lunedì 4 maggio 2015

Dovunque vi troverete, vi prego, ricordatevi di me all'Altare del Signore».



Cerchiamo di arrivare alla sapienza eterna


Era ormai vicino il giorno in cui ella sarebbe uscita da questa vita, giorno che tu conoscevi mentre noi lo ignoravamo. Per tua disposizione misteriosa e provvidenziale, avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci.
Parlavamo soli con grande dolcezza e, dimentichi del passato, ci protendevamo verso il futuro, cercando di conoscere alla luce della Verità presente, che sei tu, la condizione eterna dei santi, quella vita cioè che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrò in cuore d'uomo (cfr. 1 Cor 2, 9). Ce ne stavamo con la bocca anelante verso l'acqua che emana dalla tua sorgente, da quella sorgente di vita che si trova presso di te. Dicevo cose del genere, anche se non proprio in tal modo e con queste precise parole. Tuttavia, Signore, tu sai che in quel giorno, mentre così parlavamo e, tra una parola e l'altra, questo mondo con tutti i suoi piaceri perdeva ai nostri occhi ogni suo richiamo, mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita. Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C'era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?».



Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto in proposito. Intanto nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Durante la malattia un giorno ebbe uno svenimento e per un pò di tempo perdette i sensi. Noi accorremmo, ma essa riprese prontamente la conoscenza, guardò me e mio fratello in piedi presso di lei, e disse, come cercando qualcosa: «Dove ero»?

Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse: «Seppellite qui vostra madre». Io tacevo con un nodo alla gola e cercavo di trattenere le lacrime. Mio fratello, invece, disse qualche parola per esprimere che desiderava vederla chiudere gli occhi in patria e non in terra straniera. Al sentirlo fece un cenno di disapprovazione per ciò che aveva detto. Quindi rivolgendosi a me disse: «Senti che cosa dice?». E poco dopo a tutti e due: «Seppellirete questo corpo, disse, dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all'Altare del Signore».


Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire.
In capo a nove giorni della sua malattia, l'anno cinquantaseiesimo della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell'anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.


Dalle «Confessioni» di sant'Agostino, vescovo
(Lib. 9, 10-11; CSEL 33, 215-219)



Domine Iesu,

Quaecumque eveniant accipiam a te.

domenica 3 maggio 2015

Ecco qualcuna che invece di sublimarsi ... manipola pesante


Hillary Clinton sull’aborto: le credenze religiose vanno cambiate

Io me lo sono sentito tutto l’intervento di 20 minuti della Hillary Clinton al congresso “Women in the World” che potete seguire qui:
e quasi a metà (8:30 – 9:00), è stato appunto pronunciato il programma politico più pericoloso che io abbia mai sentito: PER CONSENTIRE PIÙ ABORTO… LE CREDENZE RELIGIOSE … DEVONO ESSERE CAMBIATE!
A troppe donne è ancora negato un accesso fondamentale allasalute riproduttiva e al parto sicuro…. Le leggi devono essere sostenuta con risorse e volontà politica. Le credenze religiosee i pregiudizi strutturali devono essere cambiati.
(Far too many women are still denied critical access to reproductive health care and safe childbirth… Laws have to be backed up with resources and political will. And deep-seated cultural codes, religious beliefs and structural biases have to be changed.)
Il tutto seguito da fragorosi applausi (e dal video si comprende che non sono nemmeno sollecitati da una qualche pausa, quindi approvato con convinzione !!).
Il tema è l’ABORTO, come sollevato da numerosi commentatori USA e questa è la visione della candidata alla presidenza: se una credenza religiosa intralcia questo obiettivo, semplicemente, LA CREDENZA RELIGIOSA VA CAMBIATA CON RISORSE E VOLONTA’ POLITICA!
Lo scopo? Fare più soldi! Come è chiaramente esposto nel discorso: aumentare del 10% il BUSINESS, cioè il reddito USA. Semplicemente, nient’altro che per soldi.
Non mi occorrerà altro per comprendere il dibattito politico e giornalistico che, da qui in avanti, seguirà certamente la campagna elettorale USA. Mi basta già questo. Il resto me lo risparmio.
Ringrazio il sito NotizieProVita, che con il suo articolo, mi ha spinto ad approfondire una notizia, peraltro già chiaramente esposta.

Tempo di Martirio


I MARTIRI NON PIACEVANO AL DIALOGO

  E siamo di nuovo in tempo di Martirio.

  Ciò che sta accadendo ai cristiani in Asia e in Africa ha riportato prepotentemente sulle nostre labbra la parola “martirio”. Cristiani uccisi, e in massa, nelle maniere più orrende, semplicemente perché cristiani; tutto questo ci fa dire che è tornata l'era dei martiri.

