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mercoledì 14 settembre 2022

Esaltazione della Santa Croce e i 7 dolori della Beatissima Vergine Maria Addolorata...

 


Graduale
Dolorósa et lacrimábilis es, Virgo María, stans iuxta Crucem Dómini Iesu, Fílii tui, Redemptóris.
V. Virgo Dei Génetrix, quem totus non capit orbis, hoc crucis fert supplícium, auctor vitæ factus homo. Allelúia, allelúia.
V. Stabat sancta María, cœli Regína et mundi Dómina, iuxta Crucem Dómini nostri Iesu Christi dolorósa.

Sequentia
Stabat Mater dolorósa
Iuxta Crucem lacrimósa,
Dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,
Contristátam et doléntem
Pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta
Fuit illa benedícta
Mater Unigéniti!

Quæ mærébat et dolébat,
Pia Mater, dum vidébat
Nati pœnas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
In tanto supplício?

Quis non posset contristári,
Christi Matrem contemplári
Doléntem cum Fílio?

Pro peccátis suæ gentis
Vidit Iesum in torméntis
Et flagéllis súbditum.

Vidit suum dulcem
Natum Moriéndo desolátum,
Dum emísit spíritum.

Eia, Mater, fons amóris,
Me sentíre vim dolóris
Fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum
In amándo Christum Deum,
Ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo válida.

Tui Nati vulneráti,
Tam dignáti pro me pati,
Pœnas mecum dívide.

Fac me tecum pie flere,
Crucifíxo condolére,
Donec ego víxero.

Iuxta Crucem tecum stare
Et me tibi sociáre
In planctu desídero.

Virgo vírginum præclára.
Mihi iam non sis amára:
Fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,
Passiónis fac consórtem
Et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,
Fac me Cruce inebriári
Et cruóre Fílii.

Flammis ne urar succénsus,
Per te, Virgo, sim defénsus
In die iudícii.

Christe, cum sit hinc exíre.
Da per Matrem me veníre
Ad palmam victóriæ.

Quando corpus moriétur,
Fac, ut ánimæ donétur
Paradísi glória.
Amen.
11
Graduale
Addolorata e piangente, Vergine Maria, ritta stai presso la croce del Signore Gesù Redentore, Figlio tuo.
V. O Vergine Madre di Dio, Colui che il mondo intero non può contenere, l'Autore della vita, fatto uomo, subisce questo supplizio della croce! Alleluia, alleluia.
V. Stava Maria, Regina del cielo e Signora del mondo, addolorata presso la croce del Signore.

Sequentia
Stava di dolore piena e di pianto
la Madre presso la croce,
da cui pendeva il Figlio.

L'anima di Lei gemente,
di tristezza e di dolore piena,
una spada trafiggeva.

Oh! quanto triste ed afflitta
fu la benedetta
Madre dell'Unigenito!

S'affliggeva, si doleva
la pia Madre contemplando
le pene del Figlio augusto.

E chi non piangerebbe
mirando la Madre di Cristo
in tanto supplizio?

E chi non s'attristerebbe
vedendo la Madre di Cristo
dolente insieme al Figlio?

Per i peccati del popolo suo
Ella vide Gesù nei tormenti
e ai flagelli sottoposto.

Ella vide il dolce Figlio,
morire desolato,
quando emise lo spirito.

Orsù, Madre fonte d'amore,
a me pure fa' sentire l'impeto del dolore,
perché teco io pianga.

Fa' che nell'amar Cristo, mio Dio,
così arda il mio cuore
che a Lui io piaccia.

Santa Madre, deh! tu fa'
che le piaghe del Signore
forte impresse siano nel mio cuore.

Del tuo Figlio straziato,
che tanto per me s'è degnato patire,
con me pure dividi le pene.

Con te fa' che pio io pianga
e col Crocifisso soffra,
finché avrò vita.

Stare con te accanto alla Croce,
a te associarmi nel piangere
io desidero.

O Vergine, delle vergini la più nobile,
con me non esser dura,
con te fammi piangere.

Fammi della morte di Cristo partecipe,
e della sua passione consorte;
e delle sue piaghe devoto.

Fammi dalle piaghe colpire,
dalla Croce inebriare
e dal Sangue del tuo.

Perché non arda in fiamme
ma da te sia difeso, o Vergine,
nel dì del giudizio

O Cristo, quando dovrò di qui partire,
deh! fa', per la tua Madre,
che al premio io giunga.

E quando il corpo perirà,
fa' che all'anima
la gloria del cielo sia data.
Amen.


AMDG et DVM

martedì 7 aprile 2020

Almeno voi miei prediletti, restate con Me sotto la Croce

GUARDERANNO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO – PHILOSOPHICA

GUARDERANNO A COLUI CHE HANNO TRAFITTO

una lancia gli colpì il fianco
e subito ne uscì sangue e acqua

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Capoliveri (Livorno), 14 aprile 1995. 
Venerdì Santo.
Lacrime e sangue.

«Guardate oggi a Colui che hanno trafitto.

Figli prediletti, vivete questo giorno con Me, Madre addolorata della Passione.
Quanto sangue hanno visto i miei occhi piangenti in questo giorno!
Mio figlio Gesù è ridotto dalla flagellazione tutto una piaga. I terribili flagelli romani hanno
inciso nel suo corpo ferite profonde, da cui esce in abbondanza il sangue che lo ricopre di un
manto purpureo.

La corona di spine trafigge il suo capo, da cui sgorgano rivoli di sangue, che scende, ricopre e
sfigura il suo volto. "Tanto era sfigurato per essere di uomo il suo aspetto". (Is. 52,13).
I chiodi gli trapassano mani e piedi ed il sangue esce a fiotti e scende sul legno della Croce.
Durante le tre ore di straziante agonia, con Giovanni e le pie donne, Io resto sotto la Croce ed
insieme veniamo bagnati dal suo sangue prezioso.
Poi, dopo avere emesso il suo ultimo respiro, il centurione romano gli trafigge con la lancia il
costato, da cui esce sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della vostra rinascita.
Da questa fonte nasce la Chiesa; nasce nella culla formata dal sangue del Figlio e dalle lacrime
della Madre.

Lacrime e sangue. Sono il prezzo del vostro riscatto; sono il segno di un immenso patire; sono
il dono della divina Misericordia che è scesa a rinnovare tutto il mondo.
Oggi voi vivete un nuovo venerdì santo.
E quanto sangue ancora scende dagli occhi piangenti della vostra Mamma Celeste!
È il sangue dei bambini uccisi nel seno delle loro madri; è il sangue versato da tutte le vittime
della violenza e dell'odio, delle lotte fratricide e delle guerre.
Ed ancora lacrime copiose scendono dai miei occhi materni di fronte ad una umanità che porta
in se stessa la ragione della sua condanna.

Lacrime e sangue. Io voglio aiutare questa povera umanità a ritornare al suo Signore, sulla
strada della conversione e della penitenza, e così dono ad essa segni evidenti del mio materno
dolore e della mia addolorata preoccupazione.
È per questo che da alcune mie Immagini faccio scendere lacrime di sangue.
Come può un figlio non commuoversi di fronte a sua madre che piange?
Come potete voi miei figli non commuovervi dinanzi alla vostra Mamma Celeste che piange
lacrime di sangue?

Eppure questi segni così gravi, che oggi vi dono, non sono accolti, né creduti, anzi vengono
apertamente ostacolati e rifiutati.
Così la mia estrema azione che compio, per condurvi alla salvezza, viene da voi impedita.
Allora, miei poveri figli, non mi è più concessa la possibilità di trattenere la mano della
giustizia di Dio che, col suo terribile castigo, purificherà questa umanità, che non può essere
soccorsa, a causa del suo ostinato rifiuto di accogliere tutti questi straordinari interventi
della vostra Mamma Celeste.

Ormai per la Chiesa e per l'umanità la prova dolorosa e sanguinosa è ormai giunta.
Io vedo le vostre strade cosparse di lacrime e di sangue. Così dalla divina Giustizia sarà
purificato questo mondo, che ha toccato il fondo della perversione e della ribellione al suo Dio
che, per la vostra salvezza, oggi si è immolato ed è stato ucciso sulla Croce.
Almeno voi miei prediletti, restate con Me sotto la Croce, assieme al vostro fratello Giovanni,
per dare conforto e consolazione alla vostra Madre addolorata, nuovamente trafitta dalla
spada di un così vasto rifiuto. Ed unite il vostro dolore al mio, per implorare ancora sul mondo
il miracolo della divina Misericordia».

"Benedicta sis, o sacrarium Christi:
prae cunctis mulieribus super terram"

lunedì 22 ottobre 2018

E IL TRENO PARTI'

Risultati immagini per madonna di castelpetroso/tela originale

Un miracolo del 30 Giugno 1889. 

