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lunedì 11 novembre 2019

Dovrebbero conoscerlo TUTTI san Luigi Maria Grignion de Montfort


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21 aprile 2004
Sant'Anselmo, dottore della Chiesa


Carissimo Amico dell’Abbazia di San Giuseppe,


Inaugurando il venticinquesimo anno di pontificato, il 16 ottobre 2002, Papa Giovanni Paolo II proclamava un «Anno del Rosario» e firmava la Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariæ (RV). «Il Rosario della Vergine Maria è una preghiera che numerosi santi hanno amato e che il Magistero incoraggia. Nella sua semplicità e profondità, rimane, anche nel terzo millennio or ora iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità... Sarebbe impossibile citare il nugolo innumerevole di santi che hanno trovato nel Rosario un'autentica via di santificazione. Basterà ricordare san Luigi Maria Grignion de Montfort, autore di una preziosa opera sul Rosario...» (Giovanni Paolo II, RV, n. 1, 8).

Luigi Grignion nasce a Montfort-la-Cane, in Bretagna, il 31 gennaio 1673. L'indomani, riceve il battesimo. Nel giorno della cresima, aggiungerà al suo nome quello di Maria. Messo a balia presso una fattoressa dei dintorni, il bambino conserverà l'amore per la natura e la solitudine. Suo padre, avvocato, dimostra un carattere forte e talvolta violento. Luigi Maria è un ragazzo zelante, che studia con grande ardore e manifesta molta intelligenza. Fin dalla più tenera età, si proietta come naturalmente verso la Santissima Vergine. La chiama la sua «buona madre», le chiede con semplicità infantile tutto quello di cui ha bisogno e spinge i fratelli e le sorelle ad onorarla. Quando Luisa Guyonne, la sorellina che predilige, esita a lasciare i giochi per andar a recitare la corona con lui, le dice con un tono convincente: «Cara sorellina, sarai bellissima e tutti ti ameranno, se amerai molto il Buon Dio».


L'arte di configurarci a Cristo


Luigi Maria porta i suoi verso Maria, per condurli più facilmente a Gesù. «Non si tratta soltanto di imparare quel che Cristo ci ha insegnato, ma di imparare a conoscerLo, ricorda il Papa. E quale maestro, in questo campo, sarebbe più esperto di Maria?... San Luigi Maria Grignion de Montfort spiegava così la funzione di Maria nei riguardi di ciascuno di noi, per configurarci a Cristo: «Poichè tutta la nostra perfezione consiste nell'essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo, la più perfetta di tutte le devozioni è sicuramente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la più conforme a Gesù Cristo di tutte le creature, ne consegue che, fra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma maggiormente un'anima a Nostro Signore, è la devozione alla Santissima Vergine, la sua santa Madre, e che, più un'anima sarà consacrata a Maria, più essa lo sarà a Gesù Cristo». Mai come nel Rosario, la strada di Cristo e quella di Maria appaiono unite tanto strettamente. Maria vive soltanto in Cristo ed in funzione di Cristo!... Se la ripetizione dell'Avemaria si rivolge direttamente a Maria, in fin dei conti, con essa e attraverso essa, è a Gesù che si rivolge l'atto d'amore» (RV, 14, 15, 26).

A dodici anni, Luigi Maria entra nel collegio dei Gesuiti a Rennes. Ben presto, il ragazzo diventa il primo della classe. Dimostra un gusto ed un talento speciale per la pittura. Guidato da un pio sacerdote, va, con altri alunni, a visitare gli ammalati, portando loro la parte migliore del suo cuore; legge e commenta loro un brano del Vangelo, poi li intrattiene sulla Santa Vergine. Nel collegio di Rennes, avrà due veri amici: Giambattista Blain, che scriverà più tardi la sua vita, e Claudio Poullard des Places, futuro fondatore della Congregazione dei Padri dello Spirito Santo.

Luigi Maria desidera farsi prete. Subisce talvolta scene violente da parte del padre che ha altri progetti per lui, ma la sua dolcezza finisce coll'averla vinta, e, a vent'anni, si incammina a piedi verso il seminario San Sulpicio a Parigi. Lungo la strada, dà a degli infelici tutto quel che ha, poi fa voto di non possedere mai nulla. A Parigi, viene accolto inizialmente in un seminario destinato ai seminaristi poveri. Ottiene risultati eccellenti. Durante le ricreazioni, partecipa alla gioia di tutti, e si applica a rallegrare i confratelli con una conversazione allegra e divertente. Con l'autorizzazione del Superiore, si dedica ad ogni specie di penitenza, ma la sua salute non resiste ed egli è stroncato da una grave malattia. Ristabilitosi, continua gli studi presso il seminario San Sulpicio e fonda una modesta associazione i cui membri si consacrano particolarmente a Nostra Signora. In occasione di un pellegrinaggio a Chartres, Luigi Maria passa un'intera giornata in preghiera davanti alla statua di Nostra Signora sotto Terra.

È alla scuola della Santa Vergine, e particolarmente recitando il Rosario, che il nostro Santo ha imparato a pregare ed a contemplare. «Il Rosario si situa nella migliore e più pura tradizione della contemplazione cristiana, scrive Papa Giovanni Paolo II... È a partire dall'esperienza di Maria che il Rosario è una preghiera nettamente contemplativa. Privo di tale dimensione, ne sarebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza la contemplazione, il Rosario è un corpo senz'anima, e la sua recita corre il rischio di diventare una ripetizione meccanica di formule... Per natura, la recita del Rosario esige che il ritmo sia calmo e che le si conceda tutto il tempo necessario, affinchè la persona che vi si dedica possa meditare meglio i misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di Colei che fu più vicina al Signore»» (RV, 5, 12).


Una luce per il mondo


Attraverso la contemplazione dei misteri del Rosario, Luigi Maria acquisisce una familiarità molto semplice con Gesù e Maria. «Come due amici che si ritrovano spesso insieme finiscono con l'assomigliarsi fin nel loro modo di vita, così, anche noi, parlando familiarmente con Gesù e la Vergine, attraverso la meditazione dei Misteri del Rosario, e formando insieme una stessa vita attraverso la Comunione, possiamo diventare, per quanto lo permette la nostra bassezza, simili ad essi ed imparare dai loro esempi sublimi a vivere in modo umile, povero, nascosto, paziente e perfetto» (Beato Bartolo Longo. Ved. RV, 15). Perchè il Rosario favorisca una conoscenza più completa della vita di Cristo, il Santo Padre suggerisce di inserirvi, in più dei quindici misteri abituali, una serie di misteri relativi alla vita pubblica di Gesù, misteri chiamati «luminosi», perchè Cristo è la luce del mondo (Giov. 9, 5). Essi sono: il Battesimo nel Giordano, le nozze di Cana, l'annuncio del Regno di Dio con l'appello alla conversione, la Trasfigurazione, l'istituzione della Santa Eucaristia.

Ordinato sacerdote all'età di 27 anni, il 5 giugno 1700, Luigi Maria celebra la prima Messa nella Chiesa di San Sulpicio, sull'altare della Santa Vergine. Poi, parte con un sacerdote di Nantes che ha riunito alcuni confratelli in vista della predicazione delle Missioni di paese in paese. Dopo aver operato con essi per un certo tempo, si mette a disposizione del vescovo di Poitiers. Accolto inizialmente nell'ospedale della città, al servizio dei poveri, stupisce gli infelici con la sua profonda devozione. Vedendo la sua carità nei loro riguardi, essi chiedono al vescovo di nominare cappellano dell'ospedale il loro nuovo benefattore.

Luigi Maria scrive: «L'ospedale al quale mi si destina è una casa di scompiglio, in cui la pace non regna affatto, ed una casa di povertà in cui mancano il bene spirituale e temporale.» Nel giro di pochi mesi di dedizione a tutta prova e malgrado la vivace opposizione di persone influenti e di alcuni poveri dell'ospedale che rifiutano le riforme, Luigi Maria rimette in ordine la casa. La sua attività va dai bisogni materiali dei suoi protetti, per i quali organizza questue in città, al loro bene spirituale: «Da quando sono qui, scrive, sono stato in una Missione continua; confessando quasi sempre dalla mattina alla sera e dando consigli ad un'infinità di persone... Il gran Dio, mio Padre, che servo anche se con infedeltà, mi ha infuso nello spirito luci che non avevo, una grande facilità per formulare e parlare su due piedi, senza preparazione, una salute perfetta ed una grande apertura di cuore verso tutti».
Raggruppa parecchie donne di buona volontà, malate, dà loro una regola di vita improntata all'umiltà e alla penitenza, e le affida al Figlio di Dio, la Sapienza eterna. Poco tempo dopo, una ragazza di famiglia borghese, Maria Luisa Trichet, va a confessarsi da lui. Desidera farsi suora e Luigi Maria la associa alle povere donne che ha raggruppato. Il 2 febbraio 1703, le dà un abito religioso che la renderà lo zimbello di tutti. Ma essa lo porterà coraggiosamente per dieci anni, prima di diventare la prima Superiora delle Figlie della Sapienza, Congregazione che si consacra all'assistenza degli ammalati, dei poveri e dei fanciulli e che conta oggi quasi 2400 suore ripartite in più di 300 case.


