martedì 16 agosto 2011

I Santi Nonni di Gesù SS.mo



Ho la gioia di offrirvi pagine stupende della Storia della nostra Salvezza. C'è un sito semplicissimo: MariaValtorta.info che in PDF offre molti tesori a tutti i lettori di lingua italiana. Fin'ora pensavo esistesse solo in lingua spagnola. OGGI vi presento una riflessione di Gesù sullo sposo di  Sant'Anna madre della B.V. Maria



“GIOACCHINO AVEVA SPOSATO LA SAPIENZA DI DIO
CHIUSA NEL CUORE DELLA DONNA GIUSTA”*

Dice Gesù:


“I giusti sono sempre dei sapienti perché, essendo amici di Dio, vivono in sua
compagnia e sono da Lui istruiti; da Lui; Infinita Sapienza. I miei nonni erano giusti e
possedevano perciò la sapienza. Potevano dire con verità quanto dice il Libro, cantando
le lodi della Sapienza nel libro di essa: ‘Io l’ho amata e ricercata fin dalla giovinezza e
procurai di prenderla in sposa’.


Anna d’Aronne era la donna forte di cui parla l’Avo nostro. E Gioacchino, stirpe del
re Davide, non aveva cercato tanto avvenenza e ricchezza quanto virtù. Anna
possedeva una grande virtù. Tutte le virtù unite come mazzo fragrante di fiori per
diventare un’unica bellissima cosa che era: la Virtù. Una virtù reale, degna di stare
davanti al trono di Dio.


Gioacchino aveva dunque sposato due volte la sapienza ‘amandola più di ogni altra
donna’: la sapienza di Dio chiusa nel cuore della donna giusta.. Anna d’Aronne altro
non aveva cercato che di unire la sua vita a quella di un uomo retto, certa che nella
rettezza è la gioia delle famiglie. E ad esser l’emblema della ‘donna forte’ non le
mancava che la corona dei figli, gloria della donna sposata, giustificazione del coniugio,
di cui parla Salomone, come alla sua non mancavano che questi figli, fiori dell’albero
che ha fatto un sol uno con l’albero vicino e ne ottiene dovizia di nuovi frutti, in cui le
bontà si fondono in una, perché, per conto dello sposo, mai nessuna delusione le era
venuta.


Ella, ormai volgente a vecchiezza, moglie da più e più lustri a Gioacchino, era sempre
per lui ‘la sposa della sua giovinezza, la sua gioia, la cerva carissima, la graziosa
gazzella’, le cui carezze avevano sempre il fresco incanto della prima sera nuziale e
affascinavano dolcemente il suo amore, tenendolo fresco come fiore che una rugiada
irrora e ardente come fuoco che sempre una mano alimenta. Perciò, nella loro afflizione
di senza figli, l’un l’altro si dicevano ‘parole di consolazione nei pensieri e negli
affanni’. E su loro la Sapienza eterna, quando fu l’ora, dopo averli istruiti nella vita, li
illuminò con i sogni della notte, diana del poema di gloria che doveva da essi venire e
che era Maria Santissima, la Madre mia.


Se la loro umiltà non pensò a questo, il loro cuore però trepidò nella speranza al primo
squillo della promessa di Dio. Già è certezza nelle parole di Gioacchino: “Spera,
spera.... Vinceremo Dio col nostro fedele amore”.


Sognavano un figlio: ebbero la Madre di Dio. Le parole del libro della Sapienza
paiono scritte per loro: “Per lei acquisterò gloria davanti al popolo.... per essa otterrò
l’immortalità e lascerò eterna memoria di me a quelli che dopo me verranno”. Ma per
ottenere tutto questo, dovettero farsi re di una virtù verace e duratura che nessun evento
lese. Virtù di fede. Virtù di carità. Virtù di speranza. Virtù di castità.


La castità degli sposi! Essi l’ebbero, ché non occorre esser vergini per esser casti. E i
talami casti hanno a loro custodi gli angeli e da essi scendono figli buoni, che della virtù
dei genitori fanno norma della loro vita.


Ma ora dove sono? 
Ora non si vogliono figli, ma non si vuole però neppure la castità.
Onde Io dico che l’amore e il talamo sono profanati.”


* 4. Continuazione A, 3447-3450.
/http://www.mariavaltorta.info/
AMDG et BVM

lunedì 15 agosto 2011

+ La Gloria dell'Assunta in Cielo. E bolla "Munificentissimus Deus" del Santo Padre Pio XII



Assunta

"Apparve nel cielo un gran prodigio: una Donna vestita di sole, avente la luna sotto i piedi e sul capo una corona di dodici stelle" Ap. 12, 1.   

Godiamone tutti nel Signore! 
Dolce come nascente aurora, bella come la luna, fulgente come il sole... la B.Vergine Maria sale in un nimbo d'Angeli verso la Gloria Eterna per ricevervi la corona di Regina del Cielo e della Terra!

