mercoledì 29 agosto 2012

S. Giovanni Battista esercitò quattro virtù, tutte necessarie per formare un vero missionario: la penitenza, la castità, l'umiltà e lo zelo.


S. Giovanni Battista 
(24 giugno [e 29 agosto])

<<Non è festa di precetto, ma essendo S. Giovanni Battista Patrono della Diocesi di Torino, per noi è come se lo fosse. È una festa di giubilo perché alla nascita di lui la gioia si diffuse per le montagne della Giudea, fra parenti e conoscenti; mentre il padre di lui, Zaccaria, già muto per la diffidenza mostrata alla promessa dell'Angelo, riacquistò la favella e intonò quel magnifico canto del Benedictus, in cui Giovanni è proclamato Profeta dell'Altissimo e precursore del Messia.

S. Giovanni Battista può dirsi il tipo e modello dei Missionari: nella vocazione, nella preparazione e nella vita apostolica. Prescelto da Dio a preparare la via a Nostro Signore, ebbe a questo fine una missione divina: Missus a Deo. Non fu solo come gli altri Profeti, che del Messia predissero la venuta e ne diedero i segni; egli dispose prossimamente gli animi a riceverlo con la penitenza. Presentatosi poi il Divin Salvatore, egli lo additò al popolo: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo; a Lui indirizzando i sui discepoli ed ammiratori. E Gesù, ricevuto il battesimo da Giovanni, prese possesso della sua celeste missione in terra.

Anche voi, per speciale grazia di Dio, foste da tutta l'eternità predestinati non solo alla creazione, non solo al cristianesimo, ma all'apostolato. Perciò il Signore vi arricchì di un corpo sano, di un'anima capace di amarlo e farlo amare. Ringraziatelo della preferenza a voi usata. Ah, no, non per caso siete venuti qui; il Signore fa nulla a caso. È lui che vi ha scelti. Sarete missionari e preparerete la strada a Nostro Signore in mezzo ai pagani; lo precederete con l'esempio delle vostre virtù, con la predicazione e coll'amministrazione dei Sacramenti. Per mezzo vostro Gesù prenderà possesso di quelle anime ch'Egli pure creò per Sé e per il Paradiso.

Come si preparò S. Giovanni alla sua grande missione? Per parte di Dio: fu santificato prima di nascere, gli fu dato un nome singolare che significa " grazia ", e molti prodigi si compirono alla nascita di lui. Per parte sua, corrispose alla divina chiamata e si diede a ben prepararsi con l'innocenza della vita, con la preghiera e lo studio delle Sacre Scritture; ritirandosi nel deserto a vivere di penitenza... Così voi, ricevuta la prima educazione dai genitori, vi siete ritirati in questa santa Casa, lontani dai pericoli del mondo; e qui attendete a formarvi nella preghiera, nello studio e nella mortificazione delle passioni, all'alta vostra missione.

Vi sono due modi di preparazione: la prima la fa Dio con chiamarvi, con attirarvi qui e con l'abbondanza delle sue grazie; Egli vi dà tutto quello che è necessario per l'anima e per il corpo. L'altra preparazione spetta a voi. Giovanni Battista è stato confermato in grazia; voi, nel battesimo, avete ricevuti tanti aiuti per fuggire il peccato, e qui riceverete tanti mezzi per santificarvi.

In particolare S. Giovanni Battista esercitò quattro virtù, le quali propongo a voi, come quelle che sono necessarie per formare un vero missionario: la penitenza, la castità, l'umiltà e lo zelo.

Penitenza - Giovanni Battista era figlio unico e ben possiamo supporre quanto fosse amato dai suoi genitori, quanto amorosamente accudito. Eppure lascia tutto e tutti per ritirarsi nel deserto, dove indossa una semplice pelle di cammello e si nutre di miele selvatico e di locuste; si accontenta cioè del puro necessario. In tal modo egli si prepara ad essere un giorno idoneo alla sua missione .. Anche voi, a ben prepararvi all'apostolato, dovete formarvi allo spirito di penitenza, non solo interna ma esterna, come tante volte vi ho detto. Dovete cioè praticare le piccole mortificazioni; come quella del non bere fuori pasto (il che vi sarà tanto utile in Africa) ed essere regolati nel cibo. Se uno sa regolarsi, anche il corpo sta meglio. S. Giovanni Battista mangiava poco e di lui dicevano i Farisei: " che non mangiava né beveva ".

