lunedì 28 giugno 2021

L'Apocalisse di san Giovanni Apostolo



'Su l'Apocalisse di S. Giovanni Apostolo. Settembre-ottobre 1950. I Quaderno' (Parte II)

                        L'Apocalisse 

   Cap. II

   L'Apocalisse è un libro di rivelazione, sì. Anzi esso conclude la grande Rivelazione. Ma è anche un libro profetico.
   Rivelazione e profezia vengono ambe da Dio. Perché solo Dio li ispira. Solo Dio li può ispirare perché solo Egli sa la Verità essendo la Verità, e conosce gli eventi futuri perché è l'Eterno, l'Onnisciente, l'Onnipotente.
   La profezia è come una proiezione di fatti futuri, visti da Dio solo, e illuminati a coloro che vivono nelle nebbie del loro temporaneo presente. Per far capire ai grandi analfabeti della religione — e sono tanti, tanti anche fra coloro che limitano l'esser cattolici al ricevere i Sacramenti, all'ubbidire al precetto festivo, al prender parte alle processioni, all'andare, sì, anche questo, alle prediche, ma che non sanno rispondere, se vengono interrogati, a tante cose, al significato di certe parole, e una è la parola "profezia e profeti" e l'altra è quella di "apostolo", e altre ancora, e confondono quanto è cosa buona, cosa di luce, con cosa non buona, non fatta di luce, perché non sanno — per far capire a questi analfabeti della religione cosa è la rivelazione e cosa è la profezia, così come altrove, a spiegare l'Unità e Trinità di Dio, si è portato il paragone delle tre facce di un poliedro, altrettanto ora si porti il paragone, e forse capiranno, di una proiezione su fatti reali, ma avvenuti in un altro luogo e in un tempo antecedente, o di una proiezione di fatti che certo verranno, ma ancora non sono, e una sola Mente li sa, una sola Pupilla li vede, una sola Parola li può illustrare.
   L'uomo, nei secoli, ha fatto molte invenzioni e scoperte, alcune buone, alcune cattive, altre che avrebbero potuto esser buone, perché potevano esser mezzo di formazione, di istruzione, e anche di elevazione, e che invece si sono fatte non buone perché hanno servito ad eccitare i bassi appetiti della parte inferiore, a corrompere l'intelletto, a ledere l'anima per conseguenza. Una di queste cose, che avrebbero potuto esser buone e che si son fatte non buone, avendo servito ad illustrare il vizio, il delitto, il peccato, è la cine­matografia; un'altra, la stampa. Ma a rendere la nostra idea serve la prima. La cinematografia, coi suoi film, può illustrare fatti e perso­ne del passato. Più o meno storicamente bene, perché l'uomo rara­mente fa bene ciò che fa, e più raramente ancora fa secondo la veri­tà delle cose. Ma, ad ogni modo, a mezzo di questa invenzione, è pos­sibile mostrare ai viventi persone, avvenimenti, usi e costumi di se­coli e anche di millenni passati. Il film scorre e l'uomo vede.
   Dio prende un uomo – profeta o ispirato da Lui, certo da Lui eletto a quello scopo – e agli occhi o alle orecchie spirituali dello stesso illumina o dice eventi passati di cui si è, o per scorrere di secoli o per alterazione involontaria facile a sorgere nella rivelazione verbale, o per alterazione volontaria causata da scismi religiosi, da eresie, da indagine scientifica disgiunta da sapienza religiosa, alterata la verità. Oppure illumina e rivela fatti futuri che nel suo eterno Presente solo Egli conosce. Ed essi vedono, ed essi sentono, come se un film sonoro venisse girato per loro. E Dio li incarica di manifestare quanto Egli rivela loro, di farsi sua mano e sua bocca per scrivere o per dire quanto Dio si è compiaciuto di rivelare.
   Questo paragone — anche Gesù si serviva di paragoni per far capire le sue lezioni ai suoi seguaci — farà capire a molti cosa è la profezia e che sono i profeti, cosa è l'ispirato o il veggente e come, quando essi non dicano cose inammissibili con la Fede e la Grande Rivelazione, occorra credere ad essi, che manifestano quanto è bene sapere per procedere su sentieri sicuri.


