lunedì 15 maggio 2023

Idee chiare

Il realismo della Parola

...10. Chi conosce la divina Parola conosce pienamente anche il significato di ogni creatura.

Se tutte le cose, infatti, «sussistono» in Colui che è «prima di tutte le cose» (cfr Col 1,17), allora chi costruisce la propria vita sulla sua Parola edifica veramente in modo solido e duraturo.

La Parola di Dio ci spinge a cambiare il nostro concetto di realismo: realista è chi riconosce nel Verbo di Dio il fondamento di tutto.[31] Di ciò abbiamo particolarmente bisogno nel nostro tempo, in cui molte cose su cui si fa affidamento per costruire la vita, su cui si è tentati di riporre la propria speranza, rivelano il loro carattere effimero.

L’avere, il piacere e il potere si manifestano prima o poi incapaci di compiere le aspirazioni più profonde del cuore dell’uomo. Egli, infatti, per edificare la propria vita ha bisogno di fondamenta solide, che rimangano anche quando le certezze umane vengono meno.

In realtà, poiché «per sempre, o Signore, la tua parola è stabile nei cieli» e la fedeltà del Signore dura «di generazione in generazione» (Sal 119,89-90), chi costruisce su questa Parola edifica la casa della propria vita sulla roccia (cfr Mt 7,24).

Che il nostro cuore possa dire ogni giorno a Dio: «Tu sei mio rifugio e mio scudo: spero nella Tua parola» (Sal 119,114) e come san Pietro possiamo agire ogni giorno affidandoci al Signore Gesù: «sulla Tua parola getterò le reti» (Lc 5,5).

[31] Cfr Benedetto XVI, Omelia durante l’Ora Terza all’inizio della I Congregazione Generale del Sinodo dei Vescovi (6 ottobre 2008)AAS 100 (2008), 758-761.

https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/apost_exhortations/documents/hf_ben-xvi_exh_20100930_verbum-domini.html

AMDG et D. V. MARIAE

giovedì 11 maggio 2023

SIATE PREPARATI...

 Risultati immagini per la madonna de la salette


Attualità del messaggio della Santa Vergine
IL SEGRETO DE LA SALETTE
(5/95)

Il 19 settembre 1846, a Melania Calvat e 
a Massimo Giraud apparve la Madre di Dio

L'attualità del messaggio loro trasmesso lascia ancora stupiti. 





Da qualche tempo si sente parlare di statuette della Madonna lacrimanti sangue: l'opinione pubblica, cattolica e non, ne è rimasta turbata o stupefatta.  
Indipendentemente da quelle che possono essere le convinzioni personali su queste manifestazioni, esse inducono a riflettere sul significato che sempre nella storia della cristianità siffatte realtà hanno rivestito.  
Lasciando alle legittime autorità ecclesiastiche il giudizio definitivo sui recenti avvenimenti, osserviamo che, già nel secolo scorso, la Santa Vergine, in apparizioni riconosciute autentiche dalla Chiesa, ha affidato a veggenti messaggi e profezie poi puntualmente verificatesi.  
Qui intendiamo parlare della apparizione della Madonna sulla montagna del La Salette, (paesino del Delfinato, poco distante da Corps, sulla strada tra Grenoble e Gap), perché il messaggio della Santa Vergine è insieme molto attuale e poco noto: la sua diffusione, infatti, fu ostacolata a causa del contenuto, in particolare di quella parte che oggi ci riguarda piú da vicino. 



Il 19 settembre 1846 Melania Calvat, assieme a Massimo Giraud, raccontarono di aver ricevuto un messaggio e un segreto durante una apparizione della Madonna.  
Dal 1860 Melania, poi entrata in religione con il nome di Maria della Croce - Vittima di Gesú, procedette a diverse redazioni del suo segreto, finché ne venne dichiarata autentica una, pubblicata nel 1879 con l'imprimatur del Vescovo di Lecce, mentre l'autorità ecclesiastica francese per qualche tempo non volle concedere il riconoscimento ecclesiastico. Il racconto della apparizione della Madonna a La Salette, (dove oggi sorge un grandioso santuario, meta di una importante processione il 19 settembre di ogni anno), si può considerare, per i nostri scopi, composto essenzialmente di due parti principali.


  
Nella prima parte vengono descritti gli avvenimenti che interessarono buona parte dell'Europa di allora, e che si verificarono puntualmente: guerre civili in Francia, (la Comune di Parigi), in Portogallo, (lotte per l'istituzione della repubblica), in Italia, (guerre di Indipendenza); fine del potere temporale dei papi, (breccia di Porta Pia del 1870); carestie; lotte contro la religione, (legge sui frati del governo Cavour, politica ecclesiastica di Gambetta e Ferry in Francia); lassismo morale; decadimento ecclesiastico.  



