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lunedì 18 settembre 2023

TeleMaria 211 - Film: La vita di San Giuseppe da Copertino

 



San Giuseppe da Copertino nacque il 1603 da pii genitori e fin da ragazzo si distinse per purezza di costumi. Fu accolto dai frati minori conventuali nel convento della Grottella, prima come fratello laico, a causa della sua scarsa cultura, e poi, per divina disposizione, come chierico. Ordinato sacerdote, mortificò il suo corpo con cilici, discipline, ed ogni genere dì austerità, mentre nutriva lo spirito col soave alimento della preghiera. Fu chiamato da Dio ad un grado di altissima contemplazione. Fu modello di obbedienza e povertà ed amò molto la castità che conservò intatta, nonostante le violentissime tentazioni. Nutrì una particolarissima devozione per la Vergine Maria e la Divina Eucaristia e  il Serafico Padre San Francesco d'Assisi, e una grande carità verso i poveri peccatori. / La sua umiltà era così grande che, ritenendosi un grande peccatore, pregava Dio con insistenza perché lo privasse dei doni straordinari, ma i suoi carismi di introspezione dei cuori e voli serafici crebbero sempre più. / Per obbedire ai superiori dell'Ordine Serafico e alla sacra Inquisizione, cambiò più volte residenza; infine, ad Osimo, nel Piceno, morì all'età di sessantun anni (1663).
℣. E tu, o Signore, abbi pietà di noi.
℟. Grazie a Dio.

https://www.youtube.com/watch?v=-8H1_9oCNt4

sabato 21 gennaio 2023

Alzati anima mia, alzati su...


San Giuseppe da Copertino
Lecce - Arcivescovado



 

ESORTAZIONE ALL’ANIMA NOSTRA

= Alzati anima mia, alzati su,
scaccia dagli occhi tuoi il sonno grave,
suona la tua voce dolce e soave,
per far l’orazione al buon Gesù.
Alzati anima mia, alzati su.

= Alzati anima mia, non stare più giù,
come cade vero morto, e qui sepolto,
alzati, vedrai quel vago volto
splendente più del sole, buon Gesù,
alzati anima mia, alzati su,
giacché ti chiama il nome di Gesù.

= Alzati anima mia alzati su,
alzati, ormai spunta l’Aurora,
Aurora bella, che ogni anima innamora,
la quale è messaggera di Gesù.

= Alzati anima mia, alzati su,
alzati ché ormai è uscito il sole,
alzati su, a cogliere le viole
per fare la ghirlanda al buon Gesù.
Alzati anima mia alzati su.

= Alzati anima mia, alzati su,
alzati e senti quella voce amena,
che fanno tutti i cori dei beati,
che lodano Gesù a bocca piena,
e tu anima mia lodano quaggiù.
Alzati anima mia alzati su.

= Alzati pastorella, alzati su,
alzati che ormai è uscito il sole,
alzati pastorella, ecco le viole,
formane la ghirlanda al buon Gesù,
alzati pastorella, alzati su.

= Ama, ama, anima mia, ama chi ti ama,
rispondi al tuo caro Gesù che ti chiama.
Amasti, anima mia, amasti,
il cuore al tuo caro Gesù tu donasti.

= Vero spasso dell’anima
Dio mio, chiara bellezza
accendi il cuore mio con la tua vaghezza,
quando ammiro te solo,
così farò così felice volo,
che ogni cosa lasciando,
Gesù mio te solo gustando,
non più terreni gusti,
ma solo il volto tuo contempli e gusti.

= O carcere amorosa
dove è il celeste sposo Gesù
Gesù prendi il mio cuore,
e non me lo rendere più,
se non lo trovi pulito e netto
supplisca il tuo cuore
Gesù sposo mio diletto.

