lunedì 16 settembre 2013

Il minatore perseverante

San Giuseppe da Copertino
Il Santo dei voli. Il Patrono degli studenti.
L'innamorato di Gesù e Mamma Maria
*

Le parabole di Gesù
(017)
Il minatore perseverante (251.6)

Un gruppo di scavatori scesero in una miniera dove sapevano esservi dei tesori, molto nascosti nelle viscere del suolo però. E iniziarono lo scavo. 
Ma il terreno era duro e faticoso il lavoro. 

Molti si stancarono e gettarono i picconi andandosene. Altri si burlarono del capo squadra quasi trattandolo da stolto. 
Altri imprecarono alla loro sorte, al lavoro, alla terra, al metallo, e con ira percossero le viscere della terra spezzando il filone in briciole inutili, e poi, visto di avere fatto rovine e non guadagni, se ne andarono essi pure.

Rimase solo il più perseverante. Con dolcezza trattò gli strati di terra tenace per perforarla senza guastare, fece saggi, approfondì, scavò. Uno splendido filone prezioso è finalmente messo allo scoperto. 


La perseveranza del minatore è stata premiata e con il metallo purissimo che ha scoperto egli può ottenere molti lavori e acquistare molta gloria e molti clienti, perchè tutti vogliono di quel metallo che solo la perseveranza ha saputo trovare là dove altri infingardi o iracondi non avevano nulla ottenuto.

4 - Il Cuore divino della Madre di Dio



4 - Il Cuore divino 
della Madre di Dio

l . Il Cuore spirituale di Gesù è il Cuore di Maria per la più intima unione di spirito e di volontà tra loro.
Se sta scritto dei primi Cristiani ch'essi «erano un cuor solo e un'anima sola» (At 4, 32), a più ragione quest'unione è verissima tra Gesù e Maria. 

Se S. Bernardo dice arditamente ch'egli non aveva che uno stesso cuore con Gesù: «Ego vere cum Jesu cor unum habeo» Maria, non può dire, a più forte ragione: «Il Cuore di mio Figlio è il mio cuore, ed Io non ho che uno stesso cuore con Lui»?

È questo che Gesù significò a S. Brigida: «Io, che sono Dio e Figlio di Dio da tutta l'eternità, mi son fatto uomo nella S. Vergine, il cui Cuore era come il mio cuore. Per questo posso dire che mia Madre ed io abbiamo operato la salute dell'uomo con uno stesso cuore, in certo modo, quasi «cum uno corde». Io, grazie alle sofferenze che ho sopportato nel mio Cuore e nel mio corpo. Lei con l'amore e i dolori del suo Cuore.


2. Il Cuore di Gesù, cioè lo Spirito Santo, è il Cuore di Maria. Poiché, se questo Divino Spirito è stato donato da Dio a tutti i cristiani, per essere loro Spirito e loro cuore, (Ez 36, 26) - quanto più non sarà stato donato alla Madre di tutti i cristiani?
Si può dunque dire in verità che il Cuore della SS. Vergine è Gesù.

La Madonna disse a S. Brigida: 
«Siate pure certi, che Io ho amato mio Figlio così ardentemente e ch'Egli mi ha amato così teneramente che Lui ed Io non formavamo che un sol cuore: Quasi cor unum ambo fuimus».

 «Mio Figlio era veramente il mio cuore: ecco perché quando uscì dal mio seno, nascendo a questo mondo, mi parve che metà del mio cuore uscisse da me. E quando Egli soffriva, lo ne sentivo le pene come se il mio cuore
fosse sottoposto agli stessi suoi tormenti.

