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venerdì 11 novembre 2022

FILOCALIA




14. È detto: Vi annunzio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo,

non per «parte» del popolo; e: Tutta la terra ti adori e salmeggi a te; non

deve farlo infatti solo una parte della terra. E il salmeggiare non è per quelli

che gemono ma per quelli che stanno di buon animo. Se dunque così stanno

le cose, non perdiamo mai la speranza, ma attraversiamo di buon animo la

presente vita con il pensiero di questa gioia e di questa letizia. Soltanto,

temperiamo l’allegrezza con il divino timore, come è detto: Esultate nel

Signore con timore. E infatti quelle che erano con Maria corsero via dalla

tomba con timore e gioia grande: forse un giorno anche noi ci slanceremo

fuori della nostra tomba spirituale con spavento e gioia. Sarei stupito infatti

se avvenisse senza timore, perché nessuno è esente da peccato, fosse anche

Mosè o Pietro Apostolo: in chi è simile a loro tuttavia il divino amore vince

e caccia fuori il timore al momento dell’esodo.


15. Se, mentre sei ancora nelle passioni, per aver creduto con tutto il

cuore, umilmente, ricevi il carisma della impassibilità, hai la testimonianza

della scrittura: Oggi - dice infatti - sarai con me nel Paradiso; e: La tua fede

ti ha salvato, va’ in pace, nella pace della beatissima impassibilità, e altre

cose di questo genere, come: L’uva matura al tempo della semina, e: Vi

avvenga secondo la vostra fede.


16. Quando, penosamente orientati alle passioni, siamo più

violentemente tormentati dai demoni con turpi pensieri, allora ancor più

rafforziamo la nostra fede nel Signore, e rinsaldiamo la speranza nei beni

eterni promessi. I nemici per la loro invidia si danno da fare perché noi

veniamo privati di questi beni ed estraniati da essi: se infatti non fossero

grandemente eccellenti, i demoni non brucerebbero di una tale invidia nei

nostri confronti da saettarci di continuo con i pensieri sordidi. Con questo

credono di soddisfare la loro follia, pensano di trascinarci alla disperazione

con questo insostenibile, lungo tormento.


17. Alcuni definiscono l’azione come veracissima conoscenza.

Studiatevi dunque di mostrare fede e conoscenza piuttosto con le opere: chi

infatti si è accecato affidandosi alla conoscenza soltanto, udrà la parola:

Confessano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere.


18. Il più delle volte, al tempo delle feste, delle sante sinassi e

soprattutto quando uno sta per accostarsi alla Mensa mistica, proprio allora

i demoni cercano di contaminare l’asceta con turpi fantasmi e col flusso del

seme: ma neppure così possano ferire o snervare chi è abituato a portare

tutto con costanza e generosità. E non si vantino contro di noi i gobbi quasi

fossero dritti.

FILOCALIA 368...

venerdì 28 ottobre 2022

FILOCALIA


 

SULLE QUATTRO VIRTÙ DELL’ANIMA

Le forme della sapienza sono quattro. Prudenza, cioè conoscenza delle cose

che vanno fatte e di quelle che non vanno fatte, e stato di veglia

dell’intelletto. Temperanza, cioè avere un sentire integro, in modo da poter

mantenere se stessi estranei a ogni opera, pensiero e parola non graditi a

Dio. Fortezza, cioè forza e costanza nelle fatiche e nelle prove secondo Dio.

Giustizia, cioè distribuzione che assegna a tutto ciò in eguale misura.

Queste quattro virtù capitali provengono così dalle tre potenze

dell’anima: dal pensiero - cioè dall’intelletto - due, prudenza e giustizia,

cioè discernimento; dalla potenza concupiscibile la temperanza, e da quella

irascibile la fortezza. Ciascuna di esse sta in mezzo tra due passioni contro

natura. 

La prudenza sta al di sopra dell’alterigia e al di sotto della stoltezza.

La temperanza, al di sopra della stupidità e al di sotto della sfrenatezza. 

La fortezza, al di sopra della temerarietà e al di sotto della paura. 

La giustizia, al di sopra dell’insufficienza e al di sotto della sovrabbondanza. 

Le quattro

virtù sono un’immagine dell’uomo celeste, e le otto passioni un’immagine

dell’uomo terrestre. Dio conosce con esattezza tutte queste cose, come

conosce le cose passate, presenti e future, e in parte le conosce chi,

conforme alla grazia, impara da Dio le opere sue ed ottiene di essere a

immagine e somiglianza di lui. 

Chi infatti dice di conoscerle come si deve,

soltanto per averne udito parlare, mente. Poiché l’intelletto dell’uomo non

può mai ascendere al cielo senza Colui che ve lo conduce per mano e

neppure, se non è asceso e non ha contemplato, può dire ciò che non ha

visto. Ma se uno ha ascoltato qualcosa dalla Scrittura, deve dire soltanto

quello che gli viene dall’aver udito, con riconoscenza, e deve confessare il

Padre del Verbo, come disse il grande Basilio. Senza presumere di avere la

conoscenza, deve restare al di sotto di ciò che non conosce. Il presumere,

infatti, non concede di divenire ciò che si presume, dice san Massimo.

Esiste una ignoranza lodevole, come dice il Crisostomo, che è quella di

sapere che non si sa. E c’è un’ignoranza che supera ogni ignoranza, che è

quella di non sapere che si ignora. C’è anche una falsa conoscenza che

consiste nel credere di sapere, mentre non si sa nulla, come dice l’Apostolo.


SULLA CONOSCENZA PRATICA

Vi è una conoscenza verace e un’ignoranza assoluta: ma il meglio è la

conoscenza pratica. Poiché che cosa giova all’uomo avere anche tutta la

conoscenza, e anzi riceverla per grazia da parte di Dio, come Salomone - ed

è impossibile che vi sia mai un altro come lui - se poi se ne va al castigo

eterno? Che gli giova, se con le opere e una fede salda non riceve piena

certezza mediante la testimonianza della coscienza di essere liberato dal

castigo futuro, perché non ha da condannare se stesso per aver trascurato

qualcosa che, per quanto gli era possibile, doveva fare, come dice san

Giovanni il Teologo: Se il cuore non ci condanna, abbiamo franchezza nei

confronti di Dio? Ma in realtà, come dice san Nilo, non ci condanna perché

la coscienza stessa è stata ingannata, resa fiacca per l’oscuramento delle

passioni, come dice anche il Climaco. Infatti, soltanto la malvagità oscura

l’intelletto - dice il grande Basilio - e la presunzione lo rende cieco e non gli

concede di diventare ciò che presume. Ma che diremo allora di quelli che,

schiavi delle passioni, credono di avere una coscienza pura? Tanto più se

guardiamo l’apostolo Paolo, che aveva in sé il Cristo, e che dice a fatti e a

parole: Non ho coscienza di nulla - di una colpa, cioè - ma non per questo

sono giustificato.

