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domenica 5 ottobre 2014

C’è molta confusione nella Chiesa per il Sinodo che si apre oggi





Antonio Socci pagina ufficiale
7 h · Modificato ·

 


LE STREPITOSE PAGINE DI RATZINGER DA CUI BERGOGLIO PUO’ IMPARARE COSA E’ IL PAPATO. E SUL SINODO UN KASPER A SORPRESA….. (per evitare equivoci segnalo che le pagine qua sotto non sono nel libro: questo è un articolo pubblicato stamani su "Libero")

C’è molta confusione nella Chiesa per il Sinodo che si apre oggi e discuterà sulla comunione ai divorziati risposati. Molti credenti sono smarriti di fronte alla via “rivoluzionaria” indicata dal cardinale Kasper che fu incaricato da papa Francesco di lanciare la novità al Concistoro di febbraio e che dice sempre di parlare a nome di papa Francesco (“Io ho parlato con il Santo Padre. Ho concordato tutto con lui”) .
La schiacciante maggioranza dei cardinali è in totale dissenso da lui. Dunque ora cosa accadrà?
Davvero il Papa può intraprendere una via che capovolge quanto la Chiesa, in base alle stesse parole di Gesù e ai testi paolini, ha costantemente insegnato per duemila anni? E’ possibile mettere in discussione i comandamenti, il Vangelo e i sacramenti?

VERITA’ SUL PAPATO

Qualcuno crede che i Papi possano farlo e i media alimentano questa aspettativa. In realtà non è affatto così, perché – come ha sempre ripetuto Benedetto XVI – la Chiesa è di Cristo e non dei papi, i quali sono temporanei amministratori e non padroni.
Essi sono sottoposti alla legge di Dio e alla Parola di Dio e devono servire il Signore e custodire il “depositum fidei” loro affidato. Non possono impadronirsene o mutarlo secondo proprie idee personali.
Quello che tanti – anche fra i credenti – ignorano sono i limiti strettissimi che la Chiesa da sempre ha posto ai papi, mentre riconosceva l’ “infallibilità” petrina nei pronunciamenti “ex cathedra” sui temi di fede e di morale.

Proprio nella Costituzione dogmatica “Pastor Aeternus” con cui al Concilio Vaticano I si definiva l’infallibilità papale, si legge:
“Lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede”.
Il grande Joseph Ratzinger così spiegava questo principio ignorato dalla gran parte dei credenti:
“Il papa non è il signore supremo – dall’epoca di Gregorio Magno ha assunto il titolo di ‘servo dei servi di Dio’ – ma dovrebbe essere - amo dire – il garante dell’ubbidienza, della conformità della Chiesa alla volontà di Dio, escludendo ogni arbitrio da parte sua. Il papa non può dire: La Chiesa sono io, oppure: La tradizione sono io, ma al contrario ha precisi vincoli, incarna l’obbligo della Chiesa a conformarsi alla parola di Dio. Se nella Chiesa sorgono tentazioni a fare diversamente, a scegliere la via più comoda, deve chiedersi se ciò è lecito. Il papa non è dunque un organo che possa dare vita a un’altra Chiesa, ma è un argine contro l’arbitrio”.

Dopo queste chiare spiegazioni Ratzinger aggiungeva:
“Faccio un esempio: dal Nuovo Testamento sappiamo che il matrimonio sacramentale è indissolubile. Ci sono correnti d’opinione che sostengono che il Papa potrebbe abrogare quest’obbligo. Ma non è così. E nel gennaio del 2000, rivolgendosi ai giudici romani, il papa (Giovanni Paolo II) ha detto che, rispetto alla tendenza a voler vedere revocato il vincolo dell’indissolubilità del matrimonio, egli non può fare tutto ciò che vuole, ma deve anzi accentuare l’obbedienza, deve proseguire anche in questo senso il gesto della lavanda dei piedi”.

Anche il cardinale Caffarra, un’autorità sui temi morali già dal pontificato di Giovanni Paolo II, opponendosi alla proposta di Kasper, ha sottolineato che nemmeno i pontefici possono sciogliere il vincolo del primo matrimonio, quindi la Chiesa non può riconoscere un secondo matrimonio, né di diritto, né di fatto, come prospetta Kasper con l’ammissione all’eucarestia dei divorziati risposati.
Caffarra ha anche voluto ricordare la parole di Giovanni Paolo II in un’allocuzione alla Sacra Rota: “emerge con chiarezza che la non estensione della potestà del romano Pontefice ai matrimoni rati e consumati, è insegnata dal magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante atto definitorio”.

Il cardinale di Bologna ha spiegato il peso di queste parole di papa Wojtyla: “La formula è tecnica, ‘dottrina da tenersi definitivamente’ vuol dire che su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli”.
In pratica questa verità non può nemmeno essere messa in discussione fra i credenti. Conseguentemente non è possibile nemmeno mutare la disciplina relativa all’accesso all’eucaristia.

IL KASPER DI IERI

C’è un libro significativo dello stesso cardinale Kasper, un volume oggi introvabile e dimenticato da tutti che fu pubblicato appena dieci anni fa da Herder e Queriniana e s’intitolava “Sacramento dell’unità. Eucaristia e Chiesa”.
Fu scritto e pubblicato in occasione dell’anno eucaristico indetto da Giovanni Paolo II fra 2004 e 2005. Quel libro di Kasper che tocca vari punti spinosi e contestati e sembra davvero in linea col magistero di sempre della Chiesa e di papa Wojtyla.

Per quanto riguarda l’accesso alla comunione sacramentale, Kasper sottolinea che non può essere per tutti: “non possiamo invitare tutti a riceverla”.
Non vi si può accedere in stato di peccato grave, ma solo quando – tramite la confessione – si è in grazia di Dio per “non mangiare e bere indegnamente il corpo e il sangue del Signore”.
Kasper aggiunge: “L’affermazione che l’unità e la comunione sono possibili soltanto nel segno della croce ne include un’altra, e cioè che l’eucaristia non è possibile senza il sacramento del perdono. La Chiesa antica era pienamente cosciente di questo nesso. Nella Chiesa antica la struttura visibile del sacramento della penitenza consisteva nella riammissione del peccatore alla comunione eucaristica. Communio, excommunicatio e reconciliatio costituivano tutt’uno. Dietrich Bonhoeffer, il teologo luterano giustiziato dai nazisti nel 1945, ha messo giustamente in guardia dalla grazia a buon mercato. ‘Grazia a buon mercato è sacramento in svendita, è la cena del Signore senza la remissione dei peccati, è l’assoluzione senza confessione personale’. La grazia a buon mercato è per Bonhoeffer la causa della decadenza della Chiesa”.

