Visualizzazione post con etichetta Ritrovamento della Santa Croce di Cristo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Ritrovamento della Santa Croce di Cristo. Mostra tutti i post

venerdì 3 maggio 2019

Inventione Sanctæ Crucis ~ Duplex II. classis


Dalla Lettera ai Colossesi
Col 2:9-15
9 In Cristo abita tutta la pienezza della divinità corporalmente: 
10 E voi siete stati ripieni in lui, ch'è capo di ogni principato e potestà; 
11 In cui siete stati ancora circoncisi con circoncisione non fatta da mano d'uomo, consistente nella spogliazione del corpo carnale, ma nella circoncisione di Cristo; 
12 Sepolti con lui nel battesimo, mediante il quale siete risuscitati per la fede nell'onnipotenza di Dio, che lo risuscitò da morte. 
13 E mentre a voi, ch'eravate morti per i peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, egli ha reso la vita insieme con lui, condonandovi tutti i peccati: 
14 Cancellando il chirografo a noi sfavorevole del decreto, ch'era contro di noi, e lo tolse di mezzo, inchiodandolo alla croce: 
15 E spogliati i principati e le potestà, li menò gloriosamente in pubblica mostra, avendo trionfato di loro in se stesso.

V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
------
Dopo l'insigne vittoria, che l'imperator Costantino riportò su Massenzio, allorché gli fu manifestato miracolosamente il labaro della Croce del Signore, Elena, madre di Costantino, avvertita in sogno, andò a Gerusalemme bramosa di ritrovarvi la Croce; là fece abbattere una statua marmorea di Venere, postavi dai Gentili, dopo circa cento ottant'anni proprio sul luogo della Croce per far scomparire il ricordo della passione di Cristo Signore. Lo stesso fece pure al presepio del Salvatore e sul luogo della risurrezione, facendo togliere là il simulacro di Adone e qua quello di Giove.

Sgombrato pertanto il luogo della Croce, si scopersero tre croci profondamente sotterrate, e, separatamente, il titolo della Croce del Signore: per cui non sapendosi a quale delle tre fòsse stato apposto, un miracolo pose fine al dubbio. Macario, vescovo di Gerusalemme, dopo aver innalzato preghiere a Dio, accostò successivamente le tre croci ad una donna gravemente inferma; mentre due non le arrecarono alcun soccorso, avvicinata la terza Croce fu subito guarita.

Elena, ritrovata la Croce salutare, innalzò lì stesso una chiesa veramente magnifica, lasciandovi una parte della Croce rinchiusa in una teca d'argento, e un'altra parte la portò al figlio Costantino, e fu riposta in Roma nella chiesa di santa Croce in Gerusalemme, innalzata nel palazzo Sessoriano. Portò anche al figlio i chiodi ai quali fu appeso il santissimo corpo di Gesù Cristo. Da quel momento Costantino fece una legge, che a nessuno fosse fatto più subire il supplizio della croce. Così (la croce) che prima era per gli uomini oggetto d'obbrobrio e disprezzo, cominciò ad essere oggetto di venerazione e di gloria.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
------
Lettura del santo Vangelo secondo Giovanni
Gio 3:1-15
In quell'occasione: C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesù e gli disse: Maestro noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio. Eccetera.

Omelia di sant'Agostino Vescovo
Trattato 11 su Giovanni, dopo il principio
Nicodemo era uno di quelli, che avevano creduto nel nome di Gesù, vedendo i miracoli e prodigi che faceva. Infatti l'Evangelista ha detto più sopra: «Essendo egli a Gerusalemme per la festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome» Joann. 2,23. Perché credettero nel suo nome? Per quel che segue: «Vedendo i prodigi che faceva» Ibi). E che dice di Nicodémo? «C'era uno dei capi dei Giudei, chiamato Nicodémo. Egli venne di notte da Gesù e gli disse: Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio» (Joann. 3,1. Anche lui dunque aveva creduto nel suo nome. E perché egli ci aveva creduto? Soggiunge: «Perché nessuno può fare questi miracoli che fai tu, se Dio non è con lui» Joann. 3.2..