Poiché, per grande insensibilità, siamo in molti a credere di essere

qualcosa mentre non siamo nulla. Ma, dice l’Apostolo, quando dicono:

«Pace», allora viene su di loro la rovina: perché non avevano pace, ma

parlavano credendo di aver pace, dice il Crisostomo, per la loro grande

insensibilità. San Giacomo, il fratello di Dio, dice, di questi tali, che sono

divenuti immemori del loro peccato, e così un gran numero di superbi non

si accorgono di essere tali, dice il Climaco, presumendo di possedere

l’impassibilità.

Anch’io dunque, tremando per la paura di essere ancora dominato dai

tre giganti del diavolo di cui ha scritto san Marco l’Asceta - cioè la

noncuranza, l’oblio e l’ignoranza - e nel timore che, ignorando la mia

misura, io mi ritrovi fuori dalla retta via - come dice sant’Isacco - ho scritto

la presente raccolta. Poiché se uno odia il rimprovero manifesta in modo

evidente la passione della superbia, dice il Climaco mentre chi ad esso

aderisce, è sciolto dai lacci. Anche Salomone dice: Se uno stolto ricerca la

sapienza, ciò gli sarà computato come sapienza. Ho perciò messo in

principio anche i nomi dei libri e dei santi per non dire ad ogni parola di chi

è e così allungare il discorso. I santi padri hanno spesso scritto le parole

delle sacre Scritture così come stanno. Questo ha fatto Gregorio il Teologo

con le parole di Salomone, e molti altri allo stesso modo. Anche il

Logotèta, Simeone Metafraste, ha detto a proposito del Crisostomo: «Non

è giusto lasciare le sue parole per dire le mie». Eppure lo avrebbe potuto,

perché tutti i padri hanno ricevuto dallo stesso Spirito santo. Invece per

certe parole gli stessi padri indicano l’autore quasi adornandosi di queste

citazioni per amore dell’umiltà, preferendo le parole delle Scritture; altre le

lasciano anonime perché essendo tante, il discorso si prolungherebbe

troppo.

AMDG et DVM

giovedì 20 ottobre 2022

La FILOCALIA...- Marco l'asceta.

 MARCO L’ASCETA

II nostro santo Padre Marco l’Asceta fiorì intorno al 430. Fu discepolo di

san Giovanni Crisostomo, secondo Niceforo Callisto, volume II libro 14,

cap. 53, e fu contemporaneo di san Nilo e di Isidoro Pelusiota, quei

famosissimi asceti. Uomo laborioso e dedito alla meditazione delle sacre

scritture, compose molti discorsi pieni di ogni sorta di istruzioni e di utilità.

Niceforo Callisto ne ricorda trentadue, ora non più reperibili, che

insegnano tutte le vie della vita ascetica. Si sono salvati solo otto dei suoi

discorsi, diversi da quelli ricordati: questi li ricordano Callisto e il critico

Fozio, al codice 200, pag. 268. 

Di questi sono stati collocati qui il primo,

riguardante la legge spirituale, e il terzo, riguardante quelli che credono di

essere giustificati mediante le opere, suddivisi in chiari capitoli, e l’ottavo

indirizzato al monaco Nicola, quanto più utili degli altri e riguardanti tutti

la legge spirituale.

Gli scritti di Marco sono ricordati anche dal santo martire Pietro di

Damasco, da san Gregorio di Tessalonica, da Gregorio il Sinaita, dal

santissimo Patriarca Callisto, da Paolo Everghetinòs e da molti altri padri:

avendo essi letto queste cose spingono anche noi alla stessa lettura.

Anche la santa Chiesa di Cristo onora Marco facendone memoria il 5

marzo e proclamando le sue lotte ascetiche, la sua sapienza nei discorsi e

la grazia dei miracoli a lui concessa dall’alto.

*

Tuttora non si sa di lui quasi nulla. Pare appunto sia stato

contemporaneo di Nilo di Ancira e come lui discepolo di Giovanni

Crisostomo, e che sia stato abate di un monastero di Ancira prima di

ritirarsi a vita eremitica in Palestina.

La legge spirituale

1. Poiché avete più volte espresso il desiderio di sapere come è la legge spirituale secondo l’Apostolo e quali siano la conoscenza e l’attività di quelli che la vogliono custodire, noi ne diremo dunque ciò che è nelle nostre possibilità.


2. Primo: sappiamo che Dio è il principio, il centro e il fine di ogni

bene. E il bene è impossibile operarlo o crederlo se non nel Cristo Gesù e

nello Spirito santo. 


3. Ogni bene è dono del Signore, in conformità alla sua dispensazione:

chi così crede, non lo perderà.


4. La fede salda è una forte torre. E Cristo diviene il tutto per colui che

crede.


5. Colui che sta al principio di ogni bene sia al principio di ogni tuo

proposito, affinché ciò che devi fare sia secondo Dio.


6. Chi è di umile sentire ed ha un’attività spirituale, quando legge le

sacre scritture riferisce tutto a se stesso e non agli altri.


7. Supplica Dio perché apra gli occhi del tuo cuore e tu veda il

guadagno della preghiera e della lettura capita nell’esperienza.


8. Chi ha qualche carisma spirituale e ha compassione di quelli che non

l’hanno, custodisce il suo dono grazie a questa compassione. Chi è vanitoso

lo perderà, sotto i colpi dei pensieri di vanità.


9. La bocca di chi ha umile sentire, parla la verità: chi invece

contraddice alla verità è simile a quel servo che colpì il Signore alla

guancia.


10. Non essere discepolo di chi loda se stesso affinché tu non impari superbia in luogo di umiltà.


11. Non si innalzi il tuo cuore per riflessioni relative alla scrittura,

perché non ti accada di cadere con l’intelletto nelle mani dello spirito di

bestemmia.


12. Non tentare di risolvere un affare difficile con la contesa, ma

mediante ciò che ti promette la legge spirituale, mediante pazienza,

preghiera e speranza senza oscillazioni.


