mercoledì 19 marzo 2014

Incontro con la Maddalena sul lago e ...lezione ai discepoli presso Tiberiade



.....................Un gruppetto di piccole barche da diporto, quasi scialuppe, ma 
tutte ricche di baldacchini porpurei e di 
morbidi cuscini, taglia per traverso la strada alle barche dei pescatori. 
Suoni, risate, profumi passano con esse. Sono piene di belle donne e di 
gaudenti romani e palestinesi, ma più romani, o per lo meno non 
palestinesi, perché qualcuno deve essere greco; almeno così arguisco 
dalle parole di un giovane magro, snello, bruno come un'uliva quasi 
matura, tutto azzimato in una corta veste rossa, limitata da una pesante 
greca al fondo e tenuta alla vita da una cintura che è un capolavoro di orafo. 
Dice: «Ellade è bella! Ma neppur la olimpica mia patria ha questo azzurro e 
questi fiori. E, invero, non stupisce che le dee l'abbiano abbandonata per 
qui venire. Sfogliamo sulle dee, non più greche ma giudee, i fiori, le rose e 
gli omaggi… ». 
E sparge sulle donne della sua barca i petali di splendide rose, e altre ne 
getta nella barca vicina. Risponde un romano: 
«Sfoglia, sfoglia, greco! Ma Venere è con me. Io non sfoglio, io colgo le rose 
su questa bella bocca. È più dolce!». 
E si china a baciare, sulla bocca aperta al riso, Maria di Magdala, 
semisdraiata sui cuscini e col capo biondo in grembo al romano. Ormai 
le barchette sono proprio contro alle barche pesanti, e sia per imperizia dei 
vogatori, sia per giuoco di vento, per poco non cozzano. 

«State attenti, se vi preme la vita», urla Pietro inferocito mentre vira, 
dando un colpo di barra, per evitare il cozzo. Insulti di uomini e grida di 
spavento delle donne vanno da barca a barca. 
I romani insultano i galilei dicendo: «Scansatevi, cani d'ebrei che siete». 
Pietro e gli altri galilei non lasciano cadere l'insulto e Pietro specialmente, 
rosso come un galletto, ritto proprio sul bordo della barca che beccheggia 
fortemente, con le mani sui fianchi, risponde per le rime, non 
risparmiando né romani, né greci, né ebrei, né ebree. Anzi a queste 
dedica tutta una collana di appellativi onorifici che lascio nella penna. 
Il battibecco dura finché il groviglio di chiglie e di remi non si è dipanato, e 
ognuno va per la sua via. Gesù non ha mai cambiato posizione. 
È rimasto seduto, assente, senza sguardi né parole per le barche e i 
loro occupanti. Appoggiato su un gomito, ha continuato a guardare la 
sponda lontana come nulla accadesse. Gli viene gettato anche un fiore. 
Non so da chi, certo da una donna, perché sento una 
risatina femminile accompagnare l'atto. Ma Lui... niente. Il fiore lo colpisce 
quasi sul volto e casca sulle tavole, finendo sotto ai piedi del bollente Pietro. 



