sabato 12 ottobre 2013

SAN PIO V


 SAN PIO V
negli Atti Parlamentari della Repubblica Italiana di appena 10 anni fa 

Atti Parlamentari - Camera dei Deputati - 6 ottobre 2003

FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, approfitto del provvedimento riguardante l'assegnazione di risorse finanziarie a favore dell'Istituto «San Pio V», oggi all'esame 
dell'Assemblea, per intervenire a titolo personale in merito alla figura di questo grande Papa santo. 

Si tratta senza dubbio di uno dei più grandi Papi della storia della Chiesa. Un Papa padano, San Pio V, che nacque in Piemonte, a Bosco Marengo, nel 1504, da una nobile famiglia di origine bolognese, la famiglia Ghislieri. A 14 anni entrò nell'ordine domenicano, ordine che brillò nella 
lotta contro le eresie di quel periodo, lo stesso ordine Mendicante di San Pietro da Verona e di San Tommaso D'Aquino. Lui stesso fu un grande inquisitore, Commissario generale del Santo Uffizio e poi Papa per soli sette anni, dal 1566 al 1572. Sette anni drammatici, epici, gloriosi, vissuti coraggiosamente, che rimarranno impressi per 
sempre nella storia della nostra civiltà. 

In questi sette anni di pontificato San Pio V arrestò l'eresia in Germania e in Francia, dove inviò un corpo di armati pontifici a combattere i protestanti, contribuendo alla deposizione della regina anglicana Elisabetta I di Inghilterra. Emanò inoltre il catechismo tridentino, che è alla base di tutti i 
catechismi dell'orbe cattolico. Anni in cui confermò, decretò e rese perenne la Messa in latino in rito romano antico, anni in cui si batté contro l'islam e indisse la crociata contro i turchi, che vennero sconfitti nella più grande battaglia navale della storia a Lepanto il 7 ottobre 1571, consacrando quel 
giorno, da allora in poi, alla Madonna del Rosario alla cui intercessione attribuì la vittoria. 

Senza dubbio, dunque, un grande della storia, un Papa santo, giudicato oggi, da molti, scomodo, cui tutti, però, dobbiamo molto. Il Papa della tradizione, il Papa che combatté per difendere la nostra civiltà. Fu lui, come abbiamo detto, che preservò la liturgia cattolica dall'attacco dell'eresia protestante di Lutero. 

Con la bolla Quo primum tempore del 1570 stabilì una volta per tutte la liturgia della Messa, quella stessa messa che fino a quarant'anni fa veniva celebrata in tutto il mondo cristiano. Mi permetto di citare alcuni passi di questa bolla, per far capire come fosse chiara e decisa la posizione di San Pio V su questo argomento: "La Messa non potrà essere celebrata in altro modo da quello prescritto dal Messale da noi pubblicato, da valere in perpetuo, e decretiamo e dichiariamo che in nessun tempo queste disposizioni potranno venire revocate  o diminuite, ma stabili e sempre valide dovranno rimanere nel loro vigore. Nessuno dunque si permetta in nessun modo con temerario ardimento 
di violare e trasgredire questo nostro documento, che se qualcuno avrà l'audacia di attentarvi, sappia che incorrerà nell'indignazione di Dio onnipotente e dei suoi beati Pietro e Paolo". 

Sappiamo tutti, invece, cosa é poi accaduto: quarant'anni fa le commissioni post-Concilio Vaticano II decisero di cambiare tutta la liturgia della Messa. 
Il 3 aprile 1969 Paolo VI ruppe con la continuità di duemila anni di tradizione liturgica e promulgò la Costituzione apostolica Missale Romanum. Si trattava di 
un cambiamento radicale, eseguito in spirito ecumenico; si «protestantizzò» la liturgia, si girarono gli altari, ma soprattutto si crearono i presupposti e si aprì la strada per un processo di riforma liturgica che ora permette a sacerdoti sempre più disorientati di celebrare messe con rappresentanti di altre religioni, di celebrare messe con la bandiera della pace sull'altare, di introdurre tamburi, 
chitarre, ballerini nelle chiese, di servire la comunione non più in ginocchio in segno di riverenza ma in piedi o addirittura nelle mani, di fare confessioni comuni, cambiando talvolta il significato stesso della Messa da sacrificio redentivo a banchetto conviviale. 

Gli stessi cardinali Bacci e Ottaviani - allora prefetto del Sant'Uffizio - inviarono una lettera a Paolo  VI, il 5 ottobre 1969, in cui affermavano che la nuova messa rappresenta sia nel suo insieme sia nei particolari un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica di sempre.

Dunque, un Papa (san PIO V) scomodo ai giorni nostri, sicuramente dal punto di vista della liturgia: non piace evidentemente a nessuno ricordare tali sue affermazioni. 
Un Papa ancora più scomodo per la sua battaglia anti-islamica, in difesa della nostra civiltà: se oggi l'Europa non è islamica, molto lo si deve a San Pio V. 

Domani ricorre il quattrocentotrentaduesimo anniversario della battaglia di Lepanto, in cui la flotta degli Stati cristiani voluta da San Pio V sconfisse quella ottomana. Mesi di 
paziente lavoro diplomatico lo portarono alla costituzione della Lega santa, guidata dal giovane Giovanni d'Austria, figlio di Carlo V, cui partecipò in primis, con più della metà delle imbarcazioni - e da veneto lo dico con un certo orgoglio - la Serenissima Repubblica di Venezia, e poi la 
cattolicissima Spagna di Filippo II, lo Stato pontificio, Genova, i Savoia, moltissimi volontari provenienti da tutta la cristianità. 

