martedì 1 febbraio 2022

Sant'Ignazio di Antiochia, vescovo e martire


 

Sant' Ignazio di Antiochia Vescovo e martire

tradizionalmente il 1° febbraio

† 107 circa

Fu il terzo vescovo di Antiochia, in Siria, città che fu la terza metropoli del mondo antico - dopo Roma e Alessandria d'Egitto - e di cui san Pietro stesso era stato il primo vescovo. Non era cittadino romano, e pare che non fosse nato cristiano, convertendosi in età non più giovanissima. Mentre era vescovo ad Antiochia, l'Imperatore Traiano dette inizio alla sua persecuzione. Arrestato e condannato, Ignazio fu condotto, in catene, da Antiochia a Roma dove si allestivano feste in onore dell'Imperatore e i cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, sbranati dalle belve. Durante il viaggio da Antiochia a Roma, Ignazio scrisse sette lettere, in cui raccomandava di fuggire il peccato, di guardarsi dagli errori degli Gnostici, di mantenere l'unità della Chiesa. Di un'altra cosa poi si raccomandava, soprattutto ai cristiani di Roma: di non intervenire in suo favore e di non salvarlo dal martirio. Nell'anno 107 fu dunque sbranato dalle belve verso le quali dimostrò grande tenerezza. «Accarezzatele " scriveva " affinché siano la mia tomba e non faccian restare nulla del mio corpo, e i miei funerali non siano a carico di nessuno».

Etimologia: Ignazio = di fuoco, igneo, dal latino

Emblema: Bastone pastorale, Palma

Martirologio Romano: Memoria di sant’Ignazio, vescovo e martire, che, discepolo di san Giovanni Apostolo, resse per secondo dopo san Pietro la Chiesa di Antiochia. Condannato alle fiere sotto l’imperatore Traiano, fu portato a Roma e qui coronato da un glorioso martirio: durante il viaggio, mentre sperimentava la ferocia delle guardie, simile a quella dei leopardi, scrisse sette lettere a Chiese diverse, nelle quali esortava i fratelli a servire Dio in comunione con i vescovi e a non impedire che egli fosse immolato come vittima per Cristo.

   



Sant'Ignazio fu il terzo Vescovo di Antiochia, in Siria, cioè della terza metropoli del mondo antico dopo Roma e Alessandria d'Egitto.
Lo stesso San Pietro era stato primo Vescovo di Antiochia, e Ignazio fu suo degno successore: un pilastro della Chiesa primitiva così come Antiochia era uno dei pilastri del mondo antico.


Non era cittadino romano, e pare che non fosse nato cristiano, e che anzi si convertisse assai tardi. Ciò non toglie che egli sia stato uomo d'ingegno acutissimo e pastore ardente di zelo. I suoi discepoli dicevano di lui che era " di fuoco ", e non soltanto per il nome, dato che ignis in latino vuol dire fuoco.


Mentre era Vescovo ad Antiochia, l'Imperatore Traiano dette inizio alla sua persecuzione, che privò la Chiesa degli uomini più in alto nella scala gerarchica e più chiari nella fama e nella santità.


Arrestato e condannato ad bestias, Ignazio fu condotto, in catene, con un lunghissimo e penoso viaggio, da Antiochia a Roma dove si allestivano feste in onore dell'Imperatore vittorioso nella Dacia e i Martiri cristiani dovevano servire da spettacolo, nel circo, sbranati e divorati dalle belve.


