venerdì 11 aprile 2014

Festa della SS.ma Vergine Addolorata.




I  SETTE  DOLORI  DI  MARIA  SANTISSIMA

La compassione della Madonna.
La pietà degli ultimi tempi ha consacrato in una maniera speciale questo giorno alla memoria dei dolori che Maria provò ai piedi della Croce del suo divin Figliolo. La seguente settimana è interamente dedicata alla celebrazione dei Misteri della Passione del Salvatore, e sebbene il ricordo di Maria che soffre insieme a Gesù sia sovente presente al cuore del fedele, il quale segue piamente tutti gli atti di questo dramma, tuttavia i dolori del Redentore e lo spettacolo della giustizia divina che s'unisce a quello della misericordia per operare la nostra salvezza, assillano troppo la mente, perché sia possibile onorare come merita il mistero della compassione di Maria ai patimenti di Gesù. Conveniva perciò che fosse scelto un giorno, nell'anno, per adempiere a questo dovere; e quale giorno meglio si addiceva del Venerdì della presente settimana, ch'è di per se stesso interamente dedicato al culto della Passione del Figlio di Dio?
Storia di questa festa.
Fin dal XV secolo, nel 1423, un arcivescovo di Colonia, Thierry de Meurs, inaugurava tale festa nella sua chiesa con un decreto sinodale[1]. Successivamente si propagò, sotto diversi nomi, nelle regioni cattoliche, con tolleranza della Sede Apostolica; fino a che il Papa Benedetto XIII, con decreto del 22 agosto 1727, non l'inserì solennemente nel calendario della Chiesa universale, sotto il nome diFesta dei sette Dolori della Beata Vergine Maria. In tal giorno dunque la Chiesa vuole onorare Maria addolorata ai piedi della Croce. Fino all'epoca in cui il Papa non estese all'intera cristianità la Festa, col titolo suindicato, essa veniva designata con differenti nomi: La Madonna della Pietà, La Madonna Addolorata, La Madonna dello Spasimo; in una parola, questa festa era già sentita dalla pietà del popolo, prima che fosse consacrata dalla Chiesa.


Maria Corredentrice.
Per ben comprendere l'oggetto, e meglio compiere in questo giorno, verso la Madre di Dio e degli uomini i doveri che le sono dovuti, dobbiamo ricordare che Dio, nei disegni della sua sovrana Sapienza, ha voluto in tutto e per tutto associare Maria alla restaurazione del genere umano. Tale mistero ci mostra un'applicazione della legge che rivela tutta la grandezza del piano divino; ed ancora una volta ci fa vedere il Signore sconfiggere la superbia di Satana col debole braccio di una donna. Nell'opera della salvezza, noi costatiamo tre interventi di Maria, tre circostanze, nelle quali è chiamata ad unire la sua azione a quella stessa di Dio.

La prima, nell''Incarnazione del Verbo, il quale non assume carne in lei se non dopo averne ottenuto il consenso con quel solenne FIAT che salvò il mondo; la seconda, nel Sacrificio di Gesù Cristo sul Calvario, ove ella assiste per partecipare all'offerta espiatrice; la terza, nel giorno della Pentecoste, quando riceve lo Spirito Santo come lo ricevettero gli Apostoli, per potere adoperarsi efficacemente alla fondazione della Chiesa. Nella festa dell'Annunciazione esponemmo la parte ch'ebbe la Vergine di Nazaret al più grande atto che piacque a Dio intraprendere per la sua gloria, e per il riscatto e la santificazione del genere umano. In seguito avremo occasione di mostrare la Chiesa nascente che si sviluppa e s'ingigantisce sotto l'influsso della Madre di Dio. Oggi dobbiamo descrivere la parte che toccò a Maria nel mistero della Passione di Gesù, spiegare i dolori che sopportò presso la Croce, ed i nuovi titoli che ivi acquistò alla nostra filiale riconoscenza.
La predizione di Simeone.
Il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, la Beata Vergine venne a presentare il Figlio al Tempio. Questo fanciullo era atteso da un vegliardo, che lo proclamò "luce delle nazioni e gloria d'Israele". Ma, volgendosi poi alla madre, le disse: "(Questo fanciullo) è posto a rovina e risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anche a te una spada trapasserà l'anima" (Lc 2,34-35). L'annuncio dei dolori alla madre di Gesù ci fa comprendere che le gioie natalizie erano cessate, ed era Venuto il tempo delle amarezze per il figlio e per la madre. Infatti, dalla fuga in Egitto fino a questi giorni in cui la malvagità dei Giudei va macchinando il più grave dei delitti, quale fu lo stato del figlio, umiliato, misconosciuto, perseguitato e saziato d'ingratitudini? Quale fu, per ripercussione, il continuo affanno e la costante angoscia del cuore della più tenera delle madri? Noi oggi, prevenendo il corso degli eventi, facciamo un passo avanti ed arriviamo subito al mattino del Venerdì Santo.
Maria, il Venerdì Santo.
Maria sa che questa stessa notte suo figlio è stato tradito da un suo discepolo, da uno che Gesù aveva scelto a suo confidente, ed al quale ella stessa, più d'una volta, aveva dato segni della sua materna bontà. Dopo una crudele agonia, s'è visto legare come un malfattore, e la soldatesca l'ha condotto da Caifa, suo principale nemico. Di là l'hanno portato al governatore romano, la cui complicità era necessaria ai prìncipi dei sacerdoti e ai dottori della legge, perché potessero versare, secondo il loro desiderio, il sangue innocente. Maria si trova allora a Gerusalemme, attorniata dalla Maddalena e da altre seguaci del Figlio; ma esse non possono impedire che le grida di quel popolo giungano fino a lei. Del resto, chi potrebbe far scomparire i presentimenti nel cuore d'una tal madre? In città non tarda a spargersi la voce che Gesù Nazareno è stato consegnato al governatore per essere crocifisso. Si terrà forse in disparte Maria, in questo momento in cui tutto un popolo s'è mosso per accompagnare coi suoi insulti fino al Calvario, questo Figlio di Dio che ha portato nel suo seno ed ha nutrito del suo latte? Ben lungi da tale viltà, si leva e si mette in cammino, fino a portarsi al passaggio di Gesù.

