mercoledì 20 maggio 2015

«E non ricordi che Aurea è da salvare?...

438. Maria Ss. con Maria d’Alfeo a Tiberiade per farsi cedere Aurea. Un incontro con Giuda Iscariota.

Tiberiade è già alle viste mentre le due pellegrine stanche procedono nel crepuscolo che cala.
«Fra poco sarà buio… E siamo ancora in mezzo alla campagna… Due donne sole… E vicino ad una città grande piena di… uh! Che gente! Belzebù! Belzebù per la più parte… », dice Maria d’Alfeo guardandosi intorno spaventata.
«Non temere, Maria. Belzebù non ci farà del male. Fa male solo a chi lo accoglie in cuore… ».
«Ma questi pagani l’hanno!… ».
«A Tiberiade non vi sono soltanto dei pagani. E anche fra i pagani ci sono dei giusti ».
«Che? Che? Non hanno il Dio nostro!… ».

Maria non ribatte perché comprende che è inutile. La buona cognata non è che una delle tante israelite che si credono esse sole depositarie della virtù… perché israelite.

Un silenzio in cui è solo rumore lo strascichio dei sandali calzanti i piedi stanchi e polverosi.
«Era meglio fare la strada solita… Quella la conoscevamo… era più battuta dalla gente… Questa… fra le ortaglie, solitaria… ignota… Ho paura, ecco! ».
«Ma no, Maria. Guarda. La città è lì, a due passi. E qui sono quieti orti dei coltivatori di Tiberiade, e lì è la riva, a due passi. Vuoi che andiamo sulla riva? Troveremo pescatori… Non c’è che da traversare queste ortaglie ».
«No, no! Ci allontaniamo di nuovo dalla città! E poi… I barcaioli sono quasi tutti greci, cretesi, arabi, egizi, romani… », e pare che nomini altrettanti classi infernali. Maria Ss. non può fare a meno di sorridere all’ombra del suo velo.

Procedono. La via si muta in viale. Perciò più ombra che mai… e più paura che mai di Maria d’Alfeo, che invoca Jeovè ad ogni passo che fa sempre più lento.
«Su, da forte! Sollecita, se hai paura! », la sprona Maria, che ad ogni invocazione ha risposto: «Maran Atà!».
Ma Maria d’Alfeo si ferma del tutto e chiede: «Ma perché sei voluta venire qui? Forse per parlare all’Iscariota? ».
«No, Maria. O per lo meno non precisamente per questo. Sono venuta per parlare alla romana Valeria… ».
«Misericordia! Andiamo a casa sua? Ah! no! Maria! Non lo fare! Io… io già non ti ci accompagno! Ma che ci vai a fare? Da quelle… da quelle… da quegli anatemi!… ».
Maria Ss. muta il dolce sorriso in una espressione seria e chiede: «E non ricordi che Aurea è da salvare? Mio figlio ha iniziato la sua liberazione. Io la compirò. È così che tu pratichi l’amore verso le anime? ».
«Ma non è d’Israele… ».
«In verità tu non hai capito ancora una parola della Buona Novella! Sei una discepola molto imperfetta… Non lavori per il tuo Maestro e mi dài tanto dolore ».

Maria d’Alfeo china il capo… Ma il suo cuore, pieno delle prevenzioni d’Israele ma congenitamente buono, prende il sopravvento e con uno scoppio di pianto abbraccia Maria e dice: «Perdonami! Perdonami! Non dirmi che ti do dolore e che non servo il mio Gesù! Sì, sì! Sono molto imperfetta, merito rimprovero… Ma non lo farò più… Vengo, vengo! Anche nell’Inferno se tu ci vai a strappare un anima per darla a Gesù…
Dammi un bacio, Maria, per dire che mi perdoni… ».
Maria la bacia e riprendono la via, svelte, rianimate dall’amore…

Eccole in Tiberiade, verso il porticciolo dei pescatori. Cercano la casetta di Giuseppe, il barcaiolo discepolo… La trovano. Bussano…
«La Madre del mio Maestro! Entra, o Donna! E Dio sia conte e con me che ti ospito. Entra anche tu e la pace sia con te, madre di apostoli ».
Entrano, mentre la moglie e la figlia giovinetta del barcaiolo accorrono a salutarle, seguite da una nidiatella di figli più piccoli…
E il parco cibo è presto preso, e Maria di Cleofe, stanca, si ritira insieme ai fanciulli della casa. Restano sulla terrazza alta, dalla quale si vede il lago – si sente, più che si veda, perché non c’è luna ancora – flottare contro il lido, Maria Ss., il barcaiolo e la moglie dello stesso, che si sforza a far buona compagnia ma che in
realtà dorme ciondolando il capo sul petto.