13. Chi prega con il corpo ma non ha ancora la conoscenza spirituale è

un cieco che grida: Figlio di Davide, abbi pietà di me.


14. Colui che un tempo era cieco, una volta recuperata la vista e veduto

il Signore, lo adorò confessandolo non più «figlio di Davide», ma «Figlio di

Dio».


15. Non innalzarti quando versi lacrime durante la preghiera: è Cristo

che ha toccato i tuoi occhi e tu hai riacquistato la vista spirituale.


16. Chi, a imitazione del cieco, ha gettato via il mantello e si è

avvicinato al Signore, diventa suo seguace e araldo dei dogmi più perfetti.


17. La malizia, esercitata nei pensieri, rende il cuore insolente; ma

quando è eliminata mediante la continenza e la speranza, lo fa essere

contrito.


18. Vi è un’equa e benefica contrizione del cuore che lo porta alla

compunzione; ve ne è un’altra disordinata e nociva che lo porta a

prendersela con se stesso.


19. Veglia, preghiera e sopportazione di quanto ci accade, costituiscono

un’afflizione che non danneggia il cuore, ma anzi gli è di vantaggio: purché

per la cupidigia non spezziamo la coesione fra queste cose. Chi infatti in

esse persevera, riceverà aiuto anche per il resto. Chi invece le trascura e le

separa, al momento della morte avrà sofferenze intollerabili.


20. Un cuore che ama i piaceri diviene nell’ora della morte prigione e catena per l’anima; quello che ama la fatica, è una porta aperta.


21. Porta di ferro che conduce alla città è un cuore duro: ma si apre

automaticamente per chi è nella pena e nell’afflizione, come quella porta

fece con Pietro.


22. Molti sono i modi della preghiera, l’uno diverso dall’altro: ma

nessuno di essi può essere dannoso, purché, anziché trattarsi di preghiera,

non si tratti di operazione diabolica.


23. Un uomo che voleva compiere il male, prima pregò mentalmente

come d’abitudine e, impedito a compierlo per divina dispensazione, rese

grazie ampiamente.


24. Quando Davide voleva uccidere Nabal del Carmelo, al ricordo della

retribuzione divina, fu impedito nel suo proposito e rese ampie grazie.

Sappiamo anche quello che fece quando si dimenticò di Dio e come non

intendesse desistere finché non fu riportato dal profeta Natan al ricordo di

Dio.


25. Nell’ora in cui ti ricordi di Dio, abbonda nella preghiera, perché

quando tu ti dimenticherai di lui, sia il Signore a ricordarsi di te.


26. Leggi le sacre scritture e comprendi ciò che vi si trova nascosto.

Perché tutto ciò che è stato un tempo scritto, è stato scritto a nostro

ammaestramento.


27. La fede è detta nelle scritture sostanza delle cose sperate, e quelli

che non riconoscono l’inabitazione del Cristo sono detti reprobi.


28. Come l’idea si fa conoscere mediante le opere e le parole, così

anche la retribuzione futura mediante le operazioni del cuore.


29. Un cuore pietoso otterrà certo la pietà: in caso contrario si ha la

conseguenza corrispondente.


30. La legge della libertà insegna ogni verità: molti la leggono secondo scienza, ma pochi la comprendono, nella misura cioè in cui mettono in opera i comandamenti.


31. Non cercare la sua perfezione nelle virtù umane: perché non la si

trova perfetta in esse. La sua perfezione infatti è nascosta nella croce del

Cristo.


32. La legge della libertà è letta in forza di una scienza vera, è compresa

mettendo in opera i comandamenti, ma trova la sua pienezza in forza della

misericordia del Cristo.


33. Quando in coscienza ci sforzeremo di attuare tutti i comandamenti

di Dio, allora conosceremo la legge immacolata del Signore; conosceremo

come essa venga da noi perseguita mediante le nostre buone azioni, ma non

possa trovare compimento negli uomini senza la misericordia di Dio.


34. Quanti non si considerano debitori nei confronti di ciascuno dei

comandamenti del Cristo, leggono la legge di Dio solo col corpo, senza

comprendere ciò che dicono né quello che danno per certo. Per questo

credono di poterla adempiere con le opere


35. Accade vi siano cose che appaiono buone mentre vengono fatte,

eppure lo scopo di chi le compie non mira al bene; e ve ne sono altre che

appaiono cattive, eppure lo scopo di chi le compie tende al bene: e questo

non avviene soltanto per le opere, ma anche per le parole che possono venir

dette nel modo di cui sopra. Alcuni poi cambiano la cosa per inesperienza o

ignoranza, chi per una cattiva intenzione, chi per uno scopo pio.


36. Chi ostenta lodi nascondendo calunnia e critica non è facilmente

scoperto dai più semplici. Come lui è anche il vanaglorioso che si atteggia a

umile. Questi tali, dopo aver molto alterato la verità con la menzogna, alla

fine vengono fatti allontanare e sono confutati dalle opere.


37. C’è chi fa un’opera che si manifesta buona, per esser utile al

prossimo; e c’è invece chi è spiritualmente avvantaggiato non facendola.

38. Vi è il rimprovero fatto per cattiveria e per vendetta, ve ne è un altro

fatto nel timore di Dio e nella verità.


39. Non muovere rimproveri a chi ha lasciato il peccato e fa penitenza.

E se dici di rimproverare secondo Dio, allora prima manifesta i tuoi mali

personali!


40. Dio dà principio a ogni virtù, come il sole sta all’origine della luce del giorno.


AVE MARIA!

sabato 1 ottobre 2022

FILOCALIA

Capitoli vari sulla teologia e l’economia, sulla virtù e il vizio

II Centuria 

...


14. Chi è principiante nella pietà e viene ammaestrato circa le opere

della giustizia, si occupa soltanto di compiere la pratica, con ogni

ubbidienza e fede, mangiando, come carni, gli aspetti esteriori delle virtù,

seguendo cioè la pedagogia dei costumi. Le ragioni dei comandamenti,

nelle quali sta la conoscenza dei perfetti, le lascia a Dio nella fede, perché

non può per il momento protendersi a tutta la grandezza della fede.

15. Il perfetto, che ha oltrepassato non solo la categoria dei principianti,

ma anche quella dei proficienti, non ignora le ragioni di ciò che egli compie

conforme a un comandamento. Al contrario, prima beve i comandamenti in

spirito, poi mangia, mediante le opere, tutta la carne delle virtù, assumendo

nella conoscenza dell’intelletto il movimento di ciò che avviene conforme

alla percezione sensibile.

