CAPITOLO XII
Stimoli che mi spingevano a predicare, e cioè:
l'esempio dei Profeti, di Gesù Cristo, degli Apostoli, dei S.S. Padri,
dei Santi.
214 - Oltre a questo amore, che ho sempre sentito per i
poveri peccatori, mi muove a lavorare
per la loro salvezza l'esempio dei Profeti, di Gesù Cristo, degli Apostoli, dei santi, delle sante. Ho
letto spesso le loro vite; e i passi più
interessanti li annotavo a mia utilità e profitto e per vieppiù spronarmi. Riporterò qui alcuni frammenti.
215 - Il profeta Isaia, figlio di Amos, della
regale famiglia di David, profetizzava e
predicava. Suo principale scopo era di palesare agli abitanti di Gerusalemme e
agli altri Ebrei, le loro infedeltà, e annunziare il castigo di Dio che sarebbe venuto dagli Assiri e dai
Caldei, come difatti avvenne. L'empio Re
Manasse, suo cognato, gli tolse la vita, facendo che fosse segato a metà.
216 - Il profeta Geremia, profetizzò per
quaranticinque anni. Suo principale
scopo fu quello di esortare alla penitenza il suo popolo, annunciandogli i castighi che gli avrebbe
inviato il Signore. Fu condotto in
Egitto, e a Taphnis, città principale, morì lapidato dagli stessi Giudei.
La nota caratteristica di questo grande profeta é una tenerissima carità
verso il prossimo, piena di compassione
per i suoi malanni, non solo spirituali, ma
anche corporali; carità che non gli dava requie. Fu così che in mezzo
al tumulto della guerra, in mezzo al
disordine del regno, il quale andava alla
rovina, e durante l'assedio di Gerusalemme e nella grande mortalità del
popolo, lavorò sempre con molto ardore
per la salvezza dei suoi concittadini. Per questo fu chiamato bellamente amante
dei suoi fratelli e del popolo d'Israele.
217 - Il profeta Ezechiele profetizzò e predicò
per vent'anni, ed ebbe la gloria di
morire martire della giustizia. Fu ucciso presso Babilonia dal capo del suo popolo, perché gli rimproverava
il culto reso agli idoli.
218 - Il profeta Daniele ricco di incredibili
doni, come i più grandi profeti. Egli
non solo predisse cose future, come gli altri profeti, ma precisò il tempo in cui sarebbero accadute.
Per invidia fu gettato nella fossa dei
leoni; ma Dio lo liberò.
219 - Il profeta Elia fu uomo di fervente ed
efficacissima preghiera, di grande e
straordinario zelo, e fu perseguitato a morte, anche se non morì, ma fu rapito da un carro di fuoco.
220 - L'Ecclesiastico, parlando dei dodici Profeti,
detti Minori solo perché gli scritti che lasciarono sono brevi, dice
che restaurarono la casa di Giacobbe e
salvarono se stessi con la virtù della fede.
221 - Ma quello che più mi ha mosso é stato l'esempio di
Gesù Cristo. Egli andava da un paese all'altro, predicando sempre; e non
solamente nei paesi grandi, ma anche nei
villaggi e nei casolari, persino a una donna sola, come fece con la Samaritana, quantunque stanco per
il lungo cammino, assetato e in un'ora
scomoda per Lui e per la donna.
222 - Fin dal principio rimasi incantato dello stile
usato da Gesù nella predicazione. Che
similitudini! Che parabole! Io mi proposi di imitarlo con paragoni, esempi e semplicità di stile. Che
persecuzioni! Fu posto come segno di
contraddizione, perseguitato nella dottrina, nelle opere, nella persona,
fino a togliergli la vita tra villanie,
tormenti e insulti, e con la morte più
ignominiosa che c'é sulla terra.
223 - Molto pure mi muoveva la lettura di quello che
fecero gli Apostoli. L'Apostolo S.
Pietro, nella prima predica convertì tremila uomini, e nella seconda cinquemila. Con che zelo e fervore
doveva predicare! Che dire poi di S.
Giacomo, di S. Giovanni e di tutti gli altri? Con che sollecitudine, con che zelo correvano da un regno all'altro! Con
che zelo predicavano, senza paure né
umani rispetti, consapevoli che si deve obbedire prima a Dio poi agli uomini. Così risposero agli scribi e ai
farisei quando comandarono di non
predicare più. Se venivano flagellati, non per questo si impaurivano
e desistevano dal predicare; che anzi,
si ritenevano felici e beati d'aver potuto
soffrire qualche cosa per Gesù Cristo.
224 - Ma é lo zelo dell'apostolo San Paolo che più
m'entusiasma. Come corre da una
all'altra parte, portando come vaso d'elezione la dottrina di Gesù Cristo! Predica, scrive, insegna nelle sinagoghe,
nelle carceri e in tutte le parti.
Lavora e fa lavorare opportunamente e importunamente; soffre flagelli, lapidazioni, persecuzioni di ogni sorta, le
calunnie più atroci; ma non si spaventa,
al contrario, si compiace nelle tribolazioni, e giunge ad affermare di non gloriarsi che nella croce di Gesù Cristo.
225 - Molto mi incoraggia anche la lettura delle vite e
delle opere dei Santi Padri: S. Ignazio martire; S. Ireneo; S. Clemente
presbitero di Alessandria; S. Ilario; S.
