sabato 7 novembre 2020

Santo Abitino del Carmine e trionfo della Misericordia



 MEDITAZIONE PER IL SABATO.

1. Il Cuor di Maria tenero e riconoscente rimprovera la nostra ingratitudine nel suf­fragare le Anime.

La tradizione registra come Maria, giovinetta, uscisse due volte dal tempio, e fu per accompagnare a sepoltura i suoi genitori Anna e Gioacchino. Amava Ella Dio di tutto cuore, ma sentiva pure il più te­nero affetto per gli Autori de' suoi giorni; e la riconoscenza non solo estraeva dagli occhi di Maria una larga vena di pianto nel loro tra­passo, ma la sua calda preghiera si univa a quella del sacerdote, pel santo riposo delle anime loro nel seno di Abramo. Maria lo credette un dovere, e non sarà pure per noi? 

L'ingratitu­dine venne sempre riprovata da tutti i popoli come cosa vergognosa; e non sarà tale, anzi talvolta un vero delitto, allorchè si tratta delle Anime del Purgatorio? Chi sulla terra paga di noncuranza, e peggio di disprezzo, i proprii ge­nitori, chi non li aiuta ne' loro bisogni, è sti­mato colpevole; ma forsechè dessi non son più tali perchè trapassati? Chi abbandona un pa­dre, una madre moribondi, vien detto un mostro, e non sarà peggio l'abbandonarli nel fuoco ar­dente? Il comando della legge di Dio: honora patrem et matrem, che prescrive l'onore, il ri­spetto, 1'aiuto ai nostri genitori, non cessa sul limitare dell'eternità; è dovere nostro di soc­correrli finchè ne hanno bisogno: e se questo è grande, stringente per essi nel Purgatorio, non peccheremo noi nel non soccorrerli? Dopo Dio, vi ha forse qualcuno cui debbasi maggiore gratitudine che ai genitori? 

Da essi la vita, le cure innumerevoli della tua infanzia, le premure per la tua sanità, pel tuo benessere; chi può pensare alle veglie, agli affanni, alle lagrime di: una madre accanto alla culla, senza provare un palpito di amore? Quante premure per l'educa­zione, per l'istruzione, per mantenerti, per pro­cacciarti un po' di patrimonio! E se ai bene­nefizii fisici aggiungi i morali, del battesimo appena nati, dell'impartirti la dottrina cristia­na, insegnandoti colle massime del Vangelo la strada dell'eterna salvezza, correggendoti nella tua inesperienza, pensando giorno e notte al tuo bene temporaneo ed eterno, non potrai a meno di confessare che sono senza numero i benefizii ricevuti da' tuoi genitori. Ma se essi co' tuoi maestri, superiori, direttori, gemono in Purgatorio e ti domandano per gratitudine non la metà del tuo patrimonio, come offriva Tobia per riconoscenza all'Angelo Raffaele, ma solo una qualche Messa, a loro suffragio, qualche opera buona, e tu gliela nieghi, non sei dunque un ingrato, e non pecchi mancando al tuo do­vere? E tu non hai forse promesso, anzi giu­rato sul loro letto di morte, di assisterli? E non è più peccato mancare ai fatti giuramenti?



2. La Vergine santissima ti fa vedere molti in Purgatorio per causa tua.

Maria mai donò cattivo esempio ad altri, nè giammai fu oc­casione di male al prossimo; ma tu, mettendo mano alla coscienza, puoi tu dire d'essere in­nocente sui patimenti di quelle Anime? Colà forse ancor si trova tuo padre, che per troppo amore per te, per lasciarti più pingue patri­monio, trascorse in frodi, in ingiustizie, in cenno bugie! Là forse vi ha tua madre, che cadde in mille impazienze per cagion tua, che per troppa bontà di cuore mancò al suo do­vere di correzione, di severa riprensione, ed i tuoi valli furono aggiudicati a lei: dovette ella render conto a Dio della tua superbia non mor­tificata, della tua vanità non repressa, della tua freddezza in religione non isvegliata.... dun­que in gran parte per causa tua ella soffre; e tu non sarai obbligata à riparare e starai tran­quillo in coscienza come se non avessi obbligo alcuno verso di essi? 