16. Il Signore ha detto: Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia,

cioè prima di tutto la conoscenza della verità e poi l’esercizio dei modi di

condotta convenienti. Con ciò ha mostrato chiaramente come i credenti

debbano cercare solo la divina conoscenza e la virtù che la adorna con le

opere.

17. Ci sono molte cose che occorrono ai credenti per la conoscenza di

Dio e la virtù: liberazione dalle passioni, sopportazione delle prove, ragioni

delle virtù, attuazione dei costumi [virtuosi], sradicamento della

propensione dell’anima nei confronti della carne, eliminazione del rapporto

che lega la percezione sensibile alle cose sensibili, separazione perfetta

dell’intelletto da tutte le creature. E ci sono innumerevoli altre cose

necessarie per allontanarsi dal male e dall’ignoranza e realizzare

conoscenza e virtù. Bene dunque il Signore ha detto: Tutto quanto

chiederete… credendo, lo riceverete, dichiarando così che i credenti devono

cercare e chiedere con scienza e fede soltanto quelle cose che sono rivolte

alla conoscenza di Dio e alla virtù. Queste infatti sono cose che giovano e

certamente il Signore le dà a quelli che le chiedono.

18. Chi dunque a motivo della sola fede - cioè a motivo della unione

immediata con Dio - tutto cerca in vista di questa unione, certamente

riceverà. Ma chi senza questa motivazione cercasse sia altre cose o le

suddette, non riceverebbe; come infedele, nella sua incredulità, servendosi

delle cose divine per la propria gloria.

AMDG et DVM

mercoledì 28 settembre 2022

UN ASSAGGIO DELLA FILOCALIA



149. Se mentre fai la preghiera nella tua cella qualcuno bussa alla porta, aprigli, siediti e parlagli umilmente, qualunque argomento ti proponga di quelli che recano giovamento. E se è gravato dalla tribolazione, studiati di prestargli cura, a parole e a fatti. 

Quando se ne va, chiusa la porta, riprendi la preghiera e terminala. Infatti è proprio della riconciliazione anche la cura di quelli che vengono. Non bisogna però fare ciò se si tratta di argomenti mondani, ma intrattenersi in modo da adempiere alla preghiera. 

150. Se mentre preghi ti coglie la paura o odi dello strepito, o risplende come una luce, o accade qualcosa d’altro, non atterrirti ma persisti nella preghiera, ancora più intensamente, giacché quel che accade è turbamento, terrore e sbigottimento da parte dei demoni, perché tu ti lasci andare e abbandoni la preghiera, e in seguito, quando ciò sia divenuto abitudine, essi possano impossessarsi di te.         Se invece, portata a termine la preghiera, risplende per te un’altra luce che è impossibile descrivere e l’anima si riempie di gioia, e sopravviene il desiderio di beni migliori e lo scorrere delle lacrime insieme a compunzione, sappi che questa è visita e soccorso divino. E se indugi a lungo per il fatto che più nulla ti è accaduto durante il continuo scorrere delle lacrime, imprigiona il tuo intelletto in qualcosa di corporeo e in questo umiliati. 

Ma bada di non abbandonare la preghiera, per timore dei nemici, e invece, come un bambino spaventato da degli spauracchi fugge nelle braccia della madre o del padre e respinge il timore di quelli, così anche tu, correndo da Dio, con la preghiera, sfuggirai alla paura dei nemici. 


https://www.famigliafideus.com/wp-content/uploads/2021/02/LA-FILOCALIA-Autori-Vari.pdf

AMDG et DVM

martedì 27 settembre 2022

Testi di ascetica e mistica della chiesa orientale

 


Filocalia 1 (prima parte)


ATTENZIONE! Il testo che segue è di proprietà del curatore e dell’editore. Esso è stato reperito in Rete dall’amministratore di Terra di Nessuno e viene messo a disposizione dei lettori esclusivamente per il suo uso nella preghiera e a fini di studio. Il webmaster di Terra di Nessuno s’impegna a rimuovere immediatamente il testo qualora i legittimi proprietari ne facessero richiesta.

Giampiero Tre Re. Webmaster.

FILOCALIA 1 (PRIMA PARTE)

Testi di ascetica e mistica della chiesa orientale
a cura di Giovani Vannucci
libreria editrice fiorentina

Al P. Raffaello Taucci che nello smarrimento dei tempi ha conservato l’immagine del monaco vero

1989
Libreria Editrice Fiorentina – 50132 Firenze


INTRODUZIONE

Il libro «Relazioni di un Pellegrino» pubblicato dalla nostra casa, mise a conoscenza dei lettori il libro della Filocalia, quale guida incomparabile della preghiera ininterrotta. In questo primo volume presentiamo la traduzione di alcuni testi della Filocalia che parlano della preghiera ininterrotta in modo più generale; ci promettiamo di tradurre, in un secondo volume, quei testi che ne descrivono la tecnica.

Filocalia significa «amore della Bellezza»; non della bellezza – calia – intesa esteticamente ma religiosamente, nel significato del risveglio della coscienza nella pienezza dell’Essere. La «Bellezza» infinita di Dio si rivela al cuore dell’uomo che perviene al culmine dell’esperienza orante, come ardente pienezza dell’Essere; beatitudine armoniosa; amore e pace; annullamento dei limiti della creatura nel mistero divino; vita, gioia, libertà. «Ch’io sia ammaliato dalla tua Bellezza, ch’io sia attratto vicino a te, che l’incandescenza dell’amore puro, penetrando nella roccia del mio essere, lo trasformi in un puro rubino». (Y. Rumi).

Il fuoco centrale che guida i monaci, la cui esperienza è riportata nella Filocalia, è la ricerca del Centro Vivente, del Cuore che, unificando ed esaltando tutte le energie dell’uomo, lo pone al di fuori del disordine e dello smarrimento. Il Centro vivente, sperimentato dai monaci, nella loro realtà personale e in quella cosmica, è la Parola eterna discesa nella carne e porta un Nome, superiore ad ogni altro nome: Gesù il Signore. Nella vivente realtà di Gesù Cristo, la creatura umana, pur immersa nelle scomposte forze oscure della carne, ritrova l’ordine e la bellezza armoniosa dell’uomo creato a somiglianza di Dio. Bellezza armoniosa che, una volta raggiunta, riunisce gli elementi spirituali e carnali dell’uomo in una forma perfetta che è l’epifania della Bellezza divina. a L’uomo nella Bellezza armoniosa diviene incandescente d’amore verso l’intero creato, ama gli uomini, gli uccelli, le bestie,- i demoni. Prega per i rettili con pietà sconfinata. Pur condannato dieci volte al giorno al rogo, vive nell’amore degli altri, e non dice mai: basta!». (Isacco di Siria).