Per Lei nessuna morte. La sua fine terrena "fu Vita gloriosa e immediata, perché chi aveva portato il Vivente non poteva conoscere morte, e chi non fu profanata da umanità non poteva conoscere profanazione di sepolcro". 

L'uomo, se non avesse peccato, era destinato a vivere, trapassando senza morte dal Paradiso terrestre a quello celeste. Ora, a testimonianza di questo primo pensiero creativo di Dio, nel Regno eterno Dio volle Maria, l'Immacolata, in Cielo in anima e corpo, appena fosse cessata, in un'estasi d'amore, la sua vita terrena. 

Divenne così la testimonianza certa di ciò che Dio aveva pensato e voluto per l'uomo: una vita innocente e ignara di colpe, un placido passaggio da questa vita alla Vita eterna...



In Maria il trionfo su Satana è completo e definitivo. ELLA è l'opera perfetta del Creatore. E' la testimonianza dell'amore divino per l'uomo creato perfetto e destinato a sorte di eterna vita nel Regno eterno, ed è anche testimonianza del divino perdono all'uomo riabilitato e ricreato, per la volontà di un Trino Amore.  

Ed ora?

ORA la Vergine Assunta "in Cielo, fatta oceano d'amore, trabocca sui figli a Lei fedeli, e anche sui figli prodighi, le sue onde di carità per la salvezza universale". 

In Cielo la Vergine è orante e operante con una pienezza mai conosciuta su questa terra. Perché davvero "non si è mai tanto attivi per i fratelli come quando non si è più tra di essi, ma si è luci ricongiunte alla divina Luce".

Intanto noi, figli consacrati al Cuore Immacolato della Vergine Assunta, contemplando nella luce del Paradiso il Suo corpo glorioso e glorificato, diffondiamo la Sua luce in ogni parte di questa povera umanità. 

Diffondiamo i raggi della fede, della speranza, della carità, della purezza, del silenzio, della preghiera nella generale dissipazione; dell'umiltà e dell'obbedienza fra una così vasta ribellione.

Così formiamo la nuova Chiesa, abbreviamo i tempi della durissima tribolazione e prepariamo i cuori e le anime a ricevere il Signore che viene.

"Degnati, dolce Maria, 
di conservarci oggi e sempre, 
senza peccato".
Vedi anche: http://gerardoms.blogspot.com/2011/10/20x-lassunzione-di-maria-ssma-e-la.html
http://gerardoms.blogspot.com/2011/10/18x-santa-santa-santa-maria-madre-di.html
cfr.: http://www.mariavaltorta.info/
http://www.mariavaltorta.it/La%20Madonna%20negli%20scritti%20di%20Maria%20Valtorta.html
http://www.youtube.com/watch?v=1XXB5pJn8w0&feature=player_embedded#at=41


e da : messainlatino.it



Come molti cattolici pensano che l'Immacolata Concezione riguardi la Verginità della Madonna, così molti pensano che il dogma dell'Assunzione di Maria sia stato "inventato" a tavolino dal Papa Pio XII, di venerabile memoria, che lo proclamò ex cathedra (tra l'altro unico esempio di esercizio dell' "infallibilità del Papa", dogmaticamente intesa). Invece il Papa, non fece altro che raccogliere la tradizione secolare della Chiesa, gli insegnamenti dei Teologi, i pronunciamenti dei Dottori e il magistero ordinario della Chiesa, e, ricevuto un parere unanime e concorde dell'Episcopato mondiale, chiarò solennemente come "verità da Dio rivelata" l'assuzione in di Maria, Madre di Dio, in anima e corpo.
La definizione del dogma mariano ad opera di Pio XII è stato quindi un naturale compimento di uno studio (pur lungo centinaia di anni), che ha incoronato e definito una verità che vedeva già una devota celebrazione e una antichissima venerazione iniziata nel V secolo presso Gerusalemme.
Proponiamo ai lettori il rapido e interessantissimo 
excursus teologico che lo stesso Pio XII ripercorre nella Bolla di definizione del dogma, ricordando i principali teologi e Papi che nel corso dei secoli hanno "parlato" e celebrato dell'Assunzione della Vergine. 




Roberto



"... Ma in modo più splendido e universale questa fede dei sacri Pastori e dei fedeli cristiani è manifestata dal fatto che fin dall'antichità si celebra in Oriente e in Occidente una solenne festa liturgica: di qui infatti i santi padri e i dottori della chiesa non mancarono mai di attingere luce, poiché, come è ben noto, la sacra liturgia, «essendo anche una professione delle celesti verità, sottoposta al supremo magistero della chiesa, può offrire argomenti e testimonianze di non piccolo rilievo, per determinare qualche punto particolare della dottrina cristiana».