Durante il suo viaggio, da Antiochia a Roma, il Vescovo Ignazio scrisse sette lettere, che sono considerate non inferiori a quelle di San Paolo: ardenti di misticismo come quelle sono sfolgoranti di carità. In queste lettere, il Vescovo avviato alla morte raccomandava ai fedeli di fuggire il peccato; di guardarsi dagli errori degli Gnostici; soprattutto di mantenere l'unità della Chiesa.
D'un'altra cosa poi si raccomandava, scrivendo particolarmente ai cristiani di Roma: di non intervenire in suo favore e di non tentare neppure di salvarlo dal martirio.
"lo guadagnerei un tanto - scriveva - se fossi in faccia alle belve, che mi aspettano. Spero di trovarle ben disposte. Le accarezzerei, anzi, perché mi divorassero d'un tratto, e non facessero come a certuni, che han timore di toccarli: se manifestassero queste intenzioni, io le forzerei ".
E a chi s'illudeva di poterlo liberare, implorava: " Voi non perdete nulla, ed io perdo Iddio, se riesco a salvarmi. Mai più mi capiterà una simile ventura per riunirmi a Lui. Lasciatemi dunque immolare, ora che l'altare è pronto! Uniti tutti nel coro della carità, cantate: Dio s'è degnato di mandare dall'Oriente in Occidente il Vescovo di Siria! ".
Infine prorompeva in una di quelle immagini che sono rimaste famose nella storia dei Martiri: " Lasciatemi essere il nutrimento delle belve, dalle quali mi sarà dato di godere Dio. lo sono frumento di Dio. Bisogna che sia macinato dai denti delle belve, affinché sia trovato puro pane di Cristo ".
E, giunto a Roma, nell'anno 107, il Vescovo di Antiochia fu veramente " macinato " dalle innocenti belve del Circo, per le quali il Martire trovò espressioni di una insolita tenerezza e poesia: " Accarezzatele, scriveva infatti, affinché siano la mia tomba e non faccian restare nulla del mio corpo, e i miei funerali non siano a carico di nessuno "

Fonte:
Archivio Parrocchia
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Da: https://divinumofficium.com/cgi-bin/horas/officium.pl  :

Sant’Ignazio fu vescovo di Antiochia. Apparteneva alla seconda generazione di vescovi, a partire da san Pietro. Durante l'impero di Traiano, sotto l'accusa di essere cristiano, fu condannato ad essere sbranato dalle belve: la condanna doveva essere eseguita a Roma. Partì, ammanettato, dalla Siria. Durante il viaggio predicò il Vangelo nelle città che toccava, e scrisse delle lettere a quelle più lontane. Da Smirne, dove fu ospite di san Policarpo, scrisse una lettera ai Romani, nella quale si legge tra l'altro: «O quelle belve che guaiscono! Quelle sono già preparate per me? Ma quando arriveranno? Quando saranno scatenate? Quando potranno cibarsi della mia carne? Desidero tanto che con me siano particolarmente feroci, affinché non si ammansiscano con me, come già accadde con altri, e abbiano timore di toccarmi. Ora solo comincio ad approfittare degli insegnamenti di Cristo. Pur che io possa guadagnare .Gesù Cristo, si abbattano assieme su di me il fuoco, la croce, le belve, gli sbranamenti, e ogni pena fisica». Arrivò a Roma. Quando udì il ruggito dei leoni, esclamò tutto bramoso del martirio: «Io sono il frumento di Cristo; devo essere sfarinato dalle macine delle belve, per essere trasformato in pane bianco». Morì nell'undicesimo anno dell'impero di Traiano.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



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Aggiunto/modificato il 2001-02-01

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Quarto Coro - Dominazioni

 



LA CHIAVE SI CHIAMA "AMORE"

IV Coro1 febbraio
Egli porta la giustizia
nella costruzione della creazione
Santa Verdiana

S. Geburah

Dio ha ordinato dodici angeli, che percorrono come angeli dell’amore tutto il creato, dall’inizio del tempo fino alla fine del tempo e che portano Dio e le sue proprietà e leggi, i suoi pensieri e soprattutto il creato fino all’ultima erbetta ed al più piccolo essere.

