Monaco di Baviera. La Donna dell’Apocalisse di Rubens
La “Sala Rubens” della Vecchia Pinacoteca (Alte Pinakothek) di Monaco di Baviera espone un quadro di Rubens dipinto negli anni 1623-25 dedicato alla Donna e il Drago, una delle visioni più famose di San Giovanni, narrata nel capitolo 12 della sua Apocalisse.
Maria è la figura centrale di quel “segno grandioso” apparso in Cielo: “una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle”.
Rubens la ritrae con il figlio in braccio e con il piede che schiaccia la testa di un serpente, riferimento a un altro testo biblico famoso (Genesi 3, 14-15) nel quale Dio dice al serpente che ha tentato Eva: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”.
Il neonato che la donna sorregge in braccio è in procinto di essere “rapito verso Dio e verso il suo trono” perché è “destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro”. Nel quadro vediamo Dio Padre dall’alto dei cieli ritratto nel gesto di porgergli “lo scettro di ferro” tra il tripudio degli angeli che ne festeggiano l’arrivo consegnandogli la corona della gloria e la palma del martirio.
Un angelo pone sulle spalle della Donna due ali piumate che le consentono di fuggire nel deserto, “dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni”.
A questa scena descritta nella parte destra del suo quadro Rubens aggiunge una seconda scena, sempre tratta dal capitolo 12 dell’Apocalisse, che descrive la guerra tra gli angeli e il drago.
“Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito”.
Rubens dipinge un drago di colore scuro, con una lunga coda e sette teste eruttanti fuoco dalla bocca. Al posto delle corna e dei diademi le teste del drago hanno la cresta e i bargigli rossi del gallo, tradizionale simbolo della superbia, dell’orgoglio e della vanagloria.
“Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli”.
Rubens dipinge l’assalto che l’arcangelo Michele con i suoi angeli porta al drago a sette teste e ai suoi compagni. Il drago cade nel fuoco dell’inferno che brucia sulla superficie della terra. I suoi compagni sono gli angeli ribelli a Dio. Cadono anche loro nell’inferno avvinti ai serpenti, e acquistano i tipici connotati diabolici: il volto animalesco, le ali membranacee, le corna e la coda.
L’arcangelo Michele è descritto come il generale celeste, vincitore nella lotta contro i poteri ostili a Dio. Al tempo della Controriforma l’arcangelo divenne il santo patrono della Chiesa cattolica militante e dei prìncipi cattolici, investiti del compito di difensori e protettori della Chiesa.
La visione apocalittica si manifesta nel cielo che sovrasta una caratteristica città posta sul colle. Il profilo corrisponde alla città di Frisinga. Il quadro era stato commissionato a Rubens per essere collocato nella Cattedrale. Oggi sull’altar maggiore del duomo di Frisinga compare una copia del dipinto. L’originale è quello esposto nella raccolta d’arte della Pinacoteca di Monaco.
AMDG et DVM