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venerdì 31 marzo 2023

I SETTE DOLORI DELLA VERGINE MARIA


 

 

VENERDÌ DELL'ADDOLORATA, 

31/03/2023  Si celebra il venerdì che precede la Domenica delle Palme ed è una tradizione diffusa soprattutto al Centro-Sud dove si svolgono solenni processioni con il simulacro di Maria abbigliato a nero e trafitto dalla spada in segno di dolore per la Passione e Morte del Figlio

A Gallipoli, nel Salento, l’Addolorata (nella foto in alto), alle 12 in punto esce dalla Cattedrale e percorre tutta la città per fare rientro la sera quando dal bastione del porto benedice i marinai.

IL CULTO

La devozione alla Madonna Addolorata prese particolare consistenza a partire dalla fine dell’XI secolo e fu anticipatrice della celebrazione liturgica, istituita più tardi. Il Liber de passione Christi et dolore et planctu Matris eius di ignoto (erroneamente attribuito a s. Bernardo), costituisce l’inizio di una letteratura, che porta alla composizione in varie lingue del “Pianto della Vergine”. Testimonianza di questa devozione è il popolarissimo Stabat Mater in latino, attribuito a Jacopone da Todi, il quale compose in lingua volgare anche le famose Laudi; da questa devozione ebbe origine la festa dei “Sette Dolori di Maria SS.”

Nel secolo XV si ebbero le prime celebrazioni liturgiche sulla “compassione di Maria” ai piedi della Croce, collocate nel tempo di Passione. A metà del secolo XIII, nel 1233, sorse a Firenze l’Ordine dei frati “Servi di Maria”, fondato dai Ss. Sette Fondatori e ispirato dalla Vergine. L’Ordine che già nel nome si qualificava per la devozione alla Madre di Dio, si distinse nei secoli per l’intensa venerazione e la diffusione del culto dell’Addolorata; il 9 giugno del 1668, la S. Congregazione dei Riti permetteva all’Ordine di celebrare la Messa votiva dei sette Dolori della Beata Vergine, facendo menzione nel decreto che i Frati dei Servi, portavano l’abito nero in memoria della vedovanza di Maria e dei dolori che essa sostenne nella passione del Figlio. Successivamente, papa Innocenzo XII, il 9 agosto 1692 autorizzò la celebrazione dei Sette Dolori della Beata Vergine la terza domenica di settembre.

Ma la celebrazione ebbe ancora delle tappe, man mano che il culto si diffondeva; il 18 agosto 1714 la Sacra Congregazione approvò una celebrazione dei Sette Dolori di Maria, il venerdì precedente la Domenica delle Palme e papa Pio VII, il 18 settembre 1814 estese la festa liturgica della terza domenica di settembre a tutta la Chiesa, con inserimento nel calendario romano. Infine papa Pio X (1904-1914), fissò la data definitiva del 15 settembre, il giorno dopo la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, con memoria non più dei “Sette Dolori”, ma più opportunamente come “Beata Vergine Maria Addolorata”.

COM'È RAFFIGURATA L'ADDOLORATA?

  

Di solito è vestita di nero per la perdita del Figlio, con una spada o con sette spade che le trafiggono il cuore. L’abito nero dell’Addolorata è una tradizione importata nel Centro-Sud dell’Italia dalla dominazione spagnola. Altro soggetto molto rappresentato è la Pietà, penultimo atto della Passione, che sta fra la deposizione e la sepoltura di Gesù, in cui la Madre soregge sulle ginocchia il corpo del Figlio morto.

La processione dell'Addolorata a Gallipoli
La processione dell'Addolorata a Gallipoli

I RITI POPOLARI

In onore dell’Addolorata sono state composte diverse preghiere. La più famosa è quella che contempla i Sette Dolori di Maria, che corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Vangelo: 1) La profezia dell’anziano Simeone, quando Gesù fu portato al Tempio “E anche a Te una spada trafiggerà l’anima”. 2) La Sacra Famiglia è costretta a fuggire in Egitto “Giuseppe destatosi, prese con sé il Bambino e sua Madre nella notte e fuggì in Egitto”. – 3) Il ritrovamento di Gesù dodicenne nel Tempio a Gerusalemme “Tuo padre ed io angosciati ti cercavamo”. – 4) Maria addolorata, incontra Gesù che porta la croce sulla via del Calvario. – 5) La Madonna ai piedi della Croce in piena adesione alla volontà di Dio, partecipa alle sofferenze del Figlio crocifisso e morente. – 6) Maria accoglie tra le sue braccia il Figlio morto deposto dalla Croce. – 7) Maria affida al sepolcro il corpo di Gesù, in attesa della risurrezione.

La liturgia e la devozione hanno compilato anche le Litanie dell’Addolorata, ove la Vergine è implorata in tutte le necessità, riconoscendole tutti i titoli e meriti della sua personale sofferenza. La tradizione popolare ha identificato la meditazione dei Sette Dolori, nella pia pratica della Via Matris, che al pari della Via Crucis, ripercorre le tappe storiche delle sofferenze di Maria e sempre più numerosi sorgono questi itinerari penitenziali, specie in prossimità di Santuari Mariani, rappresentati con sculture, ceramiche, gruppi lignei, affreschi.