La seconda parte, (che riportiamo nella sua completezza nelle pagine che seguono affinché ciascuno possa valutare e giudicare in coscienza), è la parte piú discussa del segreto, perché riferentesi alla venuta dell'anticristo ed alla diffusione dell'eresia all'interno stesso della Chiesa.  
Si dice chiaramente nella profezia che Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo.  
Sono parole estremamente gravi, che vanno collegate a quelle che seguono nel messaggio stesso, e cioè alla indefessa sicurezza della vittoria finale del bene sul male, all'invito alla perseveranza nella fede cattolica apostolica romana, all'assistenza continua per gli apostoli degli ultimi tempi



La parte di messaggio, che riportiamo, è una traduzione del testo approvato in lingua francese, come riportato nel libro Bénédictions et malédictions, prophéties de la révélation privée di JEAN VAQUIÉ, Dominique Martin Morin Editore, 1987, ISBN 2-85652-094-4, che, a sua volta, fa riferimento a M.CALVAT, L'apparition de la Très Sainte Vierge sur la montagne de La SaletteImprimatur: Mgr. Zola, Lecce (Italie), 15 novembre 1879, Rome, 1922 (Societé St-Augustin).  
Il libro può essere richiesto a Diffusion de la pensée française, B.P. 1, F-86190 Chiré-en-Montreuil, Francia, e vale la pena di procurarselo per avere il messaggio completo e altre rivelazioni contenute nella corrispondenza della veggente, rivelazioni che qui non possiamo riprodurre. 






(omissis) 

…I governanti avranno tutti un medesimo progetto, che sarà di abolire e fare scomparire tutti i principi religiosi per sostituirli con il materialismo, l'ateismo, lo spiritismo, e ogni sorta di vizi.  
Nell'anno 1865 si vedrà l'abominio nei luoghi santi; nei conventi i fiori della Chiesa saranno putrefatti e il demonio diventerà come il re dei cuori.  
Coloro che sono a capo delle comunità religiose si guardino dalle persone che esse devono ricevere, perché il demonio userà tutta la sua malizia per introdurre negli ordini religiosi delle persone dedite al peccato, perché i disordini e l'amore dei piaceri carnali saranno diffusi su tutta la terra.  



La Francia, l'Italia, la Spagna e l'Inghilterra saranno in guerra: il sangue scorrerà per le strade; il francese combatterà contro il francese, l'italiano contro l'italiano, vi sarà poi una guerra generale che sarà spaventevole. Per qualche tempo Dio non si ricorderà piú della Francia né dell'Italia, perché il Vangelo di Gesú Cristo non è piú conosciuto.  



I malvagi userano tutta la loro astuzia; ci si ucciderà, ci si massacrerà reciprocamente perfino nelle case.  
Al primo colpo della Sua spada fulminante le montagne e la natura tutta tremeranno di spavento perché i disordini e i crimini degli uomini trafiggono la volta celeste.  
Parigi sarà bruciata e Marsiglia inghiottita; molte grandi città saranno scosse e inghiottite da terremoti; si crederà che tutto è perduto; non si vedranno che omicidi; non si sentiranno che colpi d'arma e bestemmie.  
I giusti soffriranno molto, le loro preghiere, la loro penitenza e le loro lacrime saliranno fino al Cielo e tutto il popolo di Dio chiederà perdono e misericordia e chiederà il Mio aiuto e la Mia intercessione.  



Allora Gesú Cristo con un atto della Sua misericordia grande per i giusti comanderà ai Suoi angeli che tutti i Suoi nemici siano messi a morte.  
Improvvisamente i persecutori della Chiesa di Gesú Cristo e tutti gli uomini dediti al peccato moriranno e la terra diventerà come un deserto.  



Allora si farà la pace, la riconciliazione di Dio con gli uomini; Gesú Cristo sarà servito, adorato e glorificato; dappertutto fiorirà la carità.  
I nuovi re saranno il braccio destro della Santa Chiesa, che sarà forte, umile, pia, povera, zelante e imitatrice delle virtú di Gesú Cristo.  
Il Vangelo sarà predicato dappertutto e gli uomini faranno grandi progressi nella fede perché vi sarà unità tra gli operai di Gesú Cristo e perché gli uomini vivranno nel timor di Dio.  
Questa pace tra gli uomini non sarà lunga: venticinque anni di abbondanti raccolti faranno loro dimenticare che i peccati degli uomini sono causa di tutte le pene che arrivano sulla terra.  


Un precursore dell'anticristo, con le sue truppe di parecchie nazioni, combatterà contro il vero Cristo, il solo Salvatore del mondo, egli spargerà molto sangue e vorrà annientare il culto di Dio per farsi guardare come un Dio.  
La terra sarà colpita da ogni sorta di piaghe, (oltre la peste e la carestia che saranno dovunque), vi saranno delle guerre fino all'ultima guerra, che sarà allora fatta da dieci re dell'anticristo, i quali re avranno tutti lo stesso progetto e saranno i soli a governare il mondo.  