= Vieni, vieni Gesù, mio creatore
infiamma il mio cuore,
vieni, vieni Gesù mio clemente,
e acquieta la mia mente.
Vieni, vieni e non tardare,
che senza te, Gesù mio, non posso stare.

da POESIE DI SAN GIUSEPPE DA COPERTINO EDITE DAL BIOGRAFO ROBERTO BUTI 1682

AVE MARIA!

mercoledì 18 settembre 2019

18 settembre: San Giuseppe da Copertino, sacerdote

San Giuseppe da Copertino, sacerdote

Giuseppe Maria Desa nasce il 17 giugno 1603 a Copertino (Lecce) in una stalla del paese. Il padre fabbrica carri. Rifiutato da alcuni Ordini per “la sua poca letteratura” (aveva dovuto abbandonare la scuola per povertà e malattia), viene accettato dai Cappuccini e dimesso per “inettitudine” dopo un anno. Accolto come Terziario e inserviente nel conventino della Grotella, riesce ad essere ordinato sacerdote. Ha manifestazioni mistiche che continuano per tutta la vita e che, unite alle preghiere e alla penitenza, diffondono la sua fama di santità. Giuseppe levita da terra per le continue estasi. Così, per decisione del Sant’Uffizio viene trasferito di convento in convento fino a quello di San Francesco in Osimo.
Giuseppe da Copertino ha il dono della scienza infusa, anche se lui stesso si definisce “il frate più ignorante dell’Ordine Francescano”. Ama i poveri e sa alzare la voce contro gli abusi dei potenti. Ai compiti propri del sacerdote, unisce i lavori manuali, aiutava il cuoco, fa le pulizie del convento, coltiva l’orto ed esce umilmente per la questua. Sa accettare la sofferenza con estrema semplicità e persino i telogi gli chiedono pareri.
Nel 1656 papa Alessandro VII mette fine al suo peregrinare da un convento all’altro, destinandolo ad Osimo dove rimane per sette anni fino alla morte, continuando ad avere estasi, a sollevarsi da terra e ad operare prodigi miracolosi. Muore il 18 settembre 1663 a 60 anni; verrà beatificato il 24 febbraio 1753 da papa Benedetto XIV e proclamato santo il 16 luglio 1767 da papa Clemente XIII. Le sue spoglie riposano nella chiesa a lui dedicata ad Osimo. La festa liturgica è oggi, 18 settembre.
Alessio Yandusheff-Rumiantseff Alessio Yandusheff-Rumiantseff  18 Settembre 2019
AMDG et DVM

lunedì 18 settembre 2017

IL SANTO CHE VOLAVA





Aveva dichiarato guerra 

alla carne e al mondo

18 septiembre


San José de Cupertino, Presbítero y Confesor de la Fe
«Armémonos, revistiendo por coraza la fe y la caridad, y por casco la esperanza de la salvación» (1 Tesalonicences 5, 8).
En Oximo del Piceno, san José de Cupertino, Sacerdote de la Orden de Menores Conventuales y Confesor, a quien el Papa Clemente XIII puso en el número de los Santos. n. 17 de junio de 1603 en Nardò (Le), Italia; † 18 de septiembre de 1663 en Ossimo (An), Italia.
Patrono de los pilotos; astronautas; tripulación aérea; estudiantes, en especial quienes tienen que rendir algún examen.
Temprano declaró San José la guerra a la carne y al mundo. Mucho antes de su entrada en religión, llevaba un tosco cilicio y maceraba su cuerpo con diversas austeridades. Admitido como doméstico entre los Conventuales, fue después, a causa de sus eminentes virtudes, recibido entre los religiosos de coro. Grande y especialisimo fue su amor a la Virgen Santisima de la Grotela. Ordenado sacerdote en 1628, se retiró a una incómoda celda, se despojó de todo lo que le había sido acordado por la regla y arrojándose al pie del crucifijo: Señor, exclamó, heme aquí despojado de todas las cosas creadas; sé tú mi único tesoro; considero todo otro bien como un peligro, como la pérdida de mi alma. Para recompensar su generosidad, el Señor lo favoreció con numerosos éxtasis, y le concedió el don de milagros y profecía. Murió el 18 de septiembre de 1663.
Oración: Oh Dios, que habéis querido que vuestro Unigénito Hijo, levantado de la tierra, atrajese todo hacia Él, haced, os lo suplicamos por los méritos del seráfico José, vuestro confesor, que elevados a su ejemplo por sobre todas las cosas terrenales, merezcamos llegar a ese mismo Jesucristo que vive y reina con Vos por los siglos de los siglos.
*
En Calcis de Grecia, el triunfo de san Metodio, primeramente Obispo de Olimpo en Licia, y después de Tiro en Fenicia, muy esclarecido por su hermoso lenguaje y doctrina; el cual, según escribe san Jerónimo, al fin de la última persecución fue coronado del martirio.
En territorio de Viena, san Ferréolo, Mártir, que, gozando de la potestad de Tribuno, fue detenido por orden del impiísimo Presidente Crispín, y primero cruelmente azotado, luego, cargado de pesadas cadenas y encerrado en horrible calabozo; de donde, rotas milagrosamente las cadenas, y abiertas de par en par las puertas de la cárcel, al salir, fue de nuevo preso por los que le seguían, y cortada la cabeza, recibió la corona del martirio.
Igualmente las santas Mártires Sofía e Irene.
En Milán, san Eustorgio I, Obispo de la misma ciudad, célebre por testimonio de san Ambrosio.
En Cortina de Creta, san Eumenio, Obispo y Confesor.
Y en otras partes, otros muchos santos Mártires y Confesores, y santas Vírgenes.

