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martedì 19 agosto 2014

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (II) 11. La visitazione. 12. Nascita di Gesù Cristo. 13. Presentazione e purificazione. 14. Patimenti e rassegnazione di Maria. 15. Assunzione e trionfo di Maria. 16. Dio e gli uomini desideravano la nascita del Messia. 17. L'universo ai piedi di Maria. 18. Maria riferisce tutto a Dio. 19. Amore di Maria per il ritiro. 20. Maria madre e modello dei vergini.

I TESORI DI CORNELIO A LAPIDE: Maria (II)
11. La visitazione.
12. Nascita di Gesù Cristo.
13. Presentazione e purificazione.
14. Patimenti e rassegnazione di Maria.
15. Assunzione e trionfo di Maria.
16. Dio e gli uomini desideravano la nascita del Messia.
17. L'universo ai piedi di Maria.
18. Maria riferisce tutto a Dio.
19. Amore di Maria per il ritiro.
20. Maria madre e modello dei vergini.






11. LA VISITAZIONE. 

- «Dopo l'incarnazione, Maria, partendo di casa sua, andò frettolosa ad una città posta tra i monti della Giudea» (Luc. I, 39). Maria se ne parte

1° per annunziare che il Figlio di Dio si è incarnato in lei e per procurare ai suoi congiunti i favori del Verbo fatto uomo; avendo Gesù voluto cominciare, fin dal primo istante del suo concepimento, il ministero suo di Salvatore...; 
2° affinché il Verbo cancellasse il peccato originale contratto da S. Giovanni che trovavasi tuttora nel seno materno e li colmasse ambedue, madre e figlio, dei doni dello Spirito Santo; 3° per congratularsi con Elisabetta del miracoloso concepimento del Battista...; 
4° per porgere ai secoli avvenire un memorabile esempio di umiltà e carità; perché divenuta madre di Dio, regina del cielo e dell'universo, Maria fece visita a S. Elisabetta sua inferiore... Non c'insegna forse questo atto di Maria, che è nostro dovere visitare i poveri e gli inferiori?

La Beata Vergine si avvia ai monti - ad montana. - Un'anima piena di Dio, qual era la sua, s'innalza al più alto grado di virtù... Ben poteva Maria ripetere con Abacuc: «Il Signore Iddio è la mia forza: egli darà ai miei piedi la velocità del cervo; mi ricondurrà trionfante su le altezze, dove inneggerò alla sua gloria» (III, 19).


Maria se ne va frettolosa - cum festinatione. - La Beata Vergine va di passo affrettato alla sua meta per non restarsene troppo lungo tempo in pubblico fuori di casa. «Dal che imparate, o vergini, commenta S. Ambrogio, a non fermarvi a ciarlare per le strade e per le piazze. Maria, grave in casa, va frettolosa in pubblico (In Luc. l. II, n. 19)». Un'anima piena di Spirito Santo, non conosce indugi, non dorme, ma corre e vola per la strada dei divini precetti e della perfezione.


«Maria entra in casa di Zaccaria e saluta Elisabetta» (Luc. I, 40). Questa casa è una casa santa, poiché è la dimora di S. Zaccaria, di S. Elisabetta sua consorte e di S. Giovanni Battista loro figlio... Impariamo a non frequentare che case di buon nome, a non praticare che persone intemerate; fuggiamo a tutto potere le case e le persone di dubbia fama o pericolose. Maria poi è la prima a porgere il saluto; infatti conveniva, dice S. Ambrogio, che fosse tanto più umile, quanto più era pura e favorita da Dio (In Luc. lib. II, n. 19). Che bell'esempio per noi, da imitare! e quale spinta a profittare di ogni occasione per radicare in noi la virtù dell'umiltà.
«E come Elisabetta udì il saluto di Maria, ecco che il figlio le tripudiò in seno ed Elisabetta fu riempita di Spirito Santo» (Luc. I, 41). Per il tripudio del suo figlio, Elisabetta conobbe che Maria aveva concepito il Verbo di Dio. Questo esultare di Giovanni Battista fu cosa soprannaturale, come anche l'uso della ragione che gli fu in quel punto conceduto dal Verbo presente nel seno di Maria. Osservate qui come utile ed efficace è il saluto dei santi, la preghiera che loro si dirige e soprattutto quella. che essi fanno per noi; ma non vi è divozione che sia da paragonare alla devozione verso Maria, né protezione che valga la sua.

Notate ancora con S. Ambrogio, che «sebbene Elisabetta sia stata la prima a udire la voce della Vergine, tuttavia Giovanni fu il primo a sentire la grazia. Il bambino tripudiò e la madre fu in quel mentre ricolma di grazia. La madre non ricevette la grazia prima del figlio; ma dopochè il figlio si trovò colmo di grazia, la comunicò alla madre sua (In Luc. lib. II, n. 19)».

L'angelo salutando Maria le aveva detto: Ave, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne (Luc. I, 28); Elisabetta aggiunge alla salutazione angelica queste altre parole: «E benedetto il frutto del ventre tuo» - Benedictus fructus ventris tui. - Poi soggiunse: «E donde mai a me tanta fortuna, che venga in casa mia la madre del mio Signore?» (Luc. 42-43); quasi volesse dire: Voi siete la donna prescelta da tutta l'eternità per schiacciare la testa al serpente, per dare alla luce il Verbo divino, per chiudere l'inferno, per aprire il cielo... Voi siete benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del vostro seno. Né fu sola Elisabetta col bambino che provò i prodigiosi effetti della visita di Maria; anche Zaccaria vi ebbe parte, perché profetizzò dicendo: «Benedetto il Signore Iddio d'Israele, perché ha visitato e redento il popolo suo ed ha risuscitato in mezzo a noi un potente Salvatore, della famiglia del servo suo David» (Luc. I, 68, 69).