Prima che ciò succeda vi sarà una specie di falsa pace nel mondo; non si penserà che a divertirsi; i malvagi si abbandoneranno a ogni sorta di peccato; ma i figli della Santa Chiesa, i figli della fede, i miei veri imitatori crederanno nell'amore di Dio e nelle virtú che mi sono piú care.  



Felici le anime umili guidate dallo Spirito Santo! Io combatterò con esse fino a che esse saranno nella pienezza dell'età. La natura chiede vendetta per gli uomini ed essa freme di spavento nell'attesa di ciò che deve arrivare alla terra insudiciata dai crimini.  



Tremate terra e voi che fate professione di adorare Gesú Cristo e che dentro di voi adorate solo voi stessi; tremate perché Dio sta per consegnarvi al Suo nemico, perché i luoghi santi sono nella corruzione, molti conventi non sono piú le case di Dio, ma i pascoli di Asmodeo e dei suoi.  
Sarà durante questo tempo che nascerà l'anticristo da una religiosa ebrea, da una falsa vergine che sarà in comunicazione con il vecchio serpente, il padrone dell'impurità; suo padre sarà Vescovo, nascendo vomiterà delle bestemmie, egli avrà dei denti, in una parola sarà il diavolo incarnato; egli lancerà delle grida spaventose, farà dei prodigi, non si nutrirà che di impurità.  
Egli avrà dei fratelli che, sebbene non siano dei demoni incarnati come lui, saranno dei figli del male; a dodici anni essi si faranno notare per le prodi vittorie che otterranno; presto essi saranno ognuno alla testa degli eserciti assistiti dalle legioni dell'inferno.  
Le stagioni saranno cambiate, la terra non produrrà che frutti cattivi, gli astri perderanno i loro movimenti regolari, la luna non rifletterà che una debole luce rossastra; l'acqua e il fuoco daranno al globo terrestre dei movimenti convulsi e degli orribili terremoti che inghiottiranno delle montagne, delle città.  



Roma perderà la fede e diventerà la sede dell'anticristo. I demoni dell'aria con l'anticristo faranno dei grandi prodigi sulla terra e nell'aria e gli uomini si pervertiranno sempre piú.  
Dio avrà cura dei suoi fedeli servitori e degli uomini di buona volontà; il Vangelo sarà predicato dappertutto, tutti i popoli e tutte le nazioni conosceranno la verità.  



Io rivolgo un appello urgente alla terra; Io chiamo i veri imitatori di Cristo fatto uomo, il solo e vero Salvatore degli uomini; Io chiamo i miei figli , i miei veri devoti, quelli che si sono dati a Me perché io li conduca dal Mio divin Figlio, quelli che Io porto, per cosí dire, nelle mie braccia, quelli che sono vissuti del Mio Spirito; infine Io chiamo gli Apostoli degli ultimi tempi, i discepoli di Gesú Cristo che sono vissuti nel disprezzo del mondo e di loro stessi, nella povertà e nell'umiltà, nel disprezzo e nel silenzio, nella preghiera e nella mortificazione, nella castità e nell'unione con Dio, nella sofferenza e sconosciuti al mondo.  
È tempo che escano e vengano ad illuminare la terra.  
Andate e mostratevi come i miei cari figli; Io sono con voi e in voi purché la vostra fede sia la luce che vi illumina in questi giorni di disgrazia.  
Che il vostro zelo vi renda come gli affamati per la gloria e l'onore di Gesú Cristo.  
Combattete, figli della luce, voi, piccolo numero che ci vedete, perché ecco il tempo dei tempi, la fine delle fini.  
La Chiesa sarà eclissata, il mondo sarà nella costernazione.  