La “concezione superficiale” dell’eucaristia, spiegava Kasper, “disgiunta dalla croce e dal sacramento della penitenza conduce alla banalizzazione di tali aspetti e alla crisi dell’eucaristia quale quella a cui oggi assistiamo nella vita della Chiesa”.
Il cardinale tedesco arrivava a scrivere giustamente: “La crisi della concezione dell’eucaristia è il nucleo stesso della crisi della Chiesa odierna”.
Ognuno può facilmente valutare la contraddizione fra questo Kasper dell’altroieri e il Kasper di oggi.

PASTORALE ?

Gli “innovatori” del Sinodo, di cui egli è uno dei capifila, ovviamente non hanno il coraggio di mettere in discussione apertamente la dottrina, perché questo significherebbe mettere in soffitta il Vangelo stesso.
Essi sostengono che non si tratta di cambiare la dottrina, ma solo la pastorale sull’accesso all’eucaristia.

Ma nella Chiesa dogma e pastorale non possono assolutamente essere separate. La ragione teologica della loro unione indissolubile l’ha spiegata ancora una volta Joseph Ratzinger: “pastorale e dogma s’intrecciano in modo indissolubile: è la verità di Colui che è a un tempo ‘Logos’ e ‘pastore’, come ha profondamente compreso la primitiva arte cristiana che raffigurava il Logos come pastore e nel pastore scorgeva il Verbo eterno, che è per l’uomo la vera indicazione della via”.

In sostanza Gesù Buon Pastore è anche il Logos, il Verbo eterno di Dio. Non è possibile separare la misericordia dalla verità.
Ciò significa che non si può mutare l’accesso all’eucaristia per una categoria particolare di persone come i divorziati risposati (per i quali vale la legge che vale per tutti), ma vuol dire pure che verso di loro la Chiesa – come hanno ripetuto papa Wojtyla e Benedetto XVI – intende manifestare in mille altri modi la sua amorosa accoglienza di madre.


Antonio Socci

Da “Libero”, 5 ottobre 2014

www.antoniosocci.com

venerdì 25 luglio 2014

SI AVVICINA LA FESTA DEL SANTO CURATO: Lettera spirituale: Carissimo/a Amico/a,


Carissimo/a  Amico/a,

La sera del 19 febbraio 1818, dopo aver percorso a piedi i trenta chilometri che separano Ecully dal villaggio di Ars (vicino a Lione), Giovanni Maria Vianney, giovane sacerdote, chiede la strada della sua nuova parrocchia ad un pastorello. Questi mette sulla buona strada lo sconosciuto, e, a titolo di ringraziamento, si sente dire: «Amichetto mio, mi hai indicato la via per Ars; ti mostrerò la via del Cielo».«Rendiamo grazie a Dio per i santi che hanno costellato la storia della Francia» (Giovanni Paolo II, 25 settembre 1996). Forse che i santi non hanno la missione di indicarci la via che porta al Cielo? San Benedetto, nel Prologo della sua Regola, ci dice: «Cingiamoci i fianchi della fede e della pratica delle opere pie; sotto la guida del Vangelo, avanziamo sulle vie del Signore, al fine di meritare di vedere Colui che ci ha chiamati nel suo regno. Ma se vogliamo abitare nella dimora di tale regno, bisogna che vi corriamo attraverso le opere pie, senza le quali non vi si giunge».
San Giovanni Maria Vianney, una delle fiaccole che rischiarano la nostra strada, ci aiuta, con il suo esempio, ad agire secondo la vocazione cristiana.


Un pastorello sotto il terrore

1793. Il Terrore. A Lione, sulla piazza des Terreaux, la ghigliottina non smette di funzionare. Le chiese sono chiuse. Lungo le strade, solo i basamenti delle croci sussistono: uomini venuti da Lione hanno abbattuto le croci. Solo il santuario dei cuori rimane inviolato nei veri fedeli. Giovanni Maria Vianney, nato nel 1786, passa l'infanzia in quest'atmosfera di rivoluzione.

Conserva con infinite precauzioni una statuetta della Santa Vergine, che porta con sè perfino in campagna, in una tasca del camiciotto. La mette nel tronco di un vecchio albero, la circonda di muschio, di rami e di fiori, e poi, inginocchiato nell'erba, sgrana il rosario. Le sponde del ruscello hanno sostituito la chiesa sconsacrata, dove nessuno più prega. Altri pastori sorvegliano le greggi nei dintorni. Non è una compagnia sempre assennata; ma Giovanni Maria non può impedirle di avvicinarsi. Ed ecco che, senza pensarci, diventa apostolo. Catechista dei compagni, ripete quel che ha sentito lui stesso nel silenzio delle notti, ed insegna le preghiere che ha imparato dalla madre. Una vocazione sacerdotale è sbocciata: in fondo alla sua anima, si fa sentire quel seguimi (Matt. 8, 22) che, sulla riva del lago di Galilea, attira Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni al seguito di Gesù.

A 19 anni, comincia gli studi di seminarista. Ahimè! la grammatica latina gli sembra ostica. Il giovane ha la risposta pronta ed acuta; vien ascoltato con piacere, ma gli studi sono difficili; non appena ha in mano una penna, diventa lento, imbarazzato. Al seminario maggiore di Lione, i suoi sforzi sembrano sterili. La prova è dura quando, in capo a cinque o sei mesi, i direttori, ritenendo che non possa riuscire, lo pregano di ritirarsi. Molti suoi condiscepoli sono veramente afflitti nel vederlo lasciare il seminario. E lui, profondamente avvilito, si affida alla Provvidenza. Dopo un'attesa lunga e studiosa, il suo direttore spirituale lo presenta ad uno dei vicari generali, Monsignor Courbon, che regge l'arcidiocesi di Lione:
«È pio don Vianney? chiede questi. È devoto alla Santa Vergine? Sa recitare il rosario? – Sì, è un modello di devozione. – Un modello di devozione! Allora lo chiamo. La grazia di Dio farà il resto... La Chiesa non ha bisogno soltanto di sacerdoti dotti, ma anche e soprattutto di sacerdoti pii».

