PROPRIO IN LATINO DELLA S. MESSA
tratto dal Missale Romanum a.D. 1962 promulgatum
e traduzione italiana delle letture secondo
la traduzione proposta dalle CEI
15 LUGLIO
SAN ENRICO II
Duca di Baviere
RE D’ITALIA E DI GERMANIA
XV IMPERATORE
DEL
SACRO ROMANO IMPERO
Enrico II il Santo (Bad Abbach , Baviera o Hildesheim, 6 maggio 973 o 978 – Grona presso Gottinga, 13 luglio 1024) fu Re d'Italia dal 1002 al 1024, XV Imperatore del Sacro Romano Impero e ultimo esponente della dinastia sassone.
Figlio di Enrico il Pacifico, alla sua morte, nel 995, divenne Duca di Baviera.
Nel 1002, in seguito alla morte del cugino Ottone III, venne eletto Re di Germania a Magonza fu coronato da Willigis arcivescovo di Magonza.
Enrico si dedicò fondamentalmente a risolvere i problemi della Germania, poiché fin dalla sua elezione gli equilibri di potere tra i vassalli si erano di nuovo spezzati, soprattutto a seguito dell'orientamento prevalentemente italiano nella politica dei suoi predecessori. Negli anni del suo regno dovette così combattere a lungo contro vari signori ribelli, come Baldovino di Fiandra, Federico conte di Lussemburgo, Enrico duca di Baviera o l'arcivescovo di Metz.
Per salvare l’unità del Sacro Romano Impero non esitò ad allearsi con le tribù slave, ancora pagane, contro il duca cristiano Boleslao che mirava a sfasciare l’Impero prendendo per se e la sua casata nobiliare la Polonia. La guerra servì per reprimere le perfide ambizioni di Boleslao anche se con un colpo di mano si annesse illegittimamente come bottino personale i territori della Lusazia.
A causa dei problemi della Germania, l'attenzione per la situazione in Italia fu minore dei suoi predecessori. Vi scese nel 1004 per sconfiggere Arduino d'Ivrea, che i grandi signori italici avevano eletto Re d'Italia alla morte di Ottone III. Una volta sconfitto, Enrico cinse a Pavia la Corona del Regno (14 maggio), nonostante le proteste dei nemici del Sacro Romano Impero.
Tornò nel 1013 per dirimere le controversie tra i candidati al papato della famiglia Crescenzi e dei Conti di Tuscolo, assicurando ai secondi il proprio appoggio. Il 14 febbraio fu incoronato imperatore a Roma per mano del neo papa Benedetto VIII. Ridiscese ancora nel 1021-22 per condurre, incoraggiato dal papa, una breve campagna militare in Puglia e Campania contro i Bizantini che volendo conquistare per interesse, terre e risorse opprimendo le popolazioni locali. Presiedette solennemente insieme al Pontefice Romano, il Sacro Concilio di Pavia, che diede regole contro i costumi corrotti del Clero e dell’Episcopato vennero infatti emanati sette canoni contro il concubinato degli Ecclesiastici e difese contro l’arroganza dei Principi locali l'integrità dei patrimoni culturali, spirituali e materiali dei Monasteri.
Molto religioso e convinto assertore delle responsabilità dell'Imperatore nei confronti della fede e della prosperità dei suoi sudditi, esercitò sulla Chiesa e sui Monasteri del Sacro Romano Impero un forte controllo, inteso in primo luogo a promuovere una riforma morale dei costumi nello spirito dell'ordine cluniacense. Il Santo Imperatore sostenne la riforma iniziata da Sant’Odilone di Cluny e Riccardo di Saint-Vanne, e fu lui a sollecitare l’introduzione della recita del Credo nella Messa festive e inoltre a livello politico a neutralizzare il potere e l'ingerenza dell'aristocrazia laica, verso le cose ecclesiastiche così come era già stato fatto da Ottone I.
La sua morte, nel luglio del 1024, fu accompagnata in Italia da sommosse di popolo contro chi voleva usurpare illegittimamente il suo posto con l'incendio del palazzo imperiale di Pavia. In Germania non ci furono conflitti intestini tra i Principi, segno del suo ottimo lavoro per una politica interna giusta ed equa. Gli succedette Corrado II il Salico, iniziatore della dinastia di Franconia.
Enrico II venne canonizzato nel 1146, nonostante calunnie costruite (ancora oggi) per offuscare la sua vita. Fu proclamato solennemente quale Imperatore Santo e devoto, patrono degli Oblati Benedettini di tutto il Mondo.
cfr anche: http://www.santiebeati.it/dettaglio/28200 Dai suoi scritti: Perché a tutti sia noto con quale vigilanza quest'uomo Santo abbia provveduto a dare alla Chiesa i beni della pace e della tranquillità anche per i tempi futuri, inseriamo qui, a conferma, una sua lettera:
«Enrico per divina Provvidenza Re e Imperatore del Sacro Romano Impero, a tutti i figli della Santa Chiesa presenti e futuri. Siamo invitati e ammoniti dai salutari insegnamenti della Sacra Scrittura di abbandonare i beni temporali e le comodità di questa terra e cercare con ogni mezzo di conseguire le dimore eterne dei cieli. Infatti il godimento della gloria presente è transitorio e vano, a meno che non sia orientato all'eternità celeste. E la misericordia di Dio provvide al genere umano un utile rimedio quando stabilì che i beni della terra fossero il prezzo della patria celeste.
Perciò a noi, memori di questa clemenza e ben sapendo di essere stati innalzati alla dignità regale per una gratuita disposizione della misericordia di Dio, è parsa cosa buona non solo di ampliare le chiese costruite dai nostri predecessori, ma di costruirne delle nuove a maggior gloria di Dio e dotarle di benefici e favori in segno della nostra devozione. Perciò, porgendo vigile ascolto ai comandamenti del Signore e osservando i divini consigli, desideriamo mettere in serbo in cielo i tesori elargiti dalla generosa liberalità divina; in cielo dove i ladri non sfondano né rubano, né il tarlo o la tignola li consumano; in cielo dove, mentre ora ci diamo premura di raccogliervi tutte le nostre cose, anche il nostro cuore possa rivolgersi più spesso con desiderio e con amore.