Ma ecco Enoch ed Elia riempiti dello Spirito di Dio; essi predicheranno con la forza di Dio e gli uomini di buona volontà crederanno in Dio e molte anime saranno consolate; essi faranno grandi progressi per virtú dello Spirito Santo e condanneranno gli errori diabolici dell'anticristo.  
Sciagura agli abitanti della terra!  
Vi saranno guerre spaventose e carestie; pesti e malattie contagiose; pioverà una grandine spaventosa di animali; tuoni che scuoteranno le città; terremoti che inghiottiranno paesi; si udiranno delle voci nell'aria; gli uomini batteranno la testa contro i muri, essi chiameranno la morte, da un'altra parte la morte li supplizierà; il sangue scorrerà da ogni parte.  
Chi potrà vivere se Dio non diminuirà il tempo della prova ?  
Dal sangue, dalle lacrime e dalle preghiere dei giusti Dio si lascerà placare; Enoch ed Elia saranno messi a morte; Roma pagana sparirà; il fuoco del cielo cadrà e distruggerà tre città; tutto l'universo sarà colpito dal terrore e molti si lasceranno sedurre perché essi non hanno adorato il vero Cristo vivente tra loro.  
È tempo, il sole si oscura; la fede sola vivrà.  
Ecco il tempo, l'abisso si apre.  
Ecco il re delle tenebre.  
Ecco la bestia con i suoi sudditi, sedicente salvatore del mondo.  
Egli si alzerà con orgoglio nell'aria per andare fino al Cielo; egli sarà soffocato dal respiro di San Michele Arcangelo.  
Egli cadrà e la terra che da tre giorni sarà in continue evoluzioni, aprirà il suo seno pieno di fuoco; egli sarà sprofondato per sempre con tutti i suoi nei baratri eterni dell'inferno.  
Allora l'acqua e il fuoco purificheranno la terra e consumeranno tutte le opere dell'orgoglio degli uomini e tutto sarà rinnovato: Dio sarà servito e glorificato. 





Non intendiamo fornire interpretazioni di un testo legato ad espressioni profetiche ed apocalittiche, pienamente intelleggibile solo al momento della sua realizzazione, e nemmeno intendiamo infoltire la schiera dei millenaristi che, soprattutto in àmbito protestante, indicano scadenze precise per la parusia, ma neppure possiamo non interrogarci sul significato di questo messaggio, forse oggi troppo trascurato dalla Chiesa ufficiale, che collima con l'Apocalisse, dove si parla di martiri che rimarranno fedeli alla parola di Dio e che non avevano adorata la bestia e del príncipe delle tenebre che dovrà essere sciolto per un breve tempo, (Apocalisse, XX, 1-10).  
Come sostiene uno dei piú famosi studiosi del settore, il gesuita Ugo Vanni, il riflettere sui messaggi escatologici ci «mette in guardia sia dal disimpegno di un pessimismo inerte, sia dall'illusione di un paradiso in terra […] richiede che ci assumiamo la responsabilità di una fede robusta, la quale, (consapevole come è di collaborare con un Cristo sempre presente e attivo ma trascendente), si sforza di dare il meglio, ma senza pretendere di controllare il risultato». (UGO VANNI, La struttura letteraria dell'Apocalisse, Morcelliana, Brescia, 1980 ).  
Ammonisce l'esortazione evangelica: Ideo et vos estote parati, quia qua nescitis ora Filius hominis venturus est , (Quindi anche voi siate preparati, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora piú impensata), (Matteo, XXIV, 44). 
Luc de Pollien
AVE MARIA!



LA LEZIONE di S.E.Rev.ma Albino Luciani, Vescovo



1. PREPARAZIONE ALLA LEZIONE

1. È necessaria. Non si fa una casa senza prima stabilire e

disegnare quanto dev’essere grande, quante stanze, quante porte,

quante finestre deve avere. Una lezione è una piccola casa; prima

di costruirla bisogna pensarci su, vedere quanto deve durare,

quante parti deve avere, quali ornamenti bisogna metterci dentro,

quali frutti deve portare. Una lezione non preparata sarà una

cosa confusa, noiosa, insipida, senza risultati. Solo la lezione preparata

con amore e diligenza, con le sue parti chiare ed evidenti,

con i suoi esempi, riesce bene.

2. Non basta dare un’occhiata al libro negli ultimi dieci minuti.

Ci sono dei catechisti che cominciano il lunedì a pensare al

catechismo della domenica e passano tutta la settimana nell’attesa

gioiosa della lezione, meditandone con amore il soggetto,

riempiendosene la mente e il cuore. In questa maniera, oltre le

idee chiare, portano alla lezione un’anima che vibra e fa vibrare.

Il minimo che ogni catechista deve fare è:

a) trovare nel testo la lezione che tocca, studiarla in modo da

saperla bene, ripassare la risposta a memoria;

b) consultare la guida e qualche altro buon libro, sapendo scegliere

quello che piacerà e farà bene ai fanciulli, lasciando

quello che non possono capire.

c) stabilire quali esempi, quali paragoni raccontare, quali immagini

e oggetti mostrare;

d) fissare il compito e la buona opera da suggerire;

e) prevedere le principali domande da rivolgere, tener in serbo

qualche esempio in più per il caso che i fanciulli fossero stanchi

o disattenti.

3. I fanciulli sono come gli uccellini: vogliono saltare di palo

in frasca, cambiare. Sarà quindi bene cercare di avere per ogni

lezione qualche cosa di nuovo, che faccia piacere. Non cominciar

sempre alla stessa maniera, non far sempre le stesse domande.