Monsignor Courbon ha una buona ispirazione. Con la grazia di Dio ed un lavoro assiduo, don Vianney compie effettivi progressi negli studi. Quando sostiene l'esame canonico in vista del sacerdozio, l'esaminatore lo interroga per più di un'ora sui punti più difficili della teologia morale. Le sue risposte nette e precise sono totalmente soddisfacenti. Durante tutta la vita, il Santo Curato darà una grande importanza alla conoscenza della santa dottrina. Preparerà accuratamente le prediche. Per alimentare le cognizioni acquisite, si rimetterà a studiare nelle serate invernali.


L'ossessione della salvezza delle anime

L'accesso al sacerdozio è ormai libero per don Vianney, che riceve l'Ordine sacro il 13 agosto 1815. Dio ha mandato suo Figlio nel mondo affinché, per mezzo di Lui, il mondo sia salvato (Giov. 3, 17). La missione dei sacerdoti è precisamente quella di rendere tale opera di salvezza presente ed efficiente ovunque nel mondo. Per questo, il Curato d'Ars potrà dire: «Senza il sacerdote, la morte e la Passione di Nostro Signore non servirebbero a nulla. È il sacerdote che continua l'opera della Redenzione sulla terra».
Come il Buon Pastore, passerà la vita a cercare le pecorelle smarrite per ricondurle all'ovile. «Se un pastore rimane muto vedendo Dio oltraggiato e le anime che si perdono, dirà un giorno, guai a lui!» Ha un'inclinazione particolare per la conversione dei peccatori. I suoi lamenti sulla perdita delle anime spezzano il cuore: «E ancora, se il Buon Dio non fosse così buono, ma è così buono!... Salva la tua povera anima!... Che peccato perdere un'anima che è costata tanto a Nostro Signore! Che male ti ha mai fatto perchè lo tratti in questo modo?» Un giorno, fa un'esposizione memorabile sul giudizio finale, ripetendo a parecchie riprese, a proposito dei dannati: «Maledetti da Dio!... Maledetti da Dio!... Che disgrazia, che disgrazia!» Non sono più parole, ma singhiozzi, che strappano le lacrime a tutti i presenti.

Si rende disponibile, tanto quanto può, per offrire alle anime pentite il perdono di Dio. Infatti, ha un immenso orrore del male: «Attraverso il peccato, cacciamo il Buon Dio dalle nostre anime, disprezziamo il Buon Dio, Lo crocifiggiamo, sfidiamo la Sua giustizia, rattristiamo il Suo cuore paterno, Gli togliamo adorazioni, omaggi che sono dovuti a Lui solo... Il peccato getta nel nostro spirito tenebre orribili che otturano gli occhi dell'anima, ottenebra la fede come una densa nebbia ottenebra il sole alla nostra vista... Ci impedisce di andare in cielo. Oh! che gran male è il peccato!» Per questo, impiega un tempo considerevole ad amministrare il sacramento della Penitenza, mezzo ordinario per ritrovare lo stato di grazia e l'amicizia del Signore.


Un confessionale assediato

«Il grande miracolo del Curato d'Ars, è stato detto, è il suo confessionale assediato giorno e notte». Il Santo vive in quell'angusto bugigattolo i tre quarti della sua esistenza: da novembre a marzo, vi passa almeno 11-12 ore al giorno, e durante la bella stagione, 16-18 ore. D'inverno, quando le dita screpolate dai geloni sono troppo intorpidite, accende bene o male un pezzo di giornale per riscaldarle. Quanto ai piedi, confessava lui stesso, «da Ognissanti a Pasqua, non li sento!» È talmente vero, che gli capita, la sera, togliendosi i calzini, di strappare in pari tempo anche la pelle dei calcagni. Ma le sofferenze non hanno importanza per lui, per salvare anime, è pronto a tutto.


«Per cancellare bene i peccati, bisogna confessarsi bene!» ha l'abitudine di dire. «Confessarsi bene»: ciò significa, prima di tutto, che bisogna prepararsi con un serio esame di coscienza. Papa Giovanni Paolo II ha ricordato che «la confessione deve essere completa, nel senso che deve enunciare tutti i peccati mortali... Oggi, numerosi fedeli che si accostano al sacramento della Penitenza, non si accusano integralmente dei peccati mortali, e, talvolta, si oppongono al sacerdote confessore, che, conformemente al proprio dovere, li interroga per giungere ad una formulazione esauriente e necessaria dei peccati, come se si permettesse un'intrusione ingiustificata nel santuario della coscienza. Spero e prego perchè quei fedeli poco illuminati si convincano che la regola secondo la quale si esige l'enumerazione specifica ed esauriente dei peccati, nella misura in cui la memoria interrogata onestamente permette di ricordarsene, non è un peso che vien loro arbitrariamente imposto, ma un mezzo di liberazione e di serenità» (Lettera al Cardinale W. Baum, 22 marzo 1996).
«Il peccato lega l'uomo con legami vergognosi», insegna il Santo Curato. Secondo le parole di Nostro Signore: Colui che commette il peccato è schiavo del peccato (Giov. 8, 34). Infatti, il peccato trascina al peccato, genera il vizio ed ottenebra la coscienza (ved. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1865). L'assoluzione sacramentale, ricevuta con le dovute disposizioni, rende all' anima la vera libertà interiore e le dà forze per vincere le cattive abitudini. «È bello pensare che abbiamo un sacramento che guarisce le piaghe dell'anima!» esclama San Giovanni Maria Vianney. «Nel sacramento della Penitenza, dice anche, Dio ci mostra e ci concede la sua misericordia fino all'infinito... Avete visto la mia candela questa notte: stamane ha finito di ardere. Dov'è? Non esiste più, è distrutta: allo stesso modo, i peccati per i quali si è ricevuta l'assoluzione non esistono più: sono distrutti».


Il sacramento della riconciliazione con Dio porta una vera «risurrezione spirituale», una restituzione dell'amicizia divina. Uno dei suoi frutti secondari è la gioia dell'anima, la pace della coscienza. Sono numerosi i penitenti di Ars ad averlo sperimentato. Uno di essi, un vecchio scettico che non si era confessato da più di trent'anni, riconobbe, dopo aver confessato le sue colpe, di aver provato «un benessere indefinibile».