L'aria risuonava di schiamazzi e di bestemmie. La moltitudine che precedeva e seguiva la vittima era composta da gente feroce od insensibile; solo un gruppetto di donne faceva sentire i suoi dolorosi lamenti, e per questa compassione meritò d'attirare su di sé gli sguardi di Gesù. Poteva Maria, dinanzi alla sorte del suo figlio dimostrarsi meno sensibile di queste donne, che avevano con lui solo legami di ammirazione o di riconoscenza? Insistiamo su questo punto, per dimostrare quanto abbiamo in orrore il razionalismo ipocrita che, calpestando tutti i sentimenti del cuore e le tradizioni della pietà cattolica ha tentato, sia in Oriente che in Occidente, di mettere in dubbio la verità della Stazione della Via dolorosa, che segna il punto d'incontro del figlio e della madre. Questa setta che non osa negare la presenza di Maria ai piedi della Croce, perché il Vangelo è troppo esplicito al riguardo, piuttosto di rendere omaggio all'amore materno più devoto che mai sia esistito, preferisce dare ad intendere che, mentre le figlie di Gerusalemme si mostrarono intrepide al passaggio di Gesù, Maria si recò al Calvario per altra via.
Lo sguardo di Gesù e di Maria.
Il nostro cuore di figli tratterà con più giustizia la donna forte per eccellenza. Chi potrebbe dire il dolore e l'amore che espressero i suoi sguardi, quando s'imbatterono in quelli del figlio carico della Croce? e dire con quale tenerezza e con quale rassegnazione rispose Gesù al saluto della madre? e con quale affetto Maddalena e le altre sante donne sostennero fra le loro braccia colei che doveva ancora salire il Calvario, per ricevere l'ultimo respiro del suo dilettissimo figlio? Il cammino è ancora lungo sulla Via dolorosa, dalla quarta alla decima Stazione, e se fu irrigato dal sangue del Redentore, fu anche bagnato dalle lacrime della madre sua.
La Crocifissione.
Gesù e Maria sono giunti sulla sommità della collina che servirà da altare al più augusto dei sacrifici; ma il divino decreto ancora non permette alla madre d'accostarsi al figlio; solo quando sarà pronta la vittima, s'avanzerà colei che deve offrirla. Mentre aspetta questo solenne momento, quali scosse per la Vergine ad ogni colpo di martello che inchioda sul patibolo le delicate membra del suo Gesù! E quando finalmente le sarà permesso d'avvicinarsi a lui col prediletto Giovanni, la Maddalena e le compagne, quali indicibili tormenti proverà il cuore di questa madre nell'alzare gli occhi e nello scorgere, attraverso il pianto, il corpo lacerato del figlio, stirato violentemente sul patibolo, col viso coperto di sangue e imbrattato di sputi, e col capo coronato da un diadema di spine!

Ecco dunque il Re d'Israele, del quale l'Angelo le aveva preannunziato le grandezze; ecco il figlio della sua verginità, colui che ella ha amato come suo Dio e insieme come frutto benedetto del suo seno! Per gli uomini, più che per sé, ella lo concepì, lo generò, lo nutrì; e gli uomini l'hanno ridotta in questo stato! Oh, se, con uno di quei prodigi che sono in potere del Padre celeste, potesse essere reso all'amore di sua madre, e se la giustizia alla quale s'è degnato di pagare tutti i nostri debiti volesse accontentarsi di ciò che egli ha sofferto! Ma no, deve morire, ed esalare lo spirito in mezzo alla più crudele agonia.
Il martirio di Maria.
Dunque Maria è ai piedi della Croce per ricevere l'addio del figlio, che sta per separarsi da lei; fra qualche istante, di questo suo amatissimo figlio non le resterà che un corpo inanimato e coperto di piaghe. Ma cediamo qui la parola a san Bernardo, del cui linguaggio si serve oggi la Chiesa nell'Ufficio del Mattutino: "Oh, Madre, egli esclama, considerando la violenza del dolore che ha trapassata l'anima tua, noi ti proclamiamo più che martire, perché la compassione che hai provato per tuo figlio, sorpassa tutti i patimenti che il corpo può sopportare. Non è forse stata più penetrante d'una spada per la tua anima quella parola: Donna ecco il figlio tuo?Scambio crudele! in luogo di Gesù, ricevi Giovanni; in luogo del Signore, il servo; in luogo del Maestro, il discepolo; in luogo del figlio di Dio, il figlio di Zebedeo: un uomo, insomma, in luogo d'un Dio! Come poté la tua anima sì tenera non essere ferita, quando i cuori nostri, i nostri cuori di ferro e di bronzo, si sentono lacerati al solo ricordo di quello. che dovette allora soffrire il tuo? Perciò non vi meravigliate, fratelli miei, di sentir dire che Maria fu martire nella sua anima. Di nulla dobbiamo stupirci, se non di colui che avrà dimenticato ciò che san Paolo annovera tra i più gravi delitti dei Gentili, l'essere stati disamorati. Ma un tale difetto è lungi dal cuore di Maria; che sia lungi anche dal cuore di coloro che l'onorano!" (Discorso delle dodici stelle).

