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mercoledì 27 marzo 2019

Richiamate dunque, fratelli carissimi, la vostra vita innanzi agli occhi della vostra anima, e imprimete profondamente nei vostri cuori il sentimento di timore che devono ispirare queste parole pronunziate dalla stessa Verità: «Per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio» Joann. 8,47.



Sermone di san Leone Papa
Sermone 9 sulla Quaresima
Non ignoriamo, o dilettissimi, che il mistero pasquale occupa il primo posto fra tutte le solennità cristiane: il nostro modo di vivere durante l'anno intiero deve, certo, colla riforma dei nostri costumi disporci a celebrarlo in maniera degna e conveniente: ma i giorni presenti soprattutto esigono la nostra devozione, perché sappiamo che essi sono prossimi a quello in cui celebriamo il mistero più sublime della divina misericordia. Con ragione e per ispirazione dello Spirito Santo i santi Apostoli hanno ordinato in questi giorni digiuni più rigorosi: affinché con una partecipazione comune alla croce di Cristo, anche noi facciamo qualche cosa che ci unisca a ciò ch'egli ha fatto per noi, siccome dice l'Apostolo: «Se soffriamo con lui, saremo glorificati con lui» Rom. 8,7. Dove è la partecipazione alla passione del Signore, è certa e sicura l' aspettazione della felicità che ci è promessa.


Non c'è alcuno, o dilettissimi, cui si neghi d'essere associato a questa gloria, e la condizione del tempo non l'ostacola, quasi che nella tranquillità e nella pace non ci sia occasione di praticar la virtù. E l'Apostolo l'ha predetto dicendo: «Tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo, soffriranno persecuzione» 2Tim. 3,12: e perciò la prova e la persecuzione non mancheranno mai, se non verrà meno giammai la pratica della pietà. Difatti il Signore esortando i suoi Apostoli) dice: «Chi non prende la sua croce, e mi segue, non è degno di me» (Matth. 10,38. Questa parola, non possiamo dubitarlo, riguarda non solo i discepoli di Cristo, ma tutti i fedeli, la Chiesa intera, la quale, nella sua universalità, ascoltava le condizioni della salute nella persona di quelli che allora erano presenti.

E come è dovere di tutto il corpo il vivere piamente, così l'obbligo di portare la croce è di tutti i tempi: e non senza motivo si consiglia a ciascuno di portare la sua croce, essendo che ognuno n'è caricato in maniera e misura a lui propria. La persecuzione è designata con una sola parola, ma esiste più d'una causa di combattimento: e ordinariamente c'è a temere più da uno che tende insidie di nascosto, che da un avversario dichiarato. Il beato Giobbe, che aveva appreso che i beni e i mali si succedono in questo mondo, diceva con pietà e verità: «Non è forse una tentazione la vita dell'uomo sulla terra?» Job. 7,1 Non sono soltanto i dolori e i supplizi del corpo che assalgono l'anima fedele, perché essa è minacciata da grave malattia, ancorché tutte le membra rimangano perfettamente sane, se si lascia rammollire dai piaceri del senso. Ma siccome «la carne ha desideri contrari allo spirito, e lo spirito contrari alla carne» Gal. 5,17, l'anima ragionevole è munita del soccorso della croce di Cristo, onde non acconsenta ai desideri colpevoli allorché è tentata, perché è trafitta e trattenuta dai chiodi della continenza e dal timor di Dio.


V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

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Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni
Gio 8:46-59
In quell'occasione: Gesù diceva alle turbe dei Giudei: Chi di voi mi convincerà di peccato? Se vi dico la verità, perché non mi credete? Eccetera.


Omelia di san Gregorio Papa
Omelia 18 sul Vangelo
Considerate, fratelli carissimi, la mansuetudine di Dio. Il Salvatore) era venuto a togliere i peccati e diceva: «Chi di voi mi convincerà di peccato?» (Joann. 8.46. Egli non disdegna di mostrare con ragionamento che non è peccatore, lui, che in virtù della sua divinità poteva giustificare i peccatori. Le parole che seguono sono veramente terribili: «Chi è da Dio, ascolta le parole di Dio: e perciò voi non le ascoltate, perché non siete da Dio». Se dunque chi è da Dio intende le parole di Dio, e se chi non è da Dio non può intenderle: ognuno si domandi se l'orecchio del suo cuore percepisca le parole di Dio; e conoscerà a chi appartiene. La Verità ordina di desiderare la patria celeste, di calpestare i desideri della carne, di fuggire la gloria del mondo, di non desiderare l'altrui, di largheggiare del proprio.