Quando le barchette stanno per allontanarsi, vedo che la Maddalena si 
alza in piedi e segue la traccia che le indica una compagna di vizio, ossia 
appunta i suoi occhi splendidi sul volto sereno e lontano di Gesù. Quanto 
lontano dal mondo quel volto… 
«Di', Simone!», interpella l'Iscariota. «Tu che sei giudeo come me, rispondi. 
Ma quella bellissima bionda in grembo al romano, quella che si è alzata 
in piedi poco fa, non è la sorella di Lazzaro di Betania?». 
«Non so nulla io», risponde asciutto Simon Cananeo. 
«Sono tornato fra i vivi da poco e quella donna è giovane...». 
«Non mi vorrai dire che tu non conosci Lazzaro di Betania, spero! 
So bene che gli sei amico e ci sei stato anche col Maestro». 
«E se ciò fosse?». 
«E posto che ciò è, dico io, tu devi conoscere anche la peccatrice che è 
sorella di Lazzaro. La conoscono anche le tombe! È dieci anni che fa 
parlare di sé. Ha incominciato ad esser leggera appena fu pubere. Ma da 
oltre quattro anni! Non puoi ignorare lo scandalo, anche se eri nella 
"valle dei morti". Ne parlò tutta Gerusalemme. E Lazzaro si è rinchiuso 
allora a Betania... Ha fatto bene, del resto. Nessuno avrebbe più 
messo piede nel suo splendido palazzo di Sionne, dove anche lei andava 
e veniva. Intendo dire: nessuno che fosse santo. In campagna... si sa!... 
E poi, ormai lei è da per tutto, fuorché a casa sua... Ora certo è a 
Magdala... Sarà in qualche nuovo amore... Non rispondi? Puoi smentirmi?». 
«Non smento. Taccio». 
«Allora è lei? Anche tu l'hai riconosciuta!». 
«L'ho vista bambina, e pura, allora. La rivedo ora... Ma la riconosco. 
Impudicamente ripete l'effigie della madre sua, una santa». 
«E allora perché quasi negavi che il tuo amico l'avesse per sorella?». 
«Le nostre piaghe, e quelle di coloro che amiamo, si cerca di tenerle 
coperte. Specie quando si è onesti». 
Giuda ride verde. «Dici bene, Simone. E tu sei un onesto», osserva Pietro. 
«E tu l'avevi riconosciuta? A Magdala, a vendere il tuo pesce, ci vai certo, 
e chissà quante volte l'hai vista!...». 
«Ragazzo, sappi che quando si ha le reni stanche di un onesto lavoro, le 
femmine non fanno più voglia. Si ama solo il letto onesto della nostra sposa». 
«Eh! ma la roba bella piace a tutti! Almeno, non foss'altro, si guarda». 
«Perché? Per dire: "Non è cibo per la tua mensa"? No, sai. Dal lago e 
dal mestiere ho imparato diverse cose, e una è questa: che pesce d'acqua 
dolce e di fondale non è fatto per acqua salsa e corso vorticoso». 
«Vuoi dire?». 
«Voglio dire che ognuno deve stare al suo posto, per non morire in malo modo». 
«Ti faceva morire la Maddalena?». 
«No. Ho cuoio duro. Ma... me lo dici: ti senti male tu, forse?». 
«Io? Oh! non l'ho neppur guardata!...». 
«Bugiardo! Scommetto che ti sei roso per non essere su questa prima 
barca e averla più vicina... Avresti sopportato anche me per esser più vicino... 
Tanto è vero quel che dico, che mi onori della tua parola, in 
grazia sua, dopo tanti giorni di silenzio». 
«Io? Ma se non sarei stato neppur visto! Guardava continuamente il Maestro, lei!». 
«Ah! Ah! Ah! e dice che non la guardava! Come hai fatto a vedere dove 
guardava, se non la guardavi?». 
Ridono tutti, meno Giuda, Gesù e lo Zelote, all'osservazione di Pietro. 

Gesù pone termine alla discussione, che ha mostrato di non udire, chiedendo a Pietro: 
«Quella è Tiberiade?». 
«Sì, Maestro. Ora faccio l'accostata». 
«Attendi. Puoi metterti in quel seno quieto? Vorrei parlare a voi soltanto». 
«Misuro il fondo e te lo so dire». E Pietro cala una lunga pertica e va lento 
verso riva. «Si può, Maestro. Vado ancora contro sponda?». 
«Il più che puoi. C'è ombra e solitudine. Mi piace». 
Pietro va fin sotto riva. La terra è lontana al massimo un quindici metri. 
«Ora toccherei». 
«Ferma. E voi venite accosto più che potete e udite». Gesù lascia il suo 
posto e viene a sedersi al centro della 
barca, su una panchetta che va da sponda a sponda. Di fronte ha l'altra barca, 
intorno gli altri della sua. 
«Udite. Vi parrà che Io mi astragga talora dai vostri discorsi e sia perciò 
un maestro infingardo che non sorveglia la propria scolaresca. Sappiate 
che l'anima mia non vi lascia un momento. 
Avete mai visto un medico che studia uno malato di un male ancora incerto 
e di contrastanti sintomi? Lo tiene d'occhio dopo averlo visitato, lo sorveglia e nel 
sonno e nella veglia, al mattino e alla sera, e nel silenzio e nel parlare, perché 
tutto può esser sintomo e guida a decifrare il morbo nascosto e ad indicare una 
cura. Lo stesso faccio Io con voi. Vi tengo con fili invisibili, ma sensibilissimi, 
che si innestano in Me e mi trasmettono le anche più lievi vibrazioni del vostro io. 
Vi lascio credere di esser liberi, perché vi palesiate 
sempre più per quello che siete, cosa che avviene quando uno scolaro, 
o un maniaco, si crede perso di vista dal sorvegliante. Voi siete un gruppo di 
persone, ma formate un nucleo, ossia una cosa sola. Perciò siete un 
complesso che si forma a ente e che va studiato nelle singole sue 
caratteristiche, più o meno buone, per formarlo, amalgamarlo, smussarlo, 
accrescerlo nei lati poliedrici e farne un unico "che" perfetto. 
Perciò Io vi studio. E studio su voi anche mentre voi dormite. 
Cosa siete voi? Cosa dovete divenire?.................
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http://www.potenzadellacroce.net/contenuti/materiali/Maria_Valtorta_-_Evangelo_completo.pdf Cap 98, Pag 257

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