posto che può sembrare molto buono può rivelarsi per essere un posto molto brutto”, nota il papa emerito facendo riferimento a quanto accaduto già in questo mondo, anche negli ultimi decenni, dove vediamo come “i primi” sono stati rovesciati e improvvisamente sono diventati “ultimi” e quel posto che sembrava buono era invece “sbagliato”. 
Anche nei discorsi che si tennero durante l’Ultima Cena, i discepoli si litigano i posti migliori. Gesù si presenta invece come Colui che serve. Lui “nato nella stalla” e “morto sulla Croce” ci dice – afferma Benedetto XVI – che il posto giusto è quello vicino a Lui, “il posto secondo la sua misura”. E l’apostolo, in quanto inviato di Cristo “è l’ultimo nell’opinione del mondo”, e proprio per questo è vicino a Gesù:
“Chi, in questo mondo e in questa Storia forse viene spinto in avanti e arriva ai primi posti, deve sapere di essere in pericolo; deve guardare ancora di più al Signore, misurarsi a Lui, misurarsi alla responsabilità per l’altro, deve diventare colui che serve, quello che nella realtà è seduto ai piedi dell’altro, e così benedice e a sua volta diventa benedetto”.

E, dunque, qualunque sia il posto che la Storia vorrà assegnarci, quello che è determinante – sottolinea il papa emerito – è “la responsabilità davanti a Lui, e la responsabilità per l’amore, per la giustizia e per la verità”. Nel Vangelo di oggi il Signore ricorda che chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. E Benedetto XVI fa notare che “Cristo, il Figlio di Dio, scende per servire noi e questo fa l’essenza di Dio” che “consiste nel piegarsi verso di noi: l’amore, il ‘sì’ ai sofferenti, l’elevazione dall’umiliazione”:
“Noi ci troviamo sulla via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare persone che ’scendono’ per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio che è la grandezza dell’amore”.

*

Benedetto XVI fa dunque nell’omelia una catechesi sul senso dell’abbassamento di Cristo e sull’essenza dell’amore di Dio. “La Croce, nella Storia, è l’ultimo posto” e il “Crocifisso non ha nessun posto, è un ‘non-posto’”, è stato spogliato, “è un nessuno” eppure – nota Benedetto XVI – Giovanni nel Vangelo vede “questa umiliazione estrema” come “la vera esaltazione”:
“Così, Gesù è più alto; sì, è all’altezza di Dio perché l’altezza della Croce è l’altezza dell’amore di Dio, l’altezza della rinuncia di se stesso e la dedizione agli altri. Così, questo è il posto divino, e noi vogliamo pregare Dio che ci doni di comprendere questo sempre di più e di accettare con umiltà, ciascuno a modo proprio, questo mistero dell’esaltazione e dell’umiliazione”.

*

Infine il Papa emerito ricorda che Gesù esorta a “invitare” a prescindere dai vantaggi, cioè a invitare i paralitici, gli storpi, i poveri perché Lui stesso lo ha fatto invitando “noi alla mensa di Dio”, e in questo modo mostrandoci cosa sia la gratuità. Giustamente l’economia si poggia sulla “giustizia commutativa”, sul “do ut des”, ma perfino in questo ambito rimane qualcosa di gratuito, ricorda Benedetto XVI sottolineando che “senza la gratuità del perdono nessuna società può crescere”, tanto è vero che le più grandi cose della vita, cioè “l’amore, l’amicizia, la bontà, il perdono”, “non le possiamo pagare”, “sono gratis, nello stesso modo che in cui Dio ci dona a titolo gratuito”:
“Così, pur nella lotta per la giustizia nel mondo, non dobbiamo mai dimenticare la ‘gratuità’ di Dio, il continuo dare e ricevere, e dobbiamo costruire sul fatto che il Signore dona a noi, che ci sono persone buone che ci donano ‘gratis’ la loro bontà, che ci sopportano a titolo gratuito, ci amano e sono buone con noi ‘gratis’; e poi, a nostra volta, donare questa ‘gratuità’ per avvicinare così il mondo a Dio, per diventare simili a Lui, per aprirci a Lui”.
*
Quindi Benedetto XVI si sofferma sulla liturgia, sull’umiltà della liturgia cristiana che è insieme “incommensurabilmente grande” perché ci si unisce alle schiere degli angeli e dei santi nella festosa gioia di Dio. E il sangue di Cristo, che è al centro dell’Eucaristia, significa proprio “entrare nello splendore del raduno gioioso di Dio”. “Questo Sangue è il suo amore”, conclude Benedetto XVI. “È il Monte di Dio e ci apre alla gloria di Dio”.(Papa Benedetto XVI)

Beato Pier Giorgio Frassati p.p.n.

sabato 16 marzo 2013

V DOMINGO DE CUARESMA - C - 17-3-2013: San Juan 8, 1-11.



