martedì 17 giugno 2014

Devozione alla Madonna - "Dignare me laudare Te, Virgo Sacrata!"


32. Devozione alla Madonna





   
Necessità ed eccellenza

Crederei di mancare al mio dovere e al mio speciale affetto alla SS. Vergine, se non prendessi tutte le occasioni propizie per parlarvi di Lei. S. Alfonso aveva fatto proposito di non tenere alcuna predica senza parlare di Maria SS., e riservava sempre una predica degli Esercizi a questo caro argomento. Predicando egli una volta sulla Madonna, un raggio di luce partì dall'effigie di Lei e venne a posarsi sul capo del Santo, alla presenza di una moltitudine di popolo (953). La Madonna fece questo miracolo per un gran Santo; ma invisibilmente lo fa anche per noi, ogni volta che parliamo di Lei. Dignare me laudare Te, Virgo Sacrata! È una grazia il poter parlare della Madonna; si concorre in qualche modo a realizzare ciò ch'Ella aveva di Sé predetto: Tutte le generazioni mi chiameranno beata (954).

Il mondo, come è consacrato al Cuore di Gesù e a S. Giuseppe, lo è anche alla Madonna. L'Italia Le è consacrata in modo particola re. Non v'è paese o borgata dove non vi sia una chiesa, un altare, un pilone, un'immagine della Madonna.
Questa divozione comincia con Nostro Signore ed è quasi tutta fondata sul Vangelo. Chi più di Nostro Signore amò e onorò la Madonna? Alle nozze di Cana, in omaggio a Lei, fece il suo primo miracolo. Persino gli eretici e scismatici dei primi tempi onorarono la Madonna. In Abissinia, la Chiesa ufficiale non è cattolica, eppure quanta divozione ha per la Madonna!
La divozione a Maria SS. è necessaria per salvarsi; ciò è moralmente certo, Suarez dice chiaramente che nessuno si salva senza la Madonna. La Chiesa applica alla SS. Vergine le parole della S. Scrittura: Chi mi avrà trovata, avrà trovata la vita e riceverà la salute dal Signore (955). La divozione alla Madonna non è dunque solo di consiglio, ma di necessità.

Ne consegue ch'essa è un segno di predestinazione. Sì, perché la Madonna null'altro desidera che la salvezza delle anime, ed è costituita così in alto, che può tutto. Nessun vero divoto della Madonna si è mai dannato. Quanti che avevano solo una tenue divozione verso dl Lei, furono da Lei convertiti! Alle volte ci domandiamo con stupore: " Come mai quel tale, dopo tanti anni di vita disordinata, si è convertito ed è morto così bene? ". La spiegazione la troviamo sempre lì: un po' di divozione alla Madonna... qualche Ave Maria ogni giorno... la medaglia al collo, e simili. Ho conosciuto una persona che da più di quarant'anni aveva lasciato ogni pratica religiosa, conservando solo la pia usanza della recita di tre Ave Maria ogni giorno. Ebbene, la Madonna le ottenne la grazia di fare una buona morte. Con questo non voglio dire che bastino tre Ave Maria e poi peccare; voglio dire che la Madonna, per un piccolo ossequio, magari dopo trenta o quarant'anni, riduce un'anima a pentimento.

Il desiderio proprio della Madonna è di salvar anime, cooperare perché il Sangue del suo Divin Figlio non sia sparso invano. Ella ha voluto dare il suo nome al nostro Istituto, perché si salvino più anime che è possibile. Tutte le anime che salverete, sarà per mezzo di Maria. Se uno vuol salvarsi senza passare per la Madonna, sbaglia.

Lo Scaramelli riporta la seguente visione: Diverse anime tentavano di salire per una magnifica scala rossa, in cima alla quale stava Gesù; ma per quanti sforzi facessero, non riuscivano a raggiungere la sommità. Poco discosto v'era un'altra scala, bianca, in cima alla quale stava la Madonna; molte anime la salivano con facilità e, giunte sulla sommità, la Madonna le faceva passare a Gesù. Allora anche le prime che invano avevano tentato di salire per la scala rossa, si portarono presso quest'altra ed esse pure con facilità riuscirono a salirla (956). Questo per dimostrare come non si possa giungere a Gesù, se non per mezzo della Madonna. Ad Jesum per Mariam!

La divozione alla Madonna non è solo pegno di predestinazione, ma anche di santificazione. Chi non ha vera divozione alla Madonna, non sarà mai un santo Religioso, un santo Sacerdote, un santo Missionario. Chi vuol giungere alla santità senza la Madonna, vuol volare senz'ali. Senza di Lei si fa nulla. E che fa Ella per la nostra santificazione? Ci sostiene nelle tentazioni e in tutte le miserie di cui è piena la nostra vita; ci difende dal demonio; ci dà la forza di superare tutte le difficoltà.

A convincerci di ciò basterebbe il fatto di S. Maria Egiziaca, narrato dallo Scaramelli. Costei era una grande peccatrice. Quando il mondo cominciò a venirle in uggia, pensò di entrare in una chiesa, ma, giunta alla porta, non vi poté entrare. Disperata peri vani tentativi, si prostrò davanti ad un'immagine della Madonna e chiese la grazia di poter entrare. La Madonna la esaudì. Entrata in chiesa, si pose subito sotto la protezione di Maria SS.; poi andò in un deserto, dove visse 47 anni a far penitenza. In tutto questo tempo la sola sua maestra fu la Madonna, che di una grande peccatrice fece una grande santa (957).

Tutti i Santi furono divoti della Madonna. La più bella omelia di S. Girolamo è quella sulla Madonna (958). Non avrei mai creduto che questo santo piuttosto rustico, fosse tutto tenerezza nel parlare alla Madonna. S. Filippo, fin da fanciullo, fu grandemente divoto della Vergine e si fermava delle ore a conversare con Lei davanti alla sua effigie. Lo faceva col trasporto, per l'amore tenerissimo che le portava S. Giovanni Berchmans pure era divotissimo della Madonna e ne parlava con santo entusiasmo; andava ripetendo a tutti: a Siate divoti della Madonna! "

S. Bernardo dice che la Madonna è fonte e canale. È fonte di grazia, basta andarla a prendere; ed è canale, perché tutte le grazie passano da Lei (959).
Tolta la Divinità, tutto il resto datelo pure alla Madonna. Ella è la Madre di Gesù e, come tale, in bei modi, a Lui comanda. Coriolano non cedette a nessuno, tranne alle istanze di sua madre. Quando Mosè disse a Dio: " Se non vuoi esaudirmi, toglimi da libro della vita " (960), Dio cedette alle sue suppliche. Mosè era, sì, un santo uomo, ma non era certo la Madonna.
Ella è regina del cielo e della terra, regina potentissima. Non è solo il re che comanda, ma anche regina. Le preghiere della Madonna, più che preghiere potrebbero dirsi comandi, perché il Signore vuole ch'Ella comandi.

Con esattezza teologica si dice che ciò che Iddio può per onnipotenza, la Madonna lo può con la preghiera. Non che la Madonna sia onnipotente ex malo è per volontà di Dio, lo è per grazia. La Madonna, in Dio e con Dio, può tutto. Ella è tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie. Ella può persino far violenza a Nostro Signore, come fece alle nozze Cana. Ella è, al dire dei Santi, l'onnipotenza supplichevole.

Dobbiamo ringraziare il Signore che abbia voluto così, stimarci ben fortunati di non dover sempre ricorrere fino al trono di Dio per ottenere grazie, ma di avere a nostra disposizione questo gran mezzo. La Madonna, vedete, è più tenera!...
Dunque la Madonna può tutto. E vuole? Oh, se vuole! Con la sua tenerezza materna Ella entra nelle intenzioni del suo Divin Figlio: sa quanto siamo costati a Lui, sa che Nostro Signore vuol salvi tutti gli uomini; conosce questo gran desiderio di Gesù, questa precisa volontà di Dio: che ci salviamo e ci santifichiamo. Perciò basta che noi chiediamo e ci disponiamo a ricevere le sue grazie. Che se la Madonna soccorre anche i peccatori che Le danno qualche segno di divozione, che cosa non farà per quelli che la venerano e si adoprano a farla conoscere, amare e venerare?

Non temete di essere troppo divoti della Madonna, di onorarla troppo. Chi non ha divozione a Maria, non ha né vocazione sacerdotale, né vocazione Religiosa. Non è tuttavia necessario di sentirla sensibilmente; la vera divozione sta nella volontà. E nemmeno dobbiamo aver paura di far torto a Nostro Signore, amando molto la Madonna. Più l'amiamo, più ricorriamo a Lei, e più facciamo piacere a Nostro Signore. Dunque ricordatelo: se non saremo divoti della Madonna non faremo mai niente.

Come dimostrare il nostro amore alla Madonna

RIGUARDARLA COME MADRE - Prima di tutto bisogna che riguardiamo Maria SS. come vera nostra Madre, sull'esempio di S. Filippo che soleva chiamarla: " Mamma mia! Mamma mia! ". Così pure faceva S. Giuseppe Cafasso e diceva sovente ai penitenti: " Ricordatevi che avete in Maria SS. una seconda Madre, che vi ama più della prima, senza tuttavia prenderle il posto ". Invece taluni parlano della Madonna come di un qualsiasi Santo canonizzato!.. In una madre si ha fiducia, le si vuol bene. Eccitare quindi in noi l'amore filiale alla Madonna, desiderare di sentirlo sempre più forte in noi, ripeterle anche noi con grande affetto: " Mamma mia! Mamma mia! ".

EVITARE IL PECCATO - Una cosa sola dispiace a Gesù e quindi anche alla Madonna: il peccato! Può uno essere divoto e piantarle uno stile nel cuore? Ebbene tutto ciò che ferisce il Signore, ferisce la Madonna Bisogna avere un po' di riguardo! Il peccato mortale non può stare con la vera divozione a Maria... E se capitasse una disgrazia? Mettersi subito a posto, ricorrere ugualmente a Lei, che è rifugio dei peccatori.
Dobbiamo inoltre guardarci dai peccati veniali, che sono un insulto, uno schiaffo, come per Gesù, così per la Madonna. Anche la Madonna ha portato il peso dei nostri peccati, Corredentrice con Nostro Signore. Perciò bisogna star attenti e fare ogni sforzo per diminuire il numero delle nostre mancanze, procurare che non ci sia mai la volontà o l'avvertenza piena. Insomma, avere in abominio il peccato e coltivare in noi questo abominio.

PRESTARLE OSSEQUIO - Parleremo in seguito delle diverse pie pratiche in onore della Madonna; qui solo vi ricordo come in ogni locale, studio, dormitorio, abbiamo il Crocifisso e l'effigie della Madonna. Perché dunque, quando entriamo in uno di questi locali, non salutare, dopo il Crocifisso, anche la Madonna? E così di altri ossequi. S. Alfonso era ascritto a quasi tutte le Compagnie erette in onore della Madonna. A chi gli domandava, come fosse possibile adempierne tutti gli obblighi, rispondeva: " Per intanto comincio a essere ascritto e a portarne l'abitino " (961). Taluni, al veder baciare un'immagine della Madonna, dicono " Uh, roba da bimbi! ". No, no; bisogna amare e rispettare tutto quello che riguarda la Madonna. S. Giovanni Berchmans dice che un ossequio, anche se piccolo ma costante, prestato alla Madonna è sempre molto efficace (962). Così è delle piccole mortificazioni fatte in suo onore.

FARCI SUOI SCHIAVI - Per meritarci la grazia di giungere alla santità, dobbiamo fare ciò che insegna S. Luigi Maria Grignon di Monfort, nel suo trattatello sulla divozione alla Madonna: farci schiavi di Maria; come S Francesco Zaverio che si faceva schiavo di Nostro Signore e talora si faceva persino legare le mani e i piedi. A noi piace di più essere figli; comunque, siamo schiavi volontari, e la Madonna ci tratterà bene. Questa schiavitù consiste in una donazione totale di noi stessi a Maria, che può così disporre a suo piacimento di quanto facciamo, e meritiamo; donazione totale, assoluta, irrevocabile. Non apparteniamo più a noi, ma alla Madonna.
Come conseguenza pratica, dobbiamo far tutto con la Madonna, tutto per la Madonna e tutto ricevere da Lei. Far tutto con Maria; cioè fare tutte le nostre azioni in unione con Lei. S. Giuseppe Cafasso diceva che la Madonna bisogna prenderla socia in tutto. " Quando andate a predicare - soleva dire - prendetevi sempre insieme la Madonna ". Far tutto con Maria vuol dire ancora prendere la Madonna come nostro modello in tutte le azioni: come farebbe la Madonna questa azione?

Far tutto in Maria: assuefarci cioè a poco a poco, a raccoglierci in noi stessi come in un oratorio, con Maria: come una lampada che arde sempre alla sua presenza.
Far tutto per Maria: tutto cioè per piacere a Lei, tutto come vuole Lei. Se vogliamo far piacere a Nostro Signore in tutte le nostre azioni, dobbiamo farle in modo che piacciano anche alla Madonna, e farle per piacere alla Madonna. Allora Essa presenta tutto a Nostro Signore come se fosse roba sua e nostra insieme; e certo Essa non vorrà scapitarne; perciò aggiusterà tutto in modo che Gesù ne sia contento.
Prendere tutto da Maria: quando siamo tutti suoi, non ci mancherà più niente. Ella ha la vista buona, ricorda tutto, pensa a tutto. Il Signore ha voluto così: che ricorressimo prima alla Madonna, la quale, essendo Essa pure come noi semplice creatura, benché perfettissima, ha compassione delle nostre miserie. Il primo gradino della scala per salire a Dio, è la Madonna. Sì, tutto da Maria!... Darci interamente alla Madonna, anima e corpo, perché disponga di noi a suo piacimento e ci aiuti a farci santi.

La SS. Consolata

Sta per incominciare la novena della nostra cara Madre. Per noi, figli prediletti della Consolata, è importante questa festa? È tutto!... A Torino, novena solennissima; tutta la città si commuove. Quante Comunioni! Quante persone vengono a pregare!
Vi farei un torto ad invitarvi a far bene questa novena e ad indicarvi come dovete farla. Basta sapere che ci avviciniamo a festeggiare la nostra cara Mamma per dire tutto!... Non è infatti la SS. Vergine, sotto questo titolo della Consolata, la nostra Madre, e non siamo noi i suoi figli? Sì, nostra Madre tenerissima, che ci ama come pupilla degli occhi suoi, che ideò il nostro Istituto, lo sostenne in tutti questi anni materialmente e spiritualmente, sia qui in Casamadre e sia in Africa, ed è sempre pronta a tutti i nostri bisogni. Che se celebriamo con trasporto tutte le feste della Madonna, specialmente quelle dell'Immacolata e dell'Assunta, con quanto più trasporto dobbiamo celebrare questa, che è la " nostra " festa, nostra cioè in modo tutto particolare.

No, non voglio dirvi che vi prepariate; sono certo che siete tutti ben disposti a far bene questa novena, a celebrare con entusiasmo questa festa. Se vi fosse fra voi chi non ha questi sentimenti, preghi la Madonna che glieli infonda; altrimenti è cattivo segno.
Non v'ha dubbio che tutto quello che si è fatto qui, tutto è opera della SS. Consolata. Ella ha fatto per questo Istituto dei miracoli quotidiani; ha fatto parlare le pietre; ha fatto piovere denari. Nei momenti dolorosi, la Madonna intervenne sempre in modo straordinario... Ho visto molto, molto... E se voi steste attenti, vedreste e comprendereste che il buon spirito che c'è in tutto l'andamento della Casa, lo stesso desiderio di farvi buoni, tutto, tutto è grazia della SS. Consolata. E ciò, senza parlare delle grazie concesseci lungo l'anno, anche d'ordine temporale, come il pane quotidiano. Sì, anche per questo lascio l'incarico alla Madonna. Per le spese ingenti dell'Istituto e delle Missioni non ho mai perduto il sonno o l'appetito. Dico alla SS. Consolata: " Pensaci tu! Se fai bella figura, sei tu!
La Madonna, sotto tutti i titoli, è una sola; ma voi dovete esserle divoti in modo speciale sotto questo titolo. La " Consolata " è in modo speciale nostra e noi dobbiamo essere gloriosi di avere una tale Patrona, essere santamente superbi che il nostro Istituto s'intitoli " della Consolata ". Noi siamo Consolatini.