«È stanca!… », la scusa Giuseppe.
«Poveretta! Le donne di casa sono sempre stanche a sera ».
«Sì, lavorano loro. Non sono come quelle lì, che si danno il bello spasso! », dice con sprezzo il barcaiolo indicando delle barche illuminate che si staccano dalla riva fra canti e suoni. «Escono ora, loro! Comincia ora per loro la fatica! Quando le persone perbene dormono. E danneggiano i lavoratori, perché vanno a
fingere pesche nei luoghi migliori, mettendo in fuga noi che dal lago abbiamo il pane per la famiglia… ».
«Chi sono? ».
«Romane e loro simili. E nelle simili mettici Erodiade, la sua lussuriosa figlia e anche altre ebree… Perché di Marie di Magdala ne abbiamo molte… Voglio dire di Marie prima del pentimento…».
«Sono infelici… ».
«Infelici? Infelici siamo noi che non le lapidiamo per ripulire Israele da quelle che si sono corrotte e ci portano le maledizioni di Dio ».

Intanto altre barche si staccano e il lago rosseggia dei lumi delle barche dei gaudenti.
«Senti che puzzo di resine? Si ubriacano col fumo per prima cosa, poi fanno il resto nei banchetti. Sono capaci di andare alle sorgenti calde dell’altra sponda… In quelle Terme… Cose di Inferno succedono!
Torneranno all’alba, all’aurora, forse più tardi… ubriachi, coricati gli uni sugli altri come tanti sacchi, uomini e donne, e gli schiavi li porteranno dentro, nelle case, a smaltire l’orgia… Escono proprio tutte le belle barche, questa sera! Guarda! Guarda!… Ma io ho ira più coi giudei che ci si mescolano che con loro.
Loro… si sa! Animali senza ritegno. Ma noi!… Donna, lo sai che c’è qui Giuda l’apostolo? ».
«Lo so ».
«Non dà buon esempio, sai? ».
«Perché? Va con quelli?… ».
«No… ma… cattivi compagni… e una donna. Io non l’ho visto… Nessuno di noi lo vede così. Ma dei farisei ci hanno schernito dicendoci: “Il vostro apostolo ha cambiato maestro. Ora ha una donna ed è in buona compagnia di pubblicani” ».
«Non giudicare, Giuseppe, di ciò che hai solo sentito dire. Lo sai che i farisei non vi amano e non lodano neppure il Maestro ».
«Ciò è vero… Ma la voce circola… e nuoce… ».
«Come è sorta cadrà. Tu non peccare contro il fratello. Dove sta di casa? Lo sai? ».
«Sì. Presso un amico, credo. Uno che ha fondaco di vini e spezie. Il terzo fondaco al lato d’oriente del mercato, dopo la fonte… ».
«Tutte le romane sono uguali? ».
«Oh! su per giù!… Anche se non si fanno vedere fanno il male ».
«Chi sono quelle che non si fanno vedere? ».
«Quelle che sono venute da Lazzaro a Pasqua. Stanno più ritirate… voglio dire che non sempre vanno ai banchetti. Ma ci vanno però sempre a sufficienza per poter dire che sono immonde ».
«Ma dici così perché ne sei sicuro, o perché la tua prevenzione ebrea ti fa parlare? Esaminati proprio… ».
«Ecco… veramente… non so… Non le ho viste più nelle barche dei sozzi… Ma in barca ci vanno, di notte, sul lago ».
«Ci vai tu pure ».
«Certo! Se voglio pescare! ».
«Il calore è tanto! Solo sul lago di notte è refrigerio. Sono le tue parole mentre si cenava ».
«È vero ».
«E allora perché non pensare che esse pure vanno per questo sul lago? ».
L’uomo tace… Poi dice: « È tardi. Le stelle dicono che è la seconda vigilia. Io mi ritiro, Donna. Non vieni?».
«No. Resto qui in preghiera. Uscirò presto. Non mi stupire se non mi trovi all’alba ».
«Sei padrona di fare ciò che vuoi. Anna! Su! Andiamo a letto! », e scuote la moglie che dorme pesantemente.
Se ne vanno.

