Giovanni 15: 1-7:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: Io sono la vera vite; e mio padre è l'agricoltore.
Ogni tralcio che è in me, che non porta frutto, lo toglierà; e ogni tralcio che porta frutto, lo purificherà, affinché produca più frutto.
Ora sei puro per la parola che ti ho detto. Rimani in me e io in te.
Come il tralcio non può portare frutto da solo, a meno che non dimori nella vite, così nemmeno voi potete, a meno che non rimaniate in me.
Io sono la vite: voi i tralci: chi dimora in me e io in lui porta molto frutto: perché senza di me non potete fare nulla.
Se qualcuno non dimora in me, sarà gettato via come un tralcio e appassirà, lo raccoglieranno, lo getteranno nel fuoco ed egli brucerà.
Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, chiedete tutto ciò che volete e vi sarà fatto.
R. Lode a Te, o Cristo.
S. Con le parole del Vangelo possano i nostri peccati essere cancellati.
Gesù, la vera vite
(Giovanni 15, 1-8)
COMMENTO e RIFLESSIONE di Osvaldo Murdocca
Commento – Nel brano ascoltato, Gesù ci invita a essere suoi discepoli cioè ad ascoltare la sua parola e metterla in pratica perché solo così i suoi discepoli possono vivere il loro tempo in Cristo cioè “rimanere in lui”.
Gesù si paragona alla vite e
paragona i suoi discepoli ai tralci della vite. Solo rimanendo uniti a Cristo, come i
tralci sono uniti alla propria vite, i suoi discepoli possono “portare frutto” cioè
diffondere la parola di Dio con la testimonianza dello Spirito di Amore di Cristo.
Se colui che si ritiene un discepolo di Cristo non rimane unito a Cristo, non è
un cristiano, non può portare frutto e, come il tralcio che non porta frutto viene
gettato via e bruciato, così sarà per quel falso discepolo che verrà ”gettato via “.
Se, invece, il discepolo “porta frutto” sarà cioè un vero testimone della parola di Cristo,
qualunque cosa egli chiederà al Padre verrà esaudita e la sua testimonianza porterà
gloria al Padre.
Riflessione – Il messaggio che traspare dal brano è, come detto nel commento,
un invito a vivere cristianamente, a imitazione di Cristo, rimanendo unito a lui, per
poter contribuire alla salvezza dell’uomo.
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ALTRI COMMENTI
Dal MESSALINO 1
– Tutti abbiamo sperimentato cosa succede quando non
restiamo attaccati al Signore come i tralci alla vite.
Per questo, stare uniti a lui non è
un lusso spirituale di qualche cristiano con la coscienza un po’ più sensibile, ma è una
necessità indispensabile per tutti.
Ci si può chiedere in qual modo ciascun cristiano
sia vitalmente unito al suo Signore e quali siano i frutti di tale unione.
La risposta
alle due domande sta tutta in tre parole: fede, speranza e carità.
La fede è quella di chi
crede in lui, si fida di lui e perciò s’impegna a vivere come lui insegna.
La speranza è quella di chi vede in lui il senso e il valore della propria vita, presente e futura.
La carità è quella di chi, consapevole di quanto egli ci ami, contraccambia tanto amore
amando il prossimo.
La fede porta a pregare e accogliere i suoi doni, espressi
anzitutto nei sacramenti: basti pensare all’Eucaristia in cui, con la Comunione, il “chi
rimane in me, e io in lui” prende addirittura evidenza fisica.
La speranza porta a valutare tutto nella prospettiva del “ rimanere in lui” definitivo.
La carità produce i frutti che dal “rimanere in lui” sono generati.
3
Dal foglio “La Domenica” del 18.5.2003 –
Tutti noi cristiani, in quanto
battezzati, facciamo parte del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Ma quale
contributo diamo, realmente, per la costruzione e la diffusione del Regno di Dio sulla
terra? Il rischio, sempre reale, per alcuni, è quello di essere dei cristiani solo
anagraficamente, in quanto concretamente non fanno nulla o quasi per la comunità
cristiana a cui appartengono.