Per merito di quel Papa, gli Stati cristiani del Mediterraneo si unirono per battere il nemico comune, un nemico sempre più feroce, un nemico sempre più pericoloso, il nemico islamico. 
È chiaro dunque che questo Papa, forse più di tutti, impersona valori che in molti settori della nostra società oggi si vogliono cancellare. L'ideologia illuminista e relativista propria della nostra realtà, impostata su non valori, trema nel dover fare i conti con questo passato. 

La Chiesa stessa, uscita dal Vaticano II, ha paura a confrontarsi con questo Papa e con ciò che ha rappresentato. Lo vogliono dimenticare e, spesso molti, lo dico anche con disagio, addirittura se ne vergognano. 
È dunque doveroso oggi, in questa occasione, ricordare da parte mia ciò che molti vogliono dimenticare. 

Anche questa Chiesa, dicevamo, con il Concilio Vaticano II si è trasformata: una nuova messa, una nuova teologia dei sacramenti, un nuovo catechismo, un nuovo diritto canonico, nuovi concordati, addirittura una nuova lettura della storia, quasi che qualcuno volesse farla diventare una nuova religione. Oggi sembra affermare cose che in passato apparentemente condannava. Pensiamo all'atteggiamento sulla libertà religiosa. Pensiamo alle condanne che vengono 
emesse sul glorioso periodo delle crociate, dimenticando che le stesse crociate vennero indette, predicate e combattute da santi papi come - appunto - San Pio V, dal Beato Urbano II, da santi predicatori come Bernardo Chiaravalle, da santi re, uno su tutti San Luigi, re di Francia. 

Pensiamo a figure di santi stravolte e riviste in chiave modernista, come quella di San Francescodiventato il paladino della teologia della liberazione, il santo dei pacifisti. 
Tutti dimenticano che San Francesco partecipò alla quinta crociata e incontrò anche il sultano Malik al Kamil, non certo per dialogare ma per tentare di convertirlo. Questa è storia. 

In un interessante studio sulla figura di San Francesco, Guido Vignelli illustra le distorsioni della cultura laicista. E non solo. Anche Vittorio Messori, nel libro, Uomini, storia e fede, parla della figura di San Francesco e di come essa sia stata travisata in questi giorni. È interessante leggere 
cosa dice Messori sulla figura di San Francesco: questo San Francesco che esercita un fascino unico su uomini di ogni razza, di ogni fede e di ogni incredulità; ma spesso il loro Francesco non è mai esistito. A lui credono di rifarsi adepti e proseliti di molte ideologie e utopie contemporanee, 
sospette e, magari, dannose sotto le nobili apparenze. È nel suo nome che si parla di uno spirito di Assisi che ha spesso l'aria di uno spirito di pseudoecumenismo da 8 settembre, da tutti a casa.Messori cita una dichiarazione di Franco Cardini, medievalista, che - anch'egli - si ribella al disegno 
che è stato proposto di San Francesco. Dice Cardini che San Francesco non è affatto il personaggio che generalmente ci viene presentato adesso. Non era il precursore dei teologi della liberazione né tantomeno fu l'araldo di un cristianesimo dolciastro, melenso, ecologico e pacifista, del tipo di chi ride sempre, dello scemo del villaggio, di chi parla con gli uccellini e fa amicizia con i lupi. 
Francesco era un'altra cosa. Ecco, questi sono alcuni esempi sui quali, purtroppo, ci dobbiamo confrontare in questo momento. 

Ora, invece, dobbiamo prendere atto che molti sacerdoti non cercano più di convertire come facevano nel passato ma, anzi, si arrendono, attraverso il dialogo ecumenico, di fronte al dilagare delle altre religioni. Dunque, siamo costretti ad assistere, ogni giorno di più, a situazioni che sarebbero state giudicate impossibili, incredibili e inaccettabili fino a pochi anni fa: incontri di preghiera sincretistici; preti che si vergognano di vestirsi da preti; sacerdoti che sfilano nei gay 
pride e che manifestano nelle piazze con i violenti dei centri sociali, che affermano che non serve credere nella Chiesa per salvarsi, che vogliono sposarsi, che vivono il loro sacerdozio come un lavoro e non come una missione. 

La crisi della Chiesa nasce, evidentemente, dal Concilio Vaticano II. Si è arrivati al punto che, in molte chiese, i vescovi negano ai loro fedeli la messa tridentina, che, per altro, è autorizzata dal Vaticano, e allo stesso tempo concedono le loro chiese o i locali delle loro parrocchie ai 
rappresentanti di altre religioni, tra cui agli islamici, magari per festeggiare la fine del Ramadan. La gente, i fedeli stessi sono sempre più confusi: non hanno esempi su cui basarsi né certezze in cui credere e si stanno creando una propria religione, una religione soggettivista. 

Il venerabile Pio XII 
pronunciò queste parole che oggi, forse, sembrano profetiche: verrà un giorno in cui il mondo civilizzato rinnegherà il suo Dio, in cui la Chiesa dubiterà come Pietro ha dubitato; sarà tentata di credere che l'uomo è diventato Dio e che suo figlio non è che un simbolo, una filosofia 
come tante altre. Forse, quel giorno sta per arrivare, purtroppo. Comunque, è certo che i presupposti di quell'avvento nascono, sicuramente, nel Concilio Vaticano II, di cui, evidentemente, non si potrà parlare mai sufficientemente male per i danni che dalla sua 
interpretazione sono derivati, causando  una crisi della Chiesa che sembra inarrestabile. 

Confido in un ripensamento, in un ritorno alla tradizione. È l'unica ancora di salvezza di fronte alle tenebre di questa società moderna, impostata ormai sull'unico valore del dio denaro. San Pio V è l'esempio della tradizione, è l'esempio che molti, nella Chiesa cattolica di oggi, dovrebbero seguire. 
Dobbiamo difendere la nostra identità. Molti non si rendono neanche conto dell'eredità a cui stiamo rinunciando: 2 mila anni di storia che pian piano saranno cancellati. 