Maria resta sola… Si inginocchia e prega, prega, prega… ma non perde mai di vista le barche veleggianti, le barche dei signori, quelle che navigano tutte luminose fra fiori e canti e incensi… Molte vanno, vanno, vanno verso oriente, si fanno piccine nella lontananza, il rumore dei canti non arriva più. Resta una barca
solitaria, splendente al largo dello specchio d’acqua luminoso di luna calante davanti a Tiberiade. Veleggia lenta in su e in giù… Maria la osserva finché la vede volgere la prua verso la sponda.

Allora Maria sorge in piedi dicendo: « Signore, aiutami! Fa’ che sia… », e poi scende leggera la scaletta, entra piano in una stanza dalla porta socchiusa… Al bianco chiarore della luna è possibile distinguere un lettuccio. Maria si china su di esso e chiama: «Maria! Maria! Svegliati! Andiamo! ».
Maria d’Alfeo si desta e, imbambolata dal sonno, chiede sfregandosi gli occhi: « È già ora di andare? Come
si è fatto presto giorno! ». È tanto assonnata che non capisce neppure che non è luce d’alba ma di luna la tenue fosforescenza che entra dalla porta aperta. Se ne accorge però quando è fuori, sul piccolo pezzo di terreno coltivato che è davanti alla casa del
barcaiolo. «Ma è notte! », esclama.
«Sì. Ma faremo prima e usciremo prima da questa città… almeno spero. Vieni! Per di qui, lungo la riva. Fa’ presto! Prima che la barca tocchi terra… ».
«La barca? Quale barca? », Maria chiede. Ma corre dietro alla Vergine che va lesta sulla riva deserta, verso il moletto dove la barca dirige.
Giungono affannate qualche istante prima di essa… Maria aguzza lo sguardo. Esclama: «Lode a Dio! Sono loro. Ora tu vienimi dietro… perché bisogna andare dove esse vanno… Io non so dove abitano… ».
«Ma Maria… per pietà!… Ci prenderanno per delle meretrici!… ».

La purissima scrolla la testa e mormora: 
«Basta non esserlo. Vieni! », e la tira nella penombra di una casa.
La barca accosta e, mentre fa le manovre per accostare, si ferma una lettiga, in attesa lì presso, che viene portata avanti. Vi salgono due donne, mentre due restano a terra e camminano al fianco della lettiga, e la lettiga si mette in moto al passo cadenzato di quattro numidi vestiti di una cortissima tunica sbracciata che
appena li copre nel torso…
E Maria dietro, nonostante le proteste in sordina di Maria d’Alfeo: «Due donne sole!… Dietro quelli lì! Sono mezzi nudi… 
Ohibò!… ».
Pochi metri di cammino e poi la lettiga si ferma. Una donna scende, mentre il battistrada bussa ad un portone.
«Vale, Lidia! ».
«Vale, Valeria! Carezza Faustina per me. Domani sera leggeremo ancora nella quiete, mentre gli altri gozzovigliano… ».
Il portone si apre e Valeria, con la sua schiava o liberta, sta per entrare.
Maria si fa avanti e dice: «Domina! Una parola! ».
Valeria guarda le due donne avvolte in un manto ebreo, molto semplice e molto calato sul volto, e le crede mendicanti. Ordina: «Barbara, dà l’obolo! ».
«No, domina. Non chiedo denaro. Sono la Madre di Gesù di Nazaret e questa è mia parente. Vengo in suo Nome a farti una preghiera ».
«Domina! Tuo Figlio è forse… perseguitato… ».
«Non più del solito. Ma Egli vorrebbe… ».
«Entra, Domina. Non è degno che tu resti nella via come una mendica ».
«No. È presto detto, se tu mi ascolti in segreto… ».
«Via, voi tutti! », ordina Valeria alla schiava, o liberta che sia, e ai portinai. «Siamo sole. Che vuole il Maestro? Io non sono venuta per non nuocergli nella sua città. Lui non è venuto per non nuocermi, forse, presso lo sposo mio? ».
«No. Per mio consiglio. Mio Figlio è odiato, domina ».
«Lo so ».
«E ha conforto soltanto nella sua missione ».
«Lo so ».
«Non chiede onori né milizie, non aspira a regni né a ricchezze. Ma fa valere il suo diritto sugli spiriti ».
«Lo so ».
«Domina… Egli dovrebbe renderti quella fanciulla… Ma, non ti sia sdegno se lo dico, qui ella non potrebbe far di Gesù il suo spirito. Tu migliore delle altre… Ma intorno a te è… troppo vivo il fango del mondo ».
«È vero. Ebbene? ».
«Tu sei madre… Mio Figlio ha sensi di padre per ogni spirito. Soffriresti tu che la tua bambina crescesse in mezzo a chi la può rovinare?… ».
«No. E ho compreso… Ebbene… Dì a tuo Figlio queste parole: “In ricordo di Faustina, salvata nella carne, Valeria ti lascia Aurea perché Tu ne salvi lo spirito…”. È vero! Noi siamo troppo corrotti… per dare affidamento a un santo… Domina, prega per me! », e si ritira rapida prima che Maria possa ringraziarla. Si ritira, direi, piangendo…
Maria d’Alfeo è di stucco.
«Andiamo, Maria… Alla notte partiremo e domani sera saremo a Nazaret… ».
«Andiamo… L’ha ceduta come… come una cosa… ».
«Per loro è una cosa. Per noi è un’anima. Vieni. Guarda… Già imbianca il cielo là in fondo. Si può dire che non c’è notte in questo mese… ».


