CAPITOLO II. - L'ANIMA DI E. PARAGONATA DAL SIGNORE A UN BEL GIGLIO
Dodici giorni dopo il decesso della beata Priora Geltrude, di santa memoria, morì pure una delle sue care figlie. Questa seconda separazione aggiunse dolore a dolore, perchè era una monaca amabile, cara a Dio e agli uomini, sia per l'incantevole purezza, che per la soavità del carattere e per la grazia dei suoi rapporti con tutti.
Dopo la sua morte, Geltrude, ricordando le delizie che si provavano vivendo con essa, disse melanconicamente a Gesù: « Ohimè, amantissimo Signore! perchè ce l'hai portata via così repentinamente? ». Egli rispose: « Mentre si celebravano i funerali della mia diletta Geltrude, vostra Abbadessa, provai gaudio immenso per la divozione della Comunità nella quale discesi per pascermi fra i gigli. Questo fiore piacque a me più degli altri: tesi la mano per coglierlo, la strinsi per undici giorni fra le mie dita prima di svellerlo. Le sofferenze della malattia ne accrebbero vaghezza e profumo allora lo colsi e adesso forma la mia gioia in cielo ». E il Salvatore aggiunse: « Quando al ricordo del fascino che questa consorella esercitava intorno a sè, ne provate rimpianto, pur tuttavia l'abbandonate serenamente al beneplacito della mia Volontà, allora aspiro anche meglio il profumo di questo giglio, e la mia bontà ve ne ricompenserà al centuplo ».
All'Elevazione dell'Ostia, mentre Geltrude, con affezione di sorella, offriva per la defunta tutta la fedeltà del Cuore di Gesù, ella la vide inalzata a una dignità più grande, come se fosse stata trasferita in uno stato più sublime, rivestita di abiti più luminosi, e circondata di, Angeli più elevati. Geltrude ebbe la stessa visione ogni volta che fece la medesima offerta per l'anima di E. La Santa volle poi sapere dal Signore come mai quella vergine saggia, avesse dimostrato durante l'agonia, con gesti e con parole, un grande terrore della morte.
Gesù rispose: « L'ho permesso, per una grazia della mia infinita tenerezza. Infatti, qualche giorno prima, già malata, essa mi aveva pregato, per tuo tramite, di riceverla, subito dopo la sua morte in cielo, e sulla tua parola confidava di ottenere tale privilegio. Volli premiare la sua fiducia. Ma in tempo di giovinezza è facile commettere qualche leggera negligenza, come per esempio, compiacersi in cose inutili ecc. Le sofferenze della malattia dovevano purificarla da queste macchie: così, prima di chiamarla alla gloria del cielo, volli che i suoi dolori la rendessero meritevole dell'immediato ingresso in Paradiso, e permisi che fosse spaventata alla vista dei demonio. Tale angoscia le servì di purgatorio, mentre le sofferenze patite erano un prezioso titolo per meritare la ricompensa dei cieli ». Geltrude Insistette: « E Tu, mio Gesù, speranza dei disperati, dov'eri mai, mentre essa sopportava quegli spaventevoli terrori?». Rispose il Signore: « Io mi ero nascosto alla sua sinistra: ma appena l'ebbi purificata, mi presentai a lei e la condussi meco nel gaudio eterno dei cieli ».
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