«Quando mio Figlio fu percosso e torturato coi flagelli, il mio cuore si sentì torturare e flagellare con Lui.
«Quando mi guardò dalla Croce, lo pure lo guardai e dai miei occhi sgorgarono lagrime cocenti. Al vedermi così oppressa dal dolore, Egli risentì un'angoscia così violenta, che alla vista della mia desolazione gli parve quasi che il dolore delle sue piaghe si fosse attutito. Perciò oso dire che il suo dolore era il mio dolore, così come il suo cuore era il mio
cuore. Adamo ed Eva, per un pomo rovinarono il mondo: perciò mio Figlio volle sua madre cooperatrice nel grande riscatto, dovuto ad uno stesso cuore: quasi cum uno corde!» (Revel., l. I, cap., 35). 

È evidente, dunque, che il Figlio di Dio è il cuore, la vita di sua Madre nella più perfetta maniera che si possa immaginare. Difatti, se questo adorabile Salvatore deve talmente vivere in tutti i suoi servi da rendersi manifesto nel loro stesso esteriore: «Vita Jesu manifestetur in carne nostra mortali» (2 Cor 4), chi potrà immaginare in quale modo e
con quale abbondanza e perfezione Egli abbia comunicata la sua vita umanamente divina e divinamente umana alla Madre sua? Egli è vivente nell'anima di Lei, nel corpo di Lei; è tutto vivo in sua Madre, che è quanto dire che tutto ciò che vive in Gesù è vivente in Maria.

Il Cuor di Gesù vive nel cuore di Maria, l'anima di Gesù nella sua anima, lo spirito di Gesù nel suo spirito; la memoria, l'intelletto, la volontà di Gesù sono viventi nella memoria, nell'intelletto, nella volontà di Maria; i suoi sensi interiori ed esteriori vivono nei sensi di Lei; le sue passioni nelle passioni di Lei; le sue virtù, i suoi misteri, i suoi divini attributi, tutti vivono nel cuore di Lei e regneranno sovranamente in Lei; vi opereranno
affetti meravigliosi e incomprensibili a noi mortali, e v'imprimeranno l'immagine vivente di Gesù stesso.

Ecco perché noi possiamo dire con tutta verità: Maria SS. ha un cuore tutto divino. Ed è questo il Cuore ammirabile che deve formare l'oggetto delle nostre lodi e della nostra venerazione.
COR MARIAE IMMACULATUM
INTERCEDE PRO NOBIS


E' storia vera, non è leggenda, genere letterario.




Sì al Vangelo di Gesù.

«Figli prediletti, vi voglio accanto a Me, nel momento ineffabile della mia esistenza, quando
dall'Arcangelo Gabriele mi viene portato l'annuncio che sono stata scelta per diventare la Madre del Verbo, del Figlio di Dio, del Messia da tanto tempo atteso. 

Ciò che voi conoscete è nulla di fronte a quanto, in quel momento, ha vissuto la vostra Mamma Celeste.

Quanto è narrato nel Vangelo di Luca fa parte di un episodio veramente avvenuto; è storia vera, non è leggenda, genere letterario.

Venne realmente da Me l'Arcangelo Gabriele e la sua luce, splendente più del sole, riempiva
tutta la mia povera casa di Nazareth: i miei occhi la videro; 
le mie orecchie udirono la sua voce
soave; vi fu reale colloquio fra noi. 
Alle mie domande le sue risposte; alle mie interiori apprensioni le sue serene e confortanti spiegazioni.

Fu anche per il suo aiuto prezioso che la mia mente si aprì a comprendere il disegno del Padre,
che il mio cuore si schiuse ad accogliere il Verbo di Dio e la mia vita si unì in maniera perfetta allo Spirito Santo, di cui divenni Sposa amatissima.

E fu l'Arcangelo ad accogliere il mio "sì" ed a portarlo sull'altare celeste, per la perfetta
glorificazione della Santissima Trinità e per la più grande gioia di tutte le schiere angeliche, di cui in quel momento divenni Signora e Regina.

Figli prediletti, oggi dite il vostro "sì" al volere del Padre; il vostro "sì" al Vangelo del Figlio; il vostro "sì" all'amore dello Spirito Santo. In questi tempi il volere del Padre non è compiuto e l'azione dello Spirito Santo è impedita, perché non si accoglie il Vangelo di Gesù.