Le processioni penitenziali, tipiche del periodo della Passione di Cristo, comprendono anche la figura della Madre dolorosa che segue il Figlio morto, l’incontro sulla salita del Calvario, Maria posta ai piedi del Crocifisso; in certi Comuni le processioni devozionali, assumono l’aspetto di vere e proprie rappresentazioni altamente suggestive, specie quelle dell’incontro tra il simulacro di Maria vestita a lutto e quello di Gesù che trasporta la Croce insanguinato e sofferente.

In certe località queste processioni, che nel Medioevo diedero luogo anche a rappresentazioni sacre dette “Misteri”, assumono un’imponenza di partecipazione popolare, da costituire oggi un’attrattiva oltre che devozionale e penitenziale, anche turistica e folcloristica, a cominciare dalla grande processione barocca di Siviglia.

Preghiamo.
Commemorazione Sette Dolori B. M. V.

O Dio, nella tua passione, una spada di dolore ha trafitto, secondo la profezia di Simeone, l'anima dolcissima della gloriosa vergine e madre Maria: concedi a noi, che celebriamo con venerazione i dolori che l'hanno trafitta e la sua passione, per i gloriosi meriti e le preghiere dei santi fedeli ai piedi della croce, di ottenere il frutto felice della. tua passione:
Tu che sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

R. Amen.

giovedì 15 settembre 2016

L'ADDOLORATA

Ave Virgo Mater Dei,
nunc et semper memento mei+
Septem Dolorum Beatae Mariae Virginis

Inno 

O in qual mar di lacrime, 
in qual dolore si dibatte, 
mentre desolata, 
deposto dal legno sanguinante, 
fra le sue braccia 
la Vergine Madre contempla il Figlio!

La dolce bocca, il tenero petto, 
e il costato dolcissimo, 
e la destra trapassata, 
e la sinistra lacera, 
e i piedi coperti di sangue 
ella addolorata bagna di lacrime.

Cento volte, mille volte 
stringe fortemente 
quel petto e quelle braccia, 
e ne considera le piaghe; 
e così tutta si scioglie 
in baci di dolore.

Orsù, Madre, deh! 
per queste tue lacrime, 
e per la triste morte del tuo Figlio, 
per il sangue delle sue ferite, 
questo dolore del tuo cuore 
imprimilo nei nostri cuori.

Sia al Padre, e al Figlio, 
e al coeterno Spirito, 
sia alla sovrana Trinità 
gloria eterna, 
lode perenne e onore, 
ora e per tutti i secoli.
Amen.


Sermone di san Bernardo Abate
Sermone sulle dodici stelle
Il martirio della Vergine ci è rivelato tanto dalla profezia di Simeone quanto dalla storia medesima della passione del Signore. «Egli è posto (disse il santo vegliardo del bambino Gesù) per segno di contradizione; e anche a te (rivolto poi a Maria) trapasserà l'anima una spada» (Luc. 2,34). 
Si, o Madre beata, essa ha veramente trapassato l'anima tua. Perché non passando che per questa, ha potuto penetrare la carne del tuo Figlio. E certo dopo che quel tuo Gesù ebbe reso lo spirito, la lancia crudele, aprendogli il costato, non giunse già all'anima di lui, sibbene trapassò l'anima tua. Infatti l'anima di lui non c'era più là, ma la tua non se ne poteva distaccare.


La violenza del dolore ha dunque trapassata la tua anima, Così che non immeritamente noi ti proclamiamo più che Martire, avendo il sentimento della compassione sorpassato in te tutte le sofferenze che può sostenere il corpo. E non ti fu forse più che una spada quella parola che trapassò realmente la tua anima «e giunse fino alla divisione dell'anima e dello spirito» (Hebr. 1,12). «Donna, ecco il suo figlio?» (Joann.19,26). 
Quale scambio! Ti si dà Giovanni invece di Gesù, il servo invece del Signore, il discepolo invece del Maestro, il figlio di Zebedeo per il figlio di Dio, un semplice uomo per il vero Dio! Come non avrebbe trapassata la tua sensibilissima anima questa parola, quando il solo ricordo spezza i nostri cuori, sebbene di sasso e d'acciaio?


Non vi meravigliate, o fratelli, nel sentir dire che Maria fu Martire nell'anima. Si meravigli chi non ricorda d'aver udito Paolo annoverare fra i più grandi delitti dei Gentili d'essere stati «senza affezione» (Rom. 1,31). Ciò fu lungi dal cuore di Maria, e sia pure lungi dai suoi servi. 