Nei libri liturgici, che riportano la festa sia della Dormizione sia dell'Assunzione di santa Maria, si hanno espressioni in qualche modo concordanti nel dire che quando la vergine Madre di Dio salì al cielo da questo esilio, al suo sacro corpo, per disposizione della divina Provvidenza, accaddero cose consentanee alla sua dignità di Madre del Verbo incarnato e agli altri privilegi a lei elargiti.

Ciò è asserito, per portarne un esempio insigne, in quel Sacramentario che il Nostro predecessore Adriano I, d'immortale memoria, mandò all'imperatore Carlo Magno. In esso infatti si legge: «Degna di venerazione è per noi, o Signore, la festività di questo giorno, in cui la santa Madre di Dio subì la morte temporale, ma non poté essere umiliata dai vincoli della morte colei che generò il tuo Figlio, nostro Signore, incarnato da lei».

Ciò che qui è indicato con la sobrietà consueta della Liturgia romana, nei libri delle altre antiche liturgie, sia orientali, sia occidentali, è espressa più diffusamente e con maggior chiarezza.

Il Sacramentario gallicano, per esempio, definisce questo privilegio di Maria «inspiegabile mistero, tanto più ammirabile, quanto più è singolare tra gli uomini».
E nella [...]
s. Giovanni Damasceno, che si distingue tra tutti come teste esimio di questa tradizione, considerando l'assunzione corporea dell'alma Madre di Dio nella luce degli altri suoi privilegi, esclama con vigorosa eloquenza: «Era necessario che colei, che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità, conservasse anche senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Era necessario che colei, che aveva portato nel suo seno il Creatore fatto bambino, abitasse nei tabernacoli divini. Era necessario che la sposa del Padre abitasse nei talami celesti. Era necessario che colei che aveva visto il suo Figlio sulla croce, ricevendo nel cuore quella spada di dolore dalla quale era stata immune nel darlo alla luce, lo contemplasse sedente alla destra del Padre. Era necessario che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio e da tutte le creature fosse onorata come Madre e Ancella di Dio». [...]

Frequentemente poi s'incontrano teologi e sacri oratori che, sulle orme dei santi padri, per illustrare la loro fede nell'assunzione si servono, con una certa libertà, di fatti e detti della s. Scrittura. Così per citare soltanto alcuni testi fra i più usati, vi sono di quelli che riportano le parole del Salmista: ... descrivono la Regina che entra trionfalmente nella reggia celeste e si asside alla destra del divino Redentore (Sal 44, 10.14-16), nonché la Sposa del Cantico dei cantici «che sale dal deserto, come una colonna di fumo dagli aromi di mirra e d'incenso» per essere incoronata (Ct 3, 6; cf. 4, 8; 6, 9). L'una e l'altra vengono proposte come figure di quella Regina e Sposa celeste, che, insieme col divino Sposo, è innalzata alla reggia dei cieli.


Inoltre i dottori scolastici videro adombrata l'assunzione della vergine Madre di Dio, non solo in varie figure dell'Antico Testamento, ma anche in quella Donna vestita di sole, che l'apostolo Giovanni contemplò nell'isola di Patmos (Ap 12, 1s). [...]
Perciò sul principio della teologia scolastica il pio Amedeo, vescovo di Losanna, afferma che la carne di Maria vergine rimase incorrotta; - non si può credere infatti che il suo corpo vide la corruzione, - perché realmente fu riunito alla sua anima e insieme con essa fu circonfuso di altissima gloria nella corte celeste. «Era infatti piena di grazia e benedetta fra le donne (Lc 1, 28). Lei sola meritò di concepire Dio vero da Dio vero, che partorì vergine, vergine allattò, stringendolo al seno, ed al quale prestò in tutto i suoi santi servigi e omaggi».[...]
s. Antonio da Padova. Nella festa dell'Assunzione, commentando le parole d'Isaia: «Glorificherò il luogo dove posano i miei piedi» (Is 60, 13), affermò con sicurezza che il divino Redentore ha glorificato in modo eccelso la sua Madre dilettissima, dalla quale aveva preso umana carne. «Con ciò si ha chiaramente - dice - che la beata Vergine è stata assunta col corpo, in cui fu il luogo dei piedi del Signore» [...]

Quando nel medio evo la teologia scolastica raggiunse il suo massimo splendore, s. Alberto Magno, dopo aver raccolti, per provare questa verità, vari argomenti, fondati sulla s. Scrittura, la tradizione, la liturgia e la ragione teologica, conclude:«Da queste ragioni e autorità e da molte altre è chiaro che la beatissima Madre di Dio è stata assunta in corpo ed anima al disopra dei cori degli angeli. E ciò crediamo assolutamente vero». E in un discorso tenuto il giorno dell'Annunciazione di Maria, spiegando queste parole del saluto dell'angelo: «Ave, o piena di grazia ...»,il dottore universale paragona la santissima Vergine con Eva e dice espressamente che fu immune dalla quadruplice maledizione alla quale Eva fu soggetta.(.[...]