Di esso spesso si offre una interpretazione solo umana, che tende ad escludere    qualsiasi
intervento soprannaturale. Quanti suoi episodi vengono così spiegati come leggende o genere letterario! Mai come oggi del grande mistero di Dio si è offerta una interpretazione banale    e 
meschina. In conseguenza di ciò la fede di molti si è spenta e gravi errori sempre più si diffondono nella Chiesa.

Resterete nella vera fede solo se darete il vostro perfetto assenso a tutto quanto è detto nel Vangelo di Gesù. Annunciatelo alla lettera; vivetelo alla lettera. 

Siate vangeli viventi ed allora si compirà il disegno del Padre ed il fuoco di amore dello Spirito Santo purificherà questo mondo. Il vostro "sì", di bambini obbedienti, sia deposto nel "sì" che la Mamma Celeste perennemente ripete al suo Dio.

Allora comprenderete i misteri del Regno di Dio, che sono chiusi ai grandi ed ai superbi, ma che ai piccoli vengono svelati».
MSM: 25 marzo 1982. Festa dell'Annunciazione del Signore.

“Vieni, Spirito Santo, vieni
per mezzo della potente intercessione
del Cuore Immacolato di Maria 
tua Sposa amatissima”

domenica 15 settembre 2013

3 - Meraviglie del Cuore spirituale di Maria


3 - Meraviglie del Cuore spirituale di Maria

Per Cuore spirituale di Maria s'intende, la sua memoria, il suo intelletto, la sua volontà.

Se il suo Cuore corporale, parte più eccellente del suo essere fisico, è di per sé mirabile, quali non saranno le meraviglie nascoste nel suo Cuore spirituale, che è la parte più nobile della sua anima?

Esse sono indicibili, anzi inconcepibili. Eccone un saggio.

1) Dio ha preservato miracolosamente il Cuore di Maria dalla sozzura del peccato, che mai vi poté entrare. 
Poi l'ha riempito di grazia dal momento della creazione e l'ha rivestito di una purezza così grande che non se ne può immaginare una maggiore, dopo quella di Dio. Egli ne è stato il possessore così perfettamente da tale momento, che mai ci fu istante in cui la Vergine SS. non fosse unita a Lui, per amarlo puramente più di tutti i Santi del Cielo e della terra insieme.

2) Dio ha riempito questo bel sole di tutte le luci più brillanti della natura e della grazia: poiché, se si tratta dei lumi naturali, Dio ha donato a colei ch'Egli scelse per sposa dello Spirito uno spirito naturale più chiaro, più vivo, più forte, più solido, più profondo e più perfetto, che non tutti gli altri spiriti; uno spirito degno d'una Madre di Dio, e delle altissime funzioni alle quali Ella doveva venire applicata.

S. Alberto Magno, con parecchi dottori santi, insegna che ebbe tutte le scienze per infusione ed in un grado molto più eminente di tutti i sapienti insieme. Ella ne faceva santissimo uso per portare le anime ad amare Dio, a odiare il peccato, a umiliarsi, a disprezzare tutto quello che il mondo apprezza, ed a stimare, abbracciare con più amore quello che esso abborre, ossia la povertà, l'abbiezione e la sofferenza.

Infine Ella non si compiacque mai dei lumi che Dio le aveva dato, mai si preferì ad alcuno per tali doni; mai nutrì attacco per essi, ma sempre li riferì a Dio stesso, puri così come erano usciti dalla loro sorgente...

Che diremo noi dell'amore ardentissimo di cui era infiammato questo Cuore ammirabile verso Dio, e della sua incomparabile carità verso gli uomini?


Il Cuore di Maria SS. 

- È un vivo e perfetto ritratto dei divini attributi; 
- un'immagine viva della SS. Trinità; 
- un cielo di delizie per la divinità; 
- il trono più elevato dell'Eterno Amore; 
- un libro vivente scritto dalla mano dello Spirito Santo, contenente la vita di N. S. Gesù Cristo e il nome di tutti i predestinati; 
- un tesoro infinito racchiudente in sé tutti i segreti di Dio, tutti i misteri del cielo, tutte le ricchezze dell'universo.