L’uomo non è soltanto terra e fango, ma cielo e luce; non solo carne e pesantezza, ma coscienza segnata dalla vocazione di un’incomparabile ascesa. «Ospitiamo in noi delle bestie selvagge; ma ogni creatura ragionevole, uomo o donna che sia, possiede la capacità di amare Dio e gli esseri» (S. Antonio).

AVE MARIA!

mercoledì 14 ottobre 2020

FILOCALIA



FILOCALIA 

28. Le operazioni del monaco sono: 

la libertà dalle agitazioni della carne; 

il travaglio del fisico per raggiungere la regione della preghiera; 

il ricordo mai interrotto di Dio nel cuore.


29. La preghiera É una cosa, e la contemplazione É un'altra, benchÉ la preghiera e la contemplazione si generino a vicenda. 

La preghiera É il seme, la contemplazione il raccolto: quando il mietitore contempla ammirato l'ineffabile visione delle belle spighe cresciute dai piccoli spogli chicchi che ha seminato.


30. Il Salvatore incominciò la redenzione col digiuno. Similmente tutti quelli che lo seguono, pongono su questo fondamento il principio della loro pugna, il digiuno É l'armatura allestita da Dio. Chi lo trascura non eviterà la sconfitta : Se Colui che fece la legge digiunò, chi É sottoposto alla legge, potrà esimersi dal digiunare ? 

Per questo la stirpe umana non conobbe vittoria prima del digiuno, e lo spirito del male non fu mai sopraffatto dalla nostra natura; fu l'arma del digiuno a privare Satana di ogni vigore fin da principio. 

Il Signore Gesù fu il condottiero e il primo esempio di questa vittoria, che pose la prima corona di vittoria sopra il capo del genere umano. Lo spirito del male quando vede che uno di noi possiede tale arma, subito É preso da spavento e ricorda come il Salvatore lo sconfisse nel deserto, e la sua forza si consuma su quest'armatura dataci dal nostro condottiero. Chi veste l'armatura del digiuno É sempre acceso di zelo. Mediante il digiuno l'uomo rimane saldo, senza tentennamenti di mente, durante l'assalto delle violente passioni.

AMDG et DVM

mercoledì 9 settembre 2020

FILOCALIA

 


Seconda centuria sull'amore

2. La mente che indugia a lungo in qualche oggetto sensibile, può esser certa che rimarrà presa da un movimento passionale nei suoi riguardi, o desiderio, o rimpianto, o inquietudine, o rancore. Non sarà libera da passioni finch‚ non lo contemplerà con distacco, come di niuna importanza.

3. La passione, prendendo possesso della mente, la fa aderire alle realtà materiali, separandola da Dio, la costringe ad occuparsi di esse. Quando l'amore di Dio s'impossessa della mente, tronca tutti i legami con le creature esteriori, convincendola del nullo valore di esse e della loro dipendenza dal tempo.

4. L'operazione dei comandamenti É di rendere semplice la rappresentazione delle cose materiali; l'operazione della lettura sacra e della contemplazione, É di liberare la mente dalla materia e dalla forma; il resultato di esse operazioni É la preghiera senza distrazione.

5. L'operazione della via ascetica, non É sufficiente a liberare in maniera tale la mente dalle forze passionali cosicch‚ possa pregare senza distrazione; É necessario il compimento della contemplazione spirituale. La prima via, libera la mente dall'intemperanza e dalla perfidia, la seconda dalla dissipazione e dall'ignoranza; in questo modo l'uomo raggiunge il potere della preghiera vera.

6. Due sono gli stati supremi della preghiera pura: uno proprio degli uomini impegnati nella via ascetica, l'altro appartiene ai contemplativi. Il primo nasce nell'anima dal timore di Dio e dalla santa speranza; l'altro dall'amore di Dio e dalla perfetta mondezza del cuore. I segni del primo stato sono: l'unificazione della mente mediante la liberazione da tutti i pensieri mondani, la preghiera libera da distrazioni e da turbamenti mediante la sensazione della presenza effettiva, com'É in realtà, di Dio. I segni del secondo stato sono: il rapimento in spirito nell'infinita luce divina durante l'elevazione della preghiera, e la perdita di ogni sensazione sia di se stessi come di ogni altra creatura nell'immersione cosciente in Dio che, mediante l'amore, opera questa illuminazione. In questo stato, sollecitato l'orante a comprendere le parole che concernono Dio, riceve una conoscenza pura e luminosa di Lui.

8. Chi respinge da se stesso l'egoismo, padre di tutte le passioni, con l'aiuto di Dio potrà facilmente vincere tutti gli impulsi passionali: l'ira, la tristezza, il rancore e gli altri. Chi É ancora schiavo dell'egoismo, soffrirà del pungiglione delle passioni, anche contro il suo volere. L'egoismo, in ultimo, non É che l'amore appassionato del proprio corpo.

9. L'uomo ama gli altri, siano essi giusti o ingiusti, per queste cinque ragioni: per amore di Dio, come l'uomo virtuoso ama tutti gli uomini ed É riamato anche da chi non É virtuoso; per istinto naturale, come i genitori amano i figli e ne sono riamati; per vanità, come chi e lodato ama chi l'applaude; per interesse, come il ricco e amato dai suoi clienti; per sensualità, chi serve il ventre ama l'imbanditore di festini.



Il primo amore É degno d'encomio, il secondo É amore intermedio, gli altri sono il frutto di movimenti passionali.

10. Se tu hai odio per qualcuno, n‚ amore n‚ odio per altri, e amore moderato per qualcuno e intenso per altri, questa ineguaglianza - t'insegna che sei ancora lontano dall'amore perfetto che accoglie tutti gli esseri con eguale calore.

15. La mente che si volge verso il sensibile apprende le cose attraverso i sensi. N‚ la mente, n‚ l'apprensione naturale delle cose, n‚ le cose stesse, n‚ i sensi sono il male, tutto viene da Dio.



Cos'É allora il male ? Ovviamente É la passione che viene aggiunta all'apprensione naturale delle cose. Quando la mente É in stato di vigilanza, la passione non entra nella apprensione naturale delle cose.