S. Tommaso d’Aquino: “Il dottore angelico, seguendo le vestigia del suo insigne Maestro, benché non abbia mai trattato espressamente la questione, tuttavia ogni volta che occasionalmente ne parla, ritiene costantemente con la chiesa cattolica che insieme all'anima è stato assunto al cielo anche il corpo di Maria.

S. Bonaventura il dottore serafico, interpretando le parole della S. Scrittura: «Chi è costei che sale dal deserto, ricolma di delizie, appoggiata al suo diletto?» (Ct 8, 5), così ragiona: «E di qui può constare che è ivi (nella città celeste) corporalmente. ... Poiché infatti ... la beatitudine non sarebbe piena, se non vi fosse personalmente; e poiché la persona non è l'anima, ma il composto, è chiaro che vi è secondo il composto, cioè il corpo e l'anima, altrimenti non avrebbe una piena fruizione». [...]


Scolastica tarda del XV sec. e S. Bernardino da Siena: riassumendo e di nuovo trattando con diligenza tutto ciò che i teologi del medioevo avevano detto e discusso a tal proposito, non si restrinse a riportare le principali considerazioni già proposte dai dottori precedenti, ma ne aggiunse delle altre. La somiglianza cioè della divina Madre col Figlio divino, quanto alla nobiltà e dignità dell'anima e del corpo - per cui non si può pensare che la celeste Regina sia separata dal Re dei cieli - esige apertamente che «Maria non debba essere se non dov'è Cristo»; inoltre è ragionevole e conveniente che si trovino già glorificati in cielo l'anima e il corpo, come dell'uomo, così anche della donna; infine il fatto che la chiesa non ha mai cercato e proposto alla venerazione dei fedeli le reliquie corporee della beata Vergine, fornisce un argomento che si può dire «quasi una riprova sensibile». [...] 

S. Roberto Bellarmino esclama: «E chi, prego, potrebbe credere che l'arca della santità, il domicilio del Verbo il tempio dello Spirito Santo sia caduto? Aborrisce il mio animo dal solo pensare che quella carne verginale che generò Dio, lo partorì, l'alimentò, lo portò, o sia stata ridotta in cenere o sia stata data in pasto ai vermi». [...]

Parimenti s. Francesco di Sales, dopo avere asserito che non é lecito dubitare che Gesù Cristo abbia seguito nel modo più perfetto il divino mandato, col quale ai figli s'impone di onorare i propri genitori, si pone questa domanda: «Chi è quel figlio che, se potesse, non richiamerebbe alla vita la propria madre e non la porterebbe dopo morte con sé in paradiso ?».(27) [...]

s. Alfonso scrive: «Gesù preservò il corpo di Maria dalla corruzione, perché ridondava in suo disonore che fosse guasta dalla putredine quella carne verginale, di cui egli si era già vestito»."


(Pio XII, Munificentissimus Deus).


AMDG et B.V.M.

domenica 14 agosto 2011

"Rosa rossa ai peccatori"




ROSA ROSSA AI PECCATORI
Dal "Segreto ammirabile del santo Rosario per convertirsi e salvarsi" 
di s. Luigi Maria Grignion de  Montfort

<<[3] A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa, rosa, arrossata dal Sangue di Gesù Cristo per ornarvene e salvarvi.

Empi e peccatori impenitenti gridano continuamente: Coroniamoci di rose (Sap 2,8). Anche noi cantiamo: coroniamoci con le rose del santo Rosario.

Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre. Le loro sono i piaceri carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite e corrotte; le nostre, invece, sono i Pater e Ave recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né mai s'infradiceranno. Tra cento, mille anni la loro bellezza splenderà come oggi.

Le loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono col pentimento all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità nell'ira e nella disperazione. 

Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di Gesù che Egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.
 *****   *****   *****

[4] Facciamo a gara per coronarci con queste rose del paradiso, recitando ogni giorno un Rosario, cioè tre corone di cinque decine ciascuna:

1) per onorare le tre corone di Gesù e di Maria: la corona di grazia di Gesù nell'incarnazione, la sua corona di spine nella passione, la sua corona di gloria in cielo, e la triplice corona che Maria ha ricevuto in cielo dalla SS. Trinità;

2) per ricevere da Gesù e da Maria tre corone: la corona di meriti in questa vita, la corona di pace in morte, la corona di gloria in paradiso.

