Visualizzazione post con etichetta il pentimento. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta il pentimento. Mostra tutti i post

domenica 20 novembre 2016

MESSAGGIO DI LUCE e SPERANZA //


Dopo un incidente un sacerdote viene portato a visitare Inferno, Purgatorio e Paradiso

Articolo tratto dal sito Profezie del terzo millennio


Un pastore cattolico della Florida settentrionale afferma che durante un’"esperienza di premorte" (NDE, Near Death Experience) gli sarebbe stato mostrato l’aldilà, avrebbe anche visto sacerdoti e perfino vescovi sia in paradiso che nell'inferno.
Il sacerdote è Don José Maniyangat, della chiesa di S. Maria in Macclenny, e afferma che l'evento sarebbe avvenuto il 14 aprile 1985 - domenica della Divina Misericordia - quando ancora viveva nel suo Paese natale, l'India. Vi presentiamo questo caso lasciandolo al vostro discernimento.

Ora 54enne e ordinato sacerdote nel 1975, Don Maniyangat ricorda che si stava recando ad una missione per celebrare la Messa quando con la moto che stava guidando - un mezzo di trasporto molto comune in quei luoghi - venne travolto da una jeep condotta da un uomo ubriaco.

Don Maniyangat ha raccontato a Spirit Daily che dopo l’incidente venne trasportato d’urgenza in un ospedale distante più di 50 chilometri e durante il tragitto accadde che «la mia anima uscì fuori dal corpo. Immediatamente vidi il mio angelo custode», spiega Don Maniyangat. «Inoltre vidi il mio corpo e le persone che mi stavano trasportando all'ospedale. Stavano gridando, e subito l'angelo mi disse, "Sto per portarti in Cielo. Il Signore desidera incontrarti". Disse però che prima voleva mostrarmi l'inferno e il purgatorio». 

Don Maniyangat afferma che in quel momento, in un’orribile visione, l’inferno si aprì davanti ai suoi occhi. Era spaventoso. «Vidi Satana e persone che lottavano, che venivano torturate, e che gridavano» racconta il sacerdote. «E c’era anche il fuoco. Vidi il fuoco. Vidi persone che soffrivano e l'angelo mi disse che ciò era dovuto ai peccati mortali e al fatto che non si erano pentite. Quello era il punto. Erano impenitenti».
Il sacerdote racconta che gli venne spiegato che ci sono sette "gradi" o livelli di sofferenza negli inferi. Coloro che in vita hanno commesso "peccato mortale dopo peccato mortale" soffrono il calore più intenso. "Avevano dei corpi ed erano molto brutti, tanto crudeli e brutti, orribili", dice Don Maniyangat. 
«Erano umani ma erano come mostri: spaventosi, delle cose dall’aspetto molto brutto. Ho visto persone che conoscevo ma non posso dire chi erano. L'angelo mi disse che non mi era permesso rivelarlo». 
I peccati che li avevano condotti in quella condizione – spiega il sacerdote - erano trasgressioni come l’aborto, l’omosessualità, l’odio e il sacrilegio. Se si fossero pentiti, sarebbero andati in purgatorio - gli avrebbe detto l'angelo. Don Jose rimase sorpreso delle persone che vide nell'inferno. Alcuni erano sacerdoti, altri erano vescovi. «Ce n’erano molti, perché avevano fuorviato la gente» afferma il sacerdote [...]. «Erano persone che non mi sarei mai aspettato di trovare la». 

Dopo di ciò, il purgatorio gli si aprì innanzi. Anche lì ci sono sette livelli - dice Maniyangat - e c’è il fuoco, ma è molto meno intenso di quello dell'inferno, e là non c’erano "liti o lotte". La sofferenza principale è data dal fatto che non possono vedere Dio. Il sacerdote afferma che le anime che erano in purgatorio potevano aver commesso numerosi peccati mortali, ma erano arrivate là in virtù del semplice pentimento - ed ora avevano la gioia di sapere che un giorno sarebbero andate in Cielo. "Ho avuto la possibilità di comunicare con le anime", dice Don Maniyangat, che dà l’impressione di essere una persona pia e santa. «Mi hanno chiesto di pregare per loro e di chiedere anche alla gente di pregare per loro». Il suo angelo, che era "molto bello, luminoso e bianco", difficile da descrivere a parole - dice Don Maniyangat, lo portò a quel punto in Paradiso. Allora un tunnel - come quello descritto in tanti casi di esperienze di premorte - si materializzò. 