Il mondo moderno, le multinazionali e i grandi interessi hanno, evidentemente, bisogno di masse senza personalità e senza identità, da guidare e a cui imporre le proprie regole. E l'identità religiosa che, comunque, ti lega al territorio e alle sue tradizioni diventa un ostacolo. Ed è chiaro che faranno di tutto per abbattere questo ostacolo. Dunque, è indispensabile muoversi, agire e combattere e certo non conformarsi al pensiero unico, contro i nemici della tradizione, della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità. 

Per chi crede in questa battaglia, il santo giusto a cui votarsi è sicuramente San Pio V, il papa di Lepanto. 
Io spero che questo istituto, visto che è intitolato a San Pio V, al papa di Lepanto, porti avanti nella sua azione questi valori che, abbiamo visto, si vogliono dimenticare, si vogliono cancellare. Questi valori sono scomodi, ma comunque rappresentano la nostra storia e noi pensiamo sia importante farli ricordare a tutti. 

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.



DOMINGO XXVIII, Tiempo Ord. C : San Lucas 17, 11-19: LOS DIEZ LEPROSOS DE EFRAÍN


LOS DIEZ LEPROSOS DE EFRAÍN






Van siempre entre montes, y montes bastante abruptos, por ciertos senderos por donde no pueden pasar carruajes, sino sólo hombres a pie o sobre cabalgaduras que son unos asnos robustos de montaña, más altos y más fuertes que los de las zonas menos escabrosas. Voy a hacer notar algo, que tal vez pueda parecer inútil, pero no importa, quiero hacerlo. Tanto en el vestir como en otras muchas cosas Samaría se diferencia de otros lugares. Una de ellas es la abundancia de perros, que no se ve en otras partes, y que me llama la atención, como se la llamó la presencia de cerdos en la Decápolis. Tal vez haya muchos perros, porque en Samaría hay muchos pastores y habrá muchos lobos en estos montes intransitables. Otra de las causas es que en Samaría generalmente los pastores están solos, al máximo con un muchacho, apacentando su propio rebaño, mientras que en otras partes hay más pastores que cuidan de grandes rebaños, propiedad de algún rico, el hecho es que cada pastor tiene su perro o más según el número de ovejas. Otra característica la forman estos asnos, que son tan altos como un caballo, robustos, hechos para escalar estos montes con una carga sobre los lomos, y aun cuando sea de leña, bajan lo mismo por estos maravillosos bosques cubiertos de árboles centenarios. Otra particularidad: la conducta de los habitantes que, sin ser "pecadores" como los tenían los judíos y galileos, son abiertos, francos, sin gazmoñería, sin todas esas cosas que tienen los demás. Además son hospitalarios. Esto que compruebo me hace pensarque la intención de la parábola del buen samaritano fue no solo hacer resaltar que el bueno y el malo existen por todas partes, en todos los lugares y en todas las razas, y que aun puede haber rectos de corazón entre los herejes, sino sobre todo para hacer resaltar las buenas costumbres de los samaritanos para con los necesitados. Se han quedado con el Pentateuco, pues oigo que hablan sólo de él y de ningún otro libro sagrado, pero la práctica, por lo menos para con el prójimo, mucho mejor que los otros con sus seiscientos trece preceptos, etc..
Los apóstoles hablan con el Maestro, y pese a que sean incorregiblemente israelitas, deben reconocer y alabar el espíritu que han encontrado en los habitantes de Siquén, los cuales, lo colijo por las conversaciones que oigo, invitaron a Jesús a que se quedase con ellos.

"A NOSOTROS LOS SAMARITANOS POR LO QUE SOMOS 
Y POR LO QUE FUIMOS NOS ODIAN, PERO A TI MUCHO MÁS. 
SU ODIO NO TIENE LÍMITES"

"¿Oíste" dice Pedro, cómo aseguraron que conocen el odio de los judíos? Dijeron: "A nosotros los samaritanos por lo que somos y por lo que fuimos nos odian, pero a Ti mucho más. Su odio no tiene límites"."
"Y qué bien dijo ese viejo: "En el fondo es justo que así sea, porque Tú no eres un hombre, sino el Mesías, el Salvador del mundo y por lo tanto el Hijo de Dios, porque solo un Dios puede salvar el mundo corrompido. Pues como no conoces límites ya que eres Dios, ni hay limitación en tu poder, en tu santidad y en tu amor, como también no tendrá límites tu victoria sobre el Mal, así también es natural que el Mal y el Odio, que son iguales entre sí, no conozcan límites contra Ti". Realmente dijo la verdad. ¡Y esto explica muchas cosas!" dice Zelote.
"¿Qué cosa explica según tú? Yo... yo afirmo que sólo dice que son unos tontos" interviene Tomás con tono decidido.
"No. La necedad sería una razón que excusase. Pero necios no lo son."
"Entonces, unos ebrios, ebrios de odio" replica Tomás.
"Ni siquiera eso. La embriaguez termina después de que pasó. Esta rabia no cede."
"¡Y que si se ha dejado echar encima! Tan grandes es, que... ya debería haberse acabado."
"Amigos, todavía no ha llegado ni a su mitad" dice Jesús calmadamente como si la mitad del odio no fuese su tormento.
"¿Aun no? ¡Pero si jamás nos dejan en paz!"
"Maestro, todavía no se convencen de que dije la verdad. La dije. ¡Que si la dije! Y vuelvo a afirmar que si hubierais sido vosotros, habríais caído todos en la trampa como cayó el Bautista. pero no lo lograrán porque yo vigilo..." dice Iscariote.
Jesús lo mira. Y también yo lo miro preguntándome, y hace algunos días que lo hago, si la conducta de Iscariote se debe a que realmente ha vuelto al camino del bien y del amor por su Maestro, a verse libre de fuerzas humanas y extra humanas que lo tenían maniatado, o se trate de un ardid refinado con que prepara el golpe final, una entrega mayor a los enemigos de Jesús y a Satanás. Judas es en verdad un ser completamente especial que no puede descifrarse. Sólo Dios puede entenderlo. Y Dios que es Jesús, corre un velo de misericordia y prudencia en todas sus acciones y en la personalidad de su apóstol... un velo que se romperá, iluminando completamente tantos "por qué", ahora misteriosos, cuando se abran los libros del cielo.