Castità - Giovanni Battista fu casto, anzi martire della castità, per aver ripreso il dissoluto Erode. Fu decollato per aver preso le difese della bella virtù. Nessuno potè mai incolparlo di nulla su questo punto. Se non fosse stato castissimo, Erode avrebbe potuto rispondergli: "Perché vieni a rimproverare me? Guarda te stesso! ". Così voi dovete essere puri, casti, in modo da trascinare con il vostro esempio quegli indigeni delle Missioni all'amore e alla pratica di questa virtù. Ciò vi attirerà la loro benevolenza, il loro rispetto, e farete un bene immenso.

Umiltà - S. Giovanni Battista fu umilissimo. Quando Nostro Signore si presentò a lui per farsi battezzare, egli si proclamò indegno di far ciò e non accondiscese che per obbedienza; poi ancora davanti alle turbe si proclamò indegno di sciogliere i legacci dei calzari del venuto Messia. E quando Gesù incominciò la sua vita pubblica, egli scomparve: Oportet me minui . Anche il missionario dev'essere umile. In tanto farà del bene, in quanto sarà umile, tutto attribuendo a Dio, nulla a sé.

Zelo - Giovanni Battista, uscito dal deserto, si diede alla predicazione per preparare i cuori a ricevere Nostro Signore; e in questo ministero dimostrò zelo e fortezza fino alla morte... Così voi non siete stati chiamati ad essere Trappisti o Certosini, ma Missionari: a lavorare per la dilatazione del regno di Nostro Signore, sacrificando a tal fine anche la vostra quiete.

Qualche volta mi è venuto in mente di non più pensare né a voi, né ai Convittori, per pensare solo più a me. " No! no - il Signore mi dice - voglio che tu mi faccia conoscere per mezzo di questi sacerdoti, di questi religiosi; quando poi sarai in Paradiso mi contemplerai a tuo piacimento ". È un fatto che bisogna tirare, per giungere a fare la mediazione. Alle volte mi chiudo in camera e lascio che suonino. È per non divenire arido, per non sperperare tutto fuori, tutto agli altri... Insomma, si fa quello che si può.

Giovanni Battista, con una vita di sacrificio e di zelo, si fece gran santo ed anche dopo tanti secoli è onorato sulla terra, mentre più nessuno parla di tanti altri che quaggiù fecero rumore, ma non ebbero sì bella vocazione o non corrisposero. Animatevi, miei cari, a questi esempi.

 Pregate questo gran Santo, il cui nome significa "grazia". Dite a voi stessi: " Voglio essere sempre in grazia di Dio ", e intanto cercate di perfezionarvi in quelle virtù, di cui egli ci ha dato sì preclaro esempio. Di S. Giovanni Battista è detto che era una " lucerna ardente e splendente "; così voi dovete ardere di amor di Dio, per essere luce a quei popoli che giacciono ancora nelle tenebre. Siate perciò divoti di questo Santo, che farete bene a scegliere anche a vostro Protettore.>>


“Maria
Lilium SS. Trinitatis
ora pro nobis”

martedì 28 agosto 2012

"O Santa Monica, tu che hai raggiunto le vette dell'Altissimo ... "O grande Agostino, nostro padre e maestro, ...

PREGHIERA A SANTA MONICA 
nella sua festa 27 agosto
Monica, Sposa e madre dalle virtù evangeliche inenarrabili, cui il Buon Dio ha concesso la Grazia, per mezzo della fede incrollabile davanti ogni tribolazione e per l' umile, costante e fiduciosa preghiera, di vedere convertiti suo marito Patrizio e suo figlio Agostino, accompagni e guidi noi, spose e madri nel nostro arduo cammino verso la santità. 
 *
<<Santa Monica, tu che hai raggiunto le vette dell'Altissimo , dall'alto veglia e intercedi per noi che annaspiamo nella polvere tra mille e mille difficoltà. 
A te affidiamo i nostri figli, fa di loro una bella copia del tuo Agostino e donaci la gioia di vivere con loro momenti di spiritualità intensa quale voi viveste ad Ostia, per essere insieme dove voi siete. 
Raccogli ogni nostra lacrima, irrora il legno della Croce del nostro Gesù affinché da esso  sgorghino abbondanti grazie celesti ed eterne! Santa Monica prega e intercedi per tutti noi. Amen!>>


Preghiera a Sant’Agostino 
(28 agosto sua festa)


"O grande Agostino, nostro padre e maestro, conoscitore dei luminosi sentieri di Dio ed anche delle tortuose vie degli uomini, noi ammiriamo le meraviglie che la Grazia divina ha operato in te, rendendoti appassionato testimone della verità e del bene, a servizio dei fratelli.