  Per la verità la Chiesa non è mai uscita dal tempo del martirio. Gli studi pubblicati in occasione dell'ultimo anno santo, quello del 2000, ci avevano già ricordato che il numero dei martiri, in venti secoli di cristianesimo, è enorme: circa 80 milioni! e dato ancora più impressionante, di questi 80 milioni, circa la metà appartiene all'ultimo secolo concluso, il '900!

  Nonostante questi dati, noi cristiani pasciuti d'occidente facciamo fatica, tanta fatica, a credere che la Chiesa sia in perenne stato di martirio. Siamo stati abituati, dalla scuola e dalla cultura laica, a pensare, piuttosto, che la Chiesa debba chiedere perdono del suo passato violento e impositivo: è la leggenda nera che dipinge la Sposa di Cristo come strumento di potere. Per questo resistiamo nel vedere invece la verità, e cioè che i cristiani nel mondo hanno sofferto e hanno continuato a versare il proprio sangue per la fede.

  A questo lavoro di disinformazione fatto dalla cultura laicista, tendente a minimizzare se non a negare il martirio dei cristiani, si è affiancata, in questi ultimi decenni, la più grande impresa di depistaggio intellettuale, operata, dentro la Chiesa, dai cattolici stessi. Dopo il Concilio Vaticano II, la dittatura del Dialogo ha imposto il silenzio sul fenomeno del Martirio: la Chiesa deve riconciliarsi col mondo moderno e per questo non deve più parlare di chi muore per la fede. I Martiri costituivano il più grande ingombro e inciampo per quest'opera di trasformazione della Chiesa, che si è voluta mondanizzare a tutti i costi .

  Il concetto di martirio, secondo questi emancipati cattolici moderni, appartiene a un passato ormai superato; appartiene all'epoca della contrapposizione con il mondo, e questo passato non deve tornare più. Secondo questi, e sono tanti, c'è un modo più efficace per lavorare nel mondo come cristiani, più efficace che quello di dare la vita unendo il proprio sangue a quello di Cristo: c'è l'arma del comprendere le ragioni dell'avversario, del parlare con lui, del dialogare con lui, per scoprire infine che, in fondo, la si pensa allo stesso modo.

  Tutto questo triste lavoro di rifiuto del martirio e di sostituzione con l'ideologia del dialogo, ebbe tragiche conseguenze negli anni '60 e '70: mentre i cristiani dell'Est venivano eliminati o condotti ai lavori forzati nei gulag, la Santa Sede privilegiava con la Ostpolitik i buoni rapporti con le dittature marxiste, ricercando con esse un accordo possibile, ritenendo erroneamente che il Comunismo fosse eterno. Fa parte di questa vergogna la mancata condanna del Comunismo durante il Concilio stesso: la storia arriverà a giudicare severamente questo meschino cedimento ereticale.

  Negli ultimi anni, l'imposizione del silenzio sul fenomeno del martirio è stata comandata dall'altrettanto dogmatico dialogo interreligioso: occorre stare in pace con le altre religioni, non fare proselitismo, e dunque occorre tacere sui cristiani uccisi.

  Ma i fatti parlano oggi in nome di Dio.

  Si voleva una nuova era per la Chiesa, l'era della serenità con il mondo a 360°, ed ecco che, invece, il sangue dei cristiani crocifissi, sgozzati, bruciati, fucilati, impiccati e lapidati è venuto a rompere l'ingannevole idillio.

  Tutto questo dolore dei nostri fratelli - per i quali non dobbiamo smettere di pregare, affinché questa terribile prova sia loro abbreviata - è un potente richiamo per noi cristiani, immersi nella più grande falsa ideologia della storia, quella della Modernità.

  La modernità, che rifiuta come stoltezza Cristo crocifisso, ha portato dentro la Chiesa la mortale illusione di poter separare la Resurrezione dalla Croce.
Si è voluto fare un nuovo cristianesimo che pone l'accento sulla Vita nuova in Cristo, dimenticando la sua Passione e Morte.

  È vero, Cristo ha vinto la morte, è risorto; è costituito Signore di tutto. È vero che questa vittoria del Risorto è partecipata alla Chiesa e ai santi, ma occorre stare attenti: questa vittoria, come spiega il grande père Calmel, “lungi dal sopprimere la Croce e renderla inutile, si realizza soltanto attraverso la Croce. Dicite in nationibus quia Deus regnavit a ligno”. (R.T. Calmel, Per una teologia della storia, Borla 1967, pag. 44).

  E' proprio questa coscienza che è mancata nella Chiesa degli ultimi tempi. Si è vissuto l'inganno di pensare la Resurrezione come superante la Croce. Così si è fatta una nuova chiesa che parla di vita e non di martirio; che parla di aspirazioni umane e non di martirio; di dialogo col mondo e non di martirio; di pace universale e non di martirio; di costruzione della società terrena e non di martirio...