LOS APÓSTOLES ESTÁN TAN ENSIMISMADOS CON LA IDEA DE QUE EL
 ODIO DE LOS ENEMIGOS NO HA LLEGADO TODAVÍA A SU TÉRMINO, 
QUE NO HABLAN MÁS POR ALGÚN TIEMPO.

Los apóstoles están tan ensimismados con la idea de que el odio de los enemigos no ha llegado todavía a su término, que no hablan más por algún tiempo. Después, Tomás se dirige nuevamente a Zelote preguntándole: "Y entonces, si no son ebrios, ni necios; si su odio explica muchas cosas y no esta, ¿cuál es la explicación? ¿Qué son? No lo has dicho..."
"¿Qué son? Endemoniados. Lo que dicen de El lo son ellos. Esto explica su rabia que no conoce descanso, que cuanto más crece, tanto más se ve su fuerza. Dijo bien aquel samaritano. En El, Hijo del Padre y de María, Hombre y Dios, existe la infinitud de Dios y infinito es el Odio que se opone a esta perfecta Infinitud, aun cuando el Odio por su mismo ser no es perfecto, pues tan sólo lo es Dios en sus acciones. Pero si el Odio pudiese llegar al  abismo infernal contra el Mesías para abatirlo con todas las armas que arrancase a los Infiernos. El firmamento, que Dios gobierna, tiene un sol. Se levanta, irradia, desaparece dejando su lugar a un sol más pequeño que es la luna, y ésta, después de haber brillado, se oculta para dejar paso al sol. Los astros enseñan bien a los hombres. Y un ejemplo de ello es querer oponerse al Maestro. ¿Qué sucedería si la luna, cuando va a salir el sol, dijese: "No quiero ocultarme sino que regreso por el camino que vine"? Claro que chocaría contra él con gran horror y daño de todo lo creado. Esto pretenden hacer ellos, creyendo poder hacer añicos al Sol..."
"Es la lucha de las Tinieblas contra la Luz. La vemos cada día cuando amanece y oscurece. Las dos fuerzas que se disputan, que se apoderan a su vez de la tierra. Pero siempre son vencidas las tinieblas porque no son absolutas. Siempre emana un poco de luz, aun en las noches en que no se ve ningún astro.Parece como si el aire de por sí la crease en los infinitos espacios del firmamento y la derramase, aunque de un modo limitadísimo, para convencer a los hombres que los astros no han sido apagados. Yo afirmo que igualmente en estas tinieblas características del mal contra la Luz que es Jesús, siempre, pese a cualquier esfuerzo de las tinieblas, la Luz consolará a quien crea en Ella" dice Juan sonriendo en sus ideas; recogido en sí como si monologase.
Santiago de Alfeo tomo a su vez el pensamiento de Juan. "En los Libros el Mesías es llamado "Estrella de la mañana". Así pues El conocerá también una noche y -¡horror!- también nosotros la conoceremos. Conoceremos una noche, unas horas en que la Luz no se verá fuerte, sino que se verán triunfadoras las Tinieblas. Pero como El ha sido llamado Estrella de la mañana, y por esto excluye límite en el tiempo, yo afirmo que después de la noche transitoria El será una luz matinal, una luz fresca, virginal, que renovará el mundo, igual a la que vino, a la que sucedió al Caos en el primer día. Sí. ¡El mundo volverá a ser creado en su luz!"
"Vendrán maldición sobre los réprobos que han querido levantar sus manos para atacar a la Luz, repitiendo los errores antes cometidos, a partir de Lucifer hasta los profanadores del pueblo santo. Yeové deja libre al hombre en sus acciones, pero por amor del hombre mismo no permitirá que el Infierno salga vencedor."
"¡Qué consuelo! después de que los corazones han estado adormecidos, y parecíamos como tontos y tardos por vejez precoz. La sabiduría vuelve a florecer en nuestros labios. ¡No parecemos más nosotros! ahora torno a encontrar a Zelote y a Juan, los dos hermanos de otros tiempo" dice Iscariote congratulándose.
"No me parece que hayamos cambiado tanto que no parezcamos más nosotros mismos" afirma Pedro.
"Así ha sido. Todos. y tú el primero. Luego Simón y los otros, aun yo mismo. Si ha habido uno que fuese siempre idéntico a sí mismo, ha sido Juan."
"¡Umh! No sé en qué..."
"¿En qué? Taciturnos, como cansados, indiferentes, pensativos... Jamás habían vuelto a escucharse diálogos iguales, semejantes a los de otros tiempos y que tanto ayudan..."
"Para liarnos en disputas" dice Tadeo recordando cómo en realidad se convirtieron en altercados.
"No. Para formarnos. Porque no todos éramos como Natanael, ni como Simón, ni como vosotros los Alfeos, por nacimiento y sabiduría. y quien lo es menos aprende siempre de quien es más" replica Iscariote.
"Tienes razón... yo diría que lo más necesario es formarse rectamente, en justicia. Y de esto nos ha dado muy buenas lecciones Simón" contesta Tomás.
"¿Yo" Pero tú no ves bien. Soy el más necio de todos" replica Pedro.
"No, es verdad. Eres el que más has cambiado. En esto tiene razón Judas de Keriot. No existe casi en ti aquel Simón que conocí cuando vine a vosotros y que -perdóname- lo fuiste por mucho tiempo. A partir de las Encenias en que volví a encontrarte, no has hecho más que ir transformándote. Ahora eres... y voy a decirlo: más paternal y al mismo tiempo más austero. Compadeces a todos tus pobres hermanos, mientras que antes... Y se nota, por lo menos yo lo veo, lo que te cuesta. Y nunca como ahora, en que hablas y reprendes menos, nos infundes más respeto..."
"¡Pero, amigo mío, eres muy bueno al considerarme así!... Yo, fuera del amor que tengo por el Maestro y que cada día aumenta, no he cambiado en nada."
"Sí. Tomás tiene razón. Has cambiado mucho" aseguran varios.
"¡Bueno! vosotros lo aseguráis..." contesta Pedro levantando los hombros. Luego añade: "Tan sólo el juicio del Maestro puede ser atinado. Pero no quiero preguntárselo. Conoce mi debilidad y sabe que una alabanza mal proferida podría dañar mi corazón. Por esto no me alabaría, y lo hace bien. Comprendo cada vez mejor su corazón y su sistema, y veo que está en lo recto."