Ma forse qualcuno dirà: Non sapeva ella che sarebbe morto? Senza dubbio. Non sperava forse che sarebbe risuscitato? Con tutta la fede. E nonpertanto fu afflitta nel vederlo crocifisso? E profondamente. Ma chi sei tu, o fratello, e donde viene la tua saggezza, per meravigliarti più di veder Maria compatire che di vedere il Figlio di Maria patire? Egli poté morire nel corpo; e questa non poteva morire con lui nel cuore? Egli morì per una carità che nessuno sorpasserà mai: ed anche il martirio di lei ebbe principio da una carità che dopo quella, non ce ne fu mai l'uguale.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Omelia di sant'Ambrogio Vescovo
Sulla Form, delle Vergini c. 7
La Madre stava presso la croce, e, mentre gli uomini fuggivano, ella restava intrepida. Guardate se la Madre di Gesù poteva diventar timida, non avendo cangiato sentimenti. Contemplava con occhi pietosi le ferite del Figlio, che sapeva essere la redenzione di tutti. Non era indegna d'assistere a tanto spettacolo questa Madre, che non avrebbe temuto per la propria vita. Il Figlio pendeva dalla croce, la Madre si offriva ai carnefici.



Lettera 25 alla Chiesa di Vercelli, verso la fine

La Madre del Signore, Maria stava in piedi davanti alla croce del Figlio. Nessun altro me l'ha detto fuori di san Giovanni Evangelista, Gli altri raccontano come durante la passione del Signore la terra tremò, il cielo si ricopri di tenebre, il sole si oscurò, il ladrone, dopo l'umile confessione, fu ricevuto in paradiso. Ma Giovanni mi ha detto quel che non dicono gli altri, come cioè egli già sulla croce chiamò la Madre. Egli sembra dare più importanza ai doveri di pietà che Gesù, vincitore dei supplizi, rendeva a sua Madre, che alla promessa stessa del regno dei cieli. Infatti se muove a tenerezza il perdono che riceveva il ladrone, è ancora assai più tenero lo spettacolo del Figlio che onora sua Madre di tanto affetto.


Ecco, dice, il tuo figlio: «ecco la madre tua» (Joann. 19,26). Cristo faceva testamento dalla croce, e divideva i doveri della pietà fra la madre e il discepolo. Il Signore faceva non soltanto un testamento generale, ma anche quello in favore della sua famiglia; e questo testamento lo registrava Giovanni, degno testimone di tanto testatore. Testamento ottimo, non di danaro, ma di vita eterna; scritto non colla penna, ma collo Spirito del Dio vivente, che dice: «La mia lingua è penna di scrivano che scrive velocemente» (Ps. 44,2).
V. Gloria al Padre, e alla Madre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

venerdì 11 aprile 2014

Festa della SS.ma Vergine Addolorata.




I  SETTE  DOLORI  DI  MARIA  SANTISSIMA

La compassione della Madonna.
La pietà degli ultimi tempi ha consacrato in una maniera speciale questo giorno alla memoria dei dolori che Maria provò ai piedi della Croce del suo divin Figliolo. La seguente settimana è interamente dedicata alla celebrazione dei Misteri della Passione del Salvatore, e sebbene il ricordo di Maria che soffre insieme a Gesù sia sovente presente al cuore del fedele, il quale segue piamente tutti gli atti di questo dramma, tuttavia i dolori del Redentore e lo spettacolo della giustizia divina che s'unisce a quello della misericordia per operare la nostra salvezza, assillano troppo la mente, perché sia possibile onorare come merita il mistero della compassione di Maria ai patimenti di Gesù. Conveniva perciò che fosse scelto un giorno, nell'anno, per adempiere a questo dovere; e quale giorno meglio si addiceva del Venerdì della presente settimana, ch'è di per se stesso interamente dedicato al culto della Passione del Figlio di Dio?
Storia di questa festa.
Fin dal XV secolo, nel 1423, un arcivescovo di Colonia, Thierry de Meurs, inaugurava tale festa nella sua chiesa con un decreto sinodale[1]. Successivamente si propagò, sotto diversi nomi, nelle regioni cattoliche, con tolleranza della Sede Apostolica; fino a che il Papa Benedetto XIII, con decreto del 22 agosto 1727, non l'inserì solennemente nel calendario della Chiesa universale, sotto il nome diFesta dei sette Dolori della Beata Vergine Maria. In tal giorno dunque la Chiesa vuole onorare Maria addolorata ai piedi della Croce. Fino all'epoca in cui il Papa non estese all'intera cristianità la Festa, col titolo suindicato, essa veniva designata con differenti nomi: La Madonna della Pietà, La Madonna Addolorata, La Madonna dello Spasimo; in una parola, questa festa era già sentita dalla pietà del popolo, prima che fosse consacrata dalla Chiesa.


Maria Corredentrice.
Per ben comprendere l'oggetto, e meglio compiere in questo giorno, verso la Madre di Dio e degli uomini i doveri che le sono dovuti, dobbiamo ricordare che Dio, nei disegni della sua sovrana Sapienza, ha voluto in tutto e per tutto associare Maria alla restaurazione del genere umano. Tale mistero ci mostra un'applicazione della legge che rivela tutta la grandezza del piano divino; ed ancora una volta ci fa vedere il Signore sconfiggere la superbia di Satana col debole braccio di una donna. Nell'opera della salvezza, noi costatiamo tre interventi di Maria, tre circostanze, nelle quali è chiamata ad unire la sua azione a quella stessa di Dio.