Nella mischia dei clamori e degl'insulti che salgono fino al figlio elevato sulla Croce, nell'aria, Maria ascolta quella parola che scende dall'alto fino a lei e l'ammonisce che d'ora in poi non avrà altro figlio sulla terra che quello di adozione. Le gioie materne di Betleem e di Nazaret, gioie così pure e sì spesso turbate dalla trepidazione, sono compresse nel suo cuore e si cambiano in amarezza. Era la madre d'un Dio, e suo figlio le è stato tolto dagli uomini! Alza per un'ultima volta i suoi sguardi al caro Figlio, e lo vede in preda ad un'ardentissima sete, e non può ristorarlo; contempla i suoi occhi che si spengono, il capo che si reclina sul petto: tutto è consumato!
La ferita della lancia.
Maria non s'allontana dall'albero del dolore, all'ombra del quale è stata trattenuta fino adesso dal suo amore materno; ma quali crudeli emozioni l'attendono ancora! Sotto i suoi occhi, s'avvicina un soldato a trapassare con una lanciata il costato del figlio suo appena spirato. "Ah, dice ancora san Bernardo, il tuo cuore, o madre, è trapassato dal ferro di quella lancia ben più che il cuore del figlio tuo, che ha già reso l'ultimo suo anelito. Non c'è più la sua anima; ma c'è la tua, che non può distaccarsene" (Ibidem).

L'invitta madre rimane immobile a custodire i sacri resti del figlio; coi suoi occhi lo vede distaccare dalla Croce; e quando alla fine gli amici di Gesù, con tutte le attenzioni dovute al figlio ed alla madre, glielo rendono così come la morte l'ha ridotto, ella lo riceve sulle sue ginocchia, che una volta furono il trono sul quale ricevette gli omaggi dei prìncipi dell'Oriente. Chi potrà contare i sospiri ed i singhiozzi di questa madre, che stringe al cuore la spoglia esamine del più caro dei figli? Chi conterà le ferite, di cui è coperto il corpo della vittima universale?
La sepoltura di Gesù.
Ma l'ora passa; il sole declina sempre più verso il tramonto: bisogna affrettarsi a rinchiudere nel sepolcro il corpo, di colui ch'è l'autore della vita. La madre di Gesù raccoglie in un ultimo bacio tutta la forza del suo amore, ed oppressa da un dolore immenso come il mare, affida l'adorabile corpo a chi, dopo averlo imbalsamato, lo distenderà sulla pietra della tomba. Chiuso il sepolcro, accompagnata da Giovanni suo figlio adottivo, dalla Maddalena, dai due discepoli che hanno assistito ai funerali e dalle altre pie donne, Maria rientra nella città maledetta.
La novella Eva.
Vedremo noi, in tutti questi fatti, solo lo spettacolo delle sofferenze sopportate dalla madre di Gesù, vicino alla Croce del figlio? Non aveva forse Dio una intenzione, nel farla assistere di persona alla morte del Figlio? E perché non la tolse da questo mondo, come Giuseppe, prima del giorno della morte di Gesù, senza causare al suo cuore materno un'afflizione superiore a quella di tutte la madri prese insieme, che si sarebbero succedute da Eva in poi, lungo il corso dei secoli? Dio non l'ha fatto, perché la novella Eva aveva una parte da compiere ai piedi dell'albero della Croce. Come il Padre celeste attese il suo consenso prima d'inviare sulla terra il Verbo eterno, così pure richiese l'obbedienza ed il sacrificio di Maria per l'immolazione del Redentore. Non era il bene più caro di questa incomparabile madre, quel figlio che aveva concepito solo dopo aver accondisceso alla divina proposta? Ma il cielo non poteva riprenderselo, senza che lei stessa lo donasse.
Quale terribile conflitto scoppiò allora in quel cuore sì amante! L'ingiustizia e la crudeltà degli uomini stanno per rapirle il figlio: come può lei, la madre, ratificare, col suo assenso la morte di chi ama d'un duplice amore, come suo figlio e come suo Dio? D'altra parte, se Gesù non viene immolato, il genere umano continua a rimanere preda di Satana, il peccato non è riparato, ed invano lei è divenuta la madre d'un Dio. Per lei sola sarebbero gli onori e le gioie; e noi saremmo abbandonati alla nostra triste sorte. Che farà, allora, la Vergine di Nazaret, dal cuore così grande, la creatura sempre immacolata, i cui affetti non furono mai intaccati dall'egoismo che s'infiltra così facilmente nelle anime nelle quali è regnato il peccato originale? Maria, per la sua dedizione unendosi per gli uomini al desiderio di suo figlio, che non brama che la loro salvezza, trionfa di se stessa: una seconda volta pronuncia il suo FIAT, ed acconsente all'immolazione del figlio. Non è più la giustizia di Dio che glielo rapisce, ma è lei che lo cede: e, quasi a ricompensa, viene innalzata a un piano di grandezza che mai la sua umiltà avrebbe potuto concepire. Un'ineffabile unione si crea fra l'offerta del Verbo incarnato e quella di Maria; scorrono insieme il sangue divino e le lacrime della madre, e si mescolano per la redenzione del genere umano.
La fortezza di Maria.
Comprendete ora la condotta di questa Madre ed il coraggio che la sostiene. Ben differente da quell'altra madre di cui parla la Scrittura, la sventurata Agar, la quale dopo aver cercato invano di spegnere la sete d'Ismaele, ansimante sotto la canicola solare del deserto, fugge per non vedere morire il figlio, Maria inteso che il suo è condannato a morte, si alza, corre sulle sue tracce fin che non lo ritrova e l'accompagna al luogo ove dovrà spirare. Ed in quale atteggiamento rimane ai piedi della Croce di questo figlio? La vediamo forse venir meno e svenire? L'inaudito dolore che l'opprime l'ha forse fatta cascare al suolo, o fra le braccia di quelli che l'attorniano? No; il santo Vangelo risponde con una sola parola a tutte queste domande: "Maria stava (in piedi) accanto alla Croce". Come il sacrificatore sta eretto dinanzi all'altare, così Maria, per offrire un sacrificio come il suo, conserva il medesimo atteggiamento. Sant'Ambrogio, che col suo tenero spirito e la profonda intelligenza dei misteri, ci ha tramandato preziosissimi trattati del carattere di Maria, esprime tutto in queste poche parole: "Ella rimase ritta in faccia alla Croce, contemplando coi suoi occhi il figlio, ed aspettando, non la morte del caro figlio, ma la salvezza del mondo" (Comment. su san Luca. c. xxiii).