«Il Paradiso si aprì ed io sentii la musica, gli angeli che cantavano e che lodavano Dio» racconta il sacerdote. «Una musica bellissima. Non ho mai sentito una musica come quella in questo mondo. Ho visto Dio faccia a faccia, e Gesù e Maria, erano così luminosi e sfolgoranti. Gesù mi disse, "Ho bisogno di te. Voglio che torni indietro. Nella tua seconda vita, per il Mio popolo sarai uno strumento di guarigione, e camminerai in una terra straniera e parlerai una lingua straniera".». Di lì ad un anno, Don Maniyangat si trovava appunto in una terra lontana chiamata Stati Uniti.

Il sacerdote dice che il Signore era molto più bello di qualsiasi immagine esistente su questa terra. Il Suo Volto somigliava a quello del Sacro Cuore, ma era molto più luminoso, dice Don Maniyangat, che paragona questa luce a quella di "mille soli". La Madonna era accanto a Gesù. Anche in questo caso sottolinea che, le rappresentazioni terrene sono "solo un'ombra" di come Maria SS. è realmente. Il sacerdote afferma che la Vergine gli disse semplicemente di fare tutto ciò che suo Figlio aveva detto. 

Il Paradiso, dice il sacerdote, ha una bellezza, una pace, e una felicità che sono "un milione di volte" superiori a qualsiasi cosa che conosciamo sulla terra. 
«Ho visto anche là sacerdoti e vescovi», nota Don Jose. «Le nuvole erano differenti - non scure o cupe, ma splendenti. Bellissime. Molto luminose. E c’erano fiumi che erano differenti da quelli che si vedono qui. E’ quella la nostra vera casa. Non ho sperimentato mai nella mia vita quel genere di pace e di gioia». 

Maniyangat dice che la Madonna e il suo angelo gli appaiono ancora. La Vergine appare ogni primo sabato, durante la meditazione mattutina. «E’ personale, e serve per guidarmi nel mio ministero», spiega il pastore, la cui chiesa si trova a trenta miglia dal centro di Jacksonville. «Le apparizioni sono private, non pubbliche. Il suo viso è sempre lo stesso, ma un giorno appare con il Bambino, un giorno come Nostra Signora delle Grazie, o come Nostra Signora dei Dolori. A seconda dell’occasione appare in modi diversi. Mi ha detto che il mondo è pieno di peccato e mi ha chiesto di digiunare, pregare e offrire la Messa per il mondo, perché Dio non lo punisca. Abbiamo bisogno di più preghiera. È preoccupata per il futuro del mondo a causa dell’aborto, dell’omosessualità e dell’eutanasia. Ha detto che se la gente non ritorna a Dio, ci sarà il Castigo». 

Il messaggio principale, tuttavia, è di speranza: come tanti altri, Don Maniyangat ha visto che l’aldilà era pieno di una luce che guarisce, e al suo ritorno ha portato con sé un po’ di quella luce. Qualche tempo dopo ha fondato un ministero di guarigione e dice di aver visto persone guarire da ogni tipo di malattia, dall’asma fino al cancro. [...]
E’ stato mai attaccato dal diavolo? Sì, particolarmente prima delle funzioni religiose. E’ stato vessato. È stato assalito fisicamente. Ma questo è niente - afferma lui - in confronto alla grazia che ha ricevuto. 
Ci sono casi di cancro, AIDS, problemi di cuore, ischemia arteriosa. Molte persone attorno a lui sperimentano il cosiddetto "riposo dello spirito" [la persona cade a terra e vi resta per un po’ di tempo in una specie di "sonno"; N.d.R.]. E quando accade ciò, sentono in loro la pace e a volte vengono segnalate anche guarigioni che sono un assaggio di ciò che lui ha visto e vissuto in Paradiso.