È il cuore della madre diletta che attirò in sé, con la forza della sua umiltà e del suo amore, il cuore del divin Padre, ossia il suo Figlio Divino amatissimo, perché fosse il cuore del suo cuore, come vedremo. 

Questo cuore benedetto è una sorgente inesauribile di doni,
di favori e di benedizioni per tutti quelli che lo amano davvero, che l'onorano con affetto, secondo le parole che lo Spirito Santo gli fa dire: «Ego diligentes Me diligo»: «Io amo quelli che Mi amano».

Questo cuore infine, è quello che amò e glorificò Dio più di tutti i cuori degli uomini e degli Angeli insieme; noi non l'onoreremo mai abbastanza.

Quando cielo e terra impiegassero totalmente tutte le loro forze per celebrare le lodi del cuore ammirabile di Maria, per rendere grazie a Dio di averlo colmato di tante meraviglie, non ci riuscirebbero mai degnamente!

COR JUSTISSIMUM
ORA PRO NOBIS

Nulla è più forte e più pressante dell'amore naturale per un figlio e dell'amore che sa dare la grazia per Dio.



15 SETTEMBRE
FESTA DEI SETTE DOLORI  
DELLA BEATA VERGINE

Due feste della Madonna: Natività e Addolorata.
Dopo il ricordo dell'infanzia di Maria, ecco che la Chiesa subito ci invita a meditare sui dolori, che segnarono la vita della Madre del Messia, Corredentrice del genere umano. Mentre il giorno della nascita consideravamo la grazia, la bellezza della bambina che era nata, non ci si presentava il pensiero del dolore, ma se ci fossimo posta la domanda: "Che cosa sarà mai di questa bambina?", avremmo veduto che se tutte le nazioni dovevano un giorno proclamarla beata, Maria doveva prima soffrire con il Figlio per la salvezza del mondo.

La sofferenza di Maria.
Maria stessa ci invita, con la voce della Liturgia, a considerare il suo dolore: "Voi tutti che passate per la strada guardate e vedete e dite se vi è dolore simile al mio... Dio mi ha posta e come stabilita nella desolazione" (Geremia, Lamentazioni, 1,12-13). Il dolore della Santa Vergine è opera di Dio. Predestinandola ad essere Madre del Figlio suo, l'ha unita in modo indissolubile alla persona, alla vita, ai misteri, alla sofferenza di Gesù, perché fosse cooperatrice fedele nell'opera della redenzione, e tra il Figlio e la Madre doveva esservi comunità perfetta di sofferenze. Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente, per riverbero, ciò che egli prova e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e con lo stesso amore. "Il Padre e il Figlio, disse Bossuet, dividono per l'eternità la stessa gloria e la Madre e il Figlio dividono nel tempo le stesse sofferenze; il Padre e il Figlio una stessa sorgente di gioia, la Madre e il Figlio uno stesso torrente di amarezza; il Padre e il Figlio lo stesso trono, la Madre e il Figlio la stessa croce. Se si crivella di colpi il corpo di Gesù, Maria ne sente tutte le ferite, se si trafigge la sua testa con le spine, Maria è straziata da tutti quegli aculei, se gli presentano il fiele e aceto, Maria ne beve tutta l'amarezza, se si stende il corpo sulla croce, Maria ne soffre tutto il tormento" (Discorso per la Compassione. Opere oratorie, II, p. 472).

La Compassione.
La comunione di sofferenze tra il Figlio e la Madre ci spiega perché è stato scelto il termine Compassione per esprimere i dolori di Maria. Compassione è l'eco fedele, è il contraccolpo della Passione. Patire è soffrire e compatire qualcuno è soffrire con lui, è risentire nel proprio cuore, come se fossero nostre, le sue pene, le sue tristezze, i suoi dolori. La Compassione fu così per la Santa Vergine la comunione perfetta con le sofferenze e la Passione del Figlio e con le disposizioni che lo animavano nel suo sacrificio.