Alla stazione di Ancona quando il treno per Roma stava per partire, apparve una Signora, in lutto, che, non avendo il denaro necessario al viaggio, dovette rimanere a terra. Il treno partì, ma poco dopo si fermò e, nonostante vi fossero aggiunte 5 altre macchine, non vi fu modo di farlo muovere. 

Un certo Cavaliere Morelli, che alla stazione aveva notato la dama in lutto, tornò indietro e si offerse di pagarle il biglietto, offerta che fu accettata, a condizione che Essa potesse viaggiare sola. Il gentiluomo pagò 47 lire per un biglietto di prima classe e, non appena la Signora mise piede sul treno, questo partì come per incanto, tra lo stupore e la meraviglia di tutti. 

Arrivati a Roma, volendo il Cavaliere Morelli salutare la Signora, si recò nel vagone ove essa aveva preso posto, ma lo scompartimento era vuoto; sul sedile egli trovò 2000 lire in moneta, ed un biglietto, scritto in lettere d'oro, che diceva: "Io sono la Vergine Addolorata, e desidero dire ai peccatori del mondo che si devono convertire, credere in Dio e servirlo, altrimenti una grande calamità cadrà presto sulla Cristianità."

Sua Santità il Papa [Leone XIII], il 2 Ottobre del 1889, ricevette una lettera in cui era scritto che, se per il futuro, il popolo non avesse rinunciato al demonio ed al mal fare e non avesse fatto promessa solenne di vivere bene, secondo la legge di Dio, sarebbe stato distrutto. 

Questa Lettera, mandata al Papa da Nostro Signore Gesù Cristo, confermava il miracolo della Vergine Addolorata di Ancona e diceva che nel Venerdì Santo, nessun visitatore si era recato al Santo Sepolcro; diceva inoltre che il popolo deve ricordare il Giorno del Giudizio, quando i Fedeli saranno premiati con la gloria del Paradiso ed i cattivi saranno cacciati in un tormento di fuoco e di indicibili sofferenze.

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sabato 15 settembre 2018

Così nascerà una nuova era di pace


Ponta Grossa (Stato del Paranà, Brasile), 15 settembre 1981. 
Festa dell'Addolorata. 

Mamma di tutti i dolori.


«Sono la vostra Madre Addolorata. Miei sono tutti i vostri dolori. In questi momenti
aumentano anche per voi sofferenze ed afflizioni, perché vivete in un periodo di tempo, in cui
i cuori degli uomini sono diventati freddi, chiusi da un grande egoismo.

L'umanità continua a correre sulla strada del suo ostinato rifiuto di Dio, nonostante tutti i
miei materni richiami e i segni, che la Misericordia del Signore continua a inviarle.

Così si diffonde maggiormente il gelo del peccato, dell'odio e della violenza, e le vittime più
facili sono i miei figli più indifesi, i più bisognosi di protezione.

Quanti sono oggi i poveri, i diseredati, coloro che vivono in condizioni di disumana miseria,
senza un lavoro sicuro, senza mezzi per vivere, e come numerosi sono quelli che ogni giorno si
allontanano da Dio e dalla sua Legge di Amore, travolti dalla potente schiera di coloro che
insegnano l'ateismo!

L'umanità vive in un deserto arido e freddo, e mai come ora viene tanto minacciata.

Il dolore dell'umanità è racchiuso nel mio Cuore Immacolato. Oggi, più che mai, sono la Mamma
di tutti i dolori, e lacrime scendono dai miei occhi misericordiosi.

Ascoltatemi e non sottraetevi all'amore della vostra Madre Addolorata, che vuole condurvi
tutti alla salvezza.

Figli prediletti, in questo tempo voi diventate segno del mio immenso dolore. Nel cuore
portate con Me la sofferenza del mondo e della Chiesa, in questa sua nuova ora di agonia e di
passione redentrice. Sarà solo da questo nostro dolore che potrà nascere per tutti una nuova
era di pace».

AVE MARIA!