Cirillo; S. Efrem; S. Basilio; S. Gregorio
Nazianzeno; S. Gregorio Vescovo di Nissa; S. Ambrogio; S. Epifanio;
S. Girolamo; S. Paolino; S. Giovanni
Crisostomo; S. Agostino; S. Cirillo
d'Alessandria; S. Prospero; Teodoreto; S. Leone Magno; S. Cesareo; S.
Gregorio Magno; S. Giovanni Damasceno;
S. Anselmo; S. Bernardo.
226 - Leggevo assai di frequente le vite dei santi che si
sono distinti nello zelo per la salvezza
delle anime, e ho constatato che mi fanno bene, perché mi ripeto quelle parole di S. Agostino: Tu
non eris sicut isti et istae? E tu non
sarai, non lavorerai per la salvezza delle anime, come lavorarono questi e queste? [Confes. l. 18, c. 11] Le
vite dei santi che mi commovevano di più, sono le seguenti: S. Domenico, S. Francesco d'Assisi,
S. Antonio di Padova, S. Giovanni
Nepomuceno, S. Vincenzo Ferreri, S. Bernardino di Siena, S. Tommaso
da Villanova, S. Ignazio di Loyola, S.
Filippo Neri, S. Francesco Saverio, S.
Francesco Borgia, S. Camillo de Lellis, S. Carlo Borromeo, S. Francesco
Regis, S. Vincenzo de' Paoli, S.
Francesco di Sales.
227 - Nelle vite e sulle opere di questi santi meditavo,
e questa meditazione accendeva in me un
fuoco tanto grande che non mi dava riposo. Avevo bisogno di andare, correre da
una parte all'altra, predicando
continuamente. Non posso ridire quel che provavo in me. Non sentivo la
fatica, né mi intimorivano le calunnie
più atroci che mi muovevano, né temevo le
persecuzioni più grandi. Tutto mi era dolce, pur di guadagnare anime, a
Gesù Cristo, al cielo, e preservarle
dall'inferno.
228 - Prima di chiudere questo capitolo, voglio parlare
di due modelli di zelo veramente
apostolico, che mi hanno sempre commosso. Uno é il Ven. P. Diego di Cadice, e l'altro é il P. Maestro d'Avila.
Del primo si legge nella sua vita: Il
Servo di Dio, mosso dallo zelo di guadagnare anime a Cristo, si consacrò
per tutta la vita al ministero
apostolico, senza mai riposare. Intraprendeva
continuamente lunghi viaggi, che faceva sempre a piedi, senza paura dei
disagi delle stagioni, passando da un
luogo a un altro per annunziare la divina parola e cogliere il prezioso frutto. Si caricava di
cilici, si disciplinava due volte al
giorno e osservava un rigorosissimo digiuno. Suo riposo, la notte, dopo le fatiche del giorno, era il porsi a pregare
davanti al Santissimo Sacramento, del
quale era tanto devoto, da nutrire per Esso l'amore più tenero e vivo.
229 - Dalla vita del P. Avila. Il suo equipaggio
consisteva in un asinello, di cui, lui e i suoi compagni si
servivano a tratti, sul quale caricavano
mantelli, bisacce con una scatola di ostie per celebrare la S. Messa, cilici, rosari, medaglie, stampe, filo
e pinzette per confezionare corone con
le proprie mani. Nulla portava da mangiare, confidando solo nella divina Provvidenza. Raramente mangiava carne;
di solito, pane e frutta.
230
- I suoi sermoni duravano di solito
due ore; ed era tanta la copia delle
similitudini, che gli era molto difficile impiegare meno tempo.
Predicava con tanta chiarezza che tutti
lo capivano e non si stancavano di ascoltarlo. Giorno e notte, non pensava che a propagare il regno
di Dio, la riforma dei costumi e la
conversione dei peccatori. Per comporre i suoi sermoni non rimestava molti libri, né li caricava di troppe idee, o
esempi della Scrittura, o altre gale.
Gli bastava un argomento e lanciare un grido per accendere il cuore di
chi ascoltava.
231- Al tempo che il P. Avila predicava a Granada, c'era
un altro predicatore, il più famoso di
quel tempo. Quando i fedeli uscivano da qualche sua predica, facevano grandi meraviglie per le tante e
così belle cose, tanto egregiamente
esposte e tanto proficue; ma dopo aver ascoltato il P. Avila, andavano
tutti a testa bassa, muti, senza parole,
raccolti e compunti dalla forza della verità,
della virtù e della eccellenza dell'oratore.
232
- Il principale fine che si proponeva
la sua predicazione era di liberare le
anime dall'infelice stato della colpa, manifestando la bruttezza del peccato, l'indignazione di Dio e i castighi
orrendi che attendono i peccatori
impenitenti, e il premio offerto a quelli che si pentono veramente;
concedendo il Signore tanta efficacia
alle sue parole, che dice il Venerabile Fr. Luigi da Granada: «Un giorno lo
udii deprecare la malvagità di coloro che per un godimento bestiale, non si peritano di
offendere Dio, prendendo da Geremia
questa citazione: Obstupescite coeli super hoc, e posso
assicurare che lo disse tanto compreso
di spavento che mi sembrò tremassero le pareti della chiesa».
233 - Oh, Dio mio e Padre mio, fate che io vi conosca e
vi faccia conoscere; che vi ami e vi
faccia amare; che vi serva e vi faccia servire; che vi lodi e vi faccia lodare da tutte le creature. Datemi,
Padre mio, che tutti i peccatori si
convertano, che tutti i giusti perseverino nella grazia, e tutti
possiamo raggiungere la gloria eterna.
Amen.
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