sabato 12 marzo 2016

«L'unione con Dio è questo averlo presente in ogni momento per lodarlo o invocarlo. Fatelo e progredirete nella vita dello spirito».

291. Marziam scopre perché Gesù prega ogni giorno all'ora nona.

Ha avuto ragione il mercante. Giornata più bella non poteva concedere ottobre ai pellegrini. Dissipate le nebbie leggere che velavano la campagna, come se la natura avesse voluto stendere un velo sul sonno delle piante nella notte, la campagna appare nella sua maestosa distesa di colture che il sole scalda. 
Pare che le nebbie si siano raccolte a infiocchettare di una spuma trasparente delle cime lontane, facendole ancor più
sfumate nel cielo sereno.

«Che sono quelle? Montagne che dobbiamo salire?», chiede impensierito Pietro.
«No, no. Sono i monti di Auran. Noi restiamo nella pianura, al di qua di essi. Entro sera saremo a Bozra di Auranite. Bella e buona città. Molti commerci», conforta il mercante e loda, lui che a base di bellezza di un
luogo mette sempre la prosperità commerciale.

Gesù è tutto solo, indietro, come talora fa quando vuole isolarsi. Marziam si volta a guardarlo più volte. Poi non resiste più, lascia Pietro e Giovanni di Zebedeo, si siede sul bordo della via, su un cippo che deve essere
un segno militare romano, e aspetta. Quando Gesù è alla sua altezza, il bambino si alza e senza parlare si mette al fianco di Gesù, stando un poco indietro per non dargli noia neppure con la vista, e osserva, osserva...
E continua ad osservare finché Gesù esce dalla sua meditazione e si volge, sentendo la pedata leggera alle sue spalle, e sorride tendendo la mano al bambino, dicendo: «Oh! Marziam! Che fai qui tutto solo?».
«Ti guardavo. Sono dei giorni che ti guardo. Tutti hanno gli occhi, ma non tutti vedono le stesse cose. Io ho visto che Tu ogni tanto ti metti solo, solo... I primi giorni pensavo che fossi offeso da qualche cosa. Ma poi ho visto che Tu lo fai sempre alle stesse ore e che la Mamma, che sempre ti consola quando sei triste, non ti
dice nulla quando Tu prendi quel viso. Ma anzi, se parla, tace anche Lei e si raccoglie tutta. Io vedo, sai?
Perché guardo sempre Te e Lei, per fare ciò che voi fate. L'ho chiesto agli apostoli che fai, perché certo fai qualcosa. Mi hanno detto: "Prega". E io ho chiesto: "Che dice?". Nessuno mi ha risposto perché non lo sanno. Sono con Te da anni e non lo sanno. Oggi ti sono venuto dietro tutte le volte che ho visto che Tu facevi quel viso e ti ho guardato quando pregavi. Ma non è sempre lo stesso viso. Questa mattina all'aurora
parevi un angelo di luce. Guardavi le cose con certi occhi che io credo che più del sole levassero loro dalle tenebre. Le cose e le persone. E poi guardavi il cielo e avevi il viso che hai quando offri il pane, alla mensa.
Più tardi, quando traversavamo quel paesino, Tu ti sei messo solo, in ultimo, e mi parevi un padre tanto eri affannoso di dire, passando, parole buone ai poveri di quel paese. A uno hai detto: "Sopporta con pazienza, ché presto Io ti solleverò e solleverò altri tuoi pari". Era lo schiavo di quel brutto uomo che ci ha lanciato
contro i suoi cani. Poi, mentre si preparava il cibo, Tu ci guardavi con occhi di una bontà tutt'amore. 
Parevi  una mamma... Ma ora il tuo viso è stato di dolore... Che pensi, Gesù, in quest'ora, che sei sempre così?...
Però anche a sera delle volte, se non dormo, ti vedo molto serio. Mi dici come preghi, perché preghi?».