Colui che sta oggi davanti al trono di Dio è uno di questi dodici, che si chiamano “angeli della parola e risposta”. Egli è il sesto,

S. Geburah,

che porta la giustizia di Dio nella costruzione di tutto il creato. Egli è un angelo meraviglioso; chi teme Dio non deve avere paura di lui. Chi ama Dio veramente, amerà anche quest’angelo. È rivolto verso di noi con la mano tesa, nella quale ha una chiave. La chiave si chiama amore. A chi ama molto - nel vero senso della parola - verrà dato molto, perché l’amore copre molti peccati. La giustizia di Dio è grande quanto il suo amore, perché tutto in lui è misura divina. Certamente non potremo mai penetrare nel suo amore fino in fondo e neanche nella sua giustizia, ma mai sarà il suo amore per noi senza giustizia e mai la sua giustizia senza amore.

Solo quegli uomini che lo deridono e lo scherniscono, lo disprezzano e non lo osservano devono temere la sua giustizia. Ma un giorno dovranno tenere conto della sua giustizia. Allora l’angelo della giustizia, che ci porgerà la chiave dell’amore, sembrerà a loro come un gigante enorme, che racchiude il mondo e al quale nulla sfugge e nulla scappa e nessuno potrà distogliersi della sua spada.

A noi però non deve spaventare S. Geburah. Noi vogliamo presentarci volontariamente al giudizio di Dio, affinché la giustizia divina ci possa passare all’amore divino. La grandezza di questo angelo, per quanto spaventoso egli possa apparire agli altri, a noi dovrebbe essere solo di stimolo per lasciare crescere sempre di più il nostro amore, affinché possa raggiungere a suo tempo la stessa grandezza di S. Geburah.

Preghiera: Maria, tu nostra Madre, tu regina degli angeli, tu sei la madre del bell’amore, tu sei la madre della misericordia, tu hai tutto nella misura che è gradita a Dio e così sei anche lo specchio della giustizia. Insegnaci ad amare la giustizia, insegnaci ad afferrare la mano dell’angelo della giustizia e sostienici nel giudizio, affinché noi possiamo essere accolti dall’amore di Dio ed essere eternamente salvi. Amen.

 
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AVE MARIA!

lunedì 31 gennaio 2022

Una precisazione - Santo Rosario

 


 Beato Giovanni Paolo II, nella Lettera Enciclica: "Rosarium Virginis Mariae", ha riaffermato il valore del Rosario per i tempi moderni, anche con la sua personale testimonianza: 

“Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto. 

Ventiquattro anni fa, il 29 ottobre 1978, ad appena due settimane dall'elezione alla Sede di Pietro, quasi aprendo il mio animo così mi esprimevo: Il Rosario è la mia preghiera prediletta. Preghiera meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella sua profondità”.

190: “Temporibus enim laetitiae sicut et tristitiae Nos est corona haec precatoria comitata, cui tot commendavimus sollicitudines, in qua magnam semper repperimus consolationem. Viginti quattuor abhinc annos, die XXIX mensis Octobris anno MCMLXXVIII, duabus vix hebdomadis ab electione Petri ad Sedem, aperientes animum fere Nostrum sic sumus elocuti: «Carissima Nobis precatio Rosarium est. Oratio mirabilis! Miranda nempe sua in simplicitate atque etiam altitudine”, 

in: IOANNES PAULUS PAPA II, Litt. Ap. Rosarium Virginis Mariae, 2003 oct. 16, in: Acta Apostolicae Sedis, an. 95 (2003), n.2.


La Rosarium Virginis Mariae, al n. 19, ha lasciato alla “libera valorizzazione” dei fedeli, la possibilità, il giovedì, di sostituire ai Misteri Gaudiosi, i Misteri della Luce, ovvero i Misteri della Vita pubblica di Gesù, che vanno dal Battesimo nel Giordano all’Istituzione dell’Eucaristia. 