Almeno ogni tanto tenere una lezione brillante, e ogni lezione

avere almeno uno spunto felice, attraente.

4. E pregare. Far bene la lezione, anche se ci si è preparati

con diligenza, è sempre una grazia del Signore, che bisogna umilmente

implorare.


2. ITINERARIO DELLA LEZIONE

5. Chi dice «itinerario» dice percorso o serie di tappe successive.

Enumeriamo le varie tappe della lezione del catechismo

parrocchiale:

1. il catechista si trova (con testo, guida e registro. all’ora precisa

nel luogo della lezione;

2. raccoglie e mette in fila gli alunni;;

3. entra con loro in silenzio nell’aula o nel locale della lezione;

4. attende che si mettano a posto e li aiuta a mettersi a posto;

5. preghiera (eventualmente canto.;

6. appello;

7. interrogazioni sulla lezione antecedente;

8. spiegazione della lezione nuova;

9. riepilogo della lezione nuova;

10. applicazioni pratiche;

11. assegnazione del compito;

12. preghiera;

13. uscita di classe.


6. Alcune annotazioni:

1. i fanciulli non possono balzare di punto in bianco da un gioco

vivacissimo, da una baruffa, alla preghiera e alla lezione: il

catechista si preoccupi che il passaggio avvenga dolcemente,

calmi con un canto, con due o tre minuti di attesa silenziosa

fuori dall’aula;

2. la preghiera non si comincia finché tutti non sono quieti e

sereni;

3. il registro funzioni bene sia nell’appello che nelle interrogazioni

sulla lezione studiata. Esso mette sempre un po’ di soggezione

ai fanciulli e dà un po’ il tono di scuola.

7. Dopo la lezione, rimasto solo o tornato a casa, il catechista

preghi il Signore, ringraziandolo di essersi servito di lui, chiedendo

che gli alunni mettano in pratica le cose imparate. Buona

cosa, se farà un po’ di esame con relativi propositi, sul come la

lezione è andata, sui pregi e i difetti. Cosa migliore, se avrà un

diario sul quale segnare prima della lezione la preparazione o una

traccia e, dopo, le osservazioni.


3. DISCIPLINA ALLA LEZIONE

Idee da tenere sulla disciplina

Una nazione possiede ordine e disciplina se ci sono queste

due cose: leggi precise e chiare (potere legislativo) e forza per

farle eseguire (potere esecutivo e punitivo).

In una classe di catechismo ci sarà disciplina quando si danno

ordini ben chiari e si riesce con la presenza, con l’interessamento

insistente, con la persuasione o, alla peggio, con un po’ di

castigo, a farli osservare.

Se gli ordini non si danno, o non sono capiti da tutti, o

nessuno li esegue, o li fa eseguire, abbiamo confusione, disobbedienza,

anarchia, tutto il contrario di disciplina.

a) ... Circa il «potere legislativo»

8. Esser chiari e precisi nel dar ordini. Spesso il fanciullo non

ha eseguito perché non aveva capito o non si era ricordato. Per

assicurarsi che ha capito l’ordine e per farglielo ricordare, farsi

ripetere l’ordine («Hai compreso quel che ho detto? Dimmelo,

su... Hai trovato la pagina che devi studiare? Fammela vedere,

segnala»).

Non dare ordini mentre i fanciulli sono in moto; dare pochi

comandi, non cambiarli, ma ripeterli spesso.

Non comandar mai una cosa quando si è sicuri che non sarà

fatta.

E tener duro ai dinieghi. Quando s’è detto di no, e le circostanze

sono ancora quelle, non si deve cambiare. Perché, di

solito, il papà si fa ubbidire più della mamma? Perché tien fermo

e non cede e i figli lo sanno.

E niente prediche quando si danno ordini; più parlate e più

fate vedere ai fanciulli che avete paura di non esser ubbiditi; poche

parole incisive (non amare e ironiche) sono molto più energiche

ed efficaci delle lungaggini.


b) ... Circa il «potere esecutivo»

9. La disciplina nostra non è disciplina dura («O fai questi o

son bastonate»); essa non vuole soltanto portare il fanciullo a fare

quella tal cosa, ma vuole portarlo a far volentieri, di buon animo,

la tale cosa; non soffoca la libertà del fanciullo, ma la educa e

alimenta facendo sì che egli stesso, spontaneamente, voglia quello

che noi gli ordiniamo.

10 Attenti, però: «volentieri», «spontaneamente» non significa

«senza sforzo», «senza fatica». Nessun educatore educherà

mai fanciulli e giovani, se non domanda e ottiene da loro sforzi

e sacrifici.

