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giovedì 22 dicembre 2016

Imitiamo Maria nel tempo di Natale

Benedetto XVI Angelus 2012
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BENEDETTO XVI
ANGELUS
Piazza San PietroIV Domenica di Avvento, 23 dicembre 2012
 
Cari fratelli e sorelle!

In questa IV domenica di Avvento, che precede di poco il Natale del Signore, il Vangelo narra la visita di Maria alla parente Elisabetta. Questo episodio non rappresenta un semplice gesto di cortesia, ma raffigura con grande semplicità l’incontro dell’Antico con il Nuovo Testamento. Le due donne, entrambe incinte, incarnano infatti l’attesa e l’Atteso. L’anziana Elisabetta simboleggia Israele che attende il Messia, mentre la giovane Maria porta in sé l’adempimento di tale attesa, a vantaggio di tutta l’umanità. Nelle due donne si incontrano e riconoscono prima di tutto i frutti dei loro grembi, Giovanni e Cristo. Commenta il poeta cristiano Prudenzio: «Il bambino contenuto nel grembo senile saluta, attraverso la bocca di sua madre, il Signore figlio della Vergine» (Apotheosis, 590: PL 59, 970). L’esultanza di Giovanni nel grembo di Elisabetta è il segno del compimento dell’attesa: Dio sta per visitare il suo popolo. Nell’Annunciazione l’arcangelo Gabriele aveva parlato a Maria della gravidanza di Elisabetta (cfr Lc 1,36) come prova della potenza di Dio: la sterilità, nonostante l’età avanzata, si era trasformata in fertilità.

Elisabetta, accogliendo Maria, riconosce che si sta realizzando la promessa di Dio all’umanità ed esclama: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Lc 1,42-43).

L’espressione «benedetta tu fra le donne» è riferita nell’Antico Testamento a Giaele (Gdc 5,24) e a Giuditta (Gdt 13,1), due donne guerriere che si adoperano per salvare Israele. Ora invece è rivolta a Maria, giovinetta pacifica che sta per generare il Salvatore del mondo. Così anche il sussulto di gioia di Giovanni (cfr Lc 1,44) richiama la danza che il re Davide fece  quando accompagnò l’ingresso dell’Arca dell’Alleanza in Gerusalemme (cfr 1 Cr 15,29).

L’Arca, che conteneva le tavole della Legge, la manna e lo scettro di Aronne (cfr Eb 9,4), era il segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il nascituro Giovanni esulta di gioia davanti a Maria, Arca della nuova Alleanza, che porta in grembo Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo.

La scena della Visitazione esprime anche la bellezza dell’accoglienza: dove c’è accoglienza reciproca, ascolto, il fare spazio all’altro, lì c’è Dio e la gioia che viene da Lui.
Imitiamo Maria nel tempo di Natale, facendo visita a quanti vivono un disagio, in particolare gli ammalati, i carcerati, gli anziani e i bambini. E imitiamo anche Elisabetta che accoglie l’ospite come Dio stesso: senza desiderarlo non conosceremo mai il Signore, senza attenderlo non lo incontreremo, senza cercarlo non lo troveremo. Con la stessa gioia di Maria che va in fretta da Elisabetta (cfr Lc 1,39), anche noi andiamo incontro al Signore che viene. Preghiamo perché tutti gli uomini cerchino Dio, scoprendo che è Dio stesso per primo a venire a visitarci.

A Maria, Arca della Nuova ed Eterna Alleanza, affidiamo il nostro cuore, perché lo renda degno di accogliere la visita di Dio nel mistero del suo Natale.
AVE MARIA PURISSIMA!

martedì 19 agosto 2014

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (II) 11. La visitazione. 12. Nascita di Gesù Cristo. 13. Presentazione e purificazione. 14. Patimenti e rassegnazione di Maria. 15. Assunzione e trionfo di Maria. 16. Dio e gli uomini desideravano la nascita del Messia. 17. L'universo ai piedi di Maria. 18. Maria riferisce tutto a Dio. 19. Amore di Maria per il ritiro. 20. Maria madre e modello dei vergini.

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (II)
11. La visitazione.
12. Nascita di Gesù Cristo.
13. Presentazione e purificazione.
14. Patimenti e rassegnazione di Maria.
15. Assunzione e trionfo di Maria.
16. Dio e gli uomini desideravano la nascita del Messia.
17. L'universo ai piedi di Maria.
18. Maria riferisce tutto a Dio.
19. Amore di Maria per il ritiro.
20. Maria madre e modello dei vergini.






11. LA VISITAZIONE. 

- «Dopo l'incarnazione, Maria, partendo di casa sua, andò frettolosa ad una città posta tra i monti della Giudea» (Luc. I, 39). Maria se ne parte

1° per annunziare che il Figlio di Dio si è incarnato in lei e per procurare ai suoi congiunti i favori del Verbo fatto uomo; avendo Gesù voluto cominciare, fin dal primo istante del suo concepimento, il ministero suo di Salvatore...; 
2° affinché il Verbo cancellasse il peccato originale contratto da S. Giovanni che trovavasi tuttora nel seno materno e li colmasse ambedue, madre e figlio, dei doni dello Spirito Santo; 3° per congratularsi con Elisabetta del miracoloso concepimento del Battista...; 
4° per porgere ai secoli avvenire un memorabile esempio di umiltà e carità; perché divenuta madre di Dio, regina del cielo e dell'universo, Maria fece visita a S. Elisabetta sua inferiore... Non c'insegna forse questo atto di Maria, che è nostro dovere visitare i poveri e gli inferiori?

La Beata Vergine si avvia ai monti - ad montana. - Un'anima piena di Dio, qual era la sua, s'innalza al più alto grado di virtù... Ben poteva Maria ripetere con Abacuc: «Il Signore Iddio è la mia forza: egli darà ai miei piedi la velocità del cervo; mi ricondurrà trionfante su le altezze, dove inneggerò alla sua gloria» (III, 19).


Maria se ne va frettolosa - cum festinatione. - La Beata Vergine va di passo affrettato alla sua meta per non restarsene troppo lungo tempo in pubblico fuori di casa. «Dal che imparate, o vergini, commenta S. Ambrogio, a non fermarvi a ciarlare per le strade e per le piazze. Maria, grave in casa, va frettolosa in pubblico (In Luc. l. II, n. 19)». Un'anima piena di Spirito Santo, non conosce indugi, non dorme, ma corre e vola per la strada dei divini precetti e della perfezione.


«Maria entra in casa di Zaccaria e saluta Elisabetta» (Luc. I, 40). Questa casa è una casa santa, poiché è la dimora di S. Zaccaria, di S. Elisabetta sua consorte e di S. Giovanni Battista loro figlio... Impariamo a non frequentare che case di buon nome, a non praticare che persone intemerate; fuggiamo a tutto potere le case e le persone di dubbia fama o pericolose. Maria poi è la prima a porgere il saluto; infatti conveniva, dice S. Ambrogio, che fosse tanto più umile, quanto più era pura e favorita da Dio (In Luc. lib. II, n. 19). Che bell'esempio per noi, da imitare! e quale spinta a profittare di ogni occasione per radicare in noi la virtù dell'umiltà.
«E come Elisabetta udì il saluto di Maria, ecco che il figlio le tripudiò in seno ed Elisabetta fu riempita di Spirito Santo» (Luc. I, 41). Per il tripudio del suo figlio, Elisabetta conobbe che Maria aveva concepito il Verbo di Dio. Questo esultare di Giovanni Battista fu cosa soprannaturale, come anche l'uso della ragione che gli fu in quel punto conceduto dal Verbo presente nel seno di Maria. Osservate qui come utile ed efficace è il saluto dei santi, la preghiera che loro si dirige e soprattutto quella. che essi fanno per noi; ma non vi è divozione che sia da paragonare alla devozione verso Maria, né protezione che valga la sua.

Notate ancora con S. Ambrogio, che «sebbene Elisabetta sia stata la prima a udire la voce della Vergine, tuttavia Giovanni fu il primo a sentire la grazia. Il bambino tripudiò e la madre fu in quel mentre ricolma di grazia. La madre non ricevette la grazia prima del figlio; ma dopochè il figlio si trovò colmo di grazia, la comunicò alla madre sua (In Luc. lib. II, n. 19)».

L'angelo salutando Maria le aveva detto: Ave, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne (Luc. I, 28); Elisabetta aggiunge alla salutazione angelica queste altre parole: «E benedetto il frutto del ventre tuo» - Benedictus fructus ventris tui. - Poi soggiunse: «E donde mai a me tanta fortuna, che venga in casa mia la madre del mio Signore?» (Luc. 42-43); quasi volesse dire: Voi siete la donna prescelta da tutta l'eternità per schiacciare la testa al serpente, per dare alla luce il Verbo divino, per chiudere l'inferno, per aprire il cielo... Voi siete benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del vostro seno. Né fu sola Elisabetta col bambino che provò i prodigiosi effetti della visita di Maria; anche Zaccaria vi ebbe parte, perché profetizzò dicendo: «Benedetto il Signore Iddio d'Israele, perché ha visitato e redento il popolo suo ed ha risuscitato in mezzo a noi un potente Salvatore, della famiglia del servo suo David» (Luc. I, 68, 69).

«In voi sola, esclama S. Bernardo, in voi sola, Maria, il re dell'universo si cela e si annienta: l'Altissimo si abbassa, l'Immenso s'impicciolisce. Il vero Dio, il Figlio di Dio si è incarnato, e perché? Per arricchirci tutti con la sua povertà, per rialzarci ed innalzarci con la sua umiltà, per ingrandirci col suo annientamento, per unirci a Dio con la sua incarnazione, e perché cominciamo ad essere un solo e medesimo spirito con lui» (Sup.Missus).
Dobbiamo riconoscere che il Salvatore è un Dio nascosto, la cui virtù opera sui cuori in modo segreto ed impenetrabile. Qui noi vediamo Gesù e Maria, Elisabetta e Giovanni. Elisabetta saluta Maria come madre di Dio, e si umilia; Giovanni sente la presenza di Gesù e balza di gioia; Maria riferisce tutto a Dio, Gesù solo pare non faccia nulla; eppure è lui che muove Elisabetta, Maria, Giovanni.

Quante volte Dio ci visita segretamente!... E quanto più spesso ci visiterebbe se non vi mettessimo ostacolo!... E quante volte Gesù viene in noi, suscita in cuor nostro, come già in Elisabetta, sentimenti di fede, di riverenza, di amore, di adorazione alla maestà divina...; ci porta ad umiliarci...; ci spinge e solleva a pii desideri, a santi trasporti, come già fece esultare il Battista...; ci trae finalmente a darci interamente a lui, a benedirlo, lodarlo, amarlo ad imitazione di Maria.

L'abbraccio di Maria e di Elisabetta figura l'unione della legge antica con la nuova, le quali si fusero insieme alla venuta di Gesù Cristo... Elisabetta figura la legge antica, Maria rappresenta la nuova, Giovanni denota il fine delle profezie, egli è l'ultimo dei profeti... Il Salvatore compare, il ministero dei profeti è terminato...

Nell'istante del suo abbracciamento con Elisabetta, Maria sciolse il labbro al sublime cantico del Magnificat. Nel quale dopo aver detto che l'anima sua loda ed esulta nel Signore, confessa che se le generazioni tutte la chiameranno beata, se tutti i secoli gareggeranno nell'esaltarla, è perché Dio aveva guardato con occhio benigno la bassezza e l'umiltà della sua serva e mostrato la potenza del suo braccio facendo in lei cose strepitose ed inaudite; sicché rovesciò i grandi ed innalzò i piccoli, colmò di beni i poverelli affamati e immiserì i ricchi. E tutto ciò fece per sua misericordia e in adempimento delle promesse date ad Abramo ed alla sua progenie (Luc. I, 46-55).



12. NASCITA DI GESÙ CRISTO. - Il parto di Maria fu, secondo l'unanime insegnamento dei padri, dei dottori, dei teologi, della Chiesa, come senza dolore, così senza lesione dell'integrità del suo seno verginale... Quale afflizione per Maria non trovare che una stalla ed una greppia per mettervi al mondo il suo divin bambino!... Correva la stagione più rigida dell'anno, era notte avanzata e Maria trovavasi priva di ogni soccorso allorché diede alla luce colui che era la salute del mondo, il Messia, l'Aspettato dalle nazioni, il Verbo fatto carne ...«Ella partorì il Figliuol suo; e involtolo in fasce, l'adagiò in una mangiatoia» (Luc. II, 7).

Chi descriverà la gioia, la contentezza, l'estasi di Maria nell'accogliere la prima e per la prima volta il divino infante tra le sue braccia?... Di che carezze non l'avrà colmato!... Quali dolci lagrime non avrà versato su di lui!... che soavi baci, che teneri abbracci non gli avrà dato!... Come grande era l'amore del celeste bambino per sua madre e come sviscerato l'amore di Maria per Gesù!... Che cari e dolci sorrisi da una parte, che teneri sfoghi dall'altra!... «O solo parto senza dolore, esclama S. Bernardo, solo puro, solo esente da corruzione! O nascita soprannaturale! Chi narrerà le tue meraviglie?» (Serm. I in vig. Nativ.).


Il censo ordinato da Cesare Augusto ebbe luogo in un tempo in cui il mondo godeva di così universale e profonda pace, che si era chiuso il tempio di Giano. Ora questo avvenne per singolare disposizione di Dio il quale voleva mostrare che Gesù Cristo, nascendo, portava la pace tra il cielo e la terra. Narra la tradizione, che la vergine Maria apparve, con in braccio il figliuol suo, a Cesare Augusto e che in memoria appunto di tale apparizione il romano imperatore fece innalzare sul Campidoglio un'ara portante l'iscrizione - Altare del primogenito di Dio (SUID. - NICEP. ­BARON. - Lex. Hist. et Annal. Eccl.). È opinione di non pochi dottori che gli angeli ricevessero Gesù nella sua nascita e lo rimettessero nelle braccia di Maria... La mangiatoia in cui fu collocato Gesù dopo la sua nascita, si trova al presente in Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Maria accolse i pastori inviati dagli angeli e gelosamente custodiva e meditava in cuor suo tutto quello che del bambino si andava dicendo (Luc. II, 19).




13. PRESENTAZIONE E PURIFICAZIONE. - «Maria e Giuseppe portarono Gesù a Gerusalemme per offrirlo al Signore» (Luc. II, 22). Che obbedienza assoluta! che umiltà profonda non manifesta Maria nella sua purificazione!... Essa vergine, essa immacolata, non disdegna di prendere posto tra le donne comuni... Né solamente di obbedienza e di umiltà ci porge esempio Maria nel tempio, ma anche di eroica rassegnazione, poiché là le fu squarciato il seno dalla spada del dolore, secondo la parola del vecchio Simeone (Luc. II, 35).


Maria offerse a Dio, nel giorno della purificazione, il suo distacco dalle cose terrene, la sua sommissione e la sua penitenza. Per la cerimonia della purificazione ella si assoggettò al giogo della legge antica, legge di servitù dalla quale ella era formalmente esente... Il silenzio di Maria che taceva il grande mistero della sua maternità divina, non ostante che un lembo del velo già avesse alzato Simeone, era prova sicura, certo indizio di una riserbatezza straordinaria, di una impareggiabile modestia. La sua presenza al tempio, l'offerta che vi faceva, dava argomento a credere che ella fosse madre come tutte le altre... O umiltà incredibile ed ineffabile!... Simeone la loda e ne proclama la gloria; Anna, la profetessa, ne divulga le grandezze: ella sola tace, adorando Iddio... Essa è vergine; Dio lo sa, Gesù lo sa, lo sa Giuseppe e questo a lei basta...





14. PATIMENTI E RASSEGNAZIONE DI MARIA. - La predizione fatta da Simeone alla Beata Vergine, il giorno della sua purificazione, che cioè avrebbe l'anima trapassata dalla spada del dolore (Luc. II, 35) ebbe pieno il suo avveramento; poiché in cento occasioni e in mille modi l’acuta punta del dolore fece lo strazio del cuore di Maria.

1° Maria sofferse dei patimenti di suo figlio e le pene di lei furono uguali al suo amore... Nei martiri e nei santi, l'amore fu sempre dolce sollievo nei dolori, fu balsamo divino che cicatrizzò le loro piaghe benché profonde. Più essi amavano Dio, meno sentivano i loro dolori... Al contrario, quanto più Maria ha amato, tanto più ha sofferto e siccome il suo amore era in certo qual modo infinito, anche infiniti furono i patimenti di lei. 2° Maria soffrì per effetto di compassione...; tutti i dolori di Gesù Cristo ebbero in essa la loro ripercussione... ; 3° Ella ha patito in ragione della sua dignità... 4° Ha sofferto in proporzione della lunga durata dei suoi patimenti... Dal punto della sua incarnazione, Gesù vide e sostenne tutta la sua passione; da quel momento ancora, Maria conobbe e sofferse tutte le pene di suo figlio, del suo Dio... 5° Ha patito per sollecitudine... Vide Gesù soffrire tutto da solo, abbandonato dai suoi apostoli, dagli uomini e dagli angeli... 6° Ha sofferto delle bestemmie e delle calunnie orribili lanciate contro Gesù Cristo... 7° Ha patito per la vista e la presenza continua del caro suo figlio crocefisso.

Ecco perché i dottori insegnano che la Beata Vergine fu martire e più che martire. Il dolore dei martiri lacerò il loro corpo, il dolore di Maria, come quello di Gesù, lacerò la loro anima. - Come Gesù Cristo sofferse infinitamente più che ogni martire e che tutti i martiri insieme, così i dolori di Maria la vincono su tutti i dolori dei martiri... Gesù fu crocifisso; anche sua madre lo fu con lui, a cagione degli indicibili spasimi da lei provati ai piedi della croce!... Perseguitando Gesù, si perseguita anche la sua tenera madre; perché della morte di Gesù essa ha fatto la morte sua. «Il dolore della Vergine fu sì grande, scrive San Bernardino, che diviso fra tutti gli uomini, basterebbe dare loro in su l'istante la morte (Tom. II, serm. LXI)».