"Questa aggiunta, si specifica nella Lettera Apostolica, è un’integrazione, senza, tuttavia, in alcun modo, modificarne la struttura 191 . (Vedi pag. 752 del  primo volume della "Storia del SS. Rosario e Vita del Beato Alano della Rupe o.p." a cura di don Roberto Paola)

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NB. Ed io voglio aggiungere una mia riflessione sull'argomento: Se il Santo Padre ce li ha regalati questi nuovi cinque misteri un motivo ci sarà, e forse anche grave e urgente. Da 400 anni nessun Papa aveva mai aggiunto  nulla di nuovo e sostanziale al Santo Rosario. 

Perciò questa aggiunta o integrazione acquista  per me un grande valore e risalto, considerando che  questi nuovi 5 misteri,  negli anni che viviamo oggi, vengono come combattuti e/o apertamente trascurati: 1. Battesimo... 2. Santo Matrimonio... e Mediazione di Maria SS.ma che ci da il consiglio/comando più completo che una Madre possa dare ai suoi figli: "Fate tutto quello che Egli vi dirà". C'è poi l'indicazione 3: Il Regno di Dio si sta avvicinando velocemente: "Dominus prope est" (Filip. 4,4): il Signore è vicino. La fine di questi tempi malvagi deve spingerci a prepararci alla seconda Venuta di Gesù nella Gloria, da non confondersi affatto con la fine del mondo che avverrà tra miliardi e miliardi di anni. C'è poi una considerazione notevole all'episodio 4° della Trasfigurazione sul Tabor seguita dal comando di tacere fino alla morte di Gesù. E dulcis in fundo il 5° episodio: l'Istituzione della Santa Eucarestia, cuore di tutto il Santo Vangelo.    

Tutto considerato a me  pare che  il Signore Gesù abbia voluto riservare//sottolineare questi misteri per i nostri tempi avendone  noi particolare bisogno. E facciamoli allora conoscere per meditarli e costantemente viverli. 


AVE MARIA!

S. Methusiel e S. Michael

 





VI Coro31 gennaio
Principe delle vittorieSan Giovanni Bosco

S. Methusiel

La battaglia ebbe già inizio con i primi creati da Dio e da allora continua su tutto il creato di tutti tempi e di tutti i luoghi. Senza la battaglia non si ottiene la vittoria. Già allora, quando S. Michael, l’umile arcangelo, precipitò nell’abisso il primo di tutti gli angeli, Lucifero con tutto il suo seguito, Dio ha voluto che il debole sconfiggesse il forte. Il coro degli arcangeli è il penultimo contro il primo vicino a Dio, dal quale precipitò Lucifero. In nostro Signore sulla croce e in sua Madre questa volontà di Dio trova il suo punto culminante. Vincere il forte con il debole; è stoltezza per il mondo, per noi però somma sapienza e rende felice la nostra coscienza, sapendo che anche noi poveri, deboli, possiamo unirci in battaglia per il regno di Dio.

Oggi sta davanti al trono di Dio

S. Methusiel,

S. Methusiel, uno dei ventiquattro alti principi, che risplendono come dodici stelle doppie intorno al capo della loro Regina, la Signora del cielo e della terra. I principi alti sono sempre a due a due; essi simboleggiano la creazione doppiamente santificata: una volta santificata per mezzo della creazione pura e per l’ordinamento verso Dio e ancora una volta santificata per mezzo della liberazione dal giogo del maligno tramite la salvezza. La salvezza è la gioia più pura e santa di Maria; così sono per Lei i principi alti ricordo e adorno nello stesso tempo.

Dio vicino a S. Methusiel ha posto S. Michael, e il loro compito è il completamento armonioso del loro essere tra di loro meravigliosamente accordati davanti a Dio: se S. Michael, l’umile, il forte, porta la battaglia, così tiene S. Methusiel, il vincitore, il simbolo della palma della vittoria. Se S. Michael è il credente incrollabile, la perspicacia, l’intuizione e la risolutezza di S. Methusiel completa questa fede umile e incrollabile ad una grande forza. S. Michael trasmette all’uomo combattente la forza tramite Dio, S. Methusiel insegna agli uomini che governano e dominano, che la vittoria è esclusivamente di Dio tramite la sua volontà e il suo amore misericordioso. Tutti e due, principi d’angeli, allontanano dall’uomo i demoni dell’incredulità, del dubbio, della megalomania, della siccità spirituale e dell’esanimità, della superbia e delle passioni sensuali.