"PORQUE TIENES CORAZÓN RECTO Y PORQUE SIEMPRE AMAS MÁS.
 QUIEN TE HACE VER Y COMPRENDER ES TU AMOR POR MÍ. 
TU MAESTRO, EL VERDADERO Y MÁS GRANDE MAESTRO 
QUE TE HACE COMPRENDER A TU MAESTRO, ES EL AMOR" DICE JESÚS

"Porque tienes corazón recto y porque siempre amas más. Quien te hace ver y comprender es tu amor por Mí. Tu Maestro, el verdadero y más grande Maestro que te hace comprender a tu Maestro, es el amor" dice Jesús que hasta estos momentos había escuchado y callado.
"Creo que... puede contribuir también el dolor que llevo dentro..."
"¿Dolor? ¿De qué?" preguntan algunos.
"¡Eh! Por muchas cosas, que vienen a resumirse en una sola: lo que sufre el  Maestro... y el pensamiento de lo que sufrirá. No se puede ser tan distraído como los primeros días, tan distraído como niños que no entienden, ahora que se sabe lo que los hombres pueden ser capaces y de cómo se debe sufrir para salvarlo. ¡Ay! Todo lo creíamos fácil en los primeros días. Creíamos que bastaba con presentarnos para que todos acudiesen a nuestro lado. Creíamosque conquistar Israel y el mundo era como... arrojar la red en lugar abundante de peces.¡Pobres de nosotros! Me imagino que si no logra El hacer una buena presa, nosotros no haremos ninguna. Pienso que ellos son malos y que lo hacen sufrir. Y creo que esto sea el motivo del que hayamos cambiado en general..."
"Tienes razón. Por mi parte, así es" interviene Zelote.
"Por la mía también" van diciendo otros.
"Yo estaba muy tranquilo y por esto traté de... tener ayudas buenas. Pero me traicionaron... y vosotros me habéis comprendido... Yo no os comprendí. Creía que fueseis así por cansancio del espíritu, por desconfianza, desilusión..."
"Nunca he esperado glorias humanas, y por esto no he sufrido ninguna desilusión" replica Zelote.
"Mi hermano y yo lo querríamos ver victorioso, pero para su gloria. Lo hemos seguido al principio más bien por amor de familia, que por el de discípulos. Desde pequeños lo hemos seguido El era el menor de nosotros en edad, de nosotros los hermanos, pero siempre superior a nosotros..." dice Santiago con su admiración ilimitada por su Jesús.
"Si tenemos un dolor es que no todos los de la familia lo amamos en el espíritu y con el espíritu. Pero no somos los únicos en Israel en amarlo mal" dice Tadeo.
Judas Iscariote lo mira y tal vez hubiera hablado, pero lo distrae un grito que llega de un montecillo que domina el poblado que van costeando, tratando de encontrar el camino.

"¡JESÚS! ¡RABÍ! ¡JESÚS! ¡HIJO DE DAVID Y SEÑOR NUESTRO, 
TEN PIEDAD DE NOSOTROS!" GRITAN VARIOS LEPROSOS

"¡Jesús! ¡Rabí! ¡Jesús! ¡Hijo de David y Señor nuestro, ten piedad de nosotros!" 
"¡Leprosos! Vámonos, Maestro, sino la gente acudirá y hará que nos quedemos en sus casas" protestan los apóstoles.
Pero los leprosos que tiene la ventaja de estar arriba del sendero y por lo menos unos quinientos metros distantes de la población bajan cojeando veloces hacia Jesús, repitiendo su súplica.
"Entremos en la población, Maestro. Ellos no pueden" proponen algunos discípulos, pero otros replican. "Algunas mujeres se están ya asomando. Si entramos, evitaremos los leprosos, pero no que nos conozcan y nos detengan."
Y mientras están inciertos en lo que harán, los leprosos se acercan cada vez más a Jesús, que sin preocuparse de las advertencias de sus apóstoles, ha continuado caminando. Los apóstoles se resignan a seguirlo, mientras algunas mujeres con sus niños a los pechos, y alguno que otro anciano que ha quedado en el poblado, se acercan a ver, siempre guardando su distancia de los leprosos, que se detienen a algunos metros de Jesús y tornan a suplicar: "¡Jesús, ten piedad de nosotros!"
Los mira por un momento; luego, sin acercarse a este grupo de dolor, pregunta: "¿Sois de esta población?"
"No, Maestro. De diversos lugares. Sino que el monte donde estamos, que da a la parte del camino de Jericó, nos favorece..."