lunedì 12 febbraio 2018

Regina e Madre di Misericordia

MEDITAZIONI SUI SETTE DOLORI DI MARIA SS. ADDOLORATA

15SET

L’ADDOLORATA
Sul Calvario, mentre si compiva il grande sacrificio di Gesù, si potevano mi­rare due vittime: il Figlio, che sacrifica­va il corpo con la morte, e la Madre Ma­ria, che sacrificava l’anima con la coíìi­passione. Il Cuore della Vergine era il riflesso dei dolori di Gesù. D’ordinario la madre sente le soffe­renze dei figli più delle proprie. Quanto dovette soffrire la Madonna a vedere morire Gesù in Croce! Dice San Bona­ventura che tutte quelle piaghe ch’erano sparse sul corpo di Gesù, erano nello stesso tempo tutte unite nel Cuore di Maria. – Più si ama una persona e più si soffre nel vederla soffrire. L’àmore che la Vergine nutriva per Gesù era smisu­rato; lo amava di amore soprannatu­rale come suo Dio e di amore naturale come suo Figlio; ed avendo un Cuore delicatissimo, soffrì tanto da meritare il titolo di Addolorata e di Regina dei Martiri.  Il Profeta Geremia, tanti secoli pri­ma, la contemplò in visione ai piedi del Cristo morente e disse: « A che ti para­gonerò o a chi ti somiglierò, figlia di Ge­rusalemme?
 … La tua amarezza infatti è grande come il mare. Chi ti potrà consolare? » (Geremia, Lam. II, 13). E lo stesso Profeta pone in bocca alla Ver­gine Addolorata queste parole: « O voi tutti che passate per la via, fermatevi e vedete se c’è dolore simile al mio! » (Geremia, I, 12). Dice Sant’Alberto Magno: Come noi ‘ siamo obbligati a Gesù per la sua Passio­ne sofferta per nostro amore, così pure siamo obbligati a Maria per il martirio che ebbe nella morte di Gesù per la no­stra eterna salute. – La nostra riconoscenza verso la Ma­donna sia almeno questa: meditare e compatire i suoi dolori.  Gesù rivelò alla Beata Veronica da Binasco che molto si compiace nel vede­re compatita la Madre sua, perché gli sono care le lacrime che Ella sparse sul Calvario.  La stessa Vergine si dolse con Santa Brigida che sono molto pochi coloro che la compatiscono e la maggior parte di­mentica i suoi dolori; onde le raccoman­dò tanto di aver memoria delle sue pene.  La Chiesa per onorare l’Addolorata ha istituito una festa liturgica, che ricorre il quindici settembre.  Privatamente è bene ricordare tutti i giorni i dolori della Madonna. Quanti devoti dí Maria recitano ogni giorno la corona dell’Addolorata! Questa corona ha sette poste ed ognuna di queste ha sette grani. Che si allarghi sempre più la cerchia di coloro che onorano la Vergine Dolente!  E’ una buona pratica la recita quoti­diana della preghiera dei Sette Dolori, che trovasi in tanti libri di devozione, ad esempio, nel « Massime Eterne ».  Nelle « Glorie di Maria » Sant’Alfon­so scrive: Fu rivelato a Santa Elisabetta Regina che San Giovanni Evangelista de­siderava vedere la Beata Vergine, dopo essere stata assunta in Cielo. Ebbe, la grazia e gli apparvero la Madonna e Gesù; in tale occasione intese che Maria domandò al Figlio qualche grazia spe­ciale per, i,devoti dei suoi dolori. 
Gesù promise quattro grazie principali:
1. – Chi invoca la Divina Madre per i suoi dolori, prima della morte meriterà fare vera penitenza di tutti i suoi peccati.
2. – Gesù custodirà questi devoti nel­le loro tribolàzioni, specialmente al tem­po della morte.
3. – Imprimerà loro la memoria della sua Passione, con grande premio in Cielo.
4. – Gesù porrà questi devoti in ma­no di Maria, affinché Ella ne disponga a suo piacere e loro ottenga tutte le grazie che vuole.
ESEMPIO Un ricco signore, abbandonata la via del bene, si diede completamente al vi­zio. Accecato dalle passioni, fece espres­samente un patto con il demonio, prote­stando di dargli l’anima dopo la morte. Dopo settant’anni di vita di peccato giunse al punto della morte.  Gesù, volendo usargli misericordia, dis­se a S. Brigida: Va’ a dire al tuo Con­fessore che corra al letto di questo mori­bondo; lo esorti a confessarsi! – Il Sa­cerdote andò per tre volte e non riuscì a convertirlo. In fine manifestò il segre­to: Non sono venuto da voi spontanea­mente; Gesù stesso mi ha mandato per, mezzo di una santa Suora e vuole ac­cordarvi il suo perdono. Non resistete più alla grazia di Dio! –  L’infermo, sentendo ciò, s’intenerì e ruppe in pianto; poi esclamò: Come pos­so essere perdonato dopo avere servito il demonio per settant’anni? I miei pec­cati sono gravissimi ed innumerevoli! – Il Sacerdote lo rassicurò, lo dispose alla Confessione, lo assolvette e gli diede il Viatico. Dopo sei giorni quel ricco si­gnore moriva.  Gesù, apparendo a S. Brigida, così le parlò: Quel peccatore è salvo; al pre­sente è in Purgatorio. Ha avuta la gra­zia della conversione per intercessione della mia Vergine Madre, perché, seb­bene vivesse nel vizio, tuttavia conser­vava la devozione ai suoi dolori; quando ricordava le sofferenze dell’Addolorata, se ne immedesimava e la compiangeva. – 
Primo dolore: LA PROFEZIA DI SIMEONE
Affinché la devozione ai dolori di Ma­ria si radichi nel nostro cuore, conside­riamo una ad una le spade che trafissero il Cuore Immacolato della Vergine. I Profeti avevano descritta la vita di Gesù in tutti i particolari, specialmente iella Passione. La Madonna, che cono­;ceva le profezie, accettando di divenire Madre dell’Uomo dei dolori, sapeva be­ne a quante sofferenze- sarebbe andata incontro.  È cosa provvidenziale non conoscere le croci che Dio ci riserva nel corso della vita; la nostra debolezza è tale che resterebbe schiacciata al pensiero di tutte le tribolazioni future. Maria Santissima, af­finché soffrisse e meritasse di più, ebbe una conoscenza dettagliata delle pene di Gesù, che sarebbero state anche pene sue. Per tutta la vita portò in pace nel cuore la sua amarezza amarissima.  Presentando Gesù Bambino al Tem­pio, senti dirsi dal vecchio Simeone: « Questo Bambino è posto in segno di contraddizione … Ed una spada trapas­serà la tua stessa anima » (S. Luca, II, 34).  Ed invero, il cuore della Vergine senti sempre la trafittura di questa spada. A­mava senza limiti Gesù e si doleva che un giorno sarebbe stato perseguitato, chia­mato bestemmiatore ed indemoniato, sa­rebbe stato condannato innocentemente e poi ucciso. Dal suo Cuore materno non si allontanava tale visione dolorosa e poteva dire: Il mio- diletto Gesù è per me un mazzetto di mirra! –  Scrive il Padre Engelgrave essere sta­ta rilevata a Santa Brigida questa soffe­renza. La Vergine disse: Nutrendo il mio Gesù, io pensavo al fiele ed all’aceto che i nemici gli avrebbero dato sul Calvario; rivolgendolo nelle fasce, il mio pensiero andava alle corde, con le quali sarebbe stato legato come un malfattore; quando lo contemplavo addormentato, me lo figu­ravo morto; quando miravo quelle sue sacre mani ed i piedi, pensavo ai chiodi che l’avrebbero trafitto ed ‘ allora i miei occhi si riempivano di lacrime ed il mio Cuore era straziato dal dolore. –  Anche noi abbiamo ed avremo nella vita la nostra tribolazione; non sarà la spada acuta della Madonna, ma certo per ogni anima la propria croce è sem­pre pesante. Imitiamo nella sofferenza la Vergine e portiamo in pace la nostra amarezza.  A che giova dirsi devoti della Ma­donna, se nel dolore non ci si sforza a rassegnarsi ai voleri di Dio? Non si dica mai quando si soffre: Questa sofferenza e troppa; supera le mie forze! – Il dire così è una mancanza di fiducia in Dio ed un affronto alla sua bontà e sapien­za infinita.  Gli uomini conoscono i pesi che i loro giumenti possono portare e non danno ad essi un peso più forte, per non aggra­varli. Il vasaio sa quanto tempo la sua creta deve rimanere nel forno, per essere cotta al grado di calore che la renda pronta agli usi; non ve la lascia né più né meno.  Bisogna non aver riflettuto mai per osare dire che Dio, Sapienza infinita e che ama di amore infinito, possa caricare le spalle delle sue creature di un fardello troppo pesante e possa lasciare più a lungo di quanto occorra nel fuoco della tribolazione.
ESEMPIO Nelle Lettere Annuali della Compa­gnia di Gesù si legge un episodio, avve­nuto ad un giovane indiano. Questi aveva abbracciata la Fede Cattolica e viveva da buon cristiano. Un giorno fu preso da forte tentazione; non pregò, non rifletté al male che stava per compiere; la passione lo aveva accecato.  Decise di uscire da casa per commet­tere un peccato. Mentre si avviava all’u­scio, udì queste parole: – Fermati! … Do­ve vai? –  Si voltò e vide un prodigio: l’imma­gine della Vergine Addolorata, ch’era alla parete, si animò. La Madonna stac­cò dal suo petto la piccola spada e riprese a dire: Su, prendi questa spada e ferisci me, anziché il Figlio mio, col peccato che vuoi commettere! – Il giovane, tremante, si prostrò a ter­ra e con vera contrizione chiese perdono, piangendo dirottamente. 
Secondo dolore: LA FUGA IN EGITTO