«In voi sola, esclama S. Bernardo, in voi sola, Maria, il re dell'universo si cela e si annienta: l'Altissimo si abbassa, l'Immenso s'impicciolisce. Il vero Dio, il Figlio di Dio si è incarnato, e perché? Per arricchirci tutti con la sua povertà, per rialzarci ed innalzarci con la sua umiltà, per ingrandirci col suo annientamento, per unirci a Dio con la sua incarnazione, e perché cominciamo ad essere un solo e medesimo spirito con lui» (Sup.Missus).
Dobbiamo riconoscere che il Salvatore è un Dio nascosto, la cui virtù opera sui cuori in modo segreto ed impenetrabile. Qui noi vediamo Gesù e Maria, Elisabetta e Giovanni. Elisabetta saluta Maria come madre di Dio, e si umilia; Giovanni sente la presenza di Gesù e balza di gioia; Maria riferisce tutto a Dio, Gesù solo pare non faccia nulla; eppure è lui che muove Elisabetta, Maria, Giovanni.

Quante volte Dio ci visita segretamente!... E quanto più spesso ci visiterebbe se non vi mettessimo ostacolo!... E quante volte Gesù viene in noi, suscita in cuor nostro, come già in Elisabetta, sentimenti di fede, di riverenza, di amore, di adorazione alla maestà divina...; ci porta ad umiliarci...; ci spinge e solleva a pii desideri, a santi trasporti, come già fece esultare il Battista...; ci trae finalmente a darci interamente a lui, a benedirlo, lodarlo, amarlo ad imitazione di Maria.

L'abbraccio di Maria e di Elisabetta figura l'unione della legge antica con la nuova, le quali si fusero insieme alla venuta di Gesù Cristo... Elisabetta figura la legge antica, Maria rappresenta la nuova, Giovanni denota il fine delle profezie, egli è l'ultimo dei profeti... Il Salvatore compare, il ministero dei profeti è terminato...

Nell'istante del suo abbracciamento con Elisabetta, Maria sciolse il labbro al sublime cantico del Magnificat. Nel quale dopo aver detto che l'anima sua loda ed esulta nel Signore, confessa che se le generazioni tutte la chiameranno beata, se tutti i secoli gareggeranno nell'esaltarla, è perché Dio aveva guardato con occhio benigno la bassezza e l'umiltà della sua serva e mostrato la potenza del suo braccio facendo in lei cose strepitose ed inaudite; sicché rovesciò i grandi ed innalzò i piccoli, colmò di beni i poverelli affamati e immiserì i ricchi. E tutto ciò fece per sua misericordia e in adempimento delle promesse date ad Abramo ed alla sua progenie (Luc. I, 46-55).



12. NASCITA DI GESÙ CRISTO. - Il parto di Maria fu, secondo l'unanime insegnamento dei padri, dei dottori, dei teologi, della Chiesa, come senza dolore, così senza lesione dell'integrità del suo seno verginale... Quale afflizione per Maria non trovare che una stalla ed una greppia per mettervi al mondo il suo divin bambino!... Correva la stagione più rigida dell'anno, era notte avanzata e Maria trovavasi priva di ogni soccorso allorché diede alla luce colui che era la salute del mondo, il Messia, l'Aspettato dalle nazioni, il Verbo fatto carne ...«Ella partorì il Figliuol suo; e involtolo in fasce, l'adagiò in una mangiatoia» (Luc. II, 7).

Chi descriverà la gioia, la contentezza, l'estasi di Maria nell'accogliere la prima e per la prima volta il divino infante tra le sue braccia?... Di che carezze non l'avrà colmato!... Quali dolci lagrime non avrà versato su di lui!... che soavi baci, che teneri abbracci non gli avrà dato!... Come grande era l'amore del celeste bambino per sua madre e come sviscerato l'amore di Maria per Gesù!... Che cari e dolci sorrisi da una parte, che teneri sfoghi dall'altra!... «O solo parto senza dolore, esclama S. Bernardo, solo puro, solo esente da corruzione! O nascita soprannaturale! Chi narrerà le tue meraviglie?» (Serm. I in vig. Nativ.).


Il censo ordinato da Cesare Augusto ebbe luogo in un tempo in cui il mondo godeva di così universale e profonda pace, che si era chiuso il tempio di Giano. Ora questo avvenne per singolare disposizione di Dio il quale voleva mostrare che Gesù Cristo, nascendo, portava la pace tra il cielo e la terra. Narra la tradizione, che la vergine Maria apparve, con in braccio il figliuol suo, a Cesare Augusto e che in memoria appunto di tale apparizione il romano imperatore fece innalzare sul Campidoglio un'ara portante l'iscrizione - Altare del primogenito di Dio (SUID. - NICEP. ­BARON. - Lex. Hist. et Annal. Eccl.). È opinione di non pochi dottori che gli angeli ricevessero Gesù nella sua nascita e lo rimettessero nelle braccia di Maria... La mangiatoia in cui fu collocato Gesù dopo la sua nascita, si trova al presente in Roma nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

Maria accolse i pastori inviati dagli angeli e gelosamente custodiva e meditava in cuor suo tutto quello che del bambino si andava dicendo (Luc. II, 19).




13. PRESENTAZIONE E PURIFICAZIONE. - «Maria e Giuseppe portarono Gesù a Gerusalemme per offrirlo al Signore» (Luc. II, 22). Che obbedienza assoluta! che umiltà profonda non manifesta Maria nella sua purificazione!... Essa vergine, essa immacolata, non disdegna di prendere posto tra le donne comuni... Né solamente di obbedienza e di umiltà ci porge esempio Maria nel tempio, ma anche di eroica rassegnazione, poiché là le fu squarciato il seno dalla spada del dolore, secondo la parola del vecchio Simeone (Luc. II, 35).


Maria offerse a Dio, nel giorno della purificazione, il suo distacco dalle cose terrene, la sua sommissione e la sua penitenza. Per la cerimonia della purificazione ella si assoggettò al giogo della legge antica, legge di servitù dalla quale ella era formalmente esente... Il silenzio di Maria che taceva il grande mistero della sua maternità divina, non ostante che un lembo del velo già avesse alzato Simeone, era prova sicura, certo indizio di una riserbatezza straordinaria, di una impareggiabile modestia. La sua presenza al tempio, l'offerta che vi faceva, dava argomento a credere che ella fosse madre come tutte le altre... O umiltà incredibile ed ineffabile!... Simeone la loda e ne proclama la gloria; Anna, la profetessa, ne divulga le grandezze: ella sola tace, adorando Iddio... Essa è vergine; Dio lo sa, Gesù lo sa, lo sa Giuseppe e questo a lei basta...