Pertanto vogliamo che tutti i fedeli sappiano che noi abbiamo innalzato alla dignità di prima sede episcopale una località che si chiama Bamberga, lasciataci in eredità dal nostro padre, perché là si mantenga un solenne ricordo di noi e dei nostri genitori e si offra continuamente il sacrificio di salvezza per tutti i fedeli».
MESSALE
INTRÓITUS
Ps. 36, 30-31. Os justi meditábitur sapiéntiam, et lingua ejus loquétur judícium: lex Dei ejus in corde ipsíus. Ps. ibid., 1. Noli æmulári in malignántibus: neque zeláveris faciéntes iniquitátem. Glória Patri.
Il giusto parla con sapienza, la sua lingua proferisce cose giuste: egli conserva nel cuore la legge del suo Dio. Non ti adirare contro i malvagi e non invidiare quanti compiono il male. Gloria al Padre.
ORÁTIO
Deus, qui hodiérna die beátum Henrícum Confessórem tuum e terréni cúlmine impérii ad regnum ætérnum transtulísti: te súpplices exorámus; ut, sicut illum, grátiæ tuæ ubertáte prævéntum, illécebras sǽculi superáre fecísti, ita nos fácias, ejus imitatióne, mundi hujus blandiménta vitáre, et ad te puris méntibus perveníre. Per Dóminum nostrum.
O Signore che in questo giorno elevasti il beato Enrico tuo Confessore dal culmine di un impero terreno al regno eterno, Ti supplichiamo che, come facesti vincere a lui, prevenuto dall’abbondanza della tua grazia, le attrattive del mondo, così Tu ci aiuti, a sua imitazione, ad evitare le seduzioni della terra e a giungere a Te con anima pura. Per il nostro Signore.
EPISTOLA
Léctio libri Sapiéntiæ. Eccli. 31, 8-11.
Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit, nec sperávit in pecúnia et thesáuris. Quis est hic, et laudábimus eum? fecit enim mirabília in vita sua. Qui probátus est in illo, et perféctus est, erit illi glória ætérna: qui potuit tránsgredi, et non est transgréssus: fácere mala, et non fecit: ídeo stabilíta sunt bona illíus in Dómino, et eleemósynis illíus enarrábit omnis ecclésia sanctórum.
M. - Deo grátias.
Beato l’uomo, che si trova senza macchia e che non corre dietro all`oro. Chi è costui? noi lo proclameremo beato: difatti egli ha compiuto meraviglie in mezzo al suo popolo. Chi ha subìto la prova, risultando perfetto? Sarà un titolo di gloria per lui. Chi, potendo trasgredire, non ha trasgredito, e potendo compiere il male, non lo ha fatto? Si consolideranno i suoi beni e l’assemblea celebrerà le sue beneficenze.
M. - Deo grátias.
GRADUALE
Ps. 91, 13 et 14. Justus ut palma florébit: sicut cedrus Líbani multiplicábitur in domo Dómini. Ibid., 3. Annuntiándum mane misericórdiam tuam, et veritátem tuam per noctem.
Il giusto cresce come palme, si ergerà come cedro del Libano nella casa del Signore. Per celebrare al mattino la tua misericordia e la tua fedeltà nella notte.
ALLELÚIA
Allelúja, allelúja. Jac. 1, 12. Beátus vir, qui suffert tentatiónem: quóniam, cum probátus Commune Confessoris non Pontificis fúerit, accípiet corónam vitæ. Allelúja. Allelúja.
Allelúja, allelúja. Beato l’uomo che che sostiene la prova, perchè dopo averla superata, riceverà la corona di vita. Allelúja.
EVANGÉLIUM
Sequéntia sancti Evangélii secúndum Lucam. Luc. 12, 35-40.
In illo témpore: Dixit Jesus discípulis suis: Sint lumbi vestri præcíncti, et lucernæ ardéntes in mánibus vestris, et vos símiles homínibus exspectántibus dóminum suum, quando revertátur a núptiis: ut, cum vénerit et pulsáverit, conféstim apériant ei. Beáti servi illi, quos, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántes: amen, dico vobis, quod præcínget se, et fáciet illos discúmbere, et tránsiens ministrábit illis. Et si vénerit in secúnda vigília, et si in tértia vigília vénerit, et ita invénerit, beáti sunt servi illi. Hoc autem scitóte, quóniam, si sciret paterfamílias, qua hora fur veníret, vigiláret útique, et non síneret pérfodi domum suam. Et vos estóte paráti, quia, qua hora non putátis, Fílius hóminis véniet.
M. – Laus tibi Christe.
Il quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate".
M. – Laus tibi Christe.
ANTÍPHONA AD OFFERTÓRIUM
Ps. 88, 25. Véritas mea et misericórdia mea cum ipso: et in nómine meo exaltábitur cornu ejus.
Ps. 88, 25. La mia fedeltà e la mia grazia saranno con lui e nel moi nome egli crescerà in potenza.
SECRÉTA
Laudis tibi, Dómine, hóstias immolámus in tuórum commemoratióne Sanctórum: quibus nos et præséntibus éxui malis confídimus et futúris. Per Dóminum.
Ti offriamo, o Signore, in memoria dei tuoi Santi questo sacrificio di lode, per il quale confidiamo di essere liberati dai mali presenti e futuri. Per il nostro Signore.
PREFAZIO DELLA SANTISSIMA TRINITÀ
COMMÚNIO
Matth. 24, 46-47. Beátus servus, quem, cum vénerit dóminus, invénerit vigilántem: amen, dico vobis, super ómnia bona sua constítuet eum.
Matth. 24, 46-47. Felice il servitore che il Padrone, al suo arrivo, troverà vigilante! In verità vi dico: gli affiderà tutti i suoi beni.
POSTCOMMÚNIO
Refécti cibo potúque coelésti, Deus noster, te súpplices exorámus: ut, in cujus hæc commemoratióne percépimus, ejus muniámur et précibus. Per Dóminum.
Ristorati dal cibo e dalla bevanda celeste, supplichevolmente Ti preghiamo, o Dio nostro, di essere protetti dalle preghiere del Santo, nella cui festa abbiamo ricevuto questi doni. Per il nostro Signore.