Perché Maria soffre.
Parrebbe che Maria, concepita senza peccato, ignara di ogni male, non avrebbe dovuto soffrire. Se Dio, che tanto ama il Figlio, gli diede la sofferenza in eredità, bisogna che la sofferenza sia un bene notevole, ma siccome, dopo il Figlio ama la Santissima Vergine più che tutte le altre creature, anche a lei l'ha offerta come il più ricco dei doni. 

Del resto unita come era al Figlio, era opportuno e in certo modo necessario che Maria provasse la sofferenza e la morte, perché noi imparassimo da lei, come dal Figlio, ad accettare la sofferenza, che Dio permette per il nostro maggior bene. 

Maria si offrì liberamente, unì volontariamente il suo sacrificio e la sua obbedienza al sacrificio e all'obbedienza del Figlio Gesù, per portare con lui tutto il peso della espiazione richiesta dalla giustizia divina e non ha sentito i dolori del Figlio solo per simpatia, ma è entrata nella Passione realmente con tutto il suo essere, con il cuore, con l'anima, con l'amore più vivo, con la più serena tranquillità, ha sofferto nel cuore quanto Gesù ha sofferto nella carne e vi sono teologi che affermano che abbia sentito anche nel corpo le stesse sofferenze provate da Gesù nel suo e, dato che alcuni santi hanno avuto l'onore di tale privilegio, ci è permesso pensare che anche Maria lo abbia avuto.

La sofferenza di Maria viene da Gesù.
La sofferenza di Maria non comincia solo sul Calvario. La sua infanzia fu senza dubbio tranquilla ed esente da pene. La sofferenza cominciò con Gesù "questo bambino molesto, dice Bossuet, perché dove entra, entra con la sua croce, porta con sé le spine, e le divide con quelli che ama" (Panegirico di san Giuseppe, t. II, 137). "Causa dei dolori di Maria, dice ancora Mons. Gay, è Gesù. Tutto quello che soffre viene da Gesù, si riferisce a Gesù, ha la sua ragione di essere, il suo fondamento in Gesù" (41.a Conferenza alle Madri Cristiane, t. II, 199). La solennità di oggi, che ci presenta Maria al Calvario, ci ricorda, insieme con il dolore supremo, tutti gli altri noti ed ignoti, che riempirono la vita della Santa Vergine. La Chiesa si è fermata a considerarne sette solo, perché questo numero esprime sempre l'idea della totalità e dell'universalità e, nel responsorio del Mattutino, richiama in modo particolare i sette dolori che le procurarono la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù a Gerusalemme, il trasporto della croce, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura del divin Figlio, dolori che fecero veramente di lei la Regina dei martiri.

Regina dei martiri.
Con questo bel titolo la saluta la Chiesa nelle litanie. "Che abbia veramente sofferto, dice san Pascasio Radberto, lo afferma Simeone quando le dice: Una spada trapasserà la tua anima. Di qui è evidente che supera tutti i martiri, perché gli altri hanno sofferto per Cristo nelle loro carni, ma non hanno sofferto nella loro anima, che è immortale, mentre Maria ha sofferto in questa parte di sé, che è impassibile, la sua carne ha sofferto, per così dire, spiritualmente la spada della Passione di Cristo ed è così più che martire. Avendo amato più di tutti, più di tutti ha sofferto e la violenza del dolore trapassò la sua anima, ne prese possesso a testimonianza del suo amore indicibile. Avendo sofferto nella sua anima, fu più che martire, perché il suo amore, più forte della morte, fece sua la morte di Cristo" (Lettera sull'Assunzione, n. 14, PL 30, 138).