Un catechista dice: «Voglio risparmiare ai miei fanciulli

qualsiasi sforzo». Non ha capito nulla di educazione, nulla della

vita. Un giorno, fatti grandi, i fanciulli troveranno pure il duro,

l’aspro e l’amaro. Bisogna dunque prepararli adesso! D’altra parte,

senza fatica, non c’è nulla di grande a questo mondo. Deve

dire invece: «Voglio che si sforzino, che si abituino al sacrificio: il

riso, il gioco, la giocondità sono un aiuto, e niente più».

11. La disciplina di cui parliamo presuppone nel catechista

certe qualità indispensabili. Prima, il prestigio. Lo si ha, quando il

fanciullo prova verso il catechista un senso di riverenza e di stima

per la sua bontà, per la scienza, per la capacità di fare. Il fanciullo

ha bisogno di vedere nel capo che lo guida un uomo più forte,

più capace, più bravo di lui. Altrimenti non lo segue.

12. Altra qualità, la bontà... purché non sia troppo. «Uomo

buono», e non «buon uomo», «dar confidenza», non lasciar che

«prendano confidenza!». I fanciulli devono vedere che il catechista

è buono e li ama, ma insieme devono provare una certa

soggezione di lui.

13. Terza qualità, la fiducia in se stesso. I fanciulli devono avere

l’impressione che noi siamo provetti, sicuri, capaci e devono

sentir ciò dal nostro sguardo, dal tono della voce, dal contegno,

dalle mosse. Guai, se ci vedono timidi, malsicuri, impacciati.

14. Qualità forse principale, però, è quella di riuscire interessanti.

Il più delle volte i ragazzi sono indisciplinati perché non

li sappiamo interessare, diciamo loro cose che non li interessano

o in un modo inadatto, o non ci siamo preparati alla lezione.


15. La disciplina che noi intendiamo considera ottimi mezzi

i premi e l’emulazione. Il più facile di tutti i premi è la lode;

data con prudenza, a tempo opportuno, incoraggia, sprona allo

studio. Quanto agli altri premi, siano grandi o piccoli, non è il

darli che conta, ma il modo con il quale sono stati dati, le parole

che li accompagnano.

Il voto, se adoperato bene, dà ottimi risultati per la disciplina.

Lo sa adoperare il catechista che gli dà importanza davanti

ai fanciulli; che usa il voto soprattutto per incoraggiare («Hai saputo

benino, più dell’altra volta, otto; e se continui così arriverai

anche al nove»), che sa regalare talvolta qualche punto.

c) ... Circa il «potere punitivo»

16. Il catechista impari dalla natura che somministra continuamente

alle cose la luce e il calore del sole, spesso la pioggia e

il vento, di rado fulmini e tuoni.

Il catechista deve continuamente ai suoi alunni affetto e premura,

spesso raccomandazioni ed esortazioni, di rado interverrà

con rimproveri e castighi.

17. I castighi devono essere dati con molta prudenza, se si

vuole che siano efficaci.

a) Cominciare dal poco (mostrarsi non contenti, meno benevoli,

occhiata severa; richiamo; minaccia di castigo); arrivare

al castigo vero e proprio solo con i pertinaci, che, nonostante

avvisi e richiami, sono già alla terza o quarta mancanza; non

infliggere punizioni corporali, ma piuttosto privare di qualche

cosa, cui i fanciulli tengono.

b) Non è il castigo in sé che corregge il fanciullo, ma il dispiacere

e il desiderio di vederlo migliorare che il catechista

esprime nel castigare.

c) Non castigare, se non si è sicuri della mancanza; lasciate che

il fanciullo si difenda: se lo si trova innocente, mostrare dispiacere

di averlo punito e contentezza per averlo trovato

innocente.

d) Non castigare mentre si è agitati; mai arrabbiarsi.

e) Correggere possibilmente in privato; non costringere un

fanciullo a comparire davanti ai compagni con il viso rosso e

in lacrime per rimproveri subiti.

f ) Se il fanciullo si emenda prima del castigo, perdonarlo.


Accorgimenti pratici per la disciplina

18 Adoperare bene gli occhi per far sentire ai fanciulli che li

osserviamo e che sono visti in ogni loro movimento. Per questo

le classi siano poco numerose e quando si usano le panche,

queste non siano disposte a linee parallele, ma a semicerchio o a

ferro di cavallo. Così tutti gli alunni sono visti completamente

e a nessuno capita la tentazione dalla seconda o terza panca di

disturbare coi piedi o con le gambe i compagni della prima o

della seconda.

19. Procurare che entrino in classe con ordine e in silenzio;

assegnare i posti in modo che non si trovino insieme due disturbatori;

e i posti siano fissi, in modo che non ci sia, entrando,

la gara e la corsa per trovare il posto. Tener presente che essere

deboli all’inizio della lezione vuol dire aver battaglia perduta per

tutta la lezione.