JESÚS CURA A LOS LEPROSOS

"Id, pues, al poblado cercano a vuestro monte y mostraos a los sacerdotes."
Jesús vuelve a caminar, haciéndose al lado de la vera del sendero para no tocar a los leprosos que lo miran acercarse sin tener otra cosa que una mirada de esperanza en sus pobres ojos enfermos. Jesús al llegar a ellos, levanta la mano y los bendice.
La gente del poblado, desilusionada, vuelve a sus casas... Los leprosos se entran de nuevo por el monte para ir a sus grutas o hacia el camino de Jericó.
"Hiciste bien en no curarlos. No nos hubiera dejado partir la gente..."
"Y es necesario llegar a Efraín antes de que anochezca."
Jesús camina y calla. Las curvas del camino que siguen la configuración del monte han ocultado ya el poblado.

UNO DE LOS LEPROSOS CANTA LAS ALABANZAS AL SEÑOR

Pero un grito llega: "¡Sea alabado el Dios Altísimo y su verdadero Mesías! ¡En El está todo el poder, sabiduría y piedad! ¡Alabado sea el Dios Altísimo que en El nos ha concedido la paz!. ¡Alabadlo, hombres todos de la Judea y Samaría, de la Galilea y de la Transjordania!. En las nieves del gran Hermón, sobre las quemadas rocas de la Idumea, en las arenas que bañan las ondas del Mar grande resuenen la alabanza al Altísimo y a su MesíasLa profecía de Balaam se ha cumplido. La Estrella de Jacob brilla en el cielo de una patria que ha reunido el verdadero Pastor. Ved que las promesas hechas a los patriarcas se han realizado. Oíd, oíd la palabra de Elías que nos amó. Escuchadla, pueblos de Palestina y comprendedlaNo se debe mas cojear por las dos partes, sino escoger a la luz del espíritu, y si el espíritu es recto, sabrá escoger bien. Este es el Señor. ¡Seguidlo! ¡Ah, hasta ahora hemos sido castigados porque no nos hemos esforzado en comprender! El hombre de Dios maldijo el falso altar cuando proféticamente dijo: "He aquí que nacerá de la casa de David un hijo llamado Yeosciué (Josías), que inmolará sobre el altar y quemará huesos humanos. Entonces el altar se hendirá hasta las profundidades de la tierra y las cenizas de la inmolación se esparcirán al norte y al sur, a oriente y hacia donde se oculta el sol". No queráis hacer como el necio de Ocozíasque mandó a consultar al dios de Acarón, estando el Altísimo en Israel. No queráis ser inferiores a la burra de Balaam que por su respeto al espíritu de luz, hubiera merecido vivir, mientras hubiera caído muerto el profeta que no veía. Ved la Luz que pasa entre nosotros. Abrid los ojos, vosotros ciegos del espíritu y mirad" y uno de los leprosos le sigue siempre más cerca aun por el camino principal al que ha llegado mostrando Jesús a los peregrinos.
Los apóstoles aturdidos, se vuelven dos o tres ordenando al leproso, que está completamente curado, que se calle. Y la última casi hasta lo amenazan.
Por un momento deja de levantar la voz y contesta a todos: "¡Y qué! ¿No queréis que glorifique las cosas que Dios ha obrado en mí? ¿Queréis que no lo bendiga?"
"Bendícelo en tu corazón, y cállate" le responden impacientes
"No. No puedo callar. Dios pone en mi boca las palabras" y con voz fuerte continúa: "Gente de los lugares vecinos, gente que por causalidad estáis pasando, deteneos a adorar al que reinará en el nombre del Señor. Me burlaba yo de muchas palabras, pero ahora las repito, porque veo que se realizan.Ved que todas las gentes se ponen en marcha y vienen cantando alabanzas al Señor por las estelas del mar, por los desiertos, por collados y montes. También nosotros, pueblo que ha caminado en las tinieblas, caminaremos hacia la gran Luz que ha nacido, a la vida, saliendo de la región de la muerte. Lobos,leopardos y leones como éramos, volveremos a nacer en el Espíritu del Señor y nos amaremos en El, a la sombra del Retoño de Yesé que se ha convertido en cedro, bajo el que se cobijen las naciones que El ha reunido de los cuatros puntos de la Tierra. Ved que llega el día en que los celos de Efraín terminarán porque no existen más Israel ni Judá, sino un solo reino: el del Mesías del SeñorVed que canto las alabanzas del Señor que me ha salvado y consolado.Ved que os digo que lo alabéis y vengáis a beber la salvación de la fuente del Salvador. ¡Hosanna! ¡Hosanna a las grandes maravillas que El hace! ¡Hosanna al Altísimo que ha puesto en medio de los hombres su Espíritu revistiéndolo de carne, para que fuese el Redentor!"
No se agota. La gente aumenta, se apiña, llena el camino. El que venía detrás corre; el que iba delante, regresa. La gente de un pequeño poblado, donde se han detenido, se une a los viajeros.
"Hazlo callar, Señor. Es samaritano. Así lo dice la gente. No debe hablar de Ti, si no permites que ni siquiera nosotros te precedamos predicándote" dicen inquietos los apóstoles.

"AMIGOS MÍOS, REPITO LAS PALABRAS QUE MOISÉS DIJO A JOSUÉ, 
HIJO DE NUM QUE SE LAMENTABA PORQUE ELDAD Y MEDAD
 PROFETIZABAN EN LOS CAMPAMENTOS: "¿ESTÁIS CELOSO DE MÍ?
 ¡OH, SI PROFETIZASE TODO EL PUEBLO, Y EL SEÑOR DIESE A TODOS 
SU ESPÍRITU!"