   A taluni le profezie sembrano cose non solo incomprensibili perché troppo oscure, ma cose sorpassate, parlando di fatti ormai già avvenuti da secoli. Sì. Molte cose dette in esse sono accadute e non si ripeteranno. Ma molte si ripeteranno, come già si sono ripetute ogni qualvolta l'umanità ritorna nella condizione per cui la profezia fu data. Così, mentre non si ripeterà l'incarnazione del Verbo e la fondazione della Chiesa, essendo che la Chiesa, fondata da Gesù suo Pontefice e Capo eterno, non può perire per sua divina promessa e quindi non può esservi necessità di fondarne una nuova, altrettanto è vero che si ripeteranno, come già si ripeterono, le punizioni permesse da Dio in conseguenza dell'abominio entrato nel luogo sacro e delle ingiustizie umane. E per molte altre cose così sarà.
   L'umanità, avendo cicli alterni di giustizia e di ingiustizia, di fede reale e di fede soltanto esteriore — "la lettera e non lo spirito della fede" — o addirittura di non fede per i cinque decimi della popolazione mondiale, ha pure cicli alterni di castighi e di perdoni, già patiti e ottenuti, senza che ciò la faccia più buona. E le profezie, per esser date da chi vide "il Tempo" senza limiti nel tempo, in molti punti servono ad esser luce e guida, voce di verità, consiglio di misericordia per ogni tempo.
   L'Apocalisse, profezia dell'Apostolo della Luce e della Carità, illumina, e lo fa per la Carità, i tempi, ogni tempo, sino al tempo ultimo. Diciannove secoli sono passati da quando Giovanni ebbe la rivelazione detta "l'Apocalisse", il cui tempo di compimento, solo misurandolo rispetto all'eternità, poteva dirsi "vicino". Ma se il tempo d'attesa, misurato al tempo terrestre, è stato ed è lungo, per quanto si riferisce allo stato delle sette chiese è attuale ora come lo era allora.
   Giovanni, vedendo le sette chiese di allora, le sette luci più o meno luminose di allora, non solo quelle ha viste, ma le altre chiese che si sarebbero formate nei secoli, così come ha antevisto ciò che è accaduto e ciò che dovrà accadere, e in Terra, e in Cielo, e negli inferi.
   Ha visto. Le luci di santità. Le ombre di ingiustizia. Il crescere della spiritualità. Il crescere dell'umanità, anzi della materialità. Il fiammeggiare della carità e della sapienza nutrita da essa, fiammeggiare elevantesi al Cielo. E il fumare nebbioso della scienza priva di sapienza, strisciante a terra, quando l'uomo tenta di spiegare se stesso e tante altre cose del creato col suo solo sapere. Il fumare nauseabondo delle lussurie dell'io, di tutte le lussurie. Il fumare colpevole degli egoismi e delle ferocie. Fumo, fumo, nulla più che fumo, e fumo nocivo, che striscia a terra, che si insinua, che sporca, che avvelena, che uccide. Uccide le cose più "buone" nel senso che Dio dà a questa parola, e che noi diremmo: le cose più "belle". Le tre e le quattro virtù, i rapporti sociali, le coscienze, gli intelletti, la pace familiare… Tutte cose che il fumo, che è dove non è fiammeggiare di carità, uccide, avvelena, sporca e penetra. Il formarsi del mondo nuovo: del mondo di Gesù, del suo Regno. E il formarsi di un mondo nuovo nel nuovo: del mondo dell'anticristo, del regno suo.
   I trionfi del cristianesimo. Le sconfitte del cristianesimo. La mirabile unità dell'Ovile di Cristo. La separazione ribelle di parti del Gregge. Tutto ha visto Giovanni. E gli pareva immediato il compiersi di tutto, tanto era vivo il suo vedere. Ma no! Secoli e secoli dovevano passare prima che tutto fosse compiuto del visto dal veggente di Patmos. Ma tutto si compirà come è detto, come in parte, e in tempi diversi, s'è già compiuto, pur senza toccare la compiutezza delle cose non buone anteviste da Giovanni.
   Cosa umana, cosa difficilmente perfetta, e ancor più difficilmente non ripetuta. L'appartenenza al Popolo di Dio non ha impedito agli ebrei di ricadere più volte negli stessi peccati. L'esempio di Adamo, dei castighi divini, i cui mezzi furono il diluvio, la dispersione dei popoli dopo la superbia di Babele, la distruzione di Sodoma e Gomorra, l'oppressione d'Egitto, non impedirono al popolo di peccare. La misericordia di Dio che li liberò dall'oppressione del Faraone e volle dar loro una patria e una legge elette, non indusse gli uomini a non peccare per riconoscenza a Dio. E peccarono durante lo stesso viaggio verso la Terra Promessa, mentre Dio li copriva, da vero Padre, dei suoi doni.
   L'uomo è sempre l'uomo. Nell'antica e nella nuova religione entrambe divine. Appartenga all'antica o alla nuova chiesa. "Voi mi cercate non solo perché avete veduto che Io faccio miracoli, ma anche perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati". Sempre così l'umanità. Viene attirata dalle cose esterne e prodigiose, da quello che forma cosa nuova, o godimento anche materiale, da speranze e promesse umane che si pensa poter raggiungere, più che dalle cose interne, soprannaturali, certe, non meno, anzi molto più prodigiose, molto più gaudiose, molto più sicure, e soprattutto molto più durature, perché eterne.
   Giuda è il prototipo perfetto di quanti vengono sedotti dai prodigi materiali e dalle speranze di onori umani, atti a saziare la cupidigia intellettuale o degli occhi. Prototipo perfetto e inconvertibile.
 Però anche gli altri apostoli e discepoli non furono vergini da questa debolezza umana, in loro non completa, e della quale sempre più si spogliarono sino ad esserne così staccati da saper tutto sopportare di quanto è umiliazione e persecuzione, sino a sapersi spogliare della stessa vita per ottenere la Vita eterna. E confermati nella Fede, nella Speranza e nella Carità, confermati nella Grazia e nella Sapienza, e nella Pietà, Forza, santo Timor di Dio, in tutti i doni del Paraclito, divennero altrettanti "maestri" e "fondatori" non di una nuova dottrina e di nuove chiese, perché una è la dottrina e una la Chiesa perfette, ma "della dottrina e della Chiesa" tra nuove genti e in nuove regioni.
   Sono passati 20 secoli, apostoli nuovi si sono succeduti ai primi apostoli, nuove chiese ad altre chiese, in sempre nuove plaghe della Terra. Il lavoro apostolico non ha interruzioni né soste, anche se, per colpa degli uomini, pur procedendo, regredisce in vastità di dominio, e non solo in questo. Continuazione di lavoro, propagazione del Vangelo, dilatazione del Corpo Mistico: verità innegabili, conseguenze logiche, dato che Gesù alimenta la sua Chiesa, la guida, la sprona, e Gesù è eterno, è potente, è santo. La sua Santità scende e circola in tutto il Corpo, la sua Potenza dà forze misteriose ai suoi servi, la sua Eternità impedisce che la Chiesa muoia.
   Ma, per colpa e mal volere d'uomini, mentre procede e si estende da 20 secoli su nuove terre, si arresta, regredisce, muore, anzi, in altre. Peccato di questi soli tempi? No. Di tutti i tempi. Più o meno totalmente e profondamente, mentre vi furono deviazioni, arresti, separazioni, e anche "morte" nei tralci che costituiscono tutta la mistica Vite. Furono di varia natura, e più passarono i secoli e più grave fu la deviazione e la defezione di tralci della Vite. Ora è il tempo della Negazione.