Che ambascia strinse il cuore della Vergine, quando conobbe che Giuseppe aveva concepito il disegno di abbandonarla!... Che trafittura per lei, vedersi rigettata dalla gente, così che è costretta a partorire il figliuol suo in una capanna, alla campagna, collocarlo in una mangiatoia fra due animali!... Che stretta, vedere già stillare il sangue di Gesù Cristo sotto il coltello della circoncisione!... Che ansia non le cagiona la fuga in Egitto!... Che angoscia, avere smarrito il suo Gesù e cercarlo per tre giorni!... Che puntura, udirlo accusato di malefizi, d'incantesimi, di sobillazioni, di delitti, lui che era l'innocenza e la mansuetudine per essenza!... Che strazio, quando conobbe il tradimento di Giuda, la negazione di Pietro, l'abbandono degli apostoli!... Che affanno, al suono delle calunnie e delle false testimonianze portate al tribunale del sommo sacerdote!... Che ineffabile tormento, essere testimonio dell'agonia, degli schiaffi, degli sputi, degli oltraggi, delle beffe, dei sarcasmi, delle invettive, delle maledizioni, delle grida di rabbia, della flagellazione, dell'incoronazione di spine, della presentazione di Gesù al popolo, della sua condanna, della sua andata al luogo del supplizio con la croce su le spalle e bagnando del suo sangue il cammino!

Ma ecco Gesù al Calvario, ed eccovi Maria anch'essa!... Gesù è su la croce e Maria gli sta ai piedi (IOANN. XIX, 25). O Dio, che inenarrabili patimenti per l'anima sua! Col figlio sta crocefissa la madre; i chiodi che trapassarono le mani e i piedi di Gesù giunsero con la loro punta a trafiggere il Cuore di Maria; la veste che fu staccata a brandelli dalla carne del Salvatore, riaprendone le piaghe, il fiele di cui fu abbeverato, le ingiurie, le imprecazioni, i ludibrii a cui fu fatto segno, furono altrettanti colpi di spada che trapassarono il cuore della Vergine!... Qual pena per lei sentirsi sostituito Giovanni invece del figlio Gesù!... Qual sommo dolore finalmente, vedere questo suo Gesù dare l'ultimo respiro su la croce!...

No, no, i patimenti dei martiri sono un nulla in confronto del martirio di Maria... S. Bernardo dice: «Nessuna mente può comprendere, nessuna lingua può esprimere gli ineffabili strazi che lacerarono il cuore di Maria. Voi pagate su la croce, o Vergine benedetta, egli dice, con larga usura quel tributo di dolore da cui andaste esente nel vostro parto. Provarono le vostre viscere, sotto la croce del vostro figlio che moriva, ben più crudo lo scempio che non avevano provato in Betlemme, quand'egli da voi nasceva (Serm. XXIX in Cant.)».

Ai piedi della croce Maria, secondo l'espressione del Crisostomo, affogava in un mare di patimenti (Serm. in Pass.). Ciò non di meno, sotto il peso di tanta angoscia, Maria non apre la bocca a un lamento; ella si uniforma con intera rassegnazione alla volontà di Dio...




15. ASSUNZIONE E TRIONFO DI MARIA. - Quando i giorni della vita della madre di Dio giunsero al loro tramonto terreno, gli apostoli tutti che erano sparsi per il mondo, si trovarono, per speciale tratto di provvidenza, radunati in Gerusalemme e fecero corona al suo letto. Il vescovo Giovenale di Gerusalemme e S. Giovanni Damasceno, con non pochi altri autori, fanno preciso ricordo di questo fatto. La tradizione ancora ci dice che la Beata Vergine completò sua vita l'anno 58 dell'Era volgare, ventiquattro anni dopo la morte di Gesù Cristo e contandone essa settantadue.

È certo che Maria non è morta. Ma che bella, che dolce estasi, o gran Dio! dopo una vita così santa, così perfetta, così sublime! Non fu che un'estasi d'amore. In lei si avverò alla lettera quel detto dello Spirito Santo: «Forte come la morte è l'amore» (Cant. VIII, 6).

Il cielo si aprì alla Vergine Immacolata e Gesù Cristo le andò incontro accompagnato da tutta la corte celeste a riceverla... «Il tempio di Dio si aprì nel Cielo, dice l'Apocalisse, e fu veduta l'arca dell'alleanza di Dio nel proprio tempio» (Apoc. XI, 19). Quest'arca dell'alleanza di Dio è Maria. Di lei pure si dice nel medesimo libro, a dinotarne l'assunzione al cielo: «Una stupenda meraviglia risplendette in Cielo; una donna vestita di sole, con sotto i piedi la luna, e una corona di dodici stelle in capo» (Ib. XII, 1). 
Di lei pure, diceva il Salmista: «La regina vostra sposa, o Signore, si è assisa alla vostra destra in manto d'oro e splendente di ogni sorta di gemme» (Psalm. XLIV, 9). Sì, o Vergine Santa, il re celeste è preso dalla vostra bellezza (Ib. 11). Presentatevi a lui nella vostra sfolgorante bellezza, o Maria, montate al cielo, seduta sul carro del trionfo e regnate lassù in eterno (Ib.).

Rapiti di ammirazione, i cori degli angeli, se le affollano riverenti sul passaggio e dicono: «Chi è costei che s'avanza come aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole? - Chi è costei che se ne viene dal deserto, tutta vaga e ricca, abbracciata al suo diletto?» (Cant. VI, 9); (Ib. VIII, 5).

Scrive S. Pier Damiani, che la gloria tra cui è ricevuta l'augusta regina Maria al suo uscire da questo mondo, non conosce né cominciamento né fine (Serm. de Assumpt. Virg.) ; di lei possiamo dire con la Sapienza: «La vostra magnificenza, o Dio, splende sul diadema che le cinge le tempia» (Sap. XVIII, 24). Ma come può un mortale parlare del trionfo e delle glorie di Maria? Qui si possono ripetere le espressioni di S. Paolo: che «occhio mai vide, orecchio mai udì, cuore di uomo non mai comprese quello che Dio ha preparato a coloro che l'amano» (I Cor II, 9). Siccome Maria ha più amato Dio essa sola, che non tutti gli angeli e gli uomini insieme, ricevette corona più ricca, gloria più splendida di quella che godono ili angeli e i santi tutti... Ammiriamo e taciamo...

Riferisce la Scrittura che levatosi in piedi Salomone al comparire della madre sua, le andò incontro, poi sedutosi sul suo trono e fatta sedere anche lei su un altro trono alla sua destra, le disse: Chiedi a tuo piacere, o madre, che già non conviene che io ti disgusti (III Reg. II, 19-20). Ecco una languida ombra del trionfale ricevimento di Maria in cielo e del modo con cui Gesù Cristo accolse la madre sua. 

Ne è pure un'immagine il fatto di Ester; di costei si racconta che il re Assuero l'amò al di sopra di tutte le vergini presentategli in ispose: e che essa incontrò grazia e favore presso di lui, il quale le cinse il diadema e la costituì regina (ESTH. II, 17). Al vostro ingresso nel cielo, o Maria, il vostro figlio vi ha ammantata di gloria, cinta di splendore, vestita di maestà incomparabile; dimodochè a giusto titolo potete applicarvi quelle parole del Savio: «La ricchezza e la gloria sono mio retaggio» (Prov. VIII, 18).

Essendo Maria stata piena di grazia, come mai non sarebbe essa ricolma di onori e di gloria? Avendo avuto in terra più virtù e perfezioni e meriti che tutte le creature, conviene che goda in Cielo una gloria di gran lunga superiore a quella di tutte le creature angeliche e umane.

Il Padre l'accolse e coronò a titolo di figlia diletta, divenuta l'augusto santuario del Verbo eterno... Il Figlio l'accolse e le diede potenza e titolo di madre... Lo Spirito Santo l'abbracciò e colmò di gloria a titolo di sposa... Tutti gli ordini angelici la ricevettero e venerarono e celebrarono come loro padrona e regina. Tutti le vennero attorno per farle corona, ammirarla e renderle onore. Il cielo e la Santissima Trinità la dichiararono regina e regina in eterno. O trionfo unico di grandezza, di maestà, di gloria!... O Maria madre nostra, traeteci a voi; otteneteci la grazia d'imitarvi su la terra e di andarvi a contemplare nel cielo!...




16. DIO E GLI UOMINI DESIDERAVANO LA NASCITA DEL MESSIA. 

- Lo Spirito Santo mette, nella persona della Sposa dei Cantici, su le labbra di Maria queste parole: «Ecco che il mio diletto mi viene a dire: Lèvati, affrèttati, o mia diletta, o mia colomba, tu che sei tutta bella agli occhi miei, lèvati, e vieni» (Cant. 11, 10). Questo diletto che parla a Maria, è Dio il quale vuole e desidera salvare il mondo per mezzo di lei...

E infatti, non appena Adamo pecca, egli dà prova di questo suo desiderio, che Maria compaia al mondo, promettendogliela come riparatrice del suo peccato. L'annunzia ad Abramo, ad Isacco a Giacobbe ai profeti; la colma di grazie quando arriva, le spedisce un angelo a dirle che l'Onnipotente l'ha scelta per madre...

Maria è, insieme al Salvatore del mondo, l'oggetto dell'aspettazione delle genti per quattro mila anni. «Signore, diceva l'Ecclesiastico alludendo a Maria, fate comparire prodigi non mai più veduti, cangiate le vostre meraviglie. Glorificate la vostra mano e il vostro braccio destro. Distruggete Satana e riducete all'impotenza il vostro nemico (per colei che deve schiacciarle il capo). Affrettate l'ora e ricordatevi dello scopo, affinché il mondo narri le vostre meraviglie» (XXXVI, 6-7, 9-10). «O cieli, esclamava Isaia, guardando a Gesù e alla Beata Vergine Maria, versate la vostra rugiada; lasciate, o nubi, piovere il giusto; apriti, o terra, e germina il Salvatore» (XLV, 8). La terra è sterile e disseccata; non produce che rovi e spine; il profeta desidera una nuova terra, cioè il seno verginale di Maria, il quale produrrà un nuovo frutto, un frutto divino...

La sacra Scrittura è ripiena di testimonianze, di voti, di gridi di speranza, di sospiri, delle preghiere rivolte al Signore perché inviasse il Messia, e colei da cui questi doveva nascere. «O Sapienza che siete uscita dalla bocca dell'Altissimo, venite ad insegnarci la via della prudenza» (Eccli. XXIV. - ISAI. XL). «O Adonai, capo della casa d'Israele, venite a riscattarci con la forza del vostro braccio» (Exod. VI).

Gli angeli desideravano la venuta di Maria al mondo, acciocché finalmente fossero occupate le sedi lasciate vuote in cielo dagli angeli ribelli... Nel limbo, le anime dei giusti; sulla terra, le nazioni affrettavano ansiose la comparsa di Maria.




17. L'UNIVERSO AI PIEDI DI MARIA. 

- Ma non solamente la Scrittura ci ha lasciato monumenti e ricordi della universale aspettazione di Maria, ma anche magnifiche profezie dell'omaggio che le avrebbe prestato il mondo, omaggio di invocazione, di preghiera, di lodi. Se toccò ai Giudei la bella sorte di vedere paghi i voti dell'aspettazione, fu riservata a noi cristiani l'invidiata fortuna di vedere l'umanità prostrata ai piedi di Maria in atto d'invocarla e lodarla, l'adempimento della glorificazione profetizzata.

Accennando alla Vergine, il Salmista aveva detto che le figlie di Tiro l'avrebbero regalata di ricchi presenti e che i grandi della terra avrebbero sollecitato, come segnalata grazia, il favore di poterne mirare il volto (Psalm. XLIV, 12) Il Signore afferma nei Cantici, che la sua colomba (Maria), è unica, è perfetta, che avendola veduta le fanciulle, l'acclamarono avventurata; le matrone e le regine ne celebrarono le lodi (VI, 8). Nelle province che si accalcavano attorno al seggio di Giuseppe in Egitto, per comprare grano e quietare la fame (Gen. XLI, 57), non vedono forse gli interpreti sacri l'immagine delle nazioni affollate intorno all'altare della Vergine, invocandone protezione e aiuto?

«Voi siete benedetta dal Signore, o figlia mia, disse Booz a Ruth: tutto il popolo sa che siete una donna sopra ogni altra virtuosa » (RUTH. III, 10-11). Ruth non era che la figura di Maria alla quale in verità, meglio, che a Ruth, convengono nel più ampio senso le citate parole. Come anche a lei alludeva il vecchio Tobia, quando pronunziava quell'oracolo: «Di fulgidissima luce splenderete e i più lontani popoli della terra vi venereranno. A voi trarranno le nazioni dai più remoti lidi portandovi regali; in voi esse adoreranno il Signore e voi chiameranno terra santa, perché in voi invocheranno il grande nome del Signore... E voi vi rallegrerete e godrete dei vostri figli, perché saranno tutti benedetti e raccolti ai piedi di un medesimo Signore» (TOB. XIII, 15-17).

La Scrittura ci narra come ritiratasi Giuditta in Betulia, dopo la morte di Oloferne, tutto il popolo, dai ragazzi ai vecchi, le corse incontro e le si serrò attorno giulivo a festeggiarla e lodando Dio la chiamavano benedetta dal Signore sopra tutte le donne della terra, perché egli aveva reso in quel giorno così chiaro ed illustre il nome di lei, che le sue lodi non sarebbero mai cessate su le labbra di quanti avrebbero ricordato la potenza dell'Altissimo (IUDITH. XIII, 15, 22-25). Non è forse questo che noi vediamo adempirsi e rinnovarsi tutti i giorni, da diciannove secoli, dall'universo prostrato agli altari dell'immacolata? Si, noi udiamo ogni giorno l'umanità cristiana esclamare rivolta a Maria: «Voi siete la gloria di Gerusalemme, la gioia d'Israele, l'onore del vostro popolo; voi la benedetta da Dio fra tutti i padiglioni di Giacobbe; perché il Signore sarà glorificato in voi da tutte le nazioni che udiranno pronunziare il vostro nome» (IUDITH. XV, 10 - XIII, 31). Maria è lodata, esaltata, benedetta, invocata ovunque è conosciuto, lodato e invocato il nome di Gesù Cristo.

Verrà tempo, dice Maria nel sublime cantico del Magnificat, che «tutte le nazioni mi chiameranno beata» (Luc. I, 48). La chiameranno beata, perché il Signore ha eletto in essa la sua dimora (Psalm. CXXXI, 14). La chiameranno beata, perché il Verbo si è in lei Incarnato. La chiameranno beata, finalmente, perché umiliandosi ha meritato di diventare la madre di Dio e la corredentrice del genere umano (Luc. I, 48).

Maria qui annunzia e predice la sua grandezza presente e futura; e questa sua profezia si è in modo mirabile adempita in tutti i secoli e si adempirà fino alla fine del mondo e per tutta l'eternità. I templi, le cappelle, gli altari innalzati a Maria, gli onori a lei resi, le tabelle votive a lei offerte, i pellegrinaggi, le preghiere, i canti, ecc. che in tutti i luoghi e in tutti i tempi ebbero per iscopo o d'invocarla o di ringraziarla, sono altrettanti monumenti che attestano l'adempimento delle parole della Beata Vergine: - Beatam me dicent omnes generationes. - L'eternità si unisce al tempo per renderle quest'omaggio. Nel soggiorno della gloria, gli angeli e i beati le si affolleranno eternamente intorno per lodarla, onorarla, benedirla e proclamarla beata. L'augusta Trinità anch'essa unirà la sua voce a quella della corte celeste.

Non vi è angolo di terra, dove non sorga una chiesa o una cappella dedicata alla Madonna. Quelle che torreggiano su l'altezza dei monti, furono là innalzate per tenere lungi la folgore e la tempesta dai sottoposti Plani e per attirare sopra di loro la pioggia benefica, immagine della pioggia celeste della grazia che discende nei cuori... In fondo alle valli, ricordano che Maria viene là per benedire gli umili e i deboli... In mezzo alle foreste ed alle cupe solitudini, servono di faro al viaggiatore che scorge di lontano le loro torri, e sente la campana di Maria dare il rintocco dell'Angelus. I popoli accorrono a questi santuari per invocare Maria e proclamarla beata.

Non vi è chiesa nel mondo, dove non si veda un altare consecrato a Maria; dappertutto il culto e l'altare di Dio si uniscono al culto ed all'altare della Vergine... Anzi la maggior parte delle più sontuose basiliche, dei più magnifici templi che ornino le capitali dei regni e degli stati, sono consecrate a Maria. Non è dunque vero che tutte le nazioni la proclamano beata? - Beatam me dicent omnes generationes.

Ludibrio di spaventosa tempesta, già in sul punto di affogare, il marinaio scorge, dall'alto dei marosi, un punto culminante: è un santuario eretto a Maria da altri naviganti che qualche secolo innanzi, furono liberati da certo naufragio, per il voto fatto alla Vergine d'innalzarle quel modesto monumento della propria riconoscenza. A tal vista il marinaio volge con fiducia lo sguardo da quel lato; invoca Maria e campa da certa morte. 
Migliaia di tali santuari sorgono cosi in vista ai lidi, per glorificare e ringraziare colei che la Chiesa invoca sotto il nome di Stella del mare. Le mura di queste chiesuole si mostrano coperte di tavolette, indizio e dei voti fatti e dei soccorsi ottenuti. Qui è la Vergine del Carmelo, là è la Madonna di Loreto; su quel promontorio sorge la Madonna della Neve; su quell'altro s'innalza la Madonna della Guardia; più lungi biancheggia la cupola di Nostra Donna del Soccorso e via dicendo; e sotto le volte di tutti questi edifizi risuona la voce del popolo, che divoto e riconoscente, proclama beata la Vergine, salutandola stella del mare: - Beatam, me dicent omnes generationes - Ave, maris stella.

Tutte le età, tutti gli stati, tutti i secoli, tutte le lingue; giudei, gentili convertiti, uomini e donne, ricchi e poveri, tutti pregano, tutti invocano, tutti onorano Maria, tutti ad una voce la decantano beata.

- Beatam me dicent omnes generationes. - «A lei volgono l'occhio, dice S. Bernardo, e quelli che dimorano nel cielo e quelli che peregrinano su la terra e quelli che passano per il purgatorio; desiderando i primi che siano riempiti i seggi lasciati vacanti tra loro dagli angeli ribelli; implorando i secondi la loro riconciliazione con Dio; chiedendo i terzi di essere liberati (Serm. II de Pentec)».