Vi furono due persone che volevano fondare delle Suore ed ambedue volevano
dare alle loro istituzioni il nome della Consolata. Vennero da me, perché decidessi la questione. Dissi loro: " Io sono il proprietario di questo titolo e non voglio che lo prendiate voi, né l'una né l'altra ". Una disse: " Prima non conoscevo questo titolo, ora l'ho conosciuto e mi piace e non voglio lasciarlo ". Anche l'altra insisteva nello stesso senso. Ripetei loro: " vi proibisco di tenerlo! ". Vollero tenerlo ugualmente, facendo un po' di prepotenza, ma sapete che avvenne? Siccome non avevano la benedizione della Consolata, una, che era Suora, finì con dare dispiaceri e anche scandalo. L'altra fondò bensì delle Suore, ma poi l'istituzione non continuò... Però vedete come apprezzavano il nome della Consolata!

Congratuliamoci e gloriamoci di essere i figli prediletti della SS. Consolata e non lasciamo che gli altri ci portino via tutte le grazie. Si, lo ripeto: dobbiamo essere santamente superbi di appartenere alla Madonna sotto questo titolo invidiato da molti. E quanti ci vogliono bene, perché ci chiamiamo " I Missionari della Consolata! ". Perciò dobbiamo corrispondere e portarlo degnamente. Il nome che portate, deve spingervi a divenire ciò che dovete essere. Se voi aveste altri titoli, come per esempio quello di Giuseppini, dovreste essere divoti in modo particolare del Santo di cui portate il nome. Perciò dovete portare bene quello che avete, di Missionari della Consolata, con una grande divozione alla Madonna sotto questo titolo.

Le facciamo quasi un torto a rivolgerle quelle parole: Monstra te esse Matrem. Oh, non ha bisogno davvero che glielo ricordiamo! Piuttosto Essa potrebbe dire a noi: Monstra te esse filium! Siamo figli della Consolata e figli prediletti; ma praticamente ci dimostriamo sempre tali, con onorarla in tutti i modi possibili, con ricorrere a Lei colla confidenza di figli amatissimi, con procurare di ascoltarne i comandi e anche i desideri, che sono di farci buoni e santi?...
Questo non è per farvi un torto; è perché alle volte non ci si pensa. Questo amore di figli è di sua natura tenero; bisogna ricorrere lungo il giorno a Lei, proprio come ad una Madre... Chi non ha un po' di sentimento e di amore particolare alla SS. Consolata, non ha cuore; e noi dobbiamo averlo il cuore!
Non aggiungo altro. In questa novena sappiate fare sacrifici, vincervi, studiare con energia; anche se fa caldo, scuotete la noia e non lasciatela dominare. Il cuore dice ciò che bisogna fare per una Madre!... Felici voi se, il giorno della festa, avrete un gran mazzo di fiori preziosi, di opere buone da presentarLe!

Dunque, impegno a farLe onore. Domanderemo tante grazie per noi e per l'Istituto: quella in primo luogo che, crescendo in numero, cresciate anche in grazia per corrispondere, sì che la Madonna sia contenta. Se noi ci diportiamo da figli, abbiamo dei diritti e, direi, possiamo anche pretendere. Il frutto pertanto di questa festa sia di cercare di piacere sempre più alla Madonna e farle tutti gli ossequi dei migliori dei suoi figli.

L'Ufficio della Madonna Consolata

L'Ufficio della Madonna è la preghiera ufficiale dell'Istituto, composta a lode di Dio e della SS. Vergine. Nelle Comunità dove non si recita l'Ufficio Divino si dice quello della Madonna.

Si legge nella vita di S. Brunone, fondatore dei Certosini, che, chiamato a Roma dal Papa in aiuto nella cura della Chiesa, i suoi discepoli nella Certosa di Grenoble, si trovavano combattuti da varie tentazioni, specie di scoraggiamento per quella vita dura e austera. Dietro consiglio del loro Priore, il Beato Laodovino, essi ricorsero alla SS. Vergine con fervorose preghiere. Orbene, una notte mentre stavano in chiesa salmodiando, la Madonna apparve al B. Laodovino e gli disse: " Recitate il mio Ufficio ed avrete la stabilità del vostro monastero fino alla fine del mondo " (964). Infatti ora i Certosini recitano l'Ufficio Divino e quello della Madonna; ed è proprio da quest'ultimo che riconoscono la stabilità dell'Ordine, e più dello spirito, per cui non ebbero mai bisogno di riforma.

Anche il nostro Istituto, dall'Ufficio della Madonna ben recitato, otterrà tutte le grazie per andar avanti bene e durare nello spirito per cui è sorto. Quello che la Madonna fece per i Certosini lo farà anche per noi. Ella benedirà l'Istituto.
Ecco perché fin da principio, quando non era ancor prescritto dalle Costituzioni, l'Ufficio della Madonna si è sempre recitato nell'Istituto. Io vi dò grande importanza. Voglio che sia la prima cosa dopo la S. Messa e la S. Comunione.

È la preghiera della Comunità, dell'Istituto, una preghiera nostra particolare con la quale potete ottenere le grazie anche grandi di cui abbisogniamo qui e nelle Missioni. A questo Ufficio attribuisco molte grazie, e ne aspetto molte altre.

In principio lo facevo recitare ogni giorno da tutti i chierici. Indotto dalla necessità (durante la guerra) con molto rincrescimento dovetti dispensarne i professi, lasciandolo solo ai Novizi ed ai Professi del primo anno (Confer. 28 Sett. 1916). Ma non sono ancor morto, e spero che potrò nuovamente farlo recitare da tutti: questo mi sta molto a cuore.

Coloro che hanno la consolazione di recitarlo, procurino di dirlo bene, con attenzione. Siete i rappresentanti dell'Istituto presso la Madonna, ed anche se pochi, otterrete le grazie necessarie per l'Istituto.
Qualcuno dirà: " Perché far recitare, nell'Istituto, l'Ufficio della Madonna da giovani che non sono ancora obbligati dalla Chiesa al Divino Ufficio, mentre hanno tanto da studiare? E poi, non sarebbe meglio altra preghiera che capiscono di più? ". Rispondo che chi così parlasse, non sa che cosa si dica.
L'Ufficio della Madonna, dopo quello Divino, è la prima e più eccellente preghiera: sia per la sua sostanza, che per l'autore e per la sua efficacia.

Sostanzialmente venne composto da S. Pier Damiani secondo alcuni, e secondo altri da S. Bonaventura. Il Salterio, di cui essenzialmente è composto, è una raccolta di Salmi, di Inni, di Cantici, con cui la nazione Giudaica lodava Dio e tramandava ai figli la memoria dei grandi avvenimenti dei padri; in essi si concentra quanto sta scritto negli altri libri del Vecchio Testamento. Specialmente Davide, che è l'autore della maggior parte dei Salmi, quale profeta, espresse in essi i caratteri del vero Messia e del suo regno, che è la Chiesa; sì che vien detto dai Padri: " la bocca della Chiesa ". La Chiesa si servì sin da principio del Salterio per celebrare le lodi di Dio.

I Salmi scelti per l'Ufficio della Madonna sono applicabili a Lei, e ne proclamano le glorie.
Non crediate che la recita dell'Ufficio sia una cosa inutile, un riempitivo del tempo. Ah no! L'Ufficio, come il Rosario, è una preghiera molto cara alla Madonna. Recitare l'Ufficio è una delle cose più belle. Dall'Ufficio della Madonna dipendono tante grazie, e mi sta proprio tanto a cuore.
Voglio che l'Ufficio si reciti possibilmente in chiesa: così si tiene compagnia a Nostro Signore, e si sta più raccolti. Basterebbe ad invogliare l'animo alla recita dell'Ufficio della Madonna il fatto che esso ci dà occasione di fare frequenti visite a Gesù Sacramentato, mentre, senza di esso, vi si andrebbe solo il mattino e la sera.

Si dica bene: non troppo adagio, non mangiar le sillabe, fare l'asterisco. Non importa se siete pochi: anche solo due rappresenterebbero la comunità. Vi sono i Sacramentini ed altre Istituzioni di adorazione perpetua, che stanno per turno, uno alla volta, in adorazione davanti al SS. Sacramento: quell'uno rappresenta tutti gli altri... Laus perennis: ecco quello che ottiene tante grandi grazie al Cottolengo!
Prepariamoci fin dal primo segno della campanella, e poi diciamolo con fervore, senza temere di rovinarci la salute a recitare tutti a voce alta.

Facciamo il proposito di recitare sempre l'Ufficio pie, attente ac devote. Piamente: prepararsi quando si viene in Chiesa, con un atto di contrizione e di amore Attentamente: recitare bene tutte le parole; attenti all'asterisco, alle pause; non in fretta; non pensare ad altro; fare profitto anche del senso di ciò che si dice, in quanto potete capire. Divotamente: attenzione interna ed esterna; presenza di Dio e della Madonna; tenere una posizione esterna conveniente, non mai le gambe fuori posto. Via le distrazioni; certe volte non si possono impedire, ma cacciarle via con un sguardo al tabernacolo.

Sebbene non sia necessario che i recitanti capiscano il senso dei Salmi, perché parlano a nome e per bocca della Chiesa, tuttavia S. Tommaso afferma che chi intende, oltre il frutto del merito, riporta anche quello della consolazione e refezione spirituale; per cui guadagna di più chi prega e intende, che non chi, pregando con la lingua, non intende quello che dice (965). Tale conoscenza accende il fervore e rende più facile e dolce l'obbligo della recitazione pel bene del recitante e della Chiesa stessa.

Nel recitare l'Ufficio della Madonna, voi pregate per voi e per la Chiesa, e anche per l'Istituto: quali membri del medesimo, lo rappresentate davanti a Dio. Quindi farete bene ad applicare i Salmi e quanto recitate, alle gioie, ai dolori, alle speranze e ai timori dell'Istituto. Specialmente loderete il Signore a nome di tutti i vostri Confratelli. Osservate come, in particolare, ben si applicano in questo senso i Salmi: Laudate Dominum omnes gentes, il Benedixisti di Prima e l'In Convertendo Dominus di Nona.

Ho letto, nella vita di una sant'anima, un pensiero che mi piace molto. Essa diceva che tutto quello che non poteva ottenere con altre preghiere, l'otteneva con la recita dell'Ufficio della Madonna. Vedete l'importanza che la Madonna dà al suo Ufficio!
Colla recita dell'Ufficio della Madonna voi chierici vi preparate a ben recitare l'Ufficio Divino. Se ben recitato, essa vi otterrà di ben prepararvi in questo tempo di formazione, e ad avere poi sempre nelle Missioni il vero spirito dell'Istituto; inoltre otterrà tante grazie anche speciali per i benefattori.
Desidero che la recita dell'Ufficio l'abbiate proprio a cuore, che la prendiate come un vostro dovere, una missione impostavi di rappresentanti dell'Istituto; perché tutte le grazie che il Signore vuol fare all Istituto e alle Missioni vengono per mezzo dell'Ufficio ben recitato.

L'" Ave Maria " e la " Salve Regina"

L'AVE MARIA - La più eccellente preghiera alla SS. Vergine è certamente l'Ave Maria. Ciò risulta dalla sua natura, dall'insegnamento della Chiesa e dei Santi, nonché dai beni che apporta.
Chi compose l'Ave Maria? L'Arcangelo Gabriele compose la prima parte: Ave gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus (966). Né egli parlò così a caso o di propria iniziativa, ma per mandato dell'Eterno Divin Padre. Vi concorse in secondo luogo S. Elisabetta con le parole: Benedicta tu inter mulieres et benedictus fructus ventris tui (967); e ciò disse ispirata dallo Spirito Santo, come espressamente fa notare l'Evangelista. Vi concorse in terzo luogo con le rimanenti parole la Chiesa, essa pure ispirata dallo Spirito Santo.

È poi eccellente per la stima che la Chiesa ne fa, col farcela recitare soventissimo. Quante volte si recita l'Ave Maria! Si recita nelle preghiere del mattino e della sera; poi tre volte all'Angelus del mattino, mezzogiorno e sera; poi 50 volte nella recita del Rosario (150 volte per quelli che lo recitano intero)... Quante volte, dunque, la si recita in un giorno... in un mese... in un anno! Quante Ave Maria in tutto il corso di nostra vita! Ora, se la Chiesa ce la fa recitare così sovente, segno è che la stima molto.

La sua eccellenza viene inoltre comprovata dagli effetti che questa preghiera produce, e cioè dalle grazie che per mezzo di essa si ricevono. S. Bonaventura dice che Maria SS. risponde sempre con qualche grazia a chi la saluta con l'Ave Maria: Libenter Maria salutat cum gratia, si libenter salutamus cum Ave Maria(968). Anche S. Alfonso afferma che chi saluta Maria, vien salutato da Lei. Ciò avvenne un giorno sensibilmente a S. Bernardo, il quale avendo salutato la Madonna, come al solito, con le parole: Ave Maria! udì rispondersi: Ave Bernarde!(969). S. Alfonso aggiunge che, con questo saluto, si rinnova alla Madonna, in certo qual modo, il gaudio ch'Ella provò nel momento dell'Annunziazione (970).

Proponiamo di recitarla sempre bene, facendo nostri i sentimenti dell'Angelo e di S. Elisabetta nella prima parte, e quelli della Chiesa nella seconda. Soprattutto voi che vi preparate al sacerdozio, recitate la bene per ottenere due grazie in particolare: la purezza e la corrispondenza alla vocazione. Se uno vuol essere sicuro di vincere le tentazioni cattive, ricorra sovente alla Madonna. Il Beato Alano dice che il demonio fugge, quando noi diciamo: Ave Maria! Satan fugit, cum dico: Ave Maria!...

Anche per la corrispondenza alla vocazione bisogna ricorrere alla Madonna. Ella vi darà non solo le virtù necessarie, ma anche la scienza necessaria. Così infatti si narra Ella abbia fatto con S. Alberto Magno: da principio egli non riusciva negli studi ed era tentato di lasciare il convento; ma poi essendo ricorso alla Madonna ottenne tanta scienza, da diventare il maestro di S. Tommaso d'Aquino.

Ogni volta che recitiamo l'Ave Maria, dovremmo farlo con tanto entusiasmo, che il cuore ci scappi! Quando pare che la Madonna non ci guardi, scuotiamola con un'Ave Maria. Un giorno la Madonna promise a S. Geltrude che le avrebbe dato tanti aiuti in punto di morte, quante Ave Maria essa avesse recitato in vita. Se la gustassimo, se la recitassimo con trasporto, anziché dirla in fretta, ci fermeremmo a meditare ogni parola.

LA SALVE REGINA - Dopo l'Ave Maria, la preghiera più bella e utile è la Salve Regina. Venne probabilmente composta dal monaco Ermanno Contratto. S. Alfonso la dice: " divotissima orazione, in cui si trovano mirabilmente descritte la misericordia e la potenza della SS. Vergine ". L'aureo libro da lui composto: Le glorie di Maria, non è, nella sostanza che un commento della Salve Regina. S. Bonaventura ne fece una magnifica parafrasi, che costituisce le Lezioni del nostro Ufficio della SS. Consolata. Più ancora la Chiesa l'approvò, e la prescrisse al termine del Divino Ufficio, dalla festa della SS. Trinità all'Avvento.

Questa preghiera si compone di tre parti. La prima è nelle parole: Salve Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve! È come un proemio, in cui si fa appello al Cuore di Maria SS., chiamandola con cinque titoli onorifici. Di questi, i primi due: Regina e Madre, le convengono per proprietà, come dicono i Teologi. La Madonna è Regina, perché Figlia, Madre e Sposa del Re dei re; e quante volte nelle Litanie la invochiamo col titolo di Regina! Così pure Ella è nostra vera Madre, dataci da Nostro Signore. Ed è Madre di misericordia, per farci del bene e placare l'ira del suo Divin Figlio. Gli altri tre titoli sono dovuti alla Madonna per appropriazione. La nostra vera vita, dolcezza e speranza è Gesù; ma la Madonna ne partecipa, essendo Madre di Gesù e, per volontà di Dio, dispensatrice di tutte le grazie.

La seconda parte va fino al " post hoc exillum ostende ". È come il corpo della supplica, un'esposizione dei bisogni dell'anima. Nella prima parte prepariamo la supplica, nella seconda la esponiamo. Diciamo cioè alla Madonna che ci aiuti in questa valle di lacrime, che ci soccorra nelle nostre tribolazioni, che ci faccia da Avvocata presso il suo Divin Figlio, per impetrarci le grazie di cui abbiamo bisogno quaggiù, e poter così un giorno vedere e godere il frutto benedetto del suo seno, Gesù!...