I Magi, avvisati dall’Angelo, ritorna­rono alla propria patria, non ripassando da Erode. Questi, irato per essere stato deluso e temendo che il nato Messia un giorno gli avrebbe tolto il trono, stabili di uccidere tutti i bambini di Betlem e dei dintorni, dai due anni in giù, nella stolta speranza di coinvolgere nella strage anche Gesù.  Ma l’Angelo del Signore apparve nel sonno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi il Bambino e la Madre sua e fug­gi in Egitto; starai lì finché io te lo dica. Infatti manca poco che Erode cerchi il Bambino per ucciderlo. – Giuseppe si alzò, prese il Bambino e la Madre sua di nottetempo e si recò in Egitto; quivi rimase sino alla morte di Erode, affinché si adempisse quanto era stato detto dal Signore per mezzo del Profe­ta: « Ho chiamato dall’Egitto il mio Figliuolo » (San Matteo, II, 13). In questo episodio della vita di Gesù consideriamo il dolore provato dalla Ma­donna. Quale angoscia per una madre il sapere che il proprio figlio è cercato a morte, senza motivo, da un uomo forte e prepotente! Deve fuggire subito, di notte, nella stagione invernale, per recar­si in Egitto, circa 400 miglia distante! Abbracciare i disagi di un lungo viaggio, per le vie incomode ed attraverso il deser­to! Andare ad abitare, priva di mezzi, in paese sconosciuto, ignara della lingua e senza conforto dei parenti!  La Madonna non disse parola di la­mento, né contro Erode né verso la Prov­videnza, che tutto disponeva. Avrà ri­chiamato alla mente la parola, di Simeo­ne: Una spada trapasserà la tua stessa anima! –  È provvidenziale ed umano l’ambien­tarsi. Dopo parecchi anni di dimora in Egitto, la Madonna, Gesù e San Giusep­pe si erano acclimatati. Ma l’Angelo or­dinò di ritornare in Palestina. Senza ad­durre pretesti, Maria riprese il viaggio del ritorno, adorando i disegni di Dio.  Quale lezione devono apprendere i de­voti di Maria!  La vita è un intreccio di contrattempi e di disillusioni. Senza la luce della fede, potrebbe avere il sopravvento lo scorag­giamento. È necessario mirare gli avve­nimenti sociali, familiari ed individuali, con gli occhiali celesti, cioè vedere in ogni cosa il lavoro della Provvidenza, che tutto dispone per il maggior bene delle creature. I disegni di Dio non si possono scrutare, ma con l’andar del tempo, se si riflette, ci si convince della bontà di Dio nell’aver permessa quella croce, quel­l’umiliazione, quella incomprensione, nel­l’avere impedito quel passo e nell’averci posto in circostanze impreviste.  In ogni contrarietà procuriamo di non perdere la pazienza e la fiducia in Dio e in Maria Santissima. Uniformiamoci ai voleri di Dio, dicendo umilmente: Signore, sia fatta la tua volontà!
ESEMPIO Si narra nelle Cronache Francescane che due Religiosi dell’Ordine, amanti del­la Madonna, si misero in viaggio per vi­sitare un santuario. Pieni di fede, aveva­no fatto molto cammino ed infine s’inol­trarono in un fitto bosco. Speravano po­terlo presto attraversare, ma non vi riu­scirono, essendo venuta la notte. Presi da sgomento, si raccomandarono a Dio e al­la Madonna; compresero che la volon­tà divina permetteva quel contrattempo.  Ma la Vergine Santissima veglia sui suoi figliuoli tribolati e viene a soccorrerli; meritarono questo soccorso quei due Fra­ti, che si trovavano nell’imbarazzo.  I due sperduti camminando ancora, s’imbatterono in una casa; s’accorsero ch’era una nobile abitazione. Chiesero ospitalità per la notte.  I due servitori, che aprirono l’uscio, accompagnarono i Frati dalla padrona. La nobile matrona chiese: Come vi tro­vate in questo bosco? – Siamo in pelle­grinaggio ad un santuario della Madon­na; ci siamo per caso sperduti.  – Dato che è così, passerete la not­te in questo palazzo; domani, ‘ quando partirete, vi darò una lettera che potrà giovarvi. –  Il mattino seguente, ricevuta la lette­ra, i Frati ripresero il cammino. Allonta­natisi un po’ dall’abitazione, osservaro­no la letterà e si meravigliarono a non vedervi l’indirizzo; nel frattempo, guar­dando all’intorno, si accorsero che l’abi­tazione della matrona non c’era più; era  sparita ed al suo posto c’erano gli alberi. Aperta la lettera, vi trovarono un foglio, firmato dalla Madonna. Lo scritto dice­va: Colei che vi ha ospitato è la vostra Madre Celeste. Ho voluto ricompensarvi del vostro sacrificio, perché vi siete messi in viaggio per amor mio. Continuate a servirmi e ad amarmi. Vi aiuterò in vita ed in morte. – Dopo questo fatto, si può immagina­re con quanto ardore quei due Frati ono­rassero la Madonna per tutta la vita.  Iddio permise quello smarrimento nel bosco, affinché quei due potessero pro­vare la bontà e la delicatezza della Ma­donna. 
Terzo dolore: SMARRIMENTO DI GESÙ
Avvenne che Gesù, all’età di dodici anni, essendo andato con Maria e Giu­seppe a Gerusalemme secondo la consue­tudine della festa ed essendo finiti i gior­ni della festa, rimase in Gerusalemme e non se ne accorsero i suoi parenti. Cre­dendo che Egli fosse nella comitiva dei pellegrini, fecero un giorno di cammino e lo cercarono tra gli amici e i conoscen­ti. E non avendolo trovato, ritornarono a Gerusalemme per cercarlo. Dopo tre giorni lo trovarono nel Tempio, seduto in mezzo ai Dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. Quelli che ascoltavano, si stupivano della sua prudenza e delle sue risposte. Maria e Giuseppe, vedendo­lo, si meravigliarono; e la Madre gli dis­se: « Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io, addolorati, ti abbia­mo cercato! – E Gesù rispose: Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo trovarmi in quelle cose che riguardano il Padre mio? – Ed essi non compresero il significato di queste parole. E discese Gesù con loro e venne a Nazaret; e sta­va soggetto ad essi. E la Madre sua con­servava tutte queste parole nel suo cuo­re (S. Luca, II, 42). Il dolore che provò la Madonna nello smarrimento di Gesù, fu tra i più acerbi della sua vita. Più prezioso è il tesoro che si perde, più dolore si ha. E quale tesoro più prezioso per una madre che il proprio figlio? Il dolore è in rapporto all’amore; quindi Maria, che viveva so­lo dell’amore di Gesù, dovette sentire in modo straordinario la puntura della spada nel suo cuore.  La Madonna in tutte le pene conservò il silenzio; mai una parola di lamento. Ma in questo dolore esclamò: Figlio, per­ché ci hai fatto questo? – Di certo non intendeva rimproverare Gesù, ma fare un’amorosa lagnanza, non conoscen­do lo scopo di quanto era avvenuto.
Ciò che soffrì la Vergine in quei tre lunghi giorni di ricerca, non possiamo comprenderlo appieno. Nelle, altre pene aveva la presenza di Gesù; nello smar­rimento mancava tale presenza. Dice 0­rigène che forse il dolore di Maria fu intensificato da questo pensiero: Che Ge­sù si sia smarrito per colpa mia? – Non c’è maggior pena per un’anima a­mante che il timore d’avere disgustata la persona amata.  Il Signore ci ha dato la Madonna co­me modello di perfezione e ha voluto che soffrisse, e moltissimo, per farci com­prendere che la sofferenza è necessaria ed apportatrice di beni spirituali la la pazienza è indispensabile per segui e Gesù che porta la Croce.  L’angoscia di Maria ci dà degli inse­gnamenti per la vita spirituale. Gesù ha una moltitudine di anime che lo amano davvero, servendolo con fedeltà e non a­vendo altro di mira che fargli piacere. Di tanto in tanto Gesù si nasconde a loro, cioè non fa sentire la sua presenza, e le lascia nell’aridità spirituale. Spesso que­ste anime si turbano, non sentendo il pri­mitivo fervore; credono che le preghiere recitate senza gusto non siano gradite a Dio; pensano che sia un male il fare il bene senza slancio, anzi con ripugnanza; in balia delle tentazioni, ma sempre con la forza di resistere, temono di non pia­cere più a Gesù.  Costoro si sbagliano! Gesù permette l’aridità anche alle anime più elette, af­finché si distacchino dai gusti sensibili ed affinché abbiano a soffrire molto. In­vero l’aridità è per le anime amanti una dura prova, spesso un’angosciosa agonia, pallidissima immagine di quella provata dalla Madonna nello smarrire Gesù.  A chi è tribolato in questo modo, si raccomanda: la pazienza, aspettando l’o­ra della luce; la costanza, non tralascian­do alcuna preghiera od opera buona, su­perando la noia o l’abbattimento; dire spesso: Gesù, ti offro la mia angoscia, in unione a quella che tu provasti nel Get­semani e che la Madonna provò nel tuo smarrimento! –
ESEMPIO Il Padre Engelgrave narra che una povera anima era angosciata per afflizio­ni di spirito; per quanto bene facesse, credeva di non piacere a Dio, anzi di di­sgustarlo. ,  Era devota della Madonna Addolora­ta; a Lei pensava spesso nelle sue pene e contemplandola nei suoi dolori ne ri­ceveva conforto. Ammalatasi gravemente, il demonio approfittò per tormentarla di più con i soliti timori. La Madre pietosa venne in aiuto della sua devota e le apparve per assicurarla che il suo stato spirituale non dispiaceva a Dio. Così le disse: Perché temi i giudizi di Dio e ti rattristi? Tu tante volte mi hai consolata, compaten­do i miei dolori! Sappi che è proprio Gesù che mi manda a te per darti sollievo. Consolati e vieni con me in Paradiso! –  Piena di confidenza, quell’anima de­vota dell’Addolorata, spirò. 