«Certamente te lo dirò. Così tu pregherai con Me. La giornata ce la dà Iddio. Tutta, quella luminosa come quella oscura, il giorno e la notte. É un dono vivere e avere la luce. E un modo di santificazione quello come si vive. Non è vero? Allora occorre santificare i momenti del giorno intero, per conservarsi in santità e tenere
presente al cuore l'Altissimo e le sue bontà, e nel contempo tenere lontano il Demonio. Osserva gli uccellini.

Al primo raggio di sole cantano. Benedicono la luce. Anche noi dobbiamo benedire la luce che è un dono di Dio, e benedire Dio che ce la concede e che Luce è. 
Avere desiderio di Lui fin dalla prima luce del mattino quasi per mettere un sigillo di luce, una nota di luce su tutto il giorno che viene avanti, che sia tutto luminoso e santo. E unirsi a tutto il creato per osannare il Creatore. 

Poi, come le ore passano, e col passare ci portano la constatazione di quanto dolore e ignoranza è nel mondo, ancora pregare perché il dolore sia sollevato e l'ignoranza cada e Dio sia conosciuto, amato, pregato da tutti gli uomini, che se conoscessero Dio sarebbero sempre consolati anche nel loro soffrire. E nell'ora di sesta pregare per amore della famiglia. Gustare di questo dono di essere uniti con chi ci ama. Anche questo è un dono di Dio. E pregare che il cibo non si muti, da utilità, in peccato. 

E al tramonto pregare pensando che la morte è il tramonto che ci aspetta tutti. Pregare perché sia, il nostro tramonto, giornaliero o vitale, sempre compiuto con l'anima in grazia. E quando si
accendono i lumi pregare per dire grazie del giorno finito e per chiedere protezione e perdono, onde distenderci nel sonno senza paure di improvviso giudizio, di assalti demoniaci. 

Pregare, infine, nella notte - ma questo è per coloro che non sono bambini - per riparare ai peccati della notte, per allontanare dai deboli
Satana, perché nei colpevoli sorgano riflessione e contrizione e buoni propositi che diverranno realtà al primo sole. Ecco come prega e perché prega un giusto durante il giorno tutto».

«Ma non mi hai detto perché ti astrai, così serio e imponente, all'ora di nona...».
«Perché... Io dico: "Per il sacrificio di quest'ora venga il tuo Regno nel mondo e siano redenti tutti coloro che credono nel tuo Verbo". Di' così anche tu...».
«Che sacrificio è? L'incenso, Tu lo hai detto, si offre mattina e sera. Le vittime alle stesse ore, ogni giorno, sull'altare del Tempio. Le vittime, poi, per voti e espiazioni, si offrono a tutte le ore. Non c'è l'ora di nona indicata con rito speciale».
Gesù si ferma e prende il bambino a due mani, e lo alza tenendolo fermo di fronte a Sé, e come se recitasse un salmo, a viso alzato, dice: «E fra sesta e nona Colui che è venuto Salvatore e Redentore, Colui di cui parlano i profeti, consumerà il suo sacrificio, dopo aver mangiato il pane amaro del tradimento e dato il dolce
Pane della Vita, dopo aver spremuto Se stesso come grappolo nel tino e dissetato di Sé uomini ed erbe, e fatto a Sé porpora di re col suo sangue, e cinto serto, e preso scettro, e portato il suo trono sull'alto luogo, perché lo vedesse Sionne, Israele e il mondo. Alzato nella porpurea veste delle sue piaghe infinite, nelle tenebre per dare Luce, nella morte per dare Vita, morrà all'ora di nona e sarà redento il mondo».