Se dunque Nicodemo era di quei molti, che avevano creduto nel suo nome, consideriamo perché Gesù nella persona di Nicodemo non fidava loro se stesso. Gesù rispose dicendogli: «In verità, in verità ti dico, che se uno non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio» Joann. 3,3. Gesù dunque si affida a quelli che nasceranno di nuovo. Ecco, quelli credevano in lui, e Gesù non si affidava loro. Tali sono tutti i catecumeni: essi già credono nel nome di Cristo, ma Gesù non si affida loro. Sia attenta la vostra carità e comprenda. Se domandiamo a un catecumeno: Credi in Cristo ? risponde: Credo, e si fa il segno della Croce: lo porta sulla fronte, e non si vergogna della Croce del suo Signore. Egli dunque crede nel suo nome. Domandiamogli ancora: Mangi la carne del Figlio dell'uomo e bevi il sangue del Figlio dell'uomo? non intende quel che diciamo, perché Gesù non ancora si è affidato ad essi.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.

------

Commemorazione dei santi Alessandro I Papa, Eventino e Teodulo Martiri
Alessandro, Romano, governò la Chiesa sotto l'imperatore Adriano, e convertì a Cristo gran parte della nobiltà Romana. Egli stabilì che nella messa si offrisse solo pane e vino: ordinò che nel vino si mescolasse dell'acqua, a motivo del sangue e del l'acqua che sgorgarono dal costato di Gesù Cristo; e aggiunse nel Canone della Messa, «Il quale prima che patisse». Lo stesso decretò che si conservasse sempre in chiesa dell'acqua benedetta mescolata con sale, e se ne usasse nelle abitazioni per scacciare i demoni. Governò dieci anni, quindici mesi e venti giorni, illustre per santità di vita e salutari ordinazioni. 
Ricevé la corona del martirio insieme con Evenzio e Teodulo, preti, e fu sepolto sulla via Nomentana, a tre miglia da Roma, sul luogo stesso dove fu decapitato; dopo aver creato in diversi tempi nel mese di Dicembre sei preti, due diaconi e cinque vescovi per luoghi diversi. 
I loro corpi trasportati poi a Roma, furono sepolti nella chiesa di santa Sabina. Nello stesso giorno coincide la santa morte di san Giovenale, vescovo di Narni; il quale, dopo aver colla sua santità e dottrina generato a Cristo moltissimi in quella città, celebre per miracoli si addormentò in pace, e vi venne sepolto con onore.
V. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
R. Grazie a Dio.
AMDG et DVM

lunedì 2 maggio 2016

Il ritrovamento della Santa Croce.


PASSIO CHRISTI CONFORTA ME
3  MAGGIO
INVENZIONE  DELLA  SANTA  CROCE


Il trionfo della Croce.
Era conveniente che il nostro Re divino si mostrasse ai nostri sguardi appoggiato allo scettro della sua potenza, affinché nulla mancasse alla maestà del suo impero. Questo scettro è la Croce, ed apparteneva al Tempo pasquale di presentargliene l'omaggio. Una volta la Croce veniva presentata a noi quale oggetto di umiliazione per l'Emmanuele, come il letto di dolore sul quale spirò; ma poi egli non vinse la morte? e cosa è divenuta questa Croce, se non il trofeo della sua vittoria? Che essa, dunque, venga mostrata e si pieghi ogni ginocchio davanti all'augusto legno, per mezzo del quale

Gesù conquistò l'onore che noi oggi gli rendiamo. Il giorno di Natale cantavamo con Isaia: "Ci è nato un pargolo e ci fu largito un figlio: ha sopra i suoi omeri il principato" [1]. Poi l'abbiamo visto che portava sulle spalle questa Croce, come Isacco portò la legna per il suo sacrificio; ma oggi, per lui, non è più un peso. Essa brilla di uno splendore che rapisce lo sguardo degli Angeli; e dopo che sarà stata adorata dagli uomini finché durerà questo mondo, apparirà d'un tratto sulle nubi del cielo per assistere, presso il giudice dei vivi e dei morti, alla sentenza favorevole di coloro che l'avranno amata, alla condanna di quelli che l'avranno resa inutile per essi, a causa del loro stesso disprezzo e del loro oblio.
Durante i quaranta giorni che passò ancora sulla terra, Gesù non giudicò conveniente di glorificare l'istrumento della sua vittoria. La Croce non dovrà apparire che nel giorno in cui, pure essendo rimasta invisibile, avrà conquistato il mondo a colui del quale ripete le meraviglie. Egli riposò tre giorni nella tomba: quella rimarrà seppellita durante tre secoli nella polvere. Ma risusciterà anch'essa; ed è questa ammirabile Risurrezione che oggi celebra la Chiesa. Una volta compiutosi il tempo, Gesù ha voluto accrescere le gioie pasquali, rivelando questo monumento del suo amore per noi. Lo lascerà tra le nostre mani, per nostra consolazione, fino all'ultimo giorno; non è dunque giusto che noi gliene rendiamo omaggio?

