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mercoledì 10 maggio 2023

Il drago apocalittico dalle sette teste

 

Monaco di Baviera. La Donna dell’Apocalisse di Rubens

La “Sala Rubens” della Vecchia Pinacoteca (Alte Pinakothek) di Monaco di Baviera espone un quadro di Rubens dipinto negli anni 1623-25 dedicato alla Donna e il Drago, una delle visioni più famose di San Giovanni, narrata nel capitolo 12 della sua Apocalisse. 

La Donna e il Drago

Maria è la figura centrale di quel “segno grandioso” apparso in Cielo: “una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle”. 

Rubens la ritrae con il figlio in braccio e con il piede che schiaccia la testa di un serpente, riferimento a un altro testo biblico famoso (Genesi 3, 14-15) nel quale Dio dice al serpente che ha tentato Eva: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”

Il neonato che la donna sorregge in braccio è in procinto di essere “rapito verso Dio e verso il suo trono” perché è “destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro”. Nel quadro vediamo Dio Padre dall’alto dei cieli ritratto nel gesto di porgergli “lo scettro di ferro” tra il tripudio degli angeli che ne festeggiano l’arrivo consegnandogli la corona della gloria e la palma del martirio. 

Un angelo pone sulle spalle della Donna due ali piumate che le consentono di fuggire nel deserto, “dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni”.

Il drago apocalittico dalle sette teste

A questa scena descritta nella parte destra del suo quadro Rubens aggiunge una seconda scena, sempre tratta dal capitolo 12 dell’Apocalisse, che descrive la guerra tra gli angeli e il drago. 

“Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito”. 

Rubens dipinge un drago di colore scuro, con una lunga coda e sette teste eruttanti fuoco dalla bocca. Al posto delle corna e dei diademi le teste del drago hanno la cresta e i bargigli rossi del gallo, tradizionale simbolo della superbia, dell’orgoglio e della vanagloria. 

“Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli”.  

Rubens dipinge l’assalto che l’arcangelo Michele con i suoi angeli porta al drago a sette teste e ai suoi compagni. Il drago cade nel fuoco dell’inferno che brucia sulla superficie della terra. I suoi compagni sono gli angeli ribelli a Dio. Cadono anche loro nell’inferno avvinti ai serpenti, e acquistano i tipici connotati diabolici: il volto animalesco, le ali membranacee, le corna e la coda. 

L’arcangelo Michele è descritto come il generale celeste, vincitore nella lotta contro i poteri ostili a Dio. Al tempo della Controriforma l’arcangelo divenne il santo patrono della Chiesa cattolica militante e dei prìncipi cattolici, investiti del compito di difensori e protettori della Chiesa. 

Il profilo della città di Frisinga

La visione apocalittica si manifesta nel cielo che sovrasta una caratteristica città posta sul colle. Il profilo corrisponde alla città di Frisinga. Il quadro era stato commissionato a Rubens per essere collocato nella Cattedrale. Oggi sull’altar maggiore del duomo di Frisinga compare una copia del dipinto. L’originale è quello esposto nella raccolta d’arte della Pinacoteca di Monaco. 

AMDG et DVM

lunedì 9 novembre 2020

GESU': Egli è Re di un Regno dove il potere è infinito...





A quelli che decretavano: "Non vogliamo che costui regni" Egli risponde coi fatti miracolosi sui quali il volere degli uomini non può esplicare nessun potere. Con la sua Risurrezione e la sua Ascensione risponde. 

Mostrando così che se poterono ucciderlo fu perché Egli lo permise per fine d'amore infinito, ma che Egli è Re di un Regno dove il potere è infinito, perché da Sé può rendersi la vita e da Sé ascendere, anche come Uomo di vera carne, al Cielo, presso il Padre suo.

   In attesa di poter concedere ai suoi eletti il Regno celeste, Egli dà ad essi la pace. La pace che è, con la carità, l'aura del suo Regno celeste. La pace che da Lui emana. 

Da Lui che è Colui che è, e che è il Principe della Pace, e che per dare agli uomini la pace della riconci­liazione con Dio è venuto sulla Terra ad assumere, Egli che è l'Esse­re in eterno, carne, sangue e anima, per unirle ipostaticamente alla sua Divinità, per compiere il Sacrificio perfetto che ha placato il Pa­dre. 

Perfetto, perché la Vittima immolata, per cancellare il peccato dell'Umanità e l'offesa fatta dalla stessa a Dio suo Creatore, era ve­ra Carne per poter essere immolata, e Carne innocente e pura, ma anche era vero Dio

Quindi il suo Sacrificio fu perfetto, ed atto e sufficiente a lavare la Macchia e a restituire la Grazia, e a rifarci cittadini del Regno di Dio e servi non per schiavitù, ma per spiritua­le sacerdozio che dà ossequio e culto a Dio, e lavora perché il suo Regno si estenda, e anime ed anime vadano alla Luce e alla Vita; a quella Vita immortale anche per la carne risorta dei giusti che Egli ci testimoniò poter essere cosa vera con la sua Risurrezione dopo esser stato fatto morto, 

Egli il Vivente, divenendo così "il Primoge­nito fra i morti", di coloro che all'ultimo giorno riassumeranno la carne di cui per millenni, secoli, o anni, s'erano spogliati, per gode­re anche con la stessa, oggetto di prova, di lotta e di merito sulla Terra, dell'inesprimibile gaudio della conoscenza di Dio e delle sue perfezioni.

http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-i

Dio vi benedica.