Vanno per la via non più in penombra che è loro aperta davanti, anziché per quella della riva. Una via dietro a una fila di casette modeste… Quando sono a metà di essa, da un angolo sbuca Giuda palesemente avvinazzato. Un Giuda reduce da chissà che festino, spettinato, le vesti sgualcite, il viso pesto.
«Giuda! Tu? In questo stato? ».
Giuda non fa in tempo a fingere di non conoscerla e non può fuggire… La sorpresa lo snebbia e lo inchioda dove è, senza reazione.
Maria gli si accosta, vincendo la ripugnanza che l’aspetto dell’apostolo le desta, e gli dice: « Giuda, disgraziato figlio, che fai? Non pensi a Dio? Alla tua anima? A tua madre? Che fai, Giuda? Perché vuoi essere peccatore? Guardami, Giuda! Non hai diritto di uccidere la tua anima… », e lo tocca cercando prendergli una mano.
«Lasciami stare. Sono un uomo, infine. E… sono libero di fare ciò che tutti fanno. Dì a Lui, che ti manda a spiarmi, che non sono ancora tutto spirito, e giovane sono! ».
«Non sei libero di rovinarti. Giuda! Abbi pietà di te stesso… Così facendo non sarai mai uno spirito beato… Giuda… Egli non mi ha mandata a spiarti. Egli prega per te. questo soltanto, ed io con Lui. In nome di tua madre… ».
«Lasciami stare », dice sgarbatamente Giuda. E poi, forse sentendo di essere villano, corregge: «Non merito la tua pietà… Addio… », e scappa via.
«Che demonio!… Lo dirò a Gesù », esclama Maria d’Alfeo. «Ha ragione il mio Giuda! ».
«Tu non dirai nulla a nessuno. Pregherai per lui. Questo sì… ».
«Piangi? Piangi per lui? Oh!… ».
«Piango… Ero felice di aver salvato Aurea… Ora piango perché Giuda è peccatore. Ma a Gesù, tanto afflitto, porteremo soltanto la notizia bella. E strapperemo con penitenze e preghiere il peccatore a satana… Come ci fosse figlio, Maria! Come ci fosse figlio!… Sei madre tu pure e sai… Per quella madre infelice, per quest’anima peccatrice, per il nostro Gesù… ».
«Sì, pregherò… Ma non penso che lo meriti… ».
«Maria! Non lo dire… ».
«Non lo dico. Ma… così è. Non andiamo da Giovanna? ».
«No. Ci verremo presto con Gesù… ».