Una lettera di quattrocento poveri


Poco prima della Pasqua del 1703, Luigi Maria parte per Parigi. Per parecchi mesi, si occupa dei malati dell'ospedale della Salpêtrière. Poi, destituito dall'amministrazione dell'ospedale, rimane nella capitale, approfittando della solitudine per intensificare la sua unione con Dio; lascia traboccare il cuore in pagine ardenti che saranno intitolate: L'amore dell'eterna Sapienza. Nel 1704, arriva da Poitiers, al Superiore del seminario San Sulpicio di Parigi, una lettera stupefacente che comincia così: «I sottoscritti quattrocento poveri supplicano umilissimamente S.E., per il massimo amore e la massima gloria di Dio, di restituire loro quel venerabile pastore, colui che ama tanto i poveri, don Grignion...». Due lettere del vescovo di Poitiers, dirette a Luigi Maria, lo chiamano anch'esse e lo decidono a tornare in quella città, dove riprenderà le funzioni di cappellano dell'ospedale.

Tuttavia, il suo zelo e l'ordine che ripristina non piacciono a tutti: un anno dopo esser tornato, lascia nuovamente l'ospedale e si propone al vescovo per evangelizzare Poitiers e i dintorni. Dandosi tutto a tutti, percorre le stradette della perifieria di Montbernage, entra nelle case, si interessa alla salute della gente, benedice i bambini. La dolcezza, la povertà e l'umiltà gli aprono ben presto i cuori, permettendogli di iniziare una Missione.
Trasforma in cappella un fienile, in mezzo al quale viene sistemato un grande crocifisso. I muri sono ornati con quindici stendardi che rappresentano i misteri del Rosario. Processioni, cantici composti da lui stesso, corone recitate in comune, a poco a poco trasformano i cuori. Terminata la Missione, Luigi Maria completa l'opera piantando una croce. Poi, nel fienile diventato cappella «Nostra Signora dei Cuori», sistema una statua della Santissima Vergine, chiedendo che qualcuno s'impegni ad andare a recitare la corona davanti ad essa tutte le domeniche e i giorni festivi. Subito, un operaio del quartiere si offre di farlo; terrà la sua promessa per quarant'anni.

Una tale fedeltà suppone un grande amore per la Santissima Vergine, che si manifesta con la ripetizione delle Avemarie del Rosario: «Se ci si attenesse a questa ripetizione in modo superficiale, si potrebbe esser tentati di vedere nel Rosario soltanto una pratica arida e noiosa. Al contrario, si può considerare la corona in tutt'altro modo, stimandola l'espressione di un amore che non si stanca di rivolgersi alla persona amata con effusioni che, anche se sono sempre simili nella loro manifestazione, sono sempre nuove per via del sentimento che le anima» (RV, 26).


Un campo assai vasto


Un giorno in cui confessa in una chiesa, Luigi Maria scorge un giovane che prega a lungo. Mosso da un'ispirazione, lo invita ad aiutarlo nella sua opera apostolica. Con il nome di Fra Mathurin, il giovane consacrerà la propria vita ad insegnare ai bambini il catechismo e alle folle i cantici del Padre, nel corso delle Missioni.

Calunniato da coloro che non sopportano il suo apostolato, Luigi Maria perde la fiducia del vescovo, che finisce col togliergli la missione di predicatore. Il colpo è duro, ma Padre de Montfort lo accetta umilmente e vede in esso un disegno della Provvidenza.

Decide allora di recarsi a Roma, per chieder consiglio al Papa stesso. Ricevuto in udienza da Clemente XI, nella primavera del 1706, Luigi Maria espone le sue difficoltà ed il desiderio di Missioni lontane. «Avete in Francia un campo di apostolato assai vasto per esercitare il vostro zelo, risponde il Papa. Nelle vostre Missioni, insegnate con vigore la dottrina al popolo ed ai fanciulli; fate rinnovare le promesse del Battesimo».

Poi, il Santo Padre gli conferisce il titolo di «Missionario apostolico». Luigi Maria fissa in cima al bastone di pellegrino un crocifisso benedetto dal Papa e parte alla volta dell'Abbazia San Martino di Ligugé, nella diocesi di Poitiers, dove ritiene di potersi riposare un po'. Ma i suoi vecchi nemici vegliano, e non vi può rimanere.

Verso la fine del 1706, si associa con don Leuduger, sacerdote che organizza Missioni parrocchiali in Bretagna. Luigi Maria eccelle nell'insegnamento del catechismo. Secondo lui, questo lavoro è «il più grande della Missione», e «trovare un catechista molto esperto è più difficile che trovare un predicatore perfetto». Il catechista «prova a farsi amare e temere insieme, in modo, tuttavia, che l'olio dell'amore superi l'aceto del timore»; allieta il catechismo «che in sè e per sè è arido, con brevi storielle piacevoli, per esser così gradito ai bambini e rinfocolare la loro attenzione». Per far imparare meglio la dottrina cristiana, Luigi Maria la valorizza mettendola in versi e facendola cantare su arie note. Ma il Rosario rimane la sua preghiera preferita. «È bello e fecondo anche affidare a tale preghiera la via della crescita dei fanciulli, scrive Papa Giovanni Paolo II... Recitare il Rosario per i figli, ed ancor meglio con i figli... costituisce un aiuto spirituale da non sottovalutare» (RV, 42).


Troppo facile


Nella predicazione, Luigi Maria insegna le grandi verità della fede (la morte, il giudizio universale, il cielo, l'inferno), denuncia vizi e peccati, poi esorta alla contrizione ed alla fiducia nella misericordia divina. Fa rinnovare le promesse del Battesimo e conferisce i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia. La Provvidenza divina sostiene il suo servo con il dono dei miracoli (guarigioni, moltiplicazione del cibo, ecc.). Ma, a seguito di divergenze di opinioni con don Leuduger, Padre de Montfort s'insedia in un piccolo eremo non lontano dalla sua città natale. Due anni più tardi, va a Nantes, dove lo chiama un amico sacerdote, don Barrin, Vicario generale. In quella diocesi, predica numerose Missioni, si avvicina ai poveri che conforta ed incoraggia a vivere santamente e laboriosamente. Convinto del valore della sofferenza che ingenera anime, dice ad uno dei suoi collaboratori, in occasione di una Missione senza problemi: «qui, tutto è troppo facile; non va affatto, la nostra Missione non porterà frutti, perchè non è fondata nè appoggiata sulla Croce; qui, siamo troppo amati, ecco quel che mi fa soffrire; niente croci, quale accoramento per me!»

La fede di Padre de Montfort nel mistero della Croce gli ispira l'idea di costruire un calvario monumentale presso Pont-Château. Si tratta di erigere una vera collina, circondata da un fossato, su cui saranno piantate tre croci, come sul Golgota. Il lavoro inizia immediatamente, con numerosi operai volontari. Luigi Maria chiede in elemosina nelle fattorie di che cibare il suo piccolo popolo. Ma, una volta terminata l'opera, la benedizione del Calvario è vietata dal vescovo di Nantes. Infatti, con il pretesto che la nuova collina potrebbe diventare una pericolosa fortezza in mano a invasori nemici, il Re Luigi XIV, mal informato, ha dato l'ordine di raderla al suolo. Luigi Maria sospira: «Il Signore ha permesso che abbia fatto costruire questo Calvario, permette oggi che esso sia demolito: che il suo santo nome sia benedetto!» Ritrovando la pace dell'anima, continua l'opera apostolica. Dopo la sua morte, il Calvario sarà ricostruito.

Nel 1711, Padre de Montfort viene chiamato dal vescovo di La Rochelle. In tale diocesi, fa numerose Missioni. La Rochelle è un feudo calvinista. Non volendo lasciare ai protestanti l'idea che essi sono i soli a rispettare la Bibbia, organizza una processione in cui, sotto il baldacchino, un sacerdote porta rispettosamenta il Libro Sacro. Luigi Maria fa anche recitare il Rosario nella parrocchia e in famiglia. Infatti, dopo la canonizzazione, nel 1710, di san Pio V, grande promotore di questa devozione, è aumentato il fervore per il Rosario. Ai giorni nostri, Giovanni Paolo II ricorda che la preghiera del Rosario rimane molto potente, specialmente per la pace e per la famiglia: «Il Rosario è una preghiera orientata per natura verso la pace, per il fatto stesso che è contemplazione di Cristo, Principe della pace e nostra pace (Ef. 2, 14). Colui che assimila il mistero di Cristo – ed il Rosario tende appunto a ciò – apprende il segreto della pace e ne fa un progetto di vita. Inoltre, in virtù del suo carattere meditativo, nella tranquilla successione delle «Avemarie», il Rosario esercita su chi prega un'azione pacificatrice...

«Preghiera per la pace, il Rosario è anche, da sempre, la preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo, questa preghiera era particolarmente cara alla famiglie cristiane, e favoriva certamente la loro unione spirituale... Numerosi problemi delle famiglie attuali, in particolare nelle società economicamente evolute, dipendono dal fatto che la comunicazione diventa sempre più difficile. Non si riesce a rimanere insieme, ed i rari istanti passati in famiglia vengono assorbiti dalle immagini della televisione. Ricominciare a recitare il Rosario in famiglia significa introdurre nella vita quotidiana immagini ben diverse, quelle del mistero che salva: l'immagine del Redentore, l'immagine della di lui santissima Madre» (RV, 40, 41).