La prima, nell''Incarnazione del Verbo, il quale non assume carne in lei se non dopo averne ottenuto il consenso con quel solenne FIAT che salvò il mondo; la seconda, nel Sacrificio di Gesù Cristo sul Calvario, ove ella assiste per partecipare all'offerta espiatrice; la terza, nel giorno della Pentecoste, quando riceve lo Spirito Santo come lo ricevettero gli Apostoli, per potere adoperarsi efficacemente alla fondazione della Chiesa. Nella festa dell'Annunciazione esponemmo la parte ch'ebbe la Vergine di Nazaret al più grande atto che piacque a Dio intraprendere per la sua gloria, e per il riscatto e la santificazione del genere umano. In seguito avremo occasione di mostrare la Chiesa nascente che si sviluppa e s'ingigantisce sotto l'influsso della Madre di Dio. Oggi dobbiamo descrivere la parte che toccò a Maria nel mistero della Passione di Gesù, spiegare i dolori che sopportò presso la Croce, ed i nuovi titoli che ivi acquistò alla nostra filiale riconoscenza.
La predizione di Simeone.
Il quarantesimo giorno dopo la nascita di Gesù, la Beata Vergine venne a presentare il Figlio al Tempio. Questo fanciullo era atteso da un vegliardo, che lo proclamò "luce delle nazioni e gloria d'Israele". Ma, volgendosi poi alla madre, le disse: "(Questo fanciullo) è posto a rovina e risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anche a te una spada trapasserà l'anima" (Lc 2,34-35). L'annuncio dei dolori alla madre di Gesù ci fa comprendere che le gioie natalizie erano cessate, ed era Venuto il tempo delle amarezze per il figlio e per la madre. Infatti, dalla fuga in Egitto fino a questi giorni in cui la malvagità dei Giudei va macchinando il più grave dei delitti, quale fu lo stato del figlio, umiliato, misconosciuto, perseguitato e saziato d'ingratitudini? Quale fu, per ripercussione, il continuo affanno e la costante angoscia del cuore della più tenera delle madri? Noi oggi, prevenendo il corso degli eventi, facciamo un passo avanti ed arriviamo subito al mattino del Venerdì Santo.
Maria, il Venerdì Santo.
Maria sa che questa stessa notte suo figlio è stato tradito da un suo discepolo, da uno che Gesù aveva scelto a suo confidente, ed al quale ella stessa, più d'una volta, aveva dato segni della sua materna bontà. Dopo una crudele agonia, s'è visto legare come un malfattore, e la soldatesca l'ha condotto da Caifa, suo principale nemico. Di là l'hanno portato al governatore romano, la cui complicità era necessaria ai prìncipi dei sacerdoti e ai dottori della legge, perché potessero versare, secondo il loro desiderio, il sangue innocente. Maria si trova allora a Gerusalemme, attorniata dalla Maddalena e da altre seguaci del Figlio; ma esse non possono impedire che le grida di quel popolo giungano fino a lei. Del resto, chi potrebbe far scomparire i presentimenti nel cuore d'una tal madre? In città non tarda a spargersi la voce che Gesù Nazareno è stato consegnato al governatore per essere crocifisso. Si terrà forse in disparte Maria, in questo momento in cui tutto un popolo s'è mosso per accompagnare coi suoi insulti fino al Calvario, questo Figlio di Dio che ha portato nel suo seno ed ha nutrito del suo latte? Ben lungi da tale viltà, si leva e si mette in cammino, fino a portarsi al passaggio di Gesù.