La bontà del Santo per i peccatori non si cambia in debolezza. Prima di dare l'assoluzione, esige indizi sufficienti di conversione. Due cose sono assolutamente necessarie: prima di tutto, la contrizione, vale a dire «il dolore di aver peccato, fondato su motivi soprannaturali, poiché il peccato viola la carità verso Dio, Bene supremo, ha causato le sofferenze del Redentore e ci ha occasionato la perdita dei Beni eterni» (Giovanni Paolo II, ibid.). Il Santo Curato riprende un giorno un penitente maldisposto in questi termini: «Il tuo pentimento non viene da Dio, nè dal dolore per i tuoi peccati, ma soltanto dal timore dell'inferno». Il fermo proposito di non peccare più è altrettanto necessario. «È, inoltre, evidente che la formulazione dei peccati deve comprendere la seria intenzione di non commetterne più in avvenire. Se venisse meno tale disposizione dell'anima, in realtà non vi sarebbe più pentimento» (Giovanni Paolo II, idib.). L'intenzione di non peccare più implica la volontà di mettere in opera i mezzi appropriati e, se necessario, la rinuncia a certi comportamenti. A questo proposito, il Curato d'Ars manifesta una fermezza che gli attira critiche, quando, per esempio, esige dai penitenti la rinuncia alla danza ed all'abbigliamento indecente.


Fiducia nella grazia

«L 'intenzione di non peccare deve basarsi sulla grazia divina che il Signore non rifiuta mai a chi fa tutto il possibile per agire onestamente. Attendiamo dalla Bontà divina, in ragione delle promesse e dei meriti di Gesù Cristo, la vita eterna e le grazie necessarie per ottenerla» (Giovanni Paolo II, ibid.). Il Santo Curato incoraggia i penitenti ad attingere alle sorgenti della grazia: «Vi sono due cose per unirsi a Nostro Signore e per salvarsi: la preghiera ed i sacramenti». Con la grazia, tutto diventa possibile ed addirittura facile.


È alla comunione eucaristica che San Giovanni Maria Vianney vuol condurre soprattutto i fedeli. Comunicarsi, vuol dire ricevere Cristo stesso ed accrescere la nostra unione con Lui. Questo suppone lo stato di grazia: «Chi vuol ricevere Cristo nella comunione eucaristica deve essere in stato di grazia. Se uno è consapevole di aver peccato mortalmente, non deve accostarsi all'Eucaristia senza prima aver ricevuto l'assoluzione nel sacramento della Penitenza» (CCC, 1415). Alle anime bendisposte e desiderose di progredire, il Curato d'Ars, contrariamente alla consuetudine dell'epoca, consiglia di comunicarsi di frequente: «Il corpo ed il sangue di un Dio sono il nutrimento dell'anima! oh che bel nutrimento! l'anima può nutrirsi solo di Dio! solo Dio può appagarla! solo Dio può saziare la sua fame! le ci vuole assolutamente Dio! accostatevi dunque alla comunione, avvicinatevi a Gesù con amore e fiducia!»
Lui stesso ha fatto dell'Eucaristia il centro della propria vita. Si sa quale posto occupi la Messa in ciascuna delle sue giornate, con che cura vi si prepari e la celebri. Incoraggia pure molto le visite al Santissimo Sacramento, e gli piace raccontare il seguente aneddoto: «C'era qui, nella parrocchia, un uomo che è morto alcuni anni fa. Entrato la mattina in chiesa per recitare una preghiera prima di andare in campagna, lasciò la zappa davanti alla porta e perse la nozione del tempo lì, davanti a Dio. Un vicino, che lavorava non lontano da lui e che aveva l'abitudine di scorgerlo, si stupì della sua assenza. Tornando indietro, pensò di entrare in chiesa, ritenendo che ve lo avrebbe forse trovato. Ed infatti ve lo trovò. «Che ci fai così a lungo?» gli chiese.
E l'altro rispose: «Informo il Buon Dio, ed il Buon Dio informa me»».

Il mio più vecchio affetto

Mentre conduce le anime all'Eucaristia, il Santo Curato le conduce anche alla Santa Vergine, Madre della misericordia e Rifugio dei peccatori. Rimane per ore ed ore in preghiera ai piedi del suo altare. Nei catechismi, nelle prediche, nei colloqui, ne parla con il cuore in mano: «La Santissima Vergine sta fra suo Figlio e noi. Più siamo peccatori e più prova tenerezza e compassione per noi. Il figlio che è costato più lacrime alla madre è quello che è più caro al suo cuore. Una madre non corre sempre verso il figlio più debole e più esposto al pericolo? Un medico, in un ospedale, non ha più sollecitudine per i malati più gravi?» Un giorno, confida a Caterina Lassagne, di cui è il direttore spirituale: «L'ho amata, la Vergine, addirittura prima di conoscerla; è il mio più vecchio affetto!» La Santissima Vergine è la luce dei suoi giorni tetri. L'8 dicembre 1854, Papa Pio IX definisce il dogma dell'Immacolata Concezione. Malgrado la stanchezza, il Curato d'Ars tiene a cantare lui medesimo la messa solenne. Nel pomeriggio, dopo il Vespro, tutta la parrocchia si reca in processione al collegio dei Frati, dove egli benedice una statua dell'Immacolata, sistemata nel giardino, e di cui è il donatario. La sera, nel villaggio, vengono illuminati il campanile, i muri della chiesa, le facciate delle case. Questa festa costituisce veramente uno dei più bei giorni della sua vita. Quasi settuagenario, sembra ringiovanito di vent'anni. Mai figlio fu più felice di assistere al trionfo della propria madre: «Che gioia, che gioia! Ho sempre pensato che mancasse questo raggio allo splendore delle verità cattoliche. È una lacuna che non poteva trovar posto nella religione».

«Mi riposerò in paradiso»


Nel suo amore per le anime, San Giovanni Maria Vianney non dimentica i poveri. Fonda un pensionato per le ragazze abbandonate, e lo chiama «la Provvidenza». Tale istituto accoglie cinquanta-sessanta ragazze, dai dodici ai diciotto anni. Venute da tutte le regioni ed accolte senza che debbano pagare una retta, vi rimangono per un periodo indeterminato, quindi vanno a servizio nelle fattorie locali. Durante il loro soggiorno, imparano a conoscere, ad amare, a servire Dio. Formano una famiglia, in cui le maggiori servono di esempio, di consiglio e di guida alle più giovani. Non si tratta di un istituto ordinario, ma piuttosto di una emanazione della santità del fondatore. Risorse, vita, spirito e direzione provengono da lui.