domenica 18 settembre 2016

IL SANTO DEI VOLI

SAN GIUSEPPE DA COPERTINO
PREGA PER NOI
Oratio 
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spiritu tuo.
Orémus.
Dírigat corda nostra, quaesumus, Dómine, tuæ miseratiónis operátio: quia tibi sine te placére non póssumus.
Per Dominum nostrum Jesum Christum, Filium tuum: qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum. 
R. Amen.

Orémus.
Commemoratio S. Josephi de Cupertino Confessoris
Deus, qui ad unigénitum Fílium tuum exaltátum a terra ómnia tráhere disposuísti: pérfice propítius; ut, méritis et exémplo seráphici Confessóris tui Joséphi, supra terrénas omnes cupiditátes eleváti, ad eum perveníre mereámur:
Qui tecum vivit et regnat in unitate Spiritus Sancti Deus per omnia saecula saeculorum. 
R. Amen.
Preghiamo.

O Dio, che volesti ogni cosa attratta all’Unigenito tuo Figlio; concedici propizio che, per i meriti e l'esempio del tuo serafico confessore Giuseppe, siamo elevati al di sopra delle terrene cupidigie e possiamo pervenire a Lui:

Lui che è Dio, e vive e regna con te, in unità con lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.
R. Amen.


sabato 19 settembre 2015

San Giuseppe da Copertino - San Gennaro


Die 18 Septembris

S. JOSEPHI A CUPERTINO

Confessoris




Duplex




Introitus Eccli. 1, 14-15
DILÉCTIO Dei honorábilis sapiéntia: quibus autem apparúerit in visu, díligunt eam in visióne, et in agnitióne magnálium suórum. Ps. 83, 2 Quam dilécta tabernácula tua, Dómine virtútum ! concupíscit et déficit ánima mea in átria Dómini. V/. Glória Patri.



Oratio



DEUS, qui ad unigénitum Fílium tuum exaltátum a terra ómnia tráhere disposuísti: pérfice propítius ; ut, méritis et exémplo seráphici Confessóris tui Joséphi, supra terrénas omnes cupiditátes eleváti, ad eum perveníre mereámur: Qui tecum vivit.



Léctio Epístolae beáti Pauli Apóstoli ad Corínthios.

1 Cor. 13, 1-8



FRATRES: Si linguis hóminum loquar, et Angelórum, caritátem autem non hábeam, factus sum velut aes sonans, aut cýmbalum tínniens. Et si habúero prophetíam, et nóverim mystéria ómnia et omnem sciéntiam: et si habúero omnem fidem, ita ut montes tránsferam, caritátem autem non habúero, nihil sum. Et si distribúero in cibos páuperum omnes facultátes meas, et si tradídero corpus meum, ita ut árdeam, caritátem autem non habúero, nihil mihi prodest. Cáritas pátiens est, benígna est: cáritas non aemulátur, non agit pérperam, non inflátur, non est ambitiósa, non quaerit quae sua sunt, non irritátur, non cógitat malum, non gaudet super iniquitáte, congáudet autem veritáti: ómnia suffert, ómnia credit, ómnia sperat, ómnia sústinet. Cáritas numquam éxcidit: sive prophetíae evacuabúntur, sive linguae cessábunt, sive sciéntia destruétur.