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"Dignare me laudare Te Virgo sacrata. Da mihi virtutem contra hostes tuos". "Corda Iésu et Marìae Sacratìssima: Nos benedìcant et custòdiant".
martedì 15 luglio 2014
SAN ENRICO II
lunedì 14 luglio 2014
LA MEDITAZIONE DELLA MISERIA UMANA
Capitolo XXII (Indice Capitoli)
LA MEDITAZIONE DELLA MISERIA UMANA
1. Dovunque tu sia e dovunque ti volga, sei sempre misera cosa; a meno che tu non ti volga tutto a Dio. Perché resti turbato quando le cose non vanno secondo la tua volontà e il tuo desiderio? Chi è colui che tutto ha secondo il suo beneplacito? Non io, non tu, né alcun altro su questa terra. Non c'è persona al mondo, anche se è un re o un papa, che non abbia qualche tribolazione o afflizione. E chi è dunque che ha la parte migliore? Senza dubbio colui che è capace di sopportare qualche male per amore di Dio. Dice molta gente, debole e malata nello spirito: guarda che vita beata conduce quel tale; come è ricco e grande, come è potente e come è salito in alto! Ma, se poni mente ai beni eterni, vedrai che tutte queste cose passeggere sono un nulla, anzi qualcosa di molto insicuro e particolarmente gravoso, giacché le cose temporali non si possono avere senza preoccupazioni e paure. Per la felicità non occorre che l'uomo possieda beni terreni in sovrabbondanza; basta averne una modesta quantità, giacché la vita di quaggiù è veramente una misera cosa. Quanto più uno desidera elevarsi spiritualmente, tanto più la vita presente gli appare amara, perché constata pienamente le deficienze dovute alla corrotta natura umana. Invero mangiare, bere, star sveglio, dormire, riposare, lavorare, e dover soggiacere alle altre necessità che ci impone la nostra natura, tutto ciò, in realtà, è una miseria grande e un dolore per l'uomo religioso; il quale amerebbe essere sciolto e libero da ogni peccato. In effetti l'uomo che vive interiormente si sente schiacciato, come sotto un peso, dalle esigenze materiali di questo mondo; ed è perciò che il profeta prega fervorosamente di essere liberato, dicendo: "Signore, toglimi da queste necessità" (Sal 24,17).
2. Guai a quelli che non riconoscono la loro miseria. Guai, ancor più, a quelli che amano questa vita miserabile e destinata a finire; una vita alla quale tuttavia certa gente - anche se, lavorando o elemosinando, mette insieme appena appena il necessario - si abbarbica, come se potesse restare quaggiù in eterno, senza darsi pensiero del regno di Dio. Gente pazza, interiormente priva di fede; gente sommersa dalle cose terrene, tanto da gustare solo ciò che è materiale. Alla fine, però, constateranno, con pena, quanto poco valessero - anzi come fossero un nulla - le cose che avevano amato. Ben diversamente, i santi di Dio, e tutti i devoti amici di Cristo; essi non andavano dietro ai piaceri del corpo o a ciò che rende fiorente questa vita mortale. La loro anelante tensione e tutta la loro speranza erano per i beni eterni; il loro desiderio - per non essere tratti al basso dall'attaccamento alle cose di quaggiù - si elevava interamente alle cose invisibili, che non vengono meno. O fratello, non perdere la speranza di progredire spiritualmente; ecco, ne hai il tempo e l'ora. Perché, dunque, vuoi rimandare a domani il tuo proposito? Alzati, e comincia all'istante, dicendo: è questo il momento di agire; è questo il momento di combattere; è questo il momento giusto per correggersi. Quando hai dolori e tribolazioni, allora è il momento per farti dei meriti. Giacché occorre che tu passi attraverso il "fuoco e l'acqua" prima di giungere nel refrigerio (Sal 65,12). E se non farai violenza a te stesso, non vincerai i tuoi vizi. Finché portiamo questo fragile corpo, non possiamo essere esenti dal peccato, né vivere senza molestie e dolori. Ben vorremmo aver tregua da ogni miseria; ma avendo perduto, a causa del peccato, la nostra innocenza, abbiamo perduto quaggiù anche la vera felicità. Perciò occorre che manteniamo in noi una ferma pazienza, nell'attesa della misericordia divina, "fino a che sia scomparsa l'iniquità di questo mondo" (Sal 56,2) e le cose mortali "siano assunte dalla vita eterna" (2Cor 5,4).
3. Tanto è fragile la natura umana che essa pende sempre verso il vizio. Ti accusi oggi dei tuoi peccati e domani commetti di nuovo proprio ciò di cui ti sei accusato. Ti proponi oggi di guardarti dal male, e dopo un'ora agisci come se tu non ti fossi proposto nulla. Ben a ragione, dunque, possiamo umiliarci; né mai possiamo avere alcuna buona opinione di noi stessi, perché siamo tanto deboli e instabili. Inoltre, può andare rapidamente perduto per negligenza ciò che a stento, con molta fatica, avevamo alla fine raggiunto, per grazia di Dio. E che cosa sarà di noi alla fine, se così presto ci prende la tiepidezza? Guai a noi, se pretendessimo di riposare tranquillamente, come se già avessimo raggiunto pace e sicurezza, mentre, nella nostra vita, non si vede neppure un indizio di vera santità. Occorrerebbe che noi fossimo di nuovo plasmati, quasi in un buon noviziato, a una vita irreprensibile; in tal modo potremo sperare di raggiungere un certo miglioramento e di conseguire un maggior profitto spirituale.
sabato 12 luglio 2014
30 jun 2014 Solo se puede mantener en alto la Verdad, porque Yo Soy la Verdad. Negad la Verdad y a Mí me negáis
30 jun 2014 Solo se puede mantener en alto la Verdad, porque Yo Soy la Verdad. Negad la Verdad y a Mí me negáis
11.07.2014 13:58
Lunes 30 de junio de 2014 a las 23:50 hrs.
Mi muy querida bienamada hija, vosotros, Mis queridos seguidores, debéis saber que las puertas del Infierno nunca prevalecerán contra Mi Iglesia, aunque gran parte de Mi Iglesia en la Tierra será aplastada, como fue predicho. Pero, la Verdad nunca puede morir. Mi Palabra nunca morirá ni Mis Enseñanzas serán olvidadas por los que están en verdadera unión Conmigo.