Se sarete fedeli a recitarlo devotamente fino alla morte, nonostante l'enormità delle vostre colpe, credetemi: riceverete la corona di gloria che non appassisce (1 Pt 5,4). Anche se vi trovate sull'orlo dell'abisso, o con un piede nell'inferno, se avete perfino venduto l'anima al diavolo come uno stregone, o siete un eretico indurito e ostinato come un demonio, presto o tardi vi convertirete e vi salverete purché ‑ lo ripeto e notate bene i termini del mio consiglio - diciate devotamente ogni giorno fino alla morte il santo Rosario, per conoscere la verità ed ottenere la contrizione ed il perdono dei vostri peccati. 





Troverete in questo libro parecchi esempi di grandi peccatori convertiti per virtù del santo Rosario. Leggeteli e meditateli.
Dio solo.>>
http://amicidellacroce.altervista.org/q_books/Tst/html/SPR009_000.htm
Ven Espíritu Santo, ven por medio de la poderosa intercesión del Corazón Inmaculado de María, tu amadísima Espo
AMDG et B.V.M.

San Massimiliano Maria Kolbe




L'Apostolo dell'Immacolata



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San Massimiliano Maria Kolbe
San Massimiliano Maria Kolbe
Sacerdote e martire
Nascita
Morte
Chiesa cattolica
Ricorrenza
Attributi
palma
radioamatori

San Massimiliano Maria Kolbe (Zduńska Wola, 8 gennaio 1894Auschwitz, 14 agosto 1941) fu un frate francescano conventuale che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz.
Beatificato nel 1971, nel 1982 è stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II.


L'infanzia e gli studi

Nato con il nome di Raimondo in una povera famiglia in una zona polacca sotto il controllo della Russia, a tredici anni cominciò a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli. Il 4 settembre 1910 vestì come novizio l'abito francescano assumendo il nome di fra Massimiliano. L'anno successivo venne inviato a Cracovia e quindi a Roma per continuare gli studi in filosofia e teologia.


Casa natale di Kolbe a Zduńska Wola.
Nei primi tre anni trascorsi alla Pontificia Università Gregoriana, si dedicò alle scienze e alla matematica, compresa la trigonometria, la fisica e la chimica, poi allo studio della filosofia e della teologia, grazie alle quali conseguì due lauree, una nella sede dell’università stessa e l’altra al Collegio Internazionale Francescano. Nel 1914 professò i voti perpetui. Lo stesso anno il padre, ufficiale nelle legioni polacche, venne fatto prigionero dai russi e probabilmente fucilato. La madre invece si ritirò a una vita in convento[1].
Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote nella basilica di Sant'Andrea della Valle, a Roma, e il giorno successivo celebrò la sua prima messa nella vicina basilica di Sant'Andrea delle Fratte. Nel 1919, conseguito il dottorato in teologia presso la Facoltà Teologica di san Bonaventura, ritornò subito in patria, a Cracovia[1].


Ritratto ligneo di Kolbe a Wislica.


Durante gli anni della formazione, Massimiliano Kolbe, favorito da un carattere molto socievole, riuscì facilmente a creare rapporti di amicizia con la maggioranza dei suoi compagni di seminario, tra i quali Ladislao Dubaniowski e Bronislao Stryczny. Secondo quest'ultimo - che vivrà come Kolbe l'esperienza dell'internamento nei campi di sterminio nazista, sopravvivendo alla prigionia nel lager di Dachau - Massimiliano si distingueva in collegio per il suo impegno e la capacità di lavoro[2].


Nei ricordi di Ladislao Dubaniowski, Kolbe negli anni di seminario era inoltre animato da un forte ottimismo ("La prossima volta tutto andrà meglio", ripeteva di fronte ai problemi) e da una notevole intensità nella pratica religiosa, in particolare nella recita del rosario e nell'adorazione del Santissimo Sacramento[3].


Durante la permanenza in Italia, Kolbe maturò e approfondì uno dei tratti essenziali della sua esperienza spirituale, legato alla venerazione di Maria, che caratterizzerà poi il suo impegno pastorale. Nel 1917, sulla scia dell'impegno teologico e intellettuale che i francescani avevano speso nei secoli per promuovere il riconoscimento dell'Immacolata Concezione di Maria, fondò assieme ad alcuni confratelli la "Milizia dell'Immacolata". L'obiettivo era dare continuità anche sul fronte esistenziale e pastorale al legame dei Frati Minori Conventuali con Maria, diffondendone nel mondo la devozione anche attraverso i mezzi offerti dalle tecnologie del tempo, quali la stampa e, successivamente, la radio. Kolbe era infatti consapevole di doversi impegnare in un periodo storico difficile, caratterizzato dall'emergere di ideologie totalitarie e dalle sfide sociali poste dall'industrializzazione, dal materialismo e, appunto, dallo sviluppo dei mass-media. Studiò quindi tutto, per vedere gli aspetti positivi di ogni realtà e costruire poi su queste basi.
Negli anni vissuti a Roma, Kolbe contrasse la tubercolosi che, tra alti e bassi, lo accompagnò per il resto della vita. Dall'esperienza di studio in Italia trasse anche una buona conoscenza dell'italiano, lingua nella quale redasse molti suoi scritti[4].