Marziam lo guarda spaventato, impallidito, con una gran voglia di piangere sulle labbra e negli occhi sgomenti. Con voce insicura dice: «Ma il Salvatore sei Tu! E allora sarai Tu che morirai a quell'ora?». Le lacrime cominciano a scendere lungo le gote e la piccola bocca le beve mentre, socchiusa, attende una smentita.
Ma Gesù dice: «Io sarò, piccolo discepolo. E anche per te». E poiché il bambino rompe in singhiozzi convulsi, Egli se lo raccoglie sul cuore e dice: «Ti duole dunque che Io muoia?».
«Oh! mia unica gioia! Io non voglio questo! Io... Fammi morire al tuo posto...».
«Tu devi predicarmi per tutto il mondo. É detto. Ma ascolta. Io morirò contento perché so che tu mi ami. E poi risusciterò. Ti ricordi di Giona? Uscì più bello dal ventre della balena, riposato, forte. Anche Io, e verrò subito da te e ti dirò: "Piccolo Marziam, il tuo pianto mi ha levato la sete. Il tuo amore mi ha fatto compagnia nel sepolcro. Ora vengo a dirti: 'Sii mio sacerdote"', e ti bacerò con ancora l'odore del Paradiso su Me».
«Ma io dove sarò? Non con Pietro? Non con la Madre?».
«Io ti salverò dalle onde infernali di quei giorni. I più deboli e i più innocenti Io li salverò. Meno uno... Marziam, piccolo apostolo, vuoi tu aiutarmi a pregare per quell'ora?».
«Oh! sì, Signore! E gli altri?».
«Questo è segreto fra Me e te. Un grande segreto. Perché Dio ama svelarsi ai piccoli... Non piangere più. Sorridi pensando che dopo Io non soffrirò mai più e ricorderò solo tutto l'amore degli uomini, il tuo per primo. Vieni, vieni. Guarda come sono lontani gli altri. Facciamo una corsa per raggiungerli», e lo mette a
terra e, tenendolo per mano, si dànno a correre finché si riuniscono al gruppo.

«Maestro, che hai fatto?».
«Spiegavo a Marziam le ore del giorno».
«E il ragazzo ha pianto? Sarà stato cattivo e Tu lo scusi per bontà», dice Pietro.
«No, Simone. Mi ha osservato pregare. Voi non lo avete fatto. Me ne ha chiesto ragione. Gliel'ho data. Il bambino si è commosso per le mie parole. Ora lasciatelo stare. Va' da mia Madre, Marziam. E voi udite tutti. Non farà male neppure a voi la lezione». 

E Gesù spiega di nuovo l'utilità della preghiera nelle ore principali del giorno, omettendo la spiegazione dell'ora di nona e terminando: «L'unione con Dio è questo averlo presente in ogni momento per lodarlo o invocarlo. Fatelo e progredirete nella vita dello spirito».

Bozra ormai è vicina. Stesa nella pianura, appare vasta e sembra bella, con mura e torri. La sera che scende smorza i toni delle case e delle campagne in un lilla grigiognolo pieno di anguore, nel quale si confondono i contorni, mentre belati e grugniti delle pecore e dei porci, chiusi nei recinti fuori le mura, rompono il silenzio della campagna. Silenzio che cessa non appena, varcata la porta, la carovana entra in un dedalo di stradette che deludono chi dall'esterno giudicava bella la città. Voci, odori e... fetori stagnano nelle viuzze contorte e accompagnano i pellegrini fino ad una piazza, certo un mercato, nella quale è l'albergo. E l'arrivo a Bozra è
avvenuto.
*
Marziamfanciullo discepolo di Gesù. Si chiamava prima Jabè e conduceva vita stentatissima e nascosta presso il nonno, contadino di Doras nella pianura di Esdrelon. Viene dal nonno indicato a Gesù 3.191 e a Lui affidato per il viaggio a Gerusalemme per la Pasqua del secondo anno 3.191 - 3.195. Pietro lo vorrebbe adottare come figlio, ma Gesù glielo nega perché vuole Pietro libero da qualsiasi attaccamento che gli impedisca di compiere la sua futura missione. Arrivati a Betania, Maria Ss. appianerà le difficoltà proponendo Porfirea per le cure materne al bambino, che sarà destinato sia a questa che a Pietro nell'ambito del gruppo apostolico 3.199
Marziam all'esame della maggiore età 3.201 seguito dalla festicciuola offerta da Giuseppe d'Arimatea 3.201, mentre l'Iscariota si ecclissa per non parteciparvi. Sulla via verso Betsur, Marziam, nel ricordo della crudeltà di Doras verso suo nonno, ha una crisi di nervi placata poi da Gesù 3.208. Accanto a Gesù nella piscina Probatica alla guarigione del paralitico 3.225
Tornati a Betsaida, Marziam viene affidato a Porfirea 4.228. Marziam insegna il "Pater noster" alla Maddalena4.240. Alla prima moltiplicazione dei pani Marziam è quello che distribuisce con più fede 4.273. Marziam rivede il nonno a Gerusalemme per i Tabernacoli 4.281. Marziam vede nettamente la sua via 4.281. Partecipa al grande viaggio apostolico oltre Giordano e si affiata molto anche con Giovanni di Endor 4.281. Sua passeggiata in groppa al cammello a Cerasa 4.289. Andando verso Bozra osserva i tempi quando Gesù si tiene isolato per pregare e gliene domanda il perché, e Gesù gli spiega le ore delle preghiere del giorno e ciò che avverrà fra sesta e nona 4.291. Marziam aiuta il miracolo della guarigione della bambina Rachele a Nazaret con un suo sacrificio 5.309. Marziam, alla partenza di Giovanni di Endor e di Sintica per l'esilio, promette di scrivere ciò che può dei discorsi di Gesù per il maestro lontano 5.312 - 5.362 - 6.364; e quando Tolmai di Antigonio porterà una lettera dei due esiliati, Gesù alla risposta unirà anche gli scritti di Marziam 6.366
Marziam presente alla morte del nonno 7.443 - 7.444
Dopo i Tabernacoli del terzo anno della vita pubblica, Gesù rimanda Marziam a Betsaida da Porfirea che aveva già informata 7.465 - 8.509 - 8.511, perché sia tenuto lontano da Gerusalemme durante la Sua Passione e Morte. 
Gesù farà con lui la Pasqua supplementare dopo la Sua risurrezione 10.636. Prima della Sua Ascensione Gesù imporrà a Marziam il nome di Marziale in ricordo del piccolo orfano ucciso dai suoi nemici 10.638. Marziam seguirà Pietro quando questi lascerà la Palestina 10.649

