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domenica 14 agosto 2011

San Massimiliano Maria Kolbe




L'Apostolo dell'Immacolata



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San Massimiliano Maria Kolbe
San Massimiliano Maria Kolbe
Sacerdote e martire
Nascita
Morte
Chiesa cattolica
Ricorrenza
Attributi
palma
radioamatori

San Massimiliano Maria Kolbe (Zduńska Wola, 8 gennaio 1894Auschwitz, 14 agosto 1941) fu un frate francescano conventuale che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz.
Beatificato nel 1971, nel 1982 è stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II.


L'infanzia e gli studi

Nato con il nome di Raimondo in una povera famiglia in una zona polacca sotto il controllo della Russia, a tredici anni cominciò a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli. Il 4 settembre 1910 vestì come novizio l'abito francescano assumendo il nome di fra Massimiliano. L'anno successivo venne inviato a Cracovia e quindi a Roma per continuare gli studi in filosofia e teologia.


Casa natale di Kolbe a Zduńska Wola.
Nei primi tre anni trascorsi alla Pontificia Università Gregoriana, si dedicò alle scienze e alla matematica, compresa la trigonometria, la fisica e la chimica, poi allo studio della filosofia e della teologia, grazie alle quali conseguì due lauree, una nella sede dell’università stessa e l’altra al Collegio Internazionale Francescano. Nel 1914 professò i voti perpetui. Lo stesso anno il padre, ufficiale nelle legioni polacche, venne fatto prigionero dai russi e probabilmente fucilato. La madre invece si ritirò a una vita in convento[1].
Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote nella basilica di Sant'Andrea della Valle, a Roma, e il giorno successivo celebrò la sua prima messa nella vicina basilica di Sant'Andrea delle Fratte. Nel 1919, conseguito il dottorato in teologia presso la Facoltà Teologica di san Bonaventura, ritornò subito in patria, a Cracovia[1].


Ritratto ligneo di Kolbe a Wislica.


Durante gli anni della formazione, Massimiliano Kolbe, favorito da un carattere molto socievole, riuscì facilmente a creare rapporti di amicizia con la maggioranza dei suoi compagni di seminario, tra i quali Ladislao Dubaniowski e Bronislao Stryczny. Secondo quest'ultimo - che vivrà come Kolbe l'esperienza dell'internamento nei campi di sterminio nazista, sopravvivendo alla prigionia nel lager di Dachau - Massimiliano si distingueva in collegio per il suo impegno e la capacità di lavoro[2].


Nei ricordi di Ladislao Dubaniowski, Kolbe negli anni di seminario era inoltre animato da un forte ottimismo ("La prossima volta tutto andrà meglio", ripeteva di fronte ai problemi) e da una notevole intensità nella pratica religiosa, in particolare nella recita del rosario e nell'adorazione del Santissimo Sacramento[3].


Durante la permanenza in Italia, Kolbe maturò e approfondì uno dei tratti essenziali della sua esperienza spirituale, legato alla venerazione di Maria, che caratterizzerà poi il suo impegno pastorale. Nel 1917, sulla scia dell'impegno teologico e intellettuale che i francescani avevano speso nei secoli per promuovere il riconoscimento dell'Immacolata Concezione di Maria, fondò assieme ad alcuni confratelli la "Milizia dell'Immacolata". L'obiettivo era dare continuità anche sul fronte esistenziale e pastorale al legame dei Frati Minori Conventuali con Maria, diffondendone nel mondo la devozione anche attraverso i mezzi offerti dalle tecnologie del tempo, quali la stampa e, successivamente, la radio. Kolbe era infatti consapevole di doversi impegnare in un periodo storico difficile, caratterizzato dall'emergere di ideologie totalitarie e dalle sfide sociali poste dall'industrializzazione, dal materialismo e, appunto, dallo sviluppo dei mass-media. Studiò quindi tutto, per vedere gli aspetti positivi di ogni realtà e costruire poi su queste basi.
Negli anni vissuti a Roma, Kolbe contrasse la tubercolosi che, tra alti e bassi, lo accompagnò per il resto della vita. Dall'esperienza di studio in Italia trasse anche una buona conoscenza dell'italiano, lingua nella quale redasse molti suoi scritti[4].