Il suo amore, causa di sofferenza.
Per misurare l'estensione e l'intensità della sofferenza della Santissima Vergine, bisognerebbe capire quale fu il suo amore per Gesù. Fu amore ben diverso da quello dei Santi e dei martiri. Questi soffrono per Cristo, ma il loro amore addolcisce i tormenti e qualche volta li fa dimenticare. In Maria niente di tutto questo: il suo amore aumenta la sofferenza. "Natura e grazia, dice Bossuet, concorrono a determinare nel cuore di Maria impressioni profondissime. Nulla è più forte e più pressante dell'amore naturale per un figlio e dell'amore che sa dare la grazia per Dio. I due amori sono due abissi dei quali non si penetra il fondo, né si comprende l'immensità... " (Discorso sull'Assunzione, t. III, 493).

La sofferenza è gioia per Maria.
Ma, se l'amore è per Maria sorgente di sofferenza, è pure sorgente di gioia. Perciò soffrì sempre con calma inalterabile e grande forza d'animo. Meglio di san Paolo, Maria sapeva che nulla, neppure la morte, l'avrebbe separata dall'amore del suo Figlio, suo Dio.

Il santo Papa Pio X scriveva che "nell'opera suprema si vide la Vergine ritta presso la croce, oppressa senza dubbio dall'orrore della scena, ma tuttavia felice e gioiosa, perché il Figlio si immolava per la salvezza del genere umano" (Encicl. Ad diem illum, 2 febbraio 1904). 

Più di san Paolo, Maria sovrabbondava di gioia in mezzo al dolore. In lei, come in Gesù, salve le proporzioni, la gioia più profonda sta insieme alla sofferenza più grande che creatura di quaggiù possa sopportare. Maria ama Dio e la divina volontà più di ogni altra cosa al mondo e sa che sul Calvario si compie questa volontà, che la morte del Figlio offre a Dio il riscatto che Dio esige per la redenzione degli uomini, i quali le sono lasciati come figli suoi e li amerà e già li ama come ha amato Gesù.

Riconoscenza verso Maria.
Disse sant'Alberto Magno: Come il mondo tutto è debitore di nostro Signore Dio, così lo è della Vergine per la sua Compassione" (Questione Super Missus, 150). 
Conosciamo oggi meglio, o Maria, che cosa hai fatto per noi e quanto ti dobbiamo. Tu ti lamentasti perché "guardando gli uomini e cercando fra essi quelli che ricordavano il tuo dolore e ti compativano ne trovasti troppo pochi" (Santa Brigida, Rivelazioni, l. II c. 24). Non vogliamo aumentare il numero dei figli ingrati e ci uniamo perciò alla Chiesa nel ricordare le tue sofferenze e mostrarti la nostra gratitudine.

Sappiamo, o Regina dei martiri, che una spada di dolore ti trapassò l'anima e che solo lo Spirito di vita e di consolazione poté sostenerti e fortificarti nel momento della morte di tuo Figlio.
Sappiamo soprattutto che, se tu hai salito il Calvario, se tutta la tua vita, come quella di Gesù, fu un lungo martirio, ciò avvenne perché tu dovevi compiere presso il Redentore e in unione con lui il ruolo che la nostra prima madre, Eva, compì presso Adamo nella nostra caduta. Tu con Gesù ci hai riscattati, con lui e in dipendenza da lui hai meritato de congruo, per convenienza, la grazia che egli meritò de condigno, in giustizia, per ragione della sua dignità infinità. Ti salutiamo così, con amore e riconoscenza, "nostra Regina, Madre di misericordia, nostra vita e nostra speranza" e, sapendo che la nostra salvezza è nelle tue mani, ti consacriamo tutta la nostra vita, perché, sotto la tua potente protezione, con la tua materna guida, possiamo raggiungerti nella gloria del Paradiso ove, con il Figlio, vivi incoronata e felice per sempre. Così sia.

MESSA
Il Sacrificio quotidiano della Messa è il Sacrificio del Calvario vestito della magnificenza della Santa Liturgia. Il canto introduttivo ci presenta alcune donne e un solo uomo insieme con la Madre dei dolori ai piedi della Croce nel giorno della grande offerta.