Graduale Ps. 20, 4-5 Dómine, praevenísti eum in benedictiónibus dulcédinis: posuísti in cápite ejus corónam de lápide pretióso. V/. Vitam pétiit a te, et tribuísti ei longitúdinem diérum in saéculum, et in saéculum saéculi.
Allelúja , allelúja. V/. Eccli. 11, 13 Oculus Dei respéxit illum in bono, et eréxit eum ab humilitáte ipsíus, et exaltávit caput ejus. Allelúja.



In Missis votivis Tempore Paschali omittitur Graduale, et ejus loco dicitur:

Allelúja , allelúja. V/. Eccli. 11, 13 Oculus Dei respéxit illum in bono, et eréxit eum ab humilitáte ipsíus, et exaltávit caput ejus. Allelúja. V/. Eccli. 45, 9 Amávit eum Dóminus, et ornávit eum: stolam glóriae índuit eum. Allelúja.




+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum.

Matth. 22, 1-14



IN illo témpore: Loquebátur Jesus princípibus sacerdótum et pharisaéis in parábolis, dicens: Símile factum est regnum caelórum hómini regi, qui fecit núptias fílio suo. Et misit servos suos vocáre invitátos ad núptias, et nolébant veníre. Iterum misit álios servos, dicens: Dícite invitátis: Ecce prándium meum parávi, tauri mei, et altília occísa sunt, et ómnia paráta: veníte ad núptias. Illi autem neglexérunt: et abiérunt, álius in villam suam, álius vero ad negotiatiónem suam: réliqui vero tenuérunt servos ejus, et contuméliis afféctos occidérunt. Rex autem cum audísset, irátus est: et missis exercítibus suis, pérdidit homicídas illos, et civitátem illórum succéndit. Tunc ait servis suis: Núptiae quidem parátae sunt, sed qui invitáti erant, non fuérunt digni. Ite ergo ad éxitus viárum, et quoscúmque invenéritis, vocáte ad núptias. Et egréssi servi ejus in vias, congregavérunt omnes, quos invenérunt, malos et bonos: et implétae sunt núptiae discumbéntium. Intrávit autem rex, ut vidéret discumbéntes, et vidit ibi hóminem non vestítum veste nuptiáli Et ait illi: Amíce, quómodo huc intrásti non habens vestem nuptiálem ? At ille obmútuit. Tunc dixit rex minístris: Ligátis mánibus et pédibus ejus, míttite eum in ténebras exterióres: ibi erit fletus, et stridor déntium. Multi enim sunt vocáti, pauci vero elécti.


Offertorium Ps. 34, 13 Ego autem, cum mihi molésti essent, induébar cilício. Humiliábam in jejúnio ánimam meam: et orátio mea in sinu meo convertétur.



Secreta



LAUDIS tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et praeséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dóminum.


Communio Ps. 68, 30-31 Ego sum pauper, et dolens: salus tua, Deus, suscépit me. Laudábo nomen Dei cum cántico: et magnificábo eum in laude.



Postcommunio



REFÉCTI cibo potúque caelésti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus haec commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dóminum.


Die 19 Septembris

SS. JANUARII

Episcopi

et SOCIORUM

Martyrum


Duplex



Introitus Ps. 36, 39
SALUS autem justórum a Dómino: et protéctor eórum est in témpore tribulatiónis. Ps. ibid., 1 Noli aemulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. V/. Glória Patri.



Oratio



DEUS, qui nos ánnua sanctórum Mártyrum tuórum Januárii et Sociórum ejus solemnitáte laetíficas: concéde propítius ; ut, quorum gaudémus méritis, accendámur exémplis. Per Dóminum.