Statua di Kolbe a Niepokalanow.

Il ritorno in Polonia

Tornato in Polonia, iniziò ad insegnare nel seminario di Cracovia, ma presto dovette abbandonare e recarsi a Zakopane e poi a Nieszawa per curare la tubercolosi.
Nel 1922 uscì il primo numero del Cavaliere dell’Immacolata (Rycerz Niepokalaney), la rivista della Milizia dell'Immacolata, l'associazione fondata da Kolbe a Roma nel 1917. La tiratura iniziale fu di 5.000 copie, che diverranno un milione nel 1938[5]. Nel 1926 venne stampato anche il primo calendario-almanacco[1], mentre Il piccolo giornale, un piccolo quotidiano in formato tabloid, giunse a diffondere 130.000 copie[5].
Dopo un nuovo soggiorno a Zakopane per la cura della tubercolosi, nel 1927 fondò in Polonia, non lontano da Varsavia, un convento chiamato Niepokalanow, cioè Città di Maria (letteralmente: "Proprietà dell'Immacolata"), dotato di una tipografia e di un seminario missionario. Sottolineando l'importanza della devozione a Maria, Kolbe amava ripetere che
« Chi ha Maria per madre, ha Cristo per fratello. »
Nel convento di Niepokalanow, in Polonia, alla vigilia del conflitto mondiale vivevano quasi mille tra frati professi, novizi e seminaristi. Era uno dei conventi cattolici più grandi al mondo, ed era quasi una città autonoma. Nei primi anni della guerra offrì riparo a numerosi rifugiati polacchi, compresi molti ebrei.

Un'immagine di Nagasaki nel 1930.

Missionario in Giappone

Pur con un fisico indebolito dalla tubercolosi, nel 1930 Kolbe partì come missionario alla volta dell'estremo oriente. Dopo una breve sosta a Shanghai, proseguì poi fino a Nagasaki, in Giappone. Qui curò la pubblicazione di una rivista (Mugenzai no Seibo no Kishi) ed edificò un convento alle falde del monte Hikosan, che prese il nome di Mugenzai no Sono (Giardino dell'Immacolata).
Nel 1932 si recò in India per valutare la possibilità di fondare una nuova missione ma, dopo un breve soggiorno nel distretto di Ernakulam, decise di tornare a Nagasaki, dove nel 1936 aprì anche il seminario.
Nel 1936 Kolbe lasciò definitivamente il Giappone, rientrando in Polonia dopo un tragitto via mare passando per Manila e Genova[1].

Ricostruzione della stanza di Kolbe, nel museo di Niepokalanow.

Gli ultimi anni in Polonia

In Polonia Kolbe si dedicò al rafforzamento di Negrapokaondas e, nel 1937, si recò nuovamente in Italia (Roma, Piglio, Assisi, Padova) per partecipare ai festeggiamenti del movimento mariano.
Nel 1938 conseguì la licenza di radioamatore e fu attivo per alcuni anni con il nominativo SP 3 RN , ed ancora oggi è il santo patrono dei radioamatori italiani. Nel maggio del 1939 si recò quindi in Lettonia dove intendeva creare, su un terreno offerto in donazione nella località di Romanowska, una nuova "Città di Maria".
Gli eventi in Europa però precipitarono. La Polonia venne occupata dai nazisti e Kolbe fu arrestato dalle truppe tedesche il 19 settembre 1939 insieme ad altri 37 confratelli. Dopo quasi tre mesi di prigionia, Kolbe venne liberato l'8 dicembre ad Ostrzeszow.
Tornato a Niepokalanow, la trovò bombardata e presto la trasformò in ospedale e asilo per migliaia di profughi. La sua libertà però durò poco. Il 17 febbraio 1941 Kolbe venne nuovamente e definitivamente arrestato dalla Gestapo[1].