«O Vergine santa» esclama il cardinal Ugone, tutte le generazioni vi dicono beata, perché avete partorito per tutti la vita, la grazia, la gloria: la vita ai morti, la grazia ai peccatori, la gloria agli infelici. Un mirabile concerto di voci a voi rivolge le lodi già date a Giuditta. Voi siete la gloria di Gerusalemme, la letizia di Israele, l'onore del popolo; voi avete operato con fortezza. La prima parola viene dagli angeli, di cui Maria ha riparato la rovina; la seconda dagli uomini, la cui tristezza fu da essa mutata in gaudio; la terza dalle donne le quali furono per lei tolte all'infamia e al disonore; la quarta dai morti ai quali ha sciolto le catene (In lib. Iudith) ».

Ecco che tutte le età mi chiameranno beata. Questa parola Ecco - Ecce -dinota l'ammirazione. Ecco una cosa nuova, un fatto sconosciuto a tutti i secoli, meraviglioso sopra ogni dire, che una donna sia benedetta e felice; anzi più felice degli uomini e degli angeli medesimi. Infatti fino a quel giorno tutte le donne erano state umiliate da Dio nella persona di Eva e condannate a sopportare tre pene: la schiavitù, il dolore, il lavoro... Ecco - Ecce - significa il cominciamento, il principio. Ecco che da questo istante sono dichiarata beata e continuerò ad esserlo per tutti i secoli... Ecco - Ecce ­ suona ancora avvertimento; quasi dica: fate attenzione, o miseri mortali che cercate la felicità, e imparate da me com'essa si trovi nell'umiltà, nell'obbedienza, nella grazia di Dio; sappiate che e quelle e questa voi otterrete per mezzo mio. Perché io sono stata la prima a gustare la felicità, io sono quella per cui Dio vuole rendere felici tutti gli uomini. Correte dunque al mio seno, implorate il mio patrocinio se volete sottrarvi all'infelicità e raggiungere la felicità...

Permettetemi, gridava il pio Gersone, permettetemi, o Vergine santa, che vi lodi e vi esalti come più che tre volte beata. 

Infatti: 
1° siete beata, secondo la parola di Elisabetta, perché avete creduto: - Beata quae credidisti. - 
2° Siete beata, perché piena di grazia, secondo la salutazione angelica: - Ave, gratia plena. 3° Siete beata, perché benedetta a cagione del frutto del vostro seno, che è la benedizione per essenza: - Benedictus fructus ventris tui. - 
4° Siete beata, perché l'Onnipotente ha operato in voi mirabili cose: - Fecit mihi magna qui potens est. - 
5° Siete beata per essere la madre di Dio. - 
6° Siete beata, per aver unito la fecondità alla verginità... - 
7° Siete beata, perché non avete avuto chi vi uguagliasse prima di voi, né vi sarà chi vi pareggi dopo. Sì, tutte le nazioni vi diranno beata: ­ Beatam me dicent omnes generationes (Tract. IV, not. I supMar.).

Ancora una volta: Maria ha predetto che sarebbe proclamata beata, onorata ed invocata come tale da tutte le genti, in tutti i luoghi e per tutti i secoli, e questa profezia si vede adempita pienamente. Tutto ne fa fede, le chiese, le cappelle, gli altari, i monumenti, i pellegrinaggi, le congregazioni religiose, le confraternite laicali istituite in suo onore, le preghiere, le processioni, i canti dei fedeli. A lei sola si porge il culto di iperdulìa, e il culto della Vergine vince in isplendore, in estensione, in frequenza, il culto che si presta agli angeli ed ai santi tutti insieme; su la terra e sul mare, nei paesi civili e nei barbari, dappertutto echeggia glorioso e venerato, amato e invocato il nome della gran madre di Dio, Maria.

In ogni tempo e in ogni luogo, i cristiani e la Chiesa tutta celebrarono e celebreranno, o Vergine augusta, la vostra concezione immacolata, la verginità illibata, la maternità divina, l'umiltà, l'obbedienza, la pazienza, la santità ed ogni virtù vostra; la vostra potenza, la bontà, la misericordia, le grazie che ottenete ai vostri servi, i miracoli che a loro soccorso operate: - Beatam me dicent omnes generationes. - Deh! prosperi, aumenti e si dilati il vostro culto fino a che vi saranno uomini in terra e angeli in cielo! fino a che Dio sarà Dio, per tutta l'eternità ed oltre! (Exod. XV, 18). Così sarà certamente ed io me ne compiaccio, o madre mia! perché voi ne siete degna. Ottenetemi che vi onori, vi preghi, vi ami e v'imiti quaggiù, affinché possa godere per sempre della vostra vista e compagnia nel cielo...

Se Maria fosse stata una donna qualunque e non in realtà la madre di Dio, come avrebbe potuto annunziare che sarebbe esaltata a tanta grandezza e che tanto grande, tanto universale, tanto costante sarebbe stata la devozione e il culto suo? Se ella non fosse stata madre di Dio, si sarebbero le sue profezie adempite così pienamente, come attesta la voce di diciannove secoli? avrebbe Iddio permesso che una tale impostura regnasse in tutti i tempi e su tutta la Chiesa, a tal punto da accecare e sedurre e traviare tutti i teologi, tutti i dottori, tutti i vescovi, tutti i padri, tutti i concili, tutti i papi, tutti i santi, in una parola tutta la Chiesa e sempre?
Ah, viva Maria! viva il suo nome, il suo culto, il suo amore! Oh come è dolce il pregarla, onorarIa, amarla, imitarla! Tanta sapienza e tanta felicità sta riservata ai suoi servi, che io voglio e anelo e sospiro e protesto di vivere in Maria e per Maria, affinché mi sia dato di morire tra le materne sue braccia.




18. MARIA RIFERISCE TUTTO A DIO.

 

- L'angelo esalta Maria dicendole: «Io vi saluto, o piena di grazie, il Signore è con voi, voi siete benedetta tra tutte le donne» (Luc. I, 28); - e Maria riferisce subito quest'onore a Dio, dichiarandosi l'umile ancella del Signore (Luc. I, 38). 

Elisabetta glorifica Maria chiamandola benedetta tra le donne, perché benedetto è il frutto delle sue viscere e professandosi, indegna dell'alto onore di accogliere in casa sua la madre del suo Signore (LUC. I, 43). Ora che fa Maria, udendo tanto elogio? tutto lo rifonde in Dio cantando: «L'anima mia glorifica il Signore » (Luc. I, 46). Maria dà a Dio le lodi che a lei sono tributate e le riversa in Dio, come nell'unica vera sorgente di ogni bene. Voi, o Elisabetta, pare che dica, voi esaltate la madre del Signore, ma l'anima mia esalta e glorifica Iddio. 

Con queste, parole: - Magnificat anima mea Dominum - Maria annunzia e proclama la bontà, la misericordia, la potenza, la maestà di Dio. Con quelle altre: - Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo - il mio spirito si è rallegrato in Dio mio Salvatore, ella fa conoscere la dolcezza e le delizie che ha attinto in Dio al tempo della concezione del Verbo. Essa imitava in questo modo gli angeli i quali meritano, esaltano e decantano la maestà incomprensibile di Dio e godono a un tempo stesso della sua dolcezza. Ammirano per amare ed esaltare.


In un modo Dio esalta l'uomo innalzandolo al disopra degli altri uomini per mezzo delle ricchezze, degli onori, delle grazie e dei doni speciali; ma l'uomo non può in questa maniera esaltare Dio, perché non ha potere di aggiungere nulla alla grandezza divina. Egli dunque l'esalta lodandolo, proclamandone la bontà, la maestà, la potenza, la santità, la misericordia, la provvidenza, la scienza, la gloria, l'immensità, l'eternità, insomma tutti gli attributi divini... Iddio allora è glorificato dall'uomo quando questi l'onora e lo serve con le sue virtù... E glorificato quando noi ci conformiamo a Gesù Cristo e in lui ci specchiamo come nel nostro modello... L'anima nostra glorifica il Signore con l'uso delle mani, degli occhi, della lingua, del cuore, della memoria, della volontà, dell'intelligenza... Ciascuno può, dice S. Agostino, concepire il Verbo credendo in lui, partorirlo annunziandolo agli altri, esaltarlo amandolo; allora può ripetere con Maria: L'anima mia glorifica il Signore (Super Magnificat).

Maria disse: «L'anima mia» - Anima mea, - perché: 
1° ella possedeva tutt'intera l'anima sua; così non è, pur troppo! di noi nei quali il demonio o la carne, l'orgoglio o l'accidia, ecc. sono padroni e tiranni. 
2° Essa aveva dato senza riserva tutta l'anima sua a suo figlio; ora, dare l'anima propria senz'eccezione a Dio vuol dire esserne interi ed assoluti padroni noi medesimi... 
3° Essa amava infocatamente Iddio: ora quanto più si ama Dio, tanto più si possiede interamente l'anima propria...

Maria ha in tutto il corso della sua vita glorificato Iddio e riferito a lui ogni cosa, fino alla sua estasi finale, proclamando la grandezza di Dio... «Quegli che è potente ha fatto in me grandi cose e il suo nome è santo» - Fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen eius (Luc. I, 49). Maria riferisce tutto a Dio solo e niente a se stessa, dei grandi fatti di cui Elisabetta la encomiava; essa benedice il nome del Signore e dice che Dio l'ha santificata perché la destinava a madre sua... Giacché noi tutto abbiamo da Dio, corpo e anima, vita e sanità, beni temporali e spirituali, dobbiamo ad esempio di Maria, attribuire tutto a Dio. lui riconoscere e confessare e ringraziare come datore di ogni cosa. E’ questo il vero, il sicuro mezzo di piacergli e di meritarci sempre più abbondanti i suoi doni.





19. AMORE DI MARIA PER IL RITIRO. 

- Nessuno fu più di Maria amante del ritiro e della solitudine... Sua occupazione è il lavoro... Non conosce che il tempio e la casa, Dio e i suoi genitori... Parla di rado, non si mostra mai in pubblico... Schiva il mondo e cerca Dio solo... 
Una sola visita leggiamo che ella abbia fatto; e questa fu a S. Elisabetta, sua cugina, per farle conoscere il grande mistero dell'incarnazione del Verbo... Una sola volta la troviamo ad un convito, ma vi è condotta dalla carità verso il prossimo e dall'onore di suo figlio che voleva per mezzo di lei manifestare la sua potenza agli uomini... 

L'angelo che va ad annunziarle la sua destinazione a: madre di Dio, la trova sola e ritirata nella sua cameruccia... Quando l'incontriamo fuori di casa, è avviata o al tempio o al Calvario o dietro le orme del Figliuol suo... Dal Vangelo non possiamo rilevare che Maria abbia parlato più che quattro volte: 
1° quando l'Angelo la richiese del suo consenso per l'incarnazione del Verbo; 
2° quando s'innalzò a volo così sublime nelle lodi verso Dio e si abbassò così profonda in umiltà, nel cantico del Magnificat
3° quando trovò il figliuol suo nel tempio; 
4° nelle nozze di Cana... 

Ora chi potrebbe dire tutto ciò che di meraviglioso e di divino avvenne nel sacro cuore di Maria, in mezzo al profondo silenzio e raccoglimento in cui visse per settantadue anni?.. Che preghiere fervorose! Che atti di fede, di speranza, di carità, di umiltà, di obbedienza, di pazienza, di prudenza, di modestia, di vigilanza, di purità, di zelo!... Che meditazioni, che contemplazioni, che estasi!... Che intima unione con Dio!... Ah! impariamo da Maria ad avere caro il silenzio, il ritiro, la solitudine...




20. MARIA MADRE E MODELLO DEI VERGINI

- La regina sta alla destra del re, dice il Salmista, ed al suo seguito si vedrà una moltitudine di vergini; o re, le compagne della sposa vi saranno presentate. Saranno condotte con gioia e festa e introdotte negli appartamenti reali. O Maria; sposa e vergine immacolata, in luogo dei vostri maggiori vi nacquero dei figli; voi li costituirete principi su tutta la terra. Essi eterneranno la memoria del vostro nome a traverso le generazioni e i popoli vi glorificheranno ed encomieranno per tutti i secoli e nell'eternità (Psalm; XLIV, 9, 14, 17). Per questi figli ai quali è promesso l'impero del mondo, il profeta intende principalmente i vergini di ambo i séssi, che tengono il primo luogo nella gerarchia dei santi, e che per la loro volontaria rinunzia ai diletti ed alle gioie passeggere del secolo, vengono collocati al di sopra di tutte le cose terrene.

A Maria convengono pure quelle parole di Tobia: «Voi vi rallegrerete nei vostri figli, perché saranno tutti benedetti e raccolti attorno al Signore» (Tob. XIII, 17). Infatti chi non vede in questi figli benedetti da Dio a cui fanno corona, i vergini e le vergini ritirate all'ombra del tempio cristiano, cantanti le lodi di Dio e della Vergine nel silenzio dei chiostri e dei monasteri, raccolti intorno al tabernacolo santo che racchiude il re dei vergini?

S. Gerolamo illustra la dignità di questi prediletti figli di Maria, quando dice: La morte è venuta per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria; Maria ha dato alla luce una famiglia tutta affatto nuova, ha formato una famiglia di cuori vergini, affinché suo Figlio, adorato nel cielo dagli angeli, avesse anche su la terra, nei vergini, angeli che l'adorino (Ad Eustoch. de Cust. Virg.).

Prima di Maria, la verginità volontaria e perpetua era virtù del tutto ignota... Questa incomparabile Vergine ha prodotto col suo esempio milioni di vergini di ogni stato, età e condizione, che fiorirono e fioriscono ovunque attecchisce l'albero del culto cattolico e che menano in terra la vita degli angeli nel cielo... Ma che dico? avanzano in merito gli spiriti celesti; poiché il rimanere vergine in un corpo corrotto, è un portare la virtù al più eroico grado... Doppia corona, della verginità e del martirio, cingeranno i vergini; se è vera la sentenza dei padri, i quali chiamano la conservazione della verginità un lungo martirio e degno di ricevere il premio assegnato al martirio di sangue... «I vergini, dice l'Apocalisse, seguono l'Agnello (e l'angusta sua madre) dovunque vada, perché sono senza macchia innanzi al trono divino» (Apoc. XIV, 4, 5). Che trionfo, che gloria, che gioia, che corona non è per Maria e in cielo e in terra, quest'innumerabile popolo di vergini!...


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>

martedì 17 giugno 2014

Devozione alla Madonna - "Dignare me laudare Te, Virgo Sacrata!"


32. Devozione alla Madonna





   
Necessità ed eccellenza

Crederei di mancare al mio dovere e al mio speciale affetto alla SS. Vergine, se non prendessi tutte le occasioni propizie per parlarvi di Lei. S. Alfonso aveva fatto proposito di non tenere alcuna predica senza parlare di Maria SS., e riservava sempre una predica degli Esercizi a questo caro argomento. Predicando egli una volta sulla Madonna, un raggio di luce partì dall'effigie di Lei e venne a posarsi sul capo del Santo, alla presenza di una moltitudine di popolo (953). La Madonna fece questo miracolo per un gran Santo; ma invisibilmente lo fa anche per noi, ogni volta che parliamo di Lei. Dignare me laudare Te, Virgo Sacrata! È una grazia il poter parlare della Madonna; si concorre in qualche modo a realizzare ciò ch'Ella aveva di Sé predetto: Tutte le generazioni mi chiameranno beata (954).

Il mondo, come è consacrato al Cuore di Gesù e a S. Giuseppe, lo è anche alla Madonna. L'Italia Le è consacrata in modo particola re. Non v'è paese o borgata dove non vi sia una chiesa, un altare, un pilone, un'immagine della Madonna.
Questa divozione comincia con Nostro Signore ed è quasi tutta fondata sul Vangelo. Chi più di Nostro Signore amò e onorò la Madonna? Alle nozze di Cana, in omaggio a Lei, fece il suo primo miracolo. Persino gli eretici e scismatici dei primi tempi onorarono la Madonna. In Abissinia, la Chiesa ufficiale non è cattolica, eppure quanta divozione ha per la Madonna!
La divozione a Maria SS. è necessaria per salvarsi; ciò è moralmente certo, Suarez dice chiaramente che nessuno si salva senza la Madonna. La Chiesa applica alla SS. Vergine le parole della S. Scrittura: Chi mi avrà trovata, avrà trovata la vita e riceverà la salute dal Signore (955). La divozione alla Madonna non è dunque solo di consiglio, ma di necessità.

Ne consegue ch'essa è un segno di predestinazione. Sì, perché la Madonna null'altro desidera che la salvezza delle anime, ed è costituita così in alto, che può tutto. Nessun vero divoto della Madonna si è mai dannato. Quanti che avevano solo una tenue divozione verso dl Lei, furono da Lei convertiti! Alle volte ci domandiamo con stupore: " Come mai quel tale, dopo tanti anni di vita disordinata, si è convertito ed è morto così bene? ". La spiegazione la troviamo sempre lì: un po' di divozione alla Madonna... qualche Ave Maria ogni giorno... la medaglia al collo, e simili. Ho conosciuto una persona che da più di quarant'anni aveva lasciato ogni pratica religiosa, conservando solo la pia usanza della recita di tre Ave Maria ogni giorno. Ebbene, la Madonna le ottenne la grazia di fare una buona morte. Con questo non voglio dire che bastino tre Ave Maria e poi peccare; voglio dire che la Madonna, per un piccolo ossequio, magari dopo trenta o quarant'anni, riduce un'anima a pentimento.

Il desiderio proprio della Madonna è di salvar anime, cooperare perché il Sangue del suo Divin Figlio non sia sparso invano. Ella ha voluto dare il suo nome al nostro Istituto, perché si salvino più anime che è possibile. Tutte le anime che salverete, sarà per mezzo di Maria. Se uno vuol salvarsi senza passare per la Madonna, sbaglia.

Lo Scaramelli riporta la seguente visione: Diverse anime tentavano di salire per una magnifica scala rossa, in cima alla quale stava Gesù; ma per quanti sforzi facessero, non riuscivano a raggiungere la sommità. Poco discosto v'era un'altra scala, bianca, in cima alla quale stava la Madonna; molte anime la salivano con facilità e, giunte sulla sommità, la Madonna le faceva passare a Gesù. Allora anche le prime che invano avevano tentato di salire per la scala rossa, si portarono presso quest'altra ed esse pure con facilità riuscirono a salirla (956). Questo per dimostrare come non si possa giungere a Gesù, se non per mezzo della Madonna. Ad Jesum per Mariam!

La divozione alla Madonna non è solo pegno di predestinazione, ma anche di santificazione. Chi non ha vera divozione alla Madonna, non sarà mai un santo Religioso, un santo Sacerdote, un santo Missionario. Chi vuol giungere alla santità senza la Madonna, vuol volare senz'ali. Senza di Lei si fa nulla. E che fa Ella per la nostra santificazione? Ci sostiene nelle tentazioni e in tutte le miserie di cui è piena la nostra vita; ci difende dal demonio; ci dà la forza di superare tutte le difficoltà.