Maria, madre nostra.
Così la Madre dei dolori lungi dal maledirci, in un simile momento, ci amava e sacrificava a nostra salvezza perfino i ricordi di quelle ore di felicità che aveva gustate nel figliol suo. Facendo tacere lo strazio del suo cuore materno, ella lo rendeva al Padre come una sacro deposito che le aveva affidato. La spada penetrava sempre più nell'intimo dell'anima sua; ma noi eravamo salvi: da semplice creatura, essa cooperò insieme col figlio alla nostra salute. Dopo di ciò, ci meraviglieremo sé Gesù scelse proprio questo momento per eleggerla Madre degli uomini, nella persona di Giovanni che rappresentava tutti noi? Mai, come allora, il Cuore di Maria era aperto in nostro favore. Sia dunque, ormai, l'Eva novella, la vera "Madre dei viventi". La spada, trapassando il suo Cuore immacolato, ce ne ha spalancata la porta. Nel tempo e nell'eternità, Maria estenderà anche a noi l'amore che porta a suo figlio, perché da questo momento ha inteso da lui che anche noi le apparteniamo. A riscattarci è stato il Signore: a cooperare generosamente al nostro riscatto è stata la Madonna.
Preghiera.
"Con tale confidenza, o Madre afflitta, oggi noi veniamo con la santa Chiesa, a renderti il nostro filiale ossequio. Tu partoristi senza dolore Gesù, frutto dal tuo ventre; ma noi, tuoi figli adottivi, siamo penetrati nel tuo Cuore per mezzo della lancia. Con tutto ciò amaci, o Maria, corredentrice degli uomini! E come potremmo noi non cantare all'amore del tuo Cuore sì generoso, quando sappiamo che per la nostra salvezza ti sei unita al sacrificio del tuo Gesù? Quali prove non ci hai costantemente date della tua materna tenerezza, tu che sei la Regina di misericordia, il rifugio dei peccatori, l'avvocata instancabile di tutti noi miseri? Deh! o Madre, veglia su noi; fa' che sentiamo e gustiamo la dolorosa Passione di tuo figlio. Non si svolse, essa, sotto i tuoi occhi? non vi prendesti parte? Facci dunque penetrare tutti i misteri, affinché le nostre anime, riscattate dal sangue di Gesù, e lavate dalle tue lacrime, si convertano finalmente al Signore e perseverino d'ora innanzi nel suo santo servizio".


[1] Labbe, Concilies, t. XII p. 365. - Il decreto esponeva la ragione dell'istituzione di tale festa: "Onorare l'angoscia che provò Maria quando il Redentore s'immolò per noi e raccomandò questa Madre benedetta a Giovanni, ma soprattutto affinché sia repressa la perfidia degli empi eretici Ussiti".

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 661-669

05 abr 2014 Mi Plan final para reunir a Mi Iglesia dentro de Mi Refugio está a punto de ser revelado

05 abr 2014 Mi Plan final para reunir a Mi Iglesia dentro de Mi Refugio está a punto de ser revelado

10.04.2014 18:39
Sábado 5 de abril de 2014 a las 18:15 hrs.

