DEL VERO RELIGIOSO e del perfetto cristiano
La prima perfezione del buon Religioso si è che con tutta la premura e con tutte le forze procuri di dolersi dei peccati e li confessi volentieri e senza indugio ; e poi si guardi quanto può e di non ricadere nei medésimi od in altri.
La seconda, che ponga ogni umana creatura sòpra di se, e sé al disotto. La ragióne si è, perchè óffèndérebbe quel gran Signore, il quale ha creato ogni cosa, e ci ha cotànto onorati, che per amor nòstro assunse l' umana carne, per la qtiale assunzióne partecipò d'ogni creatura. Per questo motivó àdunqiie il buon Religióso o il perfetto Cristiano devo di 'buon cuòre e con ànimo volénteróso ubbidiré a tutti, non solamente al compagno maggiore o uguale o minore, ma anche ad ogni creatura , secondo che gli sarà permesso.
La terza, che distacchi il cuor suo da ogni mondana ed umana creatura, né cérchi o trovi fondamento o radice se non in quello, che gli ha formato il cuòre; ma si avvézzi a gettare il cuor suo in esso Diò, e a sollevarlo spésso dalle fecce terrene, dimanierachè senza pena ritorni a Cristo ogniqualvolta vorrà, pensando e affezionandosi al creatóre del cuòre; e in ogni luogo e tempo sia intento àll'altisisimo benefattore. Nell'orazioiie o sì renda in colpa de' peccati cómmessi, o desideri e chieda ì beni che gli mancano o ringrazi dei benefizi cnferitigli, o de' mali e delle tribolazioni che gli avvengono, e creda che il benigno Iddio permette, che gli accadano per castigo de' peccati o mortificazione del corpo.
La quarta, che abbia tanta pazienza , che a colui il quale gli abbia detto o fatto qualche ma- le si sforzi di voler più beiié, e di amarlo di tutto cuore, e di servirlo più di buon grado con sincera volontà, senza veruna interna amarezza. Perchè siccome Dio pervera liberalità gli concedeva tutti i beni, così tenga per fermo che egli occultamente permette tutti i mali, affine di mostrare al peccatóre le sue colpe, e farle ad esso conoscere e avvertire, e così punire leggermente in questa vita , per non aver a flagellare più duramente nell'eternità. Ami dunque molto colui, che gli ha fatto o ha detto di sé qualche male; perché per mezzo di lui, come d'un messo, Dio gli concederà, un gran bene; ed esso è come un membro, e ritegno mediante il quale Dio benignamente lo trattiene , onde egli non venga sbalzato nel profondo stesso dell'abisso , o urtato dal mondo , o ingannato dal diavolo ; e come un forbitoio, per mezzo di cui Dio lo pulisce; e come un istrumento o una pialla, con cui Dio lo liscia e perfeziona.
La quinta, che ami. tutti i buoni, e compatisca tutti i cattivi , e onori tutti e reputi sé più vile di tutti, posponendosi, ancora ai pessimi stessi. E ciò perché non sa , se il bene che esso fa ^ piaccia a Dio , o se persevererà in quello ; e similmente ignora il fine a cui quell'altro possa pervenire. Per questo non giudichi nessuno iin cuor , né dalla sua bocca esca alcun discorso cattivo d'altrui. E quando udirà da taluno dirsi male di qualcuno, scusi costui, o non si rallegri della mormorazione, ma si mostri attristato, e destramente rivolga le parole di chi parla ad altro soggetto.
La sesta, che ami molto la riprensione e il riprensore ; e se colui che riprende , dirà qualche male di esso, conceda tutto; se poi vien lodato il bene che sarà in lui, si scusi, e dica che non fa niente di bene; ritenendo in mente , che Dio opera tutto il bene, e dà altresì la volontà di farlo.
La settima, che di buon grado presti servigio a tutti, e difflcilmente acconsenta d'esser ser- vito da alcuno , reputandosi indegno d'ogni servizio, e si ricordi che, Cristo non venne per esser servito, ma per servire, Pertanto se alcuno lo servirà in qualche bisogno, in cuor suo renda grazie a Dio, che àbbia dato a colui la volontà e il potere di servirlo.
L'ottava, che procuri di riandar colla memoria tutti i benefizi fatti a sé o a qualsivoglia altra creatura, e di tutti ne ringrazi Dio , e di poi si umilii dicendo: Chi son io, che ringrazio per gli altri, non bastando a ringraziare per la minima parte del bene , che Dio mi ha fatto , e massimamente essendo io una si malvagia crieatura ? E in tal modo si annichili.
La nona, che abbia una sollecita guardia della lingua, che è il compimento di tutti i beni e senza di cui ogni bene si perde: e custodisca la sua lingua non solo dalle parole cattive o nocevoli, false e disoneste, ma anche dalle superflue e vane, che vuotano il cuore di divozione.
La decima ed ultima , che soprattutto guardi che in tutte le sue parole risplenda la verità, la bontà e 1'umiltà ; perchè la parola dell' uomo deve incominciare dalla verità , progredire colla bontà, terminare coll'umiltà, ed esser misurata dalla brevità; perchè « la parola abbreviata fece il Signore sopra la terra (Romani 9, 28). Grazie a Dio.
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