L'aria risuonava di schiamazzi e di bestemmie. La moltitudine che precedeva e seguiva la vittima era composta da gente feroce od insensibile; solo un gruppetto di donne faceva sentire i suoi dolorosi lamenti, e per questa compassione meritò d'attirare su di sé gli sguardi di Gesù. Poteva Maria, dinanzi alla sorte del suo figlio dimostrarsi meno sensibile di queste donne, che avevano con lui solo legami di ammirazione o di riconoscenza? Insistiamo su questo punto, per dimostrare quanto abbiamo in orrore il razionalismo ipocrita che, calpestando tutti i sentimenti del cuore e le tradizioni della pietà cattolica ha tentato, sia in Oriente che in Occidente, di mettere in dubbio la verità della Stazione della Via dolorosa, che segna il punto d'incontro del figlio e della madre. Questa setta che non osa negare la presenza di Maria ai piedi della Croce, perché il Vangelo è troppo esplicito al riguardo, piuttosto di rendere omaggio all'amore materno più devoto che mai sia esistito, preferisce dare ad intendere che, mentre le figlie di Gerusalemme si mostrarono intrepide al passaggio di Gesù, Maria si recò al Calvario per altra via.
Lo sguardo di Gesù e di Maria.
Il nostro cuore di figli tratterà con più giustizia la donna forte per eccellenza. Chi potrebbe dire il dolore e l'amore che espressero i suoi sguardi, quando s'imbatterono in quelli del figlio carico della Croce? e dire con quale tenerezza e con quale rassegnazione rispose Gesù al saluto della madre? e con quale affetto Maddalena e le altre sante donne sostennero fra le loro braccia colei che doveva ancora salire il Calvario, per ricevere l'ultimo respiro del suo dilettissimo figlio? Il cammino è ancora lungo sulla Via dolorosa, dalla quarta alla decima Stazione, e se fu irrigato dal sangue del Redentore, fu anche bagnato dalle lacrime della madre sua.
La Crocifissione.
Gesù e Maria sono giunti sulla sommità della collina che servirà da altare al più augusto dei sacrifici; ma il divino decreto ancora non permette alla madre d'accostarsi al figlio; solo quando sarà pronta la vittima, s'avanzerà colei che deve offrirla. Mentre aspetta questo solenne momento, quali scosse per la Vergine ad ogni colpo di martello che inchioda sul patibolo le delicate membra del suo Gesù! E quando finalmente le sarà permesso d'avvicinarsi a lui col prediletto Giovanni, la Maddalena e le compagne, quali indicibili tormenti proverà il cuore di questa madre nell'alzare gli occhi e nello scorgere, attraverso il pianto, il corpo lacerato del figlio, stirato violentemente sul patibolo, col viso coperto di sangue e imbrattato di sputi, e col capo coronato da un diadema di spine!

Ecco dunque il Re d'Israele, del quale l'Angelo le aveva preannunziato le grandezze; ecco il figlio della sua verginità, colui che ella ha amato come suo Dio e insieme come frutto benedetto del suo seno! Per gli uomini, più che per sé, ella lo concepì, lo generò, lo nutrì; e gli uomini l'hanno ridotta in questo stato! Oh, se, con uno di quei prodigi che sono in potere del Padre celeste, potesse essere reso all'amore di sua madre, e se la giustizia alla quale s'è degnato di pagare tutti i nostri debiti volesse accontentarsi di ciò che egli ha sofferto! Ma no, deve morire, ed esalare lo spirito in mezzo alla più crudele agonia.
Il martirio di Maria.
Dunque Maria è ai piedi della Croce per ricevere l'addio del figlio, che sta per separarsi da lei; fra qualche istante, di questo suo amatissimo figlio non le resterà che un corpo inanimato e coperto di piaghe. Ma cediamo qui la parola a san Bernardo, del cui linguaggio si serve oggi la Chiesa nell'Ufficio del Mattutino: "Oh, Madre, egli esclama, considerando la violenza del dolore che ha trapassata l'anima tua, noi ti proclamiamo più che martire, perché la compassione che hai provato per tuo figlio, sorpassa tutti i patimenti che il corpo può sopportare. Non è forse stata più penetrante d'una spada per la tua anima quella parola: Donna ecco il figlio tuo?Scambio crudele! in luogo di Gesù, ricevi Giovanni; in luogo del Signore, il servo; in luogo del Maestro, il discepolo; in luogo del figlio di Dio, il figlio di Zebedeo: un uomo, insomma, in luogo d'un Dio! Come poté la tua anima sì tenera non essere ferita, quando i cuori nostri, i nostri cuori di ferro e di bronzo, si sentono lacerati al solo ricordo di quello. che dovette allora soffrire il tuo? Perciò non vi meravigliate, fratelli miei, di sentir dire che Maria fu martire nella sua anima. Di nulla dobbiamo stupirci, se non di colui che avrà dimenticato ciò che san Paolo annovera tra i più gravi delitti dei Gentili, l'essere stati disamorati. Ma un tale difetto è lungi dal cuore di Maria; che sia lungi anche dal cuore di coloro che l'onorano!" (Discorso delle dodici stelle).

Nella mischia dei clamori e degl'insulti che salgono fino al figlio elevato sulla Croce, nell'aria, Maria ascolta quella parola che scende dall'alto fino a lei e l'ammonisce che d'ora in poi non avrà altro figlio sulla terra che quello di adozione. Le gioie materne di Betleem e di Nazaret, gioie così pure e sì spesso turbate dalla trepidazione, sono compresse nel suo cuore e si cambiano in amarezza. Era la madre d'un Dio, e suo figlio le è stato tolto dagli uomini! Alza per un'ultima volta i suoi sguardi al caro Figlio, e lo vede in preda ad un'ardentissima sete, e non può ristorarlo; contempla i suoi occhi che si spengono, il capo che si reclina sul petto: tutto è consumato!
La ferita della lancia.
Maria non s'allontana dall'albero del dolore, all'ombra del quale è stata trattenuta fino adesso dal suo amore materno; ma quali crudeli emozioni l'attendono ancora! Sotto i suoi occhi, s'avvicina un soldato a trapassare con una lanciata il costato del figlio suo appena spirato. "Ah, dice ancora san Bernardo, il tuo cuore, o madre, è trapassato dal ferro di quella lancia ben più che il cuore del figlio tuo, che ha già reso l'ultimo suo anelito. Non c'è più la sua anima; ma c'è la tua, che non può distaccarsene" (Ibidem).