Nel 1712, Luigi Maria redige il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine. «Ho preso la penna per mettere nero su bianco quel che ho insegnato fruttuosamente in pubblico e particolarmente durante le mie Missioni per anni ed anni», scrive. In tali pagine, il Santo mostra che la grazia del Battesimo richiede una consacrazione totale a Gesù Cristo, che non potrebbe essere perfetta senza una consacrazione totale a Maria. L'opposizione giansenistica impedisce che Padre de Montfort pubblichi il trattato, che uscirà soltanto nel 1843, vale a dire più di un secolo dopo la sua morte.


«Andiamo in paradiso!»


Luigi Maria si preoccupa dell'istruzione dei fanciulli e fonda nei villaggi piccole scuole gratuite. Nel 1715, mette a punto le Regole delle Figlie della Sapienza. Per quanto concerne le Missioni, è coadiuvato da quattro Frati, ma nessun sacerdote si è associato con lui in modo stabile. Un giorno, incontrando un giovane sacerdote mezzo paralizzato, Renato Mulat, lo guarda fisso negli occhi e gli dice: «Seguimi!» Stupito, ma conquistato, don Mulot lo segue. Dopo la morte di Padre de Montfort, diventerà il primo Superiore generale delle di lui famiglie religiose. All'inizio dell'aprile 1716, Luigi Maria si reca a Saint-Laurent-sur-Sèvre per predicarvi una Missione. Come sempre si prodiga, ma le sue forze declinano ed è ben presto spossato. 

Dopo un'ultima predica in cui parla della dolcezza di Gesù, con accenti tali che turbano l'uditorio, deve mettersi a letto. Gli viene amministrata l'estrema unzione. Riunendo le ultime forze che gli rimangono, canta: «Andiamo, amici cari, andiamo in paradiso! Qualunque cosa si conquisti quaggiù, il paradiso vale di più!» Tiene fra le mani un crocifisso ed una statuetta della Santa Vergine. Il 28 aprile, a quarantatré anni, esala l'ultimo respiro.

Assieme a san Luigi Maria, rivolgiamoci con fiducia a Maria, recitando il Rosario. «Una preghiera così facile, e nello stesso tempo così ricca, merita veramente di essere riscoperta dalla comunità cristiana, afferma il Papa... Mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle di qualsiasi condizione, a voi, famiglie cristiane, a voi, ammalati ed anziani, a voi, giovani: riprendete fiduciosamente in mano la corona, riscoprendola alla luce della Sacra Scrittura, in armonia con la liturgia, nell'ambito della vostra vita quotidiana» (RV, 43).
Preghiamo per Lei, e secondo tutte le Sue intenzioni, la Regina del Santissimo Rosario ed il di lei sposo, san Giuseppe.
Dom Antoine Marie osb


sabato 10 agosto 2019

IL SEGRETO DI MARIA (6)

Maria Santissima 
Nostra Signora di Guadalupe, La Perfetta

E) PRATICHE ESTERIORI DELLA SANTA SCHIAVITU'
Loro importanza

60. Oltre alla pratica interiore di questa devozione, di cui abbiamo ora parlato, ce ne sono altre che
non bisogna omettere, né trascurare.

La consacrazione e la sua rinnovazione
61. La prima è di darsi a Gesù Cristo, in qualche giorno importante, per le mani di Maria, di cui ci
facciamo schiavi; di comunicarsi in tal giorno con questa intenzione e di passarlo in preghiera: si
rinnoverà questa consacrazione almeno ogni anno, nello stesso giorno.

L'offerta di un tributo alla Santissima Vergine
62. La seconda è di pagare ogni anno, nello stesso giorno, un piccolo tributo alla Vergine, quale
prova di servitù e di dipendenza; tale fu sempre l'omaggio degli schiavi verso i loro padroni. Ora
questo tributo consiste o in qualche mortificazione, o in qualche elemosina, o in qualche
pellegrinaggio, o in qualche preghiera. Il Beato Marino, secondo quanto racconta suo fratello, San
Pier Damiano, si disciplinava pubblicamente tutti gli anni, nello stesso giorno, davanti ad un altare
della Vergine. Non si domanda, né si consiglia tanto fervore, ma se non si può dar molto a Maria, si
deve però offrirle con cuore umile e riconoscente quello che le si dà.

La celebrazione speciale della festa dell'Annunciazione
63. La terza è di celebrare ogni anno, con devozione speciale la festa dell'Annunciazione che è la
festa principale di questa devozione, stabilita appunto per onorare ed imitare la dipendenza in cui si
pose il Divin Verbo, in tal giorno, per amore nostro.

La recita della "Coroncina" e del "Magnificat"
64. La quarta pratica esteriore è quella di recitare ogni giorno, senza però obbligarvici sotto pena di
peccato, qualora vi si manchi, la Coroncina alla Santissima Vergine, composta da tre Padre Nostro e
da dodici Ave Maria; di recitare spesso il Magnificat, che è l'unico cantico che abbiamo di Maria,
per ringraziare Dio dei benefici ricevuti ed attirarne altri; soprattutto non bisogna smettere di
recitarlo dopo la S. Comunione, quale ringraziamento, come soleva fare la Santissima Vergine
stessa, secondo il dotto Gersone.

La catenella benedetta...
65. La quinta è di portare una catenella benedetta al collo, o al braccio, o al piede, o attraverso il
corpo. Questa pratica si può senza dubbio omettere, senza che ne soffra l'essenziale di questa
devozione: tuttavia, sarebbe male disprezzarla e condannarla, nonché pericoloso volerla trascurare    
Ecco le ragioni che consigliano questa pratica esteriore:
1 - per opporsi alle funeste catene del peccato originale ed attuale, dal quale siamo stati avvinti;
2 - per onorare le corde ed i ceppi amorosi dalle quali Nostro Signore si compiacque di essere
strettamente legato, per renderci veramente liberi;
3 - per farci ricordare che dobbiamo agire solo per l'impulso di questa virtù, dato che questi vincoli
sono vincoli di carità: "Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore" (Os 11, 4);
4 - infine, si usa portare simili catene perché abbiamo ognora presente la nostra doverosa
dipendenza da Gesù e da Maria, in qualità di schiavi.

Molti grandi personaggi, che si erano fatti schiavi di Gesù e di Maria, stimarono talmente queste
catenelle, che si lamentavano perché non era loro concesso di trascinarle pubblicamente ai piedi,
come gli schiavi dei Turchi. Oh, catene più preziose e più gloriose delle collane d'oro e delle pietre
preziose di tutti gli imperatori, poiché ci avvincono a Gesù Cristo e alla sua santa Madre, e ne sono
le illustri insegne e livree!
E' conveniente che queste catene, se non d'argento, siano almeno di ferro, per la facilità di
procurarsele. Non si dovrà mai deporle durante la vita, perché ci possano accompagnare fino al
giorno del giudizio. Quale gioia, quale gloria, quale trionfo per un fedele schiavo, nel giorno del
giudizio, se al suono della tromba, le sue ossa si leveranno da terra, tuttora strette dalla catena della
schiavitù, evidentemente non consumata. Questo solo pensiero deve stimolare molto un devoto
schiavo a non togliersi mai la catena, per quanto scomoda possa tornare alla natura.



PREGHIERA A GESU'

66. <<Amabile mio Gesù, lascia che io mi rivolga a Te per attestarti la mia riconoscenza per la grazia
concessami, nel darmi alla tua santa Madre con la devozione di questa schiavitù, perché Ella sia mia
avvocata presso la tua Maestà, e mio supplemento universale nella mia grandissima miseria.
      Ahimè! mio Dio, io sono tanto miserabile che, senza questa buona Madre, di certo sarei
irrimediabilmente perduto. Sì! Maria mi è necessaria presso di te, in tutto: necessaria, per calmarti
nel tuo giusto sdegno, poiché ti ho tanto offeso ed ogni giorno ti offendo ancora tanto; necessaria,
per trattenere gli eterni castighi della tua giustizia da me meritati; necessaria, per guardarti, per
parlarti, per pregarti, per accostarmi a Te, per piacerti; necessaria, per salvare la mia anima e quella
degli altri; necessaria, in una parola, per fare sempre la tua santa volontà e cercare in tutto la tua
maggior gloria. 
      Perché non posso io manifestare nel mondo intero questa misericordia che mi hai
usato? Perché tutto il mondo non conosce che senza Maria io sarei già dannato? Perché non posso
mostrare una degna riconoscenza per un così grande beneficio? Maria è in me. Oh, quale tesoro!
Oh, quale consolazione! E dopo di ciò non sarò io tutto di Maria? Oh, quale ingratitudine sarebbe
mai questa, mio caro Salvatore! Oh, mandami piuttosto la morte prima che mi colga tanta sventura,
perché preferisco morire che vivere senza essere di Maria.
      Io l'ho mille e mille volte presa come ogni mio bene con San Giovanni Evangelista ai piedi della
Croce, e mille e mille volte a Lei mi sono consacrato; ma se ancora non l'ho fatto come Tu desideri.
Gesù mio caro, adesso voglio farlo nel modo che a TE piace; e se mai scorgi nella mia anima e nel
mio corpo qualche cosa che non appartiene a questa augusta Principessa, strappamela, te ne prego, e
gettala lontano da me, poiché non appartenendo a Maria, è indegna di Te.>>

Invocazione finale allo Spirito Santo

67. <<O Spirito Santo! Concedimi tutte queste grazie e pianta, innaffia e coltiva nella mia anima
l'amabile Maria, vero Albero di Vita, perché cresca, fiorisca e rechi frutti di vita in abbondanza. O
Spirito Santo! Dammi una grande devozione ed un grande appoggio sul suo seno materno ed un
continuo ricorso alla sua misericordia, affinché in Lei Tu formi nella mia anima Gesù Cristo al
naturale, grande e potente, fino alla pienezza della sua età perfetta. Amen. >>