Ma le anime non vengono salvate senza molte sofferenze. Da tutte le parti, contraddizioni, croci, lotte, insidie si riversano sul Santo Curato, tanto da parte degli uomini, che da parte dell'«Accalappiatore» (nomignolo con cui egli designa abitualmente il demonio). La sua vita è una lotta contro le forze del male. Le sole risorse che lo sostengano sono la pazienza, le preghiere ed il digiuno che supera talvolta i limiti della prudenza umana. Sviluppa la virtù della dolcezza al punto di far credere che è senza passioni ed incapace di adirarsi. Tuttavia, le persone che vivono accanto a lui e lo frequentano assiduamente si accorgono assai rapidamente che ha un'immaginazione fervida, un carattere focoso. Fra le prove stupefacenti della sua pazienza, si narra di un tale di Ars che si recò in canonica per coprirlo di insulti: lo riceve, lo ascolta senza aprir bocca, poi, per cortesia, lo riaccompagna e, prima di lasciarlo, lo abbraccia. Il sacrificio gli costa talmente, che risale immediatamente in camera sua e deve stendersi sul letto. Ha il corpo coperto di foruncoli, causati dallo sforzo che ha dovuto fare per dominarsi...

Tale eroica pazienza, il Santo la deve al suo amore per Gesù Cristo. Nostro Signore è la sua vita, il suo cielo, il suo presente, il suo avvenire, e la venerabile Eucaristia è la sola che possa estinguere la sete che lo consuma. «O Gesù! esclama spesso, con gli occhi pieni di lacrime, conoscerti, vuol dire amarti... Se sapessimo quanto ci ama Nostro Signore, moriremmo di piacere! Non ritengo che vi siano cuori abbastanza duri per non amare, vedendosi amati tanto... La carità è qualcosa di talmente bello! È un flusso del Cuore di Gesù, che è tutto amore... La sola felicità che abbiamo quaggiù, è quella di amare Dio e di sapere che Dio ci ama...»


Giunto al termine della vita, di cui abbiamo riferito soltanto alcuni episodi, il Santo Curato aspira ardentemente al Cielo. «Lo vedremo! lo vedremo!... oh, fratelli! ci avete mai pensato? vedremo Dio! lo vedremo davvero! lo vedremo quale Egli è... faccia a faccia!... lo vedremo! lo vedremo!» aveva detto un giorno. Come l'operaio che ha assolto coscienziosamente il proprio dovere, egli va a vedere Dio ed a riposarsi in paradiso, il 4 agosto 1859.


«La Chiesa non considera la sua eredità come il tesoro di un passato trascorso, ma come una potente ispirazione per progredire nel pellegrinaggio della fede, su vie sempre nuove» (Giovanni Paolo II, Reims, 22 settembre 1996). La vita del Curato d'Ars è un tesoro per la Chiesa. «San Giovanni Maria Vianney, tu che, durante tutta la vita, sei stato pieno di zelo per la salvezza delle anime ed hai avuto un amore senza limiti per i poveri peccatori, accresci in noi lo spirito di sacrificio e preparaci un posto in Cielo, affinché possiamo contemplare con te Dio in eterno».
È quel che chiediamo, nelle nostre preghiere, per Lei, per coloro che Le sono cari e per tutti i Suoi defunti.
Dom Antoine Marie osb

martedì 8 luglio 2014

Il trionfo della Grazia


Narrerò ora solo un caso, dei  tanti che potrei riferire. Eccolo:

319 - Una sera passavo per la strada di una grande città spagnola. Mi si  avvicinò un bambino per chiedermi un'immaginetta e io gliela diedi. Il giorno  seguente celebrai la Messa molto presto nella solita chiesa per poi sedermi in  confessionale, perché c'era sempre molta gente che mi aspettava. Dopo la Messa  mi inginocchiai nel presbiterio per il ringraziamento, quando, poco dopo, mi si avvicinò un uomo alto, robusto, con lunghi baffi e folta barba, chiuso nel suo  mantello in modo che non si vedeva altro che il naso e la fronte. Gli occhi  teneva chiusi e il volto era coperto da peli di folte basette, dai baffi e  dalla barba, con il bavero del mantello rialzato, anche questo alto e peloso.  Con voce fioca e tremante mi disse che voleva confessarsi. Lo pregai di entrare  in sacrestia e che sarei a sua disposizione appena finito il ringraziamento. Sebbene al confessionale ci fossero già uomini e donne che aspettavano, ritenni di doverlo ascoltare separatamente, perché il suo aspetto mi aveva suggerito di  fare così, come feci. Entrai in sacrestia ove non c'era che quel signore e lo  condussi nell'angolo più appartato.

320 - Mi sedetti. Egli si inginocchiò e cominciò a piangere così  sconsolatamente, che non sapevo più cosa dirgli per calmarlo. Gli feci varie  domande per conoscere il motivo, finché, tra le lacrime e i sospiri, mi disse: Padre, ieri sera lei é passato per la via dove io abito; davanti alla porta  della mia casa le é venuto incontro un bambino per baciarle la mano e le ha  chiesto un santino. Il piccolo é rientrato in casa tutto contento, con quel  foglio nelle mani; lo ha poi lasciato sul tavolo per andare a giocare in strada  con gli altri bambini. Ero solo in casa, e sia per curiosità che per  passatempo, presi il foglietto e lo lessi. Ah, Padre, io non so ridire quello  che ho provato in quel momento. Ogni parola era per me una freccia che feriva  il mio cuore. Decisi di confessarmi. Ma mi son detto: giacché Dio si é valso di  lui per farti conoscere le tue miserie, da lui andrai a confessarti. Ho  passato tutta la notte nel pianto esaminando la mia coscienza, e ora eccomi  qui. Padre, sono un gran peccatore. Ho cinquant'anni, e da quando ero bambino  non mi sono più  confessato. Sono stato a capo di pessima gente. Padre, ci sarà perdono per me? - Sì, caro signore, sì. Si faccia coraggio e confidi nella misericordia di Dio.  Egli le ha fatto sentire la sua voce, lei non ha indurito il suo cuore e ha  preso la risoluzione di confessarsi subito. Ha agito bene. - Si confessò. Gli  detti l'assoluzione, e restò tanto contento e sereno, che lui stesso ne  stupiva.