Oh se potessi vedere i mesti loro sguardi! Non ti maledicono; ma vuoi tu che ti benedicano, mentre, come i fratelli di Giuseppe sulla cisterna di Sichem, tu ti godi il frutto delle loro fatiche, e li lasci sof­frire in quel baratro profondo? - Si trovansi laggiù gli scandelizzati da noi! Quanti, al ve­dervi mal fare, imitarono i vostri difetti ed i vostri peccati! Quanti, al vedere la vostra in­differenza alla preghiera in chiesa, ai Sacra­menti, si fecero forti dei vostri esempii e vi imitarono. Quanti impararono da voi il godi­mento dei piaceri, l'immodestia, la vanità nel vestire, l'attacco alla roba, lo spirito di immor­tificazione! 

Anzi quante perfide lezioni uscirono dal vostro labbro e furono causa di cento pec­cati! Quell'amico, quel parente, quel compagno, già trapassati, commisero peccato per farvi piacere; ma ora nell'abisso vi guardano, e non dr cono al Giudice supremo: non vogliamo vendetta; bensì desiderano ricordarvi il dovere di restituzione della innocenza loro rubata, della purità di cuore loro tolta; e voi, potendo coi suffragi compensare il danno spi­rituale loro arrecato, non facendolo, sareste disumani, ingrati, ingiusti, anzi quasi i loro tormentatori; e ne renderete un dì stretta conto al Signore. Anima mia, pensaci appiù, di Maria santissima; è un dovere ben grade per te!

3. Maria santissima ti rimprovera per (…) non soddisfatti.

Quante Anime, questo motivo, Maria non può vedere tosto in cielo! Quanto onore e gloria a Dio ed a Lei non si toglie colle Messe non dette, colle pre­ghiere non fatte dai poveri, per le limosine omesse! Ha ben ragione Maria di rimprove­rarti.... Più volte regna somma negligenza nei figli e negli eredi, per quanto spetta ai legati lasciati dal testatore. Sono Messe da dirsi nel più breve tempo possibile: ma colla scusa delle grandi spese, trascorrono i lunghi mesi, e ben lungi dall'anticiparne la celebrazione si differisce... 

Ma non pensi tu che l'Anima del defunto è tra pene crudeli, ed i giorni per lei sembrano secoli? Non impedire ai morti la grazia di o, dice lo Spirito Santo. Quelle limosine alle opere pie erano forse restituzioni, compensi, riparazioni necessarie; l'Anima sta forse tra le pene finchè non sieno fatte; e tu differisci a tuo bell'agio, finché ti torni comodo.... dov'è la tua giustizia? Tu godi il patrimonio di lui, e chi è morto, aspetti.... Non dice così il de­funto, che fidavasi in te vedere compiute le sue volontà ed avere suffragi: invece che dirà dal Purgatorio? 

Peggio chi non adempie ai legati senza una legittima scusa. Sono lasciti antichi, sono pesi di altre eredità avute, sono talvolta prezzi di peccati, legati di stretta giu­stizia, per cui le Anime dei defunti porteranno pena non avendovi soddisfatto in vita. Ma avendone pur danno le Opere pie defraudate dei loro redditi, le chiese cui vengono negati i sussidii loro largiti, e talvolta intiere popola­zioni private di Messe, di catechismi, di limo­sine, di assistenza dei sacerdoti, chi può scusare questi tali da grave peccato e dall'obbligo della restituzione? Anima mia, non hai nulla a rimproverarti per questo riguardo? Non hai Messe da far celebrare? Hai soddisfatto esat­tamente alla volontà del testatore? La roba dei morti sterminò ben molte famiglie....

PREGHIERA.

O cara Madre Maria, ai vostri piedi mi riconosco colpevole d'ingratitudine, e forse di vera ingiustizia, verso le Anime de' miei parenti, delle Anime da me scandolezzate, o di quelle che m'imposero obblighi per te­stamento. Desidero rimediarvi quest'oggi, unisco i miei deboli suffragi ai vostri me­riti per le Anime dei miei benefattori; farò oggi una penitenza per liberare le Anime che soffrono per colpa mia; ma dirò con Zaccheo, se defraudai qualche legato, lo compenso con un'abbon­dante restituzione. O Maria, ottenetemi la benedizione di Dio sul fermo mio volere. Così sia.

Mezzo efficace e potente alla nostra eterna salvezza e ad affrettarci i gaudii eterni del Pa­radiso è la divozione sincera del Santo Abitino del Carmine. Beato chi va rivestito di questa santa livrea di Maria, contrassegno di sua con­fratellanza, privilegio a tutti i Carmeliti, i quali morendo con questo Santo Abito NON ANDRANNO AL FUOCO ETERNO: pegno di salute, scampo dai pericoli, segno di alleanza e di pace in sempiterno.

