Staremo a vedere
....Spiega, intanto, l’autore sulle pagine de La Nuova Bussola Quotidiana: “Capire Benedetto XVI è un’esigenza del pensiero e della fede. In lui tradizione e modernità si sono date come un ultimo appuntamento. Egli ha trattenuto (come un Katéchon) la dissoluzione della fede cattolica, difendendo quanto andava difeso e ribadendo quanto andava ribadito, ma non è riuscito a chiudere il cerchio e a mettere in sicurezza la nave dalla tempesta. Chi dice che è stato sconfitto su tutti i fronti e che il modernismo (con Bergoglio n.d.r.) alla fine ha prevalso, chi dice che l’esito era inevitabile dato che anche il suo pensiero, in fondo, anche se non in tutto, dipendeva dalle res novae di una modernità negatrice della tradizione.
C’è chi pensa invece - come il sottoscritto - che Benedetto XVI abbia indicato molti punti fermi in chiaro contrasto con la tendenza del modernismo a sciogliere la Chiesa nel mondo e la trascendenza nella storia, ma che non abbia completato l’opera che quegli stessi punti fermi da lui posti richiedevano per coerenza interna. Ha detto molto, ma non ha detto tutto. Il suo pontificato è rimasto INCONCLUSO non solo per le dimissioni, ma anche dal punto di vista del pensiero teologico. Ha illuminato molti problemi ma non è arrivato ad indicarne la soluzione”.
Bisogna ammettere che il processo iniziato da papa Ratzinger sembra aver completamente fallito, dato che il modernismo ha dilagato come uno tsunami: oggi in Germania i preti benedicono disinvoltamente uno dei quattro “peccati che gridano vendetta al Cielo”; si intronizzano migranti e idoli pagani; il culto mariano è ai minimi storici; viene osannato Lutero; Giuda è andato in Paradiso; non ci si inginocchia più davanti all’Eucaristia, si auspica apertamente il Nuovo Ordine Mondiale e il quotidiano dei vescovi appoggia il ddl Zan. E’ oggettivamente in corso un’inversione totale dei principi base della fede cattolica, con situazioni surreali che paiono tratte dal mondo alla rovescia della Coena Cypriani o da una tela di Hjeronymus Bosch.
Ma – ripetiamo - siamo sicuri che la partita sia finita
e che Benedetto XVI abbia davvero fallito?
Il prof. Fontana, come molti altri intellettuali, purtroppo, non prende in considerazione un’ipotesi nata già nel 2013, ripresa poi due anni fa e denominata "Piano B", poggiante su dati oggettivi e consolidata da diversi studi giuridici, secondo la quale Benedetto XVI non ha mai rinunciato validamente al trono di Pietro. Sono tanti gli indizi che hanno consentito una ricostruzione completa e coerente che nessuno ha saputo finora mettere in discussione QUI
Perché Benedetto XVI si sarebbe dimesso invalidamente? Lo illustriamo QUI
In breve: ormai esautorato e privo di potere effettivo, (avevano perfino silurato il presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi a sua insaputa), pressato da fronde intere e poteri esterni, per salvare la Chiesa avrebbe accontentato i suoi nemici con un “falso bersaglio”, dimettendosi solo dalle funzioni pratiche, ma senza abbandonare il munus petrino, il titolo di papa. In questo modo avrebbe consentito che la Chiesa modernista, per alcuni una “falsa chiesa”, si palesasse appieno, scandalizzando larga parte di quegli stessi cattolici che nel 2012 erano all’oscuro di quanto covava mentre oggi, consapevoli, sono invece sull’orlo di una crisi di nervi.
Come si legge, quanto sarebbe stato verosimilmente preparato da Benedetto XVI non è semplicissimo, immediato, anche se logico. Per essere ben compreso richiede due risorse: molta fede e molta ragione. Solo avendo fiducia nel papa e nell’assistenza soprannaturale a lui accordata dallo Spirito Santo questo disegno può svelarsi, emergendo dalle nebbie di un caos apparente, come logico e credibile. Da un punto di vista razionale fila tanto che nessuno fino ad oggi è stato in grado di proporre un’interpretazione alternativa e completa che sappia coniugare tutti i dati di fatto, le coincidenze e le incongruenze.