Preghiera a Maria per i suoi fedeli schiavi

68.<< Io ti saluto, o Maria, Figlia diletta dell'Eterno Padre; io ti saluto, o Maria, Madre ammirabile del divin Figlio; io ti saluto, o Maria, Sposa fedelissima dello Spirito Santo: io ti saluto, o Maria, mia
cara Madre, mia amabile padrona e mia potente Sovrana; io ti saluto, mia gioia, mia gloria, cuore
mio ed anima mia! Tu sei tutta mia per misericordia e io sono tutto tuo per giustizia, però non lo
sono ancora abbastanza; a Te, dunque, di nuovo interamente mi dono, come eterno schiavo, senza
riserva alcuna, né per me né per gli altri.
     Se scorgi in me qualche cosa che non è ancora tua prenditela, te ne supplico, in questo momento, e
sii la Padrona assoluta di tutto quanto possiedo; distruggi in me, sradica, annienta tutto ciò che
spiace a Dio, e in me pianta, innalza, opera tutto ciò che gli piacerà. La luce della tua fede diradi le
tenebre del mio spirito; la tua profonda umiltà si sostituisca al mio orgoglio; la tua sublime
contemplazione ponga un freno alle distrazioni della mia immaginazione vagabonda; la tua vista
ininterrotta di Dio riempia la mia mente della sua presenza; l'incendio della carità del tuo Cuore
dilati ed infiammi il mio, così tiepido e freddo; le tue virtù prendano il posto dei miei peccati; i tuoi
meriti siano mio ornamento e mio supplemento presso Dio. 
      Infine, o mia carissima e diletta Madre, fa', se è possibile, che io non abbia altro spirito che il tuo per conoscere Gesù Cristo e i suoi divini voleri; che io non abbia altra anima che la tua per lodare e glorificare il Signore; che io non abbia altro cuore che il tuo per amare Dio con puro ed ardente amore come Te.
69.  Io non ti chiedo né visioni, né rivelazioni, né gusti, né piaceri anche spirituali. A te si addice di
vedere chiaramente senza tenebre; a Te di gustare pienamente senza amarezze; a Te di trionfare
gloriosamente alla destra di tuo Figlio in Cielo, senza umiliazioni di sorta; a Te di comandare in
modo assoluto agli angeli, agli uomini e ai demoni senza resistenza alcuna, e infine di disporre, a
tuo piacere, di tutti i beni di Dio, senza eccezione alcuna. Ecco, o divina Madre, l'eccellente
porzione che il Signore ti ha fatto e che mai ti sarà tolta, ciò che mi causa grandissima gioia.
    Per mia porzione quaggiù, altro non voglio se non quella che Tu avesti nel mondo, e cioè: credere
puramente, senza nulla gustare e vedere; soffrire con gioia, senza consolazione di creature; morire,
continuamente e senza tregua, a me stesso; lavorare molto per Te, fino alla morte, senza alcun
interesse, come il più vile dei tuoi schiavi. La sola grazia che per pura misericordia ti chiedo, è che,
tutti i giorni e i momenti del mio vivere, io dica tre volte: "Amen: Così sia", a tutto quello che tu
facesti sulla terra durante la tua vita mortale; "Così sia", a tutto quello che adesso fai in Cielo; "Così
sia", a tutto quello che fai nella mia anima, perché ci sia Tu sola a glorificare pienamente Gesù in
me nel tempo e nell'eternità. Amen. >>


LA COLTURA E L'ACCRESCIMENTO DELL'ALBERO DELLA VITA
(Cioè il modo di far vivere e regnare Maria nella nostra anima)

La Santa Schiavitù d'amore è il vero "Albero della Vita"

70. Anima predestinata, con la luce dello Spirito Santo hai capito quanto sono venuto a dirti?
Ringrazia Dio: è un segreto quasi a tutti sconosciuto. Se hai trovato il tesoro nascosto nel campo di
Maria, la perla preziosa del Vangelo, devi vendere tutto per farne acquisto; devi fare un sacrificio di
te stessa nelle mani di Maria e perderti felicemente in Lei per trovarvi Dio solo. Se lo Spirito Santo
ha piantato nella tua anima il vero Albero della Vita, che è la devozione che ti ho esposto, devi
porre ogni cura nel coltivarlo, perché ti dia il suo frutto a tempo opportuno.
    Questa devozione assomiglia al grano di senape, di cui parla nel Vangelo, il quale, mentre è, a
quanto pare, il più piccolo di tutti i grani, diviene però molto grande ed erge così alto il fusto che gli
uccello del cielo, cioè i predestinati, nidificano sui suoi rami, e vi nascondono al sicuro dalle bestie
feroci.

Il modo di coltivarlo
Eccoti, o anima predestinata, il modo di coltivarlo:

Nessun appoggio umano
71. 1) Quest'Albero, essendo piantato in un cuore assai fedele, ama restare all'aria libera, senza
alcun appoggio umano: quest'Albero, essendo divino, rifugge sempre da qualsiasi creatura che
potrebbe impedirgli di innalzarsi verso il suo principio, Dio. Pertanto, non bisogna appoggiarsi sulla
sua propria industria, o sui propri doni di natura, o sul credito e l'autorità degli uomini: bisogna
invece ricorrere a Maria e contare sul suo aiuto.

Continuo sguardo dell'anima
72. 2) Bisogna che l'anima, dove quest'Albero è piantato, sia occupata senza tregua, a guardarlo e
riguardarlo, come un buon giardiniere. Poiché quest'albero, essendo vivente e dovendo dare frutto
di vita, vuole essere coltivato e reso rigoglioso da un continuo sguardo e contemplazione dell'anima;
è proprio infatti di un'anima, che aspiri a diventare perfetta, di pensarvi di continuo, di farne la
principale occupazione.

Violenza a se stesso
73. 3) Bisogna sradicare e troncare i cardi e le spine, che potrebbero soffocare questo Albero o
impedirgli di produrre il suo frutto: bisogna, cioè, essere fedele a tagliare e troncare, con la
mortificazione e la violenza a se stesso, tutti i piaceri inutili e le occupazioni vane con le creature; in
altre parole, crocifiggere la carne, osservare il silenzio, mortificare i sensi.

Niente amor proprio
74. 4) Bisogna che i bruchi non lo danneggiano. Questi bruchi sono l'amore di se stesso e delle
proprie comodità; essi mangiano le foglie verdi e distruggono le belle speranze che l'Albero dava di
produrre frutti: poiché l'amor proprio e l'amor di Maria non si accordano affatto.

Orrore del peccato
75. 5) Bisogna tenere lontano le bestie, che sono i peccati, i quali potrebbero seccare l'Albero della
Vita con il solo loro contatto; bisogna che nemmeno lo sfiori il loro alito, cioè i peccati veniali, che
sono sempre pericolosissimi, qualora non se ne abbia dispiacere.

Facoltà agli esercizi
76. 6) Bisogna innaffiare continuamente quest'Albero divino con Messe, Comunioni ed altre
preghiere pubbliche o private, altrimenti esso non darebbe più frutti.

Pace nelle prove
77. 7) Non bisogna crucciarsi se quest'Albero è agitato e scosso dal vento; perché occorre che il
vento delle tentazioni lo investa per farlo cadere, e le nevi ed i ghiacci lo circondino per farlo
morire; il che significa; il che significa che questa devozione a Maria Vergine sarà necessariamente
combattuta e contraddetta; ma purché si sia costanti nel coltivarlo, nulla si deve temere.
Il frutto dell'Albero della vita è l'amabile ed adorabile Gesù

78. Anima predestinata, se coltiverai in tal modo il tuo Albero della Vita, di recente piantato nella
tua anima dallo Spirito Santo, io ti assicuro che in poco tempo esso crescerà così in alto, che gli
uccelli del cielo vi abiteranno, e diverrà così perfetto, che infine a tempo opportuno darà il suo
frutto di onore e di grazia, cioè l'amabile ed adorabile Gesù, che fu e sarà sempre l'unico frutto di
Maria.
Felice l'anima in cui è piantata Maria, l'Albero della Vita; più felice quella in cui Maria ha potuto
crescere e fiorire; felicissima quella in cui Maria produce il suo frutto: ma fra tutte felicissima
quella che gusta e conserva questo frutto fino alla morte e nei secoli dei secoli. Amen.
San Luigi M.G. de Montfort

TOTUS TUUS, MARIA!
Mater Christi, Mater Ecclesiae!

mercoledì 15 maggio 2019

LA PRIMA E LA PRINCIPALE




ROSA SECONDA

[10] Il santo Rosario, essendo sostanzialmente composto della
preghiera di Cristo Gesù e della salutazione angelica - il Pater e l'Ave -
e della meditazione dei misteri di Gesù e di Maria, è senza dubbio la
prima e la principale devozione in uso presso i fedeli, dal tempo degli
Apostoli e dei primi discepoli, dì secolo in secolo giunta fino a noi.

[11] Tuttavia, nella forma e nel metodo in cui è recitato attualmente,
fu ispirato alla Chiesa e suggerito dalla Vergine a san Domenico per
convertire gli Albigesi e i peccatori, soltanto nel 1214, nel modo che
sto per dire, così come lo riferisce il beato Alano della Rupe nel suo
celebre libro De Dignitate psalterii.