La morte ad Auschwitz


Kolbe prigioniero, chiesa di Szombathely, Ungheria.

Francobollo tedesco dedicato alla memoria di Kolbe.


Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di prigionia di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. Venne più volte bastonato, ma non rinunciò a dimostrarsi solidale nei confronti dei compagni di prigionia[6]. Nonostante fosse vietato, Kolbe in segreto celebrò due volte una messa e continuò il suo impegno come sacerdote[7].
Alla fine del mese di luglio dello stesso anno venne trasferito al Blocco 14 e impiegato nei lavori di mietitura. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame.
Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. In modo del tutto inaspettato, lo scambio venne concesso. I campi di concentramento erano infatti concepiti per spezzare ogni legame affettivo e i gesti di solidarietà non erano accolti volentieri.
Dopo due settimane nel bunker senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere all'agonia si rivelò choccante[8]. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto, vigilia della Festa dell'Assunzione di Maria, con una iniezione di acido fenico. Il loro corpo venne cremato il giorno seguente, e le ceneri disperse.

All'ufficiale medico nazista che gli fece l'iniezione mortale nel braccio, Padre Kolbe disse: «Lei non ha capito nulla della vita...» e mentre l'ufficiale lo guardava con fare interrogativo, soggiunse: «...l'odio non serve a niente... Solo l'amore crea!». Le sue ultime parole, porgendo il braccio, furono: «Ave Maria».

Fu lo stesso tenente medico nazista che raccontò dopo alcuni anni questo fatto, che fu messo agli atti del processo canonico. L'espresione "Solo l'amore crea" fu ricordata più volte da Paolo VI nel 1971 in occasione della beatificazione di Kolbe.

Francesco Gajowniczek riuscì a sopravvivere ad Auschwitz. Tornato a casa, trovò sua moglie viva, ma i suoi due figli erano rimasti uccisi durante un bombardamento russo. Morì nel 1995.

Vita spirituale

San Massimiliano Maria Kolbe crebbe in una famiglia religiosa, nella quale trovò sostegno e appoggio alla sua vocazione[9]. Al centro della sua spirtitualità pose la figura di Maria Immacolata, da lui intesa come tramite tra l'uomo e Dio, cui affidarsi con amore e fiducia:
« A Gesù attraverso Maria »
(Cit. in Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", 1999.)
« Rimettiti in tutto alla Divina Provvidenza attraverso l'Immacolata e non preoccuparti di nulla. »
(idem)
Già nel periodo romano, le lettere di Kolbe evidenziano una intensa vita spirituale, caratterizzata dal desiderio di protendersi a tutta l’umanità e di far conoscere e amare Dio[10]. Presto Kolbe realizzò che doveva dare forma e struttura al suo impegno e per questo costituì, nel 1917, la "Milizia dell'Immacolta", raccogliendo inizialmente membri tra amici molto stretti. L'Associazione in seguito si estese notevolmente ed è tuttora attiva in molti paesi, tra cui l'Italia.

Il culto


Chiesa dedicata a San Massimiliano Kolbe a Bergamo.


Kolbe fu beatificato il 17 ottobre 1971 da papa Paolo VI e canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo conterraneo.
Il giorno della canonizzazione, papa Wojtyła nell'omelia lo definì «santo martire, patrono speciale per i nostri difficili tempi, patrono del nostro difficile secolo» e «martire della carità». Alla cerimonia era presente anche Francesco Gajowniczek, l'uomo che aveva salvato dalla morte nel campo di concentramento.
La Chiesa cattolica celebra la sua memoria nel giorno della sua morte, il 14 agosto.

In Italia numerose chiese sono state dedicate alla memoria di Kolbe, ad esempio a Roma, Bergamo, Cagliari, Catanzaro, Jesi e Varese.