   Ma Giovanni tutte queste cose le vide. Le antevide. Le vide nelle sette chiese di allora. Le antevide nelle chiese d'ora, delle quali le sette chiese di allora erano non solo verità ma figura. E antevide anche l'attuale orrore: quello della Negazione in troppi luoghi e in troppi spiriti. E antevide l'estremo orrore: il tempo dell'Anticristo.
   Tutto vide, attraverso alla prima visione. La conseguenza ultima è frutto della prima conseguenza. Per cicli di età si ripete, sempre più crescendo più è cresciuta la Chiesa. Anche questo è dolorosamente logico che sia. Perché il Cristo è tanto più odiato e avversato dall'Anticristo quanto più il suo affermarsi e trionfare nei santi cresce. Il Corpo mistico vince le sue battaglie? E l'Anticristo aumenta la sua potenza e ne sferra di più atroci. Perché se Cristo vuole trionfare, come è giusto che sia, l'Anticristo anche vuol trionfare, e la sua violenza cresce più il Cristo trionfa, per vincerlo e abbatterlo. Oh! non potrà! Cristo è il Vincitore. Ma lo spera e lo tenta. E non potendo avere la sua vittoria collettiva su tutto il Popolo di Dio, si prende le sue vittorie individuali o nazionali, traviando intelletti e possedendo spiriti, strappando Popoli alla Chiesa.