San Domenico, constatando che i peccati degli uomini erano di
ostacolo alla conversione degli Albigesi, si ritirò in una foresta presso
Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in continua preghiera e
penitenza. 

E tali furono i suoi gemiti e i suoi pianti, le sue penitenze a
colpi di disciplina per placare la collera di Dio che cadde svenuto. 

La Vergine santa, allora gli apparve accompagnata da tre principesse del
cielo e gli disse: "Sai tu, caro Domenico, di quale arma si servì la SS.
Trinità per riformare il mondo?" 

- "Signora mia - le rispose - voi lo
sapete meglio di me: dopo il figliolo vostro Gesù voi foste lo strumento
principale della nostra salvezza". 

Ella soggiunse: "Sappi che l'arma più 
efficace è stato il Salterio angelico, che è il fondamento della Nuova
Alleanza; perciò se tu vuoi conquistare a Dio quei cuori induriti,
predica il mio salterio".

Il Santo si ritrovò consolato e ardente di zelo per la salvezza di quelle
popolazioni, andò nella cattedrale di Tolosa. 

Immediatamente le
campane, mosse dagli angeli, suonarono a distesa per radunare gli
abitanti. 

All'inizio della sua predica si scatenò un furioso temporale; il
suolo sussultò, il sole si oscurò, tuoni e lampi continui fecero
impallidire e tremare tutto l'uditorio. 

Il loro spavento crebbe quando
videro una effige della Vergine, esposta in luogo ben visibile, alzare
per tre volte le braccia al cielo e chiedere la vendetta di Dio su di loro
qualora non si convertissero e non ricorressero alla protezione della
santa Madre di Dio. 

Questo prodigio del cielo infuse la più alta stima
per la nuova devozione del Rosario e ne estese la conoscenza.

Il temporale finalmente cessò per le preghiere di san Domenico, che
proseguì il discorso spiegando l'eccellenza del santo Rosario con tanto
fervore ed efficacia da indurre quasi tutti gli abitanti di Tolosa ad
abbracciarne la pratica e a rinunciare ai propri errori. 

In breve tempo
si notò nella città un grande cambiamento di costumi e di vita.

http://www.parrocchiasantalessandro.it/Avvisi/Avvisi%20Maggio%202014/IL%20SEGRETO%20AMMIRABILE%20DEL%20SANTO%20ROSARIO.pdf

AVE MARIA PURISSIMA!

sabato 28 aprile 2018

CENTO ANNI FA

Madonna del Miracolo

SCRITTI DI 
SAN MASSIMILIANO MARIA KOLBE 

E' il Centenario della sua Consacrazione Sacerdotale realizzata la mattina del 28 aprile 1918 
nella chiesa di Sant'Andrea della Valle.

"Il giorno seguente celebrò la sua prima Messa nella Basilica di Sant'Andrea delle Fratte, all'altare del
miracolo su cui avvenne l'apparizione prodigiosa di Maria Santissima all'ebreo Alfonso Ratisbonne, che si convertì miracolosamente all'istante.  (...)
 Nell'Ordinazione Sacerdotale e nelle sue prime Sante Messe San Massimiliano sintetizzò realmente tutte le radici sante e vitali del suo passato, del suo presente e del suo futuro. L'Eucaristia e l'Immacolata: ecco i tesori di grazia infinita della santità tutta serafica di San Massimiliano Maria Kolbe coronata dal martirio cruento di fede e di carità" (P.S.P.M.Manelli)


O Maria concepita senza peccato…pregate … in particolare per i nemici della Santa Chiesa…” Negli anni precedenti la guerra, nella capitale del cristianesimo, a Roma, la mafia massonica, ripetutamente disapprovata dai Pontefici, spadroneggiava in maniera sempre più sfrontata. 
Non rinunciò neppure a sbandierare per le vie della città, durante le celebrazioni di Giordano Bruno, un vessillo nero con l’effigie di Michele Arcangelo sotto i piedi di Lucifero e tanto meno a sventolare le insegne massoniche sotto le finestre del Vaticano …. un’azione sistematica derivante da un principio della massoneria:” Distruggete qualsiasi religione, soprattutto quella cattolica”. … “noi non vinceremo la religione cattolica con il ragionamento, ma solo pervertendo i costumi”. E affogano le anime in una colluvie di letteratura e di arte volta ad indebolire il senso morale: l’invasione di sudiciume morale scorre ovunque portata da un largo fiume. Le personalità si afflosciano, i focolari domestici vanno a pezzi, e la tristezza cresce assai nel fondo dei cuori insudiciati. Non sentendo in sé stesse la forza di levarsi il giogo che le tiene avvinte, sfuggono la Chiesa, oppure insorgono addirittura contro di essa. (SK 1328) 

Noi siamo testimoni di una febbrile attività diretta contro la Chiesa di Dio, di un’attività che purtroppo non è senza frutti e che ha a disposizione propagatori senza numero… (SK 1254)
 …un fronte di battaglia compatto contro la Chiesa. [non] con l'ausilio di carabine, di mitragliatrici, di cannoni, di aerei, di gas asfissianti; tuttavia è un'autentica guerra. (SK 1075). 

Di fronte agli attacchi tanto duri di nemici della Chiesa di Dio è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito forse lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto. Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo strettamente conto non solamente delle azioni compiute, ma Dio includerà nel bilancio anche tutte le buone azioni che avremmo potuto fare, ma che in realtà avremo trascurato. Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico col nostro petto. (SK 1023). 

L’esperienza ci insegna che i nemici della Chiesa hanno mezzi naturali più abbondanti e spesso, secondo le parole di Cristo, sono più scaltri dei figli della luce. E in questo l’aiuto più facile e più sicuro è per volere di Dio la Vergine Maria. A Lei la Chiesa applica le parole della Scrittura: “Ella ti schiaccerà il capo “(Gen. 3,15) e dio Lei canta “tutte le eresie tu sola hai distrutto nel mondo intero”. Tutte dunque senza eccezione: le eresie, non gli eretici perché questi Ella li ama. (SK 1330) 
Tutto ciò che è macchiato di peccato, che non conduce a Dio, che non è amore; è tutto ciò che proviene dal serpente infernale, il quale è la menzogna, e da lui solo: tutti i nostri difetti, quindi tutte le nostre colpe (SK 1331). 

Mi fecero impressione le parole della preghiera di Duns Scoto: Dignare me laudare Te, Virgo sacrata; da mihi virtutem contra hostes tuos. Non pensava qui a pagani od eretici ... però, quando si tratta dell’Immacolata, non domanda lui né prudenza, né amore, ma virtutem e li chiama duramente hostes tuos (SK527). 

L’Immacolata schiaccia il capo del serpente e distrugge il suo enorme corpo composto dalle più svariate eresie dei vari tempi e luoghi. (SK 1330) 

Studiando contemporaneamente i movimenti anti-religiosi del nostro tempo e le loro fonti, i loro metodi, gli effetti etc. (SK 1327) 

CONSACRAZIONE….essere figli, schiavi, proprietà, cosa, tutto 
L’associazione è innanzitutto “I”, vale adire Immaculatae, dell’Immacolata. … Essere Suoi senza alcuna costrizione, irrevocabilmente, per sempre. E divenire suoi sempre più, in modo sempre più perfetto, farsi simili a Lei, unirsi a Lei divenire in certo qual modo Lei stessa, affinché Ella prenda sempre più possesso della nostra anima, si impadronisca totalmente di essa, e in Ella medesima pensi, parli, ami Dio e il prossimo ed agisca. Ecco l’ideale: divenire Suoi, dell’Immacolata. (SK1211) 

Di Lei desideriamo essere figli, servi, schiavi d’amore, cosa e proprietà, strumenti docili a tutto ciò che in ogni tempo l’amore verso di Lei suggerisce al cuore di qualsiasi persona che ama. (SK 1327) 
Amala, quale madre, con tutta la tua dedizione. Ella ti renderà simile a Lei, ti renderà sempre più immacolato, ti aiuterà con tutta la Sua grazia. Lasciati guidare da Lei, lasciati plasmare. (SK1334) 

Sappiamo degli ossessi, indemoniati, per i quali il diavolo pensava, urlava, agiva. Noi vogliamo essere così e più ancora, illimitatamente ossessi di Essa, che Essa stessa pensi, parli, agisca per mezzo di noi. Vogliamo essere fino a quel punto dell’Immacolata che non soltanto non rimanga niente in noi che non sia di Essa, ma che diventiamo quasi annientati in Essa, cambiati in Essa, transustanziati in Essa … Essa è di Dio fino a diventare Sua madre e noi vogliamo diventare la madre che partorisca in tutti i cuori che sono e saranno l’Immacolata. (SK 508) 

Consacrati a Lei illimitatamente … non abbiamo diritto né a pensieri, né ad azioni, né a parole nostre. Ella ci governi dispoticamente. Si degni benevolmente di non rispettare la nostra libera volontà e, qualora noi volessimo in qualsiasi cosa svincolarci dalla sua mano immacolata, ci costringa. (SK 373) 

Ella è lo strumento più perfetto nelle mani di Dio, mentre noi, da parte nostra, dobbiamo essere degli strumenti nelle sue mani immacolate. Quando perciò debelleremo nel modo più rapido e più perfetto il male nel mondo intero? Ciò avverrà allorché ci lasceremo guidare da Lei nella maniera più perfetta. E questo il problema più importante ed unico. (SK 1160) 