Ciascuno di voi esamini dunque dentro se stesso, se questa voce di Dio colpisce fortemente l'orecchio del suo cuore, e conoscerà se è già da Dio. Ci sono alcuni, che non si degnano di ascoltare neppure colle orecchie del corpo i divini precetti. E ci sono di quelli, che li ascoltano sì colle orecchie del corpo, ma senza aver nell'animo alcun desiderio di praticarli. E ci sono di quelli, che ascoltano volentieri le parole di Dio, al punto da esserne tocchi fino alle lacrime, ma appena passato questo momento di emozione ritornano al peccato. Tutti questi certo non ascoltano le parole di Dio, perché non cercano di metterle in pratica colle opere. Richiamate dunque, fratelli carissimi, la vostra vita innanzi agli occhi della vostra anima, e imprimete profondamente nei vostri cuori il sentimento di timore che devono ispirare queste parole pronunziate dalla stessa Verità: «Per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio» Joann. 8,47.

Ma questo che la Verità dice dei (Giudei) degni d'essere riprovati, questi (uomini) condannabili lo mostrano essi stessi colle loro inique opere: poiché segue: «I Giudei gli risposero e dissero: Non abbiamo noi ragione di dire che tu sei un Samaritano, e hai un demonio?» Joann. 8,48. Ascoltiamo ciò che rispose il Signore dopo di aver ricevuto simile oltraggio. «Io non ho alcun demonio, ma perché onoro il Padre mio, voi mi oltraggiate» Joann. 8,49. Ora Samaritano significa custode: ed egli è veramente questo custode, di cui il Salmista dice: «Se il Signore non custodisce la città, indarno vegliano quelli che la custodiscono» Ps. 126,1: e di lui si dice in Isaia: «Sentinella, che è stato questa notte? sentinella, che è stato questa notte?» Is. 21,11 ecco perché il Signore non volle rispondere: Non sono un Samaritano; ma: «Io non ho alcun demonio». Due cose gli erano state rimproverate: egli negò l'una, e consentì sull'altra tacendo.



V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.



Preghiamo

Dio onnipotente, riguarda benigno la tua famiglia: onde dalla tua grazia sia governata nel corpo, e dalla tua protezione sia custodita nell'anima. 
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.



AMDG et DVM

sabato 12 marzo 2016

LO SPIRITO DELLA CHIESA NELL'ANNO LITURGICO: Domenica di Passione



Domenica di Passione (813)

Oggi incomincia la settimana di Passione. Il pensiero dominante di questa settimana e della seguente dev'essere la Passione di N.S.Gesù Cristo. É come una novena del Venerdì Santo. S. Bonaventura dice: a Se vuoi avanzare di virtù in virtù, di grazia in grazia, medita ogni giorno la Passione di N S Gesù` Cristo "(814). I Santi furono tutti devotissimi della Passione di Gesù; passavano lunghe ore davanti al Tabernacolo, ma anche davanti alla Croce. A ciò ci spingono diversi motivi:

1 - Per avere un vero dolore dei nostri peccati e un sincero proposito di non più ricadervi. Chi riflette che Gesù è stato trafitto per le nostre iniquità(815) deve compungersi e desiderare di riparare con la penitenza le proprie colpe.

2 - Per intenerire santamente il nostro cuore e rivolgerlo alle cose spirituali. Ci lamentiamo di essere freddi nella preghiera, di non sentire gusto delle cose di Dio, ebbene, meditiamo la Passione di Nostro Signore, e il nostro cuore, se non è di pietra, si commuoverà.

3 - Per farci acquistare molti meriti.
4 - Per motivo di riconoscenza. S. Bonaventura dice che non dobbiamo tediarci di pensare sovente a ciò che Nostro Signore non si tediò di soffrire(816). Che direste di uno che non pensasse ai sacrifici che voi avete fatto per lui, anzi ne scacciasse di proposito il ricordo? Lo direste un ingrato, un indegno. Così di noi, se passassimo i giorni, le settimane, i mesi senza pensare ai dolori che Nostro Signore soffrì per ciascuno di noi. E Gesù ci ebbe tutti presenti individualmente, soffrì per ciascuno di noi, come se fossimo soli: Mi ha amato e ha dato se stesso per me (817).

5 - Per procurare la nostra salvezza. Il Signore ha fatto tutto, i suoi meriti sono infiniti, ma vuole che anche noi facciamo qualche cosetta. S. Paolo diceva: Completo nella mia carne quello che manca delle sofferenze di Cristo (818). E che manca a questa Passione, se non la nostra corrispondenza, cioè che facciamo nostra questa fonte di grazia? Unire dunque i nostri piccoli sacrifici corporali e spirituali alle sue sofferenze.

Tutto questo significa che noi dobbiamo fare nostra la Passione di Nostro Signore, procurare cioè che essa sia sempre ben fissa nella nostra mente, nel nostro cuore, nel nostro corpo, nel nostro spirito.