Preghiera: Voi grandi santi principi degli angeli, assisteteci nella lotta contro le potenze della tenebre, tenete lo scudo della fede sopra di noi e dateci la palma della vittoria. Amen.

 
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domenica 30 gennaio 2022

MARIA ROSA MISTICA : Montichiari-Fontanelle

 Maria Rosa Mistica: svolta sul caso Montichiari-Fontanelle

dal Numero 8 del 23 febbraio 2020
di Fra’ Pietro Pio M. Pedalino

Sebbene la Chiesa mantenga sulle apparizioni un prudenziale silenzio, è ora approvato e benedetto il culto che migliaia di persone offrono a Maria Rosa Mistica in spirito di preghiera e riparazione per la Chiesa e i consacrati.

Nonostante sia stato annunciato parecchio tempo prima, quanto è accaduto lo scorso 7 dicembre 2019 a Montichiari (Brescia) ha superato di gran lunga le aspettative persino dei più speranzosi anche per un fatto – con ogni evidenza prodigioso – allora occorso: attorno alle 16:00 pomeridiane (certamente troppo presto per un tramonto...) il cielo si è tinto di rosso fuoco e il sole – riferiscono molti presenti che hanno testimoniato – è stato visibile a occhio nudo per uno spazio significativo di tempo.

Sua Eccellenza Pierantonio Tremolada, vescovo di Brescia, era visibilmente commosso durante la Santa Messa da lui presieduta, in occasione dell’istituzione del Santuario diocesano Rosa Mistica Madre della Chiesa dove, dal Dopoguerra ad oggi, si è sviluppato un culto mondiale ricco di frutti spirituali: «I luoghi e le strutture presenti nella nostra Diocesi in località Fontanelle, nel territorio della parrocchia di Santa Maria Immacolata in Borgosotto di Montichiari (BS), sono diventati ormai da diversi anni un importante punto di riferimento spirituale e un luogo di pellegrinaggio per migliaia di fedeli dall’Italia e dall’Estero»(1).

Il giornalista e scrittore Riccardo Caniato, primo curatore dei diari della veggente di Fontanelle Pierina Gilli e membro ufficiale della Fondazione Maria Rosa Mistica, riconosce con gioia l’importanza di tale avvenimento: «È un fatto importantissimo sia, nello specifico, per il “caso di Fontanelle”, sia per tutta la Chiesa in generale [...]. Nell’omelia [...] il vescovo Tremolada, dopo aver espresso gioia e gratitudine per la proclamazione del nuovo Santuario diocesano dedicato alla Beata Vergine, ha usato queste parole: “Con questo atto solenne ci inseriamo in un solco aperto da chi ci ha preceduto”. Ebbene, questo “solco aperto”, è senz’altro quello tracciato dagli ultimi vescovi bresciani che hanno preparato la strada, ma, ancor di più, è il solco del sensus fidei del popolo di Dio. Perché, e mi piace pensarlo: è stata proprio la grandissima fede del popolo mariano, sparso in tutto il mondo, a rompere i pregiudizi e a mostrare questo luogo sotto una nuova luce»(2).