20. Non cominciare mai la lezione con il rimproverare coloro

che fanno rumore nel mettersi a posto. Il rimprovero messo in

principio getta una luce poco simpatica su tutta la lezione. Invece

si loda chi si è già messo a posto, si aspetta con calma, invitando

con lo sguardo, che si mettano a posto gli altri, e si comincia la

preghiera solo quando s’è fatta l’attenzione col relativo silenzio.

21. Essere un po’ furbi e presentare la disciplina sotto una

luce bella e simpatica. Non dite: «In questa classe io voglio disciplina!

Farò rigar diritti tutti quanti e castigherò gli indisciplinati!

». Mostrereste la disciplina in un aspetto duro e spingereste

i fanciulli a sbarazzarsi di lei. Dite, invece, così: «Voi conoscete

bravi calciatori, aviatori, alpinisti... Brava gente che signoreggia i

campi, i cieli, le montagne. Ma sapete come hanno fatto a diventare

così in gamba? Si sono sottoposti alla disciplina. Anche noi

faremo un po’ di “disciplina”». È probabile che si abbia un effetto

migliore che nel primo caso.

22. Non bisogna moltiplicare proibizioni e divieti: «Quello

non si può, questo neanche, lì non dovete andare...», il fanciullo

si sentirebbe soffocato e sentirebbe che la disciplina è un peso,

mentre bisogna farla apparire leggera; certe cose fargliele prima

amare e poi proporgliele; certe altre farle apparire come premio

mentre sono necessarie.


23. E saper comprendere. I fanciulli sono sempre fanciulli:

certe indisciplinatezze sono irrequietezza, non cattiveria. Non

andar dietro le minuzie e concedere un respiro quando è ragionevole.

Sbuca un topo di sotto un armadio: tutta la classe è in

piedi... Cosa volete fare? Sarebbe esagerato alzare la voce, rimproverare.

Cercate di portare alla calma con la bontà.

24. Siete mai saliti in groppa ad un puledro? Sì? Allora sapete

che ogni tanto bisogna allentare le redini e lasciargli un po’

di respiro. Non abbandonate però le redini sulla cavezza, se no vi

possono capitare dei guai. Così con la classe: ogni tanto un po’

di respiro, un racconto, qualcosa che sollevi; ma non far ridere

troppo, lasciando scoppiare l’ilarità; pochi son maghi da riportare

con un colpo di bacchetta magica l’ordine interrotto.

25. Provate ad abbassare la voce, quando i fanciulli cominciano

a distrarsi o a parlare. Subito, tutte le teste si alzano, gli

occhi, fissandovi, interrogano: Cosa farà adesso? Cosa vuole con

questa voce dolce e sommessa? Niente. Solo che stiate attenti,

perché il catechista sa che per far tacere non si grida, ma si parla

piano e si tace.

26. Qualche volta parlar piano non basta: i fanciulli sono

stanchi. Ecco pronto un bel fatto, un cartellone a colori. Oppure

si invitano ad alzarsi in piedi: una preghiera, un canto sommesso;

si è introdotta una nota più vivace, si son fatti muovere e si

può riprendere. I vari elementi dell’attività sono anche aiuti per

la disciplina.

27. Quando un fanciullo è mancato alla lezione, ci si informi

del motivo, ci si interessi passando a casa sua. Quando un

ragazzo non sa, perché tardo, pregare qualcuno di casa o una persona

vicina che se ne occupi. Nel caso poi di qualche disturbatore

incorreggibile, è forse opportuno farlo dimettere dal parroco.


AMDG et DVM

La Lingua propria della Santa Chiesa

=  X P = CRISTUS


 "UNA VOCE"

di Cristina Campo

 

Esistono ormai in vari paesi associazioni così chiamate, "Una voce", il cui scopo è di salvare la liturgia tradizionale, latina e gregoriana. Esse sono nate non perché sia stata imposta una liturgia volgare ma perché è stata tolta nei luoghi dove era capita e amata quella tradizionale. Perché tanta instancabile insistenza? Perché, se le Costituzioni conciliari non lo esigono, anzi, espressamente prescrivono il mantenimento delle tradizioni?

 

Il latino

È ben difficile condividere l'atteggiamento di chi procede a una abolizione di celebri cori (come la "Paulist" di Chicago) e quindi a un'opera di smantellamento di istituzioni liturgico-musicali che forse non si potranno ricostituire mai. È, né più né meno, come se si cominciasse ad alterare le cattedrali, da Chartres a Compostella, per "rammodernarle", anzi, come se addirittura si demolissero, con la scusa che i fedeli per lo più non sono in grado di valutare il significato delle statue ed i pregi architettonici.

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Forse che il fedele comune "capisce" i quadri celebri?