L'invitta madre rimane immobile a custodire i sacri resti del figlio; coi suoi occhi lo vede distaccare dalla Croce; e quando alla fine gli amici di Gesù, con tutte le attenzioni dovute al figlio ed alla madre, glielo rendono così come la morte l'ha ridotto, ella lo riceve sulle sue ginocchia, che una volta furono il trono sul quale ricevette gli omaggi dei prìncipi dell'Oriente. Chi potrà contare i sospiri ed i singhiozzi di questa madre, che stringe al cuore la spoglia esamine del più caro dei figli? Chi conterà le ferite, di cui è coperto il corpo della vittima universale?
La sepoltura di Gesù.
Ma l'ora passa; il sole declina sempre più verso il tramonto: bisogna affrettarsi a rinchiudere nel sepolcro il corpo, di colui ch'è l'autore della vita. La madre di Gesù raccoglie in un ultimo bacio tutta la forza del suo amore, ed oppressa da un dolore immenso come il mare, affida l'adorabile corpo a chi, dopo averlo imbalsamato, lo distenderà sulla pietra della tomba. Chiuso il sepolcro, accompagnata da Giovanni suo figlio adottivo, dalla Maddalena, dai due discepoli che hanno assistito ai funerali e dalle altre pie donne, Maria rientra nella città maledetta.
La novella Eva.
Vedremo noi, in tutti questi fatti, solo lo spettacolo delle sofferenze sopportate dalla madre di Gesù, vicino alla Croce del figlio? Non aveva forse Dio una intenzione, nel farla assistere di persona alla morte del Figlio? E perché non la tolse da questo mondo, come Giuseppe, prima del giorno della morte di Gesù, senza causare al suo cuore materno un'afflizione superiore a quella di tutte la madri prese insieme, che si sarebbero succedute da Eva in poi, lungo il corso dei secoli? Dio non l'ha fatto, perché la novella Eva aveva una parte da compiere ai piedi dell'albero della Croce. Come il Padre celeste attese il suo consenso prima d'inviare sulla terra il Verbo eterno, così pure richiese l'obbedienza ed il sacrificio di Maria per l'immolazione del Redentore. Non era il bene più caro di questa incomparabile madre, quel figlio che aveva concepito solo dopo aver accondisceso alla divina proposta? Ma il cielo non poteva riprenderselo, senza che lei stessa lo donasse.
Quale terribile conflitto scoppiò allora in quel cuore sì amante! L'ingiustizia e la crudeltà degli uomini stanno per rapirle il figlio: come può lei, la madre, ratificare, col suo assenso la morte di chi ama d'un duplice amore, come suo figlio e come suo Dio? D'altra parte, se Gesù non viene immolato, il genere umano continua a rimanere preda di Satana, il peccato non è riparato, ed invano lei è divenuta la madre d'un Dio. Per lei sola sarebbero gli onori e le gioie; e noi saremmo abbandonati alla nostra triste sorte. Che farà, allora, la Vergine di Nazaret, dal cuore così grande, la creatura sempre immacolata, i cui affetti non furono mai intaccati dall'egoismo che s'infiltra così facilmente nelle anime nelle quali è regnato il peccato originale? Maria, per la sua dedizione unendosi per gli uomini al desiderio di suo figlio, che non brama che la loro salvezza, trionfa di se stessa: una seconda volta pronuncia il suo FIAT, ed acconsente all'immolazione del figlio. Non è più la giustizia di Dio che glielo rapisce, ma è lei che lo cede: e, quasi a ricompensa, viene innalzata a un piano di grandezza che mai la sua umiltà avrebbe potuto concepire. Un'ineffabile unione si crea fra l'offerta del Verbo incarnato e quella di Maria; scorrono insieme il sangue divino e le lacrime della madre, e si mescolano per la redenzione del genere umano.
La fortezza di Maria.
Comprendete ora la condotta di questa Madre ed il coraggio che la sostiene. Ben differente da quell'altra madre di cui parla la Scrittura, la sventurata Agar, la quale dopo aver cercato invano di spegnere la sete d'Ismaele, ansimante sotto la canicola solare del deserto, fugge per non vedere morire il figlio, Maria inteso che il suo è condannato a morte, si alza, corre sulle sue tracce fin che non lo ritrova e l'accompagna al luogo ove dovrà spirare. Ed in quale atteggiamento rimane ai piedi della Croce di questo figlio? La vediamo forse venir meno e svenire? L'inaudito dolore che l'opprime l'ha forse fatta cascare al suolo, o fra le braccia di quelli che l'attorniano? No; il santo Vangelo risponde con una sola parola a tutte queste domande: "Maria stava (in piedi) accanto alla Croce". Come il sacrificatore sta eretto dinanzi all'altare, così Maria, per offrire un sacrificio come il suo, conserva il medesimo atteggiamento. Sant'Ambrogio, che col suo tenero spirito e la profonda intelligenza dei misteri, ci ha tramandato preziosissimi trattati del carattere di Maria, esprime tutto in queste poche parole: "Ella rimase ritta in faccia alla Croce, contemplando coi suoi occhi il figlio, ed aspettando, non la morte del caro figlio, ma la salvezza del mondo" (Comment. su san Luca. c. xxiii).