Nè paga di tanta liberalità, l'eccelsa Regina del Cielo, Maria, compariva al Sommo Ponte­fice Giovanni XXII ingiungendogli di pubbli­care al mondo intero che, Essa, proteggendo in singolar modo l'Ordine e i Confratelli del Carmelo, solleverà e libererà dalle fiamme del Purgatorio le Anime dei Religiosi e Confra­telli defunti, specialmente nel PRIMO SABATO dopo LA LORO MORTE, se avranno recitato in vita il Suo PICCOLO UFFICIO tutti i giorni, o, non sapendo leggere, avranno osservato l'asti­nenza dalle carni nel mercoledì e nel sabato e i digiuni della Chiesa; e saranno vissuti ca­sti secondo il proprio stato. Ciò che egli fece pubblicando una Bolla detta perciò Sabatina, la quale fu poi approvata e confermata da altri Pontefici suol successori.http://www.materdecorcarmeli.it/giovanni-xxii.html

Io, loro Madre, discenderò benigna nel sa­bato dopo la loro morte e le libererò dal Purgatorio.

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Dio vi benedica.

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AMDG et DVM

Dalle prime parole di Maestro alle ultime nel Cenacolo e nel Sinedrio, nel Pretorio e sul Golgota, e da queste a quelle avanti l'Ascensione, Gesù sempre testimoniò del Padre e del Regno celeste.

  

 VERO VOLTO DI GESU'

 ...Iddio, il Padre, aveva creato l'uomo dalla polvere e gli aveva infuso il soffio della vita e lo spirito, soffio divino e immortale. Ancora il Padre, palesemente o no invocato dal Figlio, con Lui rende la vita ad una carne morta, e con la vita l'anima e la ricostruzione delle carni che, per morte (Lazzaro) o per morbo (lebbre), s'erano già sfatte o distrutte, o, convertendo il peccatore, ricostruisce in esso la legge morale, ricrea lo spirito caduto in peccato, sino alla grande ricreazione alla Grazia, mediante il sacrificio di Cristo, per tutti coloro che credono in Lui e ne accolgono la Dottrina entrando a far parte della sua Chiesa.

   Il Figlio poi, al mondo che ignora il Padre, e anche al piccolo mondo d'Israele che, senza ignorarlo, non ne conosceva la verità di amore, di misericordia, di giustizia temperata dalla carità che è sua Natura, rivela il Padre. "Chi vede Me vede il Padre. La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato. La Verità che ha mandato Me, sua Parola, voi non la conoscete, ma Io la conosco perché mi ha generato. Il Padre che mi ha mandato non ha lasciato solo il suo Figlio; Egli è con Me. Io e il Padre siamo Una sola cosa". E rivela lo Spirito Santo, mutuo amore, abbraccio e bacio eterni del Padre e del Figlio, Spirito dello Spirito di Dio, Spirito di verità, Spirito di consolazione, Spirito di sapienza, che confermerà i credenti nella Fede e li ammaestrerà nella Sapienza, Egli, Teologo dei teologi, Luce dei mistici, Occhio dei contemplatori, Fuoco degli amanti di Dio.

   Tutto l'insegnamento e tutte le opere del Cristo sono testimonianza del Padre e rivelazione del mistero incomprensibile della Ss. Trinità. Di quella Ss. Trinità per la quale fu possibile la Creazione, la Redenzione, la Santificazione dell'uomo. Di quella Ss. Trinità per la quale, senza distruggere la prima creazione che s'era corrotta, poté aversi una ricreazione, o novella creazione di una coppia senza macchia: di una nuova Eva, di un nuovo Adamo, mezzo a ricreare alla Grazia, e quindi a ristabilire l'ordine violato e il fine ultimo tra e per gli uomini venuti da Adamo.

   Per volere del Padre, in vista dei meriti del Figlio, e per opera dello Spirito Santo, poté, dalla Donna immacolata, Eva novella e fedele, assumere umana carne il Figlio, poiché lo Spirito di Dio coprì della sua ombra l'Arca non fatta da mano d'uomo, ed aversi il nuovo Adamo, il Vincitore, il Redentore, il Re del Regno dei Cieli al quale sono chiamati coloro che, accogliendolo con amore, seguendolo nella dottrina, meritano di divenire figli di Dio coeredi del Cielo.
   Dalle prime parole di Maestro alle ultime nel Cenacolo e nel Sinedrio, nel Pretorio e sul Golgota, e da queste a quelle avanti l'Ascensione, Gesù sempre testimoniò del Padre e del Regno celeste.