A convincerci di ciò basterebbe il fatto di S. Maria Egiziaca, narrato dallo Scaramelli. Costei era una grande peccatrice. Quando il mondo cominciò a venirle in uggia, pensò di entrare in una chiesa, ma, giunta alla porta, non vi poté entrare. Disperata peri vani tentativi, si prostrò davanti ad un'immagine della Madonna e chiese la grazia di poter entrare. La Madonna la esaudì. Entrata in chiesa, si pose subito sotto la protezione di Maria SS.; poi andò in un deserto, dove visse 47 anni a far penitenza. In tutto questo tempo la sola sua maestra fu la Madonna, che di una grande peccatrice fece una grande santa (957).

Tutti i Santi furono divoti della Madonna. La più bella omelia di S. Girolamo è quella sulla Madonna (958). Non avrei mai creduto che questo santo piuttosto rustico, fosse tutto tenerezza nel parlare alla Madonna. S. Filippo, fin da fanciullo, fu grandemente divoto della Vergine e si fermava delle ore a conversare con Lei davanti alla sua effigie. Lo faceva col trasporto, per l'amore tenerissimo che le portava S. Giovanni Berchmans pure era divotissimo della Madonna e ne parlava con santo entusiasmo; andava ripetendo a tutti: a Siate divoti della Madonna! "

S. Bernardo dice che la Madonna è fonte e canale. È fonte di grazia, basta andarla a prendere; ed è canale, perché tutte le grazie passano da Lei (959).
Tolta la Divinità, tutto il resto datelo pure alla Madonna. Ella è la Madre di Gesù e, come tale, in bei modi, a Lui comanda. Coriolano non cedette a nessuno, tranne alle istanze di sua madre. Quando Mosè disse a Dio: " Se non vuoi esaudirmi, toglimi da libro della vita " (960), Dio cedette alle sue suppliche. Mosè era, sì, un santo uomo, ma non era certo la Madonna.
Ella è regina del cielo e della terra, regina potentissima. Non è solo il re che comanda, ma anche regina. Le preghiere della Madonna, più che preghiere potrebbero dirsi comandi, perché il Signore vuole ch'Ella comandi.

Con esattezza teologica si dice che ciò che Iddio può per onnipotenza, la Madonna lo può con la preghiera. Non che la Madonna sia onnipotente ex malo è per volontà di Dio, lo è per grazia. La Madonna, in Dio e con Dio, può tutto. Ella è tesoriera e dispensatrice di tutte le grazie. Ella può persino far violenza a Nostro Signore, come fece alle nozze Cana. Ella è, al dire dei Santi, l'onnipotenza supplichevole.

Dobbiamo ringraziare il Signore che abbia voluto così, stimarci ben fortunati di non dover sempre ricorrere fino al trono di Dio per ottenere grazie, ma di avere a nostra disposizione questo gran mezzo. La Madonna, vedete, è più tenera!...
Dunque la Madonna può tutto. E vuole? Oh, se vuole! Con la sua tenerezza materna Ella entra nelle intenzioni del suo Divin Figlio: sa quanto siamo costati a Lui, sa che Nostro Signore vuol salvi tutti gli uomini; conosce questo gran desiderio di Gesù, questa precisa volontà di Dio: che ci salviamo e ci santifichiamo. Perciò basta che noi chiediamo e ci disponiamo a ricevere le sue grazie. Che se la Madonna soccorre anche i peccatori che Le danno qualche segno di divozione, che cosa non farà per quelli che la venerano e si adoprano a farla conoscere, amare e venerare?

Non temete di essere troppo divoti della Madonna, di onorarla troppo. Chi non ha divozione a Maria, non ha né vocazione sacerdotale, né vocazione Religiosa. Non è tuttavia necessario di sentirla sensibilmente; la vera divozione sta nella volontà. E nemmeno dobbiamo aver paura di far torto a Nostro Signore, amando molto la Madonna. Più l'amiamo, più ricorriamo a Lei, e più facciamo piacere a Nostro Signore. Dunque ricordatelo: se non saremo divoti della Madonna non faremo mai niente.

Come dimostrare il nostro amore alla Madonna

RIGUARDARLA COME MADRE - Prima di tutto bisogna che riguardiamo Maria SS. come vera nostra Madre, sull'esempio di S. Filippo che soleva chiamarla: " Mamma mia! Mamma mia! ". Così pure faceva S. Giuseppe Cafasso e diceva sovente ai penitenti: " Ricordatevi che avete in Maria SS. una seconda Madre, che vi ama più della prima, senza tuttavia prenderle il posto ". Invece taluni parlano della Madonna come di un qualsiasi Santo canonizzato!.. In una madre si ha fiducia, le si vuol bene. Eccitare quindi in noi l'amore filiale alla Madonna, desiderare di sentirlo sempre più forte in noi, ripeterle anche noi con grande affetto: " Mamma mia! Mamma mia! ".

EVITARE IL PECCATO - Una cosa sola dispiace a Gesù e quindi anche alla Madonna: il peccato! Può uno essere divoto e piantarle uno stile nel cuore? Ebbene tutto ciò che ferisce il Signore, ferisce la Madonna Bisogna avere un po' di riguardo! Il peccato mortale non può stare con la vera divozione a Maria... E se capitasse una disgrazia? Mettersi subito a posto, ricorrere ugualmente a Lei, che è rifugio dei peccatori.
Dobbiamo inoltre guardarci dai peccati veniali, che sono un insulto, uno schiaffo, come per Gesù, così per la Madonna. Anche la Madonna ha portato il peso dei nostri peccati, Corredentrice con Nostro Signore. Perciò bisogna star attenti e fare ogni sforzo per diminuire il numero delle nostre mancanze, procurare che non ci sia mai la volontà o l'avvertenza piena. Insomma, avere in abominio il peccato e coltivare in noi questo abominio.

PRESTARLE OSSEQUIO - Parleremo in seguito delle diverse pie pratiche in onore della Madonna; qui solo vi ricordo come in ogni locale, studio, dormitorio, abbiamo il Crocifisso e l'effigie della Madonna. Perché dunque, quando entriamo in uno di questi locali, non salutare, dopo il Crocifisso, anche la Madonna? E così di altri ossequi. S. Alfonso era ascritto a quasi tutte le Compagnie erette in onore della Madonna. A chi gli domandava, come fosse possibile adempierne tutti gli obblighi, rispondeva: " Per intanto comincio a essere ascritto e a portarne l'abitino " (961). Taluni, al veder baciare un'immagine della Madonna, dicono " Uh, roba da bimbi! ". No, no; bisogna amare e rispettare tutto quello che riguarda la Madonna. S. Giovanni Berchmans dice che un ossequio, anche se piccolo ma costante, prestato alla Madonna è sempre molto efficace (962). Così è delle piccole mortificazioni fatte in suo onore.

FARCI SUOI SCHIAVI - Per meritarci la grazia di giungere alla santità, dobbiamo fare ciò che insegna S. Luigi Maria Grignon di Monfort, nel suo trattatello sulla divozione alla Madonna: farci schiavi di Maria; come S Francesco Zaverio che si faceva schiavo di Nostro Signore e talora si faceva persino legare le mani e i piedi. A noi piace di più essere figli; comunque, siamo schiavi volontari, e la Madonna ci tratterà bene. Questa schiavitù consiste in una donazione totale di noi stessi a Maria, che può così disporre a suo piacimento di quanto facciamo, e meritiamo; donazione totale, assoluta, irrevocabile. Non apparteniamo più a noi, ma alla Madonna.
Come conseguenza pratica, dobbiamo far tutto con la Madonna, tutto per la Madonna e tutto ricevere da Lei. Far tutto con Maria; cioè fare tutte le nostre azioni in unione con Lei. S. Giuseppe Cafasso diceva che la Madonna bisogna prenderla socia in tutto. " Quando andate a predicare - soleva dire - prendetevi sempre insieme la Madonna ". Far tutto con Maria vuol dire ancora prendere la Madonna come nostro modello in tutte le azioni: come farebbe la Madonna questa azione?

Far tutto in Maria: assuefarci cioè a poco a poco, a raccoglierci in noi stessi come in un oratorio, con Maria: come una lampada che arde sempre alla sua presenza.
Far tutto per Maria: tutto cioè per piacere a Lei, tutto come vuole Lei. Se vogliamo far piacere a Nostro Signore in tutte le nostre azioni, dobbiamo farle in modo che piacciano anche alla Madonna, e farle per piacere alla Madonna. Allora Essa presenta tutto a Nostro Signore come se fosse roba sua e nostra insieme; e certo Essa non vorrà scapitarne; perciò aggiusterà tutto in modo che Gesù ne sia contento.
Prendere tutto da Maria: quando siamo tutti suoi, non ci mancherà più niente. Ella ha la vista buona, ricorda tutto, pensa a tutto. Il Signore ha voluto così: che ricorressimo prima alla Madonna, la quale, essendo Essa pure come noi semplice creatura, benché perfettissima, ha compassione delle nostre miserie. Il primo gradino della scala per salire a Dio, è la Madonna. Sì, tutto da Maria!... Darci interamente alla Madonna, anima e corpo, perché disponga di noi a suo piacimento e ci aiuti a farci santi.

La SS. Consolata

Sta per incominciare la novena della nostra cara Madre. Per noi, figli prediletti della Consolata, è importante questa festa? È tutto!... A Torino, novena solennissima; tutta la città si commuove. Quante Comunioni! Quante persone vengono a pregare!
Vi farei un torto ad invitarvi a far bene questa novena e ad indicarvi come dovete farla. Basta sapere che ci avviciniamo a festeggiare la nostra cara Mamma per dire tutto!... Non è infatti la SS. Vergine, sotto questo titolo della Consolata, la nostra Madre, e non siamo noi i suoi figli? Sì, nostra Madre tenerissima, che ci ama come pupilla degli occhi suoi, che ideò il nostro Istituto, lo sostenne in tutti questi anni materialmente e spiritualmente, sia qui in Casamadre e sia in Africa, ed è sempre pronta a tutti i nostri bisogni. Che se celebriamo con trasporto tutte le feste della Madonna, specialmente quelle dell'Immacolata e dell'Assunta, con quanto più trasporto dobbiamo celebrare questa, che è la " nostra " festa, nostra cioè in modo tutto particolare.

No, non voglio dirvi che vi prepariate; sono certo che siete tutti ben disposti a far bene questa novena, a celebrare con entusiasmo questa festa. Se vi fosse fra voi chi non ha questi sentimenti, preghi la Madonna che glieli infonda; altrimenti è cattivo segno.
Non v'ha dubbio che tutto quello che si è fatto qui, tutto è opera della SS. Consolata. Ella ha fatto per questo Istituto dei miracoli quotidiani; ha fatto parlare le pietre; ha fatto piovere denari. Nei momenti dolorosi, la Madonna intervenne sempre in modo straordinario... Ho visto molto, molto... E se voi steste attenti, vedreste e comprendereste che il buon spirito che c'è in tutto l'andamento della Casa, lo stesso desiderio di farvi buoni, tutto, tutto è grazia della SS. Consolata. E ciò, senza parlare delle grazie concesseci lungo l'anno, anche d'ordine temporale, come il pane quotidiano. Sì, anche per questo lascio l'incarico alla Madonna. Per le spese ingenti dell'Istituto e delle Missioni non ho mai perduto il sonno o l'appetito. Dico alla SS. Consolata: " Pensaci tu! Se fai bella figura, sei tu!
La Madonna, sotto tutti i titoli, è una sola; ma voi dovete esserle divoti in modo speciale sotto questo titolo. La " Consolata " è in modo speciale nostra e noi dobbiamo essere gloriosi di avere una tale Patrona, essere santamente superbi che il nostro Istituto s'intitoli " della Consolata ". Noi siamo Consolatini.

Vi furono due persone che volevano fondare delle Suore ed ambedue volevano
dare alle loro istituzioni il nome della Consolata. Vennero da me, perché decidessi la questione. Dissi loro: " Io sono il proprietario di questo titolo e non voglio che lo prendiate voi, né l'una né l'altra ". Una disse: " Prima non conoscevo questo titolo, ora l'ho conosciuto e mi piace e non voglio lasciarlo ". Anche l'altra insisteva nello stesso senso. Ripetei loro: " vi proibisco di tenerlo! ". Vollero tenerlo ugualmente, facendo un po' di prepotenza, ma sapete che avvenne? Siccome non avevano la benedizione della Consolata, una, che era Suora, finì con dare dispiaceri e anche scandalo. L'altra fondò bensì delle Suore, ma poi l'istituzione non continuò... Però vedete come apprezzavano il nome della Consolata!

Congratuliamoci e gloriamoci di essere i figli prediletti della SS. Consolata e non lasciamo che gli altri ci portino via tutte le grazie. Si, lo ripeto: dobbiamo essere santamente superbi di appartenere alla Madonna sotto questo titolo invidiato da molti. E quanti ci vogliono bene, perché ci chiamiamo " I Missionari della Consolata! ". Perciò dobbiamo corrispondere e portarlo degnamente. Il nome che portate, deve spingervi a divenire ciò che dovete essere. Se voi aveste altri titoli, come per esempio quello di Giuseppini, dovreste essere divoti in modo particolare del Santo di cui portate il nome. Perciò dovete portare bene quello che avete, di Missionari della Consolata, con una grande divozione alla Madonna sotto questo titolo.

Le facciamo quasi un torto a rivolgerle quelle parole: Monstra te esse Matrem. Oh, non ha bisogno davvero che glielo ricordiamo! Piuttosto Essa potrebbe dire a noi: Monstra te esse filium! Siamo figli della Consolata e figli prediletti; ma praticamente ci dimostriamo sempre tali, con onorarla in tutti i modi possibili, con ricorrere a Lei colla confidenza di figli amatissimi, con procurare di ascoltarne i comandi e anche i desideri, che sono di farci buoni e santi?...
Questo non è per farvi un torto; è perché alle volte non ci si pensa. Questo amore di figli è di sua natura tenero; bisogna ricorrere lungo il giorno a Lei, proprio come ad una Madre... Chi non ha un po' di sentimento e di amore particolare alla SS. Consolata, non ha cuore; e noi dobbiamo averlo il cuore!
Non aggiungo altro. In questa novena sappiate fare sacrifici, vincervi, studiare con energia; anche se fa caldo, scuotete la noia e non lasciatela dominare. Il cuore dice ciò che bisogna fare per una Madre!... Felici voi se, il giorno della festa, avrete un gran mazzo di fiori preziosi, di opere buone da presentarLe!

Dunque, impegno a farLe onore. Domanderemo tante grazie per noi e per l'Istituto: quella in primo luogo che, crescendo in numero, cresciate anche in grazia per corrispondere, sì che la Madonna sia contenta. Se noi ci diportiamo da figli, abbiamo dei diritti e, direi, possiamo anche pretendere. Il frutto pertanto di questa festa sia di cercare di piacere sempre più alla Madonna e farle tutti gli ossequi dei migliori dei suoi figli.

L'Ufficio della Madonna Consolata

L'Ufficio della Madonna è la preghiera ufficiale dell'Istituto, composta a lode di Dio e della SS. Vergine. Nelle Comunità dove non si recita l'Ufficio Divino si dice quello della Madonna.

Si legge nella vita di S. Brunone, fondatore dei Certosini, che, chiamato a Roma dal Papa in aiuto nella cura della Chiesa, i suoi discepoli nella Certosa di Grenoble, si trovavano combattuti da varie tentazioni, specie di scoraggiamento per quella vita dura e austera. Dietro consiglio del loro Priore, il Beato Laodovino, essi ricorsero alla SS. Vergine con fervorose preghiere. Orbene, una notte mentre stavano in chiesa salmodiando, la Madonna apparve al B. Laodovino e gli disse: " Recitate il mio Ufficio ed avrete la stabilità del vostro monastero fino alla fine del mondo " (964). Infatti ora i Certosini recitano l'Ufficio Divino e quello della Madonna; ed è proprio da quest'ultimo che riconoscono la stabilità dell'Ordine, e più dello spirito, per cui non ebbero mai bisogno di riforma.

Anche il nostro Istituto, dall'Ufficio della Madonna ben recitato, otterrà tutte le grazie per andar avanti bene e durare nello spirito per cui è sorto. Quello che la Madonna fece per i Certosini lo farà anche per noi. Ella benedirà l'Istituto.
Ecco perché fin da principio, quando non era ancor prescritto dalle Costituzioni, l'Ufficio della Madonna si è sempre recitato nell'Istituto. Io vi dò grande importanza. Voglio che sia la prima cosa dopo la S. Messa e la S. Comunione.

È la preghiera della Comunità, dell'Istituto, una preghiera nostra particolare con la quale potete ottenere le grazie anche grandi di cui abbisogniamo qui e nelle Missioni. A questo Ufficio attribuisco molte grazie, e ne aspetto molte altre.

In principio lo facevo recitare ogni giorno da tutti i chierici. Indotto dalla necessità (durante la guerra) con molto rincrescimento dovetti dispensarne i professi, lasciandolo solo ai Novizi ed ai Professi del primo anno (Confer. 28 Sett. 1916). Ma non sono ancor morto, e spero che potrò nuovamente farlo recitare da tutti: questo mi sta molto a cuore.

Coloro che hanno la consolazione di recitarlo, procurino di dirlo bene, con attenzione. Siete i rappresentanti dell'Istituto presso la Madonna, ed anche se pochi, otterrete le grazie necessarie per l'Istituto.
Qualcuno dirà: " Perché far recitare, nell'Istituto, l'Ufficio della Madonna da giovani che non sono ancora obbligati dalla Chiesa al Divino Ufficio, mentre hanno tanto da studiare? E poi, non sarebbe meglio altra preghiera che capiscono di più? ". Rispondo che chi così parlasse, non sa che cosa si dica.
L'Ufficio della Madonna, dopo quello Divino, è la prima e più eccellente preghiera: sia per la sua sostanza, che per l'autore e per la sua efficacia.