S. Giuseppe Cafasso un giorno diede ad un condannato a morte una commissione da portare subito alla Madonna. " Ma non andrò prima da Nostro Signore? " domandò il barabba convertito. " No - gli rispose il Santo - passerete prima dalla Madonna, perché è lei la commissioniera " (971).

Viene poi la terza parte, che è come la perorazione, per muovere la Madonna ad ascoltarci: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! Quest'ultima parte si dice abbia avuto origine da questo fatto: Si cantava in una chiesa la Salve Regina e, giunti alla fine, S. Bernardo, che era presente, alzò un grido: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! Era un Santo e il popolo ripetè quelle parole, aggiungendole alla Salve Regina (972). Le parole: Dignare me, ecc. sono un versetto aggiunto.

I Santi erano innamorati di questa preghiera, come dell'Ave Maria. Cerchiamo dunque di recitarla veramente bene, pensando a quello che diciamo. Non dico di meditare parola per parola, ma se uno pensa a quello che dice, i sentimenti vengono da sé. Facciamo tesoro di queste preghiere e dei sentimenti che le compongono, allora non le troveremo lunghe, ma le reciteremo con fervore e otterremo maggior abbondanza di grazie.

Il santo Rosario

Tante volte avete udito parlare dell'eccellenza del santo Rosario: sia in se stesso, sia nella stima che ne fecero i Sommi Pontefici e i Santi, sia per i grandi benefici che arreca. Questi beni sono numerose grazie spirituali e temporali, per noi e per gli altri, per il tempo e per l'eternità; sono inoltre le innumerevoli indulgenze di cui il santo Rosario è stato arricchito dai Sommi Pontefici.
S. Alfonso narra che una volta la SS. Vergine disse a S. Domenico, in riferimento alla regione di Linguadoca infestata dall'eresia degli Albigesi: " Questo terreno sarà sempre sterile, sino a che non vi cadrà la pioggia ". Domandando il Santo quale fosse questa pioggia, la Vergine rispose: " La divozione del Rosario " (973). Gli uomini avrebbero pensato che, per vincere gli eretici, si sarebbe dovuto studiare, studiare, studiare... Non così la pensa Iddio. Per vincere gli eretici fa d'uopo anzitutto pregare, pregare, pregare!

S. Geltrude ebbe un giorno questa visione: vide Gesù fanciullo che, seduto ai piedi di Maria SS., raccoglieva tanti grani d'oro e glieli porgeva. Ella li infilzava e ne faceva una bella corona. Avendo domandato che cosa ciò significasse, le fu risposto che quei grani d'oro rappresentavano le Ave Maria che la Santa recitava nel suo Rosario (974).

S. Francesco di Sales, a Parigi, fece voto di recitarlo tutti i giorni di sua vita: se non intero, almeno una terza parte; e, per non scordarsene, teneva la corona attorno al braccio. Gli avveniva talora di dover star alzato sino a mezzanotte per non tralasciarlo. Era stanco e i servi gli dicevano che si accontentasse di dire tre Ave Maria, ma egli non si accontentava di ciò, lo recitava tutto. A Parigi, con la fedeltà a questo voto, ottenne la liberazione da grave tentazione (975).

S. Alfonso lo dice l'ossequio più gradito alla SS Vergine (976). S. Filippo diceva che se un sol giorno avesse tralasciato la recita del Rosario intero, non avrebbe tenuto quel giorno per grato a Dio. Questo Santo viene dipinto con la corona del Rosario in mano. Una delle sue corone si conserva quale reliquia in Torino, nella chiesa di S. Filippo; con la benedizione data a mezzo di questa corona si ottengono tante grazie, specialmente guarigioni di infermi, ai quali essa viene recata. Quando, nel 1900, mi ammalai a morte, la portarono anche a me.
Tutti gli Istituti Religiosi o semplici comunità cattoliche, determinano nei loro orari il tempo per la recita del S. Rosario. Da noi, mentre i Sacerdoti ne recitano la terza parte, quasi aggiunta al Breviario, i Coadiutori e le Suore lo dicono intero ogni giorno. E quante grazie discendono per esso sul nostro Istituto!

Facciamo noi la debita stima di sì grande divozione? Lo amiamo il santo Rosario e lo diciamo sempre con fervore di volontà e con gusto? O non piuttosto, come purtroppo tanti cristiani, lo troviamo una divozione noiosa, e potendo, lo lasciamo perché non strettamente obbligatorio... Non siete obbligati a recitarlo, neppure sotto pena di peccato veniale, ma è una pratica di Regola e si dice per amore di Dio e della Madonna. Quando poi non si recita con la comunità, non si cerchino scuse per ometterlo.

Alcuni obiettano: " Si ripete sempre la stessa preghiera! ". E con questo? L'amore, disse già il Lacordaire, non ha che una parola; più si ripete, più è dolce e sempre nuova. Quando uno vuol bene alla mamma, non ha bisogno di tante diverse parole. Nostro Signore poteva insegnarci molte preghiere, eppure, alla domanda degli Apostoli, non rispose che con le parole del Padre Nostro, e gli Apostoli si tennero per soddisfatti (977).

Intanto notiamo come anche il Padre Nostro faccia parte del santo Rosario. S. Agostino, parlando del Padre Nostro, dice che è bensì una preghiera breve, ma che non v'è grazia da chiedere, che no n vi sia inclusa (978). È una supplica al Divin Padre composta, non da un avvocato, non da un semplice ministro, ma dallo stesso Figlio del Re, che ben conosce il cuore del Padre suo.
Il P. Bruno soleva dire che il Padre Nostro, con le sue sette domande è come un compendio del Vangelo (979). Ognuna di queste domande, insegnava a noi Mons. Bertagna, è un atto di perfetto amor di Dio.

Si legge di S. Brunone ch'era gravemente infermo, ma poiché aveva la mente libera, una notte recitò molte volte il Padre Nostro. Consigliato di non pregar tanto e solo di unirsi in spirito alle preghiere degli assistenti, rispose: a Mi è di tanto sollievo la recita del Padre Nostro! ".
Dell'Ave Maria abbiamo già parlato; cielo e terra concorsero a comporre questa preghiera. E noi la diciamo come se nulla fosse! Possibile che uno si stanchi a ripetere: Ave Maria? Si starebbe in estasi anche tutto il giorno, solo a meditare queste parole: Ave Maria!... È noioso il ripeterla per chi non ama la Madonna, per chi non ha spirito. Se la prima volta l'ho detta con fervore, la seconda la dirò con entusiasmo.

Queste due preghiere contengono quanto di meglio c'è per pregare il Signore e la Madonna. Sebbene non siano da riprovare le tante preghiere approvate dalla Chiesa, queste due sono da preferire. Noi non gustiamo il santo Rosario, perché non vi poniamo la dovuta attenzione. La Madonna non può restar né sorda né indifferente alla nostra preghiera tante volte ripetuta. Se anche non volesse, alla fine deve pure ascoltarci, dopo che tante volte la lodiamo e la invochiamo! Quale madre, sentendosi così supplicata dal figlio, non l'ascolterebbe!

Il Rosario è una preghiera vocale e mentale. Come preghiera vocale, dobbiamo procurare di pronunziare bene le singole parole, senza mozzicarle, senza ometterne alcuna, altrimenti perdiamo le indulgenze annesse; e le faremo perdere agli altri se, mentre facciamo la parte da soli, la recitiamo incompleta. Invece pregando assieme, se qualcuno non pronuncia qualche parola, gli altri le avranno pronunziate, e così la preghiera è ugualmente intera. Ecco uno dei benefici di pregare in comune! Procurate sempre di essere in buon numero, più che sia possibile.
Un bravo sacerdote, nel guidare la recita del Rosario al Santuario della Consolata, saltò un Mistero. Ritornato in sacrestia, glielo si fece osservare. Il poverino se la prese così a cuore, che quella sera, prima di andare a letto, volle recitare tante Ave Maria, per supplire almeno in parte a quelle che aveva fatto omettere agli altri...

Stare attenti a pronunziare tutte le parole. Disse una volta la Madonna a S. Eulalia, che più gradiva cinque poste del Rosario dette con pausa e divozione che quindici dette in fretta e con minor divozione (980).

Il Rosario è inoltre una preghiera mentale; è la miglior meditazione sulla vita di Nostro Signore e della Madonna: meditazione che rende soave la recita e che è necessaria per l'acquisto delle sante indulgenze. Non è necessario meditare tutto il tempo per ogni Mistero; ma se si può, è meglio. Non è neppure necessario tenersi ai Misteri assegnati per questo o per quel giorno; nella recita privata uno può fare come vuole. Per esempio, durante la Quaresima, posso recitare e meditare ogni giorno i Misteri dolorosi; acquistando ugualmente le indulgenze.

All'annunzio del Mistero, ravviviamo la fede, pensiamo subito a quello che tale Mistero significa e proponiamo d'imitare qualche virtù o chiedere qualche grazia relativa al Mistero stesso. Per esempio, nel primo Mistero gaudioso la Madonna esercitò più in particolare tre virtù: l'umiltà, la castità e l'amore al sacrificio. Orbene, recitando le dieci Ave Maria di questo Mistero, possiamo meditare or l'una or l'altra di queste virtù e intanto le chiediamo per noi. Così di tutti gli altri Misteri. È difficile questo? Quando si medita, dice S. Agostino, bisogna lasciarci condurre dalla pietà (981). Se reciteremo così il Rosario, non lo troveremo più lungo, arido e noioso, ma caro e soave. Come passa veloce quel quarticello d'ora. Il Rosario così recitato appaga il cuore e lo spirito, e sentiamo in noi nuovo impulso verso questa santa divozione.

Ecco dunque il nostro fermo proposito: non mai omettere il S. Rosario, anche se non abbiamo potuto dirlo con la comunità. Recitarlo volentieri e bene. Se non possiamo dirlo intero, almeno una terza parte, ma con gusto. Taluni ritengono che basti per un buon sacerdote la recita del Breviario. No, il Breviario costituisce il puro necessario. Ogni buon sacerdote ritiene il S. Rosario come un dovere, subito dopo il Breviario, e non lo lascia mai. Per noi, inoltre, è una Regola.

Prendete amore e stima a questa pia pratica; non ritenetela un peso. I Sommi Pontefici, in casi particolari, come di pubbliche calamità, hanno raccomandato e raccomandano la devota recita del Rosario; e quante grazie ne son già venute alla Chiesa, al mondo! Non fate, no, il voto di recitarlo ogni giorno; però imprimete nei vostri cuori e inserite nei vostri propositi questa divozione, proprio come se ne aveste il voto.

Il mese di Maggio

Siam figli di Maria SS. e dobbiamo passar bene il mese di maggio. S. Filippo ripeteva di continuo: a Figliuoli miei; siate divoti di Maria! " (982). Era il suo ritornello obbligato, il suo motto preferito. Che se tutti devono essere divoti di Maria, tanto più i Sacerdoti, e più ancora i Missionari. Procureremo dunque di santificare questo mese con onorarla e crescere sempre più nella sua divozione.

Questa divota pratica non è molto antica, quantunque sia incerta la sua origine. S. Alfonso, il grande divoto di Maria, non ne parla; segno è che venne più tardi. Incominciò in Italia, di dove a poco a poco si sparse in tutto il mondo. Era difatti conveniente che a Lei si consacrasse un mese intero, il più bel mese il mese dei fiori. Il Calendario Diocesano torinese dice: " Procurino i Parroci di esortare caldamente i fedeli perché durante il mese di maggio, consacrato alla B. V. Maria, ogni giorno offrano all'Augustissima Regina del Cielo preghiere, ossequi e speciali atti di virtù ".

Preghiere - Aggiungere qualche cosa, specialmente in privato; mettere la Madonna col Signore tutto il giorno. Anche in ricreazione, un'Ave Consolatrix! si può dire e nessuno se ne accorge; e se anche qualcuno se ne accorgesse, nulla di male, ci sarebbe anzi il buon esempio.
Soprattutto pregar bene; tutte le preghiere farle meglio che si può. Il Regina Coeli o l'Angelus e le altre preghiere in onore della Madonna, recitarle con vero affetto; il Rosario dirlo con cuore ed entusiasmo. Vorrei che la Madonna fosse proprio contenta di noi.
Via le distrazioni durante la preghiera; verranno sì, perché la nostra miseria è grande, ma almeno non siano volontarie in sé o in causa. Non è poi tanto difficile avere poche distrazioni. Sovente uno è distratto perché non s'è preparato alla preghiera o, peggio, ha accumulato tante cose nella testa che poi distraggono.

Dunque far bene la preghiera ed aumentare il numero delle giaculatorie. Con queste, procuriamo di salvare le anime del Purgatorio più divote della Madonna; mandiamone molte in Paradiso durante questo mese, si che alla fine del mese non ci siano più in Purgatorio anime divote di Maria!

Ossequi - Ciascuno sia attento al suo fioretto: a praticarlo con fedeltà, sì da formare un bel mazzo da presentare alla Madonna al termine del mese. Nessuno dica: " Il fioretto che m'è toccato non fa per me! ". No, no, fa proprio per te. Lungo il mese, poi, esaminarci di tanto in tanto: se lo pratichiamo o se l'abbiamo dimenticato.
Ottima pratica è quella che fanno i Novizi: comporre tutti un fervorino in onore della Madonna, e portarsi in visita e in preghiera al pilone eretto in suo onore. I Santi erano sempre attenti a prestare ogni sorta d'ossequio alla Madonna. Il P. Sanchez, famoso Teologo, ogni volta che usciva di casa, si proponeva di recarsi in pellegrinaggio in un santuario della Madonna (983). Noi non possiamo far questo, ma dappertutto abbiamo l'immagine della Consolata: salutiamola di cuore.
Durante tutto il mese farete ogni giorno la lettura spirituale sulla Madonna; e al mattino, dopo Messa, canterete una lode. Cosi la lode della sera, cantatela forte.
Poi bisogna fare scorrere quel coroncino (ho sempre paura che lo lasciate ammuffire!): si che, alla fine del mese, ciascuno abbia un bel mazzo di piccoli sacrifici.

Atti di virtù - Fare sacrifici per la Madonna va bene, ma più vale l'imitazione delle sue virtù. Diciamo dunque alla Madonna, in questo mese, che ci faccia conoscere i nostri difetti, e in particolare il difetto predominante, per emendarcene. Procuriamo inoltre di passare questo caro mese - mese di particolari grazie - sforzandoci di far progressi in quella virtù che la Madonna ci fa conoscere più necessaria a noi.

Preghiere, ossequi, atti di virtù: ecco quello che dobbiamo fare in questo mese per onorare la Madonna. E intanto chiediamo al Signore una divozione costante, forte, confidente in Maria; come verso una Madre. Che bella vita, quando si è devoti di Maria! Mettiamoci tutti d'accordo per riempire questo mese di opere buone. Quante grazie otterremo!... Adesso si estrarrà il fioretto e quel piccolo ossequio che a ciascuno toccherà, prendetelo dalle mani del Signore, non dalla sorte. È Gesù che vuole che onoriamo in quel modo la Madonna. Abbiamo bisogno di tenerci fermi in questa divozione con mezzi anche piccoli. La Madonna dal Paradiso ci sorride ed è contenta di noi e si compiace. Ah, la Madonna! Essa continua a far vedere che vuol bene al nostro Istituto. L'ho messa a Patrona e Custode, e fa Lei!

PER LA CHIUSURA DEL MESE DI MAGGIO - Avete fatto or ora l'offerta dei vostri cuori alla cara Madre, avete cantato con slancio il giuramento di amore e di fedeltà Bene! Siano queste proteste ferme e durature!... Ora; insieme con l'offerta del cuore e a conferma della medesima, le facciamo l'offerta dei fioretti raccolti durante tutto il mese di giugno, che è pure il mese della nostra cara Consolata, del S. Cuore e di Gesù Sacramentato. Così tutti completeremo il mazzo da consegnare poi nella cara solennità della nostra celeste Patrona.