   Le sette chiese. Da poco erano fondate, e fondate da quelli che erano stati mandati a fondarle direttamente da Dio: "Andate ad ammaestrare tutte le genti"; dopo che, come da divina promessa, avevano ricevuto lo Spirito Santo che "avrebbe ricordato loro ogni cosa e insegnato ogni vero" in maniera da esser compreso, ossia rendendoli capaci di intendere le cose più alte, perché: "rivestiti di potenza dall'alto" fossero capaci di essere i fondatori di una cosa così alta come il Regno di Dio tra gli uomini. E ciononostante già l'imperfezione, e anche più dell'imperfezione, s'era formata in molte di esse, perché l'Avversario o Anticristo era già spiritualmente in atto, e lavorava già per corrompere e distruggere le fortezze spirituali del Regno di Dio. Creare discordie fra le membra, insinuare sottili eresie, suscitare stolte superbie, consigliare i vili compromessi tra coscienza e legge della carne, e le restrizioni mentali, odiose a Dio il cui linguaggio è "sì, sì; no, no" e tale vuole che sia il linguaggio dei suoi figli e fedeli; raffreddare la carità, aumentare l'amore all'esistenza terrena e alle ricchezze e onori materiali.
   Ecco i lavori dell'Avversario, instancabile nel lavorare per tentare di vincere Dio e distruggere quanto Egli ha creato, approfittando di tutto quanto lo può aiutare, fornito dagli uomini stessi, per imperfezione propria o per reazione provocata da azioni ingiuste delle membra più forti verso le membra più deboli.
   Quanto è giusto dire va detto. Il mancare alla giustizia e alla carità, che simili a miele celeste attirano le anime alla mistica arnia e ve le tiene fedeli, provoca reazioni delle membra colpite, dolore, scandalo, e anche sfiducia e separazione.
   La Chiesa è stata fondata dalla Carità, e carità perfetta dovrebbe sempre essere stata. La Chiesa è alimentata dalla Carità, e carità perfetta dovrebbe dare a tutte le sue membra, anche e soprattutto alle minime e deboli per alimentarle e tenerle vive. La Chiesa ha avuto il comando di insegnare la carità. Ma guai se l'insegnamento si limita alla lettera invece di essere praticato nel suo spirito!


  Vivere nella carità per fare vivere gli agnelli in essa. Questo è il dovere dei pastori. Ché se gli agnelli vedono che la carità è pretesa dai pastori — e guai all'agnello che non dà reverenziale amore spinto sino alla rinuncia del libero giudizio e della libera azione nelle cose buone, che Dio stesso lascia all'uomo (anzi Egli lascia ogni libertà, limitandosi a dire ciò che è buono o non buono) — mentre essa carità è negata dai pastori agli agnelli, che avviene? Che per un cuore che non si apre alle infinite necessità delle anime – parlo dei cuori pastorali – le anime si volgono altrove, vanno a bussare ad altre porte, e talora sono porte che si aprono ai bisogni materiali, e danno pane, vesti, medicine, consigli, aiuti per trovare un lavoro, per non esser cacciati di casa dal ricco duro di cuore, ma anche che levano religione e giustizia dai cuori. Perché così avviene. E per un pane, una veste, un tetto, un aiuto a ristabilire la giustizia verso un perseguitato, un'anima, o più anime, lasciano l'ovile, il pascolo, la via di Dio, e vanno ad altri pascoli e su altre vie, materiali i primi, anticristiane le seconde.
   Nel secolare sviluppo della mistica Vite si sono prodotte separazioni anche di tralci principali. Molte le cause di ciò, e non tutte venute da spontanea ribellione delle membra, ma anche da ribellione provocata da un rigorismo senza carità, e da un rigorismo senza giustizia, che impone agli altri di portare i pesi che essi non portano. Per questo, Israele conobbe guerre intestine e scismi. Per questo, il popolo minuto seguì il Cristo. Per questo, ancor oggi delle membra si separano o, quanto meno, restano perplesse, o cadono in scandalo.
   Osserviamo le sette chiese di allora, quali le vide Giovanni, e quali le sentì giudicare dal Giudice eterno. Vedremo in esse già in azione quanto poi, e in forma sempre più vasta, fu ed è in azione nelle chiese o religioni di nome "cristiane" ma non cristiane cattoliche. Le chiese separate.