  Anche per questo la presenza della Chiesa si è sgretolata, e la vita dei cristiani è scivolata nell'infedeltà profonda.

  È stata una mortale illusione, demoniaca. Un “sogno talvolta infantile e tenero, ma forse più spesso vile e odioso, che fa sperare per la vita del cristiano una fedeltà a Cristo senza tribolazioni e per l'avvenire della Chiesa un fervore di santità che non dovrebbe più subire dall'esterno le persecuzioni del mondo, né all'interno i tradimenti dei falsi fratelli e talvolta del clero e dei prelati” (ibid. pag.44)

  Da questa illusione ci sta svegliando Dio con il dono di nuovi martiri, quelli del secolo XXI. Sono loro che ci ricordano che fino all'ultimo giorno “possiamo rendere testimonianza a Gesù soltanto immergendo la nostra veste nel sangue di quell'Agnello Divino che ci ha amati e ci ha riscattati dai nostri peccati. Non andremo a Lui senza attraversare il torrente della grande tribolazione” (ibid. pag. 44)

  Allora, non protestiamo soltanto delle persecuzioni, come fanno i politici del mondo, ma lasciamoci educare da Dio alla grazia del martirio.

OCCHIAPERTI ! De ojos vivos!

VERA CROCE di Cristo


Die 3 Maji

IN INVENTIONE S. CRUCIS

Duplex II classis



* Hodie, occurrente una ex tribus Feriis Rogationum, juxta Rubricas: 1 in Choro, post Tertiam semper dicitur Missa conventualis de Festo et, si fiat Processio, post Nonam Missa de Rogationibus ; 2 extra Chorum, in Feria II, si omittatur Processio, post Nonam legitur Missa de Rogationibus, et in Feria IV post Sextam semper Missa de Vigilia. De Feria autem et de Vigilia prohibentur Missae privatae.


Introitus Gal. 6, 14

NOS autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra: per quem salváti et liberáti sumus, allelúja, allelúja. Ps. 66, 2 Deus misereátur nostri, et benedícat nobis: illúminet vultum suum super nos, et misereátur nostri. V/. Glória Patri.



Oratio


DEUS, qui in praeclára salutíferae Crucis Inventióne, passiónis tuae mirácula suscitásti: concéde ; ut vitális ligni prétio, aetérnae vitae suffrágia consequámur: Qui vivis.

Et, in Missis privatis tantum, fit Commemoratio Ss. Alexandri I Papae et Martyris, Eventii et Theoduli Martyrum, ac Juvenalis Episcopi et Confessoris.

Oratio


PRAESTA, quaésumus, omnípotens Deus: ut, qui sanctórum tuórum Alexándri, Evéntii, Theodúli, atque Juvenális natalítia cólimus ; a cunctis malis imminéntibus, eórum intercessiónibus, liberémur. Per Dóminum.

Léctio Epístolae beáti Pauli Apóstoli ad Philippénses.


Phil. 2, 5-11


FRATRES: Hoc enim sentíte in vobis, quod et in Christo Jesu: qui, cum in forma Dei esset, non rapínam arbitrátus est esse se aequálem Deo: sed semetípsum exinanívit, formam servi accípiens, in similitúdinem hóminum factus, et hábitu invéntus ut homo. Humiliávit semetípsum, factus obédiens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltávit illum: et donávit illi nomen, quod est super omne nomen: (hic genuflectitur) ut in nómine Jesu omne genu flectátur caeléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris.


Allelúja, allelúja. V/. Ps. 95, 10 Dícite in géntibus, quia Dóminus regnávit a ligno. Allelúja. V/. Dulce lignum, dulces clavos, dúlcia ferens póndera: quae sola fuísti digna sustinére Regem caelórum et Dóminum. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.


Joann. 3, 1-15


IN illo témpore: Erat homo ex pharisaéis, Nicodémus nómine, princeps Judaeórum. Hic venit ad Jesum nocte, et dixit ei: Rabbi, scimus quia a Deo venísti magíster, nemo enim potest haec signa fácere, quae tu facis, nisi fúerit Deus cum eo. Respóndit Jesus, et dixit ei: Amen, amen dico tibi, nisi quis renátus fúerit dénuo, non potest vidére regnum Dei. Dicit ad eum Nicodémus: Quómodo potest homo nasci, cum sit senex ? numquid potest in ventrem matris suae iteráto introíre, et renásci ? Respóndit Jesus: Amen, amen dico tibi, nisi quis renátus fúerit ex aqua, et Spíritu Sancto, non potest introíre in regnum Dei. Quod natum est ex carne, caro est: et quod natum est ex spíritu, spíritus est. Non miréris quia dixi tibi: opórtet vos nasci dénuo. Spíritus ubi vult spirat, et vocem ejus audis, sed nescis unde véniat, aut quo vadat: sic est omnis qui natus est ex spíritu. Respóndit Nicodémus, et dixit ei: Quómodo possunt haec fíeri ? Respóndit Jesus, et dixit ei: Tu es magíster in Israël, et haec ignóras ? Amen, amen dico tibi, quia quod scimus lóquimur, et quod vídimus testámur, et testimónium nostrum non accípitis. Si terréna dixi vobis et non créditis: quómodo, si díxero vobis caeléstia, credétis ? Et nemo ascéndit in caelum, nisi qui descéndit de caelo, Fílius hominis, qui est in caelo. Et sicut Móyses exaltávit serpéntem in desérto ; ita exaltári opórtet Fílium hóminis: ut omnis qui credit in ipsum, non péreat, sed hábeat vitam aetérnam.


