giovedì 16 ottobre 2014
Il miracolo eucaristico ignorato: quello di Buenos Aires del 1992, nella diocesi di Bergoglio
Inchiesta sul miracolo di Buenos Aires
Nell’estate del 1263, a Bolsena, da un’ostia consacrata tra le mani di un prete boemo che dubitava della Presenza Reale, sprizzò sangue vivo, intridendo il corporale; e siccome il boemo corse in sacrestia cercando nella confusione di nascondere il fatto, numerose gocce di sangue gocciolarono sul marmo pavimentale.
Grande ed immediato fu il clamore di questo evento, in cui tutti videro l’impressionante conferma della fede: in quel secolo tredicesimo era cresciuta tra il popolo una vivace devozione all’Eucarestia. Un cinquantennio prima (1215) il Concilio quarto Lateranense aveva adottato il concetto della «transustanziazione» del pane e del vino nel Corpo e Sangue di Cristo, aveva prescritto l’obbligo della Comunione almeno a Pasqua, e ordinato di custodire le particole consacrate in luogo sicuro.
Una mistica fiamminga, santa Giovanna di Cornillon (1191-1258), aveva rivelato che Cristo stesso – con cui parlava – desiderava che l’istituzione del Sacramento fosse celebrata con speciale solennità. Così, già nel 1246 una festa del Corpus Domini si celebrava a Liegi, diffondendosi poi in tutto il Belgio. In quegli stessi anni, fu la volontà dei fedeli – che la reclamavano a gran voce, per il desiderio di «vedere» coi loro occhi Gesù realmente vivo e presente nel pane e nel calice, nelle chiese affollate – ad imporre ai preti l’uso dell’elevazione delle sacre specie.
Nessun commento:
Posta un commento