"INDICO A LOS CULPABLES EL CAMINO 
QUE TIENE QUE SEGUIR PARA 
REDIMIRSE"






Dice Jesús:

LO QUE MÁS ME DOLÍA ERA LA FALTA DE CARIDAD 
Y SINCERIDAD EN LOS ACUSADORES

"Lo que más me dolía era la falta de caridad y sinceridad en los acusadores. No mentían al acusarla. La mujer era realmente culpable, pero eran insinceros al hacer escándalo de una cosa que ellos miles de veces habían cometido y que sólo debido a su astucia o a su buena estrella había quedado oculta. Era la primera vez que pecaba, y había sido menos astuta y menos afortunada. Pero ninguno de sus acusadores y acusadoras -porque también las mujeres auque no levantaban su voz, la acusaban en el fondo del corazón- estaban exentos de culpa.

ADÚLTERO ES EL QUE LLEGA AL ACTO Y QUIEN APETECE EL ACTO 
Y LO DESEA CON TODAS SUS FUERZAS

Adúltero es el que llega al acto y quien apetece el acto y lo desea con todas sus fuerzas. La lujuria existe tanto en el que peca como en el que desea pecar. No basta no hacer el mal, es menester no desear hacerlo.
Acuérdate, María, de las primeras palabras de tu Maestro cuando te llamó del borde del precipicio donde estabas: "no basta no hacer el mal, es menester no desear hacerlo".

QUIEN SE COMPLACE EN PENSAMIENTOS SENSUALES Y ENCIENDE 
CON LECTURAS Y ESPECTÁCULOS APROPIADOS Y CON COSTUMBRE
 MALSANAS, SENSACIONES DE SENSUALIDAD, ES TAN IMPURO 
COMO EL QUE PECA MATERIALMENTE

Quien se complace en pensamientos sensuales y enciende con lecturas y espectáculos apropiados y con costumbre malsanas, sensaciones de sensualidad, es tan impuro como el que peca materialmente. Me atrevo a decir:es mucho más culpable, porque con el pensamiento va contra la naturaleza, además de que va contra la moralidad. No me refiero a actos reales que son contra la naturalezaLo único atenuante de éstos es que estén enfermos orgánica y síquicamente. Quien no tiene semejante excusa es muy inferior a la bestia más repugnante. Para condenar con justicia, es menester estar inmunes de culpa.
Os remito a dictados anteriores, cuando hablé de las condiciones esenciales para ser juez.
No me eran desconocidos los corazones de aquellos fariseos y escribas, ni los de que se unían en atacar a la culpable. Eran pecadores contra Dios y contra el prójimo. En ellos habían culpas contra el culto, contra sus padres, contra el prójimo, culpas, y muy numerosas, contra sus mujeres. Si por un milagro hubiese dicho a su sangre que escribiese sobre su frente su pecado, entre las muchas acusaciones hubiera prevalecido la de"adúlteros" de hecho o de deseo. He dicho: "Lo que sale del corazón del hombre es lo que contamina al hombre". Y fuera de mi corazón, no había ninguno de los jueces que hubiese tenido su corazón puro.

"QUE CUANTO ALGUIEN ES MÁS BUENO, TANTO MÁS ES COMPASIVO
 PARA CON LOS CULPABLES"

Sin sinceridad y sin caridad. Ni siquiera el ser semejantes a ella por la concupiscencia que los consumía, los llevaba a tener caridad. Yo era el que tenía caridad por aquella mujer humillada. Yo, el Único que debía haber tenido asco. Pero acordaos de esto: "Que cuanto alguien es más bueno, tanto más es compasivo para con los culpables".
Porque muchas veces la culpa se comete, sobre todo en el sexo débil, por esta búsqueda de consueloPor esto afirmo que quien carece de cariño para con su mujer, y aun para su hija propia, es noventa por ciento responsable de la culpa de su mujer o de sus hijas y de esas culpas responderá. Tanto el afecto necio, que es sólo una esclavitud estúpida de un hombre para con una mujer, de un padre para con una hija, cuanto una falta de afecto o, peor, una culpa de propia libido que lleva un marido a otros amores y los padres a otras preocupaciones que no sean los hijos, son incentivo para el adulterio y prostitución y como tales los condeno.Sois seres dotados de razón y os guía una ley divina y una ley moral. Envilecerse hasta llevar una conducta de salvajes o de animales debería horrorizar a vuestra gran soberbia. Pero de ésta, que en tales casos sería hasta útil,os servís para otras cosas muy diversas. 
Miré a Pedro y a Juan de modo diverso, porque al primero quise darle a entender: "Pedro, tampoco faltes tú a la caridad y sinceridad", y darle a entender como a mi futuro Pontífice: "Recuerda esta hora y juzga como tu Maestro en el porvenir"entre tanto que al segundo: joven en años, corazón de niño, le quise decir: "Tú puedes juzgar y no lo haces porque tienes mi mismos sentimientos. Gracias porque eres muy semejante a Mí". Quise que ambos se retirasen, antes de que me dirigiera a la mujer para no aumentar su pena con la presencia de dos testigos.
Aprended, ¡oh hombres inmisericordes! Por más que alguien sea culpable, hay que tratarlo con respeto y caridad. No gozarse con su envilecimiento, ni encarnizarse en él, ni siquiera con miradas curiosas. ¡Piedad, piedad para el caído!