La Croce sepolta e perduta.
L'orgoglio di Satana non aveva mai subito una disfatta così pungente quanto quella che piombò su lui quando vide lo stesso legno, che era stato l'istrumento della nostra perdizione, divenire quello della nostra salvezza. La sua rabbia impotente si rivolse contro quell'albero salvatore che gli ricordava così crudelmente e la potenza irresistibile del suo vincitore, e la dignità dell'uomo riscattato ad un tale prezzo. Egli avrebbe voluto annientare quella Croce che paventava; ma, sentendo la sua impotenza a realizzare un simile colpevole proposito, tentò almeno di profanare e di nascondere un oggetto per lui così odioso. Spinse quindi gli Ebrei a nascondere vergognosamente quel sacro legno, venerato dal mondo intero. Ai piedi del Calvario, non lontano dal Sepolcro, si apriva una voragine profonda. Fu là dentro che gli uomini della Sinagoga fecero precipitare la Croce del Salvatore, insieme con quelle dei due ladroni.
601
I chiodi, la corona di spine, l'iscrizione, staccata dal legno, andarono a raggiungerla in quel baratro che i nemici di Gesù fecero riempire di terra e di detriti. Ed il Sinedrio credette che fosse così scomparso completamente il ricordo di quel Nazareno che si lasciò crocifiggere senza discendere dalla Croce.
Quarant'anni dopo, Gerusalemme soccombeva sotto il peso della vendetta divina. Ben presto i luoghi della nostra redenzione furono macchiati dalla superstizione pagana; un piccolo tempio a Venere sul Calvario, un altro a Giove sopra il Santo Sepolcro: tali furono le indicazioni per mezzo delle quali, senza volerlo, la derisione pagana conservò il ricordo dei fatti meravigliosi che si erano compiuti su quel sacro suolo. Appena avvenuta la pace di Costantino, i cristiani non ebbero che da rovesciare quei vergognosi monumenti: la terra bagnata dal sangue del Redentore riapparve ai loro occhi, e la gloriosa tomba venne riaperta alla devozione. Ma la Croce non si rivelò ancora, e continuò a riposare nelle viscere della terra.

Il ritrovamento della Croce.
La Chiesa non rientrò in possesso dell'istrurnento della salvezza degli uomini, che qualche anno dopo il 337, data della morte dell'imperatore Costantino, generoso restauratore degli edifici del Calvario e del Santo Sepolcro [2]. L'Oriente e l'Occidente trasalirono alla notizia di questa scoperta, che, condotta dal cielo, veniva a mettere l'ultimo suggello al trionfo del cristianesimo. Cristo confermava la sua vittoria sul mondo pagano, innalzando così il suo trofeo, non più come figura ma nella realtà: era il legno miracoloso, una volta di scandalo agli Ebrei, follia agli occhi dei pagani, ma di fronte al quale, d'ora in avanti, ogni cristiano avrebbe piegato il ginocchio.
Nel IV secolo il sacro albero fu venerato in quella basilica che riunì nel suo vasto recinto il glorioso Sepolcro e la collina della crocifissione. Un altro santuario fu innalzato nel luogo ove riposò la Croce durante tre secoli; una scala formata da numerosi gradini, conduce i pellegrini sino al fondo di questo misterioso asilo. Allora cominciò un succedersi di innumerevoli viaggiatori, venuti dalle quattro parti del mondo, per onorare i luoghi nei quali si attuò la redenzione dell'uomo, e per rendere omaggio a quel legno di liberazione. Ma i disegni misericordiosi del cielo non permisero che

