domenica 18 agosto 2013

COME OFFRIRE L'INSONNIA AL SIGNORE


COME OFFRIRE L'INSONNIA AL SIGNORE


Qualche tempo dopo Geltrude passò una notte quasi interamente insonne, rimanendone stanca, e svigorita. Come d'abitudine offrì a Gesù la sua pena in eterna lode, per la salvezza misericordiosa del mondo intero.

Il Signore, compatendo con bontà alla sua sofferenza, le insegnò d'invocarlo, in casi consimili, con questa preghiera: 

«O Gesù, per la tranquillissima dolcezza con la quale hai riposato da tutta l'eternità nel seno del Padre, per il gradito tuo soggiorno di nove mesi nel seno della Vergine, per le gioie che hai gustate nel cuore di anime particolarmente amate, ti prego, o Dio misericordioso, di degnarti, non per mia soddisfazione, ma per la tua eterna gloria, di accordarmi un po' di riposo, affinché le mie membra affaticate possano rinvigorirsi».

Mentre pronunciava questa preghiera, Geltrude vedeva le parole trasformarsi in gradini per aiutarla ad elevarsi fino a Dio. Il Signore le mostrò allora, preparato alla sua destra, un magnifico seggio, dicendole: « Vieni, o mia eletta, reclinati sul mio Cuore e vedi se l'amor mio, sempre vigilante, ti permetta di gustare un po' di riposo».

Quand'ella si fu alquanto ristorata sul Cuore del Signore, raccogliendone i palpiti dolcissimi, disse: « O amor mio, che significano questi tuoi palpiti? ». « Significano - rispose - che quando una persona si trova sfinita e priva di forze per l'insonnia, può rivolgermi tale preghiera per rinvigorirsi e cantare le mie lodi. Se poi non l'esaudisco, ed essa sopporta la sua debolezza con umile pazienza, allora sarà accolta dalla mia divina Bontà con gioia tutta speciale. Un amico non è forse riconoscente se vede l'amico suo più intimo, levarsi subito al suo richiamo, quantunque sia assonnato ed imporsi quel sacrificio per avere la consolazione d'intrattenersi con lui? Tale atto di cortese compiacenza gli è più gradito che se un altro amico, che passa solitamente le notti insonni, si levasse volentieri, ma più per abitudine che per amore. Così colui che mi offre pazientemente la sua infermità, quantunque la malattia e le veglie abbiano esaurito le sue forze, mi è assai più cara di colui che, avendo buona salute, passa l'intera notte in orazione, senza risentire disagio».

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