Sostanzialmente venne composto da S. Pier Damiani secondo alcuni, e secondo altri da S. Bonaventura. Il Salterio, di cui essenzialmente è composto, è una raccolta di Salmi, di Inni, di Cantici, con cui la nazione Giudaica lodava Dio e tramandava ai figli la memoria dei grandi avvenimenti dei padri; in essi si concentra quanto sta scritto negli altri libri del Vecchio Testamento. Specialmente Davide, che è l'autore della maggior parte dei Salmi, quale profeta, espresse in essi i caratteri del vero Messia e del suo regno, che è la Chiesa; sì che vien detto dai Padri: " la bocca della Chiesa ". La Chiesa si servì sin da principio del Salterio per celebrare le lodi di Dio.

I Salmi scelti per l'Ufficio della Madonna sono applicabili a Lei, e ne proclamano le glorie.
Non crediate che la recita dell'Ufficio sia una cosa inutile, un riempitivo del tempo. Ah no! L'Ufficio, come il Rosario, è una preghiera molto cara alla Madonna. Recitare l'Ufficio è una delle cose più belle. Dall'Ufficio della Madonna dipendono tante grazie, e mi sta proprio tanto a cuore.
Voglio che l'Ufficio si reciti possibilmente in chiesa: così si tiene compagnia a Nostro Signore, e si sta più raccolti. Basterebbe ad invogliare l'animo alla recita dell'Ufficio della Madonna il fatto che esso ci dà occasione di fare frequenti visite a Gesù Sacramentato, mentre, senza di esso, vi si andrebbe solo il mattino e la sera.

Si dica bene: non troppo adagio, non mangiar le sillabe, fare l'asterisco. Non importa se siete pochi: anche solo due rappresenterebbero la comunità. Vi sono i Sacramentini ed altre Istituzioni di adorazione perpetua, che stanno per turno, uno alla volta, in adorazione davanti al SS. Sacramento: quell'uno rappresenta tutti gli altri... Laus perennis: ecco quello che ottiene tante grandi grazie al Cottolengo!
Prepariamoci fin dal primo segno della campanella, e poi diciamolo con fervore, senza temere di rovinarci la salute a recitare tutti a voce alta.

Facciamo il proposito di recitare sempre l'Ufficio pie, attente ac devote. Piamente: prepararsi quando si viene in Chiesa, con un atto di contrizione e di amore Attentamente: recitare bene tutte le parole; attenti all'asterisco, alle pause; non in fretta; non pensare ad altro; fare profitto anche del senso di ciò che si dice, in quanto potete capire. Divotamente: attenzione interna ed esterna; presenza di Dio e della Madonna; tenere una posizione esterna conveniente, non mai le gambe fuori posto. Via le distrazioni; certe volte non si possono impedire, ma cacciarle via con un sguardo al tabernacolo.

Sebbene non sia necessario che i recitanti capiscano il senso dei Salmi, perché parlano a nome e per bocca della Chiesa, tuttavia S. Tommaso afferma che chi intende, oltre il frutto del merito, riporta anche quello della consolazione e refezione spirituale; per cui guadagna di più chi prega e intende, che non chi, pregando con la lingua, non intende quello che dice (965). Tale conoscenza accende il fervore e rende più facile e dolce l'obbligo della recitazione pel bene del recitante e della Chiesa stessa.

Nel recitare l'Ufficio della Madonna, voi pregate per voi e per la Chiesa, e anche per l'Istituto: quali membri del medesimo, lo rappresentate davanti a Dio. Quindi farete bene ad applicare i Salmi e quanto recitate, alle gioie, ai dolori, alle speranze e ai timori dell'Istituto. Specialmente loderete il Signore a nome di tutti i vostri Confratelli. Osservate come, in particolare, ben si applicano in questo senso i Salmi: Laudate Dominum omnes gentes, il Benedixisti di Prima e l'In Convertendo Dominus di Nona.

Ho letto, nella vita di una sant'anima, un pensiero che mi piace molto. Essa diceva che tutto quello che non poteva ottenere con altre preghiere, l'otteneva con la recita dell'Ufficio della Madonna. Vedete l'importanza che la Madonna dà al suo Ufficio!
Colla recita dell'Ufficio della Madonna voi chierici vi preparate a ben recitare l'Ufficio Divino. Se ben recitato, essa vi otterrà di ben prepararvi in questo tempo di formazione, e ad avere poi sempre nelle Missioni il vero spirito dell'Istituto; inoltre otterrà tante grazie anche speciali per i benefattori.
Desidero che la recita dell'Ufficio l'abbiate proprio a cuore, che la prendiate come un vostro dovere, una missione impostavi di rappresentanti dell'Istituto; perché tutte le grazie che il Signore vuol fare all Istituto e alle Missioni vengono per mezzo dell'Ufficio ben recitato.

L'" Ave Maria " e la " Salve Regina"

L'AVE MARIA - La più eccellente preghiera alla SS. Vergine è certamente l'Ave Maria. Ciò risulta dalla sua natura, dall'insegnamento della Chiesa e dei Santi, nonché dai beni che apporta.
Chi compose l'Ave Maria? L'Arcangelo Gabriele compose la prima parte: Ave gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus (966). Né egli parlò così a caso o di propria iniziativa, ma per mandato dell'Eterno Divin Padre. Vi concorse in secondo luogo S. Elisabetta con le parole: Benedicta tu inter mulieres et benedictus fructus ventris tui (967); e ciò disse ispirata dallo Spirito Santo, come espressamente fa notare l'Evangelista. Vi concorse in terzo luogo con le rimanenti parole la Chiesa, essa pure ispirata dallo Spirito Santo.

È poi eccellente per la stima che la Chiesa ne fa, col farcela recitare soventissimo. Quante volte si recita l'Ave Maria! Si recita nelle preghiere del mattino e della sera; poi tre volte all'Angelus del mattino, mezzogiorno e sera; poi 50 volte nella recita del Rosario (150 volte per quelli che lo recitano intero)... Quante volte, dunque, la si recita in un giorno... in un mese... in un anno! Quante Ave Maria in tutto il corso di nostra vita! Ora, se la Chiesa ce la fa recitare così sovente, segno è che la stima molto.

La sua eccellenza viene inoltre comprovata dagli effetti che questa preghiera produce, e cioè dalle grazie che per mezzo di essa si ricevono. S. Bonaventura dice che Maria SS. risponde sempre con qualche grazia a chi la saluta con l'Ave Maria: Libenter Maria salutat cum gratia, si libenter salutamus cum Ave Maria(968). Anche S. Alfonso afferma che chi saluta Maria, vien salutato da Lei. Ciò avvenne un giorno sensibilmente a S. Bernardo, il quale avendo salutato la Madonna, come al solito, con le parole: Ave Maria! udì rispondersi: Ave Bernarde!(969). S. Alfonso aggiunge che, con questo saluto, si rinnova alla Madonna, in certo qual modo, il gaudio ch'Ella provò nel momento dell'Annunziazione (970).

Proponiamo di recitarla sempre bene, facendo nostri i sentimenti dell'Angelo e di S. Elisabetta nella prima parte, e quelli della Chiesa nella seconda. Soprattutto voi che vi preparate al sacerdozio, recitate la bene per ottenere due grazie in particolare: la purezza e la corrispondenza alla vocazione. Se uno vuol essere sicuro di vincere le tentazioni cattive, ricorra sovente alla Madonna. Il Beato Alano dice che il demonio fugge, quando noi diciamo: Ave Maria! Satan fugit, cum dico: Ave Maria!...

Anche per la corrispondenza alla vocazione bisogna ricorrere alla Madonna. Ella vi darà non solo le virtù necessarie, ma anche la scienza necessaria. Così infatti si narra Ella abbia fatto con S. Alberto Magno: da principio egli non riusciva negli studi ed era tentato di lasciare il convento; ma poi essendo ricorso alla Madonna ottenne tanta scienza, da diventare il maestro di S. Tommaso d'Aquino.

Ogni volta che recitiamo l'Ave Maria, dovremmo farlo con tanto entusiasmo, che il cuore ci scappi! Quando pare che la Madonna non ci guardi, scuotiamola con un'Ave Maria. Un giorno la Madonna promise a S. Geltrude che le avrebbe dato tanti aiuti in punto di morte, quante Ave Maria essa avesse recitato in vita. Se la gustassimo, se la recitassimo con trasporto, anziché dirla in fretta, ci fermeremmo a meditare ogni parola.

LA SALVE REGINA - Dopo l'Ave Maria, la preghiera più bella e utile è la Salve Regina. Venne probabilmente composta dal monaco Ermanno Contratto. S. Alfonso la dice: " divotissima orazione, in cui si trovano mirabilmente descritte la misericordia e la potenza della SS. Vergine ". L'aureo libro da lui composto: Le glorie di Maria, non è, nella sostanza che un commento della Salve Regina. S. Bonaventura ne fece una magnifica parafrasi, che costituisce le Lezioni del nostro Ufficio della SS. Consolata. Più ancora la Chiesa l'approvò, e la prescrisse al termine del Divino Ufficio, dalla festa della SS. Trinità all'Avvento.

Questa preghiera si compone di tre parti. La prima è nelle parole: Salve Regina, Mater misericordiae, vita, dulcedo et spes nostra, salve! È come un proemio, in cui si fa appello al Cuore di Maria SS., chiamandola con cinque titoli onorifici. Di questi, i primi due: Regina e Madre, le convengono per proprietà, come dicono i Teologi. La Madonna è Regina, perché Figlia, Madre e Sposa del Re dei re; e quante volte nelle Litanie la invochiamo col titolo di Regina! Così pure Ella è nostra vera Madre, dataci da Nostro Signore. Ed è Madre di misericordia, per farci del bene e placare l'ira del suo Divin Figlio. Gli altri tre titoli sono dovuti alla Madonna per appropriazione. La nostra vera vita, dolcezza e speranza è Gesù; ma la Madonna ne partecipa, essendo Madre di Gesù e, per volontà di Dio, dispensatrice di tutte le grazie.

La seconda parte va fino al " post hoc exillum ostende ". È come il corpo della supplica, un'esposizione dei bisogni dell'anima. Nella prima parte prepariamo la supplica, nella seconda la esponiamo. Diciamo cioè alla Madonna che ci aiuti in questa valle di lacrime, che ci soccorra nelle nostre tribolazioni, che ci faccia da Avvocata presso il suo Divin Figlio, per impetrarci le grazie di cui abbiamo bisogno quaggiù, e poter così un giorno vedere e godere il frutto benedetto del suo seno, Gesù!...

S. Giuseppe Cafasso un giorno diede ad un condannato a morte una commissione da portare subito alla Madonna. " Ma non andrò prima da Nostro Signore? " domandò il barabba convertito. " No - gli rispose il Santo - passerete prima dalla Madonna, perché è lei la commissioniera " (971).

Viene poi la terza parte, che è come la perorazione, per muovere la Madonna ad ascoltarci: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! Quest'ultima parte si dice abbia avuto origine da questo fatto: Si cantava in una chiesa la Salve Regina e, giunti alla fine, S. Bernardo, che era presente, alzò un grido: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! Era un Santo e il popolo ripetè quelle parole, aggiungendole alla Salve Regina (972). Le parole: Dignare me, ecc. sono un versetto aggiunto.

I Santi erano innamorati di questa preghiera, come dell'Ave Maria. Cerchiamo dunque di recitarla veramente bene, pensando a quello che diciamo. Non dico di meditare parola per parola, ma se uno pensa a quello che dice, i sentimenti vengono da sé. Facciamo tesoro di queste preghiere e dei sentimenti che le compongono, allora non le troveremo lunghe, ma le reciteremo con fervore e otterremo maggior abbondanza di grazie.

Il santo Rosario

Tante volte avete udito parlare dell'eccellenza del santo Rosario: sia in se stesso, sia nella stima che ne fecero i Sommi Pontefici e i Santi, sia per i grandi benefici che arreca. Questi beni sono numerose grazie spirituali e temporali, per noi e per gli altri, per il tempo e per l'eternità; sono inoltre le innumerevoli indulgenze di cui il santo Rosario è stato arricchito dai Sommi Pontefici.
S. Alfonso narra che una volta la SS. Vergine disse a S. Domenico, in riferimento alla regione di Linguadoca infestata dall'eresia degli Albigesi: " Questo terreno sarà sempre sterile, sino a che non vi cadrà la pioggia ". Domandando il Santo quale fosse questa pioggia, la Vergine rispose: " La divozione del Rosario " (973). Gli uomini avrebbero pensato che, per vincere gli eretici, si sarebbe dovuto studiare, studiare, studiare... Non così la pensa Iddio. Per vincere gli eretici fa d'uopo anzitutto pregare, pregare, pregare!

S. Geltrude ebbe un giorno questa visione: vide Gesù fanciullo che, seduto ai piedi di Maria SS., raccoglieva tanti grani d'oro e glieli porgeva. Ella li infilzava e ne faceva una bella corona. Avendo domandato che cosa ciò significasse, le fu risposto che quei grani d'oro rappresentavano le Ave Maria che la Santa recitava nel suo Rosario (974).

S. Francesco di Sales, a Parigi, fece voto di recitarlo tutti i giorni di sua vita: se non intero, almeno una terza parte; e, per non scordarsene, teneva la corona attorno al braccio. Gli avveniva talora di dover star alzato sino a mezzanotte per non tralasciarlo. Era stanco e i servi gli dicevano che si accontentasse di dire tre Ave Maria, ma egli non si accontentava di ciò, lo recitava tutto. A Parigi, con la fedeltà a questo voto, ottenne la liberazione da grave tentazione (975).

S. Alfonso lo dice l'ossequio più gradito alla SS Vergine (976). S. Filippo diceva che se un sol giorno avesse tralasciato la recita del Rosario intero, non avrebbe tenuto quel giorno per grato a Dio. Questo Santo viene dipinto con la corona del Rosario in mano. Una delle sue corone si conserva quale reliquia in Torino, nella chiesa di S. Filippo; con la benedizione data a mezzo di questa corona si ottengono tante grazie, specialmente guarigioni di infermi, ai quali essa viene recata. Quando, nel 1900, mi ammalai a morte, la portarono anche a me.
Tutti gli Istituti Religiosi o semplici comunità cattoliche, determinano nei loro orari il tempo per la recita del S. Rosario. Da noi, mentre i Sacerdoti ne recitano la terza parte, quasi aggiunta al Breviario, i Coadiutori e le Suore lo dicono intero ogni giorno. E quante grazie discendono per esso sul nostro Istituto!

Facciamo noi la debita stima di sì grande divozione? Lo amiamo il santo Rosario e lo diciamo sempre con fervore di volontà e con gusto? O non piuttosto, come purtroppo tanti cristiani, lo troviamo una divozione noiosa, e potendo, lo lasciamo perché non strettamente obbligatorio... Non siete obbligati a recitarlo, neppure sotto pena di peccato veniale, ma è una pratica di Regola e si dice per amore di Dio e della Madonna. Quando poi non si recita con la comunità, non si cerchino scuse per ometterlo.

Alcuni obiettano: " Si ripete sempre la stessa preghiera! ". E con questo? L'amore, disse già il Lacordaire, non ha che una parola; più si ripete, più è dolce e sempre nuova. Quando uno vuol bene alla mamma, non ha bisogno di tante diverse parole. Nostro Signore poteva insegnarci molte preghiere, eppure, alla domanda degli Apostoli, non rispose che con le parole del Padre Nostro, e gli Apostoli si tennero per soddisfatti (977).

Intanto notiamo come anche il Padre Nostro faccia parte del santo Rosario. S. Agostino, parlando del Padre Nostro, dice che è bensì una preghiera breve, ma che non v'è grazia da chiedere, che no n vi sia inclusa (978). È una supplica al Divin Padre composta, non da un avvocato, non da un semplice ministro, ma dallo stesso Figlio del Re, che ben conosce il cuore del Padre suo.
Il P. Bruno soleva dire che il Padre Nostro, con le sue sette domande è come un compendio del Vangelo (979). Ognuna di queste domande, insegnava a noi Mons. Bertagna, è un atto di perfetto amor di Dio.

Si legge di S. Brunone ch'era gravemente infermo, ma poiché aveva la mente libera, una notte recitò molte volte il Padre Nostro. Consigliato di non pregar tanto e solo di unirsi in spirito alle preghiere degli assistenti, rispose: a Mi è di tanto sollievo la recita del Padre Nostro! ".
Dell'Ave Maria abbiamo già parlato; cielo e terra concorsero a comporre questa preghiera. E noi la diciamo come se nulla fosse! Possibile che uno si stanchi a ripetere: Ave Maria? Si starebbe in estasi anche tutto il giorno, solo a meditare queste parole: Ave Maria!... È noioso il ripeterla per chi non ama la Madonna, per chi non ha spirito. Se la prima volta l'ho detta con fervore, la seconda la dirò con entusiasmo.

Queste due preghiere contengono quanto di meglio c'è per pregare il Signore e la Madonna. Sebbene non siano da riprovare le tante preghiere approvate dalla Chiesa, queste due sono da preferire. Noi non gustiamo il santo Rosario, perché non vi poniamo la dovuta attenzione. La Madonna non può restar né sorda né indifferente alla nostra preghiera tante volte ripetuta. Se anche non volesse, alla fine deve pure ascoltarci, dopo che tante volte la lodiamo e la invochiamo! Quale madre, sentendosi così supplicata dal figlio, non l'ascolterebbe!

Il Rosario è una preghiera vocale e mentale. Come preghiera vocale, dobbiamo procurare di pronunziare bene le singole parole, senza mozzicarle, senza ometterne alcuna, altrimenti perdiamo le indulgenze annesse; e le faremo perdere agli altri se, mentre facciamo la parte da soli, la recitiamo incompleta. Invece pregando assieme, se qualcuno non pronuncia qualche parola, gli altri le avranno pronunziate, e così la preghiera è ugualmente intera. Ecco uno dei benefici di pregare in comune! Procurate sempre di essere in buon numero, più che sia possibile.
Un bravo sacerdote, nel guidare la recita del Rosario al Santuario della Consolata, saltò un Mistero. Ritornato in sacrestia, glielo si fece osservare. Il poverino se la prese così a cuore, che quella sera, prima di andare a letto, volle recitare tante Ave Maria, per supplire almeno in parte a quelle che aveva fatto omettere agli altri...

Stare attenti a pronunziare tutte le parole. Disse una volta la Madonna a S. Eulalia, che più gradiva cinque poste del Rosario dette con pausa e divozione che quindici dette in fretta e con minor divozione (980).

Il Rosario è inoltre una preghiera mentale; è la miglior meditazione sulla vita di Nostro Signore e della Madonna: meditazione che rende soave la recita e che è necessaria per l'acquisto delle sante indulgenze. Non è necessario meditare tutto il tempo per ogni Mistero; ma se si può, è meglio. Non è neppure necessario tenersi ai Misteri assegnati per questo o per quel giorno; nella recita privata uno può fare come vuole. Per esempio, durante la Quaresima, posso recitare e meditare ogni giorno i Misteri dolorosi; acquistando ugualmente le indulgenze.

