domenica 2 marzo 2014

L'incontro con Aglae



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«Se un ti dicesse: " Il Messia sono Io ", che diresti tu? chiede Gesù. 
«Lo chiamerei "bestemmiatore " e lo caccerei a colpi di pietra». 
«E se facesse un miracolo per provare il suo essere?». 
«Lo direi "indemoniato ". Il Messia verrà quando Giovanni si rivelerà nel suo 
vero essere. Lo stesso odio di Erode è la prova. Egli, l'astuto, sa che Giovanni 
è il Messia». 
«Non è nato a Betlemme». 
«Ma quando sarà liberato, dopo essersi annunciato da se stesso il suo prossimo 
avvento, si manifesterà a Betlemme. Anche Betlemme attende questo. Mentre... oh! 
vai, se hai fegato, a parlare ai betlemmiti di un altro Messia... e vedrai». 
«Avete una sinagoga?». 
«Sì. Dritto per duecento passi per questa via. Non puoi sbagliare. Vicino è 
l'arca dei resti violati». 
«Addio. E il Signore ti illumini». 
Se ne vanno. Girano sul davanti. 
Sul portone è una donna giovane e sfacciatamente vestita. Bellissima. 
«Signore, vuoi entrare nella casa? Entra». 
Gesù la fissa, severo come un giudice, e non parla. 
Parla Giuda, in questo spalleggiato da tutti. «Rientra, spudorata! Non profanarci 
col tuo alito, cagna famelica». 
La donna ha un vivo rossore e china il capo. Fa per scomparire confusa, 
beffata da monelli e passanti. 
«Chi è tanto puro da dire: "Non ho mai desiderato il pomo offerto da Eva?"» 
dice Gesù severo, e aggiunge: 
«Indicatemi costui ed Io lo saluterò "santo". Nessuno? E allora se, non per 
ribrezzo ma per debolezza, vi sentite incapaci di avvicinare costei, ritiratevi. 
Non obbligo i deboli a lotte impari. Donna, vorrei entrare. Questa casa era 
di un mio parente. Mi è cara». 
«Entra, Signore, se non hai schifo di me». 
«Lascia aperta la porta. Che il mondo veda e non mormori...». 

Gesù passa serio, solenne. La donna lo inchina soggiogata e non osa muoversi. 
Ma i lazzi della folla la pungono a sangue. Fugge di corsa sino in fondo al 
giardino, mentre Gesù va sino ai piedi della scala, sogguarda per le porte 
socchiuse, ma non entra. Poi va dove era il sepolcro, e dove ora è una specie 
di tempietto pagano. 
«Le ossa dei giusti, anche se inaridite e disperse, gemono balsamo 
di purificazione e spargono semi di vita eterna. Pace ai morti vissuti nel bene! 
Pace ai puri che dormono nel Signore! Pace a coloro che soffersero, 
ma non vollero conoscere vizio! Pace ai veri grandi del mondo e del Cielo! Pace!».
La donna, costeggiando una siepe che la ripara, lo ha raggiunto. «Signore!». 
«Donna». 
«Il tuo nome, Signore». 
«Gesù». 
«Non l'ho mai udito. Sono romana, mima e ballerina. Non sono esperta 
che in lascivie. Che vuol dire quel Nome? Il mio è Aglae e... e vuol dire: vizio». 
«Il mio vuol dire: Salvatore». 
«Come salvi? Chi?». 
«Chi ha buona volontà di salvezza. Salvo insegnando ad esser puri, a volere 
il dolore ma l'onore, il bene ad ogni costo». Gesù parla senza acredine, ma 
senza neppure voltarsi verso la donna. 
«Io sono perduta... » 
«Io sono Colui che ricerca i perduti». 
«Io sono morta» 
«Io sono Colui che dà Vita». 
«Io sono sudiciume e menzogna». 
«Io sono Purezza e Verità». 
«Anche Bontà sei, Tu che non mi guardi, non mi tocchi e non mi calpesti. 
Pietà di me... » 
«Tu abbi, per prima, pietà dell'anima tua». 
«Cosa è l'anima?». 
«È ciò che dell'uomo fa un dio e non un animale. Il vizio, il peccato l'uccide 
e, uccisa che sia, l'uomo torna animale repellente». 
«Ti potrò vedere ancora?». 
«Chi mi cerca mi trova». 
«Dove stai?». 
«Dove i cuori hanno bisogno di medico e medicina per tornare onesti». 
«Allora... non ti vedrò più... Io sto dove non si vuole medico, medicina e onestà». 
«Nulla ti impedisce di venire dove sono. Il mio Nome sarà gridato 
per le vie e verrà fino a te. Addio». 
«Addio, Signore. Lascia che ti chiami "Gesù". Oh! non per famigliarità!... 
Perché entri un poco di salvezza in me. Sono Aglae, ricordati di me». 
«Sì. Addio». 

La donna resta nel fondo, Gesù esce severo. Guarda tutti. Vede 
perplessità nei discepoli, scherno negli ebroniti. Un servo chiude il portone. 
Gesù va dritto per la via. Bussa alla sinagoga. 
Si affaccia un vecchietto astioso. Non dà neppure tempo a Gesù di parlare. 
«La sinagoga è interdetta, in questo luogo santo, per coloro che commerciano 
con le meretrici. Via!». 
Gesù si volta senza parlare e continua a camminare per la via. I suoi dietro. 
Finché sono fuori di Ebron. Allora parlano. 

«Però l'hai voluto, Maestro» dice Giuda. «Una meretrice!». 
«Giuda, in verità ti dico che ella ti supererà. E ora, tu che mi rimproveri, 
che mi dici sui giudei? Nei luoghi più santi della Giudea siamo stati beffati 
e cacciati... Ma così è. Viene il tempo che Samaria e i Gentili 
adoreranno il vero Dio, e il popolo del Signore sarà sporco di sangue e 
di un delitto... di un delitto rispetto al quale quello delle meretrici che vendono 
la loro carne e la loro anima sarà poca cosa. Non ho potuto pregare 
sulle ossa dei miei cugini e del giusto Samuele. Ma non importa. 
Riposate, ossa sante, giubilate o spiriti che abitavate in esse. 
La prima risurrezione è vicina. Poi verrà il giorno in cui sarete mostrati agli 
angeli come quelli dei servi del Signore». 
Gesù tace e tutto ha fine. 

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