Dall'articolo di Michael H. Brown "Priest says that in brush with death he saw priests and bishops in hell, heaven", dal sito Spirit Daily


AMDG et BVM

giovedì 2 ottobre 2014

"Vi chiamo"


Dalle rivelazioni di Gesù a Maria Valtorta: “Pentitevi dei vostri peccati per essere perdonati e pronti al Regno. Levate da voi l’anatema del peccato. Ognuno ha il suo. Ognuno ha quello che è contrario ai dieci comandamenti di salute eterna. Vogliate pentirvi. Non a parole. Dio non si irride e non si inganna. Ma pentitevi con la volontà ferma, che vi porti a mutare vita, a rientrare nella Legge del Signore. Il Regno dei Cieli vi aspetta. Domani!”

Dalle rivelazioni di Gesù alla mistica Maria Valtorta

capitolo 59. Visione.

 L’indemoniato guarito nella sinagoga di Cafarnao

Maria Valtorta:
Vedo la sinagoga di Cafarnao. E’ già piena di folla in attesa. Gente sulla porta occhieggia sulla piazza ancora assolata, benché sia verso sera. Finalmente un grido: “Ecco il Rabbi che viene ! La gente si volta tutta verso l’uscio, i più bassi si alzano sulle punte dei piedi o cercano di spingersi avanti. Qualche disputa, qualche spintone, nonostante i rimproveri degli addetti alla sinagoga e dei maggiorenti della città.“La pace sia su tutti coloro che cercano la Verità.” Gesù sulla soglia e saluta benedicendo a braccia tese in avanti. La luce vivissima che nella piazza assolata ne staglia l’alta figura, inondandola di luce. Egli ha deposto il candido abito ed nel suo solito azzurro cupo. Si avanza fra la folla che si apre e si rinserra intorno a Lui, come onda intorno ad una nave.
“Sono malato, guariscimi! geme un giovane che mi pare tisico nell’aspetto, e prende Gesù per la veste. Gesù gli pone la mano sul capo e dice: “Confida. Dio ti ascolterà. Lascia ora che Io parli al popolo, poi verrò a te” Il giovane lo lascia andare e si mette quieto. “Che ti ha detto? “ gli chiede una donna con un bambino in braccio. “Mi ha detto che dopo aver parlato al popolo verrà a me.” “Ti guarisce, allora?” “Non so. Mi ha detto: “Confida Io spero.”
“Che ha detto? Che ha detto? La folla vuole sapere. La risposta di Gesù ripetuta fra il popolo.
“Allora io vado a prendere il mio bambino.” “Ed io porto qui il mio vecchio padre.” “Oh! se Aggeo volesse venire! Io provo… ma non verrà.
Gesù ha raggiunto il suo posto. Saluta il capo della sinagoga ed è salutato da questi. E’ un ometto
basso, grasso e vecchiotto. Per parlare a lui, Gesù si china. Pare una palma che si curvi su un arbusto più largo che alto.
“Che vuoi che ti dia? chiede l’archisinagogo.
“Quello che credi, oppure a caso. Lo Spirito guiderà”
“Ma… e sarai preparato?”
“Lo sono. Dai a caso. Ripeto: lo Spirito del Signore guiderà la scelta per il bene di questo popolo.”
L’archisinagogo stende una mano sul mucchio dei rotoli, ne prende uno, apre e si ferma a un dato