All'annunzio del Mistero, ravviviamo la fede, pensiamo subito a quello che tale Mistero significa e proponiamo d'imitare qualche virtù o chiedere qualche grazia relativa al Mistero stesso. Per esempio, nel primo Mistero gaudioso la Madonna esercitò più in particolare tre virtù: l'umiltà, la castità e l'amore al sacrificio. Orbene, recitando le dieci Ave Maria di questo Mistero, possiamo meditare or l'una or l'altra di queste virtù e intanto le chiediamo per noi. Così di tutti gli altri Misteri. È difficile questo? Quando si medita, dice S. Agostino, bisogna lasciarci condurre dalla pietà (981). Se reciteremo così il Rosario, non lo troveremo più lungo, arido e noioso, ma caro e soave. Come passa veloce quel quarticello d'ora. Il Rosario così recitato appaga il cuore e lo spirito, e sentiamo in noi nuovo impulso verso questa santa divozione.

Ecco dunque il nostro fermo proposito: non mai omettere il S. Rosario, anche se non abbiamo potuto dirlo con la comunità. Recitarlo volentieri e bene. Se non possiamo dirlo intero, almeno una terza parte, ma con gusto. Taluni ritengono che basti per un buon sacerdote la recita del Breviario. No, il Breviario costituisce il puro necessario. Ogni buon sacerdote ritiene il S. Rosario come un dovere, subito dopo il Breviario, e non lo lascia mai. Per noi, inoltre, è una Regola.

Prendete amore e stima a questa pia pratica; non ritenetela un peso. I Sommi Pontefici, in casi particolari, come di pubbliche calamità, hanno raccomandato e raccomandano la devota recita del Rosario; e quante grazie ne son già venute alla Chiesa, al mondo! Non fate, no, il voto di recitarlo ogni giorno; però imprimete nei vostri cuori e inserite nei vostri propositi questa divozione, proprio come se ne aveste il voto.

Il mese di Maggio

Siam figli di Maria SS. e dobbiamo passar bene il mese di maggio. S. Filippo ripeteva di continuo: a Figliuoli miei; siate divoti di Maria! " (982). Era il suo ritornello obbligato, il suo motto preferito. Che se tutti devono essere divoti di Maria, tanto più i Sacerdoti, e più ancora i Missionari. Procureremo dunque di santificare questo mese con onorarla e crescere sempre più nella sua divozione.

Questa divota pratica non è molto antica, quantunque sia incerta la sua origine. S. Alfonso, il grande divoto di Maria, non ne parla; segno è che venne più tardi. Incominciò in Italia, di dove a poco a poco si sparse in tutto il mondo. Era difatti conveniente che a Lei si consacrasse un mese intero, il più bel mese il mese dei fiori. Il Calendario Diocesano torinese dice: " Procurino i Parroci di esortare caldamente i fedeli perché durante il mese di maggio, consacrato alla B. V. Maria, ogni giorno offrano all'Augustissima Regina del Cielo preghiere, ossequi e speciali atti di virtù ".

Preghiere - Aggiungere qualche cosa, specialmente in privato; mettere la Madonna col Signore tutto il giorno. Anche in ricreazione, un'Ave Consolatrix! si può dire e nessuno se ne accorge; e se anche qualcuno se ne accorgesse, nulla di male, ci sarebbe anzi il buon esempio.
Soprattutto pregar bene; tutte le preghiere farle meglio che si può. Il Regina Coeli o l'Angelus e le altre preghiere in onore della Madonna, recitarle con vero affetto; il Rosario dirlo con cuore ed entusiasmo. Vorrei che la Madonna fosse proprio contenta di noi.
Via le distrazioni durante la preghiera; verranno sì, perché la nostra miseria è grande, ma almeno non siano volontarie in sé o in causa. Non è poi tanto difficile avere poche distrazioni. Sovente uno è distratto perché non s'è preparato alla preghiera o, peggio, ha accumulato tante cose nella testa che poi distraggono.

Dunque far bene la preghiera ed aumentare il numero delle giaculatorie. Con queste, procuriamo di salvare le anime del Purgatorio più divote della Madonna; mandiamone molte in Paradiso durante questo mese, si che alla fine del mese non ci siano più in Purgatorio anime divote di Maria!

Ossequi - Ciascuno sia attento al suo fioretto: a praticarlo con fedeltà, sì da formare un bel mazzo da presentare alla Madonna al termine del mese. Nessuno dica: " Il fioretto che m'è toccato non fa per me! ". No, no, fa proprio per te. Lungo il mese, poi, esaminarci di tanto in tanto: se lo pratichiamo o se l'abbiamo dimenticato.
Ottima pratica è quella che fanno i Novizi: comporre tutti un fervorino in onore della Madonna, e portarsi in visita e in preghiera al pilone eretto in suo onore. I Santi erano sempre attenti a prestare ogni sorta d'ossequio alla Madonna. Il P. Sanchez, famoso Teologo, ogni volta che usciva di casa, si proponeva di recarsi in pellegrinaggio in un santuario della Madonna (983). Noi non possiamo far questo, ma dappertutto abbiamo l'immagine della Consolata: salutiamola di cuore.
Durante tutto il mese farete ogni giorno la lettura spirituale sulla Madonna; e al mattino, dopo Messa, canterete una lode. Cosi la lode della sera, cantatela forte.
Poi bisogna fare scorrere quel coroncino (ho sempre paura che lo lasciate ammuffire!): si che, alla fine del mese, ciascuno abbia un bel mazzo di piccoli sacrifici.

Atti di virtù - Fare sacrifici per la Madonna va bene, ma più vale l'imitazione delle sue virtù. Diciamo dunque alla Madonna, in questo mese, che ci faccia conoscere i nostri difetti, e in particolare il difetto predominante, per emendarcene. Procuriamo inoltre di passare questo caro mese - mese di particolari grazie - sforzandoci di far progressi in quella virtù che la Madonna ci fa conoscere più necessaria a noi.

Preghiere, ossequi, atti di virtù: ecco quello che dobbiamo fare in questo mese per onorare la Madonna. E intanto chiediamo al Signore una divozione costante, forte, confidente in Maria; come verso una Madre. Che bella vita, quando si è devoti di Maria! Mettiamoci tutti d'accordo per riempire questo mese di opere buone. Quante grazie otterremo!... Adesso si estrarrà il fioretto e quel piccolo ossequio che a ciascuno toccherà, prendetelo dalle mani del Signore, non dalla sorte. È Gesù che vuole che onoriamo in quel modo la Madonna. Abbiamo bisogno di tenerci fermi in questa divozione con mezzi anche piccoli. La Madonna dal Paradiso ci sorride ed è contenta di noi e si compiace. Ah, la Madonna! Essa continua a far vedere che vuol bene al nostro Istituto. L'ho messa a Patrona e Custode, e fa Lei!

PER LA CHIUSURA DEL MESE DI MAGGIO - Avete fatto or ora l'offerta dei vostri cuori alla cara Madre, avete cantato con slancio il giuramento di amore e di fedeltà Bene! Siano queste proteste ferme e durature!... Ora; insieme con l'offerta del cuore e a conferma della medesima, le facciamo l'offerta dei fioretti raccolti durante tutto il mese di giugno, che è pure il mese della nostra cara Consolata, del S. Cuore e di Gesù Sacramentato. Così tutti completeremo il mazzo da consegnare poi nella cara solennità della nostra celeste Patrona.

L' Immacolata Concezione

PER LA NOVENA - Cominciamo la novena dell'Immacolata Concezione. Le feste della Madonna sono una più bella dell'altra! Mi ricordo delle grandiose feste che si fecero nel 1854, quando fu proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione, pur essendo io allora fanciullino Più tardi, quale Direttore spirituale in seminario, esortavo i miei cari chierici a celebrare bene la novena e la festa. Son passati tanti anni e, per volontà di Dio, mi trovo nuovamente tra chierici - oh, quanto diletti! - per farvi la stessa esortazione.
Che cosa faremo in questi giorni? Due cose. In primo luogo, rallegrarci con Maria SS. del singolare privilegio concessole da Dio. Il Signore, volendo formarsi una degna Madre, non trovò di meglio che esimerla dal peccato originale, in previsione dei meriti di N. S. Gesù Cristo. Voi dunque ripeterete sovente lungo il giorno le giaculatorie: " O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi!... Sia benedetta la santa ed immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio! ".
In secondo luogo, imitarla nell'affetto alla grazia e nell'esenzione dai peccati. Bisogna quindi procurare di far meno peccati che si può. Non parlo di peccati gravi, ma di leggeri deliberati. E se cadiamo, subito metterci a posto. Vedete, può succedere che si manchi o nel giuoco o coi compagni, o nell'adempimento del proprio dovere. Sono peccatucci, ma bisogna che almeno ci sforziamo di evitare quelli proprio deliberati; evitare quei capricci che non solo vengono fatti dai ragazzi, ma anche dai grandi: se non sempre esternamente, almeno internamente. Certi giorni siamo così maligni... e poi l'amor proprio... e certe piccole vendette... Io sono l'uomo delle paure. Voglio che in questa Casa non ci sia nessun peccato veniale deliberato. In questa novena ciascuno deve poter dire: " Sono degno di stare in questa Casa! ". S'intende, tutto ciò con la grazia di Dio.
Non vi propongo nulla di particolare, ma solo questa attenzione a diminuire le quotidiane miserie, a scuotervi con dire: " Su, anima mia, non stare neppure un minuto nella tiepidezza, neppure un minuto nello stato di scoraggiamento! ".
Mettiamoci tutti d'impegno, e preghiamo la Madonna che ci infonda lo spirito missionario. Così ci prepareremo bene alla sua festa, che è una delle due di precetto ad onore di Lei. La festa dell'Assunta rimane un po' distratta, per le vacanze; non così questa dell'Immacolata Concezione; la stagione è propizia, L Immacolata Concezione è una festa che va al cuore!

PER LA FESTA- Che diremo della nostra cara Madonna? Non bisogna che lasciamo passare questo giorno senza dire due parole. È una festa piena di gioia. Dobbiamo essere contenti che la nostra Madre sia Immacolata fin dal suo concepimento. Un figlio gode delle virtù della madre sua. Roba della madre, roba del figlio. Oggi perciò rallegriamoci con la Madonna: Tota pulchra es Maria et macula originalis non est in te!(984). Come è bello!... Chi non si sente tutto infervorato, non ha cuore. Mons. Galletti, Vescovo di Alba, in una predica fatta a noi seminaristi, parlando della Madonna, diceva: " Chi all'avvicinarsi delle feste della Madonna non sente il desiderio, il bisogno di onorarla, costui non ha vocazione sacerdotale ". Ricordo che mi copiai queste parole...
Voi sapete che l'odierna festività offre alla nostra considerazione i quattro privilegi di cui Maria SS. venne dotata da Dio nella sua Concezione.

1 - ESENZIONE DAL PECCATO ORIGINALE - Il Concilio di Trento, nel definire verità di fede il peccato originale contratto da tutti i discendenti di Adamo, fa subito la riserva per Maria SS. Noi tutti abbiamo un padre che ha peccato e dobbiamo portarne la pena, come chi nasce da un padre che ha fatto bancarotta. Iddio però ha preservato Maria. Avrebbe anche potuto toglierglielo dopo; invece ha voluto, applicandole in antecedenza i meriti di N. S. Gesù Cristo, ch'Ella, nel medesimo istante del suo concepimento, fosse tutta pura, senza macchia. Sarebbe stata troppo grande umiliazione per Nostro Signore, nascere da una Madre che fosse stata anche solo un istante nel peccato. No, Maria non è mai stata soggetta al demonio; Ella fu sempre pura, bella, immacolata. Tota pulchra es, Maria!

2 - ESENZIONE DAL FOMITE DELLA CONCUPISCENZA - È il fomes peccati, come lo chiamano i Teologi. Voi lo capite: il peccato lascia dietro di sé un'inclinazione al male, per cui amiamo più il male che il bene. Diceva già Ovidio, poeta pagano: " Vedo ciò che è meglio e mi appiglio a quello che è male " (985). Così noi: viene un ordine, e ciò basta per non voler più fare quella data cosa. Quante volte capita ciò! È il fomite della concupiscenza. La Madonna non l'aveva. Chiediamo perciò a Lei la grazia di resistere sempre alle tentazioni di concupiscenza.

3 - CONFERMA IN GRAZIA - Perché noi cadiamo tutti i momenti? Perché non siamo confermati in grazia. Maria SS. invece lo fu. In tutta la sua vita non commise mai il minimo peccato. La Madonna non poteva peccare; ma non per questo ha lasciato di esercitare tutte le virtù, al pari di tutti gli altri Santi, e in grado sommo, con la sua fedelissima e generosissima corrispondenza alla grazia. È necessario che chiediamo al Signore che ci confermi in grazia? No, no! basta pregarlo che ci aiuti a non perdere la grazia santificante e a corrispondere fedelmente alle sue grazie attuali.

4 - PIENEZZA DELLA GRAZIA - Maria fu riempita di grazia sopra tutte le creature. Fin dal primo istante, infatti, Ella fu ripiena di Spirito Santo. Le sue fondamenta sono sui monti santi (986). I Santi Padri commentando questo Salmo, lo applicano alla Madonna e dicono che la sua santità, fin dalla nascita, era già sul più alto vertice, sì da sorpassare fin d'allora la santità di tutte le creature.
La Chiesa festeggia oggi tutti questi privilegi e doni che la Madonna ricevette. Tota pulchra es, Maria!...Gratia plena!... Quando diciamo queste parole, pensiamo che la Madonna ne fu ripiena non per Sé sola, ma anche per noi. Venite a me, o voi tutti che mi desiderate, e saziatevi dei miei frutti (987). Andiamo quindi alla Madonna con confidenza. Il Signore l'ha fatta depositaria della grazia, e ne ha per tutti. Eccetto quello che è proprio di Dio, tutto il resto la Madonna può darcelo.

Dobbiamo ricorrere alla Madonna sotto il titolo di Immacolata non solo oggi, ma sempre. È nel nostro interesse. Se la Chiesa cerca di farci conoscere sempre più la Madonna, è perché non abbiamo timore di chiederle grazie. Alcuni dicono: " Non sento per la Madonna quell'entusiasmo che altri sentono, eppure vorrei sentirlo anch'io! ". La vera divozione non consiste nel sentimento, ma nella volontà pronta a praticar e ciò che appartiene al servizio di Dio, all'onore della SS. Vergine. La tenerezza è un'aggiunta non necessaria, che neppure ebbero tutti i Santi. Volete avere vera divozione? Fate bene le pratiche di pietà in suo onore; pregate, e l'avrete.

L'Immacolata dobbiamo pregarla e imitarla. Il Signore, per venire al mondo, non cercò in Maria né ricchezze né altro, ma la purezza dell'anima. La Madonna fu tutta pura nella mente, nel cuore, nel corpo. Domandiamoci sovente: Nelle mie azioni, nei miei pensieri, nei miei affetti, cerco di rassomigliare alla Madonna? Regoliamoci in tutto sul suo esempio; in particolare imitiamola nella purità di intenzione.
Noi siamo i figli prediletti della Madonna e un giorno dovremo essere come altrettanti brillanti della sua corona. Se fa già così piacere vedere l'effigie della SS. Consolata incoronata di brillanti, che sarà in Paradiso? Ma i brillanti bisogna che siano ben purificati; così noi dobbiamo purificarci e quindi lasciarci lavorare come si lavora no le pietre preziose.

Presentazione di Maria SS. al Tempio

La festa della Presentazione di Maria SS. al Tempio venne sempre celebrata in Oriente, dove la divozione alla Madonna fu in ogni tempo fiorente, promossa e incoraggiata da tanti santi Padri: Giovanni Damasceno, Giovanni Crisostomo, ecc. Anche in Occidente la SS. Vergine era venerata sotto questo Mistero, ma privatamente. Fu solo Papa Sisto V a prescriverla a tutta la Chiesa.
È una festa propria delle anime pie e di vita interiore, specialmente Religiose. È una cara festa ed è un titolo che mi piace tanto. Nei monasteri della Visitazione, in questo giorno si fa la rinnovazione dei Voti; ed è pure in questo giorno che tante anime pie, nel mondo, si preparano a fare il voto di castità. Il Ven. Olier diede il titolo della Presentazione a tutti i seminari da lui fondati. Noi abbiamo già quello della Consolata; tuttavia al Noviziato abbiamo preposto la SS. Vergine sotto il titolo della Presentazione.
È davvero molto conveniente che tutte le Case Religiose siano divote di questo Mistero. Maria SS., infatti, nel tratto di vita passato al Tempio, è modello di tutte le virtù proprie della formazione sacerdotale e religiosa.

1 - MODELLO DI VITA NASCOSTA - La Madonna, durante la sua permanenza al Tempio, fu modello anzitutto di vita nascosta, come fu poi quella di Gesù nella Casa di Nazareth; e insieme modello di vita interiore: sempre alla presenza di Dio, sempre unita a Lui. Prima cosa dunque da imparare è la vita interiore. Ciò che impedisce o disturba questa vita interiore è la dissipazione. Allegria moderata, sì, ma non dissipazione La Madonna, in ogni istante del giorno e anche della notte poteva dire: Il mio cuore vigila!(988).

2 - MODELLO DI OBBEDIENZA - La Madonna al Tempio obbediva nelle cose grandi e nelle piccole, senza mai discutere il comando ricevuto; aveva prontezza di esecuzione, anche quando la impiegavano negli uffici più bassi. Impariamo da Lei questa obbedienza universale, cordiale e cieca.

3 - MODELLO DI LABORIOSITÀ - La Madonna, al Tempio, attendeva allo studio, specialmente della S. Scrittura, e al lavoro. Così voi avete bisogno di studiare e di lavorare. In Missione tutto vi sarà utile per salvare le anime.