L' Immacolata Concezione

PER LA NOVENA - Cominciamo la novena dell'Immacolata Concezione. Le feste della Madonna sono una più bella dell'altra! Mi ricordo delle grandiose feste che si fecero nel 1854, quando fu proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione, pur essendo io allora fanciullino Più tardi, quale Direttore spirituale in seminario, esortavo i miei cari chierici a celebrare bene la novena e la festa. Son passati tanti anni e, per volontà di Dio, mi trovo nuovamente tra chierici - oh, quanto diletti! - per farvi la stessa esortazione.
Che cosa faremo in questi giorni? Due cose. In primo luogo, rallegrarci con Maria SS. del singolare privilegio concessole da Dio. Il Signore, volendo formarsi una degna Madre, non trovò di meglio che esimerla dal peccato originale, in previsione dei meriti di N. S. Gesù Cristo. Voi dunque ripeterete sovente lungo il giorno le giaculatorie: " O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi!... Sia benedetta la santa ed immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio! ".
In secondo luogo, imitarla nell'affetto alla grazia e nell'esenzione dai peccati. Bisogna quindi procurare di far meno peccati che si può. Non parlo di peccati gravi, ma di leggeri deliberati. E se cadiamo, subito metterci a posto. Vedete, può succedere che si manchi o nel giuoco o coi compagni, o nell'adempimento del proprio dovere. Sono peccatucci, ma bisogna che almeno ci sforziamo di evitare quelli proprio deliberati; evitare quei capricci che non solo vengono fatti dai ragazzi, ma anche dai grandi: se non sempre esternamente, almeno internamente. Certi giorni siamo così maligni... e poi l'amor proprio... e certe piccole vendette... Io sono l'uomo delle paure. Voglio che in questa Casa non ci sia nessun peccato veniale deliberato. In questa novena ciascuno deve poter dire: " Sono degno di stare in questa Casa! ". S'intende, tutto ciò con la grazia di Dio.
Non vi propongo nulla di particolare, ma solo questa attenzione a diminuire le quotidiane miserie, a scuotervi con dire: " Su, anima mia, non stare neppure un minuto nella tiepidezza, neppure un minuto nello stato di scoraggiamento! ".
Mettiamoci tutti d'impegno, e preghiamo la Madonna che ci infonda lo spirito missionario. Così ci prepareremo bene alla sua festa, che è una delle due di precetto ad onore di Lei. La festa dell'Assunta rimane un po' distratta, per le vacanze; non così questa dell'Immacolata Concezione; la stagione è propizia, L Immacolata Concezione è una festa che va al cuore!

PER LA FESTA- Che diremo della nostra cara Madonna? Non bisogna che lasciamo passare questo giorno senza dire due parole. È una festa piena di gioia. Dobbiamo essere contenti che la nostra Madre sia Immacolata fin dal suo concepimento. Un figlio gode delle virtù della madre sua. Roba della madre, roba del figlio. Oggi perciò rallegriamoci con la Madonna: Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te!(984). Come è bello!... Chi non si sente tutto infervorato, non ha cuore. Mons. Galletti, Vescovo di Alba, in una predica fatta a noi seminaristi, parlando della Madonna, diceva: " Chi all'avvicinarsi delle feste della Madonna non sente il desiderio, il bisogno di onorarla, costui non ha vocazione sacerdotale ". Ricordo che mi copiai queste parole...
Voi sapete che l'odierna festività offre alla nostra considerazione i quattro privilegi di cui Maria SS. venne dotata da Dio nella sua Concezione.

1 - ESENZIONE DAL PECCATO ORIGINALE - Il Concilio di Trento, nel definire verità di fede il peccato originale contratto da tutti i discendenti di Adamo, fa subito la riserva per Maria SS. Noi tutti abbiamo un padre che ha peccato e dobbiamo portarne la pena, come chi nasce da un padre che ha fatto bancarotta. Iddio però ha preservato Maria. Avrebbe anche potuto toglierglielo dopo; invece ha voluto, applicandole in antecedenza i meriti di N. S. Gesù Cristo, ch'Ella, nel medesimo istante del suo concepimento, fosse tutta pura, senza macchia. Sarebbe stata troppo grande umiliazione per Nostro Signore, nascere da una Madre che fosse stata anche solo un istante nel peccato. No, Maria non è mai stata soggetta al demonio; Ella fu sempre pura, bella, immacolata. Tota pulchra es, Maria!

2 - ESENZIONE DAL FOMITE DELLA CONCUPISCENZA - È il fomes peccati, come lo chiamano i Teologi. Voi lo capite: il peccato lascia dietro di sé un'inclinazione al male, per cui amiamo più il male che il bene. Diceva già Ovidio, poeta pagano: " Vedo ciò che è meglio e mi appiglio a quello che è male " (985). Così noi: viene un ordine, e ciò basta per non voler più fare quella data cosa. Quante volte capita ciò! È il fomite della concupiscenza. La Madonna non l'aveva. Chiediamo perciò a Lei la grazia di resistere sempre alle tentazioni di concupiscenza.

3 - CONFERMA IN GRAZIA - Perché noi cadiamo tutti i momenti? Perché non siamo confermati in grazia. Maria SS. invece lo fu. In tutta la sua vita non commise mai il minimo peccato. La Madonna non poteva peccare; ma non per questo ha lasciato di esercitare tutte le virtù, al pari di tutti gli altri Santi, e in grado sommo, con la sua fedelissima e generosissima corrispondenza alla grazia. È necessario che chiediamo al Signore che ci confermi in grazia? No, no! basta pregarlo che ci aiuti a non perdere la grazia santificante e a corrispondere fedelmente alle sue grazie attuali.

4 - PIENEZZA DELLA GRAZIA - Maria fu riempita di grazia sopra tutte le creature. Fin dal primo istante, infatti, Ella fu ripiena di Spirito Santo. Le sue fondamenta sono sui monti santi (986). I Santi Padri commentando questo Salmo, lo applicano alla Madonna e dicono che la sua santità, fin dalla nascita, era già sul più alto vertice, sì da sorpassare fin d'allora la santità di tutte le creature.
La Chiesa festeggia oggi tutti questi privilegi e doni che la Madonna ricevette. Tota pulchra es, Maria!...Gratia plena!... Quando diciamo queste parole, pensiamo che la Madonna ne fu ripiena non per Sé sola, ma anche per noi. Venite a me, o voi tutti che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti (987). Andiamo quindi alla Madonna con confidenza. Il Signore l'ha fatta depositaria della grazia, e ne ha per tutti. Eccetto quello che è proprio di Dio, tutto il resto la Madonna può darcelo.

Dobbiamo ricorrere alla Madonna sotto il titolo di Immacolata non solo oggi, ma sempre. È nel nostro interesse. Se la Chiesa cerca di farci conoscere sempre più la Madonna, è perché non abbiamo timore di chiederle grazie. Alcuni dicono: " Non sento per la Madonna quell'entusiasmo che altri sentono, eppure vorrei sentirlo anch'io! ". La vera divozione non consiste nel sentimento, ma nella volontà pronta a praticar e ciò che appartiene al servizio di Dio, all'onore della SS. Vergine. La tenerezza è un'aggiunta non necessaria, che neppure ebbero tutti i Santi. Volete avere vera divozione? Fate bene le pratiche di pietà in suo onore; pregate, e l'avrete.

L'Immacolata dobbiamo pregarla e imitarla. Il Signore, per venire al mondo, non cercò in Maria né ricchezze né altro, ma la purezza dell'anima. La Madonna fu tutta pura nella mente, nel cuore, nel corpo. Domandiamoci sovente: Nelle mie azioni, nei miei pensieri, nei miei affetti, cerco di rassomigliare alla Madonna? Regoliamoci in tutto sul suo esempio; in particolare imitiamola nella purità di intenzione.
Noi siamo i figli prediletti della Madonna e un giorno dovremo essere come altrettanti brillanti della sua corona. Se fa già così piacere vedere l'effigie della SS. Consolata incoronata di brillanti, che sarà in Paradiso? Ma i brillanti bisogna che siano ben purificati; così noi dobbiamo purificarci e quindi lasciarci lavorare come si lavora no le pietre preziose.

Presentazione di Maria SS. al Tempio

La festa della Presentazione di Maria SS. al Tempio venne sempre celebrata in Oriente, dove la divozione alla Madonna fu in ogni tempo fiorente, promossa e incoraggiata da tanti santi Padri: Giovanni Damasceno, Giovanni Crisostomo, ecc. Anche in Occidente la SS. Vergine era venerata sotto questo Mistero, ma privatamente. Fu solo Papa Sisto V a prescriverla a tutta la Chiesa.
È una festa propria delle anime pie e di vita interiore, specialmente Religiose. È una cara festa ed è un titolo che mi piace tanto. Nei monasteri della Visitazione, in questo giorno si fa la rinnovazione dei Voti; ed è pure in questo giorno che tante anime pie, nel mondo, si preparano a fare il voto di castità. Il Ven. Olier diede il titolo della Presentazione a tutti i seminari da lui fondati. Noi abbiamo già quello della Consolata; tuttavia al Noviziato abbiamo preposto la SS. Vergine sotto il titolo della Presentazione.
È davvero molto conveniente che tutte le Case Religiose siano divote di questo Mistero. Maria SS., infatti, nel tratto di vita passato al Tempio, è modello di tutte le virtù proprie della formazione sacerdotale e religiosa.

1 - MODELLO DI VITA NASCOSTA - La Madonna, durante la sua permanenza al Tempio, fu modello anzitutto di vita nascosta, come fu poi quella di Gesù nella Casa di Nazareth; e insieme modello di vita interiore: sempre alla presenza di Dio, sempre unita a Lui. Prima cosa dunque da imparare è la vita interiore. Ciò che impedisce o disturba questa vita interiore è la dissipazione. Allegria moderata, sì, ma non dissipazione La Madonna, in ogni istante del giorno e anche della notte poteva dire: Il mio cuore vigila!(988).

2 - MODELLO DI OBBEDIENZA - La Madonna al Tempio obbediva nelle cose grandi e nelle piccole, senza mai discutere il comando ricevuto; aveva prontezza di esecuzione, anche quando la impiegavano negli uffici più bassi. Impariamo da Lei questa obbedienza universale, cordiale e cieca.

3 - MODELLO DI LABORIOSITÀ - La Madonna, al Tempio, attendeva allo studio, specialmente della S. Scrittura, e al lavoro. Così voi avete bisogno di studiare e di lavorare. In Missione tutto vi sarà utile per salvare le anime.

4 - MODELLO DI CARITÀ - La Madonna inoltre, al Tempio, esercitava la carità verso tutte le compagne, con le quali certo faceva anche ricreazione. La vita di raccoglimento non significa misantropia. Io credo che la Madonna tenesse allegre le compagne in ricreazione. Si può essere santi, tanto con un carattere allegro, quanto con un carattere melanconico; basta moderarli Anche i Certosini desiderano gente allegra. Costerà di più a costoro il silenzio, ma sono i soggetti migliori. Allegri e raccolti, per imitare la Madonna.
Con l'esercizio di dette virtù la Madonna si preparò all'alta dignità di Madre di Dio. Così dovete fare voi in questi anni, destinati a prepararvi al Sacerdozio, ai santi voti e all'apostolato.
Considerate come l'offerta che Maria SS. fece di Sé al Signore, nel mistero della sua presentazione al Tempio, sia stata pronta, intera, irrevocabile.

PRONTA - A tre anni (come si crede) Maria SS. volle lasciare i buoni genitori che, per essere Ella figlia unica e dilettissima, non poterono non sentire tutto il sacrificio del distacco. Eppure, a differenza di tanti genitori che adesso ostacolano o impediscono la vocazione dei figliuoli, essi lo compirono generosamente; capivano che la loro figliuola aveva da Dio una vocazione straordinaria. Maria SS. da parte sua, rispondendo alla chiamata di Dio, la preferisce a tutte le gioie della famiglia.
Nelle immagini in cui si rappresenta questo mistero, la Madonna è dipinta nell'atto di salire i gradini del Tempio, e sembra quasi correre, la piccolina, per arrivare più presto; né più si voltò indietro a rimirare i suoi. A qualcuno potrà apparire una crudeltà, ma è una santa crudeltà. Maria SS., dunque, corrispose prontamente alla chiamata di Dio, il quale ama le primizie. Qui cito dat, bis dat... E noi: siamo stati pronti alla chiamata del Signore? È stata colpa nostra se abbiamo tardato ad entrare in Religione? Forse fu colpa dei genitori... Comunque, se non fummo pronti allora, siamo almeno pronti ora nel corrispondere.

INTERA - L'offerta di Maria SS. fu senza riserve. Offrì tutta se stessa, anima e corpo, con tutte le forze. E ciò per essere tutta consacrata a Dio e non venir mai meno nel fervore di volontà. No, Ella non rimase nel Tempio per forza o inutilmente, ma con piena volontà di nulla rifiutare al Signore... E noi abbiamo dato tutto al Signore: mente, cuore, anima? Certuni credono di darsi interamente al Signore, invece gli offrono solo la cornice esterna e tengono per sé ciò che è principale.
Lo sbaglio maggiore di un'anima, in comunità, credo sia il lusingarsi d'essersi data interamente al Signore. Il diavolo può insinuarci: " Ma sì che ti sei dato tutto al Signore! ". Io credo che quando facciamo la nostra offerta, non andiamo fino al fondo. Il nostro male è proprio questo. Se dopo tante grazie, tanti lumi, tante illustrazioni, siamo sempre gli stessi, è proprio perché non ci diamo al Signore in tutto e per tutto. Non bisogna escludere nulla, non bisogna fare riserve, non bisogna portar la rapina nel sacrificio.
IRREVOCABILE - Maria SS. si offrì inoltre in modo irrevocabile. E noi? Non abbiamo forse frequenti interruzioni, scoraggiamenti, tiepidezze ?... Bisogna che anche la nostra offerta sia irrevocabile, andar avanti senza fermarsi. Non è tanto il cadere che nuoce, quanto il non sollevarsi; invece bisogna sempre ricominciare senza stancarsi mai. " Ma - direte - la Madonna aveva molte grazie ". Sì, ma anche noi abbiamo le grazie del nostro stato. Il Signore è sempre generoso con noi, ma vuole che anche noi siamo generosi con Lui, che facciamo la parte nostra.
Chiediamo dunque questa grazia alla Madonna: che la nostra corrispondenza sia pronta, intera, irrevocabile.

Annunciazione di Maria Vergine

La festa dell'Annunciazione è per sé solennissima e in molti luoghi vien solennemente celebrata, benché non sia più di precetto. Mons. Gastaldi diceva che questa festa venne soppressa ob duritiam cordis nostri, per la durezza dei nostri cuori: in quanto che i governi si lamentavano che c'erano troppe feste. Egli poi, Mons. Gastaldi, era tanto divoto di questo Mistero, e la Madonna lo prese con Sé in Paradiso, proprio in questo giorno (25 marzo 1883). A Natale, vedete, si fa gran festa; ma la vera festa dell'Incarnazione del Verbo è oggi. Ho avuto la fortuna di celebrare a Loreto, nella Casa dove avvenne l'Annunciazione. Vi sta scritto: Hic Verbum caro factum est! Proprio qui il Figliuol di Dio s'è incarnato!
Che cosa dobbiamo fare per celebrarla bene? In generale, far bene tutte le azioni della giornata. In particolare: assistere divotamente alla santa Messa, nella quale si dicono appunto quelle belle parole: Et Verbum caro factum est; e recitare bene l'Ave Maria, che ci ricorda questo Mistero dell'Annunciazione. Dobbiamo inoltre ringraziare la SS. Trinità per questo dono dei doni, che è la Divina Incarnazione; congratularci con la Madonna per essere stata scelta a divenire Madre del Verbo Incarnato, e imitare le preclari virtù da Lei praticate in questa occasione, specialmente l'umiltà, la castità, il sacrificio.

L'UMILTÀ - Fu annunziata piena di grazia, che il Signore era con Lei, e che doveva divenire Madre di Dio; ed Ella, invece di esaltarsi, come facciamo noi, che per un nonnulla alziamo la cresta, si proclamò semplicemente l'Ancella del Signore, piegando il capo alla volontà di Dio.

LA CASTITÀ - Viene poi l'amore alla santa castità. S. Bernardo afferma, deducendolo dal Vangelo, che Maria S., per quanto stava da Lei, avrebbe preferito rinunziare ad essere Madre di Dio, piuttosto che rinunziare a questa virtù. La Madonna piacque all'Altissimo proprio per questa virtù: virginitate placuit(989). Voi che vi preparate a farne voto o che l'avete già fatto, pensateci. Tutto il resto è importante, ma se non c'è questo il resto non serve. Dobbiamo perciò preferirla a tutto il resto. Ritenni un nulla le ricchezze a confronto di lei... tutto l'oro in paragone di lei è appena un po' di sabbia, e come fango si stimerà l'argento di fronte a lei (990).