*

SAN PAOLO AI ROMANI: cap. XIII


LETTERA AI ROMANI

Capo XIII.



Doveri verso l’autorità


[1]Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori,[restando però salvi i diritti della coscienza e della fede, e rendendo sempre a Dio quello che è di Dio] perché non v’è autorità che non venga da Dio, e quelle che esistono sono istituite da Dio; 2e quindi chi si oppone alle autorità si oppone all’ordine di Dio, e chi si ribella si attirerà la condanna; 3infatti i magistrati non son da temere per le opere buone, ma per le malvagie. Vuoi tu non aver paura dell’autorità? Fa’ il bene, e da essa ne avrai lode, 4essendo l’autorità ministra di Dio per il tuo bene. Se poi fai del male, temi, perché non porta invano la spada, quale ministra di Dio vendicatrice, che punisce i malfattori. 5È necessario dunque esser sottomessi, non solo per timore del castigo, ma anche per obbligo di coscienza. 6Per questa ragione voi pagate i tributi, perché i magistrati sono ministri di Dio e continuamente occupati nel loro ufficio. 7Rendete dunque a ciascuno ciò che gli dovete: a chi l’imposta, l’imposta; a chi il tributo, il tributo; a chi il rispetto, il rispetto; a chi l’onore, l’onore.

L’amore è il compendio della legge


8Non vi resti con nessuno che il debito dello scambievole amore; perché chi ama il prossimo ha adempito la legge. 9Difatti, «non commettere adulterio; non ammazzare, non rubare, non dire il falso testimonio; non desiderare» e qualunque altro comandamento che ci possa essere, si riassume in questa parola: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»10L’amore non fa alcun male al prossimo: è dunque l’amore il compimento della legge.

Esortazione alla vita cristiana


11E ciò dovete farlo riflettendo al tempo in cui siamo, essendo già l’ora di svegliarsi dal sonno; perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando credemmo. 12La notte è inoltrata e il giorno si avvicina: gettiam dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13Viviamo onestamente, come di giorno; non nelle crapule e nelle ubriachezze; non nelle mollezze e nell’impudicizia; non nella discordia e nella gelosia; 14ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo, senza aver tanta cura della carne da svegliarne le concupiscenze.