321 - Ebbene, se i foglietti e le stampe non avessero prodotto altra  conversione che questa, io terrei per molto bene impiegato il lavoro e le spese  per la stampa. Però non é stato questo l'unico caso di conversione con  la lettura degli stampati che ho pubblicato. 

(dall'Autobiografia di sant'Antonio Maria Claret)
Videos: http://www.claret.org/it/node/13633

domenica 27 aprile 2014

Spolverando documenti, spolveriamo la memoria. "E' necessario tornare al confessionale".


« È necessario tornare al confessionale, come luogo nel quale celebrare
il sacramento della riconciliazione, ma anche come luogo in
cui “abitare” più spesso, perché il fedele possa trovare misericordia,
consiglio e conforto, sentirsi amato e compreso da Dio e sperimentare
la presenza della misericordia divina, accanto alla presenza reale
nell’eucaristia ».1

Con queste parole, il Santo Padre Benedetto XVI si rivolgeva ai
confessori, durante il recente Anno Sacerdotale, indicando a tutti ed
a ciascuno l’importanza e la conseguente urgenza apostolica di riscoprire
il sacramento della riconciliazione, sia come penitenti, sia come
ministri.

Accanto alla quotidiana celebrazione eucaristica, la disponibilità
all’ascolto delle confessioni sacramentali, all’accoglienza dei penitenti
e, laddove richiesto, all’accompagnamento spirituale, sono la reale
misura della carità pastorale del sacerdote e, con essa, testimoniano la
lieta e certa assunzione della propria identità, ridefinita dal sacramento
dell’ordine e mai riducibile a mera funzione.

Il sacerdote è ministro, cioè servo e insieme prudente amministratore
della divina misericordia. A lui è affidata la gravissima responsabilità
di « rimettere o ritenere i peccati » (cf. Gv 20,23); attraverso di lui, i
fedeli possono vivere, nell’oggi della Chiesa, per la forza dello Spirito,
che è Signore e dà la vita, la gioiosa esperienza del figliol prodigo, il
quale, tornato nella casa del padre per vile interesse e come schiavo,
viene accolto e ricostituito nella propria dignità filiale.

Laddove c’è un confessore disponibile, presto o tardi arriva un
penitente; e laddove persevera, persino in maniera ostinata, la disponibilità
del confessore, giungeranno molti penitenti!

e come ministri, è la misura dell’autentica fede nell’agire salvifico di
Dio, che si manifesta più efficacemente nella potenza della grazia, che
nelle umane strategie organizzative di iniziative, anche pastorali, talvolta
dimentiche dell’essenziale.

1 BENEDETTO XVI, Allocuzione ai partecipanti al XXI corso sul foro interno organizzato
dalla Penitenzieria Apostolica, 11 marzo 2010.

lunedì 10 febbraio 2014

FESTA DELLA MADONNA DI LOURDES: IL PROFUMO DELLA VOSTRA PUREZZA

11 febbraio 1976. Festa della Madonna di Lourdes.
Il profumo della vostra purezza.



«Oggi, figli miei prediletti, accolgo con gioia il profumo della vostra 
purezza e lo depongo sul mio Cuore Immacolato per offrirlo a Dio in 
segno di riparazione.
Quanto fango sommerge questa povera umanità, da Me invitata a 
liberarsi dal peccato: "Venite a bere di questa mia acqua; venite a lavarvi 
alla fontana!".
Vedete come, ogni giorno, molti miei figli restano contaminati da questo 
fango, che sempre più dilaga e che porta alla morte un numero sterminato 
di anime? Come possono salvarsi da questa ondata di fango anche tanti miei 
poveri figli Sacerdoti?
Io sono l'Immacolata: Io sono la purezza.
Rifugiatevi nel mio Cuore Immacolato.
Anche se l'ambiente in cui vivete diventerà sempre più sommerso da 
questa impurità, voi sentirete solo il mio profumo di Cielo.
Sono discesa dal Cielo per fare di voi, figli consacrati al mio Cuore, 
il mio cielo quaggiù. In voi si riflette la mia Luce. Così tante anime, per mezzo 
vostro, saranno ancora attirate dal mio candore e diffonderanno il profumo 
di questa mia virtù.
Il Papa vi ha dato il segnale di questa morale riscossa.
Ascoltatelo. Difendetelo. Consolatelo.
L'oltraggio che in questi giorni è stato fatto alla Sua Persona e le 
ingiurie che sempre più aumentano verso di Lui, tanto addolorano il mio 
Cuore di Mamma. [Fu a causa della Dichiarazione "Persona Humana" su 
alcuni punti di etica sessuale]Fino ai suoi piedi è giunta questa ondata di fango. 
Ma voi fate argine ai piedi del Pastore angelico, del dolce Cristo in terra.
Per mio speciale intervento e per mezzo di voi questa ondata diabolica 
di ribellione e di fango, scatenata contro il Papa, ai suoi piedi si fermerà. 
E a tutti apparirà intatta la grandezza della sua candida Persona».


AVE GRATIA PLENA! DEUS TECUM!

lunedì 4 novembre 2013

Consacratevi tutti i giorni al mio Cuore Immacolato.



3.892 - 26 ottobre 2013
Cari figli, il Signore vi attende. Restate saldi sul cammino della verità, perché solo così potete incontrare il Signore e servirlo con fedeltà. Voglio vedervi felici già qui sulla Terra e più tardi con me in cielo. Non tiratevi indietro. 

Se vi capita di cadere, cercate forza in Gesù. Avvicinatevi al confessionale e cercate la misericordia del Signore attraverso il sacramento della Confessione. Fortificatevi con l’Eucarestia, presenza reale di mio Figlio Gesù che vi rafforza e vi santifica. 

Valorizzate la preghiera in famiglia. Le tenebre del demonio sono entrate in molte case. Cercate la luce del Signore nella preghiera sincera e nell’ascolto della Santa Parola. 

Consacratevi tutti i giorni al mio Cuore Immacolato. Per mezzo della vostra consacrazione, desidero condurvi a un’alta vetta di santità. Ecco il tempo della grazia. 

Non state con le mani in mano. Verranno giorni difficili e pochi resteranno saldi nella fede. Ci sarà una grande e dolorosa crisi di fede e l’umanità berrà il calice amaro del dolore. Coraggio. 

Chi sta con il Signore non sperimenterà mai il peso della sconfitta. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

Gli altri messaggi del 2013

domenica 3 novembre 2013

Devi ornarti di abiti onesti: camicia, tunica, scarpe, mantello, collare pettorale.