4 - MODELLO DI CARITÀ - La Madonna inoltre, al Tempio, esercitava la carità verso tutte le compagne, con le quali certo faceva anche ricreazione. La vita di raccoglimento non significa misantropia. Io credo che la Madonna tenesse allegre le compagne in ricreazione. Si può essere santi, tanto con un carattere allegro, quanto con un carattere melanconico; basta moderarli Anche i Certosini desiderano gente allegra. Costerà di più a costoro il silenzio, ma sono i soggetti migliori. Allegri e raccolti, per imitare la Madonna.
Con l'esercizio di dette virtù la Madonna si preparò all'alta dignità di Madre di Dio. Così dovete fare voi in questi anni, destinati a prepararvi al Sacerdozio, ai santi voti e all'apostolato.
Considerate come l'offerta che Maria SS. fece di Sé al Signore, nel mistero della sua presentazione al Tempio, sia stata pronta, intera, irrevocabile.

PRONTA - A tre anni (come si crede) Maria SS. volle lasciare i buoni genitori che, per essere Ella figlia unica e dilettissima, non poterono non sentire tutto il sacrificio del distacco. Eppure, a differenza di tanti genitori che adesso ostacolano o impediscono la vocazione dei figliuoli, essi lo compirono generosamente; capivano che la loro figliuola aveva da Dio una vocazione straordinaria. Maria SS. da parte sua, rispondendo alla chiamata di Dio, la preferisce a tutte le gioie della famiglia.
Nelle immagini in cui si rappresenta questo mistero, la Madonna è dipinta nell'atto di salire i gradini del Tempio, e sembra quasi correre, la piccolina, per arrivare più presto; né più si voltò indietro a rimirare i suoi. A qualcuno potrà apparire una crudeltà, ma è una santa crudeltà. Maria SS., dunque, corrispose prontamente alla chiamata di Dio, il quale ama le primizie. Qui cito dat, bis dat... E noi: siamo stati pronti alla chiamata del Signore? È stata colpa nostra se abbiamo tardato ad entrare in Religione? Forse fu colpa dei genitori... Comunque, se non fummo pronti allora, siamo almeno pronti ora nel corrispondere.

INTERA - L'offerta di Maria SS. fu senza riserve. Offrì tutta se stessa, anima e corpo, con tutte le forze. E ciò per essere tutta consacrata a Dio e non venir mai meno nel fervore di volontà. No, Ella non rimase nel Tempio per forza o inutilmente, ma con piena volontà di nulla rifiutare al Signore... E noi abbiamo dato tutto al Signore: mente, cuore, anima? Certuni credono di darsi interamente al Signore, invece gli offrono solo la cornice esterna e tengono per sé ciò che è principale.
Lo sbaglio maggiore di un'anima, in comunità, credo sia il lusingarsi d'essersi data interamente al Signore. Il diavolo può insinuarci: " Ma sì che ti sei dato tutto al Signore! ". Io credo che quando facciamo la nostra offerta, non andiamo fino al fondo. Il nostro male è proprio questo. Se dopo tante grazie, tanti lumi, tante illustrazioni, siamo sempre gli stessi, è proprio perché non ci diamo al Signore in tutto e per tutto. Non bisogna escludere nulla, non bisogna fare riserve, non bisogna portar la rapina nel sacrificio.
IRREVOCABILE - Maria SS. si offrì inoltre in modo irrevocabile. E noi? Non abbiamo forse frequenti interruzioni, scoraggiamenti, tiepidezze ?... Bisogna che anche la nostra offerta sia irrevocabile, andar avanti senza fermarsi. Non è tanto il cadere che nuoce, quanto il non sollevarsi; invece bisogna sempre ricominciare senza stancarsi mai. " Ma - direte - la Madonna aveva molte grazie ". Sì, ma anche noi abbiamo le grazie del nostro stato. Il Signore è sempre generoso con noi, ma vuole che anche noi siamo generosi con Lui, che facciamo la parte nostra.
Chiediamo dunque questa grazia alla Madonna: che la nostra corrispondenza sia pronta, intera, irrevocabile.

Annunciazione di Maria Vergine

La festa dell'Annunciazione è per sé solennissima e in molti luoghi vien solennemente celebrata, benché non sia più di precetto. Mons. Gastaldi diceva che questa festa venne soppressa ob duritiam cordis nostri, per la durezza dei nostri cuori: in quanto che i governi si lamentavano che c'erano troppe feste. Egli poi, Mons. Gastaldi, era tanto divoto di questo Mistero, e la Madonna lo prese con Sé in Paradiso, proprio in questo giorno (25 marzo 1883). A Natale, vedete, si fa gran festa; ma la vera festa dell'Incarnazione del Verbo è oggi. Ho avuto la fortuna di celebrare a Loreto, nella Casa dove avvenne l'Annunciazione. Vi sta scritto: Hic Verbum caro factum est! Proprio qui il Figliuol di Dio s'è incarnato!
Che cosa dobbiamo fare per celebrarla bene? In generale, far bene tutte le azioni della giornata. In particolare: assistere divotamente alla santa Messa, nella quale si dicono appunto quelle belle parole: Et Verbum caro factum est; e recitare bene l'Ave Maria, che ci ricorda questo Mistero dell'Annunciazione. Dobbiamo inoltre ringraziare la SS. Trinità per questo dono dei doni, che è la Divina Incarnazione; congratularci con la Madonna per essere stata scelta a divenire Madre del Verbo Incarnato, e imitare le preclari virtù da Lei praticate in questa occasione, specialmente l'umiltà, la castità, il sacrificio.

L'UMILTÀ - Fu annunziata piena di grazia, che il Signore era con Lei, e che doveva divenire Madre di Dio; ed Ella, invece di esaltarsi, come facciamo noi, che per un nonnulla alziamo la cresta, si proclamò semplicemente l'Ancella del Signore, piegando il capo alla volontà di Dio.

LA CASTITÀ - Viene poi l'amore alla santa castità. S. Bernardo afferma, deducendolo dal Vangelo, che Maria S., per quanto stava da Lei, avrebbe preferito rinunziare ad essere Madre di Dio, piuttosto che rinunziare a questa virtù. La Madonna piacque all'Altissimo proprio per questa virtù: virginitate placuit(989). Voi che vi preparate a farne voto o che l'avete già fatto, pensateci. Tutto il resto è importante, ma se non c'è questo il resto non serve. Dobbiamo perciò preferirla a tutto il resto. Ritenni un nulla le ricchezze a confronto di lei... tutto l'oro in paragone di lei è appena un po' di sabbia, e come fango si stimerà l'argento di fronte a lei (990).

IL SACRIFICIO - Dicono i Santi Padri che Iddio, nel momento in cui elesse Maria SS. a Madre del Verbo Incarnato, le abbia squarciato il velo del futuro, facendole conoscere tutto quanto Ella avrebbe dovuto soffrire. Edotta nella S. Scrittura, già Ella conosceva i patimenti del promesso Messia; ma in quest'occasione perché la sua accettazione fosse perfetta, Dio in certo modo le presentò distintamente tutti questi dolori. Ed Ella generosamente accettò...
Anche nella nostra vita non c'è giorno senza sacrifici; non certamente quelli di Nostro Signore o della Madonna; tuttavia qualcosa da soffrire c'è sempre. Perciò domandiamo amore al sacrificio; e intanto offriamole i piccoli sacrifici di questa giornata, perché ci ottenga di sempre più perfezionarci nelle sopraddette virtù.

Festa della Visitazione

Oggi la Chiesa celebra la festa della Visitazione di Maria SS. a santa Elisabetta.. Francesco di Sales, pur facendo rinnovare i voti delle sue Suore nella festa della Presentazione, volle che la Congregazione fosse intitolata a questo Mistero. Perché? Il primo motivo è che, da principio, egli intendeva fondare una Congregazione di Suore attive, dedite alla visita e alla cura dei bisognosi; quindi diede loro per Protettrice la Madonna nella sua visita a S. Elisabetta dove Ella esercitò in particolare l'umiltà e la carità. Inoltre S. Francesco di Sales, anche quando la Congregazione fu di clausura, con il conservarle questo titolo, volle significare che le Suore della Visitazione dovevano imitare la Madonna nel condurre una vita ordinaria, cioè senza asprezze di penitenze esteriori, ma impreziosita da tutte le virtù interiori.

In quei tre mesi, infatti, la Madonna condusse una vita esternamente ordinaria, ma non in modo ordinario. Faceva ciò che fanno le buone donne quando vanno ad assistere le vicine in simili circostanze: tutti i servizi di casa. S. Francesco di Sales volle dunque dire alle sue Suore: " Fate anche voi come faceva la Madonna; fate tutte le cose con perfezione esteriore ed interiore, perché questo vale più che far miracoli, più che le austerità corporali! ".

Anche voi dovete santificarvi per questa via: far tutte le cose bene ed unicamente per amor di Dio. Se uno stesse tre mesi in Comunità facendo così, si farebbe da tutti amare e avanzerebbe nella perfezione assai più che facendo cose straordinarie. È tanto difficile che noi facciamo bene tutte le cose, con retta intenzione!... No, non è il far molto che importa, ma il far tutto bene. Penso che, quando sarete in Missione dovrete aver pena di non aver fatto bene tutte le cose.

Secondo il Ven. Da Ponte (991) questo Mistero ci dà ancora due importanti insegnamenti. Il primo è che Maria SS. è il canale di tutte le grazie. Iddio avrebbe potuto santificare direttamente Giovanni Battista; no, volle farlo per mezzo di Maria. Fu infatti al suono della voce di Lei, che salutava S. Elisabetta, che Giovanni restò santificato. Vedete la potenza di Maria SS.!

Quando dunque avete qualche tentazione, ricorrete alla Madonna e ditele: " O Maria, voi avete fatto un lungo viaggio per recarvi a purificare Giovanni Battista dal peccato originale, veni te pure da me, in mio aiuto! ". Ricorriamo a Lei con fiducia, tanto più che queste sono proprio le grazie ch'Ella desidera maggiormente di fare.

Il secondo ammaestramento è sul come noi, ad imitazione di Maria SS., dobbiamo combattere le tentazioni di vanagloria. Proclamata da Elisabetta " la benedetta fra le donne ", Ella non negò i doni ricevuti, le grandi cose che Iddio aveva operato in Lei, ma di tutto diede onore e gloria a Dio.

Ciò Ella fece col canto del Magnificat, sul quale voglio pure fermare brevemente la vostra attenzione. Tutti i giorni lo si recita, sovente lo si canta, ma forse non lo si considera abbastanza. Il P. Didon scrive: " IlMagnificat sorpassa ogni umana capacità...; è il più splendido grido di letizia che sia uscito da cuore umano. Maria SS. non pensa che alla propria bassezza e non si esalta che in Dio. Predice la sua gloria, ma in ciò non vede che il trionfo di Dio " (992). Adolfo Cellini (Scuola Cattolica, 1 nov. 1916) scrive: " Il concetto principale dell'Inno consiste nella sovranità assoluta di Dio e nella nullità ed essenziale dipendenza di ogni essere creato da Lui ". Ciò è il fondamento di tutta la morale del Vangelo: Dio è tutto, l'uomo niente; ma questo niente può divenire qualcosa inabissandosi nella sua nullità, bramoso unicamente e sommamente di glorificare Dio in tutto e sempre.

Il Magnificat consta di dieci versetti. Cornelio A Lapide (993) divide l'Inno in tre parti. La prima va dal v. 46 al 49: in essi Maria esalta i benefici conferiti da Dio a Lei sola, specialmente la Divina Maternità: L'anima mia magnifica il Signore... Perché?... Perché ha rivolto il suo sguardo sulla sua ancella... Il Signore guardò alla bassezza, alla nullità della sua serva, la esaltò, fece cose meravigliose in lei, sì che tutte le generazioni, piene di ammirazione, la grideranno beata!

La seconda parte va dal v. 50 al 53. In essi Maria esalta i benefici elargiti da Dio agli uomini lungo tutti i secoli: Et misericordia eius a progenie in progenies...; prima al popolo eletto, poi ai gentili e a tutti quelli che temono il Signore. Il Signore fece opere potenti col suo braccio. E quali opere? Quella di umiliare i superbi e di esaltare gli umili; quella di saziare tutti coloro che sono affamati di giustizia e di verità.Esurientes implevit bonis. Qui c'è il passato per il presente e per il futuro; è una forma ebraica. Vuol dire: il Signore è sempre pronto a ricolmare di beni quelli che lo desiderano.

La terza parte consta degli ultimi due versetti (54lss). In essi Maria torna al beneficio sovrano della Redenzione incominciata in se stessa con il concepimento di Gesù, ed estesa a tutte le generazioni future, conforme a ciò che il Signore aveva promesso ad Abramo: che in lui tutte le generazioni sarebbero state benedette, perché dalla sua progenie sarebbe nato il Redentore.
Procuriamo di meditare sovente questa magnifica preghiera, che serve ad eccitare in noi la divozione alla Madonna; recitare o cantare il Magnificat con lo spirito e con l'entusiasmo con cui Ella lo disse, rivestendoci dei suoi stessi sentimenti. Sono parole della S. Scrittura; queste poi sono del Signore, ispirate direttamente alla Madonna. Ogni parola si può dire un sacramentale: luce, verità e vita!

Purificazione di Maria Vergine

La festa di oggi è doppia: la presentazione di Gesù al Tempio e la purificazione di Maria SS. Si benedicono le candele e si fa la processione in memoria del l'andata della S. Famiglia al Tempio di Gerusalemme, dove il vecchio Simeone e la profetessa Anna aspettano il santo Bambino. Da Simeone, nel bel Cantico del Nunc dimittis, Gesù è detto: luce per illuminare le nazioni (994). Noi meditiamo questo Mistero almeno due volte alla settimana, nel santo Rosario. Ebbene, ricordiamo allora le virtù esercitate da Gesù e da Maria in tale occasione. Le principali sono:

OBBEDIENZA- La Legge obbligava solo i primogeniti Ebrei, non Gesù unigenito di Dio Padre. Obbligava le donne ebree immonde legalmente, non quindi Maria l'Immacolata! Eppure ambedue si assoggettarono alla legge, con atto di obbedienza cieca. Esempio per noi che, tenuti ad obbedire, tante volte cerchiamo di esimerci; distinguiamo fra cosa comandata, consigliata, desiderata, e solo obbediamo allo stretto comando. La Madonna non fece tali distinzioni e, pur non essendo soggetta a quel comando, lo esegui.

UMILTÀ - In secondo luogo Gesù e Maria esercitarono l'umiltà, associandosi ai bambini ed alle donne ebree; recandovisi in panni poveri, secondo lo stato di S. Giuseppe; aspettando il loro turno, e così comparendo simili agli altri, mentre avrebbero potuto farsi conoscere per quello che erano, ottenendo d'essere fatti segno a speciali riguardi. La Madonna conosceva la dignità di Gesù, eppure volle comparire immonda. Poteva ciò ritenersi un disonore per Gesù; no, Dio ci penserà Lui. Tante volte si dice: " E per l'onore dell'Istituto, della Comunità! ". Ed invece si agisce per la nostra superbia. Domandiamo questa umiltà ed il nascondimento dei nostri pochi talenti.

POVERTÀ - Oltre che da tutto il contegno di poveri, dimostrarono questa virtù nell'offerta da poveri: non di un agnello, come facevano le persone ricche, ma di due tortorelle. Vedete quale amore alla povertà! Noi non vergogniamoci di essere poveri, ma gloriamocene e regoliamoci come tali.

PUREZZA - Benché ambedue purissimi, Gesù e Maria dimostrarono con questo atto l'amore ad una purezza e nettezza d'anima sempre maggiore. Cosi noi, procuriamo coi Sacramenti e coi sacramentali di purificarci ognor più. Dobbiamo, purificatis mentibus et cordibus come dice l'Oremus, presentarci a Dio, soprattutto nella s. Comunione, e tutte le volte che andiamo in Chiesa, e sempre, affinché possiamo poi presentarci puri al tribunale di Dio ed evitare il Purgatorio...
Per questo, la festa della Purificazione ben si addice in modo particolare ai postulanti; ed essi han fatto bene a prendere per loro particolare Patrona la SS. Vergine sotto questo titolo. Uno che entra in chiesa, prende l'acqua santa per purificarsi. Così chi tè venuto dal mondo, ha bisogno di purificarsi non solo dai peccati, ma da tante cose: dalle idee del mondo, dagli attacchi, ecc. Bisogna togliere tutto questo; dire e fare come nel Battesimo: a Rinuncio, rinuncio! ", per essere solo più del Signore.

SACRIFICIO - Dopo appena quaranta giorni dalla nascita, Gesù già si offriva al Divin Padre nel Tempio. Riscattato per cinque sicli, fu poi venduto per trenta denari. Quest'offerta corrisponde a quella che più tardi farà di Sé sul Calvario. Già il Profeta aveva messo sul labbro di Lui quelle parole: Olocausto ed espiazione non hai richiesto. Allora dissi: a Eccomi qui! " (995). E si offri al Padre in espiazione dei peccati degli uomini.
Simeone predice tutto questo alla Madonna: Una spada trapasserà l'anima a te stessa "(996), ed Ella generosamente accetta e si offre al compimento dei divini disegni. Il sacrificio fu il fine per cui Gesù si portò al Tempio, e Maria SS. vi si unì. Ecco alcuni pensieri che serviranno a farvi ben meditare questo Mistero nella recita del santo Rosario.

L'Addolorata
La Chiesa celebra due feste dei dolori di Maria SS.: la prima durante la settimana di Passione, l'altra in settembre. Questa è come un supplemento di quanto non si può fare nella prima; allo stesso modo che la solennità del Corpus Domini viene a supplire a quanto non si può fare il Giovedì Santo. Nella prima, la Chiesa sembra invitarci a meditare i dolori della SS. Vergine per compatirla; nella seconda, a rallegrarci con Lei perché i dolori le furono motivo di merito e di gloria.
Certamente la divozione ai dolori di Maria SS. è una delle più care a Lei e delle più utili a noi. Basterebbe a ciò provare, la storia dei sette Fondatori dei Servi di Maria, i quali ebbero da Maria stessa l'invito di ritirarsi ad onorare di continuo questi dolori. In premio divennero tutti santi; non solo individualmente, ma collettivamente, come proclamò Leone XIII. Ciò significa la speciale approvazione di Maria per chi onora i suoi dolori.

Il compatire la Madre nei suoi grandi dolori è proprio di un cuore delicato; e la Madre non può non gradire tale omaggio. E non solo Lei, ma anche Nostro Signore. Gesù infatti diceva un giorno alla B. Veronica de' Binasco che, per l'amore che portava alla Madre sua, preferiva che si compatissero i dolori di Lei, più che i dolori propri (997).