Gesù prende il rotolo e legge il punto segnato:
“su alzati e santifica il popolo e di’ loro: Santificatevi per domani, perché dice il Signore Dio di Israele, l’anatema è in mezzo a voi, o Israele; tu non potrai stare a fronte dei tuoi nemici fino a tanto che sia tolto di mezzo a te chi sia contaminato con tal delitto”.
Si ferma, arrotola il rotolo e lo riconsegna.
La folla attentissima. Solo bisbiglia alcuno: “Ne udremo delle belle contro i nemici! E’ il Re d’Israele, il Promesso, che raccoglie il suo popolo!” Gesù tende le braccia nella solita posa oratoria. Il silenzio si fa completo.
Gesù parla:
“Chi è venuto per santificarvi, si è alzato. E’ uscito dal segreto della casa dove si è preparato a questa missione. Si è purificato per darvi esempio di purificazione. Ha preso la sua posizione di fronte ai potenti del Tempio e al popolo di Dio, e ora è fra voi. Io sono. Non come, con mente annebbiata e fermento nel cuore, alcuni fra voi pensano e sperano. Più alto e più grande è il Regno di cui sono il Re futuro e a cui vi chiamo. Vi chiamo, o voi di Israele, prima d’ogni altro popolo, perché voi siete quelli che nei padri dei padri ebbero promessa di quest’ora e alleanza col Signore Altissimo. Ma non con turbe di armati, non con ferocie di sangue sarà formato questo Regno, e ad esso non i violenti, non i prepotenti, non i superbi, gli iracondi, gli invidiosi, i lussuriosi, gli avari, ma i buoni, i miti, i continenti, i misericordiosi, gli umili, gli amorosi del prossimo e di Dio, i pazienti, avranno entrata. Israele! Non contro i nemici di fuori sei chiamato a combattere. Ma contro i nemici di dentro. Contro quelli che sono in ogni tuo cuore. Nel cuore dei dieci e dieci e dieci mila tuoi figli. Levate l’anatema del peccato da tutti i vostri singoli cuori, se volete che domani Dio vi raduni e vi dica: o popolo, a te il Regno che non sarà più sconfitto, né invaso, né insediato da nemici Domani. Quale, questo domani? Fra un anno o fra un mese? Oh! non cercate! Non cercate con sete malsana di sapere ciò che futuro con mezzo che ha sapore di colpevole stregoneria. Lasciate ai pagani lo spirito pitone. Lasciate a Dio Eterno il segreto del suo tempo. Voi da domani, il domani che sorgerà dopo quest’ora di sera, e quella che verrà di notte, che sorgerà col canto del gallo, venite a purificarvi nella vera penitenza.
Pentitevi dei vostri peccati per essere perdonati e pronti al Regno. Levate da voi l’anatema del peccato. Ognuno ha il suo. Ognuno ha quello che è contrario ai dieci comandamenti di salute eterna. Esaminatevi ognuno con sincerità e troverete il punto in cui avevate sbagliato. Umilmente abbiatene pentimento sincero. Vogliate pentirvi. Non a parole. Dio non si irride e non si inganna. Ma pentitevi con la volontà ferma, che vi porti a mutare vita, a rientrare nella Legge del Signore. Il Regno dei Cieli vi aspetta. Domani.
Domani? vi chiedete? Oh! sempre un domani sollecito l’ora di Dio, anche se viene al termine di una vita longeva come quella dei Patriarchi. L’eternità non ha per misura di tempo lo scorrere lento della clessidra. E quelle misure di tempo che voi chiamate giorni, mesi anni, secoli, sono palpiti dello Spirito Eterno che vi mantiene in vita. Ma voi eterni siete nello spirito vostro, e dovete, per lo spirito, tenere lo stesso metodo di misurazione del tempo che ha il Creatore vostro. Dire, dunque:
“Domani sarà il giorno della mia morte Anzi non morte per il fedele. Ma riposo di attesa, in attesa del Messia che apra le porte dei Cieli. E in verità vi dico che fra i presenti solo ventisette morranno dovendo attendere. Gli altri saranno già giudicati prima della morte, e la morte sarà il passaggio a Dio o a Mammona senza indugio, perché il Messia è venuto, fra voi e vi chiama per darvi la Buona Novella, per istruirvi alla Verità per salvarvi al Cielo. Fate penitenza! Il domani del Regno dei Cieli imminente. Vi trovi mondi per divenire possessori dell’eterno giorno. La pace sia con voi.”
Si alza a contraddirlo un barbuto e impaludato israelita. Dice:
“Maestro, quanto Tu dici mi pare in contrasto con quanto detto nel libro secondo dei Maccabei, gloria d’Israele; Lì è detto: ‘ infatti è segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andare dietro per lungo tempo ai loro capricci, ma di dare subito mano al castigo. Il Signore non fa come le altre nazioni, che le aspetta con pazienza per punirle, venuto il giorno del giudizio, quando colma è la misura dei peccati. ‘ Tu invece parli come se l’Altissimo potesse essere molto lento nel punirci, attendendoci come gli altri popoli, fino al tempo del giudizio, quando sarcà colma la misura dei peccati. Veramente i fatti ti smentiscono. Israele punito come dice lo storico dei Maccabei. Ma se fosse come Tu dici, non vi è dissapore fra la tua dottrina e quella chiusa nella frase che ti ho detto?”
