Il Giudizio Universale di Luca Signorelli. Apocalisse in scene
Uno dei temi letterari maggiormente raffigurati nella storia dell’arte, una delle opere più amate e studiate, un’opera che resterà per sempre immortale è la Divina Commedia. Ogni artista nella sua composizione ha scelto di mettere in luce un particolare episodio, chi d’amore, chi di gioia, chi di dolore, chi di condanna, chi di approvazione e perdono divino. Il ciclo “Giudizio Universale” di Luca Signorelli, invece, rappresenta il tema in una versione più personale, quasi soggettiva, riprendendo la narrazione della “Divina Commedia” di Dante.
Il “Giudizio Universale” di Luca Signorelli. Una Divina Commedia ad Orvieto
Tra il 1499 e il 1503, il pittore si occupò della decorazione del Duomo di Orvieto, realizzando così il suo capolavoro: il “Giudizio Universale” di Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio su temi apocalittici e dell’oltretomba con riferimento al poema dantesco. In precedenza era stato già raffigurato Dante Alighieri in diverse pose e motivi, in particolare si ricorda quello di Botticelli, ritratto nel passaggio da un girone ad un altro e totalmente immerso nel cammino tanto arduo della selva oscura. Luca Signorelli, invece, nel tratteggiare il sommo poeta ad Orvieto, lo coglie nello studio, immerso nei testi e colto dall’estro letterario.
Tra i peccatori. La “Chiamata all’Inferno” e i “Dannati all’Inferno”
Nel “Giudizio Universale” di Luca Signorelli ad Orvieto sono raffigurate varie scene del poema, considerate alla stregua di una visione quasi profetica di ciò che aspetterà all’uomo, del suo destino. Quasi un monito, un’occasione per comprendere la propria sorte funesta e indirizzarsi al bene, cambiando così il proprio fato. I primi gironi dell’Inferno, la scena della “Chiamata all’Inferno”, sono raffigurati sinteticamente con un gruppo di ignavi che rincorrono una bandiera, il traghettatore delle anime Caronte che è pronto a compiere il suo dovere e Minosse mentre giudica e condanna i peccatori esaminati. Tutti sono rappresentati in un’unica scena, in un unico ambiente al di sotto della raffigurazione della Giustizia Divina, simboleggiata dai due angeli armati con la spada.
La raffigurazione infernale prosegue con la scena dei “Dannati all’Inferno”: un esercito di diavoli tormenta i peccatori in una mischia, o ancora, i dannati sono presi in volo da diavoli con ali. Al di sopra gli Arcangeli, muniti di armatura, sorvegliano la scena con pacatezza e autorità. In una raffigurazione teatrale, quasi coreografica, prendono vita le illustrazioni del poema, ricche di gesti, movimenti, luci e pose ardite con corpi sapientemente modellati. Gli abili disegni dimostrano la bravura e la conoscenza anatomica di Signorelli, che esalta la plasticità e il dinamismo del corpo umano. Il nudo viene sottolineato da ardite composizioni, mai sperimentate fino a questo momento. In Signorelli l’intenzione maggiore è quella di spaventare i fedeli, di ammonirli a lasciare cattive vie e abitudini e affidarsi alla Fede divina.
L’ammonimento: la “Risurrezione della carne”
Il fine di ammonire è sempre presente nel “Giudizio Universale” di Luca Signorelli, con toni più pacati, ma utili a ricordare la giusta via da seguire. In particolare il riquadro della “Resurrezione della carne” ricorda un momento specifico del filone apocalittico dantesco . Al di sotto di due angeli con tromba e muniti di bandiera crociata, circondati da angeli in monocromo e nastri svolazzanti, i corpi ritornano alla vita. Questa volta non escono dagli avelli, ma da un terreno bianco. Gli scheletri riprendono corpi e muscoli per tornare a vivere. I due Angeli hanno alle loro spalle una decorazione come di cera d’api.
Per il pittore, come per il poeta Dante, la conoscenza vuol dire seguire principi morali ben specifici, evidente grazie ad un linguaggio artistico specifico e molto convincente. Il monito di mettere in guardia i fedeli è costante, dall’Inferno al Purgatorio, dai dannati agli Eletti che ammirano gli Angeli. Il pittore vuol guidare in un vero e proprio esame di coscienza che permetta di salvarsi prima che avvenga l’irreparabile.
Il “Giudizio Universale” di Luca Signorelli. L’ascensione con “Salita al Paradiso” e “Beati in Paradiso”
Di fianco alla scena della “Chiamata all’Inferno” – la scena con dannati e con Caronte e Minosse pronti al loro lavoro – si può notare una raffigurazione della “Salita al Paradiso”. Una semplice finestra separa le due scene in cui gli uomini sono divisi tra chi dovrà essere giudicato e punito, condannato al giudizio di Minosse, e chi verrà salvato. Gli Angeli musicanti sono pronti ad accompagnare gli uomini che hanno meritato questo premio indicandogli la strada. Il clima è disteso, pieno di gioia, colorato. Tutto rimanda alla pace divina che aspetta gli uomini giusti.
La scena dei “Beati in Paradiso” o “Scena degli Eletti” ricorda di seguire giusti precetti. Al centro della scena due angeli spargono rose e altri fiori sui beati sottostanti. Guardano in su, estasiati dallo spettacolo che si svolge nel registro superiore con gli Angeli musicanti. Qui, 9 angeli sono impegnati in un concerto con diversi strumenti musicali, raffigurati in modo dettagliato e veritiero. Vi sono sia angeli in volo sia altri angeli seduti su di una nuvola, quasi dura come fosse una sedia o un arredo.
Anche nelle scene del Paradiso Luca Signorelli dà prova del messaggio che vuole mandare: una progressione di emozioni, uno sguardo approfondito sui gironi, con diversi sentimenti che tormentano o allietano l’animo per mostrare in fine il premio finale. Anche nelle due ultime scene analizzate, il pittore continua a mostrare la sua bravura nella composizione anatomica, nonostante i corpi non siano presi dal dolore, un dolore così forte che li fa contorcere, come avviene nell’Inferno. Sono corpi distesi, calmi e quieti, ma comunque veri, anatomicamente perfetti.
Cappella di San Brizio.
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