Léctio Epístolae beáti Pauli Apóstoli ad Hebraéos.

Hebr. 10, 32-38



FRATRES: Rememorámini prístinos dies, in quibus illumináti, magnum certámen sustinuístis passiónum: et in áltero quidem oppróbriis et tribulatiónibus spectáculum facti: in áltero autem sócii táliter conversántium effécti. Nam et vinctis compássi estis, et rapínam bonórum vestrórum cum gáudio suscepístis, cognoscéntes vos habére meliórem, et manéntem substántiam. Nolíte ítaque amíttere confidéntiam vestram, quae magnam habet remuneratiónem. Patiéntia enim vobis necessária est: ut voluntátem Dei faciéntes, reportétis promissiónem. Adhuc enim módicum aliquántulum, qui ventúrus est, véniet, et non tardábit. Justus autem meus ex fide vivit.


Graduale Ps. 33, 18-19 Clamavérunt justi, et Dóminus exaudívit eos: et ex ómnibus tribulatiónibus eórum liberávit eos. V/. Juxta est Dóminus his, qui tribuláto sunt corde: et húmiles spíritu salvábit.
Allelúja, allelúja . V/. Te Mártyrum candidátus laudat exércitus, Dómine. Allelúja.



+ Sequéntia sancti Evangélii secúndum Matthaéum.

Matth. 24, 3-13



IN illo témpore: Sedénte Jesu super montem Olivéti, accessérunt ad eum discípuli secréto, dicéntes: Dic nobis, quando haec erunt ? et quod signum advéntus tui, et consummatiónis saéculi ? Et respóndens Jesus, dixit eis: Vidéte ne quis vos sedúcat. Multi enim vénient in nómine meo, dicéntes: Ego sum Christus: et multos sedúcent. Auditúri enim estis praélia et opiniónes praeliórum. Vidéte, ne turbémini. Opórtet enim haec fíeri, sed nondum est finis. Consúrget enim gens in gentem, et regnum in regnum, et erunt pestiléntiae, et fames, et terraemótus per loca. Haec autem ómnia inítia sunt dolórum. Tunc tradent vos in tribulatiónem, et occídent vos: et éritis ódio ómnibus géntibus propter nomen meum. Et tunc scandalizabúntur multi, et ínvicem tradent, et ódio habébunt ínvicem. Et multi pseudoprophétae surgent, et sedúcent multos. Et quóniam abundávit iníquitas, refrigéscet cáritas multórum. Qui autem perseveráverit usque in finem, hic salvus erit.


Offertorium Sap. 3, 1, 2 et 3 Justórum ánimae in manu Dei sunt, et non tanget illos torméntum malítiae: visi sunt óculis insipiéntium mori: illi autem sunt in pace, allelúja.



Secreta



OBLÁTIS, quaésumus, Dómine, placáre munéribus: et, intercedéntibus sanctis Martýribus tuis Januário et Sóciis ejus, a cunctis nos defénde perículis. Per Dóminum.


Communio Matth. 10, 27 Quod dico vobis in ténebris, dícite in lúmine, dicit Dóminus: et quod in aure audítis, praedicáte super tecta.



Postcommunio



HAEC nos commúnio, Dómine, purget a crímine ; et, intercedéntibus sanctis Martýribus tuis Januário et Sóciis ejus, caeléstis remédii fáciat esse consórtes. Per Dóminum.


* Si hodie fuerit Sabbatum, fit de Vigilia anticipata S. Matthaei Apostoli, ut die sequenti notatur.