Le parole con cui la gloriosa Vergine Maria ha insegnato a Santa Brigida come vestirsi

«Io sono Maria, che ha generato il vero Dio e vero uomo, il Figlio di Dio. Sono la Regina degli angeli. Mio Figlio ti ama con tutto il cuore, e per questo ricambialo. 

Devi ornarti di abiti onesti, dunque ti mostrerò quali sono e come devono essere. 

Per prima cosa ti è stata data una camicia, poi hai ricevuto una tunica, delle scarpe, un mantello e un collare per il tuo petto;

allo stesso modo spiritualmente devi avere la camicia della contrizione: 
così come la camicia è maggiormente a contatto con la carne, allo stesso modo la contrizione e la confessione sono la prima strada per andare verso Dio, la strada attraverso cui l'anima che gioiva del peccato viene purificata e la carne rivestita. 

Le scarpe sono i due affetti, ossia: la volontà di fare ammenda delle colpe commesse, e la volontà di compiere il bene e astenersi dal male. 

La tua tunica è la speranza, con cui aspiri a Dio: infatti così come la tunica ha due maniche, allo stesso modo la giustizia e la misericordia sono contenute nella tua speranza, affinché tu possa sperare in Dio in modo da non trascurarne la giustizia. Inoltre pensa alla sua giustizia e al suo giudizio a tal punto di non dimenticarne la misericordia, perché non c’è giustizia senza misericordia, né misericordia senza giustizia. 

Il mantello è la fede: in effetti, così come il mantello copre tutto, allo stesso modo l'uomo, mediante la fede, può capire e raggiungere ogni cosa. Questo mantello deve essere disseminato dei segni dell'amore del tuo caro sposo: come ti ha creato, riscattato, nutrito e introdotto nel suo spirito, e aperto gli occhi dello spirito. 

Il collare è il pensiero della Passione, che deve essere costantemente sul tuo petto: 
il modo in cui mio Figlio è stato schernito, flagellato e coperto di sangue; 
il modo in cui è stato steso sulla croce con i nervi trapassati, e in cui tutto il suo corpo ha tremato nella morte a causa dell'immenso dolore che provava; e 
il modo in cui ha rimesso il suo spirito nelle mani del Padre. 
Che questo collare penda sempre sul tuo petto. 

Che la sua corona sia sulla tua testa; in altre parole, ama profondamente la castità; di conseguenza sii pudica e onesta; non pensare a nulla, non desiderare altro che il tuo Dio, il tuo Creatore: quando avrai lui, avrai tutto; e così ornata e adorna aspetterai l'arrivo del tuo caro Sposo». Libro I, 7

COR VIGILANTISSIMUM MARIAE, 
ora pro nobis


martedì 29 ottobre 2013

In tutto, Dio al primo posto.



Cari figli, qualunque cosa accada, restate con Gesù. Amate e difendete la verità. 

Verranno giorni difficili, ma voi mettetevi nelle mani del Signore. Egli si prenderà cura di voi e vi porterà tra le braccia. Siete il Suo gregge, i suoi eletti. 

Non tiratevi indietro. Il demonio seminerà confusione nella casa di Dio, ma la vittoria sarà sempre del Signore. Inginocchiatevi in preghiera. Sono vostra Madre Addolorata e soffro per quello che vi aspetta. 

Confessione, Eucarestia, Sacra Scrittura e Santo Rosario: ecco le armi che vi offro per il grande combattimento spirituale. Ripeto: amate e difendete la verità. In tutto, Dio al primo posto. 

Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

domenica 8 settembre 2013

EPISODI che rivelano l'ammirevole virtù della piccola araba, la Beata Maria di Gesù Crocifisso, MARIA BAOUARDY-IL PICCOLO NULLA!



Ascoltiamo ancora la serva di Dio [ossia MARIA BAOUARDY, ora BEATA] riferire ciò che segue:

«Per mostrarvi la mia ignoranza vi racconto di orribili pensieri che mi assaliro­no, durante uno dei miei viaggi per mare. 

Mi credevo colpevole di tutti questi pen­sieri, considerandoli veri crimini. Così quando sbarcai, il mio primo pensiero fu di correre presso un confessore. Mi accusai, come se davvero avessi commesso tutti i peccati il cui pensiero si era presentato mio malgrado nel mio spirito. Il sacerdote mi fece una lunga e pressante esortazione per incitarmi al pentimento. Prima di as­solvermi, mi chiese di promettere a Dio di correggermi. 
Gli risposi: Padre mio, mi è impossibile prometterglielo; volevo dire che non dipendeva da me il non avere più di questi pensieri. Convinto a causa della mia risposta, non solo dei miei crimini, ma anche della mia ostinazione, il ministro di Dio mi rimandò senza assolvermi, dopo avermi fatto le più terribili minacce. Io non sapevo più cosa fare; ero quasi di­sperata. 

Come sempre, implorai allora la mia buona Madre del Cielo. Sentii una vo­ce dirmi: Va in tale via, entra in tale casa, sarai illuminata e consolata. Mi alzai, e arrivai nel luogo indicatomi. Bussai, e una voce dolce come se venisse dal Cielo, mi rispose: Entra. lo entrai, e mi trovai davanti una donna che mi disse: avvicina­ti, Maria. Sei inconsolabile, ma ti sbagli, poiché tu non sei colpevole. Maria, avere i più orribili pensieri non è peccato; il peccato non esiste fino a quando l'anima non vi acconsente. Tu ti sei dunque espressa male. Và di nuovo da quel confessore, e digli le cose nel modo che ti dirò adesso. Passai la notte con quella persona che mi conosceva molto bene e parlammo tutto il tempo di Gesù e del Cielo. 
L'indo­mani, di buon mattino, ero già ai piedi dello stesso sacerdote. Gli spiegai le cose così come la persona sconosciuta mi aveva insegnato a fare, e il confessore, invece di rimproverarmi, mi incoraggiò. 

Ascoltate ancora cosa mi è successo quand'ero in mare e ammirate la potenza della fede, persino in una peccatrice. 

Una tempesta fu­riosa si era levata; dopo inutili sforzi per resistere ai venti e ai flutti, il capitano ave­va dichiarato che tutte le speranze erano perdute. I passeggeri si gettarono nelle barche di salvataggio, in mezzo ad una confusione indescrivibile. Il capitano li contò, mancava all'appello una persona. Scese subito nelle cabine, e arrivò alla mia. Ero coricata e dormivo profondamente. Mi svegliò gridando: Alzati, vestiti, e sali su di una barca, siamo perduti. Mi vestii alla meglio e salii sul ponte. 