«Siate gioiosi nel sottomettervi con umiltà a ogni prova fisica e morale che il Signore desidera inviarvi. La prova è una Grazia incomparabile» (Manduria 23.11.2001).

LO SPIRITO DELLA CHIESA NELL'ANNO LITURGICO: Domenica di Passione



Domenica di Passione (813)

Oggi incomincia la settimana di Passione. Il pensiero dominante di questa settimana e della seguente dev'essere la Passione di N.S.Gesù Cristo. É come una novena del Venerdì Santo. S. Bonaventura dice: a Se vuoi avanzare di virtù in virtù, di grazia in grazia, medita ogni giorno la Passione di N S Gesù` Cristo "(814). I Santi furono tutti devotissimi della Passione di Gesù; passavano lunghe ore davanti al Tabernacolo, ma anche davanti alla Croce. A ciò ci spingono diversi motivi:

1 - Per avere un vero dolore dei nostri peccati e un sincero proposito di non più ricadervi. Chi riflette che Gesù è stato trafitto per le nostre iniquità(815) deve compungersi e desiderare di riparare con la penitenza le proprie colpe.

2 - Per intenerire santamente il nostro cuore e rivolgerlo alle cose spirituali. Ci lamentiamo di essere freddi nella preghiera, di non sentire gusto delle cose di Dio, ebbene, meditiamo la Passione di Nostro Signore, e il nostro cuore, se non è di pietra, si commuoverà.

3 - Per farci acquistare molti meriti.
4 - Per motivo di riconoscenza. S. Bonaventura dice che non dobbiamo tediarci di pensare sovente a ciò che Nostro Signore non si tediò di soffrire(816). Che direste di uno che non pensasse ai sacrifici che voi avete fatto per lui, anzi ne scacciasse di proposito il ricordo? Lo direste un ingrato, un indegno. Così di noi, se passassimo i giorni, le settimane, i mesi senza pensare ai dolori che Nostro Signore soffrì per ciascuno di noi. E Gesù ci ebbe tutti presenti individualmente, soffrì per ciascuno di noi, come se fossimo soli: Mi ha amato e ha dato se stesso per me (817).

5 - Per procurare la nostra salvezza. Il Signore ha fatto tutto, i suoi meriti sono infiniti, ma vuole che anche noi facciamo qualche cosetta. S. Paolo diceva: Completo nella mia carne quello che manca delle sofferenze di Cristo (818). E che manca a questa Passione, se non la nostra corrispondenza, cioè che facciamo nostra questa fonte di grazia? Unire dunque i nostri piccoli sacrifici corporali e spirituali alle sue sofferenze.

Tutto questo significa che noi dobbiamo fare nostra la Passione di Nostro Signore, procurare cioè che essa sia sempre ben fissa nella nostra mente, nel nostro cuore, nel nostro corpo, nel nostro spirito.

Nella nostra mente - Pensiamoci sovente, anche durante l'anno, ma specialmente in questi giorni; conformiamo ad essa i nostri pensieri sul valore dei dolori, delle umiliazioni. In questo tempo la Chiesa ci fa pensare, meditare e come assistere alla Passione del Signore. Se ci sono persone che devono pensare alla Passione di Gesù, sono appunto i Missionari. Per voi dev'essere questa una divozione principale. Lo stesso SS. Sacramento è un memoriale e una rinnovazione della Passione: recolitur memoria Passionis eius (819).

Nel nostro cuore - Sì, sfoghiamo i nostri affetti sui dolori sofferti da Nostro Signore. Così faceva S. Paolo, il quale diceva: Quanto a me sia lungi il gloriarmi d'altro che della croce di N. S. Gesù Cristo (820). Noi incliniamo più alla malinconia che alla gioia, essendo questo un luogo di esilio e di pianto; ebbene, versiamo la nostra tenerezza sui patimenti di Gesù.