… permettiamo a lei di fare in noi e per mezzo nostro qualunque cosa desidera. …Ella compirà sicuramente miracoli di grazia. Un’anima che è effettivamente consacrata all’Immacolata fino a questo punto non può non esercitare un influsso sull’ambiente che la circonda, anche senza esserne consapevole. Essa tuttavia non si accontenta di questo, ma compie ogni sforzo possibile per guadagnare anche altri all’Immacolata, affinché anche altri divengano come Lei. Noi viviamo, lavoriamo, soffriamo e bramiamo morire per Lei e con tutta l’anima, in tutti i modi, con tutte le invenzioni. Desideriamo innestare questa idea fissa in tutti i cuori. (SK326) 

Quando il fuoco dell’amore si accende, non può trovare posto nei limiti del cuore, ma divampa al di fuori ed incendia, divora, assorbe altri cuori. Conquista anime sempre più numerose al proprio ideale, all’Immacolata. La M.I. pone l’accento su questo amore che si spinge sino a conquistare i cuori di tutti coloro che vivono al presente e che vivranno in avvenire; e ciò al più presto possibile, al più presto possibile, al più presto possibile. (SK1325) 

…prega per noi che a te ricorriamo, e per tutti coloro che a te non ricorrono, in special modo per i massoni Negli anni precedenti la guerra, nella capitale del cristianesimo, a Roma, la mafia massonica, ripetutamente disapprovata dai pontefici, spadroneggiava in maniera sempre più sfrontata. Non rinunciò neppure a sbandierare per le vie della città, durante le celebrazioni in onore di Giordano Bruno, un vessillo nero con l’effigie di San Michele Arcangelo sotto i piedi di Lucifero e tanto meno a sventolare le insegne massoniche di fronte alle finestre del Vaticano … Tale odio mortale verso la Chiesa di Cristo e verso il suo vicario in terra non era soltanto una ragazzata di individui traviati, ma un’azione sistematica derivante da un principio della massoneria: ”Distruggete qualsiasi religione, soprattutto quella cattolica”. Disseminate nei modi più diversi e in maniera più o meno evidente in tutto il mondo, le cellule di questa mafia mirano proprio a questo scopo. Si servono inoltre di tutta una congerie di associazioni dai nomi e dagli scopi più svariati, che però, sotto il loro influsso, diffondono l’indifferenza religiosa indeboliscono la moralità. (SK 1328) 

Dalla loro officina è uscita la rivoluzione francese, tutta la serie delle rivoluzioni dal 1789 al 1815, ed anche la guerra mondiale. Secondo le loro indicazioni lavorarono Voltaire, D’Alambert, Rousseau, Diderot, Choiseul, Pomba, Aralda, Tanucci, Hangwitz, Byron, Mazzini, Palmerston, Garibaldi ed altri …La massoneria mette sul piedistallo le persone che vuole e butta giù, quando esse hanno voglia di agire di testa propria. Lo sperimentò di persona in modo assai evidente lo stesso Napoleone. (SK 1254) 

Noi siamo testimoni di una febbrile attività diretta contro la Chiesa di Dio, di un’attività che purtroppo non è senza frutti e che ha a disposizione propagatori senza numero …solo dopo queste avanguardie viene il grosso dell’armata del nemico. E chi è costui? Di primo acchito potrà sembrare esagerata l’affermazione che il principale, il più grande ed il più potente nemico della Chiesa è la massoneria. (SK 1254) 

Tutte le eresie ed ogni peccaminosa tendenza: ecco il corpo di lui; e la massoneria, la quale dirige tutto questo: ecco la testa. (SK 206) 

Volgendo lo sguardo attorno a noi, notiamo la scomparsa, spaventosa, della moralità, soprattutto in mezzo alla gioventù; anzi, stanno sorgendo delle associazioni, veramente infernali, che hanno inserito nel loro programma il delitto e la dissolutezza ... Il cinema, il teatro, la letteratura, l’arte, diretti in gran parte dalla mano invisibile della Massoneria, lavorano febbrilmente, in conformità alla risoluzione dei massoni: «Noi vinceremo la Chiesa cattolica non con il ragionamento, ma pervertendo i costumi!». (articolo del 1925) 
I massoni ... hanno cominciato a seminare l’immoralità attraverso il teatro, il cinema, i libri, le riviste, i quadri, le sculture, ecc., e attraverso una moda – mi si scusi l’espressione - sempre più da porci! (articolo “L’ultima moda” del 1926) Un’anima compenetrata dall’amore verso di Lei opporrà certamente una resistenza all’opera di depravazione, l’arma principale in mano alla massoneria. (SK 1254) 
L’Immacolata -della quale è stato detto “Ella schiaccerà il tuo capo”, vale a dire del serpente infernaleschiaccerà pure questo capo, la massoneria, la qual dirige tutto questo movimento antireligioso e immorale e mette a disposizione grosse somme di denaro per la formazione di nuove sette. (conferenza 06.03.1927)

Io sostengo che noi siamo in grado di farvi crollare e vi faremo crollare. ...Ebbene noi siamo un esercito, il cui Condottiero vi conosce ad uno ad uno, ha osservato e osserva ogni vostra azione, ascolta ogni vostra parola, anzi...nemmeno uno dei vostri pensieri sfugge alla sua attenzione. ... È l’Immacolata, il rifugio dei peccatori, ma anche la debellatrice del serpente infernale. ... Ma ecco, il nostro Condottiero, l’Immacolata, chiede per voi misericordia, il prolungamento della vostra vita, affinché abbiate ancora la possibilità di rientrare in voi stessi» (SK 1133) 

…questi nostri poveri infelici fratelli massoni, tanto più infelici per il fatto che non si accorgono di correre verso la propria perdizione; tuttavia essi sono fratelli perché Gesù non li ha affatto esclusi dalla partecipazione ai meriti della sua passione. …l’intenzione migliore sia che quanto prima essi si convertano, anzi addirittura si arruolino nella Milizia dell’Immacolata … (SK 1133)

DEVO ESSERE SANTO; QUANTO PIU' SANTO POSSIBILE ! 
La santità è l'imitazione di Gesù. L'uomo desidera divenire sempre più grande, sempre più santo, sempre più perfetto, desidera divenire in certo qual modo Dio. Ciò gli è difficile, ma nella persona di Gesù Cristo, Uomo-Dio, ha l'esempio più perfetto. I santi, per divenire tali, non hanno fatto altro che riprodurre in sé i lineamenti di Cristo, l'Uomo-Dio; quanto più un uomo lo ricopia tanto più diviene perfetto, santo. L'imitazione di Gesù è il nostro scopo.... (Conferenza del 28 8 1933) 

Questa è tutta l'essenza della santità: conformare tutta la nostra volontà alla volontà di Dio. L'anima che si è proposta come fine di conformare la propria volontà con la volontà di Dio, si sente indicibilmente felice. Vi è in lei pace e serenità, possiede un fondamento incrollabile: Iddio. Nessuna cosa è in grado di turbarla. Si approfondisce sempre più in questa pace e in questa felicità.

(Conferenza del 2 4 1938) Non perdiamo la pace se il sentimento si raffredda. Qui si tratta di volontà e soltanto di volontà. Anzi quanto più la natura si ribellerà, tanto maggiori saranno i meriti che ne raccoglieremo”. (SK 579) 

L'essenza dell'amore di Dio sarà sempre non il provare la dolcezza, non il ricordare, non il pensare, l'immaginare, ma esclusivamente l'adempiere la volontà di Dio in ogni istante della vita ed il sottomettersi completamente a tale volontà. (SK 643) 

Ora il rilassamento morale dipende dall'indebolimento della volontà. E allora si chiede: “chi è capace di irrobustire la debole volontà umana, se non Colei che è l'Immacolata fin dal primo istante della propria esistenza, la madre della grazia divina?” (SK 1222) 

Offriti interamente a Lei che è la nostra ottima Mammina celeste, ed in tal modo potrai superare facilmente tutte le difficoltà e... diventerai santo, un grande santo: questa è la sola cosa che ti auguro di tutto cuore. Si può dire che tutti i santi sono opera della Vergine santissima e la devozione particolare a Lei è una loro caratteristica comune. (SK 21) 

Ricordiamoci che l'amore vive, si nutre di sacrifici. Ringraziamo l'Immacolata per la pace interiore, per le estasi d'amore; tuttavia non dimentichiamo che tutto questo, benché buono e bello, non è affatto l'essenza dell'amore; anzi l'amore perfetto può esistere anche senza tutto questo. Il vertice dell'amore è lo stato in cui si è venuto a trovare Gesù sulla croce, quando disse: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”(SK 503) 

La santità è l'amore fino all'eroismo. (SK 1001) 

Lavorare, soffrire e morire da cavaliere, ma non di una morte comune: ecco, ricevere una pallottola in testa per sigillare il proprio amore verso l'Immacolata, spargere il proprio sangue fino all'ultima goccia, per accelerare la conquista di tutto il mondo a Lei. Questo auguro a me stesso e a voi … Gesù stesso ha detto “non c'è amore più grande che dare la vita per il proprio amico”. "Colui che è santo si santifichi ancora " [Ap 22, 11]; ma quanto più uno avanza su questa via, tanto più chiaramente vede quanto sia lungo il cammino che gli rimane ancora da percorrere e quanto breve è il tratto che ha già percorso in confronto al tutto da percorrere. Quanto più svelto corre, tanto più comprende la lentezza del suo cammino attuale. E così senza sosta, come se dovesse sempre cominciare da capo; anche il nostro Padre s. Francesco, sul letto di morte, affermò: " Cominciamo ad operare il bene". (SK 48) 