IL SACRIFICIO - Dicono i Santi Padri che Iddio, nel momento in cui elesse Maria SS. a Madre del Verbo Incarnato, le abbia squarciato il velo del futuro, facendole conoscere tutto quanto Ella avrebbe dovuto soffrire. Edotta nella S. Scrittura, già Ella conosceva i patimenti del promesso Messia; ma in quest'occasione perché la sua accettazione fosse perfetta, Dio in certo modo le presentò distintamente tutti questi dolori. Ed Ella generosamente accettò...
Anche nella nostra vita non c'è giorno senza sacrifici; non certamente quelli di Nostro Signore o della Madonna; tuttavia qualcosa da soffrire c'è sempre. Perciò domandiamo amore al sacrificio; e intanto offriamole i piccoli sacrifici di questa giornata, perché ci ottenga di sempre più perfezionarci nelle sopraddette virtù.

Festa della Visitazione

Oggi la Chiesa celebra la festa della Visitazione di Maria SS. a santa Elisabetta.. Francesco di Sales, pur facendo rinnovare i voti delle sue Suore nella festa della Presentazione, volle che la Congregazione fosse intitolata a questo Mistero. Perché? Il primo motivo è che, da principio, egli intendeva fondare una Congregazione di Suore attive, dedite alla visita e alla cura dei bisognosi; quindi diede loro per Protettrice la Madonna nella sua visita a S. Elisabetta dove Ella esercitò in particolare l'umiltà e la carità. Inoltre S. Francesco di Sales, anche quando la Congregazione fu di clausura, con il conservarle questo titolo, volle significare che le Suore della Visitazione dovevano imitare la Madonna nel condurre una vita ordinaria, cioè senza asprezze di penitenze esteriori, ma impreziosita da tutte le virtù interiori.

In quei tre mesi, infatti, la Madonna condusse una vita esternamente ordinaria, ma non in modo ordinario. Faceva ciò che fanno le buone donne quando vanno ad assistere le vicine in simili circostanze: tutti i servizi di casa. S. Francesco di Sales volle dunque dire alle sue Suore: " Fate anche voi come faceva la Madonna; fate tutte le cose con perfezione esteriore ed interiore, perché questo vale più che far miracoli, più che le austerità corporali! ".

Anche voi dovete santificarvi per questa via: far tutte le cose bene ed unicamente per amor di Dio. Se uno stesse tre mesi in Comunità facendo così, si farebbe da tutti amare e avanzerebbe nella perfezione assai più che facendo cose straordinarie. È tanto difficile che noi facciamo bene tutte le cose, con retta intenzione!... No, non è il far molto che importa, ma il far tutto bene. Penso che, quando sarete in Missione dovrete aver pena di non aver fatto bene tutte le cose.

Secondo il Ven. Da Ponte (991) questo Mistero ci dà ancora due importanti insegnamenti. Il primo è che Maria SS. è il canale di tutte le grazie. Iddio avrebbe potuto santificare direttamente Giovanni Battista; no, volle farlo per mezzo di Maria. Fu infatti al suono della voce di Lei, che salutava S. Elisabetta, che Giovanni restò santificato. Vedete la potenza di Maria SS.!

Quando dunque avete qualche tentazione, ricorrete alla Madonna e ditele: " O Maria, voi avete fatto un lungo viaggio per recarvi a purificare Giovanni Battista dal peccato originale, veni te pure da me, in mio aiuto! ". Ricorriamo a Lei con fiducia, tanto più che queste sono proprio le grazie ch'Ella desidera maggiormente di fare.

Il secondo ammaestramento è sul come noi, ad imitazione di Maria SS., dobbiamo combattere le tentazioni di vanagloria. Proclamata da Elisabetta " la benedetta fra le donne ", Ella non negò i doni ricevuti, le grandi cose che Iddio aveva operato in Lei, ma di tutto diede onore e gloria a Dio.

Ciò Ella fece col canto del Magnificat, sul quale voglio pure fermare brevemente la vostra attenzione. Tutti i giorni lo si recita, sovente lo si canta, ma forse non lo si considera abbastanza. Il P. Didon scrive: " IlMagnificat sorpassa ogni umana capacità...; è il più splendido grido di letizia che sia uscito da cuore umano. Maria SS. non pensa che alla propria bassezza e non si esalta che in Dio. Predice la sua gloria, ma in ciò non vede che il trionfo di Dio " (992). Adolfo Cellini (Scuola Cattolica, 1 nov. 1916) scrive: " Il concetto principale dell'Inno consiste nella sovranità assoluta di Dio e nella nullità ed essenziale dipendenza di ogni essere creato da Lui ". Ciò è il fondamento di tutta la morale del Vangelo: Dio è tutto, l'uomo niente; ma questo niente può divenire qualcosa inabissandosi nella sua nullità, bramoso unicamente e sommamente di glorificare Dio in tutto e sempre.

Il Magnificat consta di dieci versetti. Cornelio A Lapide (993) divide l'Inno in tre parti. La prima va dal v. 46 al 49: in essi Maria esalta i benefici conferiti da Dio a Lei sola, specialmente la Divina Maternità: L'anima mia magnifica il Signore... Perché?... Perché ha rivolto il suo sguardo sulla sua ancella... Il Signore guardò alla bassezza, alla nullità della sua serva, la esaltò, fece cose meravigliose in lei, sì che tutte le generazioni, piene di ammirazione, la grideranno beata!

La seconda parte va dal v. 50 al 53. In essi Maria esalta i benefici elargiti da Dio agli uomini lungo tutti i secoli: Et misericordia eius a progenie in progenies...; prima al popolo eletto, poi ai gentili e a tutti quelli che temono il Signore. Il Signore fece opere potenti col suo braccio. E quali opere? Quella di umiliare i superbi e di esaltare gli umili; quella di saziare tutti coloro che sono affamati di giustizia e di verità.Esurientes implevit bonis. Qui c'è il passato per il presente e per il futuro; è una forma ebraica. Vuol dire: il Signore è sempre pronto a ricolmare di beni quelli che lo desiderano.

La terza parte consta degli ultimi due versetti (54lss). In essi Maria torna al beneficio sovrano della Redenzione incominciata in se stessa con il concepimento di Gesù, ed estesa a tutte le generazioni future, conforme a ciò che il Signore aveva promesso ad Abramo: che in lui tutte le generazioni sarebbero state benedette, perché dalla sua progenie sarebbe nato il Redentore.
Procuriamo di meditare sovente questa magnifica preghiera, che serve ad eccitare in noi la divozione alla Madonna; recitare o cantare il Magnificat con lo spirito e con l'entusiasmo con cui Ella lo disse, rivestendoci dei suoi stessi sentimenti. Sono parole della S. Scrittura; queste poi sono del Signore, ispirate direttamente alla Madonna. Ogni parola si può dire un sacramentale: luce, verità e vita!

Purificazione di Maria Vergine

La festa di oggi è doppia: la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione di Maria SS. Si benedicono le candele e si fa la processione in memoria del l'andata della S. Famiglia al Tempio di Gerusalemme, dove il vecchio Simeone e la profetessa Anna aspettano il santo Bambino. Da Simeone, nel bel Cantico del Nunc dimittis, Gesù è detto: luce per illuminare le nazioni (994). Noi meditiamo questo Mistero almeno due volte alla settimana, nel santo Rosario. Ebbene, ricordiamo allora le virtù esercitate da Gesù e da Maria in tale occasione. Le principali sono:

OBBEDIENZA- La Legge obbligava solo i primogeniti Ebrei, non Gesù unigenito di Dio Padre. Obbligava le donne ebree immonde legalmente, non quindi Maria l'Immacolata! Eppure ambedue si assoggettarono alla legge, con atto di obbedienza cieca. Esempio per noi che, tenuti ad obbedire, tante volte cerchiamo di esimerci; distinguiamo fra cosa comandata, consigliata, desiderata, e solo obbediamo allo stretto comando. La Madonna non fece tali distinzioni e, pur non essendo soggetta a quel comando, lo esegui.

UMILTÀ - In secondo luogo Gesù e Maria esercitarono l'umiltà, associandosi ai bambini ed alle donne ebree; recandovisi in panni poveri, secondo lo stato di S. Giuseppe; aspettando il loro turno, e così comparendo simili agli altri, mentre avrebbero potuto farsi conoscere per quello che erano, ottenendo d'essere fatti segno a speciali riguardi. La Madonna conosceva la dignità di Gesù, eppure volle comparire immonda. Poteva ciò ritenersi un disonore per Gesù; no, Dio ci penserà Lui. Tante volte si dice: " E per l'onore dell'Istituto, della Comunità! ". Ed invece si agisce per la nostra superbia. Domandiamo questa umiltà ed il nascondimento dei nostri pochi talenti.

POVERTÀ - Oltre che da tutto il contegno di poveri, dimostrarono questa virtù nell'offerta da poveri: non di un agnello, come facevano le persone ricche, ma di due tortorelle. Vedete quale amore alla povertà! Noi non vergogniamoci di essere poveri, ma gloriamocene e regoliamoci come tali.

PUREZZA - Benché ambedue purissimi, Gesù e Maria dimostrarono con questo atto l'amore ad una purezza e nettezza d'anima sempre maggiore. Cosi noi, procuriamo coi Sacramenti e coi sacramentali di purificarci ognor più. Dobbiamo, purificatis mentibus et cordibus come dice l'Oremus, presentarci a Dio, soprattutto nella s. Comunione, e tutte le volte che andiamo in Chiesa, e sempre, affinché possiamo poi presentarci puri al tribunale di Dio ed evitare il Purgatorio...
Per questo, la festa della Purificazione ben si addice in modo particolare ai postulanti; ed essi han fatto bene a prendere per loro particolare Patrona la SS. Vergine sotto questo titolo. Uno che entra in chiesa, prende l'acqua santa per purificarsi. Così chi tè venuto dal mondo, ha bisogno di purificarsi non solo dai peccati, ma da tante cose: dalle idee del mondo, dagli attacchi, ecc. Bisogna togliere tutto questo; dire e fare come nel Battesimo: a Rinuncio, rinuncio! ", per essere solo più del Signore.

SACRIFICIO - Dopo appena quaranta giorni dalla nascita, Gesù già si offriva al Divin Padre nel Tempio. Riscattato per cinque sicli, fu poi venduto per trenta denari. Quest'offerta corrisponde a quella che più tardi farà di Sé sul Calvario. Già il Profeta aveva messo sul labbro di Lui quelle parole: Olocausto ed espiazione non hai richiesto. Allora dissi: a Eccomi qui! " (995). E si offri al Padre in espiazione dei peccati degli uomini.
Simeone predice tutto questo alla Madonna: Una spada trapasserà l'anima a te stessa "(996), ed Ella generosamente accetta e si offre al compimento dei divini disegni. Il sacrificio fu il fine per cui Gesù si portò al Tempio, e Maria SS. vi si unì. Ecco alcuni pensieri che serviranno a farvi ben meditare questo Mistero nella recita del santo Rosario.

L'Addolorata
La Chiesa celebra due feste dei dolori di Maria SS.: la prima durante la settimana di Passione, l'altra in settembre. Questa è come un supplemento di quanto non si può fare nella prima; allo stesso modo che la solennità del Corpus Domini viene a supplire a quanto non si può fare il Giovedì Santo. Nella prima, la Chiesa sembra invitarci a meditare i dolori della SS. Vergine per compatirla; nella seconda, a rallegrarci con Lei perché i dolori le furono motivo di merito e di gloria.
Certamente la divozione ai dolori di Maria SS. è una delle più care a Lei e delle più utili a noi. Basterebbe a ciò provare, la storia dei sette Fondatori dei Servi di Maria, i quali ebbero da Maria stessa l'invito di ritirarsi ad onorare di continuo questi dolori. In premio divennero tutti santi; non solo individualmente, ma collettivamente, come proclamò Leone XIII. Ciò significa la speciale approvazione di Maria per chi onora i suoi dolori.

Il compatire la Madre nei suoi grandi dolori è proprio di un cuore delicato; e la Madre non può non gradire tale omaggio. E non solo Lei, ma anche Nostro Signore. Gesù infatti diceva un giorno alla B. Veronica de' Binasco che, per l'amore che portava alla Madre sua, preferiva che si compatissero i dolori di Lei, più che i dolori propri (997).

Essendo così cara questa divozione a Gesù e a Maria, noi dobbiamo coltivarla, non solo nelle due feste stabilite dalla Chiesa, ma tutto l'anno. È un dovere di tutti i cristiani, ma lo è in particolare di noi che, come figli della Consolata, abbiamo speciale dovere di consolare la Madre nostra, renderla veramente " Consolata ". Non è per nulla che portiamo questo bel titolo.
Dobbiamo perciò meditare sovente quanto siamo costati alla Madonna, perché Ella fu intimamente unita alla Passione di Nostro Signore; tutti i dolori di Lui si riversarono nel cuore della Madre. Già fin da quando fu eletta ad essere la Madre del Redentore, Dio le fece conoscere tutto l'incruento martirio che avrebbe dovuto sopportare; cosicché tutta la vita di Maria SS. fu, come quella di Nostro Signore, croce e martirio, massimamente dopo la profezia di Simeone.

S. Alfonso dice che Maria SS. fu la regina dei martiri, perché il suo martirio fu più lungo e più doloroso di quello di tutti i martiri assieme (998). S. Bernardo spiega che Maria SS. fu martire nell'anima (999).E tutto Ella sofferse per noi e per la nostra salvezza. Meditando i dolori della Madonna ciascuno deve dire: " Ha sofferto per me! ".

Né solamente dobbiamo coltivare questa divozione per amore e riconoscenza verso la Madre nostra, ma anche per il nostro proprio interesse, cioè per l'utilità che ne viene a noi. S. Giuseppe Cafasso dice che questa divozione è utile in vita e in morte (1000). È utile in vita, perché come cristiani e più come Missionari, abbiamo tutti da soffrire. E chi ci sosterrà? L'aiuto migliore l'avremo da Maria SS. Ella ci aiuterà in tutti i sacrifici che incontreremo, sì che possiamo accettarli e compierli con merito. E lo farà tanto più volentieri, quanto più noi saremo divoti dei suoi dolori.

Soprattutto la SS. Vergine ottiene ai divoti dei suoi dolori il vero dolore dei peccati, specialmente in punto di morte, con un'assistenza particolare in quel punto estremo. Non sarà mai che la Madonna lasci alcuno, già divoto dei suoi dolori, senza aiuto in punto di morte. Ella è presente al letto degli agonizzanti e ci asciugherà le lacrime. Quanti ebbero la fortuna di avere Maria SS. visibilmente presente sul loro letto di morte! S. Giuseppe Cafasso, divotissimo dei dolori di Maria, ebbe questa fortuna.
Perciò, nella recita del santo Rosario, meditando i Misteri dolorosi, unite al pensiero di Nostro Signore sofferente, quello delle sofferenze della Madonna. Ella l'accompagnò in tutti questi misteri di dolore, dal Getsemani al Calvario.

Proponiamo di essere molto divoti dei dolori di Maria: per il dovere che ne abbiamo e per utilità nostra. È una delle divozioni più sode e, direi, maschie. Essa rompe la durezza dei nostri cuori, ci fa gustare la preghiera, ci fa amare la pietà. Onoriamo e consoliamo l'Addolorata, noi figli della Consolata!

Assunzione della B. V. Maria

S. Alfonso riporta che S. Geltrude vide un giorno un stuolo d'anime, che Maria SS. copriva col suo manto e mirava con grande affetto: e intese essere quelle che, nei giorni precedenti, s'erano apparecchiate con divoti esercizi alla festa dell'Assunzione (1001).

S. Francesco di Sales, ritornando dall'aver predicato sull'Assunzione della Madonna, diceva: " Oh, come vorrei aver parlato più santamente, più affettuosamente della nostra santa e gloriosa Signora! Io la supplico a volermi perdonare! (1002). Che dovrò dunque dir io?