   Il Regno di Dio. Il Regno di Cristo. Due regni che sono un sol re­gno, essendo il Cristo Una sol cosa con Dio, ed essendo che Dio, al Cristo e per il Cristo, ha dato tutte le cose che per mezzo di Lui sono state, dopo che tutte l'Eterno le aveva già viste nel suo Unigenito, la Sapienza infinita, Origine come Dio, Fine come Dio, Causa come Dio-Uomo della creazione, della deificazione, della redenzione dell'uomo. Due regni che sono un sol regno, perché il Regno del Cri­sto in noi dà il possesso del Regno di Dio a noi.

   E il Cristo, dicendo al Padre: "Venga il tuo Regno", come Fondatore, come Re dei re, come Figlio ed Erede eterno di tutti i beni eterni del Padre, lo instaura dalla Terra, lo stabilisce in noi, fa una cosa sola del suo e del Regno del Padre, li unisce congiungendo quello della Terra, come con un mistico ponte, che è poi la sua lunga Croce di Uomo tra gli uomini che non lo comprendono e di Martire per mezzo degli uomini e per il bene degli uomini, a quello celeste; dà ad esso Regno di Dio per sua Reggia visibile la Chiesa, per statuto di questo Regno le leggi della Chiesa, per Re di questo Regno Se stesso che ne è Capo e Pontefice eterno, e come ogni re vi istituisce i suoi ministri, e chiaramente lo definisce "anticipo" del Regno eterno, e definisce la Chiesa "nuova Gerusalemme terrena" che, alla fine dei tempi, sarà trasportata e trasformata nella "Gerusalemme celeste" nella quale giubileranno in eterno i risorti, e vivranno una vita nota a Dio solo.
....
http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-i
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Aprite le porte a Cristo


È il tempo del Cenacolo per questa povera umanità...

Omni die dic Mariae mea, laudes, anima:

Eius festa, eius gesta cole splendidissima

 Madrid (Spagna), 22 maggio 1996.

Il tempo del Cenacolo.

«Da una settimana, mio piccolo figlio, ti trovi a fare meravigliosi Cenacoli con i sacerdoti ed i

fedeli del mio Movimento, nelle principali città della Spagna, dal mio Avversario

particolarmente insidiata e colpita, ma da Me protetta e custodita nel sicuro rifugio del mio

Cuore Immacolato.

   Vivete così, con particolare intensità, il tempo liturgico compreso fra la solennità della

Ascensione e quella della Pentecoste, che è il tempo del Cenacolo.

   Ricordate il periodo che ho trascorso insieme agli apostoli nel Cenacolo di Gerusalemme, uniti

nella preghiera e nella ardente attesa che si compisse il prodigioso evento della Pentecoste.

   E con quale gioia ho contemplato la discesa dello Spirito Santo, sotto forma di lingue di fuoco

che si posavano su ciascuno dei presenti, operando il miracolo di una loro completa e totale

trasformazione.

   È questo per la Chiesa e per tutta l'umanità il tempo del Cenacolo.


   È il tempo del Cenacolo per la Chiesa, da Me invitata ad entrare nel Cenacolo del mio Cuore

Immacolato.


   In questo nuovo e spirituale Cenacolo devono ora entrare tutti i Vescovi, perché possano

ottenere, dalla preghiera incessante fatta con Me e per mezzo di Me, una particolare

effusione dello Spirito Santo, che apra le menti e i cuori a ricevere il dono della divina

Sapienza e giungano così alla comprensione della Verità tutta intera e a dare la loro piena

testimonianza a mio Figlio Gesù.

   In questo nuovo Cenacolo spirituale devono entrare i Sacerdoti, perché siano dallo Spirito

Santo confermati nella loro vocazione, e dalla preghiera, fatta con Me e per mezzo di Me,

ottengano forza, sicurezza e coraggio di annunciare il Vangelo di Gesù in tutta la sua integrità

e di viverlo alla lettera, con la semplicità dei piccoli, che si nutrono con gioia di ogni parola che

esce dalla bocca di Dio.


   In questo nuovo Cenacolo spirituale devono entrare tutti i fedeli, perché siano aiutati a vivere

il loro battesimo e dallo Spirito Santo ricevano luce e conforto nel loro quotidiano cammino

verso la santità.

Solo così possono diventare oggi coraggiosi testimoni di Gesù risorto e vivente in mezzo a voi.


   È il tempo del Cenacolo per questa povera umanità, così posseduta dagli Spiriti del male,

sospinta sulla strada del piacere e dell'orgoglio, del peccato e dell'impurità, dell'egoismo e

dell'infelicità.