14. PATIMENTI E RASSEGNAZIONE DI MARIA. - La predizione fatta da Simeone alla Beata Vergine, il giorno della sua purificazione, che cioè avrebbe l'anima trapassata dalla spada del dolore (Luc. II, 35) ebbe pieno il suo avveramento; poiché in cento occasioni e in mille modi l’acuta punta del dolore fece lo strazio del cuore di Maria.

1° Maria sofferse dei patimenti di suo figlio e le pene di lei furono uguali al suo amore... Nei martiri e nei santi, l'amore fu sempre dolce sollievo nei dolori, fu balsamo divino che cicatrizzò le loro piaghe benché profonde. Più essi amavano Dio, meno sentivano i loro dolori... Al contrario, quanto più Maria ha amato, tanto più ha sofferto e siccome il suo amore era in certo qual modo infinito, anche infiniti furono i patimenti di lei. 2° Maria soffrì per effetto di compassione...; tutti i dolori di Gesù Cristo ebbero in essa la loro ripercussione... ; 3° Ella ha patito in ragione della sua dignità... 4° Ha sofferto in proporzione della lunga durata dei suoi patimenti... Dal punto della sua incarnazione, Gesù vide e sostenne tutta la sua passione; da quel momento ancora, Maria conobbe e sofferse tutte le pene di suo figlio, del suo Dio... 5° Ha patito per sollecitudine... Vide Gesù soffrire tutto da solo, abbandonato dai suoi apostoli, dagli uomini e dagli angeli... 6° Ha sofferto delle bestemmie e delle calunnie orribili lanciate contro Gesù Cristo... 7° Ha patito per la vista e la presenza continua del caro suo figlio crocefisso.

Ecco perché i dottori insegnano che la Beata Vergine fu martire e più che martire. Il dolore dei martiri lacerò il loro corpo, il dolore di Maria, come quello di Gesù, lacerò la loro anima. - Come Gesù Cristo sofferse infinitamente più che ogni martire e che tutti i martiri insieme, così i dolori di Maria la vincono su tutti i dolori dei martiri... Gesù fu crocifisso; anche sua madre lo fu con lui, a cagione degli indicibili spasimi da lei provati ai piedi della croce!... Perseguitando Gesù, si perseguita anche la sua tenera madre; perché della morte di Gesù essa ha fatto la morte sua. «Il dolore della Vergine fu sì grande, scrive San Bernardino, che diviso fra tutti gli uomini, basterebbe dare loro in su l'istante la morte (Tom. II, serm. LXI)».

Che ambascia strinse il cuore della Vergine, quando conobbe che Giuseppe aveva concepito il disegno di abbandonarla!... Che trafittura per lei, vedersi rigettata dalla gente, così che è costretta a partorire il figliuol suo in una capanna, alla campagna, collocarlo in una mangiatoia fra due animali!... Che stretta, vedere già stillare il sangue di Gesù Cristo sotto il coltello della circoncisione!... Che ansia non le cagiona la fuga in Egitto!... Che angoscia, avere smarrito il suo Gesù e cercarlo per tre giorni!... Che puntura, udirlo accusato di malefizi, d'incantesimi, di sobillazioni, di delitti, lui che era l'innocenza e la mansuetudine per essenza!... Che strazio, quando conobbe il tradimento di Giuda, la negazione di Pietro, l'abbandono degli apostoli!... Che affanno, al suono delle calunnie e delle false testimonianze portate al tribunale del sommo sacerdote!... Che ineffabile tormento, essere testimonio dell'agonia, degli schiaffi, degli sputi, degli oltraggi, delle beffe, dei sarcasmi, delle invettive, delle maledizioni, delle grida di rabbia, della flagellazione, dell'incoronazione di spine, della presentazione di Gesù al popolo, della sua condanna, della sua andata al luogo del supplizio con la croce su le spalle e bagnando del suo sangue il cammino!

Ma ecco Gesù al Calvario, ed eccovi Maria anch'essa!... Gesù è su la croce e Maria gli sta ai piedi (IOANN. XIX, 25). O Dio, che inenarrabili patimenti per l'anima sua! Col figlio sta crocefissa la madre; i chiodi che trapassarono le mani e i piedi di Gesù giunsero con la loro punta a trafiggere il Cuore di Maria; la veste che fu staccata a brandelli dalla carne del Salvatore, riaprendone le piaghe, il fiele di cui fu abbeverato, le ingiurie, le imprecazioni, i ludibrii a cui fu fatto segno, furono altrettanti colpi di spada che trapassarono il cuore della Vergine!... Qual pena per lei sentirsi sostituito Giovanni invece del figlio Gesù!... Qual sommo dolore finalmente, vedere questo suo Gesù dare l'ultimo respiro su la croce!...

No, no, i patimenti dei martiri sono un nulla in confronto del martirio di Maria... S. Bernardo dice: «Nessuna mente può comprendere, nessuna lingua può esprimere gli ineffabili strazi che lacerarono il cuore di Maria. Voi pagate su la croce, o Vergine benedetta, egli dice, con larga usura quel tributo di dolore da cui andaste esente nel vostro parto. Provarono le vostre viscere, sotto la croce del vostro figlio che moriva, ben più crudo lo scempio che non avevano provato in Betlemme, quand'egli da voi nasceva (Serm. XXIX in Cant.)».

Ai piedi della croce Maria, secondo l'espressione del Crisostomo, affogava in un mare di patimenti (Serm. in Pass.). Ciò non di meno, sotto il peso di tanta angoscia, Maria non apre la bocca a un lamento; ella si uniforma con intera rassegnazione alla volontà di Dio...