È questa la festa più solenne che la Chiesa celebra in onore di Maria. Il Suarez dice: " La festa dell'Assunzione eccelle fra tutte le feste della Madonna. - Festum Assumptionis inter festivitates eius habet quamdam excellentiam (1003). Questa solennità si celebrò fin dal tempo degli Apostoli, i quali ogni anno commemoravano con divozione il glorioso transito della SS. Vergine. Papa Leone IV, circa l'anno 845, ordinò che se ne facesse l'ottava.

In essa commemoriamo anzitutto il Transito della Beata Vergine, la quale, secondo l'opinione più accreditata, morì nel settantesimo anno di età, ventiquattro anni dopo l'Ascensione di Nostro Signore. Per disposizione divina vi si trovarono presenti tutti gli Apostoli, eccetto S. Giacomo il Maggiore già martirizzato, e S. Tommaso. Questi, come racconta S. Giovanni Damasceno (1004), arrivò quando la Madonna era già sepellita; chiese di vederla almeno morta, ma quando si scoperchiò il sepolcro, lo si trovò vuoto. Certo è che la Madonna è in Paradiso in corpo ed anima, e speriamo che presto la Chiesa definisca il dogma dell'Assunzione della B. V., come già fece per quello dell'Immacolata Concezione (*).

È questo, infatti, il secondo avvenimento che noi festeggiamo oggi: la sua gloriosa Assunzione al Cielo, onorata dagli Angeli e Santi del Paradiso e dallo stesso N. S. Gesù Cristo; nonché la sua incoronazione a Regina del cielo e della terra, onorata dalla SS. Trinità. Il pio S. Pier Damiani riflette molto a proposito che nell'Assunzione della B. V. Maria vi fu qualche cosa di più che nell'Ascensione di Nostro Signore: in quanto che incontro al Divin Redentore andarono solo gli Angeli, mentre incontro alla Madre andò lo stesso Divin Figlio con tutta la corte celeste, Angeli e Santi (1005).

S. Giovanni scrive nell'Apocalisse di aver veduto in Cielo una Donna ravvolta dal sole, e la luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di dodici stelle (1006). Questa Donna è primieramente la Chiesa e le dodici stelle figurano i dodici Apostoli. In senso figurato, poi, i santi Padri ravvisano in questa Donna Maria SS.: splendente come il sole, con sotto i piedi le miserie passeggere terrene, raffigurate nelle fasi della luna; incoronata di dodici stelle, raffiguranti le principali virtù di Maria: la purezza, la modestia, l'umiltà, la prudenza, l'obbedienza, la carità, la gratitudine, la povertà, la pazienza, la compassione, la costanza e la misericordia. Dice Cornelio A Lapide che Maria SS. rivelò più volte esserle di sommo gradimento la memoria di queste sue dodici virtù (1007).

Questa magnifica visione di Maria SS. viene detta da S. Bernardo il terzo Paradiso dei Beati, dopo quello della visione beatifica di Dio e della Umanità santissima
(*) Il dogma dell'Assunzione di Maria SS. al Cielo fu proclamato da Papa Pio XII il 1°  novembre 1950.
di Nostro Signore. S. Ambrogio scrive: " siccome Maria SS. è la Madre di Gesù, che è capo della Chiesa, Ella è in certo modo la Madre della Chiesa " (1008).

Maria risplende in Cielo della chiarezza del sole, che è Gesù, perché sta alla destra di Lui: Sta la Regina alla tua destra in veste d'oro, ravvolta in variopinto abbigliamento (1009). Ella è sopra gli Angeli: super choros Angelorum e il suo trono è trono di gloria e di onore, di giustizia e di merito, di grazia e di misericordia.

È dunque questa una festa tutta di allegrezza. nell'ufficio si dice e si ripete: Assumpta est Maria in coelum... gaudent Angeli! (1010). La Chiesa vuole che innalziamo i cuori in alto, al Paradiso. Dev'essere pel nostro cuore, una festa di consolazione, di tripudio; dobbiamo godere con la Chiesa. Dalla Purificazione a Pasqua la Chiesa ci fa cantare quella bella antifona: Ave Regina Coelorum... Cantiamola e recitiamola sovente con affetto e trasporto di gioia, godendo che la nostra cara Madre sia sollevata tanto in alto, da esser costituita regina del Cielo!

Per nostra utilità e cioè pel nostro profitto spirituale, fermiamoci un tantino sul Transito della B. V. e consideriamo ciò che lo rese così dolce e santo. S. Alfonso porta tre motivi (1011). Il primo è che la Madonna era staccata da tutte le cose di questa terra: sia dai parenti e sia dalla roba, essendo vissuta tranquilla nella sua povera casetta di Nazaret. Così noi, se vogliamo corrispondere alla nostra vocazione dobbiamo non essere troppo attaccati ai parenti, come tante volte vi ho detto; inoltre staccare il cuore da tutto ciò che è terreno; dalle comodità e da tutte quelle minuzie che gli impediscono di volare a Dio.

Soprattutto la Madonna era staccata dagli onori. Il Da Ponte interpreta le dodici stelle che fanno corona al capo della Madonna, come altrettanti atti di umiltà eroica: 1) Il silenzio con cui la Madonna celò sempre i doni ricevuti - 2) L'aborrimento che sempre ebbe delle lodi - 3) L'aver sempre attribuito a Dio tutte le grazie - 4) L'essersi sempre tenuta all'ultimo posto - 5) L'aver sempre obbedito alla Legge, anche a scapito del suo onore - 6) L'essersi posta sotto gli inferiori, anche servendoli, come fece con S. Giuseppe e con S. Elisabetta - 7) L'essersi occupata degli uffici più umili - 8) Il non aver fatto alcun miracolo in vita - 9) L'aver amato la povertà - 10) L'aver sopportato con pazienza gli affronti da parte dei Farisei - 11) L'aver sopportato in pace le parole apparentemente un po' dure di Nostro Signore a suo riguardo: Chi è mia Madre?, ecc. - 12) Non aver rifuggito dai disprezzi e aver invece voluto prendere parte a tutte le umiliazioni e le sofferenze di Nostro Signore(1012). S. Paolo dice che Nostro Signore salì così in alto, perché prima discese molto in basso. Ugualmente deve dirsi della Madonna.

Il secondo motivo che rese dolce il Transito della Madonna, fu il non aver Ella mai peccato. La Madonna fu immacolata dalla concezione alla morte: mai la minima imperfezione. Così si muore felice!... E noi? Se in punto di morte non ci saranno che peccatucci, I'indulgenza plenaria in articulo mortis li cancellerà; ma se non togliamo fin d'ora l'affetto al peccato anche solo veniale, avremo poi allora il dolore? Perché l'indulgenza si estende solo ai peccati dei quali ci pentiamo. Un po' di pena per i nostri peccati l'avremo certamente, ma se procuriamo fin d'ora di far bene tutte le cose, il Signore ci consolerà. Più si vive bene, più si ha la certezza che i nostri peccati sono perdonati. Insomma, per evitare questi rimorsi in vita e in morte, bisogna essere fervorosi.

Il terzo motivo che rese dolce il Transito della Madonna, fu ch'Ella aveva la sicurezza di salvarsi. Certo, ciò che rende più penosa la morte, per noi, è il non avere questa certezza. Lo stesso S. Paolo, pur affermando di nulla avere sulla coscienza che gli rimordesse, non per questo si sentiva giustificato (1013). Il Signore non volle darci questa certezza. Anche S. Francesco di Sales, a Parigi, ebbe su questo punto una terribile tentazione (1014). Ci furono dei Santi, come S. Luigi Bernardo, che in punto di morte tremavano(1015). Ma generalmente in quel punto il Signore toglie questa paura e, all'ultimo momento, si muore tranquilli. Per parte nostra facciamo quello che possiamo per salvarci, e allora ci salveremo. Operare quindi la nostra santificazione con timore e tremore; quel santo timore che ci rende vigilanti, senza toglierci la confidenza.

Il miglior modo di celebrare la festa dell'Assunta è di imitare la Madonna nel modo ch'Ella si preparò, in questa vita, a ricevere in Paradiso la gloria di cui ora gode. Ad imitazione di Lei, facciamo continui atti di distacco dalla terra e dalle cose terrene, e procuriamo di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo di nostra vita. Noi fortunati se potessimo morire, come la Madonna, di puro amor di Dio!

S. Stanislao Kostka chiese alla Madonna la grazia di morire nel giorno dell'Assunta, e l'ottenne. Se qualcuno vuol imitare questo Santo, gli dò il permesso; se è già santo come Stanislao Kostka, chieda pure di morire. Del resto, è opinione comune dei Santi che la Madonna venga ad assistere in punto di morte i suoi divoti. S. Giovanni di Dio, in quel punto aspettava la visita della Madonna e, non vedendola comparire, se ne affliggeva. Quand'ecco gli apparve la Divina Madre che gli disse: " Giovanni mio, pensavi che Io ti avessi abbandonato? Non sai che Io non so abbandonare nel l'ora della morte i miei divoti? Non son venuta prima, perché non era ancor tempo; ora è giunto, eccomi, andiamo al Paradiso! "(1016). Ciò la Madonna farà in modo particolare per coloro che, in vita e in morte, la invocheranno in memoria del suo felice transito. Dunque coraggio! Occhi e cuore al Paradiso! E non solo oggi, ma sempre!

Nostra Signora del Suffragio (5 novembre)

Tutti i titoli onorifici convengono alla Madonna e la pietà cristiana attribuì a Lei tutti gli uffici di Madre pietosa e misericordiosa. È quindi anche onorata e invocata quale Madonna del Suffragio, cioè protettrice delle anime sante del Purgatorio. E veramente la SS. Vergine è Regina, Madre e Consolatrice di quelle anime.

Ella è Regina del cielo e della terra; perché dunque non dovrebbe esserlo del Purgatorio, dove può esercitare il Suo dominio su anime tanto dilette a Dio? S. Bernardino da Siena dice espressamente che la Madonna ha dominio anche nel regno del Purgatorio: Beata Virgo in regno Purgatorii dominium habet(1017). Ed è un dominio non solo nominale, onorifico, ma effettivo; Ella vi impera e fa come vuole. La Madonna è Madre di misericordia e, come tale, non può non aver cura delle anime del Purgatorio. Maria SS. disse un giorno a S. Brigida: " Io sono la Madre di tutti quelli che sono in Purgatorio - Ego Mater omnium qui sunt in Purgatorio " (1018).

La Madonna è inoltre la grande Consolatrice, e in Purgatorio c'è tanto bisogno di consolazione. S. Brigida intese Gesù che diceva alla Madre sua: " Tu sei la consolazione di quelli che sono in Purgatorio! " (1019). La Madonna, dice il Novarino, rende più lievi e più brevi le pene di quelle anime. " Leviores et breviores " (1020).

Che se la Madonna soccorre tutte le anime del Purgatorio, in particolare ha cura delle anime dei suoi divoti. Il Novarino, autore classico di ascetica, scrive che se è vero che la SS. Vergine dà a tutte le anime del Purgatorio aiuto e refrigerio, ciò fa specialmente verso i suoi divoti. Licet omnibus opem et refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat (1021). La stessa cosa afferma S. Bernardino da Siena: " Dai tormenti del Purgatorio Ella libera massimamente i suoi divoti - Ab his tormentis liberat maxime devotos " (1022).
Cerchiamo dunque di essere molto divoti della Madonna; preghiamola a far subito qui, ciò che farebbe per noi in Purgatorio; così non avrà più da farlo dopo la nostra morte. E intanto ricordiamola, onoriamola e invochiamola come Regina, Madre e Consolatrice delle anime del Purgatorio.

Florilegio Mariano

Noi siamo un miracolo vivente delle grazie della Madonna. Cerchiamo di meritarci ogni giorno più il bel titolo che ci ha dato, e state attenti che un giorno non ce lo tolga per la nostra in corrispondenza e ci dica: " Non siete più Consolatini! ". Per carità, no, no!
È la Madonna che ci fa santi. Più ricorriamo a Lei per avere grazie e santità, e più facciamo piacere a Nostro Signore.

Qualcuno teme di amare più la Madonna che il Signore; ma il Signore non teme, perché il Figlio è sempre contento di quel che si fa in onore della Madre sua.
È inutile! se non siamo divoti della Madonna, non faremo mai niente; né per noi né per gli altri.
Come non sentire il gusto della mamma? E se si sente per la mamma terrena, perché non per quella del Cielo?

Tutti ci ritengono per i beniamini della Madonna e confidano tanto nelle nostre preghiere. Ci vuole anche un po' di prepotenza... una riverente prepotenza.
Voglio che per voi sia " mese di maggio " tutto l'anno. Non vi dico di più, perché dovete già essere inebriati della Madonna!
Chiedete a S. Giuseppe la vera divozione alla Madonna; Ella poi vi darà quella a Gesù. Certuni dicono che hanno divozione a Gesù e non alla Madonna. Ma come?!... Non è possibile!... Dicano piuttosto che non la " sentono ". Voi però dovete essere molto divoti della Madonna.
Se non avete la divozione alla Madonna, e non dico solo divozione, ma una tenera divozione, non vi farete santi!

Dobbiamo stimarci fortunati di portare il nome della Madonna. Quando uscite, la gente non dice: " Sono i Missionari ", ma dice: " Sono i Missionari della Consolata ". Non possono nominare voi, senza nominare la Madonna.
Guardiamo di non lasciarci portar via tutte le grazie dagli altri; che non avvenga di noi come degli Ebrei ai quali Gesù diceva: Sarà tolto da voi il regno di Dio e sarà dato a coloro che ne trarranno frutto! " (1023).

All'altare delle vostre cappelle, come icona, deve stare la SS. Consolata. Non voglio che la copriate per mettervi l'Immacolata. Se mai, nella novena e festa, l'Immacolata mettetela lateralmente.
La medaglia della Consolata è potente contro il demonio: facendola baciare ad un'ossessa, ne ottenni la liberazione (*). Voglio che impariate quella preghiera: O Domina mea, Sancta Maria... ma come la dico io; perché in certi libri c'è, ma abbreviata. Non so dove l'ho presa ma l'ho sempre recitata così. Nel recitarla ci metto tutto il cuore. È bella! Sono preghiere, come il Memorare, che bisogna avere.

" Ringrazio Voi, o Maria, di essere già da 35 anni custode del vostro Santuario... Che cosa ho fatto in questi 35 anni?... Se fosse stato un altro al mio posto, che cosa avrebbe fatto?... Ma non voglio investigare. Se fossi stato tanto cattivo, non mi avreste tenuto tanti anni. È questo certamente un segno di predilezione!... Se ho fatto male, pensateci, aggiustate Voi e sia finita; accettate tutto come se l'avessi fatto perfettamente. Non voglio sofisticare, prendete le cose come sono; mi avete tenuto, dunque dovete essere contenta! ".


AVE MARIA!
Dignare me laudare Te, 
Virgo Sacrata! 
Da mihi virtutem contra hostes tuos

La Croce, non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella sua gloria


Dopo la consacrazione, l’assemblea dei fedeli, consapevole di essere alla reale presenza di Cristo crocifisso e risorto, così acclama: "Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta". Con gli occhi della fede la Comunità riconosce Gesù vivo con i segni della sua passione e, insieme a Tommaso, piena di stupore, può ripetere: "Mio Signore e mio Dio!" (Gv 20,28). 

L’Eucaristia è mistero di morte e di gloria come la Croce, che non è un incidente di percorso, ma il passaggio attraverso cui Cristo è entrato nella sua gloria (cfr Lc 24,26) e ha riconciliato l’umanità intera, sconfiggendo ogni inimicizia. Per questo la liturgia ci invita a pregare con fiduciosa speranza: Mane nobiscum Domine! Resta con noi, Signore, che con la tua santa Croce hai redento il mondo!