“Chi sei, Io non so. Ma chiunque tu sia, Io ti rispondo. Non c’è dissapore nella dottrina, ma nel modo di interpretare le parole. Tu le interpreti secondo il modo umano. Io secondo quello dello spirito. Tu, rappresentante della maggioranza, vedi tutto con riferimenti al presente e al caduco. Io, rappresentante di Dio, tutto spiego e applico all’eterno e al soprannaturale. Vi ha colpito, si Geoav nel presente, nella superbia e nella giustizia d’esser un popolo secondo la terra. Ma come vi ha amati e come vi usa pazienza, più che con ogni altro, concedendo a voi il Salvatore, il suo Messia, perché lo ascoltiate e vi salviate prima dell’ora dell’ora divina! Non vuole più che voi siate peccatori. Ma se nel caduco vi ha colpiti, vedendo che la vostra ferita non sana, ma anzi ottunde sempre più il vostro spirito ecco che vi manda non punizione ma salvezza. Vi manda Colui che vi sana e vi salva. Io che vi parlo.”
“Non trovi essere audace nel professarti rappresentante di Dio? Nessuno dei Profeti osa tanto e Tu… Chi sei, Tu che parli? E per ordine di chi parli?”
Gesù: “Non potevano i Profeti dire di loro stessi ciò che Io di me stesso dico. Chi sono? L’atteso, il Promesso, il Redentore. Già avete udito colui che lo precorre dire: ‘ Preparate la via del Signore…Ecco il Signore Iddio che viene… Come un pastore pascerà il suo gregge, pure essendo l’agnello della Pasqua vera. E fra voi sono quelli che hanno udito dal Precursore (Giovanni il Battista) queste parole, e hanno visto balenare il cielo per una luce che scendeva in forma di colomba, e udito una voce che parlava dicendo chi ero. Per ordine di chi parlo? Di Colui che e che mi manda.”
“Tu lo puoi dire, ma puoi essere anche un mentitor e o un illuso. Le tue parole sono sante, ma talora Satana ha parole di inganno tinte di santitper trarre in errore. Noi non ti conosciamo.”
“Io sono Gesù di Giuseppe della stirpe di Davide, nato a Bethem Efrata, secondo le promesse, detto nazareno perché a Nazaret ho casa. Questo secondo il mondo. Secondo Dio sono il suo Messo. I miei discepoli lo sanno.”
“Oh! loro! Possono dire ciò che vogliono e ciò che Tu fai loro dire.”
Gesù: “Un altro parlerà che non mi ama, e dirà chi sono. Attendi che Io chiami uno di questi presenti.”
Gesù guarda la folla che stupita dalla disputa, urtata e divisa tra opposte correnti. La guarda, cercando qualcuno coi suoi occhi di zaffiro, poi chiama forte: “Aggeo! Vieni avanti. Te lo comando.”
Grande brusio tra la folla, che si apre per lasciar passare un uomo tutto scosso da un tremito e sorretto da una donna.
“Conosci tu quest’uomo?”
“Si. E’ Aggeo di Malachia, qui di Cafarnao. Posseduto da uno spirito malvagio che lo dissenna in furie repentine.”
“Tutti lo conoscono?”
La folla grida: “Si ”
“Può dire alcuno che fu meco in parole, anche per pochi minuti?”
La folla grida: “No, no, è quasi ebete e non esce mai dalla sua casa e nessuno ti ha visto in essa.”
“Donna: portalo a Me davanti.”
La donna lo spinge e trascina, mentre il poveretto trema più forte. L’archisinagogo avverte Gesù:
“Sta attento! Il demonio sta per tormentarlo… e allora si avventa, graffia, morde.” La folla fa largo, pigiandosi contro le pareti.
I due sono ormai di fronte. Un attimo di lotta. Pare che l’uomo, uso al mutismo, stenti a palare e mugola, poi la voce si forma in parola: “Che c’è fra noi e Te, Gesù di Nazaret? Perché sei venuto a tormentarci? Perché a sterminarci, Tu, padrone del Cielo e della Terra? So chi sei: il Santo di Dio. Nessuno, nella carne, fu più grande di Te, perché nella tua carne d’uomo è chiuso lo Spirito del Vincitore Eterno. Già mi hai vinto in… ”
Gesù: “Taci! Esci da costui!. Lo comando.”
L’uomo è preso come da un parossismo strano. Si dimena a strattoni, come se ci fosse chi lo maltratta con urti e strapponate, urla con voce disumana, spuma e poi viene gettato al suolo da cui poi si rialza, stupito e guarito.
“Hai udito? Che rispondi ora?” chiede Gesù al suo oppositore.
L’uomo barbuto e impaludato fa una alzata di spalle e, vinto, se ne va senza rispondere. La folla lo sbeffeggia e applaude Gesù.
“Silenzio. Il luogo è sacro!” dice Gesù e poi ordina: “A Me il giovine al quale ho promesso aiuto da Dio.”
Viene il malato. Gesù lo carezza: “Hai avuto fede! Sii sanato. Va’ in pace e sii giusto.”
Il giovane ha un grido. Chissà che sente? Si prostra ai piedi di Gesù e li bacia ringraziando: “Grazie per me e per la madre mia!”
Vengono altri malati: un bimbo dalle gambine paralizzate. Gesù lo prende tra le braccia, lo carezza e lo pone i terra… e lo lascia. E il bambino non cade, ma corre dalla mamma che lo riceve sul
cuore piangendo, e che benedice a gran voce ‘il Santo d’Israele’. Viene un vecchietto cieco, guidato dalla figlia. Anche lui viene sanato con una carezza sulle orbite malate. La folla un tumulto di benedizioni.
Gesù si fa largo sorridendo e per quanto sia alto, non arriverebbe a fendere la folla se Pietro, Giacomo, Andrea e Giovanni non lavorassero di gomito generosamente, e si aprissero un varco dal loro angolo sino a Gesù e poi lo proteggessero sino all’uscita nella piazza dove ora non c’è più sole.
La visione termina così…