15. ASSUNZIONE E TRIONFO DI MARIA. - Quando i giorni della vita della madre di Dio giunsero al loro tramonto terreno, gli apostoli tutti che erano sparsi per il mondo, si trovarono, per speciale tratto di provvidenza, radunati in Gerusalemme e fecero corona al suo letto. Il vescovo Giovenale di Gerusalemme e S. Giovanni Damasceno, con non pochi altri autori, fanno preciso ricordo di questo fatto. La tradizione ancora ci dice che la Beata Vergine completò sua vita l'anno 58 dell'Era volgare, ventiquattro anni dopo la morte di Gesù Cristo e contandone essa settantadue.

È certo che Maria non è morta. Ma che bella, che dolce estasi, o gran Dio! dopo una vita così santa, così perfetta, così sublime! Non fu che un'estasi d'amore. In lei si avverò alla lettera quel detto dello Spirito Santo: «Forte come la morte è l'amore» (Cant. VIII, 6).

Il cielo si aprì alla Vergine Immacolata e Gesù Cristo le andò incontro accompagnato da tutta la corte celeste a riceverla... «Il tempio di Dio si aprì nel Cielo, dice l'Apocalisse, e fu veduta l'arca dell'alleanza di Dio nel proprio tempio» (Apoc. XI, 19). Quest'arca dell'alleanza di Dio è Maria. Di lei pure si dice nel medesimo libro, a dinotarne l'assunzione al cielo: «Una stupenda meraviglia risplendette in Cielo; una donna vestita di sole, con sotto i piedi la luna, e una corona di dodici stelle in capo» (Ib. XII, 1). 
Di lei pure, diceva il Salmista: «La regina vostra sposa, o Signore, si è assisa alla vostra destra in manto d'oro e splendente di ogni sorta di gemme» (Psalm. XLIV, 9). Sì, o Vergine Santa, il re celeste è preso dalla vostra bellezza (Ib. 11). Presentatevi a lui nella vostra sfolgorante bellezza, o Maria, montate al cielo, seduta sul carro del trionfo e regnate lassù in eterno (Ib.).

Rapiti di ammirazione, i cori degli angeli, se le affollano riverenti sul passaggio e dicono: «Chi è costei che s'avanza come aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole? - Chi è costei che se ne viene dal deserto, tutta vaga e ricca, abbracciata al suo diletto?» (Cant. VI, 9); (Ib. VIII, 5).

Scrive S. Pier Damiani, che la gloria tra cui è ricevuta l'augusta regina Maria al suo uscire da questo mondo, non conosce né cominciamento né fine (Serm. de Assumpt. Virg.) ; di lei possiamo dire con la Sapienza: «La vostra magnificenza, o Dio, splende sul diadema che le cinge le tempia» (Sap. XVIII, 24). Ma come può un mortale parlare del trionfo e delle glorie di Maria? Qui si possono ripetere le espressioni di S. Paolo: che «occhio mai vide, orecchio mai udì, cuore di uomo non mai comprese quello che Dio ha preparato a coloro che l'amano» (I Cor II, 9). Siccome Maria ha più amato Dio essa sola, che non tutti gli angeli e gli uomini insieme, ricevette corona più ricca, gloria più splendida di quella che godono ili angeli e i santi tutti... Ammiriamo e taciamo...

Riferisce la Scrittura che levatosi in piedi Salomone al comparire della madre sua, le andò incontro, poi sedutosi sul suo trono e fatta sedere anche lei su un altro trono alla sua destra, le disse: Chiedi a tuo piacere, o madre, che già non conviene che io ti disgusti (III Reg. II, 19-20). Ecco una languida ombra del trionfale ricevimento di Maria in cielo e del modo con cui Gesù Cristo accolse la madre sua. 

Ne è pure un'immagine il fatto di Ester; di costei si racconta che il re Assuero l'amò al di sopra di tutte le vergini presentategli in ispose: e che essa incontrò grazia e favore presso di lui, il quale le cinse il diadema e la costituì regina (ESTH. II, 17). Al vostro ingresso nel cielo, o Maria, il vostro figlio vi ha ammantata di gloria, cinta di splendore, vestita di maestà incomparabile; dimodochè a giusto titolo potete applicarvi quelle parole del Savio: «La ricchezza e la gloria sono mio retaggio» (Prov. VIII, 18).

Essendo Maria stata piena di grazia, come mai non sarebbe essa ricolma di onori e di gloria? Avendo avuto in terra più virtù e perfezioni e meriti che tutte le creature, conviene che goda in Cielo una gloria di gran lunga superiore a quella di tutte le creature angeliche e umane.

Il Padre l'accolse e coronò a titolo di figlia diletta, divenuta l'augusto santuario del Verbo eterno... Il Figlio l'accolse e le diede potenza e titolo di madre... Lo Spirito Santo l'abbracciò e colmò di gloria a titolo di sposa... Tutti gli ordini angelici la ricevettero e venerarono e celebrarono come loro padrona e regina. Tutti le vennero attorno per farle corona, ammirarla e renderle onore. Il cielo e la Santissima Trinità la dichiararono regina e regina in eterno. O trionfo unico di grandezza, di maestà, di gloria!... O Maria madre nostra, traeteci a voi; otteneteci la grazia d'imitarvi su la terra e di andarvi a contemplare nel cielo!...




16. DIO E GLI UOMINI DESIDERAVANO LA NASCITA DEL MESSIA. 

- Lo Spirito Santo mette, nella persona della Sposa dei Cantici, su le labbra di Maria queste parole: «Ecco che il mio diletto mi viene a dire: Lèvati, affrèttati, o mia diletta, o mia colomba, tu che sei tutta bella agli occhi miei, lèvati, e vieni» (Cant. 11, 10). Questo diletto che parla a Maria, è Dio il quale vuole e desidera salvare il mondo per mezzo di lei...

E infatti, non appena Adamo pecca, egli dà prova di questo suo desiderio, che Maria compaia al mondo, promettendogliela come riparatrice del suo peccato. L'annunzia ad Abramo, ad Isacco a Giacobbe ai profeti; la colma di grazie quando arriva, le spedisce un angelo a dirle che l'Onnipotente l'ha scelta per madre...