Autorizziamo a diffondere ( senza commenti personali )  questi link :  




AMDG et DVM

sabato 7 novembre 2020

Dalle prime parole di Maestro alle ultime nel Cenacolo e nel Sinedrio, nel Pretorio e sul Golgota, e da queste a quelle avanti l'Ascensione, Gesù sempre testimoniò del Padre e del Regno celeste.

  

 VERO VOLTO DI GESU'

 ...Iddio, il Padre, aveva creato l'uomo dalla polvere e gli aveva infuso il soffio della vita e lo spirito, soffio divino e immortale. Ancora il Padre, palesemente o no invocato dal Figlio, con Lui rende la vita ad una carne morta, e con la vita l'anima e la ricostruzione delle carni che, per morte (Lazzaro) o per morbo (lebbre), s'erano già sfatte o distrutte, o, convertendo il peccatore, ricostruisce in esso la legge morale, ricrea lo spirito caduto in peccato, sino alla grande ricreazione alla Grazia, mediante il sacrificio di Cristo, per tutti coloro che credono in Lui e ne accolgono la Dottrina entrando a far parte della sua Chiesa.

   Il Figlio poi, al mondo che ignora il Padre, e anche al piccolo mondo d'Israele che, senza ignorarlo, non ne conosceva la verità di amore, di misericordia, di giustizia temperata dalla carità che è sua Natura, rivela il Padre. "Chi vede Me vede il Padre. La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato. La Verità che ha mandato Me, sua Parola, voi non la conoscete, ma Io la conosco perché mi ha generato. Il Padre che mi ha mandato non ha lasciato solo il suo Figlio; Egli è con Me. Io e il Padre siamo Una sola cosa". E rivela lo Spirito Santo, mutuo amore, abbraccio e bacio eterni del Padre e del Figlio, Spirito dello Spirito di Dio, Spirito di verità, Spirito di consolazione, Spirito di sapienza, che confermerà i credenti nella Fede e li ammaestrerà nella Sapienza, Egli, Teologo dei teologi, Luce dei mistici, Occhio dei contemplatori, Fuoco degli amanti di Dio.

   Tutto l'insegnamento e tutte le opere del Cristo sono testimonianza del Padre e rivelazione del mistero incomprensibile della Ss. Trinità. Di quella Ss. Trinità per la quale fu possibile la Creazione, la Redenzione, la Santificazione dell'uomo. Di quella Ss. Trinità per la quale, senza distruggere la prima creazione che s'era corrotta, poté aversi una ricreazione, o novella creazione di una coppia senza macchia: di una nuova Eva, di un nuovo Adamo, mezzo a ricreare alla Grazia, e quindi a ristabilire l'ordine violato e il fine ultimo tra e per gli uomini venuti da Adamo.

   Per volere del Padre, in vista dei meriti del Figlio, e per opera dello Spirito Santo, poté, dalla Donna immacolata, Eva novella e fedele, assumere umana carne il Figlio, poiché lo Spirito di Dio coprì della sua ombra l'Arca non fatta da mano d'uomo, ed aversi il nuovo Adamo, il Vincitore, il Redentore, il Re del Regno dei Cieli al quale sono chiamati coloro che, accogliendolo con amore, seguendolo nella dottrina, meritano di divenire figli di Dio coeredi del Cielo.
   Dalle prime parole di Maestro alle ultime nel Cenacolo e nel Sinedrio, nel Pretorio e sul Golgota, e da queste a quelle avanti l'Ascensione, Gesù sempre testimoniò del Padre e del Regno celeste.

   Il Regno di Dio. Il Regno di Cristo. Due regni che sono un sol re­gno, essendo il Cristo Una sol cosa con Dio, ed essendo che Dio, al Cristo e per il Cristo, ha dato tutte le cose che per mezzo di Lui sono state, dopo che tutte l'Eterno le aveva già viste nel suo Unigenito, la Sapienza infinita, Origine come Dio, Fine come Dio, Causa come Dio-Uomo della creazione, della deificazione, della redenzione dell'uomo. Due regni che sono un sol regno, perché il Regno del Cri­sto in noi dà il possesso del Regno di Dio a noi.

   E il Cristo, dicendo al Padre: "Venga il tuo Regno", come Fondatore, come Re dei re, come Figlio ed Erede eterno di tutti i beni eterni del Padre, lo instaura dalla Terra, lo stabilisce in noi, fa una cosa sola del suo e del Regno del Padre, li unisce congiungendo quello della Terra, come con un mistico ponte, che è poi la sua lunga Croce di Uomo tra gli uomini che non lo comprendono e di Martire per mezzo degli uomini e per il bene degli uomini, a quello celeste; dà ad esso Regno di Dio per sua Reggia visibile la Chiesa, per statuto di questo Regno le leggi della Chiesa, per Re di questo Regno Se stesso che ne è Capo e Pontefice eterno, e come ogni re vi istituisce i suoi ministri, e chiaramente lo definisce "anticipo" del Regno eterno, e definisce la Chiesa "nuova Gerusalemme terrena" che, alla fine dei tempi, sarà trasportata e trasformata nella "Gerusalemme celeste" nella quale giubileranno in eterno i risorti, e vivranno una vita nota a Dio solo.
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http://www.valtortamaria.com/operaminore/quaderno/3/manoscritto/84/su-lapocalisse-di-s-giovanni-apostolo-settembre-ottobre-1950-i-quaderno-parte-i
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Aprite le porte a Cristo