Credo.

Offertorium Ps. 117, 16 et 17 Déxtera Dómini fecit virtútem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini, allelúja.


Secreta


SACRIFÍCIUM, Dómine, quod tibi immolámus, placátus inténde: ut ab omni nos éruat bellórum nequítia, et per vexíllum sanctae Crucis Fílii tui, ad conteréndas potestátis advérsae insídias, nos in tuae protectiónis securitáte constítuat. Per eúmdem Dóminum.


Pro Ss. Alexandro, Eventio, Theodulo ac Juvenale


Secreta


SUPER has hóstias, quaésumus, Dómine, benedíctio copiósa descéndat: quae et sanctificatiónem nobis cleménter operétur, et de Sanctórum nos solemnitáte laetíficet. Per Dóminum.


Praefatio de Cruce.

Communio Per signum Crucis de inimícis nostris líbera nos, Deus noster, allelúja.



Postcommunio


REPLÉTI alimónia caelésti, et spiritáli póculo recreáti, quaésumus, omnípotens Deus: ut ab hoste malígno deféndas, quos per lignum sanctae Crucis Fílii tui, arma justítiae pro salúte mundi, triumpháre jussísti. Per eúmdem Dóminum.

Pro Ss. Alexandro, Eventio, Theodulo ac Juvenale


Postcommunio


REFÉCTI participatióne múneris sacri, quaésumus, Dómine Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedéntibus sanctis tuis Alexándro, Evéntio, Theodúlo et Juvenále sentiámus efféctum. Per Dóminum.


* Pro votiva de S. Cruce dicitur Missa Nos autem, quae habetur inter Missas votivas circa finem Missalis.



LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


Jacopo da Varagine, nel suo famoso libro Leggenda Aurea, racconta la storia del Ritrovamento della santa Croce in Gerusalemme. Dice che Elena, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e fu costretto a rivelarlo dopo essere stato calato senza cibo in un pozzo. Si scavò nel luogo indicato dove vennero fuori tre croci che furono esposte nella piazza di Gerusalemme. 
Ora avvenne che passò di là un funerale e Giuda suggerì di porre sulle tre croci il cadavere. Deposta la salma sulla prima croce non accadde nulla, così quando si provò sulla seconda, ma sopra la terza il morto riprese vita e si conobbe quale fosse la Croce di Cristo. 
Fu ancora questo Giuda a ritrovare anche i chiodi della crocifissione. La stessa Leggenda Aurea sostiene che  Elena in persona avrebbe preso frammenti della Croce da portare al figlio, collocandoli poi nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, fatta da lei innalzare. Il resto, racchiuso in una teca preziosa, fu lasciato a Gerusalemme. Secondo un’altra tradizione la Croce rimase intera a Gerusalemme.
Elena morì presumibilmente tra il 338 e il 330, assistita dal figlio, a circa ottanta anni in un luogo che è rimasto sconosciuto. Il corpo venne trasportato a Roma e posto in un mausoleo di forma rotonda, con cupola. Si trovava sulla Via Labicana, ad duos lauros (Torpignattara) e il corpo era racchiuso in un sarcofago di porfido.
Sulla fine delle sue reliquie ci sono diverse tradizioni. Niceforo Callisto riferisce che Costantino la portò a Costantinopoli, nel mausoleo che aveva edificato per sé. Il canonico Aicardo nel 1212 lo avrebbe poi preso e trasportato a Venezia. Una seconda tradizione vuole che il presbitero Teogisio abbia preso le spoglie da Costantinopoli, portandole in Francia nell’840, nell’Abbazia di Hautvilliers presso Reims. Dopo la Rivoluzione Francese sarebbero state trasportate nella Cappella della Confraternita di Santa Croce nella Chiesa di Saint Leu a Parigi. Per un’altra testimonianza il corpo di Elena sarebbe stato posto nella Basilica dell’Ara Coeli, a Roma, dal Papa Innocenzo II nel 1140.