Martirologio Romano: Presso Ostia nel Lazio, santa Aurea, martire. 20 maggio.

martedì 19 maggio 2015

IL CONFESSORE


Gesù mi fa conoscere spesso quello che non Gli piace nella mia anima e qualche volta mi ha rimproverato per cose che sembravano minuzie, ma che in realtà avevano una grande importanza. 

Egli mi ha messo in guardia e mi ha esercitato come un Maestro. 
Per molti anni mi ha educata Lui Stesso, fino al momento in cui mi ha dato un direttore spirituale. 

In precedenza era Lui che mi faceva conoscere quello che non capivo ed ora mi ordina di chiedere tutto al confessore e spesso mi dice così: « E Io ti risponderò tramite la sua bocca; sta' tranquilla». 

Non mi è ancora capitato di ricevere una risposta in contrasto con ciò che il Signore mi chiedeva e che io avevo fatto presente al mio direttore spirituale. Anzi qualche volta, ma non spesso, mi è capitato che Gesù mi ha raccomandato determinate cose di cui nessuno potrebbe essere stato al corrente, ma, quando mi sono avvicinata alla grata, il confessore me le ha raccomandate anche lui.

AMDG et BVM

I nostri nomi - Ninna nanna - Origini della Terra - Il Purgatorio negli scritti di Maria Valtorta











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Dieta e gruppo sanguigno


Dieta del gruppo sanguigno. 

Peter d'Adamo, naturopata americano, durante alcune sue ricerche sui gruppi sanguigni (0, A, B, AB), ha scoperto che la nostra alimentazione può scatenare diverse reazioni ed influenze sull’organismo a seconda del nostro gruppo sanguigno.

Quali sono le caratteristiche alimentari del tuo gruppo sanguigno, gli alimenti tollerati, quelli indifferenti e quelli che invece possono creare dei problemi al tuo organismo? 
Scopriamolo insieme.
Gruppo 0
• È uno dei gruppi sanguigni più antichi ed appartiene a circa il 40% della popolazione europea.
• I soggetti con questo gruppo sanguigno presentano di solito un apparato digestivo molto attivo, ma non molto capace di adattarsi a repentini cambiamenti ambientali e nutrizionali.
• È consigliata un'attività fisica regolare e intensa.
Consigli dietetici1. Cercate di limitare l'assunzione di cereali, in particolare frumento.
2. Scegliete pesce e carni magre, cercando di limitare salumi e carni conservate.
3. Limitate il consumo di latte e latticini.
4. Mangiate molta frutta e verdura, e conditela con olio extravergine di oliva.
5. Non eccedete con il caffè e con bevande a base di cola.
6. Limitate gli alcolici ad un bicchiere di vino per pasto.

Gruppo A
• Come lo 0 anche questo gruppo sanguigno è molto diffuso in Europa (40%).
• I soggetti che appartengono al gruppo A sono caratterizzati da una grande capacità di adattamento, sebbene abbiano un apparato digerente fragile ed un sistema immunitario non molto efficiente.
• È consigliato scegliere attività fisiche rilassanti come lo yoga.
Consigli dietetici1. Mangiate molta frutta.
2. Preferite un tipo di dieta quasi vegetarianana ma limitate il consumo di prodotti a base di farina di frumento.
3. Preferite il pesce alla carne.
4. Mangiate semi oleosi e frutta secca.
5. State lontani da insaccati e cibi precotti.

Gruppo B
• Non è molto diffuso in Europa (15%), e le sue origini sono da ricercarsi tra le popolazioni più orientali.
• Essendo un gruppo sanguigno "recente" presenta caratteristiche migliori degli altri, infatti l'apparato digerente di questi soggetti è particolarmente efficiente ed ha grandi capacità di adattamento.
• È consigliata un attività fisica moderata ed equilibrata.
Consigli dietetici1. Mangiate in modo molto differenziato.
2. Prediligete latte e latticini.
3. Consumate preferibilmente carni magre.
4. Mangiate pesce, evitando però i frutti di mare.
5. Prediligete la verdura a foglia e consumate molta frutta.
6. Cercate di non esagerare con i prodotti a base di frumento e con frutta secca e semi oleosi.