sabato 16 marzo 2013

V DOMINGO DE CUARESMA - C - 17-3-2013: San Juan 8, 1-11.



"INDICO A LOS CULPABLES EL CAMINO 
QUE TIENE QUE SEGUIR PARA 
REDIMIRSE"






Dice Jesús:

LO QUE MÁS ME DOLÍA ERA LA FALTA DE CARIDAD 
Y SINCERIDAD EN LOS ACUSADORES

"Lo que más me dolía era la falta de caridad y sinceridad en los acusadores. No mentían al acusarla. La mujer era realmente culpable, pero eran insinceros al hacer escándalo de una cosa que ellos miles de veces habían cometido y que sólo debido a su astucia o a su buena estrella había quedado oculta. Era la primera vez que pecaba, y había sido menos astuta y menos afortunada. Pero ninguno de sus acusadores y acusadoras -porque también las mujeres auque no levantaban su voz, la acusaban en el fondo del corazón- estaban exentos de culpa.

ADÚLTERO ES EL QUE LLEGA AL ACTO Y QUIEN APETECE EL ACTO 
Y LO DESEA CON TODAS SUS FUERZAS

Adúltero es el que llega al acto y quien apetece el acto y lo desea con todas sus fuerzas. La lujuria existe tanto en el que peca como en el que desea pecar. No basta no hacer el mal, es menester no desear hacerlo.
Acuérdate, María, de las primeras palabras de tu Maestro cuando te llamó del borde del precipicio donde estabas: "no basta no hacer el mal, es menester no desear hacerlo".