All’inizio di un nuovo millennio segnato dalla croce di Cristo, insegnaci a leggere la storia nella luce della Provvidenza divina, che guida gli eventi verso l’incontro definitivo col Padre. 

Orientaci verso mete di pace, alimentando nel nostro cuore il tuo stesso anelito per quei valori sui quali è possibile costruire, con la forza che proviene da Dio, la “città” a misura dell’uomo.

La profonda dottrina, che con studio amoroso e paziente hai attinto alle sorgenti sempre vive della Scrittura, illumini quanti sono oggi tentati da alienanti miraggi. Ottieni loro il coraggio di intraprendere il cammino verso quell’ “uomo interiore” nel quale è in attesa Colui che, solo, può dare pace al nostro cuore inquieto.

Tanti nostri contemporanei sembrano aver smarrito la speranza di poter giungere, tra le molte contrastanti ideologie, alla verità, di cui tuttavia il loro intimo conserva la struggente nostalgia. Insegna loro a non desistere mai dalla ricerca, nella certezza che, alla fine, la loro fatica sarà premiata dall’incontro appagante con quella Verità suprema che è sorgente di ogni verità creata.

Infine, o Sant’Agostino, trasmetti anche a noi una scintilla di quell’ardente amore per la Chiesa, la Catholica madre dei santi, che ha sostenuto ed animato le fatiche del tuo lungo ministero. Fa’ che, camminando insieme sotto la guida dei legittimi Pastori, giungiamo alla gloria della Patria celeste, ove, con tutti i Beati, potremo unirci al cantico nuovo dell’alleluia senza fine. Amen."

Beato Giovanni Paolo II.


S. Agostino ( 28 agosto )
S. Agostino fu una copia di S. Paolo. Come S. Paolo e più di lui fu peccatore. Convertitosi per speciale grazia di Dio, si diede interamente a Dio e alla causa di Dio. Dal primo suo biografo vien detto " Padre dei Padri, Dottore dei Dottori, uguale agli Angeli infervore, uguale ai Profeti nella rivelazione degli occulti misteri, uguale agli Apostoli nella predicazione " (1111). E veramente S. Agostino può dire con S. Paolo: " Per grazia di Dio sono quello che sono, ma la grazia di Lui in me non fu vana " (322).
Secondo il Petrarca, questo Santo lesse tanto, che sembra incredibile gli sopravvanzasse ancora tempo per scrivere; e scrisse tanto, che basterebbe appena la vita di un uomo per leggere tutti i suoi scritti. Lo storico Rorbacher dice che se si bada al tempo in cui scrisse, non si comprende come abbia potuto operare tanto; e se si bada a tutto il bene che operò, non si comprende come abbia potuto scrivere tanto.
Nel Breviario la Chiesa ci fa leggere che S. Agostino non cessò mai di predicare la parola di Dio, se non oppresso dalla malattia. Lasciò scritte 140 Omelie, 600 sermoni, 90 Opere (di cui il capolavoro è il Decivitate Dei) e 270 lettere molte delle quali sono veri trattati.
Combattè e vinse tutti gli eretici dei suoi tempi: Ariani, Manichei, Donatisti, Priscilliani, Pelagiani e semi-Pelagiani. S. Girolamo gli scrisse: " Tu sei ritenuto e venerato dai cattolici come difensore dell'antica fede e - ciò che per te è di massimo onore - sei detestato da tutti gli eretici ".
Inoltre fondò due Ordini Religiosi: gli Eremiti e i Canonici Regolari, dove tanti si santificarono. Le sue Regole vennero da molti accettate, come dai Domenicani e dalle Suore della Visitazione, nonché da altre che ne portano il nome.
Imitiamolo nelle virtù che furono più caratteristiche in lui: l'umiltà, lamor di Dio e lo zelo.
Umiltà - Convertito e ritornato in Africa, si ritirò in una villa presso Ippona per fare penitenza e non ne uscì che per obbedienza. Lo scrisse egli stesso: " Pensai a fuggirmene nella solitudine, ma tu, o Signore, me l'hai vietato ". Per umiltà volle rendere pubblici i suoi peccati col libro delle Confessioni e delle Ritrattazioni. In quest'ultimo egli riconosce i suoi sbagli dottrinali.
Dimostrò in qual conto tenesse l'umiltà rispondendo a un certo Dioscoro che l'aveva interrogato quale fosse la prima virtù: " La prima virtù è l'umiltà, la seconda è l'umiltà, la terza è l'umiltà; e quante volte mi interrogassi, sempre risponderei: l'umiltà! " (453).
Amor di Dio - S. Agostino viene raffigurato con un cuore in mano, per esprimere in qualche modo il suo grande amore di Dio. Esclamava: " O Carità, infiammami! Troppo tardi ti ho amata, o Bellezza sempre antica e sempre nuova! "(1113). E così tutti i soliloqui e tutte le meditazioni non sono che accesi dardi d'amore.
Zelo - Del suo zelo ho già detto. Per i poveri vendé perfino i vasi sacri; morì povero e senza testamento, perché non aveva più nulla.
Pregatelo; è un Santo africano, perciò protettore dell'Africa e dei Missionari d'Africa.
beato Giuseppe Allamano


