Solo la fede nella straordinaria azione di un Dio fornisce la risposta ragionevole; fede in un Dio che vuole renderci consapevoli che Egli è realmente presente nel mistero dell’Eucaristia.
Il Miracolo Eucaristico di Buenos Aires è un segno straordinario attestato dalla scienza. Attraverso di essa Gesù desidera suscitare in noi una viva fede nella Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. Egli ci ricorda che la Sua Presenza è reale e non simbolica. Solo con gli occhi della fede Lo vediamo sotto le apparenze del pane e del vino consacrati. Non lo vediamo con gli occhi del corpo perché Egli è presente con la sua umanità glorificata. Nell’Eucaristia Gesù ci vede, ci ama e desidera salvarci.
In collaborazione con Ron Tesoriero, Mike Willesee, uno dei più noti giornalisti australiani (che si è convertito al cattolicesimo dopo aver lavorato sui documenti di un altro miracolo eucaristico) ha scritto un libro dal titoloReason to Believe [La ragione di credere]. In esso egli presenta dei fatti documentati sui miracoli eucaristici e altri segni che chiamano le persone alla fede in Cristo che è presente e insegna nella Chiesa cattolica.
Essi hanno anche realizzato un film documentario sull’Eucaristia basata in gran parte sulle scoperte scientifiche connesse con l’Ostia miracolosa di Buenos Aires. Il loro obiettivo è stato quello di offrire una chiara presentazione dell’insegnamento della Chiesa cattolica sull’Eucaristia.
Il film è stato proiettato in numerose città australiane.
La proiezione ad Adelaide ha attirato una folla di duemila spettatori. Dopo la proiezione, nello spazio dedicato ai commenti e alle domande degli spettatori, un uomo visibilmente commosso annunciò che era cieco; saputo che si trattava di un film eccezionale, aveva tanto desiderato vederlo. Appena prima della proiezione, aveva pregato con fervore Gesù perché gli desse la grazia di poter vedere il film. Ed ecco che aveva ripreso a vedere, ma solo per i trenta minuti della durata del film. Alla fine della proiezione era tornato alla cecità di prima. A conferma della sua esperienza egli descrisse nei minimi dettagli alcune scene del film.
Si trattò di un evento incredibile che scosse i presenti fin nel più profondo del loro essere.
Attraverso tali segni mirabili, Dio chiama le anime alla conversione. Se Gesù provoca la trasformazione dell’Ostia in carne e sangue visibili, e fa sì che un muscolo responsabile della contrazione di un cuore umano, un cuore che ha sofferto come quello di qualcuno che è stato picchiato duramente sul petto, se Egli opera tali cose, è al fine di suscitare e di accrescere la nostra fede nella Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. In tal modo Egli ci permette di vedere che la Santa Messa è una ri-attualizzazione dell’intero dramma della nostra salvezza: la passione, la morte e la risurrezione di Cristo.
Gesù dice ai suoi discepoli: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4, 48). Non c’è bisogno di cercare attivamente segni prodigiosi. Ma se Gesù sceglie di fornirceli, allora è opportuno che noi li si accetti con mitezza, cercando di capire che cosa Egli ci voglia dire con essi.
Grazie a questi segni molte persone hanno scoperto la fede in Dio, nell’Unico Dio che è la Santissima Trinità, che rivela a noi il Suo Figlio: Gesù Cristo, che dimora nei Sacramenti e ci istruisce attraverso la Sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa Cattolica.
Un mistero che va oltre la nostra comprensione
L’Eucaristia, la Presenza attuale della persona risorta di Gesù sotto le specie del pane e del vino, è una delle verità più importanti e più difficili rivelateci da Cristo. I miracoli eucaristici sono semplicemente delle conferme visibili di ciò che Egli ci dice di Se stesso: cioè che Egli ha ci dà realmente il Suo Corpo e il Suo Sangue glorificati come cibo e bevanda spirituali.
Gesù ha istituito l’Eucaristia, alla vigilia della Sua Passione, Morte e Risurrezione. Durante l’Ultima Cena, Egli «prese il pane e, pronunciata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”. Poi prese il calice, e dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati”» (Mt 26, 26-28).