Mi muy querida bienamada hija, deseo dar coraje y fortaleza a cada uno de vosotros, que habéis recibido el Don de discernimiento para reconocer Mi Voz, mientras le hablo al mundo a través de estos Mensajes.
Mientras vosotros, Mi Remanente, marcháis hacia adelante, en unión con Mi Iglesia en la Tierra, pronto veréis que muchas personas se retiran de los Santos Sacramentos. Esto será conmocionante/irritante para vosotros y después se convertirá en un tormento, porque pronto serán profanados y ya no serán los mismos Sacramentos que Yo dí al mundo. Nunca debéis perder el tiempo, si realmente creéis que Yo estoy hablando con vosotros. Id - congregad a Mis sacerdotes y a aquellos que respondan a Mi Llamada. Luego preparaos para los años venideros, para que ellos puedan alimentar a Mi rebaño/grey con el Alimento de la Vida, cuando no haya quedado  ningún rastro de Mi Presencia. 
Cuando todo lo que es de Mí y de Quien Yo Soy se saque de Mis Iglesias, todo lo que quedará vendrá de todo lo que Yo no soy. La encarnación del demonio entrará a Mi Iglesia y él infestará a todo el que se incline ante él y le rinda culto. Él devorará almas por la eternidad y vosotros debéis permanecer alertas en todo momento, porque esos momentos ya están por delante. No os expongáis a la herejía, que invadirá Mi Iglesia lo mismo desde dentro como desde afuera de ella. Vosotros estáis siendo preparados ahora, por lo que debéis seguir todo lo que Yo os voy a decir, para que podáis salvar a Mi Iglesia, tanto como podáis, de Mis enemigos.
Mi Plan final para reunir a Mi Iglesia dentro de Mi Refugio está a punto de ser revelado. Cuando os instruyo, necesitaréis una gran fuerza y perseverancia, porque vuestro enemigo será el anticristo - y su ejército, desafortunadamente, va a ser más grande que el Mío en tamaño. Y de esta manera, esto será desalentador para vosotros - pero sabed esto: No va a tener el Poder de Dios detrás de él y nunca os va a superar, una vez que sigáis/continuéis siendo fieles a Mi Palabra.
Id en paz y esperad Mis instrucciones.
Vuestro Jesús

Leer más: http://www.elgranaviso-mensajes.com/news/a05-abr-2014-mi-plan-final-para-reunir-a-mi-iglesia-dentro-de-mi-refugio-esta-a-punto-de-ser-revelado/

giovedì 10 aprile 2014

La Pasiòn de Cristo (IMPACTANTE)







Sei a corto di slancio ardore sentimento tenerezza gaudio?


Quando ti manca lo slancio, ascolta J. Straus 


padre, o

figlio.

Quando ti manca l'ardore, ascolta 

Brahms, o

Dvorak.

Quando ti manca il sentimento, ascolta

Schumann, o

Debussy.

Quando ti manca la tenerezza, o il gaudio, ascolta

Chopin, o

Hendel, o

Verdi, o

J. S. Bach




Scombussolato?




Mio caro legga la seguente lettera


Storia decisamente affascinante. Luigina Sinapi.

Quella di Luigina Sinapi è una storia decisamente affascinante ma, non di rado, dimenticata o sconosciuta: la storia della beata (il processo è in corso) del XX secolo che ricevette alcune immagini dal Cielo ritraenti la Vergine Maria alle nozze di Cana.
 

La vita

Già da bambina Luigina affermava di giocare spesso con Gesù Bambino a nascondino ed a rincorrersi – la mistica Natuzza Evolo aveva esperienze dello stesso tipo in gioventù.

Era nata l’8 settembre 1916 a Itri (Latina), prima di cinque figli. La sua mamma era così preoccupata dei fatti straordinari che le succedevano, che a metà degli anni ’20 la portò da Padre Pio da Pietrelcina per un consiglio e una benedizione.
Il frate le pose la sua mano stigmatizzata sul capo e disse: “Dio si manifesta in lei con la sua volontà”.
Trascorse fanciullezza e adolescenza nella sua famiglia agiata ricevendo, soprattutto dalla mamma, un’ottima educazione cristiana, frequentando elementari e ginnasio con serietà e intuendo che una singolare missione l’aspettava.
Ella stessa dirà di aver offerto a Gesù il voto di verginità a soli cinque anni.
Insieme, nutriva un’affezione intensissima alla Madonna, pregata a lungo con il Rosario, contemplata nei suoi dolori, nella partecipazione alla Passione del Figlio Crocifisso.

In Maria SS.ma aveva una fiducia illimitata, tanto da strapparle dei miracoli, così che quando altri si accorgevano della sua familiarità con Lei le chiedevano di pregarla per le loro necessità: e succedevano miracoli.

Nel novembre 1931, il primo grandissimo dolore: la morte della sua mamma a soli 44 anni. Era l’inizio della sua “via Crucis” cui però non mancheranno gioie profondissime e eventi straordinari.
Sedicenne, Luigina entra tra le Figlie di S. Paolo per consacrarsi a Dio. Ha come direttore spirituale don Timoteo Giaccardo(oggi beato). Ma a causa dellasua salute delicata, quello non è il suo posto. La notte di Natale, don Giaccardo le domanda: “Per amore di Gesù, vuoi offrirti vittima per la salvezza delle anime?”.
Luigina risponde di sì. Don Giaccardo conclude: “Va’, figliola, la tua vocazione è altrove”.
Luigina sente dolori atroci al bacino: è un tumore. Rimane a letto, nella sua casa di Itri, per due anni, pregando, offrendo e continuando a occuparsi con eroismo dei suoi fratelli cui fa da mamma. Il 15 agosto 1935, solennità dell’Assunzione di Maria, il Parroco le amministra l’Estrema Unzione, perché ormai è alla fine. Ma ecco il miracolo: Luigina vede Gesù e la Madonna che la interrogano:

Siamo venuti per farti una proposta. Tu però sei libera di scegliere: vuoi venire subito con noi in Paradiso o rimanere sulla terra e offrirti ancora vittima espiatrice per la Chiesa e per i sacerdoti?