 Si sono date una costituzione umana, conservando, della vera Chiesa, solo quello che a loro piaceva conservare per dirsi "cristiane". Ma esser cristiani non vuol dire soltanto pregare il Cristo; predicarlo, in qual che sia maniera, non vuol dire essere ancor più rigoristi, in certe cose, dei cattolici veri. Pregare Dio, predicare Dio, esser rigidi nel servizio formalistico di Dio, lo facevano anche i sacerdoti, gli scribi, i farisei del tempo di Gesù tra gli uomini. Eppure ciò non li fece, salvo rare eccezioni, "cristiani"; ma anzi li fece "anticristiani".
   Essere cristiani vuol dire far parte del Corpo mistico appartenendo alla Chiesa di Roma come cattolici, appartenendo al Cristo col vivere veramente come Egli ha insegnato e comandato di vivere. Altrimenti non si è cristiani di fatto, neppure se si è cattolici per aver ricevuto il Battesimo secondo il rito della Chiesa di Roma e gli altri sacramenti. Anche se non si è caduti e rimasti in colpa grave, anche se non si è giunti a rinnegare la Fede, a far parte di sètte condannate dalla Chiesa, o di appartenere a partiti politici, pure condannati perché giustamente condannabili, non si è cattolici veri, cristiani di fatto quando non si vive la vita cristiana, quando non si onora Dio con culto interno vivo, sempre, anche nell'intimità della casa, presente sempre anche nel lavoro intellettuale o manuale che si deve esplicare, attivo sempre anche nei rapporti sociali che si devono continuamente avere con tutto il nostro prossimo, più o meno congiunto a noi da legami di sangue o da rapporti sociali.
   Non si è cattolici veri e cristiani di fatto, quando si pratica solo un culto esterno e formale per essere lodati, o solo un culto interno per non essere derisi come bigotti o averne magari un danno materiale. Non si è cattolici veri, cristiani di fatto, quando non si cerca di praticare il più perfettamente possibile le virtù, sino all'eroismo, se occorre; quando non si esercita quanto è detto "completamento della Legge: la carità", di cui sono altrettanti rami le opere di misericordia; quando non si cerca di levarsi l'abito vizioso che è causa al peccare; quando si pecca contro lo Spirito Santo, dubitando della Misericordia divina che perdona a chi si pente, presumendo di potersi salvare da sé, schernendo o negando le luminose verità della Fede, non soltanto quelle prime e principali, ma tutto quanto è contenuto nel Credo e definito dai dogmi antichi e recenti, nutrendo invidia verso i giusti, rimanendo ostinatamente peccatori e impenitenti; quando si lede il prossimo nella vita o anche solo nella salute corporale, o nell'onore; quando si calpesta l'ordine della natura compiendo atti abominevoli che gli stessi animali non compiono con piena colpa perché non hanno la ragione e la coscienza, opprimendo i poveri, praticando usura di illecito guadagno, sfruttando oltre misura colui che lavora e negandogli una giusta mercede.
   Quando si vive così, si meritano i giudizi severi di Gesù agli scribi, farisei e mercanti del Tempio. Come sarebbe opportuno che molto frequentemente nel Vangelo — che dovrebbe essere il libro letto quotidianamente da ogni cristiano, frase per frase, meditando su quelle verità che danno la Vita — fossero letti, riletti, meditati i punti in cui Gesù dice dove è verità di vita religiosa e dove è apparenza o menzogna di vita religiosa! Ed esaminare se stessi. Paragonarsi al fariseo e al pubblicano, al fariseo e alla peccatrice, al levita e al samaritano buono, sui ricchi che gettavano il supero delle loro ricchezze nel gazofilacio, e sulla vedova che vi gettava "quanto aveva per vivere", e vedere a quale categoria si appartiene. E se si vede di appartenere alla categoria che ha solo culto esterno, ravvedersi, divenire veri discepoli del Maestro, veri figli di Dio e fratelli al Cristo, ossia cristiani di nome e più di fatto.
   Perché altrimenti si avrà il nome di cristiani, ma non si sarà tralci che Egli alimenta. Si sarà tralci staccati, che, se anche non sono seccati del tutto perché una naturale tendenza al Bene li fa agire da giusti, sono però rami che si sono ripiantati da sé, superbamente; che hanno fatto una pianta a parte che dà lambrusca e non uva buona. Per tornar tale devono essere nuovamente innestati alla vera Vite, all'unica vera Vite che permette ai tralci di portare frutti copiosi e santi.
 Questo, sia per i singoli tralci individuali, che per quelli formanti una vite a parte: le chiese separate. Le quali, per esser separate e per essersi date una costituzione lor propria, ideata dal loro fondatore – un uomo, e non l'Uomo-Dio – non possono avere quella totalità di vita spirituale che soltanto l'appartenere al Corpo mistico mantiene, e che preserva da distacchi sempre più grandi, non solo dal Corpo in se stesso, ma dalla Verità e Luce che fanno sicura la via che dalla Chiesa terrena conduce a quella celeste.
   E che il non appartenere al Corpo mistico produca decadimento anche dalla giustizia, lo si vede più chiaramente che mai oggi. La separazione si approfondisce. Perché alcune chiese separate non solo si limitano al non dare ossequio e ubbidienza al Supremo Pastore; non solo si permettono di alzare le loro proteste quando il Pontefice parla per lume divino definendo nuove verità; non solo, pur dicendo di voler servire Cristo, strappano a Lui, o tentano strappare delle creature che gli appartengono, che sono del suo Ovile, e che essi, i separati, tentano portare al loro, ad altri pascoli dove non tutto, e specie la parte principale, è buono; ma, e ciò è mostruoso, si pongono a celebrare la Bestia, l'Anticristo, e ad approvare le sue ideologie.