Quarto dolore: INCONTRO CON GESÙ
Gesù prediceva agli Apostoli i dolori che l’attendevano nella Passione, per di­sporli alla grande prova: « Ecco, ascen­diamo a Gerusalemme ed il Figlio del­l’uomo sarà consegnato ai principi dei Sacerdoti e degli Scribi e lo condanne­ranno a morte. E lo daranno in mano ai gentili per essere deriso, flagellato e crocifisso, ed, il terzo giorno risorgerà » (S. Matteo, XX, 18). Se Gesù disse questo più volte agli Apostoli, di certo lo disse anche alla Ma­dre sua, alla quale nulla nascondeva. Ma­ria Santissima conosceva attraverso le Sa­cre Scritture quale sarebbe stata la fine del suo Divin Figlio; ma sentendo la storia della Passione dalle labbra stesse di Gesù, il suo Cuore sanguinava.  Rivelò la Beata Vergine a Santa Bri­gida, che quando si avvicinava il tem­po della Passione di Gesù, i suoi occhi materni stavano sempre pieni di lacrime ed un sudore freddo le scorreva per le membra, prevedendo quel vicino spetta­colo di sangue.  Quando cominciò la Passione, la Ma­donna era a Gerusalemme. Non assistet­te alla cattura nell’orto del Getsemani e neppure alle scene umilianti del Sinedrio. Tutto questo era avvenuto di nottetem­po. Ma fatto giorno, quando Gesù fu con­dotto da Pilato, la Madonna potè essere presente ed ebbe sotto il suo sguardo Ge­sù flagellato a sangue, vestito da pazzo, coronato di spine, sputato, schiaffeggia­to e bestemmiato, ed in fine ascoltò la sentenza di morte. Quale madre avrebbe potuto resistere a tanto strazio? La Madonna non mori per la fortezza straordi­naria di cui era dotata e perché Dio la ri­servava a maggiori dolori sul Calvario. Quando il doloroso corteo si mosse dal Pretorio per andare al Calvario, Maria, accompagnata da San Giovanni, vi andò ed attraversando una strada più breve, si fermò per incontrarsi con l’afflitto Ge­sù, che di lì sarebbe passato.  Era conosciuta dai Giudei e chi sa quante parole ingiuriose abbia udito con­tro il Divin Figlio e contro di Lei!  Secondo l’uso del tempo, il passaggio del condannato a morte era annunziato da un mesto suono di tromba; precede­vano quelli che portavano gli strumenti della crocifissione. La Madonna con lo schianto nel Cuore udiva, mirava e lacri­mava. Quale non fu il suo dolore quando vide passare Gesù carico della croce! Il volto insanguinato, la testa ricoperta di spine, il passo vacillante! – Le ferite e le lividure lo facevano sembrare un lebbro­so, quasi da non riconoscersi (Isaia, LITI). Dice Sant’Anselmo che Maria avrebbe voluto abbracciare Gesù, ma non le fu concesso; si contentò di guardarlo. Gli oc­chi della Madre s’incontrarono con quelli del Figlio; non una parola. Che cosa sarà passato in . quell’istante tra il Cuore di Gesù ed il Cuore della Madonna? Non può esprimersi. Sentimenti di tenerezza, di compassione, d’incoraggiamento; visio­ne dei peccati dell’umanità da riparare, adorazione della volontà del Divin Pa­dre! …  Gesù continuò la via con la croce sulle spalle e Maria lo seguiva con la croce nel Cuore, diretti tutti e due al Calvario per immolarsi a bene dell’umanità ingrata.  « Chi vuol venire dietro a me, aveva detto un giorno Gesù, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua! » (San Matteo, XVI, 24). Anche a noi ripete le stesse parole! Prendiamo la croce che Dio ci assegna nella vita: o povertà o malat­tia o incomprensione; portiamola con merito e seguiamo Gesù con gli stessi sentimenti con cui lo seguiva la Madon­na nella via dolorosa. Dopo la croce c’è la gloriosa risurrezione; dopo il patire di questa vita c’è il gaudio eterno.
ESEMPIO Nel dolore si aprono gli occhi, si ve­de la luce, si mira al Cielo. Un militare, dedito ad ogni sorta di piaceri, non pen­sava a Dio. Sentiva il vuoto nel cuore e cercava di riempirlo con gli svaghi che gli permetteva la vita militare. Così con­tinuò, finché gli sopraggiunse una gran­de croce.  Preso dai nemici, fu chiuso in una tor­re. Nella solitudine, nella privazione dei piaceri, rientrò in se stesso e si accorse che la vita non è un giardino di rose, ma un intreccio di spine, con qualche rosa. Gli tornarono alla mente i buoni ricordi dell’infanzia e cominciò a meditare la Passione di, Gesù ed i dolori della Ma­donna. La luce divina rischiarò quella mente ottenebrata.  Il giovane ebbe la visione delle sue colpe, avverti la sua debolezza per tron­care ogni peccato ed allora ricorse per aiuto alla Vergine. La forza gli venne; non solo potè evitare il peccato, ma si diede ad una vita di densa preghiera e di aspra penitenza. Gesù e la Madonna ri­masero così lieti di questo cambiamento, che confortarono il loro figliuolo con del­le apparizioni ed una volta gli fecero ve­dere il Paradiso ed il posto che gli era preparato. Quando fu liberato dalla prigionia, ab­bandonò la vita del mondo, si consacrò a Dio e divenne fondatore di un Ordine Religioso, detto dei Padri Somaschi. Mo­rì santamente ed oggi la Chiesa lo vene­ra sugli Altari, San Girolamo Emiliani.  Se non avesse avuto la croce della pri­gionia, forse quel militare non si sarebbe santificato. 
Quinto dolore: MORTE DI GESÙ
Ad assistere alla morte di qualcuno, anche estraneo, si provano sentimenti do­lorosi. E che cosa prova una madre quan­do è presso il letto del figlio moribondo? Vorrebbe poter lenire tutte le pene del­l’agonia e darebbe la vita per procurare dei conforti al figlio morente. Contempliamo la Madonna ai piedi iella Croce, ove agonizzava Gesù! La pietosa Madre aveva assistito alla barbara scena della crocifissione; aveva mirato i soldati che toglievano la veste a Gesù; aveva visto il vaso di fiele e di mirra appressarsi alle sue labbra; aveva visto penetrare i chiodi nelle mani e nei pie­di del suo diletto; ed eccola ora ai piedi della Croce ed assistere alle ultime ore di agonia! Un figlio innocente, che agonizza in un mare di tormenti … la Madre vicina e le viene proibito di dargli il minimo sollievo. La terribile arsura fece dire a Gesù: Ho sete! – Chiunque corre a cercare un sorso d’acqua per un mori­bondo; alla Madonna fu vietato fare ciò. San Vincenzo Ferreri commentava: Ma­ria avrebbe potuto dire: Non ho da darti che lacrime! –  L’Addolorata teneva fisso lo sguardo sul Figlio pendente dalla Croce e ne se­guiva i movimenti. Vedere le mani fo­rate e sanguinanti, contemplare quei pie­di del Figlio di Dio largamente piagati, osservare la stanchezza delle membra,  senza poter menomamente aiutarlo. Oh che spada al Cuore della Madonna! E fra tanto dolore era costretta a sen­tire gli scherni e le bestemmie che sol­dati e Giudei lanciavano al Crocifisso. O Donna, grande è il tuo dolore! Acutissima è la spada che trapassa il tuo Cuore!  Gesù soffriva oltre ogni credere; la presenza della Madre sua, così immersa nel dolore, aumentava la pena del suo delicato Cuore. Si avvicina la fine. E­sclamò Gesù: Tutto è compiuto! — Un tremito pervase il suo corpo, abbassò il capo e spirò.  Maria se ne accorse; non disse parola, ma costernata all’estremo limite, uni il suo olocausto a quello del Figlio. Consideriamo, anime pietose, il per­ché delle sofferenze di Gesù e di Maria: la Divina Giustizia, oltraggiata dal pec­cato, da riparare. Solo il peccato fu la causa di tanti dolori. O peccatori, che con tanta facili­tà commettete la grave colpa, ricordate il male che fate col calpestare la legge di Dio! Quell’odio che nutrite in cuore, quelle cattive soddisfazioni che accordate al corpo, quelle gravi ingiustizie che fate al prossimo … ritornano a crocifiggere nell’anima vostra il Figlio di Dio e ‘tra­passano, quale spada, il Cuore Imma­colato di Maria! Come puoi, o anima peccatrice, dopo aver commesso un peccato mortale, resta­re indifferente e scherzare e riposare co­me se nulla avessi fatto? … Piangi ai piedi della Croce le tue colpe; supplica la Vergine che lavi con le sue lacrime le tue impurità. Prometti, se viene Satana a tentarti, di richiamare alla mente lo strazio della Madonna sul calvario. Quan­do le passioni vorrebbero trascinarti al male, pensa: Se cedo alla tentazione, sono figlio indegno di Maria e rendo inutili per me tutti i suoi dolori! … La morte, ma non peccati! –
ESEMP1O Il Padre Roviglione della Compagnia di Gesù narra che un giované aveva con­tratta la buona abitudine di visitare ogni giorno un’immagine di Maria Addolora­ta. Non si contentava di pregare, ma con­templava con compunzione la Vergine, raffigurata con sette spade nel Cuore. Avvenne che una notte, non resisten­do agli assalti della passione, cadde in peccato mortale. Capì di aver fatto male e si riprometteva di andare in seguito a confessarsi.L’indomani mattina, al solito, andò a visitare l’immagine dell’Addolorata. Con sua sorpresa vide che nel petto della Ma­donna erano conficcate otto spade. – Come mai, pensò, questa novità? Sino a ieri le spade erano sette. – Udì allora una voce, che certamente veniva dalla Madonna: Il grave peccato che questa notte hai commesso, ha ag­giunto una nuova spada a questo Cuore di Madre. –  Il giovane s’intenerì, comprese il suo misero stato e senza porre tempo in mez­zo andò a confessarsi. Per intercessione della Vergine Addolorata riacquistò l’a­micizia di Dio. 