Maria è, insieme al Salvatore del mondo, l'oggetto dell'aspettazione delle genti per quattro mila anni. «Signore, diceva l'Ecclesiastico alludendo a Maria, fate comparire prodigi non mai più veduti, cangiate le vostre meraviglie. Glorificate la vostra mano e il vostro braccio destro. Distruggete Satana e riducete all'impotenza il vostro nemico (per colei che deve schiacciarle il capo). Affrettate l'ora e ricordatevi dello scopo, affinché il mondo narri le vostre meraviglie» (XXXVI, 6-7, 9-10). «O cieli, esclamava Isaia, guardando a Gesù e alla Beata Vergine Maria, versate la vostra rugiada; lasciate, o nubi, piovere il giusto; apriti, o terra, e germina il Salvatore» (XLV, 8). La terra è sterile e disseccata; non produce che rovi e spine; il profeta desidera una nuova terra, cioè il seno verginale di Maria, il quale produrrà un nuovo frutto, un frutto divino...

La sacra Scrittura è ripiena di testimonianze, di voti, di gridi di speranza, di sospiri, delle preghiere rivolte al Signore perché inviasse il Messia, e colei da cui questi doveva nascere. «O Sapienza che siete uscita dalla bocca dell'Altissimo, venite ad insegnarci la via della prudenza» (Eccli. XXIV. - ISAI. XL). «O Adonai, capo della casa d'Israele, venite a riscattarci con la forza del vostro braccio» (Exod. VI).

Gli angeli desideravano la venuta di Maria al mondo, acciocché finalmente fossero occupate le sedi lasciate vuote in cielo dagli angeli ribelli... Nel limbo, le anime dei giusti; sulla terra, le nazioni affrettavano ansiose la comparsa di Maria.




17. L'UNIVERSO AI PIEDI DI MARIA. 

- Ma non solamente la Scrittura ci ha lasciato monumenti e ricordi della universale aspettazione di Maria, ma anche magnifiche profezie dell'omaggio che le avrebbe prestato il mondo, omaggio di invocazione, di preghiera, di lodi. Se toccò ai Giudei la bella sorte di vedere paghi i voti dell'aspettazione, fu riservata a noi cristiani l'invidiata fortuna di vedere l'umanità prostrata ai piedi di Maria in atto d'invocarla e lodarla, l'adempimento della glorificazione profetizzata.

Accennando alla Vergine, il Salmista aveva detto che le figlie di Tiro l'avrebbero regalata di ricchi presenti e che i grandi della terra avrebbero sollecitato, come segnalata grazia, il favore di poterne mirare il volto (Psalm. XLIV, 12) Il Signore afferma nei Cantici, che la sua colomba (Maria), è unica, è perfetta, che avendola veduta le fanciulle, l'acclamarono avventurata; le matrone e le regine ne celebrarono le lodi (VI, 8). Nelle province che si accalcavano attorno al seggio di Giuseppe in Egitto, per comprare grano e quietare la fame (Gen. XLI, 57), non vedono forse gli interpreti sacri l'immagine delle nazioni affollate intorno all'altare della Vergine, invocandone protezione e aiuto?

«Voi siete benedetta dal Signore, o figlia mia, disse Booz a Ruth: tutto il popolo sa che siete una donna sopra ogni altra virtuosa » (RUTH. III, 10-11). Ruth non era che la figura di Maria alla quale in verità, meglio, che a Ruth, convengono nel più ampio senso le citate parole. Come anche a lei alludeva il vecchio Tobia, quando pronunziava quell'oracolo: «Di fulgidissima luce splenderete e i più lontani popoli della terra vi venereranno. A voi trarranno le nazioni dai più remoti lidi portandovi regali; in voi esse adoreranno il Signore e voi chiameranno terra santa, perché in voi invocheranno il grande nome del Signore... E voi vi rallegrerete e godrete dei vostri figli, perché saranno tutti benedetti e raccolti ai piedi di un medesimo Signore» (TOB. XIII, 15-17).

La Scrittura ci narra come ritiratasi Giuditta in Betulia, dopo la morte di Oloferne, tutto il popolo, dai ragazzi ai vecchi, le corse incontro e le si serrò attorno giulivo a festeggiarla e lodando Dio la chiamavano benedetta dal Signore sopra tutte le donne della terra, perché egli aveva reso in quel giorno così chiaro ed illustre il nome di lei, che le sue lodi non sarebbero mai cessate su le labbra di quanti avrebbero ricordato la potenza dell'Altissimo (IUDITH. XIII, 15, 22-25). Non è forse questo che noi vediamo adempirsi e rinnovarsi tutti i giorni, da diciannove secoli, dall'universo prostrato agli altari dell'immacolata? Si, noi udiamo ogni giorno l'umanità cristiana esclamare rivolta a Maria: «Voi siete la gloria di Gerusalemme, la gioia d'Israele, l'onore del vostro popolo; voi la benedetta da Dio fra tutti i padiglioni di Giacobbe; perché il Signore sarà glorificato in voi da tutte le nazioni che udiranno pronunziare il vostro nome» (IUDITH. XV, 10 - XIII, 31). Maria è lodata, esaltata, benedetta, invocata ovunque è conosciuto, lodato e invocato il nome di Gesù Cristo.

Verrà tempo, dice Maria nel sublime cantico del Magnificat, che «tutte le nazioni mi chiameranno beata» (Luc. I, 48). La chiameranno beata, perché il Signore ha eletto in essa la sua dimora (Psalm. CXXXI, 14). La chiameranno beata, perché il Verbo si è in lei Incarnato. La chiameranno beata, finalmente, perché umiliandosi ha meritato di diventare la madre di Dio e la corredentrice del genere umano (Luc. I, 48).

Maria qui annunzia e predice la sua grandezza presente e futura; e questa sua profezia si è in modo mirabile adempita in tutti i secoli e si adempirà fino alla fine del mondo e per tutta l'eternità. I templi, le cappelle, gli altari innalzati a Maria, gli onori a lei resi, le tabelle votive a lei offerte, i pellegrinaggi, le preghiere, i canti, ecc. che in tutti i luoghi e in tutti i tempi ebbero per iscopo o d'invocarla o di ringraziarla, sono altrettanti monumenti che attestano l'adempimento delle parole della Beata Vergine: - Beatam me dicent omnes generationes. - L'eternità si unisce al tempo per renderle quest'omaggio. Nel soggiorno della gloria, gli angeli e i beati le si affolleranno eternamente intorno per lodarla, onorarla, benedirla e proclamarla beata. L'augusta Trinità anch'essa unirà la sua voce a quella della corte celeste.