   Ma anche ciò è detto: "E tutta la terra seguiva meravigliata la be­stia". Benché si veda come essa, per obbedienza al dragone che dà ad essa ogni potere, "faccia guerra ai santi e li vinca (materialmente)". Guerra ai santi, ossia a quanti ado­rano il vero Dio e gli rimangono fedeli, amando con tutto se stessi il Figlio dell'Uomo e della Donna, e amando la Donna che fu Taberna­colo a Dio e sua Laude sempiterna, Immagine e Somiglianza perfet­ta di Dio. Non quale noi siamo da quando la funesta eredità d'Ada­mo ha deturpato e indebolito in noi la divina somiglianza. Non qua­le erano Adamo ed Eva anche avanti la colpa, due innocenti, due fi­gli di Dio, coi quali il Creatore aveva colloqui la cui vera forma è un mistero, ma che non per ciò sono da mettere in dubbio, due predestinati a vivere della e nella beatitudine della visione di Dio in eterno. No. Maria, modellata dalla Mano divina perché fosse "forma al Dio in­carnato" che era la perfettissima Immagine del Padre: "Chi vede Me vede anche il Padre mio"; Maria, con la quale Dio Uno e Trino ebbe sempre colloqui quali si hanno con una vera Figlia, Sposa e Madre; Maria, che fu costantemente, con tutte le sue facoltà, fisa al suo Signore; fu ed è purissimo Specchio in cui appa­re l'Immagine di Dio, suprema Bellezza e Perfezione, onde chi con­templa Maria vede quanto costituisce l'indescrivibile Bellezza che immerge negli abissi della beatitudine gli eterni cittadini del Cielo.
   Maria: la creatura, sorella nostra per nascita umana. Maria: la creatura divinizzata di cui possiamo essere spirituali sorelle minori, sol che lo si voglia essere. Maria: il capolavoro di Dio Creatore degli uomini. Maria: il segno, la misura, la forma sensibile di quanto è stato destinato, da sempre, da Dio agli uomini che vivono da figli di Dio.
   L'uomo, imperfetto nel credere alla risurrezione della carne e alla compartecipazione della carne risorta al gaudio dello spirito beato; l'uomo che, per essere incapace di credere a questa verità, o quanto meno che è in dubbio su essa, che ancor non si fa persuaso per la Risurrezione di Gesù Cristo perché dice: "Egli era Dio e perciò…"; davanti alla verità stabilita dell'Assunzione di Maria in corpo ed anima al Cielo, non può più dubitare. La sua mente ha un mezzo che potentemente lo porta a credere alla risurrezione della carne e alla compartecipazione di essa al gaudio eterno dello spirito.