16. La passione É un movimento non conforme alla natura dell'anima; essa nasce dall'amore insensato, o dalla contrarietà irrazionale verso qualcosa di sensibile, o a motivo di, qualcosa di sensibile; 

l'amore insensato del cibo, della donna, del possesso, 

della gloria effimera, o di qualcos'altro di sensibile; 

oppure dalla contrarietà irrazionale delle stesse cose ora menzionate, 

o a motivo di esse.


17. Il male É il giudizio errato sulle cose apprese e l'uso non giusto di esse

Così negli scambi commerciali, per esempio, il giusto discernimento ne vede chiaramente lo scopo fin da principio. Se uno non vede in essi altro che un piacere voluttuoso, erra nel suo giudizio, prendendo il male come bene, e commette abuso...

26. La via ascetica affina la mente nel giusto discernimento; 

la via contemplativa accresce la conoscenza spirituale. 

La prima termina nella capacità di distinguere la virtù dal vizio; 

la seconda introduce l'uomo nella conoscenza delle proprietà degli esseri visibili ed invisibili. 

La mente ottiene il dono della parola di Dio quando sorpassa tutto sulle ali dell'amore e fissa la sua dimora in Dio. Allora la mente, nella misura concessa alle possibilità umane, contempla gli attributi divini.

27. Se vuoi possedere la parola di Dio, non cercare cosa sia Dio in se stesso, ciò non É concesso né a mente umana né a mente angelica. Indica per quanto ti É possibile i suoi attributi: la presenza eterna, l'infinità, l'indescrivibilità, la bontà, la sapienza, e la sua potenza nella creazione, la sua Provvidenza e il suo aspetto di Giudice di tutti. E' già un gran teologo chi scopre qualcosa, anche limitata, di questi attributi divini.

30. L'uomo che ha raggiunto l'amore perfetto e la sommità della liberazione dalle passioni non fa più distinzione tra connazionali e stranieri, credenti e non credenti, schiavi e liberi, uomo e donna. Essendo emerso dalla tirannia delle passioni e vedendo solo l'umana natura osserva con imparzialità gli uomini ed ha le stesse disposizioni verso tutti. In lui “ non c'É più n‚ giudeo n‚ greco, n‚ schiavo o libero, n‚ maschio o femmina, ma tutto in tutti c'É Cristo “ (Gal. 3, 23).


32. Tre energie ci muovono verso il bene: 

i germi di bontà che sono nella nostra natura, i Poteri sacri, la nostra determinazione volontaria al bene. 

I germi sono, per esempio, il trattare gli altri come vogliamo esser trattati noi; la naturale compassione per chi É nel bisogno o nella sofferenza. 

I Poteri sacri, sono quelle presenze che assistono il sorgere e l'attuarsi dei nostri impulsi verso il bene. 

La volontaria determinazione al bene, quando vedendo il bene ed il male scegliamo il bene.



33. Tre forze ci spingono al male: le passioni, i demoni, la determinazione volontaria al male. 

Le passioni, quando desideriamo qualcosa contro la ragione, come il cibo fuori del tempo dovuto o senza averne necessità; quando desideriamo la donna senza intenzione di procreare figli, oppure contro la legge; quando siamo irritati o amari ingiustamente con qualcuno...

I demoni, quando, in un momento di scarsa vigilanza da parte. nostra, scelgono l'opportunità di assalirci e provocano in noi le sopraddette passioni o altre simili. 

Infine la determinazione volontaria al male, quando conoscendo il bene scegliamo il male.

36. In ogni nostra azione Dio guarda le intenzioni, cioÉ se essa É compiuta per vero amore o per altro motivo.

42. Se in modo inaspettato ti piomba addosso una prova, non te la prendere con chi ne É la causa immediata, cerca ]a ragione per cui ti É capitata, e ne avrai un bene. Perch‚, nonostante sia tramite questa persona o un'altra, tu devi bere l'amaro calice dei giudizi di Dio.

6l . Lo stato perfetto della preghiera, dicono, É quando nell'orazione l'anima abbandona la carne e il mondo e si trova liberata da ogni forma materiale. Chi mantiene intatto tale stato É sicuramente giunto alla preghiera senza interruzione.

68. La mente dell'uomo che ha fame, sogna il cibo; quella dell'assetato, la bevanda; la mente del ghiottone, visualizza vari generi di vivande; quella dell'uomo sensuale, figure di donne; quella del vanitoso, plausi umani; dell'avaro, il profitto; dell'uomo maligno, la vendetta per chi l'ha offeso; dell'invidioso, sciagure per chi É oggetto dell'invidia. La stessa cosa capita per le altre passioni; la mente agitata dalle passioni forma immagini passionali, sia in stato di veglia che nel sonno.

69. Quando le onde del desiderio crescono, la mente nel sonno vede le cose che le danno soddisfazione; quando invece cresce la irascibilità vede le cose che le danno timore. Le passioni sono irrobustite dagli spiriti dissacrati che, aiutati dalla nostra negligenza, le stimolano. Le passioni perdono la forza di attacco per l'intervento dei santi Angeli che ci spingono a superarle.

70. Lo stimolo ripetuto del pungiglione del desiderio produce nell'anima un'abitudine invincibile ai piaceri sensuali, e la frequente eccitazione del potere irascibile, rende timida e priva di coraggio la mente. 

La prima abitudine si vince con il lungo esercizio del digiuno, della vigilia e della preghiera;

la seconda con la gentilezza, la comprensione, l'amore e la misericordia.


72. Siccome É più facile peccare col pensiero che con le azioni, così É più difficile combattere contro le rappresentazioni che contro le cose stesse.

73. Le cose sono al di fuori della mente, mentre le loro rappresentazioni sono interiori. Così appartiene alla mente l'uso giusto o errato di esse. L'uso errato delle rappresentazioni É seguito dall'uso sbagliato delle cose.

74. Tre sono le vie attraverso le quali le rappresentazioni passionali delle cose entrano nella mente: 

i sensi, le condizioni del fisico, la memoria. 

Attraverso i sensi, quando una data cosa risveglia la nostra passionalità, impressionando i sensi risveglia i pensieri passionali nella mente. 

Mediante le condizioni del corpo, quando per l'intemperanza nel cibo, o per l'azione dei demoni, o per qualche infermità la nostra parte fisica cambia e ci induce a pensieri passionali o alla ribellione contro la Provvidenza. 

Attraverso la memoria quando la memoria rivivendo le rappresentazioni delle cose che in noi hanno prodotto sentimenti passionali, produce pensieri morbosi nella mente.