Nel nostro corpo - Uniamo i nostri dolori, le nostre sofferenze ai dolori di Gesù Crocifisso. Io porto nel mio corpo le stimmate di Gesù (821) diceva S. Paolo... Ci alziamo al mattino con un po' di mal di capo... sentiamo freddo... siamo calunniati... Ebbene, o Gesù, che tanto patisti per santificare ogni nostro dolore, accetta ciò che soffro e rendi dolce il mio patire! ".

In punto di morte - soleva dire il B. Sebastiano Valfrè - non ci pentiremo di aver sofferto, ma forse di non aver sofferto o non aver sofferto bene " (822). Procuriamo anche di moltiplicare i piccoli sacrifici lungo la giornata, in modo da preparare il fasciculus myrrhae per il Venerdì Santo.

Facciamo sovente la meditazione sulla Passione di Nostro Signore, facciamola ogni giorno durante il tempo quaresimale. A ciò ci gioverà il tener presenti alla mente le seguenti domande suggerite dal P. Spinola: Chi patisce? Chi lo fa patire? Per chi patisce? Per qual fine patisce? In che modo patisce? (823). Tenetele presenti nella meditazione dei singoli Misteri della Passione; ci aiuteranno assai e ci daranno materia di serie riflessioni. Non è necessario far passare tutti questi punti, ma è certo che ci aiutano. Poi bisogna fare atti di dolore, di contrizione, perché è per causa mia che Gesù ha sofferto tanto.

Dobbiamo andare a fondo nel meditare i dolori di Gesù Sofferente. Da questo verrà anche a voi il desiderio di soffrire per Lui, di fare dei sacrifici, di vincere le pene del cuore e dello spirito e, per quanto si può anche quelle del corpo. E' questo per voi il tempo di acquistare e praticare una virtù maschia. Ma fino a che non siamo ben penetrati della Passione di Nostro Signore, non saremo generosi nello spirito di sacrificio. Prendete amore, fortificatevi nello spirito della Passione. Ciò che vi darà più forza quando sarete in Missione, sarà appunto il pensiero della Passione di Gesù. Che cosa farà un Missionario, un successore di S. Paolo, se non avrà amore a Gesù Crocifisso? La meditazione sulla Passione di Nostro Signore vi farà comprendere il suo Sitio e vi accenderà di zelo per la salvezza delle anime.

Siamo divoti del SS. Crocifisso; procuriamo di averlo nelle nostre camere, sulla nostra persona; rivolgiamogli frequenti atti di fede e di amore specialmente in chiesa.

S. Filippo Benizzi, in punto di morte, chiese il suo libro, e questo era il Crocifisso(824). Il SS. Sacramento non l'avrete sempre con voi, ma il Crocifisso sì. Sarà un libro in cui leggerete i vostri doveri Perché non basta portare il Crocifisso, né voi lo portate solo per far bella figura, ma per imitarlo. Gesù, per le anime ha fatto molto di più di quello che voi potrete e dovrete fare per le anime che vi saranno affidate. i Egli non ha lasciato la croce a metà strada; è caduto, ma si è rialzato e ha continuato fino alla fine. La nostra croce non è pesante come la sua; e, se portata in unione di amore con Gesù, diventa soave. Questo spirito dobbiamo averlo sempre, tutta la vita: sempre sacrificarci. La Passione di Nostro Signore vi sosterrà nelle fatiche e nelle pene dell'apostolato e nella stessa morte.

Santifichiamo dunque questa Settimana di Passione, procuriamo di passar bene questi quindici giorni, secondo lo spirito della Chiesa: preghiera, meditazione della Passione, sacrifici. Facciamo tutti i sacrifici che ci sono permessi; e i piccoli sacrifici son tutti permessi e a tutti. Più silenzio interno ed esterno, non divagarci troppo; e tutto per ben prepararci alla Settimana Santa. Nostro Signore ci darà tante grazie. Se avremo sofferto con Lui, canteremo con lui l'Alleluja della Pasqua!

Da Vita Spirituale, del Beato Giuseppe Allamano

AVE MARIA PURISSIMA!


mercoledì 9 marzo 2016

BIBBIA MARTINI


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*
Il Nuovo Testamento commentato da P. Marco Sales
Testo Latino della Volgata e Versione Italiana di Mons. Ant. Martini

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