Sesto dolore: LANCIATA E DEPOSIZIONE
Gesù era morto, erano finite le sue sof­ferenze, ma non erano finite per la Ma­donna; ancora una spada doveva tra­figgerla. Affinché non fosse turbata la gioia del seguente sabato pasquale, i Giudei de­ponevano dalla croce i condannati; se ancora non erano morti, li uccidevano rompendo loro le ossa. La morte di Gesù era certa; tuttavia uno dei soldati si avvicinò alla Croce, diede un colpo di lancia e apri il costato al Redentore; ne usci sangue ed acqua. Questa lanciata fu per Gesù un oltraggio, per la Vergine un nuovo dolore. Se una madre vedesse infiggere un col­tello nel petto del figlio morto, cosa pro­verebbe nell’animo? … La Madonna contemplò quell’atto spietato e senti tra­passare dalla stessa lancia il suo Cuore. Altre lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Anime pietose s’interessarono per ave­re da Pilato il permesso di seppellire il corpo di Gesù. Con grande rispetto il Redentore fu deposto dalla Croce. La Madonna ebbe tra le braccia il cor­po del Figlio. Seduta ai piedi della Croce, col Cuore spezzato dal dolore, contemplò quelle sacre membra insanguinate. Rivi­de nella mente il suo Gesù, tenero bam­bino vezzoso, quando lo copriva di baci; lo rivide grazioso adolescente, quando in­cantava con la sua attrattiva, essendo il più bello dei figli degli uomini; ed ora lo mirava esanime, in uno stato da far pietà. Guardò la corona di spine intrisa di sangue e quei chiodi, strumenti della Pas­sione, e si fermò a contemplare le ferite! Vergine Sacrosanta, tu hai dato al mondo il tuo Gesù per la salvezza degli uomini e guarda come ora gli uomini te lo rendono! Quelle mani che hanno be­nedetto e beneficato, l’ingratitudine uma­na le ha forate. Quei piedi che sono andati in giro per evangelizzare sono piagati! Quel volto, che gli Angeli mi­rano con devozione, gli uomini lo hanno ridotto irriconoscibile! O devoti di Maria, perché non sia va­na la considerazione del grande dolore della Vergine ai piedi della Croce, pren­diamo qualche frutto pratico. Quando i nostri occhi si posano sul Crocifisso o sull’immagine della Madon­na, rientriamo in noi stessi e riflettiamo: Io con i miei peccati ho aperto le ferite nel corpo di Gesù ed ho fatto lacrimare e sanguinare il Cuore di Maria! Mettiamo nella ferita del Costato di Gesù le nostre colpe, specialmente le più gravi. Il Cuore di Gesù è aperto, affin­ché tutti vi possano entrare; però vi si entra per mezzo di Maria. La preghiera della Vergine è efficacissima; tutti i pec­catori possono goderne i frutti. La Madonna implorò sul Calvario la divina misericordia per il buon ladrone e gli ottenne la grazia di andare quel gior­no stesso in Paradiso. Nessun’anima dubiti della bontà di Ge­sù e della Madonna, ancorché fosse carica dei più enormi peccati.
ESEMPIO Narra il Discepolo, valente scrittore sacro, che vi era un peccatore, il quale tra le altre colpe aveva anche quella di avere ucciso il padre e il fratello. Per sfuggire alla giustizia andava ramingo. Un giorno di quaresima entrò in una Chiesa, mentre il predicatore parlava del­la misericordia di Dio. Il suo cuore si aprì alla fiducia, decise di confessarsi e, finita la predica, disse al predicatore: Vo­glio confessarmi con voi! Ho dei delitti nell’anima! – Il Sacerdote lo invitò ad andare a pregare all’Altare della Madonna Addo­lorata: Domandate alla Vergine il vero dolore dei vostri peccati! -Il peccatore, inginocchiato davanti al­l’immagine dell’Addolorata, pregò con fede e ricevette tanta luce, per cui capi la gravezza delle sue colpe, le molte of­fese recate a Dio ed alla Madonna Ad­dolorata e fu preso da tale dolore che mori ai piedi dell’Altare. Il giorno seguente il Sacerdote predi­catore raccomandò al popolo che si pre­gasse per l’infelice ch’era morto in Chie­sa; mentre diceva ciò, apparve nel Tem­pio una bianca colomba, da cui si vide cadere una cartella davanti ai piedi del Sacerdote. Questi la prese e vi lesse: L’a­nima del morto appena uscita dal corpo, è andata in Paradiso. E tu continua a pre­dicare l’infinita misericordia di Dio! – 
Settimo dolore: SEPOLTURA DI GESÙ  
Giuseppe d’Arimatea, nobile decurio­ne, volle avere l’onore di dare la sepol­tura al corpo di Gesù e diede un sepolcro nuovo, scavato nella viva pietra, poco di­stante dal posto ove il Signore era stato crocifisso. Comprò una sindone per avvol­gervi le sacre membra. Gesù morto fu trasportato con mas­simo rispetto alla sepoltura; si formò un mesto corteo: alcuni discepoli portavano il cadavere, le pie donne seguivano com­mosse e tra loro stava la Vergine Addo­lorata; anche gli Angeli invisibilmente fa­cevano corona.Il cadavere fu deposto nel sepolcro e, prima di essere avvolto nella sindone e legato con le bende, Maria diede l’ultimo sguardo al suo Gesù. Oh, come avrebbe voluto la Madonna restare sepolta col Di­vin Figlio, pur di non abbandonarlo! Si avanzava la sera ed era necessario lasciare il sepolcro. Dice San Bonaventura che Maria al ritorno passò da quel posto ov’era ancora innalzata la Croce; la rimi­rò con affetto e dolore e baciò quel San­gue del Divin Figlio, che la imporporava. L’Addolorata ritornò a casa con Gio­vanni, l’Apostolo prediletto. Andava così afflitta e mesta questa povera Madre, dice San Bernardo, che per dove passava muo­veva al pianto. Straziante è ‘ la prima notte per una madre che perde il figlio; l’oscurità ed il silenzio portano alla riflessione ed al risveglio dei ricordi. In quella notte, dice Sant’Alfonso, la Madonna non poteva riposare e le terri­ficanti scene della giornata le rivivevano nella mente. In tanta ambascia era so­stenuta dall’uniformità ai voleri di Dio e dalla ferma speranza della vicina ri­surrezione. Consideriamo che anche per noi ver­rà la morte; saremo messi in un sepolcro e lì attenderemo l’universale risurrezione. Il pensiero che il nostro corpo dovrà glo­riosamente risorgere, ci sia di luce nella vita, di conforto nelle prove e ci sostenga in punto di morte. Consideriamo inoltre che la Madonna, allontanandosi dal sepolcro, lasciò il Cuo­re sepolto con quello di Gesù. Anche noi seppelliamo il nostro cuore, con i suoi affetti, nel Cuore di Gesù. Vivere e mo­rire in Gesù; essere seppelliti con Gesù, per risorgere con Lui. Il sepolcro che conservò per tre gior­ni il Corpo di Gesù, è simbolo del nostro cuore che conserva Gesù vivo e vero con la Santa Comunione. Questo pensiero è richiamato nell’ultima stazione della Via Crucis, quando si dice: O Gesù, fate che io vi possa ricevere degnamente nella Santa Comunione! – Abbiamo meditato i sette dolori di Ma­ria. Il ricordo di quello che soffri la Ma­donna per noi, ci sia sempre presente. Desidera la nostra Celeste Madre che i Figli non dimentichino le sue lacrime. Nel 1259 apparve a sette suoi devoti, che poi furono i fondatori della Congregazio­ne dei Servi di Maria; presentò loro una veste di colore nero, dicendo che se vo­levano farle piacere, meditassero spesso i suoi dolori e in memoria di essi portas­sero come abito quella veste nera.O Vergine Addolorata, imprimete nel nostro cuore e nella nostra mente la me­moria della Passione di Gesù e dei vostri dolori!
ESEMPIO Il periodo della gioventù è assai peri­coloso per la purezza; se non si domina il cuore, può giungersi sino all’aberrazio­ne nella via del male. Un giovane di Perugia, ardendo di a­more illecito e non riuscendo nel suo pes­simo intento, invocò il demonio per essere aiutato. Il nemico infernale si presentò in forma sensibile. – Io ti prometto di darti l’anima mia, se tu mi aiuterai a commettere un pec­cato! – Sei disposto a scrivere la promes­sa? – Sì; e la firmerò col mio sangue! – L’infelice giovane riuscì a commettere il peccato. Subito dopo il demonio lo condusse vicino ad un pozzo; gli disse: Mantieni ora la tua promessa! Gettati in questo pozzo; se non lo farai, ti porterò all’inferno in anima e corpo! – Il giovane, credendo di non potere più liberarsi dalle mani del maligno, non a­vendo il coraggio di precipitarsi, soggiun­se: Dammi tu stesso la spinta; io non oso gettarmi! – La Madonna venne in aiuto. Il gíovane teneva al collo l’abitino dell’Addo­lorata; da tempo lo portava. Il demonio soggiunse: Togli prima dal collo quel­l’abitino, altrimenti non posso darti la spinta! – Il peccatore comprese a queste parole l’inferiorità di Satana davanti alla po­tenza della Vergine e gridando invocò l’Addolorata. Il demonio, arrabbiato a vedersi sfuggire la preda, protestò, cercò d’intimorire con minacce, ma alla fine parti sconfitto. Il povero traviato, grato alla Madre Addolorata, andò a ringraziarla e, penti­to dei suoi peccati, volle sospenderne an­che un voto, espresso in un quadro al suo Altare nella Chiesa di S. Maria La Nuo­va, in Perugia.
Tratto da: “MARIA REGINA E MADRE DI MISERICORDIA” – DON GIUSEPPE TOMASELLI
AMDG et DVM