"Amigos míos, repito las palabras que Moisés dijo a Josué, hijo de Num que se lamentaba porque Eldad y Medad profetizaban en los campamentos: "¿Estáis celoso de mí? ¡Oh, si profetizase todo el pueblo, y el Señor diese a todos su espíritu!". Voy a detenerme y le diré que se vaya para daros contento."
Se detiene. Se vuelve. Llama a Sí al leproso curado, que corre y se postra delante besando el suelo.

LEVÁNTATE. ¿DÓNDE ESTÁN LOS DEMÁS? ¿NO ERAIS DIEZ? 
¿NO SINTIERON LOS OTROS NUEVE NECESIDAD DE DAR GRACIAS 
AL SEÑOR? 

"Levántate. ¿Dónde están los demás? ¿No erais diez? ¿No sintieron los otros nueve necesidad de dar gracias al Señor? De diez leprosos de los cuales uno es samaritano, ¿no hubo otro, fuera de este extranjero que sintiese el deber de regresar para dar gloria a Dios, antes de volverse a integrar a la vida y a la familia? Se le ha llamado "samaritano". No están más ebrios los samaritanos, pues que ven sin equívocos y corren por el camino de la Salvación sin tropezar. ¿Habla acaso la Palabra un lenguaje extraño, si lo entienden los extranjeros y no los de su pueblo?"
Paseo sus brillantes ojos sobre la multitud de todos los lugares de la Palestina que se encuentra presente. Nadie puede resistir esa mirada... Muchos inclinan la cabeza y suben sobre sus cabalgaduras, o continúan su camino alejándose...
Jesús inclina sus ojos sobre el samaritano arrodillado a sus pies. ¡Qué mirada tan dulce! Levanta la mano que tenía caída, y a manera de bendición dice: "Levántate y vete. Tu fe ha hecho más prodigios en tu corazón que en tu cuerpo. Continúa en la luz de Dios. Vete."
El hombre besa de nuevo el suelo y antes de levantarse suplica: "Dame un nombre, Señor. Un nombre nuevo porque todo es nuevo en mí y para siempre."
"¿En qué región nos encontramos?"
"En la de Efraín."

"LLÁMATE, PUES, EFRÉN DE HOY EN ADELANTE, PORQUE DOS VECES
 LA VIDA TE HA DADO LA VIDA. VETE."

"Llámate, pues, Efrén de hoy en adelante, porque dos veces la Vida te ha dado la vida. Vete."
El hombre se levanta y se va. la gente del lugar y algunos peregrinos quisieran que Jesús se detuviese, pero El los somete con su mirada que no es severa, antes bien muy dulce, pero que de ella deberá brotar una gran fuerza, porque nadie insiste en detenerle.
Jesús deja el camino sin entrar en el pobladucho, atraviesa un campo, luego un riachuelo, un sendero, y sube por el collado oriental, lleno de árboles y se interna con los suyos diciendo: "Para no perdernos, seguiremos el camino, pero sin salir del bosque. Después de aquella curva el camino sigue este monte. Encontraremos alguna cueva para dormir y al amanecer habremos pasado ya Efraín..."
VIII. 336-344

A. M. D. G. et B.V.M.

"Linee essenziali del vostro carattere di apostoli".


<<...No. Non piangete, o voi migliori. Non piangete. Io non vi porto rancore, né sono intransigente per vedervi così tardi. Siete appena presi e non posso pretendere che siate perfetti. Ma non lo pretenderò neppure fra
anni, dopo aver detto cento e duecento volte le stesse cose inutilmente. Anzi, udite, fra anni sarete, almeno alcuni, meno ardenti di ora che siete neofiti. La vita è così... l'umanità è così... Perde lo slancio dopo il primo
balzo. Ma (Gesù si alza di scatto) ma Io vi giuro che Io vincerò. Depurati per natural selezione, fortificati da soprannaturale mistura, voi migliori diverrete i miei eroi.

Gli eroi del Cristo. Gli eroi del Cielo.

La potenza dei Cesari sarà polvere rispetto alla regalità del vostro sacerdozio. Voi, poveri pescatori di Galilea, voi ignoti giudei, voi, numeri fra la massa degli uomini presenti, sarete più noti, acclamati, venerati
di Cesare e di tutti i Cesari che ebbe e avrà la Terra. Voi noti, voi benedetti in un prossimo futuro e nel più remoto dei secoli, sino alla fine del mondo. A questa sublime sorte Io vi eleggo. Voi che siete onesti nella
volontà. E, perché di essa siate capaci, vi do le linee essenziali del vostro carattere di apostoli.

*
Esser sempre vigili e pronti.
I vostri lombi siano cinti, sempre cinti, e le vostre lampade accese come è di coloro che da un attimo all'altro devono partire o correre incontro ad un che arriva. E infatti voi siete, voi sarete, sin che la morte vi fermi, gli instancabili pellegrini alla ricerca di chi è errante; e finché la morte la spenga, la vostra lampada deve esser tenuta alta e accesa per indicare la via agli sviati che vengono verso l'ovile di Cristo.

Fedeli dovete essere al Padrone che vi ha preposti a questo servizio. Sarà premiato quel servo che il Padrone trova sempre vigilante e che la morte sorprende in stato di grazia.
Non potete, non dovete dire: "Io sono giovane. Ho tempo di fare questo e quello, e poi pensare al Padrone, alla morte, all'anima mia".  
Muoiono i giovani come i vecchi, i forti come i deboli. E all'assalto della tentazione sono vecchi e giovani, forti e deboli, ugualmente soggetti. Guardate che l'anima può morire prima del corpo e voi potete portare, senza sapere, in giro un' anima putrida. È così insensibile il morire di un'anima! Come la morte di un fiore. Non ha grido, non ha convulsione... china solo la sua fiamma come corolla stanca, e si spegne.
Dopo, molto dopo talora, immediatamente dopo talaltra, il corpo si accorge di portare dentro un cadavere verminoso, e diviene folle di spavento, e si uccide per sfuggire a quel connubio...
Oh! non sfugge! Cade proprio con la sua anima verminosa su un brulicare di serpi nella Geenna.

