sabato 26 giugno 2021

LA SCALA DI GIACOBBE

 

La scala di Giacobbe

« Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa... »

(Gen 28, 12)

 

Questa volta partiremo, per iniziare la nostra lezione, da un episodio molto noto e rappresentato molte volte nella Storia dell'Arte. Nel capitolo 27 della Genesi si racconta di come Rebecca convinse il figlio prediletto Giacobbe (dall'ebraico "calcagno", perchè venne a luce tenendo in mano il calcagno del fratello gemello) ad ingannare il padre Isacco, la ci vista si era di molto indebolita, e a sostituirsi al fratello Esaù per ricevere la benedizione paterna al posto suo. Ovviamente Esaù non la prese bene e meditò di uccidere Giacobbe appena il loro padre fosse spirato; per questo Rebecca convinse il figlio preferito a rifugiarsi a Carran da suo fratello Làbano, finché l'ira di Esaù non si fosse placata (Carran era la città in cui Abramo era stato chiamato da YHWH e da cui era partito alla volta della Terra Promessa). A dir la verità, accanto a tale tradizione la Genesi ne conserva un'altra: Rebecca avrebbe convinto Giacobbe a lasciare Canaan perchè non sposasse donne ittite come aveva fatto Esaù: per gli antichi popoli semitici, i matrimoni endogamici (cioè all'interno della stessa tribù) erano importanti per mantenere la purezza del sangue, ma anche per preservare la religione dei padri. Quest'altra tradizione intende scagionare il patriarca eponimo degli Ebrei dalla colpa di avere ingannato il padre; in ogni caso, Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Paddan-Aram, regno aramaico situato nella Mesopotamia settentrionale con capitale Carran, ed attraversò tutta la Terra di Canaan da mezzogiorno verso settentrione. Ed ecco cosa accadde:

« Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. » (Gen 28, 10-12)

La scala vista in sogno da Giacobbe è da sempre simbolo della vita contemplativa. I Padri della Chiesa ritenevano che essa fosse immagine della Provvidenza divina, mentre altri vedevano in essa una prefigurazione dell'Incarnazione di Cristo. Ponte gettato tra cielo e terra, la scala ispirò generazioni di mistici e di sognatori, i quali videro in essa una via per raggiungere altri mondi, altri universi, altre dimensioni. Gli esegeti moderni invece, più prosaicamente, vedono in questa incredibile visione il racconto eziologico alla base della fondazione del Santuario di Betel, 10 chilometri a nord di Gerusalemme, uno dei due santuari nazionali del Regno Settentrionale d'Israele, il cui nome in ebraico significa "Casa di Dio". Questa infatti fu la reazione di Giacobbe, dopo che Iddio ebbe promesso la Terra di Canaan in eredità alla sua discendenza:

« Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo". Ebbe timore e disse: "Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo". La mattina Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz. » (Gen 28, 16-19). continua




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