MARIAE GRATIAS!


lunedì 27 agosto 2012

L'amministrazione della S.Comunione ai fedeli, in ginocchio e in bocca. Quest'uso può essere ritenuto non solo di tradizione giudaica e quindi apostolica, ma anche risalente al Signore Gesù.


L'uso di dare la Comunione in bocca può risalire a Gesù?


di Nicola Bux


Il Santo Padre, non solo pronunziò il noto discorso del 22 dicembre sull' interpretazione del concilio ecumenico Vaticano II, che invitava a compiere nel senso della riforma in continuità con la tradizione della Chiesa (Ecclesia semper reformanda), ma lo ha pure messo in pratica nella liturgia. In primis, facendo ricollocare il Crocifisso dinanzi a sè sull'altare, in modo che la preghiera del sacerdote e dei fedeli sia "rivolta al Signore".

Qui però, mi soffermo sulla seconda 'innovazione' di Benedetto XVI: l'amministrazione della S.Comunione ai fedeli, in ginocchio e in bocca. Dico 'innovazione', rispetto al noto indulto che in diverse nazioni consente di riceverla sulla mano.Infatti, si ritiene da non pochi, che solo nella tarda antichità-alto medioevo, la Chiesa d'Oriente e d'Occidente abbia preferito amministrarla in tal modo. Allora, Gesù ha dato la Comunione agli Apostoli sulla mano o chiedendo di prenderla con le proprie mani?

Visitando la mostra del Tintoretto a Roma, ho osservato alcune 'Ultime Cene' in cui Gesù dà la Comunione in bocca agli Apostoli: si potrebbe pensare che si tratti di una interpretazione del pittore ex post, un po' come la postura di Gesù e degli apostoli a tavola nel Cenacolo di Leonardo, che 'aggiorna' alla maniera occidentale l'uso giudaico dello stare invece reclinati a mensa. Però, riflettendo ulteriormente, l'uso di dare la S.Comunione direttamente in bocca al fedele, può essere ritenuto non solo di tradizione giudaica e quindi apostolica, ma anche risalente al Signore Gesù. Gli ebrei e gli orientali in genere, avevano ed hanno ancor oggi l'usanza di prendere il cibo con le mani e di metterlo direttamente in bocca all'amata o all'amico. Anche in occidente lo si fa tra innamorati e da parte della mamma verso il piccolo ancora inesperto.Si capisce così il testo di Giovanni 13,26-27: "Gesù allora gli (a Giovanni) rispose: 'E' quello a cui darò un pezzetto di pane intinto'. Poi, intinto un pezzetto di pane, lo diede a Giuda di Simone Iscariota. E appena preso il boccone il satana entrò da lui". Mons.Athanasius Schneider ha compiuto ottimi approfondimenti nel suo libro Dominus est, Lev 2009.