Solo aquellos que se mantienen fieles a Mi Palabra pueden decir que son parte de Mi Iglesia en la tierra. Aquellos que aplauden cualquier forma de manipulación de los Santos Evangelios o la adaptación de Mis Enseñanzas ya no serán capaces de decir que están a Mi servicio. Si un santo siervo/servidor Mío se atreviera a proclamar una doctrina alternativa a la única dada al hombre por Mis apóstoles y los profetas antes de Mi Tiempo, serán expulsados inmediatamente.
Advierto a todos los que abrazan(aceptan) cualquier cosa que es considerada como sagrada - pero que está formada(creada) por manos humanas y la creación - y quien acepte esto como Mío, que Yo os arrojaré fuera, porque ya no seréis capaces de llamaros Mi siervos. Y en caso de que condujierais a las almas al error, vuestro castigo se iniciará en vuestro tiempo y continuará aún mucho después de vuestra partida de esta vida.
Mi ira es desconocida para vosotros, porque todavía tenéis que presenciarla. Pero sabed esto. Vosotros, los que me traicionaréis ya sabéis quiénes sois, porque vuestra fe ya se ha debilitado. Muchos de vosotros ya habéis caído y vuestra debilidad será vuestra perdición. Vosotros me traicionaréis; me negaréis y abrazaréis a Mis enemigos, porque estaréis tan atrapados en la nueva religión - el humanismo secular, que vendrá como lobo vestido con piel de cordero para devoraros - que Yo seré olvidado. Vuestra ambición y deseo de complacer a aquellos enemigos Míos, que se elevarán a grandes alturas, dentro de los escalafones de Mi Iglesia - os cegarán a la Verdad. Esta será la causa de vuestro fin y la de todos aquellos a los que empujéis al grave error.
Es cuando Mi Iglesia vuelva Mis Enseñanzas al revés: de adentro hacia afuera y de atrás hacia adelante, que vosotros reconoceréis que la hora ha llegado para que el anticristo tome el centro del escenario. Los que adoran a la bestia firmarán su propia sentencia de muerte y le entregarán su libre albedrío, un Don Sagrado de Dios, a Mis enemigos. Una vez que vosotros juréis un juramento a esta nueva falsa doctrina, seréis culpables de crucificarme y vuestro castigo será severo.
¿Por qué, - podéis preguntaros - podríais ser castigados por vuestra obediencia a los mayores? La respuesta es simple. Cuando jurasteis un juramento para estar a Mi servicio, estuvisteis de acuerdo para defender(mantener en alto) la Verdad. Si rompéis este juramento, a causa de vuestra obediencia a aquellos enemigos Míos que vienen, entonces no Soy Yo, Jesucristo, al que serviréis.
Solo podéis defender(mantener en alto) la Verdad, porque Yo Soy la Verdad. Negad la Verdad y a Mí me negáis. Cuando me negáis, siendo un siervo de Dios, ya no seréis aptos para instruir a los hijos de Dios hacia su Salvación Eterna.
Vuestro Jesús
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venerdì 11 luglio 2014
Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è
..... Sebbene fossi malata, oggi ho deciso di fare come al solito l'ora santa.
Durante tale ora ho visto Gesù flagellato alla colonna. Durante quella
tremenda tortura, Gesù pregava e dopo un momento mi ha detto: «Sono
poche le anime che meditano sulla Mia Passione con vero
sentimento. Alle anime che meditano devotamente sulla Mia
Passione, concedo il maggior numero di grazie.
Senza un Mio aiuto particolare, non sei nemmeno capace di
ricevere le Mie grazie; sai che cosa sei ».
Oggi dopo la santa
Comunione ho parlato moltissimo con Gesù di persone che mi sono
particolarmente care. Tutto ad un tratto ho udito queste parole: «Figlia
Mia, non ti sforzare con tale loquacità. Quelli che tu ami in
modo particolare, anch'io li amo in modo particolare e per
riguardo a te, li colmo con le mie grazie. Mi fai piacere quando
Mi parli di loro, ma non farlo con sforzi eccessivi».
O Salvatore del mondo, mi unisco alla Tua Misericordia. O mio Gesù,
unisco tutte le mie sofferenze alle Tue e le depongo nel tesoro della
Chiesa per il bene delle anime.
Oggi, sotto la guida di un angelo, sono
stata negli abissi dell'inferno. E un luogo di grandi tormenti per tutta la
sua estensione spaventosamente grande.
Queste le varie pene che ho
viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio;
la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza
che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che
penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco
puramente spirituale acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità
continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le
anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il
proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima
pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le
maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono
insieme, ma questa non è la fine dei tormenti.
Ci sono tormenti
particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima
con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda e
indescrivibile. Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove
ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle
orribIli torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio.
Il
peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta
l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si
giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c’è mai stato
e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata
negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e
testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho
l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un
grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi.
Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto.
Una
cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono
anime che non credevano che ci fosse l'inferno.
Quando ritornai in me,
non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là
soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per
la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la Misericordia
di Dio per loro. O mio Gesù, preferisco agonizzare fino alla fine del
mondo nelle più grandi torture, piuttosto che offenderTi col più piccolo
peccato.
giovedì 10 luglio 2014
Dal Diario di Santa Faustiona K.
V.1935.
Durante la funzione dei quaranta giorni, ho visto il Volto di
Gesù nell'Ostia santa, che era esposta nell'ostensorio; Gesù guardava
amabilmente a tutti.
Vedo spesso il Bambino Gesù durante la santa
Messa. E straordinariamente bello e in quanto all'età mostra circa un
anno.
Una volta che nella nostra cappella vidi lo stesso Bambino durante
la santa Messa, fui assalita da un desiderio fortissimo e da una smania
irresistibile di avvicinarmi all'altare e di prendere il Bambino Gesù. In
quello stesso istante il Bambino Gesù fu accanto a me in fondo
all'inginocchiatoio e si aggrappò al mio braccio con entrambe le manine,
incantevole e gioioso, con lo sguardo profondo e penetrante. Però quando
il sacerdote spezzò l'Ostia, Gesù era sull'altare e venne spezzato e
consumato dal sacerdote.