Patronato

Poche settimane prima di essere deportato[11], Kolbe ottenne la patente di radioamatore[11] con call-sign SP3RN. Viene riconosciuto come santo protettore dei radioamatori[12]. In Italia alcune emittenti radiofoniche portano quindi oggi il suo nome, ad esempio a Napoli e a Rovigo[13].

Famiglie religiose e associazioni

La spiritualità mariana e missionaria di Kolbe ha portato alla nascita, nel 1954, della famiglia religiosa delle Missionarie dell'Immacolata - Kolbe, cui si è aggiunto, nel 1997 il ramo maschile dell'Istituto. Il modello delle "Città dell'Immacolata", realizzato da Kolbe, è inoltre oggi uno dei tratti ispiratori dei Frati Francescani dell'Immacolata e delle Suore Francescane dell'Immacolata.
Sono dedicate alla sua memoria anche molte realtà associative, per esempio in Italia l'Associazione Kolbe a Milano e l'AIPK (Associazione Internazionale Padre Kolbe) a Bologna. Sono dedicate al santo anche numerose attività intraprese in ambito francescano[14]. La Milizia dell'Immacolata, fondata da Kolbe, è inoltre tuttora attiva anche in Italia.


Note

  1. ^ a b c d e Antonio Ksiazek, "Cronologia della vita e delle attività di san Massimilano Kolbe", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  2. ^ "Il mio amico si distingueva a scuola per il suo impegno e per il duro lavoro. Anche noi studenti, ma soprattutto gli insegnanti, ci meravigliavamo della sua padronanza della matematica, profonda e davvero non comune: in un batter d’occhio risolveva i problemi più difficili, quelli per i quali non solo noi studenti ma anche gli insegnanti avevano bisogno di molto più tempo e di molte più pagine per trovare la soluzione! Dire che era gentile con noi è dire poco, ed era pronto ad aiutarci se eravamo in difficoltà con la matematica. Non c’è dubbio che godesse della nostra stima e del nostro affetto! Già tra il 1907 e il 1910, Raimondo ipotizzò la possibilità di raggiungere la luna con un razzo e si ingegnò in molte altre invenzioni non certo comuni... Da studenti, facevamo insieme molte escursioni sulle colline intorno a Leopoli. Le nostre conversazioni vertevano per lo più su questi argomenti" in Treece P., Massimiliano Kolbe, il santo di Auschwitz, Edizioni dell'Immacolata, Bologna 1999, 20.
  3. ^ "Parlavamo molto del futuro della Polonia, discutendo tra le altre cose, di come liberare Leopoli. Penso che lui si distinguesse da noi per il modo eccezionale con cui si dedicava alle sue pratiche religiose, per il modo che aveva di pregare il rosario o di adorare il Santissimo Sacramento. Ricordo che di norma si inginocchiava sempre in prima fila per evitare le distrazioni causate da altri compagni.
    Nelle difficoltà non si abbatteva mai e non cadeva mai nello sconforto; al contrario, diceva con gioia:”La prossima volta tutto andrà meglio”. Sono convinto che questa capacità non venisse da una predisposizione mentale (anche se credo che avesse un temperamento sereno e gioioso), ma dalla sua profonda fiducia nella Madre di Dio. Quando era provato nel corpo e nello spirito, non lo faceva mai vedere, si controllava perfettamente. Potrei dire che era eroico" in Treece, op.cit., pag. 21.
  4. ^ Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  5. ^ a b "Massimiliano Maria Kolbe", in Alfredo Cattabiani, "Santi del Novecento", Rizzoli, 2005