Da un lato è vero che il riconoscimento del culto di “Maria Rosa Mistica” non significa automaticamente il riconoscimento delle stesse apparizioni. Dall’altro, però, è da rilevare come sulle apparizioni non esiste alcun decreto di “non constat”(3), come invece si pensava. Infatti, quando l’allora vescovo, mons. Giacinto Tredici, nel 1951, si recò nella parrocchia di Montichiari e disse: «Non ci sono elementi sufficienti per riconoscere la soprannaturalità», a tale dichiarazione sospensiva, non fece mai seguito alcun decreto formale. L’attuale vescovo titolare ha dimostrato, con le sue dichiarazioni in occasione del riconoscimento del culto, che è necessario riaprire il caso con nuove e più accurate indagini, in quanto finora l’esame non è andato esente da qualche pregiudizio ed errore di valutazione.

Lo stesso Caniato, circa la devozione spontanea verso Maria Rosa Mistica diffusasi rapidamente in tutto il mondo, ricorda significativi fatti prodigiosi legati ad alcune statue e immagini di Rosa Mistica: «In Libano, per esempio, sono state trovate icone di Rosa Mistica che trasudano olio profumato, in America ci sono statue che hanno pianto lacrime e sangue, il medesimo fenomeno si è verificato in India, dove vescovi e cardinali hanno visto trasudare miele, segno di benedizione, da un’immagine della Vergine, e via dicendo... Poi ci sono i miracoli: sono nate almeno due congregazioni religiose ispirate a Rosa Mistica, che fanno riferimento a Brescia e che sono state riconosciute dai rispettivi vescovi, oltre ad una miriade di associazioni religiose. Le guarigioni e le conversioni, invece, non si contano più...»(4).

A Pierina Gilli la Madonna si presenta con il titolo di “Maria Rosa Mistica e Madre del Corpo Mistico, la Chiesa”, mostrandosi in vesti candide con tre rose sul petto. Fu Ella stessa a spiegare il significato di queste rose: erano le preghiere, i sacrifici e le penitenze richieste alla veggente e a chiunque avesse creduto a questa sua venuta, per riparare i torti di tre specifiche categorie di consacrati: quelli che vengono meno alla loro vocazione, quelli che vivono in peccato mortale e i sacerdoti che tradiscono Gesù, come Giuda.

Questo messaggio non poteva certo lasciare indifferenti, soprattutto il clero e le autorità ecclesiastiche. Annota ancora Caniato: «Per la Chiesa di allora, con i seminari ancora pieni, era impensabile un richiamo tanto esplicito e tanto drammatico circa le proprie mancanze e negligenze. In poche parole, nell’immediato Dopoguerra, la Madonna paventava una grande crisi di fede che avrebbe colpito il cuore della Casa di Dio nei suoi figli prediletti, i consacrati. E richiamava con forza ad una nuova conversione di fronte al dilagare dell’indifferenza e dei gravi peccati. Ebbene se, al tempo, poteva sembrare la follia di una sedicente veggente, oggi tutti possono riconoscere che in queste parole c’era una profezia»(5).

Ma come in tutte le più significative apparizioni mariane, assieme alla denuncia dei mali e la messa in guardia dai pericoli, la Vergine Maria non manca di indicare una strada percorribile per uscire dalla crisi, così anche a Montichiari-Fontanelle.

In un messaggio molto significativo della Rosa Mistica alla veggente Pierina (17 aprile 1978) si legge: «Pregate figli, pregate anche per quei vostri fratelli che fanno soffrire tanto la Chiesa del mio Divin Figlio Gesù Cristo... anch’essi hanno un’anima da salvare... offrite almeno voi figli diletti sacrifici al Signore per una loro conversione radicale... che dalla rinuncia del peccato... ritornino alla pienezza di una vita nuova di veri cristiani. E voi miei figli che siete stati fedeli all’amore del mio Divin Figlio Gesù Cristo continuate ad amare dando a questi fratelli che si sono allontanati il perdono di amore!... (qui la Madonna si dimostrò tanto dolce e maestosa). Allargo le mie braccia, apro il mio Cuore materno donando a tutti i figli il mio amore di Madre!... La gloria del Signore trionferà!...».