Non vi è angolo di terra, dove non sorga una chiesa o una cappella dedicata alla Madonna. Quelle che torreggiano su l'altezza dei monti, furono là innalzate per tenere lungi la folgore e la tempesta dai sottoposti Plani e per attirare sopra di loro la pioggia benefica, immagine della pioggia celeste della grazia che discende nei cuori... In fondo alle valli, ricordano che Maria viene là per benedire gli umili e i deboli... In mezzo alle foreste ed alle cupe solitudini, servono di faro al viaggiatore che scorge di lontano le loro torri, e sente la campana di Maria dare il rintocco dell'Angelus. I popoli accorrono a questi santuari per invocare Maria e proclamarla beata.

Non vi è chiesa nel mondo, dove non si veda un altare consecrato a Maria; dappertutto il culto e l'altare di Dio si uniscono al culto ed all'altare della Vergine... Anzi la maggior parte delle più sontuose basiliche, dei più magnifici templi che ornino le capitali dei regni e degli stati, sono consecrate a Maria. Non è dunque vero che tutte le nazioni la proclamano beata? - Beatam me dicent omnes generationes.

Ludibrio di spaventosa tempesta, già in sul punto di affogare, il marinaio scorge, dall'alto dei marosi, un punto culminante: è un santuario eretto a Maria da altri naviganti che qualche secolo innanzi, furono liberati da certo naufragio, per il voto fatto alla Vergine d'innalzarle quel modesto monumento della propria riconoscenza. A tal vista il marinaio volge con fiducia lo sguardo da quel lato; invoca Maria e campa da certa morte. 
Migliaia di tali santuari sorgono cosi in vista ai lidi, per glorificare e ringraziare colei che la Chiesa invoca sotto il nome di Stella del mare. Le mura di queste chiesuole si mostrano coperte di tavolette, indizio e dei voti fatti e dei soccorsi ottenuti. Qui è la Vergine del Carmelo, là è la Madonna di Loreto; su quel promontorio sorge la Madonna della Neve; su quell'altro s'innalza la Madonna della Guardia; più lungi biancheggia la cupola di Nostra Donna del Soccorso e via dicendo; e sotto le volte di tutti questi edifizi risuona la voce del popolo, che divoto e riconoscente, proclama beata la Vergine, salutandola stella del mare: - Beatam, me dicent omnes generationes - Ave, maris stella.

Tutte le età, tutti gli stati, tutti i secoli, tutte le lingue; giudei, gentili convertiti, uomini e donne, ricchi e poveri, tutti pregano, tutti invocano, tutti onorano Maria, tutti ad una voce la decantano beata.

- Beatam me dicent omnes generationes. - «A lei volgono l'occhio, dice S. Bernardo, e quelli che dimorano nel cielo e quelli che peregrinano su la terra e quelli che passano per il purgatorio; desiderando i primi che siano riempiti i seggi lasciati vacanti tra loro dagli angeli ribelli; implorando i secondi la loro riconciliazione con Dio; chiedendo i terzi di essere liberati (Serm. II de Pentec)».

«O Vergine santa» esclama il cardinal Ugone, tutte le generazioni vi dicono beata, perché avete partorito per tutti la vita, la grazia, la gloria: la vita ai morti, la grazia ai peccatori, la gloria agli infelici. Un mirabile concerto di voci a voi rivolge le lodi già date a Giuditta. Voi siete la gloria di Gerusalemme, la letizia di Israele, l'onore del popolo; voi avete operato con fortezza. La prima parola viene dagli angeli, di cui Maria ha riparato la rovina; la seconda dagli uomini, la cui tristezza fu da essa mutata in gaudio; la terza dalle donne le quali furono per lei tolte all'infamia e al disonore; la quarta dai morti ai quali ha sciolto le catene (In lib. Iudith) ».

Ecco che tutte le età mi chiameranno beata. Questa parola Ecco - Ecce -dinota l'ammirazione. Ecco una cosa nuova, un fatto sconosciuto a tutti i secoli, meraviglioso sopra ogni dire, che una donna sia benedetta e felice; anzi più felice degli uomini e degli angeli medesimi. Infatti fino a quel giorno tutte le donne erano state umiliate da Dio nella persona di Eva e condannate a sopportare tre pene: la schiavitù, il dolore, il lavoro... Ecco - Ecce - significa il cominciamento, il principio. Ecco che da questo istante sono dichiarata beata e continuerò ad esserlo per tutti i secoli... Ecco - Ecce ­ suona ancora avvertimento; quasi dica: fate attenzione, o miseri mortali che cercate la felicità, e imparate da me com'essa si trovi nell'umiltà, nell'obbedienza, nella grazia di Dio; sappiate che e quelle e questa voi otterrete per mezzo mio. Perché io sono stata la prima a gustare la felicità, io sono quella per cui Dio vuole rendere felici tutti gli uomini. Correte dunque al mio seno, implorate il mio patrocinio se volete sottrarvi all'infelicità e raggiungere la felicità...

Permettetemi, gridava il pio Gersone, permettetemi, o Vergine santa, che vi lodi e vi esalti come più che tre volte beata. 

Infatti: 
1° siete beata, secondo la parola di Elisabetta, perché avete creduto: - Beata quae credidisti. - 
2° Siete beata, perché piena di grazia, secondo la salutazione angelica: - Ave, gratia plena. 3° Siete beata, perché benedetta a cagione del frutto del vostro seno, che è la benedizione per essenza: - Benedictus fructus ventris tui. - 
4° Siete beata, perché l'Onnipotente ha operato in voi mirabili cose: - Fecit mihi magna qui potens est. - 
5° Siete beata per essere la madre di Dio. - 
6° Siete beata, per aver unito la fecondità alla verginità... - 
7° Siete beata, perché non avete avuto chi vi uguagliasse prima di voi, né vi sarà chi vi pareggi dopo. Sì, tutte le nazioni vi diranno beata: ­ Beatam me dicent omnes generationes (Tract. IV, not. I supMar.).