EPISTOLA (Gdt 13,22-25). - Il Signore t'ha benedetta nella sua potenza, e per mezzo di te ha annientato i nostri nemici. O figlia tu sei benedetta dal Signore Dio altissimo a preferenza di tutte le altre donne della terra. Benedetto sia il Signore, creatore del cielo e della terra, che diresse la tua mano nel troncare la testa del principe dei nostri nemici. Oggi Dio esaltò il tuo nome da essere lodato per sempre dagli uomini, che si ricorderanno in eterno della potenza del Signore. Per essi tu non hai risparmiato la tua vita, e, viste le angustie e le tribolazioni del tuo popolo, ne hai impedita la rovina davanti a Dio. Tu sei la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del nostro popolo.

Maria corredentrice.
Oh, grandezza della nostra nuova Giuditta fra le creature! "Dio, nota il Padre Faber, pare scelga in sé le cose più incomunicabili per comunicarle in modo misterioso a Maria. Vedete come già l'ha posta nei disegni dell'universo del quale la rende quasi causa e parzialmente tipo. La cooperazione della Santa Vergine alla salvezza del mondo ci presenta un aspetto nuovo della sua magnificenza. Né l'Immacolato Concepimento, né l'Assunzione ci danno un'idea più alta di Maria del titolo di Corredentrice. I suoi dolori non erano alla Redenzione necessari, ma nel pensiero di Dio ne erano inseparabili e appartenevano alla integrità del piano divino. I misteri di Gesù non sono forse i misteri di Maria e i misteri di Maria non sono i misteri di Gesù? La verità sembra essere questa: i misteri di Gesù e quelli di Maria sono per Dio un solo mistero. Gesù stesso è il dolore di Maria sette volte ripetuto, sette volte ingrandito. Nelle ore della Passione, l'offerta di Gesù e quella di Maria erano una sola offerta e, sebbene diverse per dignità e valore, erano simili per le disposizioni, avevano lo stesso ritmo, lo stesso profumo ed erano consumate dallo stesso fuoco: oblazione simultanea fatta al Padre da due cuori senza macchia, per i peccati di un mondo colpevole del quale si erano liberamente addossati i demeriti" (Il piede della Croce, ix, 1, 2). Uniamo le nostre lacrime ai tormenti di Gesù e al pianto di Maria. Nella misura in cui l'avremo fatto in questa vita, potremo poi, col Figlio e con la Madre, godere in cielo.

Nella Messa, al graduale segue il toccante lamento attribuito al beato Jacopone da Todi, francescano, lo Stabat Mater, che sarà per noi un bella formula di preghiera e di omaggio alla Madre dei dolori.

SEQUENZA
In piedi, presso la Croce, cui era appeso il figlio, la Madre dei dolori piangeva.
L'anima sua, che gemeva per la tristezza e la desolazione, era stata trapassata da una spada.
Quanto era triste, quanto era afflitta quella benedetta Madre di un figlio solo.
Gemeva e sospirava la tenera Madre, assistendo alle pene del suo augusto figlio.
Chi non piangerebbe, se vedesse la Madre del Cristo, straziata da pene così acerbe?
Chi non potrebbe essere triste al vedere la Madre di Cristo con lui in preda al dolore?
Vide Gesù in mezzo ai tormenti, sottoposto ai flagelli, per i peccati del suo popolo.
Vide il dolce suo figlio morire senza conforto, ne colse l'ultimo sospiro.
Orsù, Madre, sorgente di amore, fa' che io senta la violenza della pena e pianga con te.
Fa' che arda il mio cuore nell'amore di Cristo, Dio, perché io possa piacergli.
Madre santa, imprimi fermamente nel mio cuore le piaghe del figlio tuo.
Dividi con me le pene del tuo Figlio straziato, che si degnò di soffrire per me.

COR FORTISSIMUM
ORA PRO NOBIS!