domenica 6 settembre 2015

San Giuseppe da Copertino

San Giuseppe
da Copertino, ofmconv






Giuseppe Maria Desa nacque il 17 giugno 1603 a Copertino, fra Brindisi e Otranto, in provincia di Lecce, nell'allora "Regno di Napoli".  Suo padre, Felice, era un povero falegname indebitato, ed i creditori indussero sua madre, Francesca Panara, a fuggire di casa, per cui Giuseppe nacque in una stalla, come Gesù e San Francesco.
Durante l'infanzia, fu gravemente ammalato per lungo tempo, e fu miracolosamente guarito nel Santuario dela Madonna delle Grazie di Galatone, vicino Lecce.  All'età di otto anni, Giuseppe ebbe una visione mentre era a scuola e ciò si ripetè altre volte.
Era anche molto lento e distratto, girovagava senza meta con la bocca aperta, quindi gli altri bambini lo soprannominarono "Boccaperta".  Non riusciva raccontare una storia sino alla fine e spesso s'interrompeva nel mezzo di una frase, perchè non trovava le parole giuste.
Al tempo stesso, era nervoso ed aveva un temperamento irascibile, per cui nessuno lo voleva....neanche sua madre!  La sua permanenza fra i libri era inutile, ed egli tentò di imparare il mestiere del calzolaio, ma fallì.
Aveva due zii nell'Ordine Francescano: a 17 anni voleva diventare anche lui francescano, ma fu respinto, a causa della sua ignoranza.
Nel 1620, fu accettato come novizio presso i Cappuccini di Martina Franca, vicino Taranto, ma essi lo mandarono via dopo 8 mesi, perchè faceva cadere pile di piatti, dimenticava sempre di fare ciò che gli veniva detto e non riusciva a far nulla per bene...
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Patrono degli studenti
Sua madre non fu per niente felice di riaverlo in casa, e riuscì finalmente a farlo accettare come servitore presso il Monastero dei Francescani Conventuali "La Grottella" di Copertino.  Mentre si trovava lì, come "oblato" e come "fratello laico", diede prova di grandi virtù, umiltà, obbedienza ed amore della penitenza.
Fu deciso che poteva diventare un membro effettivo dell'Ordine e studiare per diventare sacerdote.  Giuseppe sapeva leggere, ma a stento, e cominciò per lui un altro duro periodo alle prese con gli studi.
Il 20 marzo 1627, l'esaminatore gli chiese di spiegargli l'unica cosa che era riuscito ad imparare bene, e così Giuseppe divenne diacono!
Un anno dopo, il 28 marzo, riuscì a diventare sacerdote:   si presentò all'esame insieme a molti altri candidati.  Dopo aver interrogato i primi, il Vescovo, essendo più che soddisfatto dai risultati, decise di promuovere tutti.
Giuseppe si trovava fra i fortunati esaminandi a cui non era stata posta alcuna domanda, e divenne prete insieme agli altri: ecco perchè è considerato il Patrono degli studenti !

Il "Santo Volante"
Spesso andava in estasi e parlava con Dio.
Rimaneva immobile come una statua, insensibile come la pietra, e nulla poteva smuoverlo.  Qualunque cosa si riferisse al Signore lo poneva in uno stato di contemplazione.  Ciò succedeva anche quando vedeva un dipinto religioso, oppure quando udiva il suono di una campana, musica sacra, il nome di Dio, della Vergine Maria o di un Santo.  I suoi confratelli   potevano pungerlo con gli spilli o bruciarlo con tizzoni ardenti nel tentativo di risvegliarlo, ma egli non si accorgeva di nulla.

Chiamava queste estasi "attacchi di vertigini". Una volta, un prelato notò che le sue mani erano coperte di piaghe e Giusepe spiegò: "Vede, Padre, cosa devono farmi i miei confratelli quando io sono in preda agli attacchi di vertigini...Devono bruciarmi le mani, devono tagliarmi le dita, ecco cosa devono fare."  E Giuseppe rise, poichè lui rideva spesso, ma forse la sua risata mascherava le lacrime.
Frequentemente si sollevava dal suolo e rimaneva sospeso nell'aria: in chiesa, gli succedeva di volare verso l'altare o al di sopra di esso.

Fu visto levitare dalla gente oltre settanta volte, mentre diceva la Messa o pregava.
Papa Urbano VIII, essendo stato presente ad una sua estasi, affermò che, se Giuseppe fosse morto prima di lui, egli avrebbe testimoniato ciò che aveva visto. 