   Gesù è Colui che ci rivela il Padre Dio. Maria è Colei che ci rivela la beata sorte dei figli di Dio. Gesù è Colui che ci ha insegnato da Maestro come vivere da figli di Dio. Maria è Colei che ci ha praticamente mostrato come si vive per essere figli di Dio. E gli uomini che hanno difficoltà a seguire il Vangelo, e dicono: "Lui lo poteva anche fare perché era Dio, qualche suo eletto lo può fare perché Dio-Gesù dà ad esso speciali doni", vedendo la vita, il modo di vivere di Maria da quando aprì gli occhi alla luce — ché in Lei, piena di grazia, non ci fu mai quello stato di nescienza comune a tutti i nati, detti perciò irresponsabili dei loro atti avanti l'uso di ragione — possono persuadersi che il vivere da figli di Dio è possibile 
a tutti i nati di donna, anzi a tutti i creati da Dio, solo che essi vogliano vivere da creature divinizzate.
   Né si opponga a questa asserzione l'obbiezione: "Maria era immune dalla Colpa e dai fomiti". Anche Eva lo era. Anzi era Innocente in un mondo innocente, regina in un mondo a lei sottomesso, unica creatura superiore, col suo uomo, dotata di intelletto, di grazia, di scienza, padrona dell'universo sensibile, guidata dalla Voce di Dio. Eppure alla prima tentazione cedette, mentre innumerevoli anime, sebbene macchiate dalla Colpa, e molte creature, sebbene aventi in sé i fomiti — quella terribile "legge della carne" che fece gemere Paolo, Agostino e molti altri che ora sono santi e sante in Cielo — non cedettero.
   Maria, come Gesù, non peccò mai, in nessun modo, in nessuna cosa, neppure con la logica, naturale, giusta reazione di una madre che si vede torturare ed uccidere il Figlio, né verso la carità né verso nessun'altra virtù. Non volle peccare. E non peccò. Dio ha certo operato in maniera misteriosa in Lei, onde neppur la più piccola imperfezione — che dico: l'ombra, il germe di un'imperfezione — alterasse la purezza e la santità perfetta della Tutta Bella. Ma è anche certo che Maria assecondò con tutte le sue facoltà e volontà la Volontà che Dio aveva per Lei.
   Dio non ha fatto di Maria una schiava che non può che ubbidire al padrone che la comanda. Ma una Regina, la sua Regina, alla quale si manda per ambasciatore un arcangelo perché le dica il disegno di Dio. Disegno che si compie solo quando Maria spontaneamente dice: "Si faccia secondo la tua parola".
   Lo stesso arcangelo aveva manifestato un'altra maternità prodigiosa, perché fuor dalle leggi naturali, data l'età degli sposi e la sterilità della futura madre, al sacerdote Zaccaria. Ma questi, pur essendo sacerdote, e nella pienezza delle sue funzioni sacerdotali davanti al Santo dei Santi, dubitò della potenza e misericordia di Dio e della verità delle parole angeliche, e ne fu punito.
   Ecco la differenza tra giustizia e perfezione di giustizia. In Maria vi è fede e ubbidienza assoluta benché smisuratamente più grande fosse il prodigio. In Zaccaria no. Perché questo? Perché Maria era, sì, la Donna, perché della Donna aveva bisogno la Parola del Padre per prendere umana Carne; ma era la Donna fattasi così spoglia di umanità naturale, e così ricca di natura soprannaturale, da non avere più alcuno di quei lacci e di quegli ostacoli per cui vengono impedite o appesantite le facoltà della creatura a seguire il volere di Dio, il Quale può, su un terreno, in un io spoglio di quanto è inciampo alle azioni divine, compiere le opere più grandi della sua Onnipotenza.


   "La Terra seguirà la bestia e metterà a morte i santi che non adorano la bestia della Terra". La prima delle manifestazioni dell'Anticristo. Che è "della terra" perché nega Dio, nega tutto ciò che è da Dio perché cade in idolatria per ciò che non è Dio ma anzi è contro Dio, e sopprime la legge divina e la sostituisce con la sua che non è neppur più legge morale naturale, e tenta persino cancellarne il ricordo nelle creature, e conculca e uccide chi non vuol divenire malvagio, miscredente, antidio.