Maria, presente sul Calvario presso la Croce, è ugualmente presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche (cfr Enc. Ecclesia de Eucharistia, 57). Per questo, nessuno meglio di lei può insegnarci a comprendere e vivere con fede e amore la santa Messa, unendoci al sacrificio redentore di Cristo. Quando riceviamo la santa Comunione anche noi, come Maria e a lei uniti, ci stringiamo al legno, che Gesù col suo amore ha trasformato in strumento di salvezza, e pronunciamo il nostro "Amen", il nostro "sì" all’Amore crocifisso e risorto.
AMDG et BVM

ADORA


12 giugno 2011 – L’amore e l’adorazione in abbondanza vi rendono più forti e più calmi

Mia diletta figlia, le grazie ricevute dai Miei figli nell’Adorazione Eucaristica sono potenti. Esse non solo vi daranno le grazie per far fronte alle sofferenze della vita, ma vi rendono più forti nel vostro amore per Me, il vostro devoto e leale Salvatore.
L’amore che si riversa sulle anime durante l’Adorazione è dato in abbondanza. Le anime sentono quest’ondata delle Mie grazie in tanti modi diversi. Il primo dono è la pace nella vostra anima. Sentirete ciò immediatamente dopo aver completato il vostro tempo in stretta unione con Me.
Così molti dei Miei figli si stanno negando i tanti doni che Io offro per l’Adorazione, nella quale trascorrete un’ora del vostro tempo dinanzi alla Mia presenza sull’altare. Sebbene i Cattolici siano consapevoli del potere dell’Eucaristia, molti non riconoscono l’importanza di questo fondamentale momento con Me, in contemplazione. Essi semplicemente ignorano questo dono. Si annoiano a trascorrere quest’ulteriore tempo con Me.
Oh, se solo voi sapeste quanto questo li renderebbe forti. Le loro paure e preoccupazioni sparirebbero se soltanto essi Mi tenessero compagnia in una tranquilla riflessione intima.  Se i Miei figli potessero vedere la luce che avvolge le loro anime durante questa speciale Ora Sacra si stupirebbero.
Bambini, è durante quest’ora che vi avvicinate moltissimo a Me. E’ qui che la vostra voce, le vostre suppliche, le vostre promesse di amore per Me saranno ascoltate. Molte grazie meravigliose sono date a voi bambini in questo momento, quindi per favore non ignorate le Mie richieste di trascorrere questo tempo in Mia compagnia.
La ricompensa vi renderà liberi dalle preoccupazioni.
La ricompensa vi renderà liberi dalle preoccupazioni, leggeri di mente, cuore ed anima e più calmi in voi stessi. Quando Mi ricevete durante l’Eucaristia io riempio la vostra anima. Ma quando venite a Me in adorazione Io vi avvolgerò a tal punto che le chiuse del Mio amore misericordioso satureranno la vostra mente, il corpo e l’anima. Sentirete una forza che produrrà una serena fiducia che non potrete ignorare.
Venite a Me ora, bambini. Ho bisogno della vostra compagnia. Ho bisogno che parliate con Me quando la Mia presenza Divina è più forte. Io vi amo e voglio riversare tutte le Mie grazie su di voi, in modo che voi possiate infondere le vostre anime con il Mio Sacro Cuore.
Il tuo amato Salvatore
Gesù Cristo
AMDG et BVM

Come educare


come educare 

nella società contemporanea"

Cento, 19 maggio 2011


Durante la cena pasquale ebraica, ad un certo punto il figlio doveva rivolgersi al padre dicendo: "perché diversa è questa notte da tutte le notti? Infatti tutte le notti noi mangiamo lievitato e azzimo; questa notte tutto quanto azzimo…". Il padre rispondeva: "schiavi fummo in Egitto del Faraone, e il Signore Dio nostro ci fece uscire di là con mano forte e con braccio disteso" [cit. da C. GirandoEucaristia per la Chiesa, Gregorian University Press-Morcelliana, Roma-Brescia 1989, 134-135].
Questo testo ci aiuta a capire profondamente che senso ha parlare oggi di "emergenza educativa": e questo sarà il primo punto della mia riflessione. E ci aiuterà ad individuare alcuni fondamentali orientamenti pratici per uscire da essa e dare origine ad una grande stagione educativa nella nostra Chiesa e nella società civile: e questo sarà il secondo punto della mia riflessione.
1. L’emergenza educativa.
Ritorniamo al testo ebraico. Esso ci mostra come si può stringere un legame buono fra le generazioni: la generazione dei padri e la generazione dei figli.
La prima costatazione. Il legame è istituito dalla narrazione del fatto che ha fondato l’identità e quindi la libertà del popolo a cui il bambino appartiene. È stata la liberazione dalla schiavitù egiziana a dare origine ad Israele; è stato l’evento fondatore della sua identità.
La narrazione viene ripetuta ogni anno – ogni anno la Pasqua deve essere celebrata – perché si custodisca la memoria dell’evento fondatore "di generazione in generazione". La memoria deve essere custodita, perché quando si perde la memoria si perde la consapevolezza della propria identità; si è sradicati, spaesati, esiliati da se stessi. Dunque la narrazione che il padre fa al figlio impedisce a questi di ignorare la sua origine, di ignorare la sua dignità di uomo libero, e gli consente di sentire la propria libertà come un bene condiviso con gli altri.
In questo modo, mediante quella narrazione, il rapporto fra le generazioni non era solo biologico ma diventava pienamente umano. La generazione dei figli, già legata biologicamente a quella dei padri, entrava nello stesso universo dei padri: la stessa religione, la stessa legislazione, gli stessi valori. Si costituiva un popolo non solo in senso etnico, ma anche culturale. Israele è l’Israele di Dio e Dio è il "Santo di Israele".
Ma c’è un altro aspetto ancora più importante; anzi è il più importante di tutti. La risposta del padre al figlio si conclude nel modo seguente: "in ogni generazione e generazione ognuno è obbligato a vedere se stesso come essendo proprio lui uscito dall’Egitto" [ibid. pag. 111].
La narrazione del padre racconta l’evento fondatore non semplicemente come un fatto che definitivamente appartiene al passato, ma come un avvenimento che continua anche ora ad esercitare il suo influsso. Anche ora, ogni generazione di figli ha bisogno di sapere la sua origine, di accedere alla dignità di uomini liberi, di condividerla dentro una comunità di persone. La tradizione che si trasmette di generazione in generazione è una dimensione essenziale del presente, dal cui riconoscimento o negazione dipende la costituzione del proprio io. Ed è la generazione dei padri a testimoniare questa presenza, ed introdurre così il figlio nella vita.
Si potrebbero dire molte altre cose, ma mi fermo nella considerazione del rito ebraico. Vorrei farvi vedere come esso sia come il paradigma educativo di ogni vero rapporto educativo. Quando nelle vostre famiglie il rapporto padre-figli "funziona", anche in esse accade tutto ciò che accadeva la sera di Pasqua in ogni famiglia ebraica.
Parto da un episodio realmente accaduto in una famiglia. Essa fu colpita da un gravissimo lutto. La bambina di pochi mesi fu colpita da un tumore che la portò alla morte. Il fratellino di qualche anno di vita, dopo qualche giorno dal funerale, chiese a sua madre: "mamma, ma quando torna a casa Lucia?".
La risposta a questa domanda, una delle più radicali che l’uomo possa compiere, ha dato inizio in senso forte alla grande narrazione della vita che i genitori fecero al loro bambino.
Essi non partivano dal niente: dentro al niente si può cadere, ma dal niente non si può partire. Sono due sposi: il matrimonio è condivisione amorosa dello  stesso destino. Sono due sposi radicati e fondati dentro l’avvenimento cristiano. Essi hanno risposto narrando quell’incontro che avevano fatto con Cristo risorto dai morti. Un incontro che in quel momento, mediante la testimonianza dei suoi genitori, accadeva anche per il bambino, rispondendo al bisogno di una presenza: la presenza della persona amata. La Tradizione cristiana mediante la testimonianza dei padri diveniva risposta adeguata al bisogno del cuore dei figli: questa è l’educazione.
Possiamo ora tentare come una definizione. L’educazione è la tradizione che diventa presenza dentro alla testimonianzache i padri ne fanno ai figli. Queste tre categorie, tradizione-presenza-testimonianza, costituiscono l’atto educativo. Ho chiamato questa presenza-testimonianza anche la narrazione della vita fatta di generazione in generazione.
A questo punto della nostra riflessione siamo in grado di capire che cosa significa emergenza educativa e perché noi ci troviamo dentro ad una vera e propria "emergenza educativa".
Proviamo a fare una serie di ipotesi, sempre considerando il rapporto fra le generazioni.

Se colui che deve trasmettere una visione della vita ed introdurre dunque il nuovo arrivato nell’universo di senso – diciamo: la generazione dei padri – si sradica dalla tradizione, non possono non succedere che una delle seguenti due conseguenze. O si instaura un rapporto di permissivismo, caratterizzato da una sorta di scetticismo e di indifferentismo: non esiste una verità circa il bene della persona [scetticismo], e quindi tutto alla fine è permesso [indifferentismo], purché non ci si faccia del male. O si instaura un rapporto di egemonia e di autoritarismo: non si fa più nessuna proposta; si impone.

Prima di procedere oltre vorrei solo accennare al fatto che sia l’uno che l’altro esito è accompagnato da una mancanza di vera condivisione del destino dell’altro. Ma non abbiamo ora il tempo di approfondire questo aspetto della questione.

Che cosa significa "se la generazione dei padri si sradica dalla tradizione"? quando e come accade questo sradicamento? Richiamiamo alla memoria ancora una volta il rito ebraico e la domanda del bambino rimasto privo della sorellina.
Alla richiesta del figlio il padre non riuscirebbe a rispondere se avesse perso la memoria dell’evento fondatore oppure se non lo avesse ritenuto vero, realmente accaduto cioè. Smemoratezza e/o incredulità sradicano la generazione dei padri dalla tradizione. Non a caso il Signore attraverso i suoi profeti metteva in guardia Israele soprattutto contro due rischila perdita di memoria ["ricordati, Israele…", non dimenticare, Israele…"] e la sfiducia o incredulità ["se non crederete, non avrete stabilità"].

Alla richiesta del bambino la madre non avrebbe saputo rispondere se non in maniera inadeguata ["non può ritornare, perché è morta"], se non avesse in quel momento fatto memoria dell’evento fondatore di senso, la risurrezione di Gesù, e non lo avesse ritenuto un fatto vero.

In un caso e nell’altro la generazione dei padri o diventa una generazione di testimoni ["è accaduto un fatto, e questo fatto ti riguarda ora, poiché esso è il fatto che illumina la tua ragione, dona consistenza al tuo io, rende la tua libertà capace di grande rischi"] o diventa la generazione che apre la porta di casa della generazione dei figli all’ospite più inquietante, il nichilismo.

Possiamo finalmente dire in che cosa consiste l’emergenza educativa in cui ci troviamo. Essa è data da due fattori. Da una parte la generazione dei figli chiede – e non può non farlo – di entrare dentro ad un universo vero, buono, bello; dall’altra parte la generazione dei padri è divenuta straniera all’universo di senso: non sa più che cosa dire. L’emergenza educativa è l’interruzione della narrazione che una generazione fa all’altra: è l’afasia della generazione dei padri e l’incapacità della generazione dei figli di articolare perfino la domanda che urge dentro al loro cuore. I padri non rendono presente nessuna tradizione, perché ne hanno perso la memoria, e diventano testimoni del nulla e trasmettitori di regole. I figli si trovano a vagabondare in un deserto privo di strade, non sapendo più da dove vengono e dove sono diretti.

2. Come uscire dall’emergenza educativa.

Mi rendo conto che dovrei argomentare lungamente le affermazioni precedenti. Mi interessa però soprattutto indicare alcune vie, percorrendo le quali si può uscire dall’emergenza educativa.
Parto da una constatazione. Nonostante tutto, esiste la Chiesa. Esiste cioè una realtà, un popolo che custodisce la memoria del fatto che può dare consistenza invincibile alla nostra fragilità mortale; che compie questa custodia attraverso la testimonianza: la testimonianza dei misteri celebrati, l’opera della carità. È questo un fatto innegabile.
Non solo, ma questo fatto [custodia della memoria-testimonianza-carità] ha generato, e non poteva essere diversamente, una cultura, cioè un modo di essere nel mondo e di vivere [di sposarsi, di lavorare, di curare le malattie, di ragionare…] che è precisamente la modalità cristiana. È la grande tradizione cristiana, intesa almeno come forma di vita che ha plasmato un popolo.
A questo punto non posso procedere oltre senza dirvi però che ci sono due modi fondamentali di dimorare dentro a questa tradizione: quello proprio del credente e quello proprio del non credente. Presuppongo che cosa significa credere, e quindi non-credere.
2.1 Mi rivolgo ora ai credenti. Come uscire dall’emergenza educativa? Nessuno ha ricette preconfezionate. Tanto meno io. Voglio però indicarvi una via di uscita, facendo prima una necessaria breve premessa.
Il momento più forte in cui la memoria-testimonianza della Chiesa diventa eminentemente chiara è la celebrazione festiva dell’Eucaristia. Tutto quanto era il rito ebraico prefigurava il rito eucaristico; ciò che ho detto all’inizio è vero perfettamente nel rito eucaristico.
Il primo passo per uscire dall’emergenza educativa è il coinvolgimento pieno dei padri e dei figli dentro alla memoria eucaristica vissuta ogni domenica; è la partecipazione famigliare alla celebrazione eucaristica. Senza questo reale radicarsi dentro quell’evento che dona senso al tutto e alla vita di ciascuno, la narrazione dei padri ai figli rischia di essere vacua: priva di una trama vera. Cioè: incapace di generare un vita vera, buona, bella.
Questo incipit della narrazione della vita può incontrare subito due difficoltà: o il figlio, se piccolo, non capisce; o il figlio, se adolescente, si rifiuta. È la situazione analoga alla domanda da cui è partita tutta la nostra riflessione: "ma che cosa è tutto questo?".
È a questo punto che la costruzione della risposta deve essere condivisa fra la generazione dei padri e la madre Chiesa, la quale offre questa condivisione attraverso una vera e propria proposta educativa. Non si esce dall’emergenza educativa se non si costruisce questa condivisione, nei due sensi di marcia: della Chiesa da parte della famiglia, e della famiglia da parte della Chiesa.
Non voglio dilungarmi ulteriormente su tutta questa problematica. Ho già avuto varie occasioni per farlo, e cerco di non perderne neppure una fra quelle che mi si presentano. Vorrei solo aggiungere che la capacità educativa insita nel fatto cristiano rimane intatta, anche nella condizione di emergenza educativa in cui ci troviamo. Anzi, la storia dimostra che questa capacità si manifesta soprattutto nei momenti di maggior difficoltà e di crisi.

2.2. Mi rivolgo ora ai non-credenti o comunque a chi vive in una condizione di grave incertezza sui temi che stiamo affrontando. Lo faccio iniziando da alcune semplici osservazioni.
Il rapporto educativo istituisce una relazione fra due persone, alla fine. Ciò che è in questione e a rischio nell’atto educativo è una persona; è qualcuno, non qualcosa. Una realtà dunque di incomparabile preziosità.
La tradizione cristiana si presenta come quel terreno nel quale è radicata la vita del nostro popolo, di cui si nutre la nostra cultura. È sapiente che si educhi la generazione dei figli partendo da una censura, da un taglio radicale e profondo non solo con il cristianesimo ma più in generale con la religione come tale? Poiché questo è ciò che oggi si va proponendo, in nome di una male intesa laicità e tolleranza. E qui si pone la seconda osservazione.

Voglio richiamare la vostra attenzione su un fatto. Immaginiamo che in una scuola si voglia celebrare il Natale. Può essere che ci sia qualche insegnante nelle scuole che … per rispetto a qualche bambino musulmano presente in aula parli e presenti il Natale come la festa del solstizio, con l’inevitabile presenza di Babbo Natale, e gli immancabili sermoni sulla pace e la solidarietà. Si trasforma cioè una narrazione storica in un "mito" che offre lo spunto per esortazioni moralistiche. Si compie in realtà un’operazione ideologica, che viene imposta al bambino, sradicandolo dalla tradizione in cui vive.
La seconda osservazione quindi è la seguente. L’oblio della tradizione o la sua trascuratezza ci fa ripartire dal niente, costringendoci a costruzioni ideologiche dettate dal momento. Il padre che nella cena ebraica rispondeva al figlio, la madre che rivela al bambino il senso ultimo della morte della sorellina, mostrano che siamo dentro ad una dimora; che non stiamo vagabondando in un deserto da cui ci si salva solo col nostro impegno. È un popolo, quello di Israele, voluto e protetto da una Potenza infinita; perfino la morte della persona amata non distrugge il senso dell’esistenza, poiché Cristo ci ha redenti.