Dopo la santa Comunione vidi Gesù tale e
quale nel mio cuore e Lo sentii per tutto il giorno fisicamente, realmente
nel mio cuore. Un raccoglimento più profondo s'impadronì di me
inavvertitamente e non dissi una parola con nessuno. Evitai per quanto
mi fu possibile la presenza della gente. Risposi sempre alle richieste che
si riferivano ai miei impegni; al di fuori di ciò nemmeno una parola.
mercoledì 9 luglio 2014
http://www.virgendegarabandal.com/
Los Mensajes de Nuestra Señora en Garabandal:
La Virgen revela en Garabandal lo que es más importante que deba conocerse: el estado actual de la Iglesia y el mundo, pero sobre todo, su REMEDIO: los DOS MENSAJES. Cada cosa de Garabandal es un signo que contiene mucha DOCTRINA y ENSEÑANZAS en vivo.
La tercera parte del mensaje de Fátima no se dio a conocer en 1960, tal como Lucia lo pidió de parte de la Virgen y por esto la misma Virgen María pidió a Dios venir a Garabandal en el año siguiente (1961) a decirnos sus Mensajes. Como remedio para convertir al Mundo, Dios nos envía a su propia Madre, ya que el Corazón de Jesús y el Corazón Inmaculado de María finalmente convertirán al mundo entero. Una gran purificación universal , de origen Divino, precede esta conversión. Viene un AVISO y un MILAGRO para ayudarnos a vivir los MENSAJES. Un gran Aviso universal que mostrara al mundo el Amor grande de Dios ("lloraremos de lo que Dios nos ama" dijo Conchita) y que nos dará una cierta conciencia de la profundidad del pecado. Y un gran Milagro PARA CONVERTIR AL MUNDO ENTERO. Durante tres meses y medio la Santísima Virgen preparó a las niñas para que diesen a conocer un mensaje para el mundo el 18 de Octubre de 1961. Su importancia es enorme porque se trata de un Castigo que vendrá si la Copa de las ofensas contra Dios se llena. Por esto se nos dice en el segundo mensaje que la Copa está rebosando y que el Castigo vendrá si no se deja de ofender a Dios. Una nueva oportunidad nos da por medio del Aviso y el Milagro.
Primer Mensaje:
-18 de Octubre de 1961-
Hay que hacer muchos sacrificios, mucha penitencia. Tenemos que visitar al Santísimo con frecuencia. Pero antes tenemos que ser muy buenos. Si no lo hacemos nos vendrá un castigo. Ya se está llenando la copa, y si no cambiamos, nos vendrá un castigo muy grande.
Segundo mensaje:
-18 de Junio de 1965-
La Virgen dijo "Me da mucha pena decíroslo yo, pero os lo tengo que decir para vuestro bien", por esta causa fue el Arcángel San Miguel quien lo dijo a Conchita el día 18 de Junio de 1965.
El mensaje que la Santísima Virgen ha dado al mundo por la intercesión de San Miguel.
El Ángel ha dicho:
Como no se ha cumplido y no se ha dado mucho a conocer mi mensaje del 18 de octubre, os diré que este es el último. Antes la copa se estaba llenando, ahora está rebosando. Los Sacerdotes, Obispos y Cardenales van muchos por el camino de la perdición y con ellos llevan a muchas mas almas. La Eucaristía cada vez se le da menos importancia. Debemos evitar la ira de Dios sobre nosotros con nuestros esfuerzos. Si le pedís perdón con alma sincera, Él os perdonará. Yo, vuestra Madre, por intercesión del Ángel San Miguel, os quiero decir que os enmendéis. Ya estáis en los últimos avisos. Os quiero mucho y no quiero vuestra condenación. Pedidnos sinceramente y nosotros os lo daremos. Debéis sacrificaros mas, pensad en la Pasión de Jesús.
Dijo la Sma. Virgen en Garabandal:"He venido por TODOS mis HIJOS"
En la primera aparición de la Santísima Virgen, el día 2 de Julio de 1961, a uno de los ángeles lo reconocieron como el que se había estado apareciendo, y que luego fue identificado como San Miguel; Y el otro parecía idéntico (San Gabriel).Había, más arriba y a la derecha, un ojo grande que las niñas llamaron "el ojo de Dios".Dijo Conchita:Al lado del Ángel de la derecha, a la altura de la Virgen, veíamos un ojo de una estatura grande; parecía el «Ojo de Dios».Esta Visión es de una importancia impresionante:La aparición, en plano superior y diferente, de la representación de la Santísima Trinidad, enmarcada en un triángulo de luz y a su vez en un marco de cuadro rojizo, con un Ojo, significa que «Él que todo lo ve» y es «Todopoderoso», el Dios UNO y TRINO, se manifiesta como Autor de lo que va a suceder. Es como el «SELLO DIVINO», garantía de la «AUTENTICIDAD» de lo que va a suceder.Dios, Creador de todo lo que existe, Señor de la Historia de la humanidad, va a restaurar todas las cosas a su máxima perfección y felicidad; también la naturaleza humana, tan degradada por el pecado.La Humanidad, que ha sufrido y está sufriendo tanto por el pecado, el alejamiento y el rechazo de Dios, será juzgada y restaurada tal como está descrito en el Apocalipsis. Estas Apariciones tienen este signo transcendente que Dios ha querido manifestar; todo bajo la mirada del «ALTÍSIMO».Llegará un día en que todo será como lo pedimos en el "PADRE NUESTRO":«Hágase tu Voluntad en la Tierra como en el Cielo».
CARTA MANUSCRITA DE LA VIDENTE CONCHITA FECHADA EL 17 DE MAYO DE 2011, DIRIGIDA AL PÁRROCO DE GARABANDAL (P. ROLANDO) EN OCASIÓN DEL 50º ANIVERSARIO DE LAS APARICIONES DE GARABANDAL. EL PADRE ROLANDO LEYÓ LA CARTA EN PÚBLICO.EN ESTA CARTA, CONCHITA REAFIRMA EL SEGUNDO MENSAJE DE GARABANDAL RECIBIDO EL 18 DE JUNIO DE 1965.