Il brano evangelico di oggi si snoda attorno al
simbolismo della “vite” e sottolinea l’importanza, per tutti i cristiani, di “rimanere” in
Gesù, il quale afferma: “Io sono la vite, voi i tralci”. Il legame dei cristiani con Gesù
deve essere simile a quello che vi è tra la vite e i tralci. La fecondità di una comunità
cristiana dipende molto dalla relazione vitale che essa ha con Cristo. L’invito di
Gesù: “Rimanete in me e io in voi” viene meglio compreso quando dice: “Come il
tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi
se non rimanete in me” Dunque, solo a questa condizione, possiamo produrre nel
mondo frutti di fede, di bontà e di salvezza per noi e per i fratelli.
PREGA CON IL VANGELO
Signore Gesù, di domenica in domenica, vuoi far
crescere la nostra conoscenza nei tuoi confronti .
Ti sei presentato come pastore, luce, acqua.
Oggi ti manifesti come la vite, che alimenta i tralci, noi.
Tra la vite e i tralci c’è una comunione di vita.
Senza la vite i tralci muoiono.
Commenta Sant’Agostino: “ Non ha detto: senza di me
potete fare poco. Sia il poco sia il molto,
non si può farlo comunque senza di lui,
poiché senza di lui non si può far nulla”.
Fa’, o Signore, che io sia il tralcio, che unito a te,
vera vite, porta molto frutto.
Dal testo di Nestle-Aland 2
- Segue il commento dei versetti indicati di seguito:
- v.3 “Voi siete già puri”: la purificazione si opera essenzialmente con la fede nella
parola o nell’insegnamento di Gesù.
- v.4 “Rimanete in me e io in voi”: per l’uomo, rimanere significa tenersi attivamente
saldo a ciò che è stato fatto nel passato, comprenderlo nel presente e vedere il
futuro in funzione di esso; per Dio o per Gesù, invece, rimanere, esprime la
stabilità dei doni della salvezza accordati ai credenti.
- v.6 “Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo
raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano”: come il tralcio infecondo è
tagliato e distrutto, così di fatto il discepolo infedele sarà tolto dalla comunità
di Cristo.
Dal testo di Angelico Poppi 3
- Con l’immagine espressiva della vite Gesù illustra la sua unità profonda con i discepoli. Nell’AT la vigna simboleggia il popolo d’Israele.
Seguono i commenti dei versetti indicati di seguito:
- vv.1-2 “Io sono la vite vera”: è una formula di autorivelazione. L’agricoltore
palestinese durante l’inverno pota i tralci infruttuosi, in primavera toglie i
germogli inutili. Parimenti il Padre elimina chi non è unito vitalmente a Gesù e
monda, cioè purifica dal peccato, chi accoglie la sua parola.
- vv.3-5 La parola di Gesù è forza vitale che dona fecondità. I discepoli, accogliendo
la “verità” da lui rivelata, sono stati purificati dal peccato e, pertanto, non
subiscono la potatura del Padre, che riguarda gli increduli. Solo chi rimane
unito a Gesù in uno stato di amore reciproco porterà frutto. Chi si stacca da lui,
diventa sterile: “Senza di me non potete far nulla” (v.5).
- vv.6-8 Chi si stacca da Gesù, diventa come un tralcio arido, che viene bruciato con
il fuoco. I discepoli che rimarranno uniti a lui, serbando e interiorizzando la sua
parola, saranno sempre esauditi nella preghiera. Gesù ha glorificato il Padre
attuando il suo disegno di salvezza con l’adesione totale al suo volere; i
discepoli lo avrebbero glorificato rimanendo uniti nell’amore del Cristo e
prolungando la sua missione redentrice nel mondo.
INVITO AL SALMO – Il salmo suggerito per la meditazione è:
- il salmo 22 (21) – indicazione biblica – o 21 (22) – indicazione liturgica. Questo
salmo è quello previsto dalla liturgia domenicale che ha come lettura del Vangelo il
brano appena trattato.
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1 Cfr Messalino”Sulla Tua Parola”, anno 4 n.21, maggio-giugno 2012, Editrice Shalom s.r.l., Camerata Picena (AN) 2012, pp.92-93.
2 Cfr. NESTLE-ALAND, Nuovo Testamento Greco-Italiano, Società Biblica Britannica & Forestiera, Roma 1996,p.300.
3 Cfr. A.POPPI, Sinossi e commento esegetico-spirituale dei quattro vangeli, Edizioni Messaggero, Padova 2004, p.580.
AMDG et DVM
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