Che dire però dell'invito di Gesù: "Prendete e mangiate"..."Prendete e bevete" ?
Prendete (in greco: lavete; in latino: accipite), significa anche "ricevete". Se il boccone è intinto, non lo si può prendere con le mani, ma ricevere direttamente in bocca. Vero è che Gesù ha consacrato separatamente pane e vino, ma, se durante il Mistico Convito - come lo chiama l'Oriente - ossia l'Ultima Cena, i due gesti consacratori avvennero, come sembra, in tempi diversi della Cena pasquale - quando gli Apostoli, forse aiutati dai sacerdoti giudaici che si erano convertiti (Atti 6,7) quali esperti diremmo così nel culto, li unirono all'interno della grande preghiera eucaristica - la distribuzione del pane e del vino consacrati fu collocata dopo l'anafora, dando origine al rito di Comunione. Agli inizi, le comunità cristiane erano piccole e i fedeli facilmente identificabili. Con l'estendersi della cristianità, nacquero le esigenze di precauzione: affinchè le sacre specie fossero amministrate con riverenza e evitando la dispersione dei frammenti, che contengono il Signore realmente e interamente. Pian piano prende forma la Comunione sotto le due specie, date consecutivamente o per intinzione.
Infine in occidente, ordinariamente sotto la sola specie del pane, perchè la dottrina cattolica, garante san Tommaso, insegna che il Signore Gesù è tutto intero in ciascuna specie (Catechismo della Chiesa Cattolica 1377).

Però, dai sostenitori della Comunione sulla mano, si fa appello a san Cirillo di Gerusalemme, il quale, chiedendo ai fedeli di fare della mano un trono al momento di ricevere la Comunione, vuol dire che consegnava la specie del pane sulla mano. Ritengo sommessamente che l'invito a disporre le mani in tal modo, possa essere inteso non al fine di riceverla in esse, ma a protenderle, anche inchinando il capo, in un unico atto di adorazione, oltre che per prevenire la caduta di frammenti. Infatti, per l'innato senso del sacro, molto forte in Oriente, si affermava sempre più la riverenza verso il Sacramento con le precauzioni nell'assumere la Comunione in bocca, per molteplici ragioni, tra cui quella di non poter garantire mani pure e in specie la salvaguardia dei frammenti. Questo nella Catechesi Mistagogica 21.
Ciò rende più comprensibile la sentenza di sant'Agostino: "nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoraverit; peccemus non adorando". Non si deve mangiare il Corpo del Signore senza averlo prima adorato. Benedetto XVI l'ha richiamata significativamente proprio nel suaccennato discorso sull'interpretazione del Vaticano II e poi nell'Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis 67.

Ancora Cirillo o i suoi successori, nella Catechesi Mistagogica 5,22, invita a "Non stendere le mani, ma in un gesto di adorazione e venerazione (tropo proskyniseos ke sevasmatos) accostati al calice del sangue di Cristo". Di modo che, l'apostolo fa proskinesis, la prostrazione o inchino fino a terra - simile alla nostra genuflessione - protendendo allo stesso tempo le mani come un trono, mentre dalla mano del Signore riceve in bocca la Comunione. Così sembra efficacemente raffigurato dal Codice purpureo di Rossano, risalente tra la fine del V e l'inizio del VI secolo d.C., un Evangelario greco miniato composto sicuramente in ambiente siriaco.
Dunque, non deve meravigliare il fatto che la tradizione pittorica orientale e occidentale,dal V al XVI secolo abbia raffigurato Cristo che fa la Comunione agli apostoli direttamente sulla bocca.
Il Santo Padre, in continuità con la tradizione universale della Chiesa, ha ripreso il gesto. Perchè non imitarlo? Ne guadagnerà la fede e la devozione di molti verso il Sacramento della Presenza, specialmente in un tempo dissacratorio come quello odierno.




sabato 25 agosto 2012

“Fine di un’era. Fine di una lunga era!”


“Fine di un’era.
 Fine di una lunga era!”
Gesù 13-06-2012 
Piccola Mia sposa, come già ho detto, la reggia, dove regna il grande signore è in pace ed ovunque regna la gioia perché egli, il re, controlla ogni cosa e nulla resta fuori dal suo sguardo.
Così non è dove manca il re: i servi sono sparsi qua e là nell’inerzia e nella dissipazione; ovunque regna il disordine e nulla è al suo posto.
Bene hai detto, asserendo che vedi tanta mestizia nei cuori, inquietudine e poca speranza, la fede è un lumicino, fumigante, con la fiamma tremolante, che sta per spegnersi del tutto.
Piccola Mia sposa, ho bussato alla porta di ogni cuore!
A lungo ho bussato, ma quante sono restate chiuse e sigillate!
Sposa Mia, quanto Dolore provo per questo!
Ho mandato nel mondo la Dolce Madre per guidare a Me, Gesù, i figli; ma sono ancora molti coloro che non L’accolgono, mentre nel Cielo si delineano sempre più le parole scritte da Me,  Dio,  a lettere di fuocoche nessuno può cancellare:
“Fine di un’era.
 Fine di una lunga era!”

