martedì 22 agosto 2023

LA PROFEZIA DI RATZINGER SULLA "CHIESA della Fede"

 


L’attacco a Ratzinger e la sua profezia del 1969 su una «Chiesa della Fede» e «un piccolo gregge di credenti»

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·         by Aldo Maria Valli

di The Wanderer

La settimana scorsa abbiamo assistito al processo di lapidazione di papa Benedetto XVI, da parte non solo dei media ma anche, e questa è la cosa più triste, dei vescovi tedeschi, con il consenso del Vaticano e il silenzio della stragrande maggioranza dei vescovi del mondo. Non gli hanno mai perdonato che lui, il teologo più brillante che la Germania ha dato nel XX secolo, sia stato un conservatore, abbia criticato la riforma liturgica e sia stato un uomo pio e di fede cattolica. Avrebbero preferito Rahner, Küng o Lehmann, ma chi ha brillato è stato Ratzinger e ora che è vecchio e malato gliela fanno pagare. Un buon riassunto di ciò che è accaduto è in questo rapporto di padre Santiago Martín.

Ciò che ha catturato potentemente la mia attenzione è la particolare virulenza della stampa contro papa Benedetto, da Google, che non lo chiama più “papa emerito” ma piuttosto “ex-papa”, fino alle reti televisive presumibilmente più serie. Un buon esempio lo si può vedere in questo breve report preparato da Deutsche Welle. Forse è la mia immaginazione, ma l’odio che c’è dietro non è umano; è un odio più profondo e ancestrale. In modo sfacciato, questi rappresentanti di Mordor si mettono al servizio del cardinale Marx – quasi un nuovo Saruman – che esige un cambiamento profondo nelle strutture della Chiesa, un cambiamento rispetto al quale Benedetto XVI – quasi un altro Gandalf – nonostante i suoi anni costituisce ancora la principale diga di contenimento.

Ho l’impressione che siamo alla vigilia di una fortissima persecuzione della Chiesa, in cui le sue istituzioni soffriranno molto, e molte di esse sicuramente scompariranno. La Chiesa come istituzione, così come l’abbiamo conosciuta e come è esistita per molto più di un millennio, è in un processo di dissoluzione e non passerà molto tempo prima che si riduca quasi al nulla. Certamente la Chiesa rimarrà come corpo mistico di Cristo; rimarranno anche i credenti che riusciranno a mantenere la fede e che non vorranno mai vedere distrutta la loro speranza da coloro il cui compito sarebbe stato di alimentarla.

È opportuno tornare sulla profezia pronunciata nel 1969, in cinque lezioni radiofoniche, dal dottor Joseph Ratzinger, professore all’Università di Ratisbona, città nella quale lui e tutti i suoi nemici credevano che i suoi giorni sarebbero finiti:

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Non abbiamo bisogno di una Chiesa che celebra il culto dell’azione nelle preghiere politiche. È del tutto superfluo. E quindi si distruggerà. Ciò che rimarrà sarà la Chiesa di Gesù Cristo, la Chiesa che crede nel Dio che è diventato uomo e ci promette la vita dopo la morte. Il tipo di sacerdote che non è altro che un operatore sociale può essere sostituito dallo psicoterapeuta e da altri specialisti, ma il sacerdote che non è uno specialista, che non sta sugli spalti a guardare il gioco, a dare consigli ufficiali, ma si mette in nome di Dio a disposizione dell’uomo, che lo accompagna nei suoi dolori, nelle sue gioie, nelle sue speranze e nelle sue paure, un sacerdote di questo tipo sarà sicuramente necessario in futuro.

Facciamo un altro passo. Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diventerà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poiché il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. In contrasto con un periodo precedente, verrà vista molto di più come una società volontaria, in cui si entra solo per libera decisione. In quanto piccola società, avanzerà richieste molto superiori su iniziativa dei suoi membri individuali.

Scoprirà senza dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani che svolgono qualche professione. In molte congregazioni più piccole o in gruppi sociali autosufficienti, l’assistenza pastorale verrà normalmente fornita in questo modo. Accanto a questo, il ministero sacerdotale a tempo pieno sarà indispensabile come in precedenza. Ma nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la Chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica.

Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Essa farà questo con fatica. Il processo infatti della cristallizzazione e della chiarificazione la renderà povera, la farà diventare una Chiesa dei piccoli, il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settaria e la caparbietà pomposa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo.

Il processo sarà lungo e faticoso, come lo è stata la strada dal falso progressismo alla vigilia della Rivoluzione francese – quando un vescovo poteva essere ritenuto furbo se si prendeva gioco dei dogmi e insinuava addirittura che l’esistenza di Dio non fosse affatto certa – al rinnovamento del XIX secolo. Ma dopo la prova di queste divisioni uscirà da una Chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza. Gli uomini che vivranno in un mondo totalmente programmato vivranno una solitudine indicibile. Se avranno perduto completamente il senso di Dio, sentiranno tutto l’orrore della loro povertà. Ed essi scopriranno allora la piccola comunità dei credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto.

A me sembra certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Si deve fare i conti con grandi sommovimenti. Ma io sono anche certissimo di ciò che rimarrà alla fine: non la Chiesa del culto politico, che è già morto, ma la Chiesa della fede. Certo essa non sarà più la forza sociale dominante nella misura in cui lo era fino a poco tempo fa. Ma la Chiesa conoscerà una nuova fioritura e apparirà come la casa dell’uomo, dove trovare vita e speranza oltre la morte.


AMDG et D.V.MARIAE

 

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