78. Non far cattivo uso dei pensieri, altrimenti sarai costretto ad abusare delle cose; perchè se prima non commetti peccato col pensiero non lo potrai commettere con l'azione.

79. L'immagine dell'uomo terreno comprende i vizi principali: leggerezza, viltà, intemperanza, ingiustizia. 

L'immagine dell'uomo celeste esprime le virtù migliori: giusto discernimento, coraggio, castità, giustizia. “Noi che abbiamo portato la prima immagine dobbiamo assimilare anche quella celeste” (I Cor. 15, 49)

82. Alcuni affermano che non esisterebbe il male nelle creature, se un potere estraneo ad esse non le allettasse al peccato. A ben considerare le cose, questo potere non É altro che la nostra negligenza nell'uso conforme a natura dell'attività mentale. 

Chi ha cura di questa attività, sempre compie il bene e mai il male. Se tu vuoi fare altrettanto, liberati da ogni negligenza e sarai libero dal male che É l'uso errato del pensiero, seguito dall'uso errato delle cose.

83. Secondo la natura l'ordine É questo: la nostra mente obbedisca alla parola di Dio, la parte irrazionale del nostro essere sia controllata dalla mente. Se sempre questo ordine verrà eseguito, non ci sarà nelle creature il male, e nulla esisterà per trascinarle al male.

84. Alcune forme di pensiero sono semplici, altre complesse. 

La forma semplice É immune da passionalità, quella complessa É passionale risultando essa composta da una semplice rappresentazione e da un movimento passionale...

75. Le cose che Dio ha concesso a noi uomini sono alcune nell'anima, altre nel corpo, altre attorno al corpo. Nell'anima sono le potenze; nel corpo i sensi e le membra; attorno al corpo, il cibo, le possessioni, il denaro ecc. L'uso giusto o errato di queste cose, e gli effetti che ne derivano, mostrano se siamo virtuosi o no.

76. Alcuni dei sopraddetti effetti si producono nell'anima, altri nel corpo, altri attorno al corpo. 

Nell'anima, la conoscenza e l'ignoranza, la memoria e la dimenticanza l'amore e l'odio, la paura e il coraggio, la gioia e la tristezza. 

Nel corpo, il sollievo e la stanchezza, i sensi vigili e torbidi, la salute e l'infermità e così via. 

In ciò che É attorno al corpo, l'onore e il disonore, la fecondità e la sterilità, le ricchezze e la povertà, e così via. Alcune di queste cose son reputate un male dagli uomini, altre un bene, in realtà nessuna di esse É male, ma diventa male o bene secondo l'uso diverso che ne fa l'uomo.

77. La scienza in se stessa É buona come la salute. Per molti É dimostrato esser più utile il suo contrario. 

La scienza conduce al male l'uomo incosciente, quantunque in se stessa sia cosa buona. 

Cosi la salute, la ricchezza, la gioia non condurranno a nulla di buono il malvagio. Per tali esseri É molto più utile che abbiano il contrario di queste cose, nota che anche i contrari non sono un male in se stessi, quantunque appaiano tali.

92. E' opinione comune che quattro siano le cause che cambiano lo stato del corpo e producono nella mente pensieri passionali o liberi da passionalità: gli angeli, i demoni, l'aria e il cibo. 

Gli Angeli cambiano lo stato del corpo con la parola; 

i demoni con il contatto; 

l'aria con le sue variazioni; 

il cibo con la qualità di ciò che vien mangiato o bevuto, il suo eccesso o la sua insufficienza. 

Inoltre, la memoria può provocare dei cambiamenti, ciò avviene quando l'anima mediante l'udito e la vista fa esperienza di gioia o di dolore. Il ricordo delle reazioni spiacevoli o piacevoli produce un cambiamento nella temperie del corpo, e nella mente sorgono pensieri corrispettivi.

97. La mente pura vede le creature nella loro realtà; la parola evocata dall'esperienza sensibile comunica agli altri ciò che la mente vede; l'orecchio libero da passione riceve la parola nella sua purezza. 

Chi É manchevole di queste tre cose non può fare altro che biasimare chi parla.

100. L'anima purificata dalle passioni e illuminata dalla contemplazione delle cose ultime, dimora in Dio e la sua preghiera É vera.


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giovedì 3 settembre 2020

Filocalia

 


4. - Detti tratti da vari testi

1. Inferno É la tenebra dell'ignoranza che avvolge le creature sensibili, quando hanno perduto la contemplazione di Dio.

3. Vuoi conoscere Dio? Impara a conoscere te stesso.

5. La considerazione che ciascuno ha di sé stesso impedisce la vera conoscenza di s‚.

6. Religioso É colui che in sé stesso non ha mutamento.

7. L'anima pura in Dio É Dio.

8. Se vuoi esser libero dal malcontento, cerca di piacere a Dio.

9. Se vuoi conoscere ciò che sei, non guardare quello che sei stato, ma l'immagine che Dio aveva nel crearti.

10. L'anima orgogliosa É una spelonca di ladri; non può sopportare la voce della vera conoscenza.

12. Prega senza interruzione e tieni presente Cristo, Egli ti ha generato di nuovo.

13. Allontanare la mente dalle realtà terrene e condurla alla conoscenza generale del tutto, É un dono della diretta contemplazione di Dio.

14. Beato chi raggiunge l'ignoranza infinita.

15. La mente nuda - priva di ciò che non É la sua santità originale - É quella che consumata nella visione di sé stessa merita di partecipare alla contemplazione della Santa Trinità.

16. Quando la mente É resa partecipe della conoscenza della Santa Trinità, É chiamata Dio, essendo giunta alla perfetta immagine del suo creatore.

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martedì 1 settembre 2020

Testi sulla preghiera

 


5. Prima di qualunque altra cosa domanda, nella preghiera, il dono delle lacrime, perch‚ il piangere ammollisca l'aridità dell'anima tua, e riconoscendo il tuo peccato davanti al Signore, possa da Lui ottenere il perdono.

9. Sii pazientemente fedele, e prega senza stancarti mai; respingi l'assalto delle preoccupazioni mondane e degli altri pensieri; essi ti turbano e agitano cercando di smorzare lo slancio della tua preghiera.