Una terza osservazione. L’azione educativa è sempre a rischio. Generando una persona libera, è sempre possibile che prima o poi chi è stato educato faccia scelte contrarie alla proposta educativa che lo ha formato. È il rischio educativo. Esso non è solo presente in un rapporto educativo non riuscito, ma in ogni rapporto educativo.
Tutto quanto ho detto nelle due osservazioni precedenti va letto alla luce di questa terza. Radicarsi nella nostra tradizione cristiana non significa rinuncia  ad educare alla libertà. Al contrario. Significa però rifiutare l’idea astratta di libertà secondo la quale è libero chi non appartiene a niente e a nessuno. Chi vive così finisce nella schiavitù.

Queste tre osservazioni si proponevano alla fine un solo scopo sul quale consentono credenti, dubbiosi e non-credenti. La vita del nostro popolo, la capacità dei padri di educare i figli; il legame più necessario nella vita di una nazione e più difficile da realizzare, quello cioè fra la generazione dei padri e la generazione dei figli, dipendono dalla custodia della nostra memoria cristiana; dalla testimonianza resa dai padri ai figli che essa è memoria di un fatto che ora dona consistenza e senso alla vita; dal confronto con le sfide inedite di oggi. Memoria, testimonianza, confronto: sono queste le cifre dell’impegno, della bellezza e della fatica di educare.
 
Conclusione
Avrete notato che la mia riflessione ha sempre parlato di rapporto educativo che si istituisce fra la generazione dei padri e la generazione dei figli. C’è una ragione per cui ho compiuto questa scelta: quel rapporto è il rapporto educativo originario. Ho taciuto completamente – il tempo a disposizione me lo imponeva – sulla scuola, pur essendo tema fondamentale. Essa entra nel fatto educativo con un modo suo proprio, la modalità dell’insegnamento, che richiederebbe una riflessione molto accurata.
Qualche anno fa, è apparso un libro di U. Galimberti: L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani [Feltrinelli, Milano 2007]. Per molti aspetti ci siamo trovati concordi; per altri e ben più decisivi, all’opposto. Quale è una delle tesi fondamentali del libro? Che sradicati dalla grande tradizione che li ha generati, i giovani si sono trovati in casa l’ospite più inquietante: il nichilismo. Non illudiamoci: questa è la condizione di molti giovani oggi. Ed allora?

Il profeta Malachia preannuncia che la venuta del Messia coinciderà colla "conversione del cuore dei padri verso i figli e del cuore dei figli verso i padri" e che sarà questa reciproca conversione a "risparmiare il paese dallo sterminio" [cfr. 3,24]. Quando l’angelo apparve a Zaccaria, gli preannuncia la missione del figlio Giovanni colle parole del profeta [cfr. Lc 1,17].
Il legame, anzi più profondamente la conversione intergenerazionale è già stata donata e rassodata: è un fatto già accaduto. È una grazia già donata nell’evento cristiano. Non dilapidiamola.


lunedì 16 giugno 2014

"Grazie a Dio, internet esiste"

Siamo nella quarta grande crisi della Chiesa
Mons. Athanasius Schneider


Mons. Athanasius Schneider, specialista in liturgia, sta portando avanti una lotta di retroguardia contro gli "abusi" nella Chiesa. Egli afferma che i liberali, collaborando con il "nuovo paganesimo", stanno guidando la Chiesa cattolica verso una scissione.
I problemi sono così gravi, che questa è la quarta grande crisi nella storia della Chiesa, paragonabile alla eresia ariana del IV secolo nella quale è stata coinvolta una grande parte della gerarchia della Chiesa.
Se non avete sentito parlare del vescovo nato in unione Sovietica, ora lo conoscete. Sacerdote studioso e schietto, egli è vescovo ausiliare della lontana Arcidiocesi di Santa Maria in Astana, Kazakistan. Ma questo mese ha ricevuto un'accoglienza da rock star da parte di congregazioni di tutto il paese per il suo tour in Inghilterra e ha abbracciato il cyberspazio per collocarvi una tagliente difesa della Chiesa tradizionale. Ha detto: "Grazie a Dio, internet esiste".


Le sue vedute non sono popolari presso tutti, soprattutto presso alcuni dei suoi colleghi liberali, oppure, dice, presso i media di regime del mondo secolare. Ma chi lo ascolta e lo segue racconta un'altra storia.


 Mons. Schneider è meglio conosciuto per il fatto che sostiene che la Santa Comunione dovrebbe essere ricevuta sulla lingua in ginocchio. Egli ripete che è il modo più efficace per favorire il rispetto del Sacramento e per prevenire l'abuso sulle Sacre Specie. Il vescovo 53enne ha anche chiesto chiarimenti (un nuovo Sillabo), rivolto ai sacerdoti, per porre fine alla deriva liturgica e dottrinale su una serie di questioni nello "spirito del Concilio Vaticano II" [qui].


Nella sua intervista, Mons. Schneider ha detto che il trattamento "banale" e casuale del Santissimo Sacramento è parte di una grave crisi nella Chiesa nella quale alcuni, sia tra i laici che tra il clero, non escluse posizioni di autorità, risultano schierati con la società laica. Egli crede che al cuore dei problemi, ci sia l'introduzione strisciante di un'agire centrato sull'uomo, mentre in alcune chiese Dio, nel tabernacolo, in realtà è materialmente messo in un angolo, mentre il sacerdote prende il centro della scena. Mons. Schneider ha sostenuto che questa situazione sta ora venendo al pettine. "Direi che siamo nella quarta grande crisi [della Chiesa], in una confusione tremenda sulla dottrina e la liturgia. Ci siamo già da 50 anni. "


Quanto durerà ancora? «Forse Dio sarà misericordioso verso di noi in 20 o 30 anni."
In autunno, il Sinodo dei Vescovi si riunirà in sessione straordinaria per discutere sulla famiglia, alla luce del questionario che PF ha invitato i fedeli a compilare, dando loro punti di vista sul matrimonio e sulla sessualità. Si fanno sempre più strada aspettative sul rilassamento delle regole intorno ad una serie di questioni sessuali e riguardo alle persone divorziate che ricevono la Comunione come un segno di "misericordia" dalla Chiesa.
Tali visuali, secondo il vescovo Schneider, rivelano la profondità del problema. "Penso che la questione della ricezione della Santa Comunione da parte dei risposati farà saltare in aria e mostrerà la vera crisi della Chiesa. La vera crisi della Chiesa è l'antropocentrismo e l'abbandono del Cristo-centrismo...


"Questo è il male più profondo: l'uomo, o il clero, ponendosi al centro quando si celebra la liturgia e quando si cambia la verità rivelata da Dio, ad esempio, per quanto riguarda il sesto comandamento e la sessualità umana".


Anche se sostiene che i discorsi di cambiamento vengono principalmente da "media anti-cristiani", egli vede clero e laici cattolici "collaborare" con quello che lui chiama il nuovo paganesimo. Mons. Schneider è particolarmente critico con l'idea che questi cambiamenti devono essere fatti in modo da essere misericordiosi verso coloro ai quali attualmente è vietato ricevere i Sacramenti. È "una sorta di sofisma", egli ha detto. "Non è misericordia, è crudeltà."


 Ha suggerito quindi che si tratta di "un falso concetto di misericordia", dicendo: "È paragonabile a un medico che dà dello zucchero ad un paziente [diabetico], anche se sa che lo ucciderà"


Il vescovo ritiene che vi siano evidenti parallelismi con le grandi crisi del passato, quando i sacerdoti erano complici con eresie. Durante l'eresia ariana, ha detto, solo una manciata della gerarchia, da contare sulle dita, ha resistito. "Noi [i cristiani] siamo una minoranza. Siamo circondati da un mondo pagano molto crudele. La tentazione e la sfida di oggi possono essere confrontati con i primi secoli."


Ha aggiunto: "Purtroppo ci sono stati ...membri del clero e persino vescovi che hanno bruciato grani di incenso di fronte alla statua dell'imperatore o di un idolo pagano o che hanno consegnato i libri della Sacra Scrittura, perché fossero bruciati. Tali cristiani collaborazionisti e chierici sono stati chiamati in quei tempi thurificati o traditores".[1]


E anche oggi, ha confermato, abbiamo coloro che collaborano, i nostri "traditori della Fede".


Si ha la percezione che PF sia in prima linea in un nuovo atteggiamento liberale proveniente da Roma. Ma Mons. Schneider dice: "Grazie a Dio, PF non si è espresso nel modo in cui i mass media si aspettano da lui. Fino ad ora, nelle sue omelie ufficiali, ha espresso cose molto belle della dottrina cattolica. Spero che continuerà a insegnare con chiarezza la dottrina cattolica".


Il vescovo ha detto che spera che "la maggioranza dei vescovi abbia ancora abbastanza spirito cattolico e fede per respingere quanto proposto e non accettarlo".


Tuttavia, si può prevedere una imminente divisione, che porti ad un eventuale rinnovamento della Chiesa sulle linee tradizionali. Ma, egli crede, questo non avverrà prima che la crisi getti la Chiesa ulteriormente nel caos. Alla fine, pensa, il sistema clericale "antropocentrico" ​​crollerà. "Questo edificio ecclesiale liberale crollerà perché non ha radici e non dà frutti", ha detto.


Nel tumulto, il vescovo Schneider, teme che i cattolici tradizionali possano, per un certo tempo, essere perseguitati o discriminati, anche per volere di coloro che hanno "potere nelle strutture esterne della Chiesa". Ma secondo lui avverrà che coloro che sono coinvolti con l' "eresia non prevarranno contro la Chiesa". E, nella speranza, il vescovo ha detto: "Certamente il Supremo Magistero rilascerà una dichiarazione dottrinale inequivocabile, rifiutando ogni collaborazione con le idee neo-pagane."


A questo punto, il vescovo Schneider ritiene che, i moderni thurificati e traditores lasceranno la Chiesa. Ha detto: "Posso presumere che tale separazione interesserà ogni livello di cattolici: laici senza escludere l'alto clero".


Tali osservazioni rendono improbabile che Mons. Schneider possa acquistare popolarità in alcuni ambienti, ma lui sostiene: "È insignificante essere popolari o impopolari. Il primo interesse di ogni membro del clero dovrebbe essere quello di essere popolare agli occhi di Dio e non agli occhi dell'oggi o dei potenti. Gesù ha dato un avvertimento: 'Guai a voi quando gli uomini diranno bene di voi.' "


Ha aggiunto: "La popolarità è falsa ... grandi santi della Chiesa, come Thomas More e John Fisher, hanno respinto la popolarità ... quelli che oggi sono preoccupati per la popolarità sui mass media e nell'opinione pubblica ... saranno ricordati come codardi e non come eroi della Fede".


Mons. Schneider osserva con rammarico che ci sono molti, i cui punti di vista coincidono con quelli del mondo pagano, che "si dichiarano cattolici e anche fedeli al Papa", mentre "coloro che sono fedeli alla fede cattolica o chi promuove la gloria di Cristo nella liturgia sono etichettati come estremisti".


Tali critici potrebbero affermare che la preoccupazione del Vescovo Schneider sulla Santa Comunione equivale a preoccuparsi del numero degli angeli su una capocchia di spillo. Ma il vescovo insiste sul fatto che il trattamento riservato all'Eucaristia è al centro della crisi. "L'Eucaristia è il cuore della Chiesa", ha detto. "Quando il cuore è debole, tutto il corpo è debole."


Egli ha sostenuto che ricevere la Comunione in mano "contribuisce progressivamente alla perdita della fede cattolica nella presenza reale e nella transustanziazione".


Mons. Schneider ha anche respinto l'idea che la preoccupazione per la liturgia è meno importante, o addirittura separata, dalla preoccupazione per i poveri. "Questo è falso. Il primo comandamento che Cristo ci ha dato è stato quello di adorare Dio solo. La liturgia non è un incontro di amici. È nostro compito prioritario adorare e glorificare Dio nella liturgia e anche nel nostro modo di vivere. L'amore per i poveri e il nostro prossimo cresce da una vera adorazione e amore di Dio. È una conseguenza. "


Le convinzioni del vescovo sono state plasmate dalla sua prima infanzia: è cresciuto come un perseguitato nella comunità cattolica tedesca in Unione Sovietica, dove ha anche dovuto frequentare lezioni di ateismo a scuola. Il suo libro Dominus Est [qui] rivela come la comunità cattolica tedesca abbia mantenuto viva la propria fede nonostante le gravi difficoltà e persecuzioni. Nella sua esperienza, la madre e la prozia hanno corso grandi rischi per la loro fede e per sostenere altri nella comunità. Così il vescovo Schneider e la sua famiglia erano inorriditi degli atteggiamenti e delle pratiche liberali in Occidente, soprattutto per quanto riguarda la Santa Comunione, che era stata così rara e così preziosa per i cattolici tedeschi perseguitati dell'Unione Sovietica.


Similmente al ragazzino della storia de I vestiti nuovi dell'imperatore, il vescovo ora si sente in dovere di parlare e lui non riesce a capire perché gli altri non fanno lo stesso. "Sembra che la maggioranza del clero e dei vescovi siano contenti di questo uso moderno della Comunione in mano... Per me questo è incredibile. Come è possibile, quando Gesù è presente nelle piccole Ostie?"[2]


Ha continuato: "C'è il fatto grave della perdita dei frammenti eucaristici. E i frammenti dell'Ostia consacrata sono calpestati. Questo è orribile! Il nostro Dio, nelle nostre chiese, è schiacciato sotto i piedi! "


 Mons. Schneider ha ammesso che è "molto triste che mi sento come uno che è grida nel deserto".


Egli ha detto: "È ora che i vescovi alzino la voce per Gesù Eucaristia che non ha voce per difendersi. Ecco, un attacco al Santissimo, è un attacco alla fede eucaristica ".

Ma nonostante le sue preoccupazioni, il vescovo Schneider non è pessimista e ritiene che vi sia già una ondata di sostegno per i valori tradizionali che, nel tempo, rinnovino la Chiesa: "i piccoli nella Chiesa sono state tenuti in basso e trascurati", ha detto. "[Ma] hanno mantenuto la purezza della loro fede e sono loro che rappresentano il vero potere della Chiesa agli occhi di Dio, non quelli che gestiscono.
 
"Ho parlato con i giovani studenti di Oxford e sono stato molto impressionato da questi studenti. Ero così felice di vedere la loro purezza di fede e le loro convinzioni, e la loro chiara mente cattolica. Questo rinnoverà la Chiesa. Quindi io sono fiducioso e pieno di speranza anche nei confronti di questa crisi nella Chiesa. Lo Spirito Santo vincerà questa crisi con questo piccolo esercito. "

 Ha poi aggiunto: "Io non sono preoccupato per il futuro. La Chiesa è la Chiesa di Cristo e Lui è il vero capo della Chiesa, il Papa è solo il vicario di Cristo. L'anima della Chiesa è lo Spirito Santo ed Egli è potente ".

Il Libro “Dominus Est - Riflessioni di un Vescovo dell'Asia Centrale sulla sacra Comunione”, scritto da Mons. Athanasius Schneider, Vescovo Ausiliare di Astana (Kazakhstan), è stato stampato dalla Libreria Editrice Vaticana, con prefazione del Segretario della Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti, Mons. Malcolm Ranjith. [qui]


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1. Termini anticamente usati per designare i cristiani che, nelle persecuzioni, cadevano nell'apostasia. I cosiddetti Lapsi (letteralmente "scivolati"), termine latino usato, nel III e IV secolo, per indicare i cristiani che, sotto la minaccia delle persecuzioni, compirono atti di adorazione verso gli dei pagani. Vigeva la seguente distinzione:


  • Turificati, coloro che avevano bruciato l'incenso agli dei.
  • Sacrificati, coloro che avevano offerto sacrifici agli dei.
  • Libellatici, coloro che si erano procurati documenti falsi che, pur non avendolo fatto, attestavano il loro sacrificio agli dei.
  • Traditores, termine riferito a vescovi e presbiteri che avevano consegnato le Sacre Scritture alle autorità romane. Il termine trae la sua radice dal verbo latino tradere che significava "consegnare" e assunse poi il significato di "tradire", in riferimento a Giuda che aveva consegnato Gesù al sinedrio.


2. Naturalmente si tratta di un uso che deriva da tutto un atteggiamento di fondo sulla liturgia trasformata da Sacrificio che rende possibile il banchetto escatologico, in convito fraterno: da sacrificio di espiazione, di lode, comunione e ringraziamento - protagonista il Signore per il Padre e noi in Lui -, in festa e agape dell'Assemblea. L'uomo e non Dio, al centro.


 [Traduzione e note a cura di Chiesa e post concilio]