EUCARISTIA 

Preparazione all'Eucaristia 
Non c'è migliore preparazione alla s. Comunione che offrirla tutta all'Immacolata (facendo ovviamente, da parte nostra, tutto quel che possiamo). Ella preparerà il nostro cuore nel migliore dei modi e potremo esser certi di procurare in tal modo a Gesù la gioia più grande, di manifestarGli il più grande amore. (SK 643) 

Scopo dell'Eucaristia Tu, DIO infinito ed eterno, mi hai amato da secoli, mi hai chiamato dal nulla all'esistenza. Per mostrarmi da vicino che mi ami, sei sceso dalle più pure delizie del paradiso su questa terra...hai condotto una vita in mezzo alla povertà; ed infine hai voluto essere sospeso tra i tormenti su un turpe patibolo in mezzo a due canaglie. O DIO d'amore, mi hai redento in questo modo terribile ma generoso! Tu, però, non ti sei accontentato di questo, ma vedendo che sarebbero trascorsi ben 19 secoli dal momento in cui sono state effuse queste dimostrazioni del Tuo amore ed io sarei apparso soltanto ora su questa terra, hai voluto provvedere anche a questo! Il Tuo Cuore non ha acconsentito a far sì che io mi dovessi nutrire unicamente dei ricordi del Tuo smisurato amore. Sei rimasto su questa misera terra nel santissimo ed oltremodo mirabile Sacramento dell'altare ed ora vieni a me e ti unisci strettamente a me sotto forma di nutrimento... Già ora il Tuo sangue scorre nel sangue mio, la Tua anima, o DIO incarnato, compenetra la mia anima, le dà la forza e la nutre. (SK 1145) 

Eucaristia e Beata Vergine di Lourdes 
È giunto di nuovo il benedetto mese di febbraio. Benedetto, poiché il giorno 11 noi festeggiamo ogni anno il ricordo dell'apparizione della Vergine Immacolata a LOURDES. Come fare per celebrare in modo degno questo ricordo? Tutti noi purificheremo in quel giorno le nostre anime e riceveremo nel cuore DIO, che dimora in mezzo a noi nel SS. Sacramento dell'altare. Se poi il giorno 11 febbraio qualcuno non potrà accostarsi alla S. comunione sacramentale, non tralasci la comunione spirituale e, alla prima occasione, procuri di comunicarsi anche sacramentalmente. (SK 1088) 

Dall'ultima Cena all'Eucaristia 
Il 19 di questo mese le officine rimarranno chiuse, tacerà il lavoro materiale e folle di fedeli e molti curiosi, benché non cattolici, prenderanno parte alla processione annuale del "Corpus Domini". Perché a quale scopo tutto questo? Accadde a Cafarnao, dove le folle si erano raccolte attorno a Gesù ed Egli aveva detto loro: "Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane , vivrà in eterno; ed il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo". I giudei chiesero: "Come può costui darci la sua carne da mangiare?". Cristo sottolineò solennemente il senso letterale delle sue parole : "In verità, in verità vi dico: Come il Padre che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo ... Chi mangia questo pane vivrà in eterno". Questa promessa del Salvatore la udì pure con le proprie orecchie l'apostolo Giovanni e la scrisse nel suo vangelo (Gv 6,51- 60). Sei mesi più tardi, a Gerusalemme nel cenacolo, gli apostoli si radunarono attorno al Salvatore per mangiare l'agnello pasquale. Fu quella l'ultima cena, il momento della separazione, nella quale appunto il Salvatore aveva deciso di attuare la promessa fatta mezzo anno prima... E da quel momento il sacrificio della S. Messa prese dimora sulla terra. Inizialmente nei sotterranei delle catacombe e poi in un numero sempre maggiore di chiese. E il 19 giugno il sacerdote, successore degli apostoli, obbediente al comando dell'Uomo - Dio, ripeterà in sua memoria la commovente scena dell'ultima cena. Il pane diverrà Corpo vivo di Cristo e il vino il suo Sangue santissimo.(SK 1059) 

L'Eucaristia ci fa santi 
Una sola S. Comunione è sufficiente per farsi santi. Tutto dipende dalle disposizioni interiori, dalla preparazione. Metà della giornata dedicata alla preparazione, l'altra metà al ringraziamento. Talvolta una Comunione spirituale porta con sé le medesime grazie di quella sacramentale. Nelle difficoltà (ripeti) spesso: "Mio DIO e mio tutto". (SK 968) 

Ricevi l'Eucaristia con le disposizoni di Maria 
Ricevi GESÙ nella S. Comunione e accogli tutto dalle Sue mani, con l'umile disposizione che la SS. Vergine Maria ebbe nel momento dell'Annunciazione: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo quello che mi hai detto" (Lc1, 38). (SK 987/24) 

Preparare il cuore ad accogliere l'Eucaristia nel giorno dedicato a Lei 
Si sta avvicinando una festa che è nostra in modo tutto speciale, la festa dell'Immacolata. Come ci dobbiamo preparare ad essa? Come fare per trascorrerla nel modo migliore? Innanzi tutto laveremo la nostra anima nel sacramento della penitenza, per togliere le macchie del peccato: così facendo essa diventerà, almeno un poco, simile all'Immacolata. Inoltre, supplicheremo l'Immacolata affinché prepari il nostro cuore ad accogliere in modo degno il Suo Divin Figlio Gesù, presente, nel santissimo sacramento dell'altare: accostiamoci alla santa comunione in questo giorno dell'Immacolata Concezione, dedicato a Lei. Dopo la Santa Comunione pregheremo nuovamente L'Immacolata affinché voglia Lei stessa accogliere Gesù nella nostra anima e renderlo così felice come nessuno, mai è riuscito a fare finora. (SK 1234) 

L'amore di Gesù per noi l'ha spinto fino alla Croce e al Tabernacolo 
L'Immacolata ha suscitato nei nostri cuori l'amore verso se stessa, un amore tale che ci ha spinto a consacrarci totalmente alla Sua causa, cioè, la conquista di un numero sempre maggiore di anime al Suo amore, o più precisamente l'aiuto a tutte le anime per conoscere e amare Lei e avvicinarle, attraverso Lei al Cuore Divino di Gesù, il cui Amore verso di noi lo ha spinto fino alla Croce e al Tabernacolo. (SK 908) 

LA MILIZIA … non può permettersi di riposare! (SK 327) 
La M.I. si chiama dell’Immacolata poiché i suoi componenti si donano all’Immacolata senza alcuna riserva e sotto ogni aspetto, senza alcuna eccezione … In una parola desiderano appartenere a Lei secondo tutta l’estensione di questa espressione … Si chiama pure Milizia poiché coloro che si consacrano all’ Immacolata … in qualità di cavalieri desiderano conquistare all’Immacolata, al più presto possibile, il mondo intero e ogni singola anima, senza alcuna eccezione. (SK 1327) 

L’essenza della M.I. consiste nel fatto che essa appartiene all’Immacolata in modo incondizionato, irrevocabile, illimitato: che è dell’Immacolata sotto ogni aspetto. Di conseguenza colui che entra a far parte della M.I. diviene totale proprietà dell’Immacolata. Per ciò stesso egli diviene proprietà di Gesù, e quanto più perfettamente appartiene a Lei, tanto più perfettamente appartiene a Gesù; ma sempre in Lei ed attraverso di Lei, ossia nel modo più facile e più sicuro. Attraverso Gesù poi. Egli diviene proprietà di Dio. Essere dell’Immacolata, quindi è l’essenza della M.I.. (SK1226). 

Essa conduce più oltre l’educazione dell’uomo, fino a fargli raggiungere la piena realizzazione di sé stesso, delle sue possibilità morali. La M.I. … mira a far sì che tutti diventino santi. (SK1220) 

Attraverso l’Immacolata al Cuore Divino di Gesù: è la nostra parola d’ordine. …non è sufficiente che noi ci preoccupiamo di essere sempre più dell’Immacolata sotto ogni aspetto, entro confini ben determinati, ma desideriamo irradiare l’Immacolata fino al punto tale da essere capaci di attrarre a Lei anche le anime degli altri, anzi di tutti coloro che esistono ora, che esisteranno e potranno esistere in futuro, senza alcuna limitazione. In una parola desideriamo appartenere sempre più a Lei fino all’ultima goccia di sangue nell’opera volta a conquistare a Lei il mondo intero e ogni singola anima, e ciò al più presto possibile: ecco la M.I.. (SK1231) 

Io penso che la M.I. debba fondarsi sulla via della contraddizione, nello sforzo di conoscere gli sbagli, le superstizioni antireligiose, così generosamente seminate oggi. … Iddio non permetta che un iscritto alla M.I., trovandosi con gli altri in società o in treno, risponda ad un’osservazione contro la religione in modo superficiale e così indebolisca con la sua ignoranza la fede degli uditori. (Lettera al fratello, P. Alfonso) La M.I. ha come scopo immediato la sollecitudine per la conversione di tutti gli acattolici, in particolar modo di quei poveretti, i massoni, che, accecati dal loro fanatismo, sollevano la mano scellerata contro il loro ottimo Padre; e tutto ciò sotto la protezione e per la mediazione della Beata Vergine Maria Immacolata. (SK 1248) 