Ancora una volta: Maria ha predetto che sarebbe proclamata beata, onorata ed invocata come tale da tutte le genti, in tutti i luoghi e per tutti i secoli, e questa profezia si vede adempita pienamente. Tutto ne fa fede, le chiese, le cappelle, gli altari, i monumenti, i pellegrinaggi, le congregazioni religiose, le confraternite laicali istituite in suo onore, le preghiere, le processioni, i canti dei fedeli. A lei sola si porge il culto di iperdulìa, e il culto della Vergine vince in isplendore, in estensione, in frequenza, il culto che si presta agli angeli ed ai santi tutti insieme; su la terra e sul mare, nei paesi civili e nei barbari, dappertutto echeggia glorioso e venerato, amato e invocato il nome della gran madre di Dio, Maria.

In ogni tempo e in ogni luogo, i cristiani e la Chiesa tutta celebrarono e celebreranno, o Vergine augusta, la vostra concezione immacolata, la verginità illibata, la maternità divina, l'umiltà, l'obbedienza, la pazienza, la santità ed ogni virtù vostra; la vostra potenza, la bontà, la misericordia, le grazie che ottenete ai vostri servi, i miracoli che a loro soccorso operate: - Beatam me dicent omnes generationes. - Deh! prosperi, aumenti e si dilati il vostro culto fino a che vi saranno uomini in terra e angeli in cielo! fino a che Dio sarà Dio, per tutta l'eternità ed oltre! (Exod. XV, 18). Così sarà certamente ed io me ne compiaccio, o madre mia! perché voi ne siete degna. Ottenetemi che vi onori, vi preghi, vi ami e v'imiti quaggiù, affinché possa godere per sempre della vostra vista e compagnia nel cielo...

Se Maria fosse stata una donna qualunque e non in realtà la madre di Dio, come avrebbe potuto annunziare che sarebbe esaltata a tanta grandezza e che tanto grande, tanto universale, tanto costante sarebbe stata la devozione e il culto suo? Se ella non fosse stata madre di Dio, si sarebbero le sue profezie adempite così pienamente, come attesta la voce di diciannove secoli? avrebbe Iddio permesso che una tale impostura regnasse in tutti i tempi e su tutta la Chiesa, a tal punto da accecare e sedurre e traviare tutti i teologi, tutti i dottori, tutti i vescovi, tutti i padri, tutti i concili, tutti i papi, tutti i santi, in una parola tutta la Chiesa e sempre?
Ah, viva Maria! viva il suo nome, il suo culto, il suo amore! Oh come è dolce il pregarla, onorarIa, amarla, imitarla! Tanta sapienza e tanta felicità sta riservata ai suoi servi, che io voglio e anelo e sospiro e protesto di vivere in Maria e per Maria, affinché mi sia dato di morire tra le materne sue braccia.




18. MARIA RIFERISCE TUTTO A DIO.

 

- L'angelo esalta Maria dicendole: «Io vi saluto, o piena di grazie, il Signore è con voi, voi siete benedetta tra tutte le donne» (Luc. I, 28); - e Maria riferisce subito quest'onore a Dio, dichiarandosi l'umile ancella del Signore (Luc. I, 38). 

Elisabetta glorifica Maria chiamandola benedetta tra le donne, perché benedetto è il frutto delle sue viscere e professandosi, indegna dell'alto onore di accogliere in casa sua la madre del suo Signore (LUC. I, 43). Ora che fa Maria, udendo tanto elogio? tutto lo rifonde in Dio cantando: «L'anima mia glorifica il Signore » (Luc. I, 46). Maria dà a Dio le lodi che a lei sono tributate e le riversa in Dio, come nell'unica vera sorgente di ogni bene. Voi, o Elisabetta, pare che dica, voi esaltate la madre del Signore, ma l'anima mia esalta e glorifica Iddio. 

Con queste, parole: - Magnificat anima mea Dominum - Maria annunzia e proclama la bontà, la misericordia, la potenza, la maestà di Dio. Con quelle altre: - Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo - il mio spirito si è rallegrato in Dio mio Salvatore, ella fa conoscere la dolcezza e le delizie che ha attinto in Dio al tempo della concezione del Verbo. Essa imitava in questo modo gli angeli i quali meritano, esaltano e decantano la maestà incomprensibile di Dio e godono a un tempo stesso della sua dolcezza. Ammirano per amare ed esaltare.


In un modo Dio esalta l'uomo innalzandolo al disopra degli altri uomini per mezzo delle ricchezze, degli onori, delle grazie e dei doni speciali; ma l'uomo non può in questa maniera esaltare Dio, perché non ha potere di aggiungere nulla alla grandezza divina. Egli dunque l'esalta lodandolo, proclamandone la bontà, la maestà, la potenza, la santità, la misericordia, la provvidenza, la scienza, la gloria, l'immensità, l'eternità, insomma tutti gli attributi divini... Iddio allora è glorificato dall'uomo quando questi l'onora e lo serve con le sue virtù... E glorificato quando noi ci conformiamo a Gesù Cristo e in lui ci specchiamo come nel nostro modello... L'anima nostra glorifica il Signore con l'uso delle mani, degli occhi, della lingua, del cuore, della memoria, della volontà, dell'intelligenza... Ciascuno può, dice S. Agostino, concepire il Verbo credendo in lui, partorirlo annunziandolo agli altri, esaltarlo amandolo; allora può ripetere con Maria: L'anima mia glorifica il Signore (Super Magnificat).

Maria disse: «L'anima mia» - Anima mea, - perché: 
1° ella possedeva tutt'intera l'anima sua; così non è, pur troppo! di noi nei quali il demonio o la carne, l'orgoglio o l'accidia, ecc. sono padroni e tiranni. 
2° Essa aveva dato senza riserva tutta l'anima sua a suo figlio; ora, dare l'anima propria senz'eccezione a Dio vuol dire esserne interi ed assoluti padroni noi medesimi... 
3° Essa amava infocatamente Iddio: ora quanto più si ama Dio, tanto più si possiede interamente l'anima propria...