11. Sforzati di mantenere, durante la preghiera, la tua mente muta e sorda; così potrai pregare come devi.

14. La preghiera É il virgulto della mitezza e della libertà dall'ira.

15. La preghiera É il frutto della gioia e della gratitudine.

16. La preghiera É la medicina della tristezza e dello scoramento.

17. Va', vendi ciò che possiedi e dallo ai poveri (Mat. 19, 21). Prendi la tua croce, rinnega il tuo io (Mat. 16, 24). Potrai in tal modo pregare senza distrazione.

19. Di ogni pena, accolta con saggezza, troverai il frutto nell'ora della preghiera.

20. Se vuoi pregare veramente, non contristare alcun essere vivente; altrimenti inutilmente corri.

21. Il Signore dice: “Lascia il tuo dono davanti all'altare, e va' prima a riconciliarti col fratello” e quando tornerai riuscirai a pregare senza turbamento. Perch‚ il rancore acceca la facoltà mentale di colui che prega e avvolge di tenebre la sua preghiera.

22. Chi s'impegna nella pratica della preghiera e conserva in s‚ delle ansietà e dei risentimenti, É come se volesse tirar acqua dal pozzo con un secchio bucato.

31. Non domandare, nella preghiera, che le cose vadano come vuoi tu, non sempre il tuo desiderio É in accordo col volere divino. La preghiera migliore, come ti É stato insegnato, É “ la tua volontà sia fatta “ in me...

33. Cos'É il bene se non Dio stesso ? Affidiamo a Lui tutto ciò che ci riguarda, e in noi farà scendere il giusto volere. Egli che É il Bene É anche l'Elargitore di ogni dono di bene.

36. La preghiera É l'elevarsi della mente a Dio.

37. Se desideri la vera preghiera, rinuncia a tutto per avere in eredità il Tutto.

38. Domanda d'essere purificato dalle passioni, poi di venir liberato dall'ignoranza, infine di essere immune dalle tentazioni e dall'essere lasciato alla deriva.

40. Ô giusto domandare nella preghiera la purificazione per se stessi e per tutti gli uomini. Tale É la preghiera degli angeli.

45. Quando preghi, tieni ben aperti gli occhi sulla tua memoria, perch‚ invece di suggerirti i suoi ricordi, ti conservi alla presenza del tuo esercizio. La mente, infatti, tende a lasciarsi saccheggiare dalla memoria quando É in orazione.

47. Il demonio É grandemente invidioso di colui che prega, usa molteplici astuzie per disturbarlo dal suo intento. Agita la memoria e il pensiero delle più svariate cose; mette in azione tutte le passioni fisiche. Il suo scopo É di corrompere il vero progresso che l'uomo compie ascendendo, con la preghiera silenziosa, a Dio.

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AMDG et DVM

giovedì 6 agosto 2020

Chi é la serva della mente?

Storia di Sant'Antonio Abate - Foglie TV

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105. La parola É la serva della mente, ciò che la mente comanda la parola l'esprime.

106. La mente vede tutte le cose, anche quelle che sono in cielo, nulla la può ottenebrare all'infuori del peccato. La mente pura nulla trova incomprensibile, n‚ la sua parola trova alcunch‚ arduo ad essere espresso.

107. ... La mente inizia il suo risveglio quando attorno a lei le voci dell'esteriorità fanno silenzio, e soltanto la voce interiore parla. Nel silenzio nasce nella mente quella parola essenziale che É offerta accettevole a Dio e dono di salvezza all'uomo.

109. La parola, carica di sapienza pura, É un dono di Dio e fa dilatare l'anima nella vita vera. La parola, non fecondata dal germe che scende dall'alto, solamente curiosa di misurare e definire l'esteriore ciclo e la terra sensibile, di conoscere le distanze e le dimensioni del sole e delle stelle, É un ritrovato dell'uomo, dell'uomo che lavora a vuoto e, per inutile vanto, cerca le cose che non hanno importanza. Tali uomini si perdono nell'inutile fatica di tirar l'acqua dal pozzo con un vaglio; il mistero delle creature rimarrà sempre velato per loro.

114. Quando il corpo nel seno materno ha raggiunto la sua formazione esce alla luce del mondo; quando l'anima, nel corpo che le É toccato in sorte, raggiunge la sua perfetta età, abbandona le sue spoglie fisiche.

117. L'anima unendosi al corpo lo fa emergere dalle tenebre del seno materno verso la luce; il corpo invece É per l'anima un involucro pesante e tenebroso. Per questo non dobbiamo avere per il corpo alcuna accondiscendente debolezza, ma fronteggiarlo come un gagliardo avversarlo. Il lasciarsi andare ai piaceri della mensa risveglia in noi le male passioni, mentre uno stomaco moderato placa gli istinti ed aiuta l'anima a non contaminarsi.

118. Gli occhi sono l'organo della visione fisica, la mente É la capacità visiva dell'anima. Il corpo É cieco senza gli occhi, non vede il sole che inonda di luce la terra e il mare, e non prova gioia della chiarità solare. Quando la mente É spenta e la sapienza pura non esiste, l'anima É cieca; non avendo là gustosa conoscenza di Dio, non riflette la natura luminosa del Creatore e dell'Amante di tutti gli esseri e il gaudio dell'essere incorruttibile e della benedizione senza fine, le É precluso.

119. La mancanza di sensibilità e di coscienza partorisce l'ignoranza della realtà di Dio; dall'ignoranza nasce il male. La conoscenza della realtà di Dio porta il bene all'uomo e dona la salvezza all'anima. Se persisti nella vigilanza del tuo fisico e nella ricerca della conoscenza di Dio, e se cerchi di non soddisfare le tue bramosie, vedrai la tua mente volgersi verso ciò che É bene. Ma se, affetto dall'ignoranza delle realtà divine, trovi diletto nel saziare le tue voglie, farai la fine dell'animale privo di parola, dimentico del giudizio che dopo la morte ti aspetta.

126. Dio ha voluto che insieme allo sviluppo fisico, l'uomo acquisisse la facoltà mentale per scegliere tra il bene e il male. L'anima che non sceglie il bene, non possiede la mente. Così, tutti i corpi hanno un'anima, ma non tutte le anime hanno una mente. La mente resa fertile da Dio si trova tra gli uomini casti, giusti, retti, buoni, puri, misericordiosi e devoti. La mente É il ponte della comunione tra l'uomo e Dio.

128. L'occhio vede le creature sensibili, la mente apprende l'invisibile. La mente resa fertile da Dio É la luce dell'anima. L'uomo che possiede una mente innamorata di Dio ha una luce nel cuore e può vedere l'Invisibile.
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Deo gratias et Mariae Immaculatae