Dopo la costituzione dell'associazione "Una voce" in Francia (con sede in rue de Grenelle 109, Parigi VII) altre se ne sono aggiunte: la "Latin Mass Society" in Inghilterra, la "Una voce Bewegung" in Germania, una branca scozzese, una svizzera, una austriaca, una belga ed ora una italiana.

È uscita in Francia presso le edizioni Spes un'opera di Bernadette Lécureux, Le latin langue d'Église, dove sono esposti i princìpi ai quali questi vari movimenti si ispirano. Essa porta come epigrafi:

"Il latino, per diritto e merito acquisiti, dev'essere chiamato ed è la lingua propria della Chiesa" (san Pio X, Vehementer sane, 1° luglio 1908).

"Sarebbe superfluo rammentare ancora una volta che la Chiesa ha dei gravi motivi di mantenere fermamente nel rito latino l'obbligo incondizionato per il celebrante di usare la lingua latina" (Pio XII, allocuzione del 22 settembre 1956).

"Abbiamo deciso di prendere le misure opportune affinché l'uso antico e ininterrotto del latino sia mantenuto pienamente e ristabilito dove sia caduto in desuetudine" (Giovanni XXIII, Costituzione Veterum sapientia, 22 febbraio 1962).

Ci vengono anche alla mente le parole del regnante Pontefice. "... Desiderosi come siamo di avere sempre nella nobile e santa Famiglia benedettina la custode fedele e gelosa dei tesori della tradizione cattolica, e soprattutto la scuola e l'esempio della preghiera liturgica... nelle sue forme più pure, nel suo canto sacro e genuino, e per il nostro ufficio divino nella sua lingua tradizionale, il nobile latino" (SS. Papa Paolo VI nell'occasione della consacrazione della chiesa dell'Archicenobio di Montecassino, 24 ottobre 1964).

Chi voglia rileggersi "L'Osservatore Romano" del marzo 1962 potrà vedere come Giovanni XXIII facesse proprie le parole di Pio XI : "La Chiesa che raggruppa

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nel suo seno tutti i popoli e che è chiamata a durare fino alla fine dei secoli e che esclude dal proprio reggimento ogni demagogia, esige per sua natura una lingua che sia universale, immutevole e non volgare".

La Costituzione conciliare ribadisce che l'uso del latino è la norma.

http://www.unavoce-ve.it/12-02-51.htm

AMDG et DVM

mercoledì 10 maggio 2023

SAN PIO V - ossia Michele Ghisleri

 

L’azione politica, teologica e militare di San Pio V

L’azione politica, teologica e militare di San Pio V

Il santo pontefice Pio V nacque nel 1504 a Bosco Marengo, in Piemonte, col nome di Antonio, dalla famiglia nobiliare dei Ghislieri. Figura più che importante per la storia della Chiesa, eletto al soglio pontificio per diretta volontà di San Carlo Borromeo, tutta la sua vita rappresenta l’austerità, l’integrità spirituale e l’umiltà che dovrebbero caratterizzare il ruolo da lui ricoperto, così come ogni servizio svolto nei confronti della Cristianità: egli seppe conciliare difatti morigeratezza dei costumi e vita politica, conoscenza teologica ed azione militare. Impegnatosi sin da giovane nella vita religiosa, entrò nell’ordine dei Domenicani a soli quattordici anni, assumendo il nome di Michele, dando poi i voti solenni un anno dopo a Vigevano. Personalità di grande intelligenza e predisposizione allo studio, completò la sua carriera universitaria a Bologna (città dalla quale tre generazioni prima la sua famiglia era stata esiliata), divenendo così Lettore di Logica, Filosofia e Teologia. Alla base della stima che l’ambiente ecclesiastico nutriva nei suoi confronti vi era sicuramente la solidissima preparazione che egli si era formato negli studi teologici, coadiuvata dalle capacità intellettive sicuramente non comuni. Eppure, lungi dall’insuperbirsi per le prerogative fuori dal comune che lo contraddistinguevano, Michele Ghislieri conduceva una vita di rigida austerità che lo vedrà inserirsi in quello che fu il salvifico spirito della Controriforma. Ricevette l’ordinazione presbiteriale a Genova nel 1528, a 24 anni. Si distinse per il suo appoggio incondizionato al seggio pontificio contro le eresie, ed ebbe modo di predicare molte Quaresime nel Capitolo Provinciale della Lombardia. Assunse, con sommo merito, anche il ruolo di rettore di varie comunità domenicane. Fu papa Paolo IV ad ordinarlo vescovo di Sutri e Nepi, creandolo successivamente cardinale con il titolo di Santa Maria sopra Minerva.  ................

di Orazio Maria Gnerre

continua :  https://www.dentrosalerno.it/2023/04/30/lazione-politica-teologica-e-militare-di-san-pio-v/