Non sfuggirà certo, ai conoscitori delle apparizioni mariane, un non piccolo particolare: preghiere, sacrifici, penitenze, Cuore Immacolato di Maria: sembra di sentire il messaggio di Fatima... Proprio così. Le mariofanie, infatti, sono interventi che provengono tutti da una medesima persona, l’Immacolata che, per volontà di Dio, desidera aiutare gli uomini a non perdere nell’inferno la loro anima immortale e, perciò, si intrecciano in un unico disegno di Salvezza: «C’è infatti un grandissimo legame tra le apparizioni di Fatima e le presunte apparizioni di Fontanelle. Tanto è vero che il 7 dicembre del 1947, la Madonna, apparendo a Pierina nel Duomo di Montichiari, le mostrò proprio Giacinta e Francesco di Fatima: “Essi ti saranno compagni in ogni tua tribolazione. Hanno sofferto anch’essi benché più piccoli di te [...] Ti aiuteranno. Ecco quanto desidero da te, semplicità e bontà come in questi bambini”»(6).

In ultimo, utile sapere cosa la Madonna, a Montichiari-Fontanelle, chieda a tutti noi. Le richieste sono poche, gli appelli diretti e precisi. Eccoli in uno schema essenziale:
1) L’unione mondiale della Comunione riparatrice il giorno 13 di ogni mese per tutti gli oltraggi e le offese a Gesù Eucaristia. Dice Rosa Mistica a Pierina: «Il mio Divin Figlio mi ha inviata nuovamente per chiedere l’Unione Mondiale della Comunione riparatrice e questo sia il giorno 13 di ottobre. Sia diffusa a tutto il mondo questa santa iniziativa che deve incominciare quest’anno per la prima volta e sia sempre ripetuta ogni anno».
2) Sempre il 13 di ogni mese – data legata alle apparizioni di Fatima – Rosa Mistica chiede: la confessione dei peccati, la partecipazione alla Santa Messa, la Comunione, la recita del Rosario e un’ora di Adorazione eucaristica.
3) L’Ora di Grazia universale, l’8 dicembre di ogni anno, alle ore 12.00: «Con tale pratica – promette la Vergine Santissima – si otterranno numerose grazie spirituali e corporali». Oltre a questi tre appelli, sull’esempio di Pierina Gilli, la Madonna invita i fedeli ad offrire la propria vita per amore di Cristo e della sua Chiesa.

L’aggancio con i messaggi di Fatima, nonché le recenti approvazioni del culto di Rosa Mistica, fanno di questo avvenimento mariano un tesoro per la Chiesa e per le anime, da scoprire magari programmando di recarsi in pellegrinaggio sui luoghi, per toccare con mano la potenza e la bontà di quella Immacolata che Dio ci ha donato in questi tempi difficili e di «diabolico disorientamento» (Suor Lucia di Fatima al padre Augustin Fuentes). 


NOTE

1) Mons. Pierantonio Tremolada, Lettera aperta alla Diocesi, 21 novembre 2019.

2) Costanza Signorelli, Maria e il Suo popolo. Svolta storica sul “caso Fontanelle” (intervista a Riccardo Caniato), 10.12.2019: https://lanuovabq.it/it/maria-e-il-suo-popolo-svolta-storica-sul-caso-fontanelle

3) Esistono tre possibili giudizi alla fine di un’indagine ecclesiastica su presunti fatti soprannaturali: constat de supernaturalitate, con cui si afferma l’origine soprannaturale degli eventi; non constat de supernaturalitate, con cui si esprime l’insufficienza dei dati e degli elementi a disposizione per affermare o negare il carattere soprannaturale di una presunta rivelazione privata; constat de non supernaturalitate, con cui si nega il carattere soprannaturale dei fatti presi in esame.

4) Riccardo Caniato, Maria e il Suo popolo. Svolta storica sul “caso Fontanelle”.

5) Ibidem.

6) Ibidem.