QUIEN SE COMPLACE EN PENSAMIENTOS SENSUALES Y ENCIENDE 
CON LECTURAS Y ESPECTÁCULOS APROPIADOS Y CON COSTUMBRE
 MALSANAS, SENSACIONES DE SENSUALIDAD, ES TAN IMPURO 
COMO EL QUE PECA MATERIALMENTE

Quien se complace en pensamientos sensuales y enciende con lecturas y espectáculos apropiados y con costumbre malsanas, sensaciones de sensualidad, es tan impuro como el que peca materialmente. Me atrevo a decir:es mucho más culpable, porque con el pensamiento va contra la naturaleza, además de que va contra la moralidad. No me refiero a actos reales que son contra la naturalezaLo único atenuante de éstos es que estén enfermos orgánica y síquicamente. Quien no tiene semejante excusa es muy inferior a la bestia más repugnante. Para condenar con justicia, es menester estar inmunes de culpa.
Os remito a dictados anteriores, cuando hablé de las condiciones esenciales para ser juez.
No me eran desconocidos los corazones de aquellos fariseos y escribas, ni los de que se unían en atacar a la culpable. Eran pecadores contra Dios y contra el prójimo. En ellos habían culpas contra el culto, contra sus padres, contra el prójimo, culpas, y muy numerosas, contra sus mujeres. Si por un milagro hubiese dicho a su sangre que escribiese sobre su frente su pecado, entre las muchas acusaciones hubiera prevalecido la de"adúlteros" de hecho o de deseo. He dicho: "Lo que sale del corazón del hombre es lo que contamina al hombre". Y fuera de mi corazón, no había ninguno de los jueces que hubiese tenido su corazón puro.

"QUE CUANTO ALGUIEN ES MÁS BUENO, TANTO MÁS ES COMPASIVO
 PARA CON LOS CULPABLES"

Sin sinceridad y sin caridad. Ni siquiera el ser semejantes a ella por la concupiscencia que los consumía, los llevaba a tener caridad. Yo era el que tenía caridad por aquella mujer humillada. Yo, el Único que debía haber tenido asco. Pero acordaos de esto: "Que cuanto alguien es más bueno, tanto más es compasivo para con los culpables".
Porque muchas veces la culpa se comete, sobre todo en el sexo débil, por esta búsqueda de consueloPor esto afirmo que quien carece de cariño para con su mujer, y aun para su hija propia, es noventa por ciento responsable de la culpa de su mujer o de sus hijas y de esas culpas responderá. Tanto el afecto necio, que es sólo una esclavitud estúpida de un hombre para con una mujer, de un padre para con una hija, cuanto una falta de afecto o, peor, una culpa de propia libido que lleva un marido a otros amores y los padres a otras preocupaciones que no sean los hijos, son incentivo para el adulterio y prostitución y como tales los condeno.Sois seres dotados de razón y os guía una ley divina y una ley moral. Envilecerse hasta llevar una conducta de salvajes o de animales debería horrorizar a vuestra gran soberbia. Pero de ésta, que en tales casos sería hasta útil,os servís para otras cosas muy diversas. 
Miré a Pedro y a Juan de modo diverso, porque al primero quise darle a entender: "Pedro, tampoco faltes tú a la caridad y sinceridad", y darle a entender como a mi futuro Pontífice: "Recuerda esta hora y juzga como tu Maestro en el porvenir"entre tanto que al segundo: joven en años, corazón de niño, le quise decir: "Tú puedes juzgar y no lo haces porque tienes mi mismos sentimientos. Gracias porque eres muy semejante a Mí". Quise que ambos se retirasen, antes de que me dirigiera a la mujer para no aumentar su pena con la presencia de dos testigos.
Aprended, ¡oh hombres inmisericordes! Por más que alguien sea culpable, hay que tratarlo con respeto y caridad. No gozarse con su envilecimiento, ni encarnizarse en él, ni siquiera con miradas curiosas. ¡Piedad, piedad para el caído!

SEÑALO A LA CULPABLE EL CAMINO QUE TIENE QUE SEGUIR 
PARA REDIMIRSE.

Señalo a la culpable el camino que tiene que seguir para redimirse. Volver a su hogar, pedir humildemente perdón y obtenerlo con una vida honesta. No ceder más a las tentaciones de la carne. No abusar de la Bondad divina y de la bondad humana para no purgar dos o más veces la culpa. Dios perdona y perdona porque es la Bondad, pero el hombre, por más que yo haya dicho: "Perdona a tu hermano setenta veces", no sabe perdonar dos.