Gruppo AB
• È il gruppo sanguigno più raro in Europa (5%) ed anche il più giovane essendo comparso non più di mille anni fa.
• Questo tipo di sangue si adatta in modo straordinario ai cambiamenti che spesso si verificano nella vita di oggi.
• Purtroppo i soggetti con il gruppo AB presentano un apparato digerente piuttosto debole ed un sistema immunitario abbastanza vulnerabile.
• Per loro è indicata una moderata attività fisica.
Consigli dietetici1. Cercate di evitare le carni rosse, preferendo il pesce e i frutti di mare.
2. Limitate il consumo di prodotti a base di farina di frumento, privilegiando il riso alla pasta.
3. Bevete latte e mangiate latticini e formaggi.
4. Abbondate con la frutta e la verdura preferendo per il condimento olio di oliva.
5. Se lo desiderate bevete moderatamente vino, caffè o tè.
 In materie simili occorre saggiamente dubitare di tutto e ragionare senza dogmi. In verità molto ci aiuterà l'esperienza personale.

AMDG et BVM

Papa Celestino V


Chi ha paura di Celestino V?

Gent.mo Prof. Cardini,

leggo con crescente stupore le dichiarazioni da Lei rilasciate al Dott. Galeazzi su “La Stampa” del 5 luglio, sulle celebrazioni sulmontine dedicate alla figura di Pietro da Morrone che fu Papa Celestino V.

Provo brevemente a commentare le parti rilevanti della Sua intervista:



-“Se fossi papa ci penserei due volte a riabilitare Celestino V”.

-A Sulmona Benedetto XVI non ha riabilitato Celestino V, né ha minimamente pronunciato frasi che, direttamente o indirettamente, potessero essere intese in tal senso. Lo ha, com’è suo preciso diritto, celebrato e non riabilitato.

Il motivo è semplice: Celestino V non ha alcun bisogno di essere riabilitato. Si riabilitano i malfattori più o meno pentiti, non le persone oneste.

-A meno che essere sobri, umili, miti, distaccati dalle cose terrene, non aggressivi, non avidi di ricchezze e di potere, amanti delle cose semplici e pulite che la natura ci offre, non sia un delitto.

-A meno che praticare un cristianesimo coerente, tenace, inflessibile, determinato fino alle estreme conseguenze non sia un reato.

-Le fonti, quelle che giacciono, purtroppo neglette, negli scantinati delle polverose biblioteche italiane, ci narrano un Pietro da Morrone agli antipodi rispetto a quello che lei descrive: non un vile, ma solo e semplicemente un cocciuto montanaro molisano, con un chiodo fisso nella mente: servire Dio. Null’altro.

E’ un reato?

-Si offrì a Dio fin da fanciullo, e fino alla morte fu solo ed esclusivamente uomo di Dio. E di nessun altro.

-E’ un reato per un credente amare Dio e disprezzare il potere, fosse anche quello ecclesiastico?

-Cristo ha mai aspirato al Potere?

-E’ un reato non saper fare il Papa, dichiararlo formalmente, prima, durante e dopo!, come ben si evince dalle ridondanti e inoppugnabili documentazioni che Lei, se vuole, può facilmente reperire?

-E’ un reato, in nome di Dio, di quel Dio che fu il faro unico e saldamente ancorato nella sua mente e nel suo cuore, accollarsi il peso della croce che gli fu imposto dal Conclave di Perugia?

-Cristo commise un reato quando accettò il martirio della croce per salvare l’umanità? Non si oppose! Era un vile?

-Pietro da Morrone commise un reato quando, per salvare la Chiesa del XIII Secolo, che rischiava una crisi irreversibile (se li ricorda i ventisette lunghissimi ed estenuanti mesi di vacanza papale che precedettero l’elezione di Pietro da Morrone?) si accollò il peso di quella croce?

-E’ un reato, per un cristiano, obbedire al mandato dello Spirito Santo, poiché di questo, come certo Lei ben sa, si tratta?

-Celestino V declinò l’incarico dopo solo cinque mesi e quattro giorni interamente passati a supplicare i suoi Cardinali di restituirlo ai meravigliosi silenzi e alla sublime solitudine della sua Maiella. Dov’è la codardia? Dov’è la pochezza d’animo? Dov’è l’ignavo?

-Mi chiedo: ma perchè tanto livore e tanto disprezzo, contro un uomo colpevole di non aver mai fatto male ad anima viva?            (continua)