Essendo così cara questa divozione a Gesù e a Maria, noi dobbiamo coltivarla, non solo nelle due feste stabilite dalla Chiesa, ma tutto l'anno. È un dovere di tutti i cristiani, ma lo è in particolare di noi che, come figli della Consolata, abbiamo speciale dovere di consolare la Madre nostra, renderla veramente " Consolata ". Non è per nulla che portiamo questo bel titolo.
Dobbiamo perciò meditare sovente quanto siamo costati alla Madonna, perché Ella fu intimamente unita alla Passione di Nostro Signore; tutti i dolori di Lui si riversarono nel cuore della Madre. Già fin da quando fu eletta ad essere la Madre del Redentore, Dio le fece conoscere tutto l'incruento martirio che avrebbe dovuto sopportare; cosicché tutta la vita di Maria SS. fu, come quella di Nostro Signore, croce e martirio, massimamente dopo la profezia di Simeone.

S. Alfonso dice che Maria SS. fu la regina dei martiri, perché il suo martirio fu più lungo e più doloroso di quello di tutti i martiri assieme (998). S. Bernardo spiega che Maria SS. fu martire nell'anima (999).E tutto Ella sofferse per noi e per la nostra salvezza. Meditando i dolori della Madonna ciascuno deve dire: " Ha sofferto per me! ".

Né solamente dobbiamo coltivare questa divozione per amore e riconoscenza verso la Madre nostra, ma anche per il nostro proprio interesse, cioè per l'utilità che ne viene a noi. S. Giuseppe Cafasso dice che questa divozione è utile in vita e in morte (1000). È utile in vita, perché come cristiani e più come Missionari, abbiamo tutti da soffrire. E chi ci sosterrà? L'aiuto migliore l'avremo da Maria SS. Ella ci aiuterà in tutti i sacrifici che incontreremo, sì che possiamo accettarli e compierli con merito. E lo farà tanto più volentieri, quanto più noi saremo divoti dei suoi dolori.

Soprattutto la SS. Vergine ottiene ai divoti dei suoi dolori il vero dolore dei peccati, specialmente in punto di morte, con un'assistenza particolare in quel punto estremo. Non sarà mai che la Madonna lasci alcuno, già divoto dei suoi dolori, senza aiuto in punto di morte. Ella è presente al letto degli agonizzanti e ci asciugherà le lacrime. Quanti ebbero la fortuna di avere Maria SS. visibilmente presente sul loro letto di morte! S. Giuseppe Cafasso, divotissimo dei dolori di Maria, ebbe questa fortuna.
Perciò, nella recita del santo Rosario, meditando i Misteri dolorosi, unite al pensiero di Nostro Signore sofferente, quello delle sofferenze della Madonna. Ella l'accompagnò in tutti questi misteri di dolore, dal Getsemani al Calvario.

Proponiamo di essere molto divoti dei dolori di Maria: per il dovere che ne abbiamo e per utilità nostra. È una delle divozioni più sode e, direi, maschie. Essa rompe la durezza dei nostri cuori, ci fa gustare la preghiera, ci fa amare la pietà. Onoriamo e consoliamo l'Addolorata, noi figli della Consolata!

Assunzione della B. V. Maria

S. Alfonso riporta che S. Geltrude vide un giorno un stuolo d'anime, che Maria SS. copriva col suo manto e mirava con grande affetto: e intese essere quelle che, nei giorni precedenti, s'erano apparecchiate con divoti esercizi alla festa dell'Assunzione (1001).

S. Francesco di Sales, ritornando dall'aver predicato sull'Assunzione della Madonna, diceva: " Oh, come vorrei aver parlato più santamente, più affettuosamente della nostra santa e gloriosa Signora! Io la supplico a volermi perdonare! (1002). Che dovrò dunque dir io?

È questa la festa più solenne che la Chiesa celebra in onore di Maria. Il Suarez dice: " La festa dell'Assunzione eccelle fra tutte le feste della Madonna. - Festum Assumptionis inter festivitates eius habet quamdam excellentiam (1003). Questa solennità si celebrò fin dal tempo degli Apostoli, i quali ogni anno commemoravano con divozione il glorioso transito della SS. Vergine. Papa Leone IV, circa l'anno 845, ordinò che se ne facesse l'ottava.

In essa commemoriamo anzitutto il Transito della Beata Vergine, la quale, secondo l'opinione più accreditata, morì nel settantesimo anno di età, ventiquattro anni dopo l'Ascensione di Nostro Signore. Per disposizione divina vi si trovarono presenti tutti gli Apostoli, eccetto S. Giacomo il Maggiore già martirizzato, e S. Tommaso. Questi, come racconta S. Giovanni Damasceno (1004), arrivò quando la Madonna era già sepellita; chiese di vederla almeno morta, ma quando si scoperchiò il sepolcro, lo si trovò vuoto. Certo è che la Madonna è in Paradiso in corpo ed anima, e speriamo che presto la Chiesa definisca il dogma dell'Assunzione della B. V., come già fece per quello dell'Immacolata Concezione (*).

È questo, infatti, il secondo avvenimento che noi festeggiamo oggi: la sua gloriosa Assunzione al Cielo, onorata dagli Angeli e Santi del Paradiso e dallo stesso N. S. Gesù Cristo; nonché la sua incoronazione a Regina del cielo e della terra, onorata dalla SS. Trinità. Il pio S. Pier Damiani riflette molto a proposito che nell'Assunzione della B. V. Maria vi fu qualche cosa di più che nell'Ascensione di Nostro Signore: in quanto che incontro al Divin Redentore andarono solo gli Angeli, mentre incontro alla Madre andò lo stesso Divin Figlio con tutta la corte celeste, Angeli e Santi (1005).

S. Giovanni scrive nell'Apocalisse di aver veduto in Cielo una Donna ravvolta dal sole, e la luna sotto i suoi piedi, e sul suo capo una corona di dodici stelle (1006). Questa Donna è primieramente la Chiesa e le dodici stelle figurano i dodici Apostoli. In senso figurato, poi, i santi Padri ravvisano in questa Donna Maria SS.: splendente come il sole, con sotto i piedi le miserie passeggere terrene, raffigurate nelle fasi della luna; incoronata di dodici stelle, raffiguranti le principali virtù di Maria: la purezza, la modestia, l'umiltà, la prudenza, l'obbedienza, la carità, la gratitudine, la povertà, la pazienza, la compassione, la costanza e la misericordia. Dice Cornelio A Lapide che Maria SS. rivelò più volte esserle di sommo gradimento la memoria di queste sue dodici virtù (1007).

Questa magnifica visione di Maria SS. viene detta da S. Bernardo il terzo Paradiso dei Beati, dopo quello della visione beatifica di Dio e della Umanità santissima
(*) Il dogma dell'Assunzione di Maria SS. al Cielo fu proclamato da Papa Pio XII il 1°  novembre 1950.
di Nostro Signore. S. Ambrogio scrive: " siccome Maria SS. è la Madre di Gesù, che è capo della Chiesa, Ella è in certo modo la Madre della Chiesa " (1008).

Maria risplende in Cielo della chiarezza del sole, che è Gesù, perché sta alla destra di Lui: Sta la Regina alla tua destra in veste d'oro, ravvolta in variopinto abbigliamento (1009). Ella è sopra gli Angeli: super choros Angelorum e il suo trono è trono di gloria e di onore, di giustizia e di merito, di grazia e di misericordia.

È dunque questa una festa tutta di allegrezza. nell'ufficio si dice e si ripete: Assumpta est Maria in coelum... gaudent Angeli! (1010). La Chiesa vuole che innalziamo i cuori in alto, al Paradiso. Dev'essere pel nostro cuore, una festa di consolazione, di tripudio; dobbiamo godere con la Chiesa. Dalla Purificazione a Pasqua la Chiesa ci fa cantare quella bella antifona: Ave Regina Coelorum... Cantiamola e recitiamola sovente con affetto e trasporto di gioia, godendo che la nostra cara Madre sia sollevata tanto in alto, da esser costituita regina del Cielo!

Per nostra utilità e cioè pel nostro profitto spirituale, fermiamoci un tantino sul Transito della B. V. e consideriamo ciò che lo rese così dolce e santo. S. Alfonso porta tre motivi (1011). Il primo è che la Madonna era staccata da tutte le cose di questa terra: sia dai parenti e sia dalla roba, essendo vissuta tranquilla nella sua povera casetta di Nazaret. Così noi, se vogliamo corrispondere alla nostra vocazione dobbiamo non essere troppo attaccati ai parenti, come tante volte vi ho detto; inoltre staccare il cuore da tutto ciò che è terreno; dalle comodità e da tutte quelle minuzie che gli impediscono di volare a Dio.

Soprattutto la Madonna era staccata dagli onori. Il Da Ponte interpreta le dodici stelle che fanno corona al capo della Madonna, come altrettanti atti di umiltà eroica: 1) Il silenzio con cui la Madonna celò sempre i doni ricevuti - 2) L'aborrimento che sempre ebbe delle lodi - 3) L'aver sempre attribuito a Dio tutte le grazie - 4) L'essersi sempre tenuta all'ultimo posto - 5) L'aver sempre obbedito alla Legge, anche a scapito del suo onore - 6) L'essersi posta sotto gli inferiori, anche servendoli, come fece con S. Giuseppe e con S. Elisabetta - 7) L'essersi occupata degli uffici più umili - 8) Il non aver fatto alcun miracolo in vita - 9) L'aver amato la povertà - 10) L'aver sopportato con pazienza gli affronti da parte dei Farisei - 11) L'aver sopportato in pace le parole apparentemente un po' dure di Nostro Signore a suo riguardo: Chi è mia Madre?, ecc. - 12) Non aver rifuggito dai disprezzi e aver invece voluto prendere parte a tutte le umiliazioni e le sofferenze di Nostro Signore(1012). S. Paolo dice che Nostro Signore salì così in alto, perché prima discese molto in basso. Ugualmente deve dirsi della Madonna.

Il secondo motivo che rese dolce il Transito della Madonna, fu il non aver Ella mai peccato. La Madonna fu immacolata dalla concezione alla morte: mai la minima imperfezione. Così si muore felice!... E noi? Se in punto di morte non ci saranno che peccatucci, I'indulgenza plenaria in articulo mortis li cancellerà; ma se non togliamo fin d'ora l'affetto al peccato anche solo veniale, avremo poi allora il dolore? Perché l'indulgenza si estende solo ai peccati dei quali ci pentiamo. Un po' di pena per i nostri peccati l'avremo certamente, ma se procuriamo fin d'ora di far bene tutte le cose, il Signore ci consolerà. Più si vive bene, più si ha la certezza che i nostri peccati sono perdonati. Insomma, per evitare questi rimorsi in vita e in morte, bisogna essere fervorosi.

Il terzo motivo che rese dolce il Transito della Madonna, fu ch'Ella aveva la sicurezza di salvarsi. Certo, ciò che rende più penosa la morte, per noi, è il non avere questa certezza. Lo stesso S. Paolo, pur affermando di nulla avere sulla coscienza che gli rimordesse, non per questo si sentiva giustificato (1013). Il Signore non volle darci questa certezza. Anche S. Francesco di Sales, a Parigi, ebbe su questo punto una terribile tentazione (1014). Ci furono dei Santi, come S. Luigi Bernardo, che in punto di morte tremavano(1015). Ma generalmente in quel punto il Signore toglie questa paura e, all'ultimo momento, si muore tranquilli. Per parte nostra facciamo quello che possiamo per salvarci, e allora ci salveremo. Operare quindi la nostra santificazione con timore e tremore; quel santo timore che ci rende vigilanti, senza toglierci la confidenza.

Il miglior modo di celebrare la festa dell'Assunta è di imitare la Madonna nel modo ch'Ella si preparò, in questa vita, a ricevere in Paradiso la gloria di cui ora gode. Ad imitazione di Lei, facciamo continui atti di distacco dalla terra e dalle cose terrene, e procuriamo di vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo di nostra vita. Noi fortunati se potessimo morire, come la Madonna, di puro amor di Dio!

S. Stanislao Kostka chiese alla Madonna la grazia di morire nel giorno dell'Assunta, e l'ottenne. Se qualcuno vuol imitare questo Santo, gli dò il permesso; se è già santo come Stanislao Kostka, chieda pure di morire. Del resto, è opinione comune dei Santi che la Madonna venga ad assistere in punto di morte i suoi divoti. S. Giovanni di Dio, in quel punto aspettava la visita della Madonna e, non vedendola comparire, se ne affliggeva. Quand'ecco gli apparve la Divina Madre che gli disse: " Giovanni mio, pensavi che Io ti avessi abbandonato? Non sai che Io non so abbandonare nel l'ora della morte i miei divoti? Non son venuta prima, perché non era ancor tempo; ora è giunto, eccomi, andiamo al Paradiso! "(1016). Ciò la Madonna farà in modo particolare per coloro che, in vita e in morte, la invocheranno in memoria del suo felice transito. Dunque coraggio! Occhi e cuore al Paradiso! E non solo oggi, ma sempre!

Nostra Signora del Suffragio (5 novembre)

Tutti i titoli onorifici convengono alla Madonna e la pietà cristiana attribuì a Lei tutti gli uffici di Madre pietosa e misericordiosa. È quindi anche onorata e invocata quale Madonna del Suffragio, cioè protettrice delle anime sante del Purgatorio. E veramente la SS. Vergine è Regina, Madre e Consolatrice di quelle anime.

Ella è Regina del cielo e della terra; perché dunque non dovrebbe esserlo del Purgatorio, dove può esercitare il Suo dominio su anime tanto dilette a Dio? S. Bernardino da Siena dice espressamente che la Madonna ha dominio anche nel regno del Purgatorio: Beata Virgo in regno Purgatorii dominium habet(1017). Ed è un dominio non solo nominale, onorifico, ma effettivo; Ella vi impera e fa come vuole. La Madonna è Madre di misericordia e, come tale, non può non aver cura delle anime del Purgatorio. Maria SS. disse un giorno a S. Brigida: " Io sono la Madre di tutti quelli che sono in Purgatorio - Ego Mater omnium qui sunt in Purgatorio " (1018).

La Madonna è inoltre la grande Consolatrice, e in Purgatorio c'è tanto bisogno di consolazione. S. Brigida intese Gesù che diceva alla Madre sua: " Tu sei la consolazione di quelli che sono in Purgatorio! " (1019). La Madonna, dice il Novarino, rende più lievi e più brevi le pene di quelle anime. " Leviores et breviores " (1020).

Che se la Madonna soccorre tutte le anime del Purgatorio, in particolare ha cura delle anime dei suoi divoti. Il Novarino, autore classico di ascetica, scrive che se è vero che la SS. Vergine dà a tutte le anime del Purgatorio aiuto e refrigerio, ciò fa specialmente verso i suoi divoti. Licet omnibus opem et refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat (1021). La stessa cosa afferma S. Bernardino da Siena: " Dai tormenti del Purgatorio Ella libera massimamente i suoi divoti - Ab his tormentis liberat maxime devotos " (1022).
Cerchiamo dunque di essere molto divoti della Madonna; preghiamola a far subito qui, ciò che farebbe per noi in Purgatorio; così non avrà più da farlo dopo la nostra morte. E intanto ricordiamola, onoriamola e invochiamola come Regina, Madre e Consolatrice delle anime del Purgatorio.

Florilegio Mariano

Noi siamo un miracolo vivente delle grazie della Madonna. Cerchiamo di meritarci ogni giorno più il bel titolo che ci ha dato, e state attenti che un giorno non ce lo tolga per la nostra in corrispondenza e ci dica: " Non siete più Consolatini! ". Per carità, no, no!
È la Madonna che ci fa santi. Più ricorriamo a Lei per avere grazie e santità, e più facciamo piacere a Nostro Signore.

Qualcuno teme di amare più la Madonna che il Signore; ma il Signore non teme, perché il Figlio è sempre contento di quel che si fa in onore della Madre sua.
È inutile! se non siamo divoti della Madonna, non faremo mai niente; né per noi né per gli altri.
Come non sentire il gusto della mamma? E se si sente per la mamma terrena, perché non per quella del Cielo?

Tutti ci ritengono per i beniamini della Madonna e confidano tanto nelle nostre preghiere. Ci vuole anche un po' di prepotenza... una riverente prepotenza.
Voglio che per voi sia " mese di maggio " tutto l'anno. Non vi dico di più, perché dovete già essere inebriati della Madonna!
Chiedete a S. Giuseppe la vera divozione alla Madonna; Ella poi vi darà quella a Gesù. Certuni dicono che hanno divozione a Gesù e non alla Madonna. Ma come?!... Non è possibile!... Dicano piuttosto che non la " sentono ". Voi però dovete essere molto divoti della Madonna.
Se non avete la divozione alla Madonna, e non dico solo divozione, ma una tenera divozione, non vi farete santi!

Dobbiamo stimarci fortunati di portare il nome della Madonna. Quando uscite, la gente non dice: " Sono i Missionari ", ma dice: " Sono i Missionari della Consolata ". Non possono nominare voi, senza nominare la Madonna.
Guardiamo di non lasciarci portar via tutte le grazie dagli altri; che non avvenga di noi come degli Ebrei ai quali Gesù diceva: Sarà tolto da voi il regno di Dio e sarà dato a coloro che ne trarranno frutto! " (1023).

All'altare delle vostre cappelle, come icona, deve stare la SS. Consolata. Non voglio che la copriate per mettervi l'Immacolata. Se mai, nella novena e festa, l'Immacolata mettetela lateralmente.
La medaglia della Consolata è potente contro il demonio: facendola baciare ad un'ossessa, ne ottenni la liberazione (*). Voglio che impariate quella preghiera: O Domina mea, Sancta Maria... ma come la dico io; perché in certi libri c'è, ma abbreviata. Non so dove l'ho presa ma l'ho sempre recitata così. Nel recitarla ci metto tutto il cuore. È bella! Sono preghiere, come il Memorare, che bisogna avere.

" Ringrazio Voi, o Maria, di essere già da 35 anni custode del vostro Santuario... Che cosa ho fatto in questi 35 anni?... Se fosse stato un altro al mio posto, che cosa avrebbe fatto?... Ma non voglio investigare. Se fossi stato tanto cattivo, non mi avreste tenuto tanti anni. È questo certamente un segno di predilezione!... Se ho fatto male, pensateci, aggiustate Voi e sia finita; accettate tutto come se l'avessi fatto perfettamente. Non voglio sofisticare, prendete le cose come sono; mi avete tenuto, dunque dovete essere contenta! ".


AVE MARIA!
Dignare me laudare Te, 
Virgo Sacrata! 
Da mihi virtutem contra hostes tuos