In un istante, Luigina vede i pericoli dell’apostasia, le defezioni che sarebbero venute negli anni futuri e accetta la seconda proposta, offrendosi ancora vittima a Dio.
Gesù allora le dice:

Non entrerai più in convento, ma come una persona comune vivrai nascosta agli occhi del mondo. Sarai poco compresa, soffrirai molto e morirai sola come me. Sarai –come dice il tuo nome– il granello di senape in un solco di Roma. Vivrai lo straordinario nell’ordinario. Da questo momento ti lascerò la mia santa Madre: ti guiderà e ti conforterà. Sii una violetta nascosta ma sempre profumata. Non temere.

Luigina Sinapi in giovane età
Luigina Sinapi in giovane età

Non appena Gesù ebbe finito di parlare, l’angelo custode di Luigina, Samuele, la prese per mano e la sollevò. Luigina si trovò improvvisamente guarita, mentre le bende che le coprivano il tumore le caddero.

Dopo quella visione, il primo sabato di ogni mese e nelle festività mariane, la Madonna, preannunciata da musiche e cori angelici, apparve sempre a Luigina, lasciando sul luogo un profumo senza eguali che perdurava per tutto il giorno.
Luigina nel 1930 era entrata nel convento delle Figlie di San Paolo di don Alberione ma, ammalatasi, poco dopo dovette lasciare l’istituto.
Il colloquio con il Cielo, con Gesù e la Madonna, con Santi quali S.Francesco d’AssisiS. Filippo NeriS. Teresa di Gesù Bambino e S. Gemma Galgani, si fa più intenso: vede l’Invisibile e porta a compimento “cose impossibili” agli uomini.
Al contempo si dedica all’adorazione eucaristica, all’apostolato spicciolo e a quello “in grande”, straordinario, come quando Gesù la invia in bilocazione a portare soccorso ai Vescovi e ai sacerdoti impediti e perseguitati nell’Est europeo e in Russia.
Nel medesimo tempo il diavolo la tormenta in ogni modo. Non per nulla si era offerta vittima per la Chiesa e per i sacerdoti e il bene che compie è sempre più grande, a larghissimo raggio.

All’entrata dell’Italia in guerra nel giugno 1940, Luigina lascia Roma per fondare presso il Santuario della Madonna della Civita, a Itri, un’opera di carità e di assistenza per bambini bisognosi e donne anziane. Richiamata a Roma presso l’istituto di Statistica, non accetta, vivendo per qualche tempo di umili servizi e di carità e continuando il suo apostolato singolare.

Una mattina d’aprile 1937, Luigina si trova presso l’Abbazia delle Tre Fontane e si inoltra tra le piante secolari fino a una grotta che ella non sa essere luogo malfamato e ricettacolo di ciò che si vuol far sparire: croci spezzate, corpicini abortiti, materiale compromettente. Luigina si trova davanti alla Madonna che, con uno sguardo mesto, le fece notare in un angolo lo scheletro di un bimbo abortito ed insepolto.
Luigina seppellisce i piccoli resti e poi la Madonna le confida:
 

Esattamente fra dieci anni, tornerò in questo luogo. Mi servirò di un uomo che oggi perseguita Me e la Chiesa Cattolica e vuole uccidere il Papa… Ora tu va in piazza S. Pietro, troverai una signora vestita così… e le chiederai di condurti da suo fratello Cardinale: porterai a lui il mio messaggio. Da questo luogo, stabilirò a Roma il trono della mia gloria… Inoltre dirai al Cardinale che prestò sarà lui il nuovo Papa.
Luigina va a S. Pietro dove incontra la marchesa Pacelli, ottenendo subito di parlare con il fratello Card. Eugenio Pacelli, Segretario di Stato. L’illustre e santo uomo di Chiesa crede subito a quella ragazza di 21 anni, come a un’inviata da Dio. Quando il 12 aprile 1947 la Madonna apparì a Bruno Cornacchiola, convertendolo dai suoi tristi intenti, egli andò a raccontare tutto al Papa Pio XII, che era comunque già al corrente di tutto.
Vista realizzata la profezia che riguardava la sua elezione al Papato, Pio XII continua a stimare sempre più Luigina. I suoi incontri con lei si infittiscono nelle frequenti udienze e nelle telefonate reciproche.
Un giorno, in cui giunge all’udienza con il Pontefice, coperta di lividi per le percosse ricevute dal diavolo, Pio XII le dona una reliquia della Croce di Gesù, dicendo: “Portala sempre con te, ti proteggerà da Satana!”.
Avvicinandosi l’Anno Santo 1950, Pio XII pensa alla definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria SS.ma in corpo e anima, ma vuole un segno dal Cielo.
Luigina, a nome della Madonna, le dice: “Padre santo, proceda tranquillo. Mamma Maria è in Paradiso anche con il suo corpo!”.
Luigina nel contempo sapeva che stavano per venire tempi molto duri per la Chiesa.
Ad un amico confidò: “Dopo il Concilio, la Chiesa dovrà superare molte difficoltà… Ma alla fine, essa ne uscirà rinvigorita”.
Per suggerimento della Madonna, scrive: “Tempo verrà in cui menti corrose dall’orgoglio di scoprire, contesteranno il Vangelo, perché Gesù non ha scritto… Ma gli Apostoli, infiammati dal Fuoco divino, lo hanno scritto con il sangue. Quel Fuoco si sta spegnendo. La Chiesa ha bisogno di nuovo di questo Fuoco”.
Questa è la rivelazione in cui si intravede la tragedia della “nuova teologia” e della “nuova esegesi” già condannate da Pio XII nella “Humani generis” (12 agosto 1950), e che dilagando di nuovo dappertutto, di fatto distruggono il Credo Cattolico e seminano confusione e rovina nelle anime.
Passò gli ultimi anni della sua vita offrendo i suoi sacrifici per le anime di Chiesa e per la salvezza delle anime, passando a miglior vita il 17 aprile 1978.