Dijo el Papa Pablo VI:"Es como la segunda vida de la Santísima Virgen en la tierra, y no hay palabras para agradecerlo. Es la historia más hermosa de la Humanidad desde el Nacimiento de Cristo. Es necesario dar a conocer esos Mensajes"(Papa Pablo VI, según una hoja de la "Legión Blanca Peruana", con el "imprimatur" (7 /Nov/ 1968) de monseñor Alfonso Zaplana Belliza, obispo de Tacna, Perú)
A partir de su segunda edición del libro del alemán D. Albretch Weber titulado «Garabandal, Der Zeigefinger Gottes» se pueden leer estas palabras que el Papa Juan Pablo II escribió a su autor:«Que Dios te recompense por todo. Especialmente por el profundo amor con que estás dando a conocer los sucesos relacionados con Garabandal.Que el Mensaje de la Madre de Dios sea acogido en los corazones antes de que sea demasiado tarde. Como expresión de gozo y gratitud el Santo Padre te da su Bendición Apostólica».El Papa Juan Pablo II añadió un saludo personal con su letra y firma.
martedì 8 luglio 2014
Il trionfo della Grazia
Narrerò
ora solo un caso, dei tanti che potrei
riferire. Eccolo:
319 - Una sera passavo per la strada di una grande città
spagnola. Mi si avvicinò un bambino per
chiedermi un'immaginetta e io gliela diedi. Il giorno seguente celebrai la Messa molto presto nella
solita chiesa per poi sedermi in confessionale,
perché c'era sempre molta gente che mi aspettava. Dopo la Messa mi inginocchiai nel presbiterio per il
ringraziamento, quando, poco dopo, mi si avvicinò un uomo alto, robusto, con
lunghi baffi e folta barba, chiuso nel suo
mantello in modo che non si vedeva altro che il naso e la fronte. Gli
occhi teneva chiusi e il volto era
coperto da peli di folte basette, dai baffi e
dalla barba, con il bavero del mantello rialzato, anche questo alto e
peloso. Con voce fioca e tremante mi
disse che voleva confessarsi. Lo pregai di entrare in sacrestia e che sarei a sua disposizione
appena finito il ringraziamento. Sebbene al confessionale ci fossero già uomini
e donne che aspettavano, ritenni di doverlo ascoltare separatamente, perché il
suo aspetto mi aveva suggerito di fare
così, come feci. Entrai in sacrestia ove non c'era che quel signore e lo condussi nell'angolo più appartato.
320 - Mi sedetti. Egli si inginocchiò e cominciò a
piangere così sconsolatamente, che non
sapevo più cosa dirgli per calmarlo. Gli feci varie domande per conoscere il motivo, finché, tra
le lacrime e i sospiri, mi disse: Padre, ieri sera lei é passato per la via
dove io abito; davanti alla porta della
mia casa le é venuto incontro un bambino per baciarle la mano e le ha chiesto un santino. Il piccolo é rientrato in
casa tutto contento, con quel foglio
nelle mani; lo ha poi lasciato sul tavolo per andare a giocare in strada con gli altri bambini. Ero solo in casa, e
sia per curiosità che per passatempo,
presi il foglietto e lo lessi. Ah, Padre, io non so ridire quello che ho provato in quel momento. Ogni parola
era per me una freccia che feriva il mio
cuore. Decisi di confessarmi. Ma mi son detto: giacché Dio si é valso di lui per farti conoscere le tue miserie, da
lui andrai a confessarti. Ho passato
tutta la notte nel pianto esaminando la mia coscienza, e ora eccomi qui. Padre, sono un gran peccatore. Ho
cinquant'anni, e da quando ero bambino
non mi sono più confessato. Sono
stato a capo di pessima gente. Padre, ci sarà perdono per me? - Sì, caro
signore, sì. Si faccia coraggio e confidi nella misericordia di Dio. Egli le ha fatto sentire la sua voce, lei non
ha indurito il suo cuore e ha preso la
risoluzione di confessarsi subito. Ha agito bene. - Si confessò. Gli detti l'assoluzione, e restò tanto contento e
sereno, che lui stesso ne stupiva.
321 - Ebbene, se i foglietti e le stampe non avessero
prodotto altra conversione che questa,
io terrei per molto bene impiegato il lavoro e le spese per la stampa. Però non é stato questo
l'unico caso di conversione con la
lettura degli stampati che ho pubblicato.
lunedì 7 luglio 2014
"O ninfe di Giudea!....
STROFA 31
Intanto che tra i fiori e nei roseti
l’ambra i suoi aromi emana,
nei sobborghi restate,
toccar le nostre soglie non vogliate".
SPIEGAZIONE
1. È la sposa che parla in questa strofa. Vedendo la sua parte superiore e spirituale
arricchita di doni tanto preziosi e colmata di delizie così benefiche da parte del suo
Amato, desidera conservare, in modo sicuro e permanente, quel possesso che lo Sposo
le ha concesso, come si è visto nelle strofe precedenti.
Ma la sua parte inferiore, ossia la
sensualità, potrebbe impedire questo favore divino, e di fatto ostacola e disturba il
possesso di un bene così grande. Per questo motivo la sposa chiede alle potenze e ai
sensi della parte inferiore che si acquietino e cessino le loro operazioni e gli stimoli;
chiede, altresì, che non vadano oltre i confini del loro ambito, quello della sensitività,
turbando e gettando inquietudine nella parte superiore e spirituale dell’anima, in modo
da non impedirle, neppure con il più piccolo moto, il bene e la soavità di cui gode.
Difatti, se i moti della parte sensitiva e le potenze entrano in azione, mentre lo spirito
gode, quanto più sono attivi e vivaci tanto più lo molestano e lo turbano. Dice, dunque,
così: O ninfe di Giudea!