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Poteva accadere che egli stese pregando dinanzi ad una statua in giardino, ed ifrati lo vedessero sollevarsi in aria, ancora inginocchiato. Altre volte gli succedeva nel refettorio, e rimaneva sospeso nell'aria con il piatto fra le mani oppure, mentre mendicava nelle campagne, poteva improvvisamente volare su di un albero. Una volta, mentre alcuni operai stavano per piantare un'enorme croce di pietra in una cavità, Giuseppe si sollevò sopra di loro, prese la croce e la sistemò nella sua base.
 Nel 1645, quando viveva nel Sacro Convento di Assisi, l'Ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, l'Alto Ammiraglio di Castiglia, conversò con lui nella sua cella e poi gli chiese di parlare anche con sua moglie. Giuseppe scese in chiesa, vide una statua della Madonna sull'altare e volò direttamente ai suoi piedi, volando al di sopra degli astanti.  Dopo un pò , fece ritorno sul pavimento e poi alla propria cella, senza aver detto nulla alla moglie dell'Ammiraglio ed al loro numeroso seguito.
 Una folla incessante gli chiedeva aiuto e consiglio ed egli convertì molta gente ad una vita veramente cristiana.  Ad Assisi, il duca di Brunswick ed Hanover, dopo avergli fatto visita, abbandonò il luteranesimo per diventare cattolico.  Giuseppe compì molti miracoli, specialmente fra la povera gente.  Toccava occhi ciechi, ed essi vedevano, prendeva in braccio un bambino malato e lo guariva, trascrisse la benedizione di S.Francesco e tale foglio, fatto circolare in paese, compì meraviglie.
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 Quando i confratelli venivano a parlargli, egli leggeva immediatamente nei loro pensieri, e talvolta apprendeva molto più di quanto essi avrebbero voluto.  Una mattina entrò in chiesa per dire la Messa ed annunciò che il Papa era morto durante la notte.   Fece lo stesso annuncio altre due volte, per le morti di Urbano VIII ed Innocenzo X. 

L'Inquisizione
 Sfortunatemante, c'erano alcuni confratelli che non credevano in queste cose  "impossibili ed incredibili".  Inoltre, Giuseppe non sembrava il tipo di persona a cui simili cose potessero accadere... anzi, egli era in genere un problema per la comunità. Quindi, era un impostore!  Fu denunciato al Vicario Generale, che prestò fede alle accuse, per cui Giuseppe fu convocato dagli inquisitori di Napoli.   Nell'ottobre 1638, lasciò il convento "La Grottella" e si trasferì a Napoli, nel monastero francescano conventuale "San Lorenzo Maggiore".  Si sparse la voce che un santo abitava lì ed una enorme folla di napoletani si accalcò intorno al convento.  Giuseppe aveva timore di entrare nel Tribunale dell'Inquisizione, ma S.Antonio da Padovagli apparve e lo incoraggiò.   Fu interrogato, ed andò anche in estasi, rimanendo sospeso nell'aria.
 Gli inquisitori non riuscirono ad accusarlo di nulla, quindi lo mandarono a Roma, affinchè il Ministro Generale dell'Ordine lo esaminasse ulteriormente.  Il Ministro si rese conto dell'umiltà di Giuseppe, cominciò a dubitare della veridicità delle accuse e lo portò dinanzi al Papa.   Alla fine, nulla fu provato contro Giuseppe, ma il Tribunale dell'Inquisizione decise di tenerlo comunque sotto stretta sorveglianza.  Fu mandato da un convento isolato all'altro, e trattato con il massimo rigore. 
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Sotto minaccia di scomunica, gli fu proibito di parlare a chiunque, ad eccezione dei religiosi che gli stavano intorno.  La spiegazione non è molto chiara.  Forse l'Inquisizione non giudicava abbastanza prudente permettere a Giuseppe, con i suoi misteriosi poteri ed il suo strano carattere, di gironzolare a suo piacimento.  Egli visse dal 1639 al 1653 nel Sacro Convento di Assisi.  Nel luglio 1653, fu improvvisamente trasferito nel solitario convento cappuccino di "Pietrarubbia", vicino Pesaro, e poi fu mandato in un altro "nascondiglio", il monastero di "Fossombrone", sempre vicino Pesaro.