La “foto” della Vergine Maria

Luigina Sinapi, come detto, era testimone d’accadimenti straordinari, anche più volte al giorno.

Tuttavia, verso la fine degli anni ’60, uno di questi “eventi” fu molto particolare.
Ella attendeva, come ogni primo sabato del mese, la visita della “Mamma” nella sua casa di via Urbino, e più esattamente nella sua Cappellina; ma quel sabato la Madonna non era venuta. Luigina si fece triste e, per consolarsi, pensò di proiettarsi alcune immagini sacre, ed in particolare le diapositive dei Luoghi Santi.
Sulla parete che funge da schermo, ecco che arriva, nell’ordine , la diapositiva della località, Cana, luogo dell’evangelico “Festino di Nozze”, dove Gesù diede inizio ai suoi miracoli.
All’’improvviso la scena si anima per la presenza reale della Madre di Gesù che intercede preso il Figlio. Maria è rivestita della Veste di Nozze, ed è adorna dei “gioielli (monili) della Casa di Davide”, dono dello Sposo Giuseppe: due magnifici orecchini di perle e una fibula analoga sull’omero a fermare la lieve cadenza del manto.
Un tessuto impalpabile, quasi un velo, bianco, poggia sul suo capo.
In una prima posa la Vergine è rivolta con gli occhi al Figlio e dice a Lui: “Non hanno più vino”.
In un’altra posa, la seconda, l’immagine si presenta il sembiante verginale della “Donna”, allorché la Madre di Gesù, rivolta ai servi, pronuncia le arcane parole: ”Fate quello che Egli vi dirà”.
Nell’atto di allontanarsi la Madonna dice a Luigina: “Ti lascio un regalo, vedi!”, e aggiunge: “In Me troverai Gesù”.

Le due foto della Vergine Maria
Le foto della Vergine Maria (Clicca per lo zoom)

Tempo dopo sempre la Madonna le confermò la veridicità della foto: “Ecco il segno che da tempo desideravi. Codesta è la mia fotografia alle Nozze di Cana, cui presi parte con Gesù e i suoi primi Discepoli. Guardala bene: in essa si riflette un grande momento di gioia, di trepidazione e di sollecitudine da parte mia e del mio Figlio per le sorti della famiglia.

Luigina tuttavia, per rafforzarne l’autenticità, la diede all’’On. Prof. Enrico Medi per analizzarla, il quale la sottopose ad esame di laboratorio. Dall’esame di rigore scientifico risultò di essere una fotografia in “positivo”, ovvero reale.
Da notare che tutti i tentativi di riproduzione e/o fotocopia non andarono a buon fine, le macchine si rompevano nel tentativo.
 

Ma la Sinapi era anche depositaria di un materno avviso: “In me troverai Gesù”, le aveva detto la “Mamma” all’’atto di allontanarsi. Dapprima la mistica non intende il significato celato in queste parole.

Tuttavia la sua fede, fede di “eventi maturati in silenzio”, diventa in quel momento operosa attesa, sorge la viva esigenza di decifrare il senso delle arcane parole. Il giubilo del materno “regalo” era attraversato da quella domanda. Ed ecco, a un tratto, la sublime, consolante scoperta: nel Volto bello e santo della Madonna, c’era – e c’è – ben visibile, il Volto di Gesù.
Bisogna coprire con un foglio bianco la parte sinistra del Volto della Madre, perché nella parte destra emerga una sagoma, uguale e diversa: l’immagine del Figlio. I sembianti del Figlio e del Figlio e della Madre sono uguali, ma non identici, nei tratti e nelle espressioni.
Luigina cerca una conferma alla sua scoperta e la trova in modo convincente nell’unico termine di paragone irrefragabile: i tratti del Salvatore presenti nel Volto della “Donna” che intercede alle Nozze di Cana, sono conformi al divino sembiante dell’Uomo della Sindone, l’unico archetipo dell’Uomo–Dio (link all’immagine della comparazione).
Nel regalo fatto dalla “Mamma” a Luigina “il Figlio di Maria” è conforme nei tratti al Volto della Madre. Ma la Madre, “Figlia del Suo Figlio”, è conforme a Lui.
Allorché Luigina mostrava nel volto di Maria il volto adorabile del suo Gesù era presa da un’intima consolazione. Era questo il messaggio più grande dell’immagine: Lì – e cioè in Me – troverai Gesù, aveva detto la Vergine Maria.






A Meditation on the Holy Sacrifice of the Mass

MEDITAZIONE SUL SANTO SACRIFICIO DELLA MESSA con video





Padre Vincenzo Nuara, siciliano domenicano,  che la gran parte di Voi ben conosce come promotore della santa Messa di sempre, invita a meditare guardando questo video molto suggestivo:

A Meditation on the Holy Sacrifice of the Mass



Buona visione
fr.gmmd


L’educazione esige continuità.