Maria, madre nostra.
Così la Madre dei dolori lungi dal maledirci, in un simile momento, ci amava e sacrificava a nostra salvezza perfino i ricordi di quelle ore di felicità che aveva gustate nel figliol suo. Facendo tacere lo strazio del suo cuore materno, ella lo rendeva al Padre come una sacro deposito che le aveva affidato. La spada penetrava sempre più nell'intimo dell'anima sua; ma noi eravamo salvi: da semplice creatura, essa cooperò insieme col figlio alla nostra salute. Dopo di ciò, ci meraviglieremo sé Gesù scelse proprio questo momento per eleggerla Madre degli uomini, nella persona di Giovanni che rappresentava tutti noi? Mai, come allora, il Cuore di Maria era aperto in nostro favore. Sia dunque, ormai, l'Eva novella, la vera "Madre dei viventi". La spada, trapassando il suo Cuore immacolato, ce ne ha spalancata la porta. Nel tempo e nell'eternità, Maria estenderà anche a noi l'amore che porta a suo figlio, perché da questo momento ha inteso da lui che anche noi le apparteniamo. A riscattarci è stato il Signore: a cooperare generosamente al nostro riscatto è stata la Madonna.
Preghiera.
"Con tale confidenza, o Madre afflitta, oggi noi veniamo con la santa Chiesa, a renderti il nostro filiale ossequio. Tu partoristi senza dolore Gesù, frutto dal tuo ventre; ma noi, tuoi figli adottivi, siamo penetrati nel tuo Cuore per mezzo della lancia. Con tutto ciò amaci, o Maria, corredentrice degli uomini! E come potremmo noi non cantare all'amore del tuo Cuore sì generoso, quando sappiamo che per la nostra salvezza ti sei unita al sacrificio del tuo Gesù? Quali prove non ci hai costantemente date della tua materna tenerezza, tu che sei la Regina di misericordia, il rifugio dei peccatori, l'avvocata instancabile di tutti noi miseri? Deh! o Madre, veglia su noi; fa' che sentiamo e gustiamo la dolorosa Passione di tuo figlio. Non si svolse, essa, sotto i tuoi occhi? non vi prendesti parte? Facci dunque penetrare tutti i misteri, affinché le nostre anime, riscattate dal sangue di Gesù, e lavate dalle tue lacrime, si convertano finalmente al Signore e perseverino d'ora innanzi nel suo santo servizio".


[1] Labbe, Concilies, t. XII p. 365. - Il decreto esponeva la ragione dell'istituzione di tale festa: "Onorare l'angoscia che provò Maria quando il Redentore s'immolò per noi e raccomandò questa Madre benedetta a Giovanni, ma soprattutto affinché sia repressa la perfidia degli empi eretici Ussiti".

da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 661-669

lunedì 25 novembre 2013

Alla stazione di Ancona

La semplicità dei racconti popolari hanno un sapore speciale. 


Miracolo fatto dalla Vergine 

Addolorata: 

-A tre miglia da Castelpetroso, in provincia di Campobasso, la tredicenne Maria Grazia Estasia Bibiana, stava guardando le pecore, in compagnia della madre, vicino ad un vecchio convento, quando improvvisamente apparve loro la Vergine Addolorata che le disse: " Venite con me nella vecchia Chiesa, dove mio figlio deve celebrare la Messa ed io la debbo servire". Andarono le due donne, e finito il Divino Servizio, la Vergine così parlò: "Mio Figlio è disgustato con la gente del mondo, poiché si commettono troppi peccati, il vizio trionfa ovunque e la religione è trascurata; terribili terremoti, peste , fame e guerra, metteranno l'umanità a dolorose prove. Va in Chiesa, non peccare, confessati regolarmente e fa la Comunione almeno una volta all'anno, così Egli perdonerà i tuoi peccati". E così detto, la Vergine scomparve.





Un miracolo più recente avvenne il 30 Giugno 1889. Alla stazione di Ancona quando il treno per Roma stava per partire, apparve una Signora, in lutto, che, non avendo il denaro necessario al viaggio, dovette rimanere a terra. Il treno partì, ma poco dopo si fermò e, nonostante vi fossero aggiunte 5 altre macchine, non vi fu modo di farlo muovere. 
Un certo Cavaliere Morelli, che alla stazione aveva notato la dama in lutto, tornò indietro e si offerse di pagarle il biglietto, offerta che fu accettata, a condizione che Essa potesse viaggiare sola. Il gentiluomo pagò 47 lire per un biglietto di prima classe e, non appena la Signora mise piede sul treno, questo partì come per incanto, tra lo stupore e la meraviglia di tutti. 
Arrivati a Roma, volendo il Cavaliere Morelli salutare la Signora, si recò nel vagone ove essa aveva preso posto, ma lo scompartimento era vuoto; sul sedile egli trovò 2000 lire in moneta, ed un biglietto, scritto in lettere d'oro, che diceva: "Io sono la Vergine Addolorata, e desidero dire ai peccatori del mondo che si devono convertire, credere in Dio e servirlo, altrimenti una grande calamità cadrà presto sulla Cristianità."