Gli ultimi anni e la morte
Giuseppe non sapeva, nè chiese mai, ma sicuramente si chiedeva  perchè era stato separato dai conventuali e mandato presso i cappuccini.  Tuttavia, conservò il suo spirito gioioso e rassegnato, sottomettendosi fiduciosamente alla Divina Provvidenza.
Fu tenuto sempre in stretta clausura e gli era pefino proibito scrivere o ricevere lettere.  Trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita come se stesse in prigione, tenuto lontano dalle folle che insistevano nel cercarlo.
Nonostante tutte queste accortezze, non riuscirono a tenerlo nascosto, ed i pellegrini scoprivano sempre i suoi nascondigli.
Il 10 luglio 1657, sei anni prima della sua morte, Giuseppe fu restituito ai confratelli conventuali e mandato nel convento della cittadina dii Osimo,  in provincia di Ancona, nelle Marche, vicino ad una delle capitali mondiali della fede: Loreto.  (Secondo la tradizione religiosa, la casa natale di Cristo fu traslata qui dagli angeli, o più semplicemente fu...  "teletrasportata" da Nazareth al territorio di Ancona).
Giuseppe praticò la penitenza ed il digiuno a tal punto che osservò sette Quaresime di 40 giorni ogni anno, e durante la maggior parte di esse, non toccò cibo ad esclusione del mercoledì e della domenica.
Celebrò la Messa per l'ultima volta il 15 agosto 1663 e morì il 18 settembre.  La gente accorse per vederlo, toccarlo e tagliare un pezzetto della sua santa tonaca.
I confratelli dovettero nascondere il suo corpo, per proteggerlo dalla folla.  Ora è nella cripta della Basilica a lui dedicata.
Fu beatificato da Benedetto XIV il 24 febbraio 1753, e canonizzato il 16 luglio 1767 da Clemente XIII.  E' il santo patrono degli studenti, dei piloti e di chi viaggia con l'aereo.  La sua ricorrenza è il 18 settembre.



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Basilica - Osimo (Ancona)

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Cr
ipta - Osimo 

(Ancona
AVE MARIA PURISSIMA!

martedì 5 agosto 2014

"Salve, Regina / rosa senza spina, / giglio d'amore, / Madre del Signore, / prega per me, / che io non muoia da peccatore"


"Salve Regina, rosa senza spina"




San Giuseppe da Copertino è uno dei Santi che maggiormente ha coltivato la devozione alla Vergine. A volte gli bastava uno sguardo ad un'immagine di Gesù e di Maria per andare in estasi e sollevarsi da terra.

La Madonna fu al centro della sua vita spirituale, a partire dall’infanzia, quando, ammalatosi seriamente, fu condotto dalla madre al vicino Santuario mariano su un giumento, e lì, dopo aver impetrato la grazia della guarigione, era stato unto dalla lampada votiva della Vergine, che non solamente l’aveva guarito ma preso sotto la sua speciale protezione con parecchi interventi eccezionali, in molte circostanze della sua vita.

Tanti accorrevano a lui per consiglio o per la guarigione dalle loro malattie, e a tutti il Santo consigliava di pregare Dio e soprattutto le litanie della Madonna, che egli non mancava mai di recitare prima dell’inizio di ogni celebrazione eucaristica. 
Era anche solito recitare quattro ‘Salve, Regina’ e quattro ‘Magnificat’ per onorare i quattro privilegi di Maria: l’Immacolata Concezione, la Maternità Divina, la Maternità indolore e la Maternità verginale.

San Giuseppe da Copertino vedeva Maria nelle sue estasi e traduceva la sua contemplazione in mistica poesia, componendo molte strofe semplici e appassionate in onore di lei, dove lasciava traboccare le effusioni più tenere del suo cuore.


"Salve, Regina / rosa senza spina, / giglio d’amore, / Madre del Signore, / prega per me, / che io non muoia da peccatore", dice una delle sue strofe più belle dedicate alla Madre di Dio. L’avrebbe recitata, col fiato corto dell’agonia, anche negli ultimi istanti della vita, preparandosi con ogni fibra del suo spirito all’incontro con Dio.