quel prezioso pegno di amore del Figlio di Dio verso la nostra misera umanità fosse riservato ad un solo santuario, per quanto sacro esso fosse. Una parte considerevole di esso fu destinato a Roma: riposerà nella basilica innalzata nei giardini di Sessorio, e il popolo romano chiamerà, d'ora in poi questo santuario col nome di basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Le reliquie.
Ma nel corso del tempo, la santa Croce onorò con la sua presenza molti altri luoghi della terra. Già nel IV secolo San Cirillo di Gerusalemme attestava che i pellegrini che ottenevano per loro qualche piccolo frammento, avevano esteso a tutto il mondo questo divino beneficio [3]. Nel VI secolo santa Redegonda sollecitò ed ottenne dall'imperatore Giustino II il frammento di proporzioni considerevoli che possiede il tesoro imperiale di Costantinopoli. La Gallia non poteva entrare in maniera più nobile a pertecipare al privilegio di avere una reliquia dell'istrumento della nostra salvezza, che per mezzo delle mani della sua virtuosa regina; e Venanzio Fortunato compose, per l'arrivo di detta augusta reliquia, quell'inno ammirabile che la Chiesa canterà sino alla fine dei secoli, ogni qual volta vorrà esaltare gli splendori della santa Croce.
Gerusalemme, dopo l'alternativa della perdita e del ritrovamento,finì di perdere per sempre quell'oggetto divino che formava la sua gloria principale. Costantinopoli ne fu ancora l'erede; e questa città divenne la sorgente di ripetute prodigalità, che specialmente all'epoca delle crociate, servirono ad arricchire la Chiesa d'Occidente. Si fondò una specie di nuovi centri di devozione verso la Santa Croce, nei luoghi dove si conservavano gli insigni frammenti; da ogni dove si desiderava una particella del legno salutare. Il ferro ne divide le parti più considerevoli, ed a poco a poco le nostre regioni se ne trovano riempite. La vera Croce è ormai da per tutto, e non v'è cristiano che, nella sua vita, non abbia avuto possibilità di venerarne qualche frammento. Ma chi potrebbe contare gli atti d'amore e di riconoscenza che la vista di un oggetto così commovente genera nei cuori? e chi non riconoscerebbe in questa successiva profusione uno stratagemma della bontà divina per ravvivare in noi il sentimento della redenzione sul quale riposano le nostre speranze eterne?

Che sia dunque amato questo giorno in cui la Chiesa unisce il ritorno trionfale della santa Croce alle gioie della Risurrezione di colui che conquistò, con quel mezzo, il trono su cui noi lo vedremo presto ascendere.
Offriamo atti di riconoscenza per l'insigne beneficio che, con l'aiuto dei prodigi, restituì agli uomini un tesoro, il cui possesso sarebbe mancato al patrimonio della Santa Chiesa. Aspettando il giorno in cui il Figlio dell'uomo dovrà innalzarla sopra le nubi del cielo, la sua Sposa la conserva, perchè lui stesso gliel'ha affidata, quale pegno di questo secondo avvento. In quel giorno egli ne raccoglierà, con la sua potenza, i frammenti sparsi sulla terra, e l'albero della vita si mostrerà in tutta la sua bellezza allo sguardo degli eletti e sotto la sua ombra l'inviterà al riposo eterno [4].

Lode alla Croce.
"Cristo crocifisso è potenza e sapienza di Dio" (I Cor. 1, 23). È la celebre parola del tuo Apostolo, o Gesù, e noi oggi ne costatiamo la verità. La Sinagoga volle annientare la tua gloria inchiodandoti su di un patibolo e si dilettava nel pensiero che è scritto nella legge di Mosè: "Un appeso è un oggetto di maledizione divina" (Deut. 21, 23). Ed ecco che questo patibolo, questo legno infame è divenuto il tuo più insigne trofeo. Negli splendori della tua Risurrezione, la Croce, ben lungi dal gettare un'ombra sulla luminosità della tua gloria, fa risaltare di nuovo splendore la magnificenza del tuo trionfo. Tu fosti inchiodato ad un legno, hai preso su di te la maledizione; crocifisso tra due scellerati, sei passato per un vile impostore, ed i tuoi nemici ti hanno insultato nella tua agonia su quel letto di dolore. Se non fossi stato che un uomo, non sarebbe rimasto di te che un ricordo disonorato; la Croce avrebbe divorato per sempre la tua gloria passata, o Figlio di Davide! Ma tu sei il Figlio di Dio, ed è la Croce che ce ne dà la prova. Tutto il mondo si prostra di fronte ad essa e l'adora; è lei che te l'ha conquistato, e gli omaggi che riceve vendicano abbondantemente la tua gloria dell'eclissi passeggera che il tuo amore per noi le impose un giorno.