Mi sen­tii ispirata a pregare, dopo avere rimproverato a tutti la loro mancanza di fede. In ginocchio con gli occhi rivolti al cielo, dissi, stendendo le braccia: Signore Gesù, tu che sei potente, calma il mare. O potenza della fede! Lo credereste? La tempe­sta cessò, le onde si calmarono, e noi fummo salvi. Ecco ciò che Dio ha fatto at­traverso una peccatrice come me, con un solo grido di fede. Ah! se noi avessimo la fede, una grande fede, otterremmo tutto da Dio».

Chissà quanti altri simili episodi la sua umiltà ha dovuto farle tacere. Quelli che noi abbiamo citato basteranno a convincere il lettore dell'ammirevole virtù di Maria B. 

Cor Mariae Immaculatum, 
intercede pro nobis

venerdì 19 luglio 2013

Antichissimo canto popolare: Svegliati O Peccatore

Per una buona confessione si richiede: diligente esame di coscienza: dolore per i peccati commessi: Confessione breve intera sincera prudente: riparazione fattiva (ossia: penitenza, intera devota e pronta): e fermo proponimento di non più peccare.

Svégliati O Peccatore

Svégliati o peccatore, svégliati e non tardare
Oggi che il tuo Signore ti vuole usar pietà.

Son giorni, mesi ed anni che dormi nel peccato
Ma se sei ostinato, Dio ti abbandonerà.

Se ti abbandona Dio certo sarai dannato,
Misero sventurato di te che ne sarà.

Pensa che presto o tardi, la morte dovrà venire
Per te dovrà finire piacere e vanità.

Pensa che il mondo è scena, un'ombra e una figura
Dal letto in sepoltura un giorno hai da passar.

Pensa che chi male vive, male dovrà morire
Dio te lo fa sentire, non ti potrai lagnar.

Davanti al tribunale da Dio sarai citato,
Ah! Te sventurato, che pena allor sarà.

Quando vedrai quel Dio contro di te sdegnato,
Quel Dio che avrai oltraggiato con tanta iniquità.

Pensa e rifletti bene che, per un sol peccato,
Te ne andrai dannato per un'eternità.

Quando vorrai pentirti, misero non potrai
Ma sempre piangerai, senza trovar pietà.

E allor dirai, ahimè! Che ho sbagliato,
Dio sono disperato e chi mi aiuterà.

Fra queste fiamme ardenti sempre dovrò penare,
Né più potrò sperare la cara libertà.

Se brami il Paradiso, tieni Maria nel cuore
Chiamala in tutte l'ore e troverai pietà.

Il Paradiso io bramo, tengo nel cuor Maria
Ella è la Madre mia, la pregherò così:

"Pietosa mia Regina, m'apri del ciel le porte,
Spero sii una bella sorte, cara Maria da te.

Troppo ti costa Madre, non mi far perire

Ma fatti intenerire, dalla mia voce al cuor.

Io tremo e piango ogni ora, che troppo ahimè! Peccai
Che troppo Dio sdegnai, pensa Maria per me.

Tu implorami il perdono, tu placa il Figlio e il Padre
Salvami mi sei Madre, io figlio ancor ti sono.

Maria, Maria tu sola, puoi farmi riposare
Tu sola puoi mutare, in gioia il mio timor.

Madre io da te vengo, vengo ai tuoi piedi intanto
E sotto il tuo bel manto, felice io vivrò.

E sotto il tuo bel manto, contento io morirò

E sotto il tuo bel manto, contento io morirò".

AVE MARIA!

mercoledì 19 giugno 2013

3.833 - 3.834 : Eu sou a vossa Mãe e bem sabeis o quanto uma mãe ama seus filhos.



3.834- Mensagem de Nossa Senhora, em Riacho Fundo I/DF transmitida em 17/06/2013



Queridos filhos, Eu sou a vossa Mãe dolorosa e sofro por aquilo que vem para vós. Viveis no tempo das grandes tribulações e é chegado o momento do vosso retorno ao Senhor. Não vivais afastados. O Senhor vos espera de braços abertos. Não recueis. O que tendes a fazer não deixeis para o amanhã. Estai atentos. Dobrai vossos joelhos em oração. Caminhais para um futuro dolorosoA guerra entre os irmãos (guerra religiosa) será dolorosa e muitos perderão a féSofro por causa dos sofrimentosAquilo que vos anunciei no passado vai realizar-seEis os tempos difíceis para os homens e mulheres de fé. Eu sou a vossa Mãe e bem sabeis o quanto uma mãe ama seus filhos. Eu estarei ao vosso lado. Avante sem medo. Quando tudo parecer perdido surgirá para vós a vitória de Deus. Esta é a mensagem que hoje vos transmito em nome da Santíssima Trindade. Obrigada por Me terdes permitido reunir-vos aqui por mais uma vez. Eu vos abençôo, em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo. Amém. Ficai em paz.
3.833- Mensagem de Nossa Senhora transmitida em 15/06/2013


Queridos filhos, o mal existe e só pode ser vencido pela força da oração, na Eucaristia e com o santo rosário. A força do demônio vem da desobediência e da falta de fé dos homens. Ele encontra forças naqueles que estão afastados da graça de Deus. Eis o tempo do grande combate. Escutai-Me. Eu venho do Céu para apontar-vos o caminho. Vós tendes liberdade, mas peço-vos que façais sempre a vontade de Deus. Acolhei o Evangelho de Meu Jesus. Reconciliai-vos com Deus por meio do sacramento da Confissão. Não vivais no pecado. Meu Jesus vos ama e vos espera de braços abertos. Nestes dias, intensificai vossas orações pela IgrejaO demônio ainda fará grandes estragos na vida de muitos consagradosAinda vereis horroresAconteça o que acontecer não permitais que a chama da fé se apague dentro de vós. Coragem. Eu estarei sempre ao vosso lado. Esta é a mensagem que hoje vos transmito em nome da Santíssima Trindade. Obrigada por Me terdes permitido reunir-vos aqui por mais uma vez. Eu vos abençôo, em nome do Pai, do Filho e do Espírito Santo. Amém. Ficai em paz.

RESPICE NOS TANTUM