SEÑALO A LA CULPABLE EL CAMINO QUE TIENE QUE SEGUIR 
PARA REDIMIRSE.

Señalo a la culpable el camino que tiene que seguir para redimirse. Volver a su hogar, pedir humildemente perdón y obtenerlo con una vida honesta. No ceder más a las tentaciones de la carne. No abusar de la Bondad divina y de la bondad humana para no purgar dos o más veces la culpa. Dios perdona y perdona porque es la Bondad, pero el hombre, por más que yo haya dicho: "Perdona a tu hermano setenta veces", no sabe perdonar dos.

NO LE DI LA PAZ NI LA BENDICIÓN PORQUE NO EXISTÍA EN ELLA
 TODAVÍA LA COMPLETA SEPARACIÓN DEL PECADO 
QUE ES NECESARIA PARA OBTENER EL PERDÓN

No le di la paz ni la bendición porque no existía en ella todavía la completa separación del pecado que es necesaria para obtener el perdón. Todavía no existía en su carne, y ni siquiera en su corazón la náusea por el pecado. María de Mágdala, al haber saboreado mis palabras, había experimentado disgusto por el pecado y se había acercado a Mí con una voluntad total de ser otra. En aquella otra había un fluctuar de voces de la carne y del espíritu. Ni ella misma, en medio de la turbación de la hora, había logrado poner el hacha en la raíz de su carne y cortarla para verse así libre y poder entrar en el Reino de Dios. Libre de lo que le servía de ruina, pero enriquecida con lo que era la salvación.

¿QUIERES SABER SI SE SALVÓ? NO FUI PARA TODOS SALVADOR. 
QUISE SERLO PARA CON TODOS, PERO NO LO FUI PORQUE NO TODOS
 TUVIERON LA VOLUNTAD DE QUE SE LES SALVASE

¿Quieres saber si se salvó? No fui para todos Salvador. Quise serlo para con todos, pero no lo fui porque no todos tuvieron la voluntad de que se les salvase. Y esto fue uno de los dardos más dolorosos en mi agonía de Getsemaní.
Quédate en paz, María de María, y no quieras volver a faltar más ni siquiera en las bagatelas. Bajo el manto de María no hay más que cosas puras. Recuérdalo.
Un día María mi Madre te dijo: "Yo ruego con lágrimas a mi Hijo". Y en otra ocasión: "Dejo a mi Jesús el cuidado de que me amen... Cuando me amáis vengo. Y mi llegada siempre es alegría y salvación."
Mi Madre te ama. Te he entregado a ella. Más bien te llevé conmigo, porque sé que donde puedo obtener lo que quiero con mi autoridad, ella os guía con sus caricias amorosas y os lleva mejor que YoSu tocar es un sello delante del que huye Satanás. Tienes ahora su hábito y si eres fiel a las oraciones de ambas Ordenes medita diariamente toda la vida de nuestra Madre. Sus alegrías y sus dolores. Esto es mis alegrías y mis dolores. Porque desde el momento en que el Verbo se hizo Jesús con ella y por los mismos motivos me he alegrado y llorado.

MIRA, PUES, QUE AMAR A MARÍA ES AMAR A JESÚS. 
ES AMARLO MÁS FÁCILMENTE.

AUN EN LA MUERTE EL SENO DE MARÍA ES MÁS DULCE QUE LA CUNA.
 QUIEN EXPIRA EN ELLA NO OYE MÁS QUE LAS VOCES DE LOS COROS
 ANGELICALES QUE VUELAN ALREDEDOR DE MARÍA.

Mira, pues, que amar a María es amar a Jesús. Es amarlo más fácilmente. Porque te hago que lleves la cruz y sobre ella te pongo. Por el contrario Mi Madre te lleva o está a los pies de la cruz para recibirte sobre el corazón que no sabe otra cosa más que amar. Aun en la muerte el seno de María es más dulce que la cuna. Quien expira en ella no oye más que las voces de los coros angelicales que vuelan alrededor de María. No ve tinieblas sino los rayos de la Estrella matutina. No ve lágrimas, sino su sonrisa. No conoce el miedo. ¿Quién se atreverá a arrebatar de nosotros, de los brazos de María al moribundo que amamos, que es nuestro?
No me des "gracias" a Mí. Dáselas a ella que no ha querido acordarse de otra cosa fuera del poco bien que has hecho y del amor que tienes por Mí y por este te quiere, para poner bajo sus pies lo que tu buena voluntad no lograba hacerlo. Grita: "¡Viva María!" Y quédate a sus pies, a los pies de la Cruz. Te adornarás tu vestido con rubíes de mi Sangre y de perlas de su llanto. Tendrás un vestido de reina para entrar en mi Reino.
Quédate en paz. Te bendigo."
IX. 408-411
A. M. D. G.

Ultima in mortis hora
Filium pro nobis ora,
Bonam mortem impetra,
Virgo, Mater, Domina!