Non si adora un patibolo; o, se si adora, è il patibolo di un Dio. Benedetto sia colui che è stato sospeso a quel legno! In cambio degli omaggi che ti rendiamo, o divin Crocifisso, mantieni in nostro favore la promessa che ci facesti: "Ed io quando sarò levato in alto da terra, tutti attirerò a me" (Gv. 12, 32).

Le reliquie.
Per attirarci con maggiore efficacia, deponi oggi tra le nostre mani il legno stesso, dall'alto del quale ci tendesti le braccia. Questo monumento della tua vittoria, sul quale ti reggerai nell'ultimo giorno, degnati di affidarcelo sino alla fine dei secoli, affinché noi attingiamo in esso un salutare timore della divina giustizia che ti ha inchiodato a quel legno vendicatore dei nostri delitti, e un amore sempre più tenero verso di te, nostra vittima, che non hai indietreggiato di fronte alla maledizione, affinché noi fossimo benedetti. Tutta la terra oggi ti ringrazia per il dono inestimabile che le hai concesso. La tua Croce, divisa in innumerevoli frammenti, è presente in moltissimi luoghi. Ora in tutto il mondo cristiano non vi è una regione che essa non renda sacra e non protegga.

La Croce ed il Sepolcro.
Il Sepolcro ci grida: Egli "è risuscitato, non è più qui"; la Croce ci dice: "Non l'ho trattenuto che per un momento, e poi si è slanciato nella sua gloria". O Croce! O Sepolcro! quanto breve è stata la sua umiliazione; mentre ci è assicurato il regno da Lui conquistato per tuo mezzo! Noi adoriamo in te le vestigia del suo passaggio, e tu rimani sacra per sempre, pcrché si è servito di te per la nostra salvezza. Gloria dunque sia a te, o Croce, oggetto del nostro amore e della nostra ammirazione in questo giorno! Continua a proteggere il mondo che ti possiede; siigli scudo per difenderlo contro il nemico, soccorso sempre presente che conserva il ricordo del sacrificio unito a quello del trionfo; poiché è per mezzo tuo, o Croce, che Cristo ha vinto, regna e impera. 


CHRISTUS VINCIT, CHRISTUS REGNAT, CHRISTUS IMPERAT.
__________________________
[1] Introito della Messa del giorno.
[2] Questi santuari erano stati consacrati il 13 settembre 335.
[3] Catechesi, IV, X, XIII.
[4] Ogni anno, il 14 settembre, aveva luogo a Gerusalemme la cerimonia dell'Esaltazione, od ostensione, della Croce. Quest'uso passò poi a Costantinopoli e più tardi a Roma (cfr. Anno Liturgico 14 settembre). Nella Gallia e nella Spagna si festeggiava la Santa Croce il 3 maggio, data che fu in seguito adottata dalla Liturgia romana, ciò che spiega perché abbiamo due feste della Croce. Noi non conosciamo infatti il giorno esatto dell'Invenzione, cfr. Vincent et Abel, Jérusalem Nouvelle, t. II, Parigi 1914, p. 201 ss.).


da: P. GUÉRANGER, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. ROBERTI, P. GRAZIANI e P. SUFFIA, Alba, Edizioni Paoline, 1959, pp. 599-604


domenica 3 maggio 2015

VERA CROCE di Cristo


Die 3 Maji

IN INVENTIONE S. CRUCIS

Duplex II classis



* Hodie, occurrente una ex tribus Feriis Rogationum, juxta Rubricas: 1 in Choro, post Tertiam semper dicitur Missa conventualis de Festo et, si fiat Processio, post Nonam Missa de Rogationibus ; 2 extra Chorum, in Feria II, si omittatur Processio, post Nonam legitur Missa de Rogationibus, et in Feria IV post Sextam semper Missa de Vigilia. De Feria autem et de Vigilia prohibentur Missae privatae.