ESSERE COSTANTI

Data: Domenica, 10 settembre @ 19:41:24 CEST
Argomento: Vita cattolica: Matrimonio, laicato...


L’educazione esige continuità. Se cambiate parere e umore continuamente, sconcerterete il bambino. Se poi per eguali mancanze ora siete indulgente, ora severo, il bambino, che è d’una logica rigorosa, si disorienta e presto farà di testa sua.




* L’educazione esige continuità. Se cambiate parere e umore continuamente, sconcerterete il bambino. Se poi per eguali mancanze ora siete indulgente, ora severo, il bambino, che è d’una logica rigorosa, si disorienta e presto farà di testa sua.

* È soprattutto nei primi anni che si acquistano le abitudini. Qualunque sia il temperamento del fanciullo, qualunque siano i suoi atavismi, è facile orientare bene la " tenera pianta ", Per acquistare il senso dell’ordine, del rispetto, della pulizia, della cortesia, della lealtà, dell’accettazione gioiosa nelle piccole difficoltà della vita, dei riflessi della carità, nessuna cosa vale quanto la costanza che crea le abitudini, le quali, divenendo vere pieghe psico-fisiologiche, renderanno facile ogni cosa. Ma non bisogna desistere finché l’abitudine non si sia formata.

* Tale costanza e continuità domandano all’educatore durissimi sforzi. Non è forse necessario prendere tutto in una volta, ma è con continui sforzi, ripetuti nello stesso senso, con dolcezza e fermezza, che si libera il bambino dalla sua innata tendenza alla pigrizia e all’egoismo.

* Agire, punire o premiare a capriccio, senza un motivo sufficiente, da' al fanciullo l’idea più o meno vaga di mancanza di serietà. Di qui alla trascuratezza non c’è che un passo. "Se mamma ha i nervi e fa i capricci, perché non dovrei aver anch’io il diritto di fare altrettanto?". Il meno che si possa esigere dall’autorità è la coerenza. Non vi è nulla che possa gettare il bambino nell’incertezza di quello che ha il diritto di fare o il dovere di non fare, come gli ordini contraddittori e la mancanza di logica nell’apprezzamento d’uno stesso atto.

* Quando non si è dato un comando o una punizione in un momento di agitazione, è probabile che si sia restati nella giusta misura, e quindi non v’è bisogno di ritornare sulla decisione presa, senza un nuovo motivo sufficiente. L’educatore incostante perde man mano la sua autorità morale, con grave danno della formazione del bambino, che ha tanto bisogno di appoggiare la sua debolezza e le sue incertezze su una solida base.

* Vi sono a volte indulgenze che sono tradimenti.

* Ecco una mamma che ha creduto suo dovere privare della frutta il suo ragazzo di otto anni. Ma si commuove dinanzi agli occhi lacrimosi del piccolo delinquente e dice: "Andiamo, per questa volta ti perdono. Prendi la tua parte e non ricominciare più!". Questo è un vero sbaglio per le conseguenze: se il ragazzo non meritava la punizione, non bisognava infliggerla; se la meritava, deve subirla, perché se gli si perdona "per questa volta" non comprenderà come non gli si debba perdonare ogni volta.

* Anche se avete avuto la mano troppo pesante, se cioè la sanzione applicata è eccessiva, sarà meglio mantenere, nell’interesse di vostro figlio, la sentenza pronunciata, salvo ad essere più attenti un’altra volta. Diversamente il vostro bimbo non prenderà più sul serio le vostre minacce o i vostri rimproveri.

* II segreto dell’ascendente morale dei genitori sui bambini è la stabilità nella serenità.

* Se gli ordini che darete ai bambini e i rimproveri che farete loro procedono dagli impulsi del momento, da scatti d’impazienza, d’immaginazione o da sentimenti ciechi e male ponderati, come si può pretendere che essi non appaiano, sovente, arbitrari, incoerenti, forse anche ingiusti e inopportuni? Un giorno siete di un’esigenza irragionevole e d’una severità inesorabile con questi poveri piccoli; l’indomani lasciate correre tutto. Cominciate rifiutando una piccola cosa che, un istante dopo, stanchi dei lamenti e del broncio che vi fanno, accorderete con dimostrazioni di tenerezza, desiderosi che la finiscano una buona volta con una scena che v’innervosisce. Perché dunque non sapete dominare i movimenti del vostro umore e frenare la fantasia quando vi dedicate all’educazione dei vostri figli? Se in alcuni momenti vi accorgete di non essere del tutto padroni di voi stessi, rimandate a più tardi la punizione che volete infliggere o il rimprovero che volete dare; nella calma ferma dello spirito, la parola e il castigo avranno un’altra efficacia, una potenza più educativa e più autorevole che non gli scatti provocati da una passione mal repressa. Non dimenticate che i bambini, anche piccoli, sono tutt’occhi nell’osservare e nel registrare; si accorgono subito dei vostri cambiamenti d’umore. Sin dalla culla, appena giunti a distinguere la loro madre dalle altre donne, capiranno subito il potere che ha sui loro genitori un capriccio o uno strillo, e, nella loro innocente malizia, non si priveranno di abusarne. Guardatevi dunque da tutto quello che potrebbe diminuire la vostra autorità su di loro. Guardatevi dall’indebolire tale autorità con l’uso continuato e con l’insistenza noiosa delle raccomandazioni e delle osservazioni. Le loro orecchie finiranno per assuefarvisi e non ci faranno più caso.






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