Statua di Kolbe a Niepokalanow.

Il ritorno in Polonia

Tornato in Polonia, iniziò ad insegnare nel seminario di Cracovia, ma presto dovette abbandonare e recarsi a Zakopane e poi a Nieszawa per curare la tubercolosi.
Nel 1922 uscì il primo numero del Cavaliere dell’Immacolata (Rycerz Niepokalaney), la rivista della Milizia dell'Immacolata, l'associazione fondata da Kolbe a Roma nel 1917. La tiratura iniziale fu di 5.000 copie, che diverranno un milione nel 1938[5]. Nel 1926 venne stampato anche il primo calendario-almanacco[1], mentre Il piccolo giornale, un piccolo quotidiano in formato tabloid, giunse a diffondere 130.000 copie[5].
Dopo un nuovo soggiorno a Zakopane per la cura della tubercolosi, nel 1927 fondò in Polonia, non lontano da Varsavia, un convento chiamato Niepokalanow, cioè Città di Maria (letteralmente: "Proprietà dell'Immacolata"), dotato di una tipografia e di un seminario missionario. Sottolineando l'importanza della devozione a Maria, Kolbe amava ripetere che
« Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello. »
Nel convento di Niepokalanow, in Polonia, alla vigilia del conflitto mondiale vivevano quasi mille tra frati professi, novizi e seminaristi. Era uno dei conventi cattolici più grandi al mondo, ed era quasi una città autonoma. Nei primi anni della guerra offrì riparo a numerosi rifugiati polacchi, compresi molti ebrei.

Un'immagine di Nagasaki nel 1930.

Missionario in Giappone

Pur con un fisico indebolito dalla tubercolosi, nel 1930 Kolbe partì come missionario alla volta dell'estremo oriente. Dopo una breve sosta a Shanghai, proseguì poi fino a Nagasaki, in Giappone. Qui curò la pubblicazione di una rivista (Mugenzai no Seibo no Kishi) ed edificò un convento alle falde del monte Hikosan, che prese il nome di Mugenzai no Sono (Giardino dell'Immacolata).
Nel 1932 si recò in India per valutare la possibilità di fondare una nuova missione ma, dopo un breve soggiorno nel distretto di Ernakulam, decise di tornare a Nagasaki, dove nel 1936 aprì anche il seminario.
Nel 1936 Kolbe lasciò definitivamente il Giappone, rientrando in Polonia dopo un tragitto via mare passando per Manila e Genova[1].

Ricostruzione della stanza di Kolbe, nel museo di Niepokalanow.

Gli ultimi anni in Polonia

In Polonia Kolbe si dedicò al rafforzamento di Negrapokaondas e, nel 1937, si recò nuovamente in Italia (Roma, Piglio, Assisi, Padova) per partecipare ai festeggiamenti del movimento mariano.
Nel 1938 conseguì la licenza di radioamatore e fu attivo per alcuni anni con il nominativo SP 3 RN , ed ancora oggi è il santo patrono dei radioamatori italiani. Nel maggio del 1939 si recò quindi in Lettonia dove intendeva creare, su un terreno offerto in donazione nella località di Romanowska, una nuova "Città di Maria".
Gli eventi in Europa però precipitarono. La Polonia venne occupata dai nazisti e Kolbe fu arrestato dalle truppe tedesche il 19 settembre 1939 insieme ad altri 37 confratelli. Dopo quasi tre mesi di prigionia, Kolbe venne liberato l'8 dicembre ad Ostrzeszow.
Tornato a Niepokalanow, la trovò bombardata e presto la trasformò in ospedale e asilo per migliaia di profughi. La sua libertà però durò poco. Il 17 febbraio 1941 Kolbe venne nuovamente e definitivamente arrestato dalla Gestapo[1].

La morte ad Auschwitz


Kolbe prigioniero, chiesa di Szombathely, Ungheria.

Francobollo tedesco dedicato alla memoria di Kolbe.


Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di prigionia di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Venne più volte bastonato, ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia[6]. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come sacerdote[7].
Alla fine del mese di luglio dello stesso anno venne trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso. I campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti volentieri.
Dopo due settimane nel bunker senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere all'agonia si rivelò choccante[8]. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. Il loro corpo venne cremato il giorno seguente, e le ceneri disperse.

All'ufficiale medico nazista che gli fece l'iniezione mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre l'ufficiale lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».

Fu lo stesso tenente medico nazista che raccontò dopo alcuni anni questo fatto, che fu messo agli atti del processo canonico. L'espresione "Solo l'amore crea" fu ricordata più volte da Paolo VI nel 1971 in occasione della beatificazione di Kolbe.