NO LE DI LA PAZ NI LA BENDICIÓN PORQUE NO EXISTÍA EN ELLA
 TODAVÍA LA COMPLETA SEPARACIÓN DEL PECADO 
QUE ES NECESARIA PARA OBTENER EL PERDÓN

No le di la paz ni la bendición porque no existía en ella todavía la completa separación del pecado que es necesaria para obtener el perdón. Todavía no existía en su carne, y ni siquiera en su corazón la náusea por el pecado. María de Mágdala, al haber saboreado mis palabras, había experimentado disgusto por el pecado y se había acercado a Mí con una voluntad total de ser otra. En aquella otra había un fluctuar de voces de la carne y del espíritu. Ni ella misma, en medio de la turbación de la hora, había logrado poner el hacha en la raíz de su carne y cortarla para verse así libre y poder entrar en el Reino de Dios. Libre de lo que le servía de ruina, pero enriquecida con lo que era la salvación.

¿QUIERES SABER SI SE SALVÓ? NO FUI PARA TODOS SALVADOR. 
QUISE SERLO PARA CON TODOS, PERO NO LO FUI PORQUE NO TODOS
 TUVIERON LA VOLUNTAD DE QUE SE LES SALVASE

¿Quieres saber si se salvó? No fui para todos Salvador. Quise serlo para con todos, pero no lo fui porque no todos tuvieron la voluntad de que se les salvase. Y esto fue uno de los dardos más dolorosos en mi agonía de Getsemaní.
Quédate en paz, María de María, y no quieras volver a faltar más ni siquiera en las bagatelas. Bajo el manto de María no hay más que cosas puras. Recuérdalo.
Un día María mi Madre te dijo: "Yo ruego con lágrimas a mi Hijo". Y en otra ocasión: "Dejo a mi Jesús el cuidado de que me amen... Cuando me amáis vengo. Y mi llegada siempre es alegría y salvación."
Mi Madre te ama. Te he entregado a ella. Más bien te llevé conmigo, porque sé que donde puedo obtener lo que quiero con mi autoridad, ella os guía con sus caricias amorosas y os lleva mejor que YoSu tocar es un sello delante del que huye Satanás. Tienes ahora su hábito y si eres fiel a las oraciones de ambas Ordenes medita diariamente toda la vida de nuestra Madre. Sus alegrías y sus dolores. Esto es mis alegrías y mis dolores. Porque desde el momento en que el Verbo se hizo Jesús con ella y por los mismos motivos me he alegrado y llorado.

MIRA, PUES, QUE AMAR A MARÍA ES AMAR A JESÚS. 
ES AMARLO MÁS FÁCILMENTE.

AUN EN LA MUERTE EL SENO DE MARÍA ES MÁS DULCE QUE LA CUNA.
 QUIEN EXPIRA EN ELLA NO OYE MÁS QUE LAS VOCES DE LOS COROS
 ANGELICALES QUE VUELAN ALREDEDOR DE MARÍA.

Mira, pues, que amar a María es amar a Jesús. Es amarlo más fácilmente. Porque te hago que lleves la cruz y sobre ella te pongo. Por el contrario Mi Madre te lleva o está a los pies de la cruz para recibirte sobre el corazón que no sabe otra cosa más que amar. Aun en la muerte el seno de María es más dulce que la cuna. Quien expira en ella no oye más que las voces de los coros angelicales que vuelan alrededor de María. No ve tinieblas sino los rayos de la Estrella matutina. No ve lágrimas, sino su sonrisa. No conoce el miedo. ¿Quién se atreverá a arrebatar de nosotros, de los brazos de María al moribundo que amamos, que es nuestro?
No me des "gracias" a Mí. Dáselas a ella que no ha querido acordarse de otra cosa fuera del poco bien que has hecho y del amor que tienes por Mí y por este te quiere, para poner bajo sus pies lo que tu buena voluntad no lograba hacerlo. Grita: "¡Viva María!" Y quédate a sus pies, a los pies de la Cruz. Te adornarás tu vestido con rubíes de mi Sangre y de perlas de su llanto. Tendrás un vestido de reina para entrar en mi Reino.
Quédate en paz. Te bendigo."
IX. 408-411
A. M. D. G.

Ultima in mortis hora
Filium pro nobis ora,
Bonam mortem impetra,
Virgo, Mater, Domina!