Introitus Gal. 6, 14

NOS autem gloriári opórtet in Cruce Dómini nostri Jesu Christi: in quo est salus, vita et resurréctio nostra: per quem salváti et liberáti sumus, allelúja, allelúja. Ps. 66, 2 Deus misereátur nostri, et benedícat nobis: illúminet vultum suum super nos, et misereátur nostri. V/. Glória Patri.



Oratio


DEUS, qui in praeclára salutíferae Crucis Inventióne, passiónis tuae mirácula suscitásti: concéde ; ut vitális ligni prétio, aetérnae vitae suffrágia consequámur: Qui vivis.

Et, in Missis privatis tantum, fit Commemoratio Ss. Alexandri I Papae et Martyris, Eventii et Theoduli Martyrum, ac Juvenalis Episcopi et Confessoris.

Oratio


PRAESTA, quaésumus, omnípotens Deus: ut, qui sanctórum tuórum Alexándri, Evéntii, Theodúli, atque Juvenális natalítia cólimus ; a cunctis malis imminéntibus, eórum intercessiónibus, liberémur. Per Dóminum.

Léctio Epístolae beáti Pauli Apóstoli ad Philippénses.


Phil. 2, 5-11


FRATRES: Hoc enim sentíte in vobis, quod et in Christo Jesu: qui, cum in forma Dei esset, non rapínam arbitrátus est esse se aequálem Deo: sed semetípsum exinanívit, formam servi accípiens, in similitúdinem hóminum factus, et hábitu invéntus ut homo. Humiliávit semetípsum, factus obédiens usque ad mortem, mortem autem crucis. Propter quod et Deus exaltávit illum: et donávit illi nomen, quod est super omne nomen: (hic genuflectitur) ut in nómine Jesu omne genu flectátur caeléstium, terréstrium et infernórum: et omnis lingua confiteátur, quia Dóminus Jesus Christus in glória est Dei Patris.


Allelúja, allelúja. V/. Ps. 95, 10 Dícite in géntibus, quia Dóminus regnávit a ligno. Allelúja. V/. Dulce lignum, dulces clavos, dúlcia ferens póndera: quae sola fuísti digna sustinére Regem caelórum et Dóminum. Allelúja.

+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Joánnem.


Joann. 3, 1-15


IN illo témpore: Erat homo ex pharisaéis, Nicodémus nómine, princeps Judaeórum. Hic venit ad Jesum nocte, et dixit ei: Rabbi, scimus quia a Deo venísti magíster, nemo enim potest haec signa fácere, quae tu facis, nisi fúerit Deus cum eo. Respóndit Jesus, et dixit ei: Amen, amen dico tibi, nisi quis renátus fúerit dénuo, non potest vidére regnum Dei. Dicit ad eum Nicodémus: Quómodo potest homo nasci, cum sit senex ? numquid potest in ventrem matris suae iteráto introíre, et renásci ? Respóndit Jesus: Amen, amen dico tibi, nisi quis renátus fúerit ex aqua, et Spíritu Sancto, non potest introíre in regnum Dei. Quod natum est ex carne, caro est: et quod natum est ex spíritu, spíritus est. Non miréris quia dixi tibi: opórtet vos nasci dénuo. Spíritus ubi vult spirat, et vocem ejus audis, sed nescis unde véniat, aut quo vadat: sic est omnis qui natus est ex spíritu. Respóndit Nicodémus, et dixit ei: Quómodo possunt haec fíeri ? Respóndit Jesus, et dixit ei: Tu es magíster in Israël, et haec ignóras ? Amen, amen dico tibi, quia quod scimus lóquimur, et quod vídimus testámur, et testimónium nostrum non accípitis. Si terréna dixi vobis et non créditis: quómodo, si díxero vobis caeléstia, credétis ? Et nemo ascéndit in caelum, nisi qui descéndit de caelo, Fílius hominis, qui est in caelo. Et sicut Móyses exaltávit serpéntem in desérto ; ita exaltári opórtet Fílium hóminis: ut omnis qui credit in ipsum, non péreat, sed hábeat vitam aetérnam.


Credo.