  6. ^ Testimonianza Diem: "Attirò la mia particoalre attenzione quando, sulla mia proposta che egli venisse all'ospedale(...), rispose che poteva aspettare ancora, ma che prendessi piuttosto al posto suo un prigioniero che egli mi indicava", testimonianza Sienkiewicz: "Sono a conoscenza di fatti in cui divideva con i prigionieri le sue razioni di cibo; io stesso ho ricevuto da lui un quarto di pane [...] Una volta uno dei prigionieri fu bastonato dal capo perché lavava male la sua gavetta. Padre Kolbe ebbe cura di quel prigioniero e lavò a fondo per lui la gavetta giacché il compagno di prigionia aveva ricevuto forte percosse sulle mani. Padre Kolbe trattava come un proprio fratello ognuno dei prigionieri", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  7. ^ Testiomanza Sienkiewicz: "Padre Massimiliano Kolbe celebrò nel più grande segreto due volte la santa Messa tra i blocchi, alla quale assistemmo in numero di circa 30 prigionieri e tutti ricevemmo la santa Comunione dalle sue mani"; testimonianza Dziuba: "Alle volte, dopo la confessione dal Padre Massimiliano, desideravamo ricevere la santa Comunione, ma ciò non era possibile, giacché a quel tempo non si poteva celebrare la santa Messa nel lager e consacrare. Allora, volendo simboleggiare per noi questa santa Comunione in qualche modo, prendeva il proprio pane, lo benediceva e ne dava un pezzo ad ognuno di noi, poi non voleva accettare nulla dalle nostre razioni", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  8. ^ Testimonianza Wlodarski: "Il capo [del bunker] chiamò Padre Kolbe un uomo straordinariamente coraggioso, un eroe addirittura sovraumano. Egli sottolineava pure che la persona del Padre Kolbe, la sua calma, fece grande impressone sulle SS che vigilavno quel bunker. Diceva che per le SS era stata addirittura una scossa psichica", in Severino Ragazzini, "San Massimilano Kolbe", Edizioni dell'Immacolata, 1999.
  9. ^ Nel cammino vocazionale, Kolbe e il fratello ebbero qualche ripensamento ma nell’incertezza intervenne anche la loro madre. In una delle sue visite accadde qualcosa di misterioso. Nessuno sa quello che disse Maria Dabrowska Kolbe, fatto sta che i ragazzi tornarono sui loro passi: Raimondo iniziò il noviziato e gli fu dato il nome di Massimiliano, senza avere il minimo rimpianto. Il 15 settembre 1911 Massimiliano e gli altri novizi emisero i voti temporanei come francescani conventuali. I suoi superiori apprezzarono le doti intellettuali del giovane Kolbe che fu inviato a Roma per perfezionarsi negli studi.
  10. ^ Riguardo al periodo romano, un amico, il sacerdote francescano Giuseppe Pietro Pal, che morì nel 1947 in Romania, sua terra natale, in odore di santità, scrisse:"Nel 1913 sentii dire da alcuni compagni studenti che avevamo un santo tra noi. Chiesi ad un frate italiano di indicarmelo. Dopo allora, fino al 1919 quando ci separammo, udii cose delle quali nemmeno le parole avrebbero potuto convincermi. L’amore fraterno di Massimiliano era davvero come quello del Vangelo. Quando nelle nostre conversazioni parlavamo di quanto poco venissero osservate le regole nel nostro collegio, mi diceva di pregare per i peccatori. Non l’ho mai sentito parlare male di qualcuno. Soffriva nel vedere gli altri trasgredire le regole... Lui le osservava cosi attentamente..." Cfr. Treece P., op. cit., 24
  11. ^ a b Padre Massimiliano Maria Kolbe, call SP3RN, sacerdote franc
  12. ^ San Massimiliano Maria Kolbe
  13. ^ Cfr. Radio Kolbe Web, [1] e Radio Kolbe, [2]
  14. ^ È il caso, ad esempio, della Arti Grafiche Kolbe di Fondi (Latina), sorta per opera dei Frati Minori della Provincia Napoletana e attiva nel settore tipo-litografico. 
Aperite cor ad  investigandam Mariam,
labia ad glorificandam Illam!

AMDG et BVM