2. Chiama Giudea la parte inferiore dell’anima, quella sensitiva. La chiama Giudea
perché è debole, carnale e di per sé cieca, come il popolo ebraico. Chiama ninfe tutte le
immaginazioni, le fantasie, i moti e gli affetti di questa parte inferiore. Le chiama tutte
ninfe perché come le ninfe con il loro affetto e le loro grazie attirano a sé gli amanti,
così le operazioni e i moti della sensualità cercano in maniera piacevole e insistente di
attirare a sé la volontà della parte razionale, per distoglierla dalle realtà interiori verso
gli oggetti esteriori che esse ricercano e desiderano; nello stesso tempo sommuovono
anche l’intelletto, attirandolo perché si sposi e si unisca a loro agendo in modo vile, nel
tentativo di conformare e unire la parte razionale con quella sensitiva. L’anima, dunque,
dice: oh!, voi, operazioni e moti sensuali, intanto che tra i fiori e nei roseti l’ambra i
suoi aromi emana.
memoria e volontà, che racchiudono in sé e coltivano rose e fiori di pensieri divini e atti
d’amore e di virtù; l’ambra rappresenta qui lo Spirito divino che dimora nell’anima.
Quest’ambra divina emana aromi tra i fiori e nei roseti, quando si spande e si comunica,
in modo dolcissimo, nelle facoltà e nelle virtù dell’anima, donandole attraverso di esse
profumi di soavità divina. Ora, mentre questo Spirito divino colma la mia anima di
soavità spirituale, nei sobborghi restate.
4. Nei sobborghi della Giudea, che, come ho detto, è la parte inferiore o sensitiva
dell’anima; e i suoi sobborghi sono i sensi interni, come la fantasia, l’immaginazione e
la memoria, ove s’imprimono e si conservano le forme, le immaEssegini e i fantasmi degli
oggetti. Queste forme sono quelle che qui chiama ninfe. penetrano nei sobborghi
dei sensi interni attraverso le porte dei sensi esterni, cioè l’udito, la vista, l’olfatto, il
gusto e il tatto, così che possiamo chiamare sobborghi tutte le facoltà e i sensi della
parte sensitiva; si chiamano sobborghi perché sono i quartieri situati fuori delle mura
della città. Difatti ciò che viene chiamato città nell’anima è la sua parte più interna, cioè
quella razionale, che ha la capacità di comunicare con Dio e le cui operazioni sono
contrarie a quelle della sensualità.
Vi è, però, un collegamento naturale tra gli abitanti di
questi sobborghi della parte sensitiva, le ninfe di cui ho parlato, in modo che quanto si
fa in questa parte ordinariamente si avverte in quella più interna, che è la razionale; di
conseguenza, ne richiama l’attenzione e la distrae nel suo rapporto spirituale con Dio.
Per questo l’anima chiede loro di restare nei sobborghi, cioè di starsene quietamente nei
loro sensi interni ed esterni. "Toccar le nostre soglie non vogliate".
5. Cioè non toccate la parte superiore nemmeno con moti primi. I moti primi dell’anima,
infatti, sono la porta d’ingresso e la soglia attraverso cui vi si penetra dentro, e quando
questi primi moti arrivano fino alla ragione, hanno già varcato la soglia. Ma se questi
moti primi restano ciò che sono, allora toccano solo la soglia o bussano alla porta. Ciò
avviene quando la parte sensitiva attacca la ragione con qualche atto disordinato della
sensualità.
Ora l’anima desidera che non la tocchino non solo questi moti, ma neanche
tutte le considerazioni che non hanno alcun rapporto con la quiete e la felicità di cui essa
gode. Così, dunque, questa parte sensitiva con tutte le sue potenze, le sue forze e le sue
debolezze è ormai sottomessa allo spirito quando l’anima è in questo stato. Lo spirito
ormai conduce una vita di beatitudine simile a quello dello stato d’innocenza, quando
tutta l’armonia e l’abilità della parte sensitiva dell’uomo serviva ad accrescere la sua
felicità e gli era d’aiuto per meglio conoscere e amare Dio, in una pace e un accordo
perfetto con la sua parte superiore. Beata l’anima che è giunta a questo stato! Chi è
costui? Noi lo proclameremo beato perché ha compiuto meraviglie! (Sir 31,9).
6. Questa strofa è stata inserita qui per mostrare la pace sicura e serena che gode l’anima
una volta pervenuta a questo stato così sublime. Non si deve dunque pensare che, se
l’anima manifesta qui il desiderio che queste ninfe smettano di agitarla, è perché essa è
turbata in questo stato. Infatti tutte queste agitazioni sono ormai acquietate, come ho
spiegato sopra. Questo desiderio riguarda più i proficienti che i perfetti, sui quali le
passioni e i moti non hanno quasi alcun potere.
Litanie del Preziosissimo Sangue di Gesù.
Abbiamo già ricordato che questo mese è dedicato a celebrare le glorie e i benefici del Preziosissimo Sangue di Gesù. Ci ristoriamo, quindi, e Lo onoriamo con le Litanie che la Chiesa ci dona.