Non ti deve rincrescere di combattere, se consideri l’obbligo che tutti abbiamo di servire e di piacere a Dio e la necessità di combattere, non potendo fuggire da questa battaglia senza ferite e senza morirne.


CAPITOLO XVI

In qual modo la mattina di buon’ora debba scendere in campo il soldato di Cristo

Appena sveglia, la prima cosa che dovranno osservare i tuoi occhi interiori è il vederti dentro uno steccato chiuso con questa legge: chi non vi combatte, vi resta morto per sempre.

In questo steccato immaginerai di vedere innanzi a te 
--da una parte quel nemico e quella tua cattiva inclinazione, già individuati per espugnarli e che invece sono armati per ferirti e darti la morte; 
--e dal lato destro il tuo vittorioso Capitano Cristo Gesù con la sua santissima madre Maria Vergine insieme al suo carissimo sposo Giuseppe, con molte squadre di angeli e santi e particolarmente con san Michele arcangelo; 
--dal lato sinistro, poi, crederai di vedere il demonio infernale con i suoi per eccitare la suddetta tua passione, istigandoti a cedere ad essa.

In tale steccato ti sembrerà di sentire una voce forse del tuo angelo custode, che così ti dice: Tu oggi devi combattere contro questo e contro altri tuoi nemici. Non s’impaurisca il tuo cuore né si perda d’animo, non ceda ad essi per timore o per altro rispetto a cosa alcuna, perché nostro Signore e tuo Capitano è qui con te con tutte queste gloriose squadre: egli combatterà contro tutti i tuoi nemici, non permettendo che prevalgano su di te in forze e capacità (cfr. Dt 20,3-4). Sta’ salda, fatti violenza e sopporta la pena che talora sentirai nel farti violenza. Grida spesso dall’intimo del cuore e chiama il tuo Signore, Maria Vergine e tutti i santi, perché senza dubbio ne riporterai vittoria. Se tu sei fiacca, impedita dalle tue cattive abitudini, e se i tuoi nemici sono molti e forti, moltissimi sono gli aiuti di chi ti ha creata e redenta; oltremodo e senza paragone alcuno più forte è il tuo Dio e ha più voglia lui di salvarti che non il nemico di perderti. Combatti pure e non ti rincresca talora la sofferenza, perché dalla fatica, dalla violenza contro le tue cattive inclinazioni e dalla pena che si sente per le cattive abitudini nascono la vittoria e il grande tesoro con cui si compra il regno dei cieli e l’anima si unisce per sempre con Dio.
Nel nome del Signore comincerai a combattere con le armi della diffidenza di te stessa e della confidenza in Dio, con l’orazione e con l’esercizio chiamando a battaglia quel nemico e quella tua inclinazione che, secondo l’ordine suddetto, ti sei risoluta di vincere ora con la resistenza, ora con l’odio e ora con gli atti della virtù contraria ferendoli più e più volte a morte per far piacere al tuo Signore, che con tutta la chiesa trionfante sta a vedere il tuo combattimento. 

Di nuovo ti dico che non ti deve rincrescere di combattere, se consideri l’obbligo che tutti abbiamo di servire e di piacere a Dio e la necessità di combattere, non potendo fuggire da questa battaglia senza ferite e senza morirne. Ti dico di più: quando tu come ribelle volessi fuggire da Dio e darti al mondo e alle delizie della carne, a tuo dispetto ti è necessario combattere con tante e tante contrarietà, che spesse volte suderai in volto e il cuore sarà penetrato da angosce mortali.
A questo punto considera che sorta di pazzia sarebbe il sostenere quella fatica e quella pena che comportano maggior fatica e pena insieme alla morte senza fine, se tu fuggissi quella che, finendo invece presto, ci unisce alla vita eterna e infinitamente beata dove godremo per sempre il nostro Dio.
L. SCUPOLI: Il combattimento spirituale

"Degnati, dolce Maria, 
di conservarci oggi e sempre, 
senza peccato".