Se non si ha stima di papa Ratzinger e fiducia in lui non si potrà mai comprendere il suo “Piano B”. Non è solo una questione psicologica, ma anche teologica, dato che, per i credenti, lo Spirito Santo avrebbe dovuto assistere Benedetto XVI in una scelta così difficile.
Chi considera Benedetto un modernista è portato, naturalmente, a giudicarlo uno sciattone, un approssimativo, uno che ha commesso tanti errori nella Declaratio di dimissioni e, casualmente, altrettanti negli otto anni successivi, compresa la sua “scientifica” ambiguità. I più possibilisti ritengono che in buona fede volesse dimettersi, ma lo abbia fatto maldestramente. Non si spiega allora, perché dopo gli errori giuridici non abbia MAI rimediato verbalmente chiarendo che il papa è uno ed è Francesco, ma invece abbia continuato a seminare il panico indossando la veste bianca e a godere di altre prerogative pontificie. QUI
Questi stessi critici non sono in grado di fornire una risposta nemmeno leggendo le abbacinanti parole di Ratzinger “Nessun papa si è dimesso negli ultimi mille anni e anche nel primo millennio è stata un’eccezione”. Una frase patente che indica come lui si sia dimesso dall’esercizio pratico, ma non abbia mai abdicato, visto che in duemila anni si sono dimessi ben 10 papi QUI
Eppure, anche gli antiratzingeriani – di solito, intellettuali di alta caratura - riconoscono che le sue dimissioni sono dubbie e irrituali, e qualcuno si spinge a ravvisare un “disegno intelligente” (ma casuale) che ha coordinato magicamente una serie di coincidenze per otto anni di “emeritato” tanto da non far mai dire a Ratzinger che “il papa è uno ed è Francesco”.
Ma siccome manca la fiducia e l’apertura emotiva verso Ratzinger, siccome viene considerato un pasticcione e un incompetente di diritto canonico, nessuno si applica, nessuno si concentra con attenzione, nessuno cerca di capire il suo “piano B”.
Citando il prof. Fontana, è il caso in cui la mancata tensione verso la verità autolimita la ragione, inibisce la fede, e viceversa: il “mito” di un Ratzinger modernista impedisce di cogliere il suo geniale sistema di riscatto della Chiesa anche perché questa agnizione condurrebbe inevitabilmente a una difficilissima marcia indietro sui propri giudizi.
C’era un film di avventura dove il protagonista, sul ciglio di un burrone, ripeteva a se stesso: “Solo l’uomo penitente potrà passare”. In questo caso, solo l’uomo che ha fede e ragione fino in fondo potrà comprendere l’ultima grande opera di Benedetto XVI. Chi lo detesta non vorrà e non potrà capire mai nulla.
Se qualcuno un giorno avrà il coraggio e la lucidità di applicarsi alla questione, la chiesa “turbomodernista” di Bergoglio potrebbe essere completamente annullata. Svanirebbe tutto in un soffio, secondo una prospettiva che da secoli prevede un’ultima prova, una annunciatissima fase di apostasia e di aggressione al Papato dall’interno.
Si compirebbe, allora, quanto già intuito dal filosofo Giorgio Agamben che si dice convinto del fatto che la vera ragione delle sue dimissioni sia stata la volontà di risvegliare la coscienza escatologica (riguardante i destini ultimi dell'uomo n.d.r.): “Nel piano divino della salvezza, la Chiesa avrebbe anche la funzione di essere insieme «Chiesa di Cristo e Chiesa dell’Anticristo». Le dimissioni sarebbero una prefigurazione della separazione tra «Babilonia» e «Gerusalemme» nella Chiesa. Invece di impegnarsi nella logica del mantenimento del potere, con la sua rinuncia all’incarico Ratzinger ne avrebbe enfatizzato l’autorità spirituale, contribuendo in tal modo al suo rafforzamento”.
In sintesi, il volume del prof. Fontana offre un ritratto di Joseph Ratzinger lucido ed equilibrato, che fa piazza pulita delle accuse di oscurantismo quanto di quelle di modernismo, ma la storia potrebbe radicalmente ribaltare i suoi giudizi circa l’incompiutezza dell’azione del papa teologo.
Lo ripetiamo per la millesima volta: LA CHIAVE DI TUTTO E' NELLA VALIDITA' DELLA RINUNCIA.
Staremo a vedere, o forse, vista la disperante indifferenza per la questione, vedranno i nostri nipoti.
AVE MARIA PURISSIMA!
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