Nella nostra mente - Pensiamoci sovente, anche durante l'anno, ma specialmente in questi giorni; conformiamo ad essa i nostri pensieri sul valore dei dolori, delle umiliazioni. In questo tempo la Chiesa ci fa pensare, meditare e come assistere alla Passione del Signore. Se ci sono persone che devono pensare alla Passione di Gesù, sono appunto i Missionari. Per voi dev'essere questa una divozione principale. Lo stesso SS. Sacramento è un memoriale e una rinnovazione della Passione: recolitur memoria Passionis eius (819).

Nel nostro cuore - Sì, sfoghiamo i nostri affetti sui dolori sofferti da Nostro Signore. Così faceva S. Paolo, il quale diceva: Quanto a me sia lungi il gloriarmi d'altro che della croce di N. S. Gesù Cristo (820). Noi incliniamo più alla malinconia che alla gioia, essendo questo un luogo di esilio e di pianto; ebbene, versiamo la nostra tenerezza sui patimenti di Gesù.

Nel nostro corpo - Uniamo i nostri dolori, le nostre sofferenze ai dolori di Gesù Crocifisso. Io porto nel mio corpo le stimmate di Gesù (821) diceva S. Paolo... Ci alziamo al mattino con un po' di mal di capo... sentiamo freddo... siamo calunniati... Ebbene, o Gesù, che tanto patisti per santificare ogni nostro dolore, accetta ciò che soffro e rendi dolce il mio patire! ".

In punto di morte - soleva dire il B. Sebastiano Valfrè - non ci pentiremo di aver sofferto, ma forse di non aver sofferto o non aver sofferto bene " (822). Procuriamo anche di moltiplicare i piccoli sacrifici lungo la giornata, in modo da preparare il fasciculus myrrhae per il Venerdì Santo.

Facciamo sovente la meditazione sulla Passione di Nostro Signore, facciamola ogni giorno durante il tempo quaresimale. A ciò ci gioverà il tener presenti alla mente le seguenti domande suggerite dal P. Spinola: Chi patisce? Chi lo fa patire? Per chi patisce? Per qual fine patisce? In che modo patisce? (823). Tenetele presenti nella meditazione dei singoli Misteri della Passione; ci aiuteranno assai e ci daranno materia di serie riflessioni. Non è necessario far passare tutti questi punti, ma è certo che ci aiutano. Poi bisogna fare atti di dolore, di contrizione, perché è per causa mia che Gesù ha sofferto tanto.

Dobbiamo andare a fondo nel meditare i dolori di Gesù Sofferente. Da questo verrà anche a voi il desiderio di soffrire per Lui, di fare dei sacrifici, di vincere le pene del cuore e dello spirito e, per quanto si può anche quelle del corpo. E' questo per voi il tempo di acquistare e praticare una virtù maschia. Ma fino a che non siamo ben penetrati della Passione di Nostro Signore, non saremo generosi nello spirito di sacrificio. Prendete amore, fortificatevi nello spirito della Passione. Ciò che vi darà più forza quando sarete in Missione, sarà appunto il pensiero della Passione di Gesù. Che cosa farà un Missionario, un successore di S. Paolo, se non avrà amore a Gesù Crocifisso? La meditazione sulla Passione di Nostro Signore vi farà comprendere il suo Sitio e vi accenderà di zelo per la salvezza delle anime.

Siamo divoti del SS. Crocifisso; procuriamo di averlo nelle nostre camere, sulla nostra persona; rivolgiamogli frequenti atti di fede e di amore specialmente in chiesa.

S. Filippo Benizzi, in punto di morte, chiese il suo libro, e questo era il Crocifisso(824). Il SS. Sacramento non l'avrete sempre con voi, ma il Crocifisso sì. Sarà un libro in cui leggerete i vostri doveri Perché non basta portare il Crocifisso, né voi lo portate solo per far bella figura, ma per imitarlo. Gesù, per le anime ha fatto molto di più di quello che voi potrete e dovrete fare per le anime che vi saranno affidate. i Egli non ha lasciato la croce a metà strada; è caduto, ma si è rialzato e ha continuato fino alla fine. La nostra croce non è pesante come la sua; e, se portata in unione di amore con Gesù, diventa soave. Questo spirito dobbiamo averlo sempre, tutta la vita: sempre sacrificarci. La Passione di Nostro Signore vi sosterrà nelle fatiche e nelle pene dell'apostolato e nella stessa morte.

Santifichiamo dunque questa Settimana di Passione, procuriamo di passar bene questi quindici giorni, secondo lo spirito della Chiesa: preghiera, meditazione della Passione, sacrifici. Facciamo tutti i sacrifici che ci sono permessi; e i piccoli sacrifici son tutti permessi e a tutti. Più silenzio interno ed esterno, non divagarci troppo; e tutto per ben prepararci alla Settimana Santa. Nostro Signore ci darà tante grazie. Se avremo sofferto con Lui, canteremo con lui l'Alleluja della Pasqua!

Da Vita Spirituale, del Beato Giuseppe Allamano

AVE MARIA PURISSIMA!