Non siate disonesti come sensali
o causidici che parteggiano per due opposti clienti, non siate falsi come i politicanti che dicono "amico" a questo e a quello, e poi sono di questo e di quello nemici. Non pensate di agire in due modi. Dio non si irride e non si inganna. Fate con gli uomini come fate con Dio, perché offesa fatta agli uomini è come fatta a Dio. Vogliate che Dio veda voi quali volete esser veduti dagli uomini.

Siate umili.
Non potete rimproverare il vostro Maestro di non esserlo. Io vi do l'esempio. Fate come faccio.
Umili, dolci, pazienti. Il mondo si conquista con questo. Non con violenza e forza.

Forti e violenti siate
contro i vostri vizi. Sradicateli, a costo di lacerarvi anche lembi di cuore. Vi ho detto, giorni or sono, di vigilare gli sguardi. Ma non lo sapete fare. Io vi dico: meglio sarebbe diveniste ciechi con lo strapparvi gli
occhi ingordi, anziché divenire lussuriosi.

Siate sinceri. Io sono Verità. Nelle eccelse come nelle umane cose. Voglio siate schietti voi pure. Perché andare con inganno o con Me, o coi fratelli, o con il prossimo? Perché giocare di inganno? Che? Tanto
orgogliosi qual siete, e non avete l'orgoglio di dire: "Voglio non esser trovato bugiardo"?

E schietti siate con Dio. Credete di ingannarlo con forme di orazione lunghe e palesi? Oh! poveri figli! Dio vede il cuore! Siate casti nel fare il bene. Anche nel fare elemosina. Un pubblicano ha saputo esserlo prima
della sua conversione. E voi non lo sapreste? Sì, ti lodo, Matteo, della casta offerta settimanale che Io e il Padre solo conoscevamo tua, e ti cito ad esempio. È una castità anche questa, amici. Non scoprire la vostra
bontà come non scoprireste una figlia giovinetta agli occhi di una folla. Siate vergini nel fare il bene. È vergine l'atto buono quando è esente da connubio di pensiero di lode e di stima o da fomite di superbia.

Siate sposi fedeli della vostra vocazione a Dio. Non potete servire due padroni. Il letto nuziale non può accogliere due spose contemporaneamente. Dio e Satana non possono dividersi i vostri amplessi. L'uomo non può, e non lo possono né Dio né Satana, condividere un triplice abbraccio in antitesi fra i tre che se lo
dànno.

Siate alieni da fame d'oro come da fame di carne, da fame di carne come da fame di potenza. Satana questo vi offre. Oh! le sue bugiarde ricchezze! Onori, riuscita, potere, dovizie: mercati osceni che hanno a
moneta la vostra anima. Siate contenti del poco. Dio vi dà il necessario. Basta. Questo ve lo garantisce come lo garantisce all'uccello dell'aria, e voi siete da ben più degli uccelli.

Ma vuole da voi fiducia e morigeratezza. Se avrete fiducia, Egli non vi deluderà. Se avrete morigeratezza, il suo dono giornaliero vi basterà. Non siate pagani, pur essendo, di nome, di Dio. Pagani sono coloro che, più
che Dio, amano l'oro e il potere per apparire dei semidei. Siate santi e sarete simili a Dio nell'eternità.

Non siate intransigenti. Tutti peccatori, vogliate essere con gli altri come vorreste che gli altri con voi fossero: ossia pieni di compatimento e perdono. Non giudicate. Oh! non giudicate! Da poco siete con Me,
eppure vedete quante volte già Io, innocente, fui a torto mal giudicato e accusato di peccati inesistenti. Il mal giudizio è offesa. E solo chi è santo vero non risponde offesa ad offesa. Perciò astenetevi da offendere per
non essere offesi. Non mancherete così né alla carità né alla santa, cara, soave umiltà, la nemica di Satana insieme alla castità. Perdonate, perdonate sempre. Dite: "Perdono, o Padre, per essere da Te perdonato dei miei infiniti peccati".

Miglioratevi d'ora in ora, con pazienza, con fermezza, con eroicità. E chi vi dice che divenire buoni non sia penoso? Anzi vi dico: è fatica più grande di tutte. Ma il premio è il Cielo e merita perciò consumarsi in questa fatica.

E amate. Oh! quale, quale parola devo dire per persuadervi all'amore? Nessuna ve ne è atta a convertirvi ad esso, poveri uomini che Satana aizza! E allora, ecco Io dico: "Padre, affretta l'ora del lavacro. Questa terra e questo tuo gregge è arido e malato. Ma vi è una rugiada che lo può molcere e mondare. Apri, apri la fonte di essa. Me apri, Me. Ecco, Padre. Io ardo di fare il tuo desiderio che è il mio e quello dell'Amore eterno. Padre, Padre, Padre! Guarda il tuo Agnello e siine il Sacrificatore"».

Gesù è realmente ispirato. Ritto in piedi, a braccia aperte a croce, il volto verso il cielo, coll'azzurro del lago
di dietro, nella sua veste di lino, pare un arcangelo orante.
Mi si annulla il vedere su questo suo atto.>>

M.Valtorta: L'Evangelo come mi è stato rivelato

"MISERERE NOSTRI,
REGINA GLORIAE ET HONORIS,
ET DE OMNI PERICULO

CUSTODI VITAM NOSTRAM!"