lunedì 28 marzo 2016

NON TEMETE... E' RISORTO! NON E' PIU' QUI...

 SURREXIT


10. “Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra, vestito di una stola candida, e furono molto stupi­te” (Mc 16,5).
Senso morale. 
Il sepolcro raffigura la vita contemplativa nella quale l’uomo, morto al mondo, si seppellisce nel nascondimento. 
Dice Giobbe: “Entrerai nel sepolcro nel­l’ab­­bon­­danza, come si raccoglie il mucchio di grano a suo tempo” (Gb 5,26). Il giusto, soffiata via la pula delle cose temporali, uscendo dal mondo, nell’abbondanza della grazia divina entra nel sepolcro della vita contemplativa, nella quale viene messo in serbo come un cumulo di grano, giacché la sua anima si raccoglie con celeste dolcezza nella contem­plazione. 
Egli, entrando nel sepolcro, vede un giovane seduto dalla parte destra, coperto di una veste candida. Il “giovane”, così chiamato perché pronto a “giovare” (aiutare), è il Figlio di Dio, che come un giovane ci aiuta ed è sempre pronto ad aiutare. 
Giustamente è detto: “Sedeva dalla parte destra”. Si dice destra, come per dire “dando fuori” (lat. dextera, dans extra). Egli ci aiutò in modo meraviglioso quando diede a noi la divinità e assunse la nostra umanità, affinché noi, che eravamo fuori, fossimo dentro; perché noi entrassimo, egli uscì e si coprì della veste candida, cioè della carne umana, ma senza alcuna macchia. 
Dice il beato Bernardo: “Dopo tutti i benefici, volle essere trafitto alla parte destra, per mostrarci che solo dalla destra volle prepararci un posto a destra”.

Il giusto che esce dal mondo ed entra nel sepolcro, deve vedere, deve contemplare questo “giovane”, nel modo indicato dal beato Bernardo: 
“Come l’animale che viene iniziato al lavoro, così il giovane apprendista di Cristo deve essere istruito sul modo di avvicinarsi a Dio, affinché Dio si avvicini a lui. Dev’essere esortato a rivolgersi, con la massima purezza di cuore possibile, a colui al quale presenta l’offerta della sua preghiera. 
Quanto più vede e comprende colui al quale fa la sua offerta, tanto più arderà di amore per lui, e la comprensione stessa si trasformerà in amore; e quanto più sarà di lui innamorato, tanto più capirà se ciò che gli offre è veramente degno di Dio e se in lui ne avrà giovamento. 
Tuttavia a colui che prega o medita in questo modo, sarà meglio e più sicuro proporre l’immagine dell’umanità del Signore, della sua natività, della sua passione e risurre­zione, affinché lo spirito debole, che non sa pensare se non alla materia e a cose materiali, trovi qualcosa su cui fissarsi con sguardo di pietà e a cui attaccarsi, secondo le sue disposizioni. 
Ciò che si legge in Giobbe, che l’uomo, se si ferma a considerare la sua natura, non peccherà (cf. Gb 5,24), è detto certamente in riferimento al Mediatore Cristo, e significa: quando l’uomo rivolge a lui lo sguardo della sua intelligenza, considerando in Dio la natura umana, non si allontani mai dalla verità, e mentre per mezzo della fede non separa Dio dall’uomo, impara alla fine a riconoscere nell’uomo il suo Dio. 
Con tutto ciò, nell’animo dei poveri nello spirito e dei figli di Dio più semplici, il sentimento è, di solito, tanto più soave, quanto più si avvicina alla natura umana. 
In un secondo momento però, quando la fede si trasforma in affetto, accogliendo nel centro del loro cuore, con il dolce abbraccio dell’amore, Cristo Gesù, uomo perfetto assunto per l’uomo, e vero Dio in quanto Dio che assume, incominciano a conoscerlo non più secondo la carne, per quanto non possano ancora pensarlo pienamente Dio secondo Dio, e benedicendolo nel loro cuore, amano offrirgli i loro voti” (Guigo Certosino, Epistole) e i loro aromi, insieme con le sante donne, delle quali appunto è detto: “Entrando nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra”, ecc.
IV. la risurrezione di gesù cristo

11. “Il giovane disse loro: Non abbiate timore! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso: è risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’hanno deposto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che vi precederà in Galilea; ivi lo vedrete, come egli vi ha detto” (Mc 16,6-7).
“È scomparsa l’amara radice della croce, è sbocciato il fiore della vita con i suoi frutti”. “Chi giaceva nella morte, è risorto nella gloria”. “Al mattino è risorto, chi alla sera era stato sepolto”, affinché si adempisse la parola del salmo: “Alla sera perdura il pianto, ma al mattino ecco la gioia!” (Sal 29,6).
Gesù quindi fu sepolto il sesto giorno della settimana, che si chiama parasceve; verso il tramonto, prima che incominciasse il sabato; la notte seguente, il giorno di sabato con la notte seguente restò deposto nel sepolcro; il terzo giorno, cioè il mattino del primo giorno dopo il sabato, risuscitò.
Restò nel sepolcro esattamente un giorno e due notti (36 ore, perché risuscitò alle 3), perché unì la luce della sua unica morte alle tenebre della nostra duplice morte. Noi infatti eravamo schiavi della morte dell’anima [vita naturale] e dello spirito [vita spirituale]. Egli subì per noi un’unica morte, quella della carne, e così ci liberò dalla nostra duplice morte. Unì la sua unica morte alla nostra duplice morte, e morendo le distrusse entrambe.

Leggiamo nel vangelo che il Signore, dopo la risurrezio­ne, apparve ai suoi discepoli ben dieci volte, di cui le prime cinque il giorno stesso della risurrezione.
La prima volta apparve a Maria Maddalena, la seconda alle donne che tornavano dal sepolcro, la terza a Pietro, secondo quanto afferma Luca: “Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone” (Lc 24,34);
la quarta volta è apparso ai due discepoli diretti a Emmaus; la quinta ai dieci apostoli nel cenacolo a porte chiuse, in assenza di Tommaso. La sesta volta riapparve ai discepoli, otto giorni dopo, presente anche Tommaso;
la settima volta apparve a sette discepoli che stavano pescando; l’ottava fu sul monte Tabor, dove il Signore aveva stabilito che tutti si riunissero ad attenderlo: e così prima della sua ascensione apparve otto volte; e nel giorno dell’ascensione apparve altre due volte, e cioè mentre gli undici stavano mangiando nel cenacolo, per cui dice Luca: “Mentre mangiava insieme ad essi, comandò loro di non allontanarsi da Gerusalemme” (At 1,4). Poi si mostrò di nuovo dopo la refezione: gli undici apostoli e altri discepoli, la Vergine Maria con altre donne si recarono al monte degli Ulivi, dove apparve loro il Signore e “mentre essi stavano guardando, egli si sollevò verso l’alto, e una nube lo nascose ai loro occhi” (At 1,9). Vediamo quale sia il significato morale di queste dieci apparizioni.
AVE MARIA!

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