Francesco Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz. Tornato a casa, trovò sua moglie viva, ma i suoi due figli erano rimasti uccisi durante un bombardamento russo. Morì nel 1995.

Vita spirituale

San Massimiliano Maria Kolbe crebbe in una famiglia religiosa, nella quale trovò sostegno e appoggio alla sua vocazione[9]. Al centro della sua spirtitualità pose la figura di Maria Immacolata, da lui intesa come tramite tra l'uomo e Dio, cui affidarsi con amore e fiducia:
« A Gesù attraverso Maria »
(Cit. in Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", 1999.)
« Rimettiti in tutto alla Divina Provvidenza attraverso l'Immacolata e non preoccuparti di nulla. »
(idem)
Già nel periodo romano, le lettere di Kolbe evidenziano una intensa vita spirituale, caratterizzata dal desiderio di protendersi a tutta l’umanità e di far conoscere e amare Dio[10]. Presto Kolbe realizzò che doveva dare forma e struttura al suo impegno e per questo costituì, nel 1917, la "Milizia dell'Immacolta", raccogliendo inizialmente membri tra amici molto stretti. L'Associazione in seguito si estese notevolmente ed è tuttora attiva in molti paesi, tra cui l'Italia.

Il culto


Chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe a Bergamo.


Kolbe fu beatificato il 17 ottobre 1971 da papa Paolo VI e canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo conterraneo.
Il giorno della canonizzazione, papa Wojtyła nell'omelia lo definì «santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi, patrono del nostro difficile secolo» e «martire della carità». Alla cerimonia era presente anche Francesco Gajowniczek, l'uomo che aveva salvato dalla morte nel campo di concentramento.
La Chiesa cattolica celebra la sua memoria nel giorno della sua morte, il 14 agosto.

In Italia numerose chiese sono state dedicate alla memoria di Kolbe, ad esempio a Roma, Bergamo, Cagliari, Catanzaro, Jesi e Varese.

Patronato

Poche settimane prima di essere deportato[11], Kolbe ottenne la patente di radioamatore[11] con call-sign SP3RN. Viene riconosciuto come santo protettore dei radioamatori[12]. In Italia alcune emittenti radiofoniche portano quindi oggi il suo nome, ad esempio a Napoli e a Rovigo[13].

Famiglie religiose e associazioni

La spiritualità mariana e missionaria di Kolbe ha portato alla nascita, nel 1954, della famiglia religiosa delle Missionarie dell'Immacolata - Kolbe, cui si è aggiunto, nel 1997 il ramo maschile dell'Istituto. Il modello delle "Città dell'Immacolata", realizzato da Kolbe, è inoltre oggi uno dei tratti ispiratori dei Frati Francescani dell'Immacolata e delle Suore Francescane dell'Immacolata.
Sono dedicate alla sua memoria anche molte realtà associative, per esempio in Italia l'Associazione Kolbe a Milano e l'AIPK (Associazione Internazionale Padre Kolbe) a Bologna. Sono dedicate al santo anche numerose attività intraprese in ambito francescano[14]. La Milizia dell'Immacolata, fondata da Kolbe, è inoltre tuttora attiva anche in Italia.