Kyrie, eléison. Kyrie, eléison. Christe, eléison. Christe, eléison. Kyrie, eléison. Kyrie, eléison. Christe, audi nos. Christe, audi nos. Christe, exáudi nos. Christe, exáudi nos. Pater de cælis Deus, miserére nobis. Fili, Redemptor mundi, Deus, miserére nobis Spiritus Sancte, Deus, miserére nobis Sancta Trinitas, unus Deus, miserére nobis. Sanguis Christi, Unigéniti Patris Æterni, salva nos. Sanguis Christi, Verbi Dei incarnáti, salva nos. Sanguis Christi, Novi et ætérni Testamenti, salva nos. Sanguis Christi, in agonia decúrrens in terram, salva nos. Sanguis Christi, in flagellatióne prófluens, salva nos. Sanguis Christi, in coronatióne spinárum emánans, salva nos. Sanguis Christi, in Cruce effúsus, salva nos. Sanguis Christi, prétium nostræ salútis, salva nos. Sanguis Christi, sine quo non fit remissio, salva nos. Sanguis Christi, in Eucharístia potus et lavácrum animárum, salva nos. Sanguis Christi, flumen misericórdiæ, salva nos. Sanguis Christi, victor dǽmonum, salva nos. Sanguis Christi, fortitúdo Mártyrum, salva nos. Sanguis Christi, virtus Confessórum, salva nos. Sanguis Christi, gérminans Vírgines, salva nos. Sanguis Christi, robur periclitántium, salva nos. Sanguis Christi, levámen laborántium, salva nos. Sanguis Christi, in fletu solácium, salva nos. Sanguis Christi, spes pæniténtium, salva nos. Sanguis Christi, solámen moriéntium, salva nos. Sanguis Christi, pax et dulcédo córdium, salva nos. Sanguis Christi, pígnus vitæ ætérnæ, salva nos. Sanguis Christi, ánimas líberans de lacu Purgatórii, salva nos. Sanguis Christi, omni glória et honóre digníssimus, salva nos. Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, parce nobis, Dómine. Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, exáudi nos, Dómine. Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. V. Redemísti nos, Domine, in Sánguine tuo. R. Et fecísti nos Deo nostro regnum. Orémus. Omnípotens sempitérne Deus, qui unigénitum Fílium tuum mundi Redemptórem constituísti, ac eius Sánguine placári voluísti: concéde, quǽsumus, salútis nostræ prétium ita venerári, atque a praeséntis vitæ malis eius virtúte deféndi in terris, ut fructu perpétuo lætémur in cælis. Per eúndem Christum Dóminum nostrum. R. Amen. | Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, pietà. Cristo, pietà. Signore, pietà. Signore, pietà. Cristo, ascoltaci Cristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici Cristo, esaudiscici Padre del cielo, che sei Dio abbi pietà di noi Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio abbi pietà di noi Spirito Santo, che sei Dio abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio abbi pietà di noi Sangue di Cristo, Unigenito dell'eterno Padre salvaci Sangue di Cristo, Verbo di Dio incarnato salvaci Sangue di Cristo, Nuovo ed Eterno Testamento salvaci Sangue di Cristo, che stillò fino a terra durante l'agonia, salvaci Sangue di Cristo, che sgorgò nella flagellazione salvaci Sangue di Cristo, che scaturì nella coronazione di spine - salvaci Sangue di Cristo, effuso sulla croce, salvaci Sangue di Cristo, prezzo della nostra salvezza salvaci Sangue di Cristo, senza il quale non c'è perdono, salvaci Sangue di Cristo, nell'Eucaristia bevanda e lavacro delle anime, salvaci Sangue di Cristo, fiume di misericordia salvaci Sangue di Cristo, vincitore dei demoni, salvaci Sangue di Cristo, fortezza dei martiri salvaci Sangue di Cristo, vigore dei confessori salvaci Sangue di Cristo, che generi i vergini salvaci Sangue di Cristo, sostegno nei pericoli salvaci Sangue di Cristo, aiuto degli oppressi salvaci Sangue di Cristo, conforto nel pianto salvaci Sangue di Cristo, speranza dei penitenti salvaci Sangue di Cristo, sollievo dei moribondi salvaci Sangue di Cristo, pace e dolcezza dei cuori salvaci Sangue di Cristo, pegno della vita eterna salvaci Sangue di Cristo, che liberi le anime del purgatorio, salvaci Sangue di Cristo, degnissimo di ogni onore e gloria, salvaci Agnello di Dio che togli i peccati del mondo perdonaci, Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo esaudiscici, Signore Agnello di Dio che togli i peccati del mondo abbi pietà di noi V. Ci hai redenti, o Signore, con il tuo Sangue. R. E ci hai fatti regno per il nostro Dio. Preghiamo Dio onnipotente ed eterno, che hai costituito Redentore del mondo il tuo Figlio unigenito ed hai voluto esser placato nel suo Sangue, concedici di venerare il prezzo della nostra salvezza e di essere protetti in terra, per la sua potenza, dai mali della vita presente, in modo da goderne per sempre il frutto in cielo. Per lo stesso Cristo nostro Signore. Amen. |
“Maria Giglio della Trinità”: Domini Sacrarium, Nobile Triclinium et Complementum SS. Trinitatis!: Maria è il Paradiso di Dio e il suo mondo ineffabi...
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19. Non c'è, né ci sarà mai creatura alcuna in cui Dio sarà più grande, a...
Perché Maria è il Paradiso e il mondo di Dio
19. Non c'è, né ci sarà mai creatura alcuna in cui Dio sarà più grande, a...
"AVE, GIGLIO BIANCO DELLA TRINITA',
Rosa splendente che
abbellisci il Cielo, Ave! Da Te ha voluto nascere, da Te ha voluto prendere il
latte Colui che governa il Cielo e la Terra. Deh! nutri le nostre anime con i
Tuoi divini influssi, o Maria!"
MiL - Messainlatino.it: La Processione del Corpus Domini orfana del P
MiL - Messainlatino.it: La Processione del Corpus Domini orfana del P: Processione del Corpus Domini 19 giugno 2014
Un Lettore di MiL ha segnalato quanto segue: " Respingendo ai mittenti i commenti irriguardosi ...
Un Lettore di MiL ha segnalato quanto segue: " Respingendo ai mittenti i commenti irriguardosi ...
domenica 6 luglio 2014
Papa Celestino V in due parti
Ecco due link ai video di Papa Celestino V in due parti:
http://www.youtube.com/watch?v=-wzVBRIVOFk ( I parte )
http://www.youtube.com/watch?v=uPakNTsNgx4 ( II parte )
***
Una sola ragione possono avere gli uomini di non obbedire
Papa Leone XIII nell’enciclica Diuturnum del 29 giugno 1881 insegna che:
«Una sola ragione possono avere gli uomini di non obbedire, se cioè si pretende da essi qualsiasi cosa che contraddica chiaramente al diritto divino e naturale, poiché ogni cosa, nella quale si vìola la legge di natura e la volontà di Dio, è egualmente iniquità sia il comandarla che l’eseguirla. Quindi se capita a qualcuno di vedersi costretto a scegliere tra queste due alternative, vale a dire infrangere i comandamenti di Dio o quelli dei Governanti, si deve obbedire a Gesù Cristo, […], e ad esempio degli Apostoli si deve coraggiosamente dire: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini” (Act. V, 29). Perciò, non si possono accusare coloro che hanno agito così di aver mancato all’obbedienza, poiché se il volere dei Prìncipi [civili ed ecclesiastici] contraddice quello di Dio, essi sorpassano il limite della loro Autorità e pervertono il diritto e la giustizia. Dunque in tal caso non vale la loro Autorità, la quale è nulla quando è contro la giustizia».
DIUTURNUM ILLUD LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ LEONE PP. XIII
DI SUA SANTITÀ LEONE PP. XIII
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