giovedì 15 settembre 2016

L'ADDOLORATA

Ave Virgo Mater Dei,
nunc et semper memento mei+
Septem Dolorum Beatae Mariae Virginis

Inno 

O in qual mar di lacrime, 
in qual dolore si dibatte, 
mentre desolata, 
deposto dal legno sanguinante, 
fra le sue braccia 
la Vergine Madre contempla il Figlio!

La dolce bocca, il tenero petto, 
e il costato dolcissimo, 
e la destra trapassata, 
e la sinistra lacera, 
e i piedi coperti di sangue 
ella addolorata bagna di lacrime.

Cento volte, mille volte 
stringe fortemente 
quel petto e quelle braccia, 
e ne considera le piaghe; 
e così tutta si scioglie 
in baci di dolore.

Orsù, Madre, deh! 
per queste tue lacrime, 
e per la triste morte del tuo Figlio, 
per il sangue delle sue ferite, 
questo dolore del tuo cuore 
imprimilo nei nostri cuori.

Sia al Padre, e al Figlio, 
e al coeterno Spirito, 
sia alla sovrana Trinità 
gloria eterna, 
lode perenne e onore, 
ora e per tutti i secoli.
Amen.


Sermone di san Bernardo Abate
Sermone sulle dodici stelle
Il martirio della Vergine ci è rivelato tanto dalla profezia di Simeone quanto dalla storia medesima della passione del Signore. «Egli è posto (disse il santo vegliardo del bambino Gesù) per segno di contradizione; e anche a te (rivolto poi a Maria) trapasserà l'anima una spada» (Luc. 2,34). 
Si, o Madre beata, essa ha veramente trapassato l'anima tua. Perché non passando che per questa, ha potuto penetrare la carne del tuo Figlio. E certo dopo che quel tuo Gesù ebbe reso lo spirito, la lancia crudele, aprendogli il costato, non giunse già all'anima di lui, sibbene trapassò l'anima tua. Infatti l'anima di lui non c'era più là, ma la tua non se ne poteva distaccare.


La violenza del dolore ha dunque trapassata la tua anima, Così che non immeritamente noi ti proclamiamo più che Martire, avendo il sentimento della compassione sorpassato in te tutte le sofferenze che può sostenere il corpo. E non ti fu forse più che una spada quella parola che trapassò realmente la tua anima «e giunse fino alla divisione dell'anima e dello spirito» (Hebr. 1,12). «Donna, ecco il suo figlio?» (Joann.19,26). 
Quale scambio! Ti si dà Giovanni invece di Gesù, il servo invece del Signore, il discepolo invece del Maestro, il figlio di Zebedeo per il figlio di Dio, un semplice uomo per il vero Dio! Come non avrebbe trapassata la tua sensibilissima anima questa parola, quando il solo ricordo spezza i nostri cuori, sebbene di sasso e d'acciaio?


Non vi meravigliate, o fratelli, nel sentir dire che Maria fu Martire nell'anima. Si meravigli chi non ricorda d'aver udito Paolo annoverare fra i più grandi delitti dei Gentili d'essere stati «senza affezione» (Rom. 1,31). Ciò fu lungi dal cuore di Maria, e sia pure lungi dai suoi servi. 

Ma forse qualcuno dirà: Non sapeva ella che sarebbe morto? Senza dubbio. Non sperava forse che sarebbe risuscitato? Con tutta la fede. E nonpertanto fu afflitta nel vederlo crocifisso? E profondamente. Ma chi sei tu, o fratello, e donde viene la tua saggezza, per meravigliarti più di veder Maria compatire che di vedere il Figlio di Maria patire? Egli poté morire nel corpo; e questa non poteva morire con lui nel cuore? Egli morì per una carità che nessuno sorpasserà mai: ed anche il martirio di lei ebbe principio da una carità che dopo quella, non ce ne fu mai l'uguale.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.


Omelia di sant'Ambrogio Vescovo
Sulla Form, delle Vergini c. 7
La Madre stava presso la croce, e, mentre gli uomini fuggivano, ella restava intrepida. Guardate se la Madre di Gesù poteva diventar timida, non avendo cangiato sentimenti. Contemplava con occhi pietosi le ferite del Figlio, che sapeva essere la redenzione di tutti. Non era indegna d'assistere a tanto spettacolo questa Madre, che non avrebbe temuto per la propria vita. Il Figlio pendeva dalla croce, la Madre si offriva ai carnefici.



Lettera 25 alla Chiesa di Vercelli, verso la fine

La Madre del Signore, Maria stava in piedi davanti alla croce del Figlio. Nessun altro me l'ha detto fuori di san Giovanni Evangelista, Gli altri raccontano come durante la passione del Signore la terra tremò, il cielo si ricopri di tenebre, il sole si oscurò, il ladrone, dopo l'umile confessione, fu ricevuto in paradiso. Ma Giovanni mi ha detto quel che non dicono gli altri, come cioè egli già sulla croce chiamò la Madre. Egli sembra dare più importanza ai doveri di pietà che Gesù, vincitore dei supplizi, rendeva a sua Madre, che alla promessa stessa del regno dei cieli. Infatti se muove a tenerezza il perdono che riceveva il ladrone, è ancora assai più tenero lo spettacolo del Figlio che onora sua Madre di tanto affetto.


Ecco, dice, il tuo figlio: «ecco la madre tua» (Joann. 19,26). Cristo faceva testamento dalla croce, e divideva i doveri della pietà fra la madre e il discepolo. Il Signore faceva non soltanto un testamento generale, ma anche quello in favore della sua famiglia; e questo testamento lo registrava Giovanni, degno testimone di tanto testatore. Testamento ottimo, non di danaro, ma di vita eterna; scritto non colla penna, ma collo Spirito del Dio vivente, che dice: «La mia lingua è penna di scrivano che scrive velocemente» (Ps. 44,2).
V. Gloria al Padre, e alla Madre, e al Figlio, * e allo Spirito Santo.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

sabato 30 marzo 2013

EL ALBA DE LA PASCUA. LAMENTO. PLEGARIA DE LA VIRGEN




EL ALBA DE LA PASCUA. 
LAMENTO. 
PLEGARIA DE LA VIRGEN



Sigo viendo la habitación donde María llora. Está sentada en su silla, afligidísima, exhausta, desfigurada por tanto llorar.
También las mujeres están. A la luz de lámparas de aceite preparan los aromas mezclándolos.
Las mujeres en medio de lágrimas siguen trabajando. Magdalena es la que dijo esas palabras que hacen llorar fuertemente a todas las mujeres. La casa de Magdalena está enrojecida por el llanto.
Cuando han terminado de preparar todo, se ponen los chales o mantos. También María se levanta, pero la rodean y le dicen que no debe ir. Sería muy cruel hacerle ver de nuevo a su Hijo que ciertamente, a estas horas del tercer día de muerto, estará ya todo negro por la putrefacción. Además Ella está tan exhausta para poder caminar. No ha hecho más que llorar y orar. No ha comido nada, ni descansado. Que se quede tranquila y que confíe en ellas, que cual discípulas amorosas, harán sus veces, y brindarán al santo cuerpo todos los cuidados necesarios para una definitiva sepultura.
María acepta al fin. Magdalena, arrodillada a sus pies, pero apoyada sobre sus calcañales, en su habitual postura, le abraza las rodillas, la mira con sus ojos enrojecidos de llanto, y le promete que transmitirá a Jesús todo el amor suyo, mientras lo embalsamen. Ella sabe qué cosa es amor. Ha pasado del amor vergonzoso al amor santo por la Misericordia que los hombres han matado. Sabe amar. Jesús se lo dijo aquella tarde que fue el alba de su nueva vida, que sabe amar mucho. Que se fíe de ella, de ella que en aquella ocasión supo acariciar los pies de Jesús tan dulcemente, ahora sabrá acariciar las heridas y embalsamárselas más con su amor que con ungüentos, para que la muerte no pueda hincar su diente en ese cuerpo que tanto amó y que también es amado.
La voz de Magdalena está impregnada de pasión. Parece un terciopelo, que envolviese un órgano, pues su voz tiene esa tonalidad preñada de calor, de pasión. Se tiene la sensación de escuchar a un alma que se estremece. Que ha sabido imprimir su deseo. Que está destinada a amar. Y ahora que Jesús la ha salvado, sabe mostrar con inmensa fuerza su amor al Amor divino. No olvidaré esta voz femenina que es una confesión de su íntima sique. No la olvidaré jamás.