Sua Santità il Papa, il 2 Ottobre del 1889, ricevette una lettera in cui era scritto che, se per il futuro, il popolo non avesse rinunciato al demonio ed al mal fare e non avesse fatto promessa solenne di vivere bene, secondo la legge di Dio, sarebbe stato distrutto. 

Questa Lettera, mandata al Papa da Nostro Signore Gesù Cristo, confermava il miracolo della Vergine Addolorata di Ancona e diceva che nel Venerdì Santo, nessun visitatore si era recato al Santo Sepolcro; diceva inoltre che il popolo deve ricordare il Giorno del Giudizio, quando i Fedeli saranno premiati con la gloria del Paradiso ed i cattivi saranno cacciati in un tormento di fuoco e di indicibili sofferenze.

AMDG et DVM

mercoledì 11 settembre 2013

Festa della Madonna Addolorata


Fatima (Portogallo), 15 settembre 1989. 
Festa della Madonna Addolorata.

Grande è il mio dolore.

«Partecipate, figli prediletti, al mio dolore.
Sono la vostra Madre addolorata.
Il mio Cuore Immacolato viene trapassato da spine numerose e dolorose.
Il dominio del mio Avversario si è fatto ogni giorno più grande ed il suo potere si espande nei cuori e nelle anime.
Una densa tenebra è ormai scesa sul mondo.
È la tenebra del rifiuto ostinato di Dio È la tenebra del peccato commesso, giustificato e non più confessato.
È la tenebra della lussuria e della impurità.
È la tenebra dell'egoismo sfrenato e dell'odio, della divisione e della guerra.
È la tenebra della perdita della fede e della apostasia.
Nel Calice del mio Cuore Immacolato Io raccolgo, ancora oggi, tutto il dolore di mio figlio Gesù, che misticamente rivive le ore sanguinose della sua agonia.

Nuovo Getsemani per Gesù è vedere oggi la sua Chiesa così violata e deserta, dove la maggior parte dei Pastori dorme nella indifferenza e nella tiepidezza, mentre altri ripetono il gesto di Giuda e tradiscono per sete di potere e di denaro.
Esulta il Drago di fronte alla vastità della sua conquista, con l'aiuto della bestia nera e della bestia simile a un agnello [massoneria civile ed ecclesiastica], in questi vostri giorni, in cui il diavolo si è scatenato contro di voi, sapendo che gli resta poco tempo.
Per questo sono giunti anche i giorni del mio grande dolore.



- Grande è il mio dolore nel vedere mio figlio Gesù ancora vilipeso e flagellato nella sua Parola, rifiutata per orgoglio e dilaniata da umane e razionalistiche interpretazioni.
- Grande è il mio dolore nel contemplare Gesù, realmente presente nella Eucarestia, sempre più dimenticato, abbandonato, offeso e calpestato.
- Grande è il mio dolore nel vedere la mia Chiesa divisa, tradita, spogliata e crocifissa.
- Grande è il mio dolore nel vedere il mio Papa che soccombe sotto il peso di una pesantissima Croce, mentre viene circondato dalla completa indifferenza da parte di vescovi, sacerdoti e fedeli.
- Grande è il mio dolore per un numero sempre più vasto di miei poveri figli, che percorre la strada del male e del peccato, del vizio e dell'impurità, dell'egoismo e dell'odio, con il grande pericolo di perdersi eternamente nell'inferno.
Allora oggi domando a voi, figli consacrati al mio Cuore Immacolato, quanto, in questo stesso luogo nel maggio 1917, ho chiesto ai miei tre piccoli bambini Lucia, Giacinta e Francesco, a cui sono apparsa.

- Volete anche voi offrirvi vittime al Signore, sull'altare del mio Cuore Immacolato, per la salvezza di tutti i miei poveri figli peccatori?

Se accogliete questa mia richiesta, dovete fare quanto ora vi domando.
*Pregate sempre di più, specialmente con il santo Rosario.
*Fate frequenti ore di adorazione e di riparazione Eucaristica.
*Accogliete con amore tutte le sofferenze che il Signore vi manda.
*Diffondete senza paura i messaggi che Io vi dono, come Celeste Profetessa di questi vostri ultimi tempi.
Se sapeste il castigo che vi attende, se chiudete ancora la porta dei vostri cuori alla voce angosciata della vostra Mamma Celeste!
**Poiché il Cuore divino di mio figlio Gesù ha affidato al mio Cuore Immacolato l'ultimo ed estremo tentativo per condurvi tutti alla salvezza».
MSM