   La bestia che divora gli agnelli per strappare a Dio quanto più può dei suoi figli. Eppure ecco che questo tempo vede l'orrore di ministri di chiese separate, che pur si vogliono chiamare "cristiane", dare ossequio di adesione alle parole e ai voleri della bestia della Terra, a questa mostruosità che combatte il Cristo, dare venerazione a quest'idolo ideologico, corrompente e spietato, senza esserne costretti come coloro che sono sudditi là dove esso regna, e senza riflettere che, ove regnasse ovunque, anche essi verrebbero prima o poi divorati, torturati, privati delle libertà più sacre dell'individuo libero, fin della libertà di pensiero. Ma da 20 secoli ecco che il Cristo le ha indicate queste deviazioni e le cause di esse.
   Qui vi è operosità e pazienza, ma "si è abbandonata la primiera carità" e perciò è divenuta più debole o è morta del tutto la vita in Dio, perché ove non è carità non è Dio, né vita di Dio nella persona, né vita della persona in Dio. Là vi è invece amore alle ricchezze della vita, ossia alla salute e alla vita, mentre coloro che vogliono servire Gesù Cristo devono non avere amore alla vita materiale, devono non temere e non sfuggire le persecuzioni, ma consumarle, ove occorra, sino alla morte, perché così fece il Cristo e perché chi perde la vita per servirlo lo possiederà in maniera speciale in Cielo.
   In altri luoghi vi è chi è debole verso i colpevoli di eresia, o di dottrina e vita imperfette. E ciò per non crearsi dei nemici. No. Quando nel giardino della Chiesa militante si vedono sorgere piante malvagie, o malate, o di mal'esempio alle altre, occorre mondarle delle parti malate, innestarle e, se respingono l'innesto che le farebbe buone, saperle anche recidere alla base. Meglio una pianta di meno che dei tossici per tutte! Meglio esser perseguitati, meglio rimanere senza amici, al permettere che i nemici o i servi inutili guastino altre anime e che Dio si allontani perché vede che un suo pastore preferisce l'amicizia con dei capretti alla sua santissima.
   Altrove vi è chi crede di più ai falsi profeti, voci impure che satana eccita a parlare e che la legge della Chiesa condanna, ed è condanna per tutti coloro che, essendo cattolici, le ascoltano, queste voci sataniche parlanti col mezzo delle tavole parlanti o degli spiritisti, voci parlanti per ingannare, sedurre, traviare, staccare dalla Chiesa.
   Solo gli spiriti di luce sono veritieri e sono guide buone. Ma essi non vengono mai, dico mai, per imposizione umana, né abbisognano di speciali apparati per manifestarsi. Dio li manda quando vuolea chi vuole. E sono gli unici che dicano la verità. Gli altri, in tutte le loro manifestazioni, sono menzogna. Perché sono manifestazioni di satanismo, e satana non è che Menzogna. Quanto viene da queste voci, anche se, apparentemente, sembra parlino parole buone, è sempre sottilmente inquinato di errore. Parlano per staccare dalla Chiesa dicendo che non è necessaria per comunicare con Dio. Parlano per insinuare teorie false sulla rincarnazione, su un sistema di evoluzione delle anime, per successive vite, che è assolutamente falso. Parlano suggerendo soluzioni scientifiche alle più luminose manifestazioni dell'Onnipotenza divina, che tutto creò dal nulla.




   Povera scienza che vuol essere solo "scienza", e respinge la Sapienza! La scienza può confermare la Sapienza, ma non può abolirla. Ove l'abolisce spegne un oceano di luce confortevole per le anime e per gli intelletti umani.
   Guai a chi spegne questa luce! Simile al gesto d'un folle tiranno che, per odio o per delirio, mini e polverizzi una città o un tempio, è questo di costoro che, per amore eccessivo alla scienza, quasi un culto ad essa — mentre è la Sapienza che va amata, ascoltata e creduta perché viene dal "Padre delle Luci nel quale non c'è variazione né ombra di mutamento", il quale è Spirito di Verità e di Amore e vuole che noi si sia nutriti di verità per amare sempre più perfettamente, e vuole che si veda per meglio conoscere, meglio servire, meglio amare — polverizzano l'edificio della semplice e candida Fede, o quanto meno molte parti di esso. Le principali.
   Ma scardinate che siano le fondamenta e i muri maestri, si può reggere più un edificio? No. E quando per l'umana sete di apparire dotti e moderni, progrediti secondo i tempi, si levano alle basi dell'edificio della fede le pietre angolari, dichiarate non più consone al momento attuale, puerili, inammissibili, favole che non possono più essere accettate, che avviene? Che molto crolla, facendo vittime, molto resta rovinato e deturpato, molto, che era luminosamente bello, si fa foscamente e fumosamente ornato di povere luci umane che, coi loro fumi, offuscano i lumi celesti e creano interrogativi nelle anime sbalordite, interrogativi che la scienza non soddisfa e che la Sapienza non riesce più a distruggere, e creano vuoti che nulla riesce a colmare. Un mondo di pura fede crolla. E le macie dei loro sillogismi, deduzioni e ricerche non colmano il vuoto che si è prodotto.
   Impugnare la verità conosciuta è un peccato contro lo Spirito Santo. Ed è detto che "lo Spirito Santo educatore fugge la finzione, si tien lungi dai pensieri insensati e si ritira al sopravvenire dell'iniquità". E quale iniquità più grande di quella di dedurre che Dio, l'Onnipotente, ha dovuto attendere spontanee evoluzioni per creare il suo capolavoro che è l'uomo? Quale pensiero più insensato di quello di colui che pensa che Dio sia stato impotente a creare direttamente l'opera più bella della sua creazione?

da: http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-ii


AMDG et DVM

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