mercoledì 29 marzo 2023

La prima guerra mondiale secondo Benedetto XVI

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Pubblichiamo la relazione, dal titolo “La Prima guerra mondiale nel Magistero di Benedetto XVI”, che Massimo Introvigne tenne al convegno «Il Beato Carlo d’Asburgo e l’Europa», organizzato al Sacro Monte di Crea per il 65° anniversario dell’incontro fra il presidente del Consiglio italiano Alcide de Gasperi e il Ministro degli Esteri francese Georges Bidault e presieduto dal vescovo di Casale Monferrato mons. Alceste Catella.

Benedetto XVI ha messo al centro del suo Magistero un’interpretazione teologica della storia. Come ha spiegato nell’omelia del 16 ottobre 2011 nel corso della Santa Messa per la nuova evangelizzazione, «la teologia della storia è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero».

La teologia della storia permette anche d’identificare le cause della drammatica crisi dell’Europa, un altro tema caro a Papa Ratzinger.
Queste cause sono molteplici, ma Benedetto XVI è spesso tornato su un evento fondamentale, la Prima guerra mondiale. Certamente anche in precedenza c’erano state guerre tremende, ma la Grande Guerra del 1914-1918 rappresenta una sinistra novità non solo per il primo uso massiccio di armi di distruzione di massa – tali sono considerati, ancora oggi, i gas asfissianti –, ma anche perché si teorizza e si pratica la separazione fra la guerra e la morale.
Questa separazione si evidenzia anche nell’attacco – che aveva solo pochi precedenti – ai monumenti storici, chiese comprese, particolarmente alla cattedrale di Reims, un evento senza precedenti che suscitò enorme emozione in tutto il mondo.

Nel primo dei suoi messaggi per le Giornate mondiali della Pace, quello per la XXXIX Giornata celebrata il 1° gennaio 2006, Joseph Ratzinger lega al dramma della Prima guerra mondiale la stessa scelta del nome Benedetto XVI.
«Il nome stesso di Benedetto, che ho scelto il giorno dell’elezione alla Cattedra di Pietro, sta a indicare il mio convinto impegno in favore della pace. Ho inteso, infatti, riferirmi sia al Santo Patrono d’Europa, ispiratore di una civilizzazione pacificatrice nell’intero Continente, sia al Papa Benedetto XV [1854-1922], che condannò la Prima Guerra Mondiale come “inutile strage” e si adoperò perché da tutti venissero riconosciute le superiori ragioni della pace».

Il riferimento a Benedetto XV è rilevante per il giudizio sulla Prima guerra mondiale. L’Europa è cambiata, e quando le sue due massime autorità tradizionali, il Papa di Roma e l’Imperatore di quanto sopravvive del Sacro Romano Impero, il beato Carlo I d’Asburgo (1887-1922), cercano di fermare il conflitto facendo notare che tutto quanto le nazioni vogliono con la guerra lo potranno ottenere con la pace, a stento sono trattati con cortesia e comunque non sono presi sul serio. Naturalmente il Papa, il cui padre ha combattuto nella Prima guerra mondiale, non intende certo mancare di rispetto a quello che chiama «il sacrificio degli uomini caduti sul campo di battaglia per amore della loro patria»: ai tanti che in quella guerra, da una parte e dall’altra, hanno fiducia nella bontà della loro causa e si battono con valore.

Il problema non riguarda i combattenti, ma la guerra in sé, in cui viene a scadenza una cambiale secolare emessa all’epoca della Rivoluzione francese, quando cominciano a diffondersi in Europa nazionalismi senza nazione, ideologie in cui ciascuno vuole più potere per la sua nazione perché, appunto, è la sua e non perché la ritiene portatrice di valori moralmente apprezzabili. Perché, se si trattasse di valori, scendendo in profondità – e certo incontrando nel corso della discesa la frattura della Riforma protestante – ogni nazione europea li troverebbe nelle sue radici e queste radici sono comuni, sono cristiane.

Invece, la Prima guerra mondiale è la conseguenza della separazione dell’idea di patria e di nazione dalle sue radici religiose: con il Kulturkampf in Germania, con la laïcité in Francia, con le campagne laiciste e anticlericali dell’Ottocento in Italia, con l’affermarsi pressoché ovunque d’ideologie che emarginano il cristianesimo.
Benedetto XVI, che è stato un Papa molto affezionato alle ricorrenze, ha proposto la sua analisi della Prima guerra mondiale soprattutto in due testi relativi al novantesimo anniversario rispettivamente della battaglia di Verdun e della Nota del 1° agosto 1917 di Papa Benedetto XV.
La battaglia di Verdun, che nel 1916 provoca 250.000 morti e 500.000 feriti, rappresenta un orrore per molti versi senza precedenti nella storia d’Europa. «Verdun – scrive Benedetto XVI in una lettera a mons. François Maupu, vescovo della città francese teatro della battaglia, in occasione dell’anniversario –, momento oscuro della storia del Continente, deve restare nella memoria dei popoli come un evento da non dimenticare mai e da non rivivere mai».

A Verdun si sono manifestate le «potenze oscure della storia», in relazione alle quali Papa Ratzinger ricorda ancora una volta che «in una nota del 1° agosto 1917, inviata ai capi dei popoli belligeranti, il mio predecessore Papa Benedetto XV proponeva una pace duratura e, allo stesso tempo, lanciava un appello pressante a cessare quella che egli chiamava una “inutile strage”». Nello stesso tempo, Verdun è stata teatro di gesti di riconciliazione, come la costruzione di un ossario comune per i caduti di tutte le parti.
«Le spoglie di tutti i morti, senza distinzione di nazionalità, riposano ora nell’ossario di Douaumont, grazie al suo [di mons. Maupu] predecessore, Monsignor [Charles] Ginisty [1864-1946], che prese l’iniziativa, facendo inscrivere sul frontone dell’edificio la parola che riassume tutto, Pace».

continua: https://benedettoxviblog.wordpress.com/2017/09/23/la-prima-guerra-mondiale-secondo-benedetto-xvi/


TRATTO DA  LA BUSSOLA QUOTIDIANA

ECCLESIAE 31 05 2013

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