   L'umanità deve ora entrare nel Cenacolo del mio Cuore Immacolato: qui, come Mamma, le

insegnerò a pregare e a pentirsi, la condurrò alla penitenza e alla conversione, al cambiamento

del cuore e della vita.

   Dentro questo nuovo e spirituale Cenacolo la preparerò a ricevere il dono della seconda

Pentecoste, che rinnoverà la faccia della terra. Per questo domando oggi che la Chiesa e

l'umanità entrino nel Cenacolo che la vostra Mamma Celeste ha preparato per voi.


   Il periodo della purificazione e della grande tribolazione che state vivendo deve essere per

voi il tempo del Cenacolo.

   Entrate tutti nel nuovo e spirituale Cenacolo del mio Cuore Immacolato, per raccogliervi in una

intensa ed incessante preghiera fatta con Me, vostra Mamma Celeste, in attesa che si compia

il grande miracolo della seconda Pentecoste ormai vicina».


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Dio vi benedica.

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giovedì 5 novembre 2020

I tormenti dell'inferno per i dannati



Dio rivela a Santa Caterina: I TORMENTI DELL’INFERNO PER I DANNATI


Dal: “Dialogo della Divina Provvidenza” di Santa Caterina da Siena

Lingua umana non basta, figlia mia, a narrare la pena di queste anime miserande. Se tre sono i principali vizi – cioè l’amore di sé onde nasce il secondo, ossia la considerazione di se stessi, dal quale procede il terzo, che è la superbia accompagnata da falsa giustizia e crudeltà, con gli altri iniqui e immondi peccati che conseguono a questi – così ti dico che nell’inferno vi sono quattro tormenti principali, ai quali conseguono tutti gli altri.

Il primo tormento consiste nel fatto che essi si vedono privati della mia visione; cosa che è di tanta sofferenza che, se fosse loro possibile, sceglierebbero piuttosto di vedermi, anche stando nel fuoco e tra i più crudi tormenti, piuttosto che esser privi d’ogni pena senza vedermi. 
Questa prima pena produce in loro la seconda, quella del verme della coscienza che sempre li rode, poiché per loro colpa si vedono privati di me e della conversazione con gli angeli, e per di più si vedono divenuti degni della conversazione con i demoni e della loro visione.

II vedere poi il diavolo, che è la
terza pena, moltiplica ogni loro sofferenza. Se infatti i santi sempre esultano nella mia visione ripensando con gaudio al frutto dei sacrifici che hanno sopportato per me con grandissimo amore e disprezzo di sé, il contrario è di questi sventurati, che nella visione dei demoni acuiscono il proprio tormento: nel vedere i demoni riconoscono se stessi, cioè capiscono che per propria colpa se ne son resi degni. In tal modo il tarlo della coscienza ancor più li rode e mai ha tregua il fuoco bruciante di questa consapevolezza”. (cfr Isaia 66,24)
Pena ancor più grande deriva loro dal vedere la figura stessa del demonio, tanto orribile che non v’è cuore umano che possa figurarsela. Se ben ricordi, infatti, saprai che, avendoti Io mostrato il demonio nella sua forma, e per un piccolo spazio di tempo – quasi un punto! – tu, dopo esser tornata in te, hai scelto, piuttosto, di camminare lungo una strada lastricata di fuoco, durasse pure sino al giorno del giudizio, disposta a calpestare il fuoco coi tuoi piedi, piuttosto che vederlo ancora.         Ma quantunque tu l’abbia visto, ancora non sai quanto egli sia orribile, perché, per divina giustizia, egli si mostra ancor più repellente all’anima che si è privata di me, e in modo più o meno grave a seconda della gravità delle colpe commesse.

E
il quarto tormento è il fuoco. È un fuoco che brucia ma non consuma l’anima; questa non si può consumare, non essendo cosa materiale che il fuoco possa ridurre a niente, dal momento che è incorporea. Ma Io per divina giustizia ho permesso che il fuoco la bruci tormentosamente, la tormenti e non la consumi, e la tormenti e bruci con grandissime sofferenze, in modi diversi a seconda della gravità dei peccati, chi più chi meno, secondo il peso delle colpe.