LAS MUJERES SALEN LLEVANDO UNA LÁMPARA.
ENVUELTAS EN SUS MANTOS, SIN HABLAR 
SE DIRIGEN AL SEPULCRO DE JESÚS.

Las mujeres salen llevando una lámpara. La casa está oscura y también el camino. Apenas una señal de luz, allá en el lejano oriente. La luz fresca y pura de un amanecer abrileño. El camino está sumido en el silencio y soledad. Las mujeres envueltas en sus mantos, sin hablar se dirigen al sepulcro de Jesús.
Ella, ahora que está sola, se ha puesto nuevamente a orar de rodillas teniendo ante sí el velo que está extendido contra la cara de una especie de cofre, sostenido con clavos. María ora y habla a su Hijo. Es siempre la misma aflicción, mezclada con una esperanza de angustia.
"¡Jesús, Jesús! ¿No vuelves todavía? Tu pobre Madre no sufre más el pensar que estás muerto allá. Tú lo dijiste y nadie te comprendió. ¡Pero yo sí! "Destruid el Templo de Dios y Yo lo reedificaré en tres días". Ha empezado el tercer día. ¡Oh, Jesús mío! No esperes que se termine para regresar a la vida, para regresar a tu Mamá que tiene necesidad de verte vivo para no morir recordándote muerto, que tiene necesidad de verte bello, triunfante, para no morir recordándote en ese sepulcro en que te he dejado.

¡OH, PADRE, PADRE, DEVUÉLVEME A MI HIJO! 
QUE LO VEA REGRESAR COMO HOMBRE Y NO 
COMO UN CADÁVER, COMO A REY Y 
NO COMO A UN SENTENCIADO.
¡Oh, Padre, Padre, devuélveme a mi Hijo! Que lo vea regresar como Hombre y no como un cadáver, como a Rey y no como a un sentenciado. Después, lo sé. El volverá a Ti, al cielo. Pero lo habré visto curado de tanto mal, lo habré visto fuerte después de su gran debilidad, lo habré visto triunfante después de su gran lucha, lo habré visto como a Dios después de que tanto sufrió por los hombres. Me sentiré feliz aun cuando no lo tenga cerca. Sabré que estará contigo, Padre Santo, sabré que para siempre está fuera del dolor. Pero ahora no puedo, no puedo olvidar que está en el sepulcro, está allí muerto por los dolores que le hicieron sufrir, que El, mi Hijo-Dios, está sujeto a la suerte de los hombres en la oscuridad de un sepulcro, El, tu Viviente.

PADRE, PADRE, ESCUCHA A TU SIERVA. POR AQUEL "SÍ"... 
NUNCA TE HE PEDIDO NADA PORQUE SIEMPRE 
HE OBEDECIDO TU VOLUNTAD, PERO AHORA, 
AHORA, POR AQUEL "SÍ" QUE DI AL ÁNGEL MENSAJERO, 
ESCÚCHAME, OH PADRE!

Padre, Padre, escucha a tu sierva. Por aquel "sí"... Nunca te he pedido nada porque siempre he obedecido tu voluntad, tu voluntad que es la mía. Nada debía exigirte por haber sacrificado mi voluntad a Ti, Padre Santo. ¡Pero ahora, ahora, por aquel "sí" que di al Ángel mensajero, escúchame, oh Padre!
Después de las crueldades que padeció por la mañana, sufrió aquella agonía de tres horas, y ahora está ya fuera del alcance del dolor. Pero yo hace tres días que estoy agonizando. Tú ves mi corazón y oyes su palpitar. Nuestro Jesús ha dicho que ningún pájaro pierde una pluma sin que Tú no lo veas, que no se marchita ninguna flor en el campo, sin que no consueles su agonía con tu sol y tu rocío. ¡Oh Padre, muero de este dolor! Trátame como al pajarito que revistes de nuevo plumaje, como a la flor que refrescas, que calmas su sed con tu piedad. Estoy yerta del dolor. No tengo más sangre en las venas. Hubo un tiempo en que se convirtió en leche para alimentar a tu Hijo y mío; ahora es todo llanto porque no lo tengo más. Me lo han matado, matado, Padre, y ¡Tú sabes en qué forma!
¡No tengo más sangre! La he derramado con El en la noche del jueves, en el terrible viernes. Tengo frío como el que se ha desangrado. No tengo más sol, porque El está muerto, mi santo Sol, mi Sol bendito, el Sol nacido de mi seno para alegría de su Mamá, para la salvación del mundo. No tengo más descanso porque no lo tengo más a El que es la más dulce de las fuentes para su Mamá que bebía su palabra, que calmaba su sed con su presencia. Soy como una flor en seco arenal. Me muero, me muero, Padre santo. No tengo miedo a morir, porque también mi Hijo ha muerto. ¿Pero qué harán estos pequeños, la pequeña grey de mi Hijo, tan débil, miedosa, voluble, si no hay quien la sostenga? No soy nada, Padre, pero por deseos de mi Hijo soy como un ejército armado. Defiendo, defenderé su doctrina, su herencia como una loba defiende a sus lobeznos. Yo, cordera, seré una loba  para defender lo que es de mi Hijo y, por consiguiente, lo que es tuyo.
Tú lo has visto, Padre. Hace ocho días esta ciudad arrancó las ramas de sus olivares, de sus jardines, sacó de sus casas a sus habitantes que todos hasta enronquecer gritaron: "¡Hosanna al Hijo de David; bendito el que viene en el nombre del Señor!" Y mientras pasaba sobre alfombras de ramos, de vestidos, de telas, de flores, los habitantes se lo señalaban diciendo: "Es Jesús, el profeta de Nazaret de Galilea. Es el Rey de Israel". Y cuando todavía no se habían secado esos ramos y las gargantas todavía estaban roncas de los hosanna, cambiaron sus gritos y se pusieron a acusar, a maldecir, a pedir su muerte; y con las ramas que emplearon para el triunfo hicieron garrotes para golpear al Cordero que llevaron a la muerte.
Si tanto han hecho cuando vivió entre ellos, les habló, les sonreía, los miraba con esos ojos que derriten el corazón, y hasta las mismas piedras se sienten conmovidas, les hacía bien, les enseñaba, ¿qué harán cuando El haya regresado a Ti?
Tú has visto cómo se portaron sus discípulos. Uno lo traicionó, los otros huyeron. Fue suficiente que hubiera sido aprehendido para que hubieran huido como ovejas cobardes; y no supieron estar a su alrededor cuando moría. Uno solo, el más joven, se quedó. Ahora viene el anciano. Renegó de El. Cuando Jesús no está más aquí a defenderlo, ¿sabrá permanecer en la fe?
Yo soy nada, pero hay un poco de mi Hijo en mí, y mi amor suple lo que falta y lo anula. De este modo me convierto en algo útil a la causa de tu Hijo, a su Iglesia que no encontrará jamás paz y que tiene necesidad de echar raíces profundas para que los vientos no la arranque. Seré yo quien cuide de ella. Como hortelana diligente vigilaré para que crezca fuerte y derecha en su amanecer. Después no me preocupará el morir. Pero no puedo vivir más si sigo sin Jesús.
¡Oh Padre!, que has abandonado a tu Hijo por el bien de los hombres, que después lo has consolado, porque ciertamente lo has aceptado en tu seno después de su muerte, no me dejes más en el abandono. Lo que sufro lo ofrezco por el bien de los hombres. Pero confórtame ahora, Padre. ¡Padre, piedad!  ¡piedad, Hijo mío! ¡Piedad, Espíritu divino! Acuérdate de tu Virgen.
Después, postrada contra el suelo, parece orar. Realmente es un ser destrozado. Se parece a esa flor muerta de sed de que habló... Ni siquiera advierte el sacudimiento de un terremoto breve que hace gritar y huir a los dueños de la casa, mientras que Pedro y Juan, pálidos cual muertos se arrastran hasta el umbral de la habitación. Al ver a la Virgen tan absorta en su oración, lejana de todo lo que no sea Dios, se retiran cerrando la puerta, y espantados regresan al cenáculo.
XI. 649-652
A. M. D. G. et B.V.M.