Nella M.I. è necessario distinguere chiaramente due cose: l’essenza e le cose accidentali. All’essenza non appartiene una forma o l’altra di organizzazione, ma la consacrazione di sé all’Immacolata, una consacrazione incondizionata ed illimitata. Una forma di organizzazione è certamente buona ed utile, tuttavia uno può essere un fervente milite anche senza nessuna forma di organizzazione. (SK 836) 

L’Immacolata: ecco il nostro ideale. Avvicinarci a Lei per renderci simili a Lei. (SK 1210) 

Il vertice dell’amore della creazione che torna a Dio è l’Immacolata, l’essere senza macchia di peccato, tutta bella, tutta di Dio. Neppure per un istante la Sua volontà si è allontanata dalla volontà di Dio. Ella è appartenuta sempre ed liberamente a Dio. E in lei avviene il miracolo dell’unione di Dio con la creazione. A Lei, come alla propria sposa il Padre affida il Figlio, il Figlio discende nel Suo grembo verginale, divenendo Figlio di Lei, mentre lo Spirito Santo forma in Lei in modo prodigioso il corpo di Gesù e prende dimora nella Sua anima, la compenetra in modo così ineffabile che la definizione di “Sposa dello Spirito Santo” è una somiglianza assai lontana della vita dello Spirito Santo in lei e attraverso di Lei. In Gesù vi sono 2 nature (la divina e l’umana) e un’unica persona (quella divina), mentre qui vi sono due nature e due sono pure le persone, lo Spirito Santo e l’Immacolata, tuttavia l’unione della divinità con l’umanità supera qualsiasi comprensione. (SK 1310)

 …Maria, per il fatto di essere la madre di Gesù Salvatore, è divenuta la corredentrice del genere umano, mentre per il fatto di essere la Sposa dello Spirito Santo, prende parte alla distribuzione di tutte le grazie. (SK 1229)

 … non abbiano affatto paura di amare troppo l’Immacolata, dato che (…) non l’ameremo mai nel modo come l’ha amata Gesù. Ebbene tutta la nostra santità consiste nell’imitare Gesù. Chi si avvicina a Le, per ciò stesso si avvicina a Dio, solo che lo fa percorrendo una strada più breve, più sicura, più facile. (SK 542) 

In pratica le anime si rivolgeranno sempre direttamente e con piena libertà sia all’Immacolata, sia al divin Spirito, sia a Gesù-Verbo eterno, sia al Padre celeste, ma quanto più esattamente un’anima comprenderà che tutti gli atti d’amore vengono indirizzati al Padre, per il fatto che è il fine ultimo, e che nell’Immacolata essi acquistano una purezza immacolata, mentre in Gesù acquistano un valore infinito, degno della maestà santissima del Padre, tanto più essa si infiammerà di amore verso Gesù e Maria. (SK 1310)

 Chi non è capace di piegare le ginocchia e di implorare da Lei in un’umile preghiera la grazia di conoscere chi Ella sia realmente, non speri di apprendere qualcosa di più sudi Lei. (SK1210) 
…l’essenza dell’amore verso l’Immacolata è un atto della volontà; perciò tanto più l’amore è perfetto quanto più è perfetta l’unificazione della nostra volontà con la volontà di Lei. Questo è sufficiente. Tutto il resto è soltanto mezzo o effetto. (SK 1354) 

Nasceranno delle persone molto sante. Esse giungeranno alla santità per mezzo di una singolare devozione verso la SS. Vergine, che terranno nella loro mente e nel loro cuore come il più perfetto modello di santità e come ricca sorgente di grazie divine. Questi santi soprattutto verso la fine del mondo Dio li susciterà per mezzo di Maria, sua madre, affinché tali anime, piene di grazia e di zelo, oppongano resistenza ai nemici di Dio che sorgeranno da ogni parte con accanimento. Queste anime avranno una particolare devozione alla SS. Vergine. Ella le illuminerà con la Sua luce, le nutrirà con il suo latte, le guiderà con il suo spirito, le sosterrà con la sua mano, le custodirà con la sua protezione…Inoltre sproneranno tutti, con la parola e con l’esempio alla vera devozione verso la Madre di Dio. Avranno molti nemici, ma riporteranno anche molte vittorie e renderanno molta gloria a Dio. Poiché come attraverso Maria ha avuto inizio la salvezza, così attraverso di Lei la salvezza giungerà a compimento. (SK 1129) 

Concedimi di lodarti, o Vergine Santissima. Ti adoro o Padre nostro celeste, poiché hai deposto nel grembo purissimo di Lei il tuo figlio unigenito. Ti adoro o figlio di Dio, perché ti sei degnato di entrare nel grembo di Lei e sei diventato vero, reale Figlio suo. Ti adoro o Spirito Santo, poiché ti sei degnato di formare nel grembo immacolato di Lei il corpo del Figlio di Dio. Ti adoro o Santissima Trinità per avere elevato l’Immacolata in un modo così divino. E io non cesserò mai, ogni giorno, appena svegliato dal sonno di adorarti umilissimamente, o Dio Trinità, con la faccia a terra, ripetendo tre volte: Gloria… (SK1305) 

O Immacolata, regina del cielo e della terra, io so di non essere degno di avvicinarmi a Te, di cadere in ginocchio dinnanzi a Te con la faccia a terra, ma poiché ti amo tanto oso supplicarti di essere tanto buona da volermi dire chi sei Tu. Desidero infatti conoscere sempre di più, sconfinatamene di più, e amarti in modo sempre più ardente…cosicché Tu divenga la Regina di tutti i cuori che battono sulla terra e batteranno in qualsiasi tempo, e ciò quanto prima, al più presto possibile. (SK1307) 

Senza la lotta sarebbe impossibile la vittoria e senza la vittoria non ci può essere la corona, non ci può essere la ricompensa (cfr 1 Cor. 9,25)” (SK 149) 

Di fronte agli attacchi tanto duri dei nemici della Chiesa di Dio è lecito rimanere inattivi? Ci è lecito forse lamentarci e versare lacrime soltanto? No affatto. Ricordiamoci che al giudizio di Dio renderemo stretto conto non solamente delle azioni compiute, ma Dio includerà nel bilancio anche tutte le buone azioni che avremmo potuto fare, ma che in realtà avremo trascurato. Su ciascuno di noi pesa il sacrosanto dovere di metterci in trincea e di respingere gli attacchi del nemico con il nostro petto. (SK.1023) 

Difendere la religione è per noi troppo poco, ma si esce dalla fortezza e fiduciosi nella nostra Duce andiamo fra i nemici e facciamo la caccia ai cuori per conquistarli all’Immacolata. (lettera a fr. Ottone Caputo) Il nostro compito qui è molto semplice: sgobbare tutto il giorno, ammazzarsi di lavoro, essere ritenuto poco meno di un pazzo da parte dei nostri e, distrutto, morire per l’Immacolata. E dato che noi non viviamo due volte su questa terra, ma una volta soltanto, di conseguenza è necessario approfondire al massimo con grande parsimonia ognuna delle espressioni suddette, per dimostrare quanto più è possibile il proprio amore per l’Immacolata. Non è forse bello questo ideale di vita? La guerra per conquistare il mondo intero, i cuori di tutti gli uomini e di ognuno singolarmente, cominciando da noi stessi.(SK 301) 

Il milite dell’Immacolata è in una parola uno che combatte per conquistare tutti i cuori a Lei. (SK 1325) 

Per Lei siamo disposti a tutto, ad ogni fatica, sofferenza, umiliazione, anzi alla morte per fame o per qualunque altra causa. La nostra potenza consiste nel riconoscere la nostra stupidità, debolezza e miseria e nella illimitata fiducia nella bontà e nella potenza dell’Immacolata. La natura può inorridire, guardare con occhio nostalgico un’altra forma di vita più tranquilla e confortevole in situazioni già ben determinate, ma il sacrificio consiste proprio nell’andare oltre le attrazioni della nostra natura corporale. Tutta la speranza è nell’Immacolata. Coraggio, dunque, caro fratello, vieni a morire di fame, di fatica, di umiliazioni e di sofferenze per l’Immacolata. (SK509) 

L’essenza dell’amore di Dio sarà sempre non il provare la dolcezza, non il ricordare, non il pensare, l’immaginare, ma esclusivamente l’adempiere la volontà di Dio in ogni istante della vita ed il sottomettersi completamente a tale volontà. (SK 643) 

Guardandoci attorno e vedendo dappertutto tanto male, noi vorremmo sinceramente porre un riparo a questo male, condurre gli uomini al sacratissimo Cuore di Gesù attraverso l’Immacolata e così rendere eternamente felici fin da questa vita i nostri fratelli che vivono in questo mondo. Guerra al male dunque, una guerra implacabile, incessante, vittoriosa. (SK 1160) 

La lotta contro Satana non può affrontarla l’uomo, anche il più geniale; solo l’Immacolata ha ottenuto la promessa di schiacciare la testa del serpente: Ma essa è in cielo e ha bisogno della nostra cooperazione: ed è per questo che va in cerca di anime che le si abbandonino interamente, e diventino tra le sue mani uno strumento per paralizzare Satana e per diffondere il regno di Dio”. (Positio super virtutibus p.123) 

Il serpente solleva la sua testa in tutto il mondo, ma l’Immacolata gliela schiaccerà nel corso di strepitose vittorie. Egli però non cesserà di stare in agguato per porre insidie al suo piede. La mancanza di elasticità nell’adattarsi alle condizioni e alle circostanze che mutano continuamente, provocano un indebolimento di vita e di vitalità. (SK 637)


AMDG et DVM