      Da questi quattro tormenti derivano tutti gli altri, con freddo e caldo e strider di denti. Ecco in che modo miserabile hanno ricevuta la morte eterna, dopo i rimproveri loro rivolti in vita per il falso giudizio e per l’ingiustizia, non essendosi corretti in occasione di questa prima accusa, come ho detto, né della seconda, cioè in punto di morte quando non vollero sperare, né dolendosi dell’offesa fatta a me ma affliggendosi soltanto per la propria pena.

"Colui che è", Adonai, Jeové, JESUS, Gesù!

  





...Quale quell'inventore o innovatore o pensatore, anche mosso da giusto desiderio di investigare, conoscere e spiegare i misteri eccelsi e i naturali, che non cada in qualche errore, e del suo intelletto non ne faccia un movente di danno a sé e ad altri? La radice del danno a tutta l'Umanità non ha forse origine dal desiderio dei Progenitori di conoscere e penetrare nei dominii di Dio? Subito sedotti dalla falsa promessa dell'Avversario, vollero conoscere… e caddero in errore, come vi cadono pensatori, scienziati e uomini in genere.

   Ma Colui che è, e che è Sapienza perfettissima, non commise errore, e non ne commette, né il male e il dolore che han reso imperfetto ciò che fu creato perfetto mai deve dirsi che viene dall'Onnisciente, ma da coloro che vollero e vogliono uscire da quella legge d'ordine che Dio ha dato a tutte le cose e gli esseri viventi. Ordine spirituale, morale, fisico perfetto, e che, se rispettato, avrebbe mantenuto la Terra allo stato di terrestre paradiso e gli uomini che l'abitano nella felice condizione di Adamo ed Eva avanti la colpa.

   "Colui che è", antico nome di Dio, per un eccesso di venerazione, creatosi spontaneo nell'io degli uomini consci della loro condizione di essere dei decaduti dalla Grazia e meritevoli dei rigori di Dio — era allora il tempo che Dio, per gli uomini, era il Dio terribile del Sinai, il Giudice pronto alle vendette — fu presto sostituito dall'altro: Adonai. E questo, sia per diversità di pronuncia quale la si osserva in ogni nazione, e in tutti i tempi, da regione a regione, sia per essere usato troppo raramente per una troppo integrale applicazione del comando: "Non nominare invano il Nome del Signore Dio tuo", provocò un'alterazione della prima pronuncia: "Jeové"
Ma nella Galilea, nella quale l'Emmanuele avrebbe passato la quasi totalità della sua vita di Dio tra gli uomini, secondo il suo nome profetico di Emanuel, e dalla quale si sarebbe mosso per spargere la Buona Novella, Egli che era la Parola di Dio fattasi Uomo, e per iniziare la sua missione di Salvatore e Redentore che si sarebbe conclusa sul Golgota, quel nome, insegnato dall'Eterno a Mosè, conservò il suo suono iniziale: Jeovè.

   E nel nome del Figlio di Dio fattosi Uomo, nel nome che Dio stesso impose al Figlio suo incarnato, e che l'Angelo dei felici annunzi aveva comunicato alla Vergine immacolata, è, per chi sa leggere e intendere, un'eco di quel nome, e la Parola che lo portava, ai suoi, insegnò novellamente la parola vera: Jeovè, per dire Dio, per dire il Padre suo Ss., dal quale il Figlio è generato e dai Quali procede lo Spirito Santo. E procede per generare, al giusto tempo, nel seno della Vergine il Cristo Salvatore.
   Il Figlio di Dio e della Donna, Gesù. Colui che, oltre ad essere il promesso Messia e Redentore, è la testimonianza più vera del Padre e della sua Volontà, la testimonianza della Verità, della Carità, del Regno di Dio.

   Il Padre e il Figlio, sempre Una sol cosa anche se temporaneamente il Figlio aveva assunto Persona umana senza per ciò aver perduto la sua eterna Persona divina, sempre Una sol cosa per l'Amore perfetto che li univa, si sono vicendevolmente resi testimonianza. 

Il Padre la dà al Figlio, nel Battesimo al Giordano; sul Tabor, alla Trasfigurazione; al Tempio per l'ultima Pasqua, al cospetto anche dei Gentili venuti per conoscere Gesù. 

Ma a questa triplice testimonianza sensibile vanno aggiunte le testimonianze dei miracoli più grandi operati dal Cristo quasi sempre dopo aver invocato il Padre. Veramente può dirsi che l'invisibile presenza del Padre, che è eterno e purissimo Spirito, balenasse, come raggio di incontenibile luce che nessun ostacolo può imprigionare, in ogni manifestazione del Cristo, sia in veste di Maestro che in veste di operatore di miracoli e di opere divine.
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AMDG et DVM