Note

  1. ^ a b c d e Antonio Ksiazek, "Cronologia della vita e delle attività di san Massimilano Kolbe", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  2. ^ "Il mio amico si distingueva a scuola per il suo impegno e per il duro lavoro. Anche noi studenti, ma soprattutto gli insegnanti, ci meravigliavamo della sua padronanza della matematica, profonda e davvero non comune: in un batter d’occhio risolveva i problemi più difficili, quelli per i quali non solo noi studenti ma anche gli insegnanti avevano bisogno di molto più tempo e di molte più pagine per trovare la soluzione! Dire che era gentile con noi è dire poco, ed era pronto ad aiutarci se eravamo in difficoltà con la matematica. Non c’è dubbio che godesse della nostra stima e del nostro affetto! Già tra il 1907 e il 1910, Raimondo ipotizzò la possibilità di raggiungere la luna con un razzo e si ingegnò in molte altre invenzioni non certo comuni... Da studenti, facevamo insieme molte escursioni sulle colline intorno a Leopoli. Le nostre conversazioni vertevano per lo più su questi argomenti" in Treece P., Massimiliano Kolbe, il santo di Auschwitz, Edizioni dell'Immacolata, Bologna 1999, 20.
  3. ^ "Parlavamo molto del futuro della Polonia, discutendo tra le altre cose, di come liberare Leopoli. Penso che lui si distinguesse da noi per il modo eccezionale con cui si dedicava alle sue pratiche religiose, per il modo che aveva di pregare il rosario o di adorare il Santissimo Sacramento. Ricordo che di norma si inginocchiava sempre in prima fila per evitare le distrazioni causate da altri compagni.
    Nelle difficoltà non si abbatteva mai e non cadeva mai nello sconforto; al contrario, diceva con gioia:”La prossima volta tutto andrà meglio”. Sono convinto che questa capacità non venisse da una predisposizione mentale (anche se credo che avesse un temperamento sereno e gioioso), ma dalla sua profonda fiducia nella Madre di Dio. Quando era provato nel corpo e nello spirito, non lo faceva mai vedere, si controllava perfettamente. Potrei dire che era eroico" in Treece, op.cit., pag. 21.
  4. ^ Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  5. ^ a b "Massimiliano Maria Kolbe", in Alfredo Cattabiani, "Santi del Novecento", Rizzoli, 2005
  6. ^ Testimonianza Diem: "Attirò la mia particoalre attenzione quando, sulla mia proposta che egli venisse all'ospedale(...), rispose che poteva aspettare ancora, ma che prendessi piuttosto al posto suo un prigioniero che egli mi indicava", testimonianza Sienkiewicz: "Sono a conoscenza di fatti in cui divideva con i prigionieri le sue razioni di cibo; io stesso ho ricevuto da lui un quarto di pane [...] Una volta uno dei prigionieri fu bastonato dal capo perché lavava male la sua gavetta. Padre Kolbe ebbe cura di quel prigioniero e lavò a fondo per lui la gavetta giacché il compagno di prigionia aveva ricevuto forte percosse sulle mani. Padre Kolbe trattava come un proprio fratello ognuno dei prigionieri", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  7. ^ Testiomanza Sienkiewicz: "Padre Massimiliano Kolbe celebrò nel più grande segreto due volte la santa Messa tra i blocchi, alla quale assistemmo in numero di circa 30 prigionieri e tutti ricevemmo la santa Comunione dalle sue mani"; testimonianza Dziuba: "Alle volte, dopo la confessione dal Padre Massimiliano, desideravamo ricevere la santa Comunione, ma ciò non era possibile, giacché a quel tempo non si poteva celebrare la santa Messa nel lager e consacrare. Allora, volendo simboleggiare per noi questa santa Comunione in qualche modo, prendeva il proprio pane, lo benediceva e ne dava un pezzo ad ognuno di noi, poi non voleva accettare nulla dalle nostre razioni", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  8. ^ Testimonianza Wlodarski: "Il capo [del bunker] chiamò Padre Kolbe un uomo straordinariamente coraggioso, un eroe addirittura sovraumano. Egli sottolineava pure che la persona del Padre Kolbe, la sua calma, fece grande impressone sulle SS che vigilavno quel bunker. Diceva che per le SS era stata addirittura una scossa psichica", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  9. ^ Nel cammino vocazionale, Kolbe e il fratello ebbero qualche ripensamento ma nell’incertezza intervenne anche la loro madre. In una delle sue visite accadde qualcosa di misterioso. Nessuno sa quello che disse Maria Dabrowska Kolbe, fatto sta che i ragazzi tornarono sui loro passi: Raimondo iniziò il noviziato e gli fu dato il nome di Massimiliano, senza avere il minimo rimpianto. Il 15 settembre 1911 Massimiliano e gli altri novizi emisero i voti temporanei come francescani conventuali. I suoi superiori apprezzarono le doti intellettuali del giovane Kolbe che fu inviato a Roma per perfezionarsi negli studi.
  10. ^ Riguardo al periodo romano, un amico, il sacerdote francescano Giuseppe Pietro Pal, che morì nel 1947 in Romania, sua terra natale, in odore di santità, scrisse:"Nel 1913 sentii dire da alcuni compagni studenti che avevamo un santo tra noi. Chiesi ad un frate italiano di indicarmelo. Dopo allora, fino al 1919 quando ci separammo, udii cose delle quali nemmeno le parole avrebbero potuto convincermi. L’amore fraterno di Massimiliano era davvero come quello del Vangelo. Quando nelle nostre conversazioni parlavamo di quanto poco venissero osservate le regole nel nostro collegio, mi diceva di pregare per i peccatori. Non l’ho mai sentito parlare male di qualcuno. Soffriva nel vedere gli altri trasgredire le regole... Lui le osservava cosi attentamente..." Cfr. Treece P., op. cit., 24
  11. ^ a b Padre Massimiliano Maria Kolbe, call SP3RN, sacerdote franc
  12. ^ San Massimiliano Maria Kolbe
  13. ^ Cfr. Radio Kolbe Web, [1] e Radio Kolbe, [2]
  14. ^ È il caso, ad esempio, della Arti Grafiche Kolbe di Fondi (Latina), sorta per opera dei Frati Minori della Provincia Napoletana e attiva nel settore tipo-litografico. 
Aperite cor ad  investigandam Mariam,
labia ad glorificandam Illam!

AMDG et BVM