Quando Gesù prese e diede agli apostoli il pane e il vino, e disse: “questo è il mio corpo .... questo è il mio sangue”, Egli ha chiaramente significato che il pane e il vino che dava loro da mangiare e da bere erano veramente il Suo Corpo e il Suo Sangue, e non una sorta di simbolo.
In precedenza, nel famoso discorso eucaristico riportato da San Giovanni Evangelista, Gesù dice ai Giudei: “In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6, 53-56).
Scioccati dalle parole di Gesù, i Giudei dissero: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” (Gv 6, 52). Anche molti discepoli di Gesù ne furono scandalizzati: “questo linguaggio è duro”, obiettavano “chi può intenderlo?”.
Sapendo che la verità dell’Eucaristia era uno shock e uno scandalo per molti dei suoi ascoltatori, Gesù rispose, non ritrattando le sue parole, ma alzando la posta in gioco: «E se vedeste il Figlio dell’uomo risalire dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla. Le parole che vi ho dette sono spirito e vita» (Gv 6, 62-63).
Qui Gesù va al cuore del mistero, anticipando la glorificazione della Sua umanità attraverso le Sue morte, risurrezione e ascensione. Egli darà la Sua carne e il Suo sangue come cibo e bevanda dopo l’Ascensione, cioè quando la Sua carne e il Suo sangue saranno glorificati e divinizzati; non glorificata, infatti, “la carne non serve a nulla.”
Non tutti gli ascoltatori di Gesù accettarono il Suo insegnamento sull’Eucaristia. Così si rivolse loro, dicendo: «Ma vi sono alcuni tra voi che non credono. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito» (Gv 6, 64). Il tradimento di Giuda è iniziato con il suo rifiuto dell’insegnamento di Gesù sulla Sua Presenza Reale nell’Eucaristia. A conferma di questo, Gesù disse: «“Non ho forse scelto io voi, i dodici? Eppure, uno di voi è un diavolo”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici» (Gv 6, 70).
L'Eucaristia è lo stesso Gesù Risorto nella Sua glorificata, e quindi invisibile, umanità. Questa è l’essenza del suo insegnamento sull’Eucaristia (Gv 6, 62-63). Con la Sua morte e risurrezione, l’umanità di Gesù assume una natura divina; assume un nuovo ordine di esistenza: “È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2, 9). Nella sua umanità glorificata, Gesù risorto, diventando onnipresente, fa dono di se stesso nell’Eucaristia. Egli condivide con noi la Sua vita risorta e l’amore che di cui possiamo fare esperienza anche qui sulla terra circa la realtà del cielo e la partecipazione alla vita della Santa Trinità.
Nell’affrontare il mistero dell’Eucaristia, la ragione umana sente la sua impotenza e le sue limitazioni. Nella sua enciclica dedicata a questo sacramento, Giovanni Paolo II scrive: «È riproposta così la sempre valida dottrina del Concilio di Trento: “Con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo di Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione”. Davvero l’Eucaristia è mysterium fidei, mistero che sovrasta i nostri pensieri, e può essere accolto solo nella fede, come spesso ricordano le catechesi patristiche su questo divino Sacramento. “Non vedere – esorta san Cirillo di Gerusalemme – nel pane e nel vino dei semplici e naturali elementi, perché il Signore ha detto espressamente che sono il suo corpo e il suo sangue: la fede te lo assicura, benché i sensi ti suggeriscano altro”» (Ecclesia de Eucharistia, 15).
L’Eucaristia è il miracolo e il dono supremo di Cristo, perché in esso Egli ci dona Se stesso e ci impegna nella sua opera di salvezza. Egli ci permette di partecipare alla Sua vittoria sulla morte, il peccato e Satana, ci fa partecipi della Sua natura divina e ci permette di partecipare alla vita della Santissima Trinità.
Nell’Eucaristia noi riceviamo il “farmaco di immortalità, antidoto contro la morte”, come diceva giustamente sant’Ignazio d’Antiochia (Ecclesia de Eucharistia, 18).
Per questo motivo, la Madre Chiesa sostiene che ogni deliberata e liberamente voluta assenza dalla Santa Messa della Domenica è un’irrimediabile perdita spirituale, un segno della perdita della fede e, quindi, un grave peccato. Ricordiamo anche che «Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora l’itinerario di penitenza attraverso il sacramento della Riconciliazione diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio eucaristico.» (Ecclesia de Eucharistia, 37).