Maria ha in tutto il corso della sua vita glorificato Iddio e riferito a lui ogni cosa, fino alla sua estasi finale, proclamando la grandezza di Dio... «Quegli che è potente ha fatto in me grandi cose e il suo nome è santo» - Fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen eius (Luc. I, 49). Maria riferisce tutto a Dio solo e niente a se stessa, dei grandi fatti di cui Elisabetta la encomiava; essa benedice il nome del Signore e dice che Dio l'ha santificata perché la destinava a madre sua... Giacché noi tutto abbiamo da Dio, corpo e anima, vita e sanità, beni temporali e spirituali, dobbiamo ad esempio di Maria, attribuire tutto a Dio. lui riconoscere e confessare e ringraziare come datore di ogni cosa. E’ questo il vero, il sicuro mezzo di piacergli e di meritarci sempre più abbondanti i suoi doni.





19. AMORE DI MARIA PER IL RITIRO. 

- Nessuno fu più di Maria amante del ritiro e della solitudine... Sua occupazione è il lavoro... Non conosce che il tempio e la casa, Dio e i suoi genitori... Parla di rado, non si mostra mai in pubblico... Schiva il mondo e cerca Dio solo... 
Una sola visita leggiamo che ella abbia fatto; e questa fu a S. Elisabetta, sua cugina, per farle conoscere il grande mistero dell'incarnazione del Verbo... Una sola volta la troviamo ad un convito, ma vi è condotta dalla carità verso il prossimo e dall'onore di suo figlio che voleva per mezzo di lei manifestare la sua potenza agli uomini... 

L'angelo che va ad annunziarle la sua destinazione a: madre di Dio, la trova sola e ritirata nella sua cameruccia... Quando l'incontriamo fuori di casa, è avviata o al tempio o al Calvario o dietro le orme del Figliuol suo... Dal Vangelo non possiamo rilevare che Maria abbia parlato più che quattro volte: 
1° quando l'Angelo la richiese del suo consenso per l'incarnazione del Verbo; 
2° quando s'innalzò a volo così sublime nelle lodi verso Dio e si abbassò così profonda in umiltà, nel cantico del Magnificat
3° quando trovò il figliuol suo nel tempio; 
4° nelle nozze di Cana... 

Ora chi potrebbe dire tutto ciò che di meraviglioso e di divino avvenne nel sacro cuore di Maria, in mezzo al profondo silenzio e raccoglimento in cui visse per settantadue anni?.. Che preghiere fervorose! Che atti di fede, di speranza, di carità, di umiltà, di obbedienza, di pazienza, di prudenza, di modestia, di vigilanza, di purità, di zelo!... Che meditazioni, che contemplazioni, che estasi!... Che intima unione con Dio!... Ah! impariamo da Maria ad avere caro il silenzio, il ritiro, la solitudine...




20. MARIA MADRE E MODELLO DEI VERGINI

- La regina sta alla destra del re, dice il Salmista, ed al suo seguito si vedrà una moltitudine di vergini; o re, le compagne della sposa vi saranno presentate. Saranno condotte con gioia e festa e introdotte negli appartamenti reali. O Maria; sposa e vergine immacolata, in luogo dei vostri maggiori vi nacquero dei figli; voi li costituirete principi su tutta la terra. Essi eterneranno la memoria del vostro nome a traverso le generazioni e i popoli vi glorificheranno ed encomieranno per tutti i secoli e nell'eternità (Psalm; XLIV, 9, 14, 17). Per questi figli ai quali è promesso l'impero del mondo, il profeta intende principalmente i vergini di ambo i séssi, che tengono il primo luogo nella gerarchia dei santi, e che per la loro volontaria rinunzia ai diletti ed alle gioie passeggere del secolo, vengono collocati al di sopra di tutte le cose terrene.

A Maria convengono pure quelle parole di Tobia: «Voi vi rallegrerete nei vostri figli, perché saranno tutti benedetti e raccolti attorno al Signore» (Tob. XIII, 17). Infatti chi non vede in questi figli benedetti da Dio a cui fanno corona, i vergini e le vergini ritirate all'ombra del tempio cristiano, cantanti le lodi di Dio e della Vergine nel silenzio dei chiostri e dei monasteri, raccolti intorno al tabernacolo santo che racchiude il re dei vergini?

S. Gerolamo illustra la dignità di questi prediletti figli di Maria, quando dice: La morte è venuta per mezzo di Eva, la vita per mezzo di Maria; Maria ha dato alla luce una famiglia tutta affatto nuova, ha formato una famiglia di cuori vergini, affinché suo Figlio, adorato nel cielo dagli angeli, avesse anche su la terra, nei vergini, angeli che l'adorino (Ad Eustoch. de Cust. Virg.).

Prima di Maria, la verginità volontaria e perpetua era virtù del tutto ignota... Questa incomparabile Vergine ha prodotto col suo esempio milioni di vergini di ogni stato, età e condizione, che fiorirono e fioriscono ovunque attecchisce l'albero del culto cattolico e che menano in terra la vita degli angeli nel cielo... Ma che dico? avanzano in merito gli spiriti celesti; poiché il rimanere vergine in un corpo corrotto, è un portare la virtù al più eroico grado... Doppia corona, della verginità e del martirio, cingeranno i vergini; se è vera la sentenza dei padri, i quali chiamano la conservazione della verginità un lungo martirio e degno di ricevere il premio assegnato al martirio di sangue... «I vergini, dice l'Apocalisse, seguono l'Agnello (e l'angusta sua madre) dovunque vada, perché sono senza macchia innanzi al trono divino» (Apoc. XIV, 4, 5). Che trionfo, che gloria, che gioia, che corona non è per Maria e in cielo e in terra, quest'innumerabile popolo di vergini!...


<<Cor Mariæ Immaculatum, intercede pro nobis>>