Offertorium Ps. 117, 16 et 17 Déxtera Dómini fecit virtútem, déxtera Dómini exaltávit me: non móriar, sed vivam, et narrábo ópera Dómini, allelúja.


Secreta


SACRIFÍCIUM, Dómine, quod tibi immolámus, placátus inténde: ut ab omni nos éruat bellórum nequítia, et per vexíllum sanctae Crucis Fílii tui, ad conteréndas potestátis advérsae insídias, nos in tuae protectiónis securitáte constítuat. Per eúmdem Dóminum.


Pro Ss. Alexandro, Eventio, Theodulo ac Juvenale


Secreta


SUPER has hóstias, quaésumus, Dómine, benedíctio copiósa descéndat: quae et sanctificatiónem nobis cleménter operétur, et de Sanctórum nos solemnitáte laetíficet. Per Dóminum.


Praefatio de Cruce.

Communio Per signum Crucis de inimícis nostris líbera nos, Deus noster, allelúja.



Postcommunio


REPLÉTI alimónia caelésti, et spiritáli póculo recreáti, quaésumus, omnípotens Deus: ut ab hoste malígno deféndas, quos per lignum sanctae Crucis Fílii tui, arma justítiae pro salúte mundi, triumpháre jussísti. Per eúmdem Dóminum.

Pro Ss. Alexandro, Eventio, Theodulo ac Juvenale


Postcommunio


REFÉCTI participatióne múneris sacri, quaésumus, Dómine Deus noster: ut, cujus exséquimur cultum, intercedéntibus sanctis tuis Alexándro, Evéntio, Theodúlo et Juvenále sentiámus efféctum. Per Dóminum.


* Pro votiva de S. Cruce dicitur Missa Nos autem, quae habetur inter Missas votivas circa finem Missalis.



LAUDETUR  CUM  MARIA!
SEMPER  LAUDENTUR!


Jacopo da Varagine, nel suo famoso libro Leggenda Aurea, racconta la storia del Ritrovamento della santa Croce in Gerusalemme. Dice che Elena, giunta a Gerusalemme, chiese alle autorità se conoscevano il luogo nel quale si trovava la Croce della Passione di Cristo. Solo un tale di nome Giuda lo sapeva e fu costretto a rivelarlo dopo essere stato calato senza cibo in un pozzo. Si scavò nel luogo indicato dove vennero fuori tre croci che furono esposte nella piazza di Gerusalemme. 
Ora avvenne che passò di là un funerale e Giuda suggerì di porre sulle tre croci il cadavere. Deposta la salma sulla prima croce non accadde nulla, così quando si provò sulla seconda, ma sopra la terza il morto riprese vita e si conobbe quale fosse la Croce di Cristo. 
Fu ancora questo Giuda a ritrovare anche i chiodi della crocifissione. La stessa Leggenda Aurea sostiene che  Elena in persona avrebbe preso frammenti della Croce da portare al figlio, collocandoli poi nella basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme, fatta da lei innalzare. Il resto, racchiuso in una teca preziosa, fu lasciato a Gerusalemme. Secondo un’altra tradizione la Croce rimase intera a Gerusalemme.
Elena morì presumibilmente tra il 338 e il 330, assistita dal figlio, a circa ottanta anni in un luogo che è rimasto sconosciuto. Il corpo venne trasportato a Roma e posto in un mausoleo di forma rotonda, con cupola. Si trovava sulla Via Labicana, ad duos lauros (Torpignattara) e il corpo era racchiuso in un sarcofago di porfido.
Sulla fine delle sue reliquie ci sono diverse tradizioni. Niceforo Callisto riferisce che Costantino la portò a Costantinopoli, nel mausoleo che aveva edificato per sé. Il canonico Aicardo nel 1212 lo avrebbe poi preso e trasportato a Venezia. Una seconda tradizione vuole che il presbitero Teogisio abbia preso le spoglie da Costantinopoli, portandole in Francia nell’840, nell’Abbazia di Hautvilliers presso Reims. Dopo la Rivoluzione Francese sarebbero state trasportate nella Cappella della Confraternita di Santa Croce nella Chiesa di Saint Leu a Parigi. Per un’altra testimonianza il corpo di Elena sarebbe stato posto nella Basilica dell’Ara Coeli, a Roma, dal Papa Innocenzo II nel 1140.